lunedì 28 febbraio 2011

La Suster furiosa. (ovvero: Volevo solo fare una torta!)

Tutto è partito da un'idea.
In sè non era neppure un'idea malvagia... sono le circostanze che rendono pessime le idee.

L'idea era la seguente: visto che ieri era il compleanno di Hasuna, perchè non fare una torta?
In fondo non lo avevo nemmeno festeggiato degnamente.
I regali (e che ragali!) glie li avevo consegnati a mezzanotte mentre lui guardava alla tv notiziari dalla Libia, senza neanche uno straccio di incartamento decente.
La domenica era piovosa e fredda (solita ironia meteorologica, dopo una settimana di sole splendente), la pupa di malumore, la notte era passata insonne (almeno per me, ma un poco anche per lui). Andare da qualche parte non era proprio cosa: ci si prospettava un'uggiosa giornata casalinga a trastullare la bimba con, forse, qualche visita di amici in serata.
Almeno la torta ci vuole.
Fa sempre piacere che qualcuno ti faccia una torta per il tuo compleanno.
E a pensarci non faccio una torta da giugno, quando io e la mia panza di nove mesi ci facemmo una sauna colossale nella nostra cucina surriscaldata dal poderoso forno che la occupa per un buon decimo della sua superficie, e che però ci vuole mezz'ora per accenderlo, tenendo premuta la manopola del gas finchè non si scalda, perchè altrimenti si spegne.
Quella volta era il compleanno di Master. Mi ero fatta due docce per abbassare la mia temperatura corporea e mi ero dovuta cambiare abiti altrettante volte perchè ero in un bagno di sudore e temevo che sarei morta lì, sul pavimento della cucina, con il sangue che mi ribbolliva nelle vene.
Lo shock di quella volta fu tale che non mi ero più dilettata di pasticceria, fino ad ora.
E considerato come è andata a finire ieri, credo che non lo farò più per un tempo altrettanto lungo, almeno fino al prossimo compleanno di qualche abitante della casa, gatti esclusi.

Dunque la decisione era quella di fare una torta, fin qui ci siamo.
Ora l'attuazione.
La prescelta era una torta che lui stesso mi aveva chiesto un po' di tempo fa. Una specie di mia specialità, sottoposta nel tempo a tutta una serie di variazioni sul tema dalla sottoscritta, che di volta in volta si cimentava nell'impresa accorgendosi in ritardo che le mancava questo o quell'ingrediente, e rimediava effettuando sostituzioni in genere piuttosto soddisfacenti.
Anche stavolta ovviamente: così la torta di carote e mandorle si trasformava in una torta di zucca e mandorle, farcita con crema all'arancia (mio colpo di genio sul finale).

Ma mettere in atto il mio piano, come la solito, si rivelò più difficile del previsto.
Come si suol dire, avevo fatto i conti senza l'oste, che nel mio caso era la pupa.

La pupa non ci stava.
Non ci stava buona sul tappeto a rigirarsi i suoi giochini tra le mani mentre la mamma le gironzolava indaffarata intorno.
Non ci voleva rimanere seduta sul tavolo a svuotare il cesto dei limoni: preferiva catapultarsi di lato, battere la testa e piangere.
In braccio alla mamma non le bastava: lei voleva la sua piena incondizionata attenzione.
Il peggio sarebbe arrivato quando la mamma avrebbe azionato il terribile robot da cucina, anche detto IL TRITATUTTO!
La pupa ne è letteralmente terrorizzata, e di questo vi avevo già parlato.
Ma il famoso omogeneizzatore baby comprato on-line, un bel giorno si è fulminato, e domenica scorsa così per tritare le pappine della pupa ne abbiamo dovuto comprare uno nuovo, che non si chiamava omogeneizzatore baby, ma semplicemente tritatutto, ed è molto più capiente, assai più potente, con molti più accessori e funzioni, impiega la metà del tempo a compiere il lavoro preposto, e, soprattutto, è decisamente più silenzioso del suo predecessore dalla brevissima vita. Quindi magari stavolta riesco a convincere la pupa che non è poi così spaventoso. E invece no. Vederla deformare il viso in una smorfia di costernazione e poi di pianto disperato è uno strazio.

Basta: è mezzogiorno. Il padre ha dormito finora. Io mi sono alzata anche stamani alle 6. E' ora che mi liberi del dolce fardello della mia prole per occuparmi seriamente di questa torta.
Mollo la pupa sul letto con il padre e chiudo la porta.
Ora a noi due, torta: trito mandorle, monto uova, grattuggio zucca, sbatto il burro con lo zucchero e infine impasto il tutto, posso finalmente sbizzarrirmi con le mille funzione del fantastico robot-tritatutto. Sto dieci minuti con il dito pigiato sulla manopola del forno finchè non riesco ad accenderlo, a infornare e a raccogliere la miriade di ciotole e ciotoline sparse in giro per la cucina.
Dalla camera intanto provengono le urla di una pupa per niente rasserenata, e quelle di un padre che dopo 20 minuti di spupazzamento già reclama a gran voce l'intervento materno a sedare i pianti accorati.

Suster a sua discolpa potrebbe dire che da due notti dormiva picca e niente, che si sentiva stanca mentalmente, che le urla acute e reiterate della sua pargola le avevano fatto smorcare un fastidiosissimo malditesta, che ancora una volta si era illusa di poter passare una domenica, se non proprio riposante, almeno serena. Fatto sta che Suster non si riconosce scusanti per quello che è successo di lì a poco.
Il padre esce dalla camera e le molla la bimba, andandosi a rinchiudere in bagno. La bimba urla ormai in maniera inconsolabile ed esasperante.
Suster abbozza qualche timido e svogliato tentativo di distrarla e calmarla, ma riesce solo a ottenere brevi tregue presto interrotte da una furia ancor più devastante.

Alla fine Suster impazzisce.
- Vuoi star zitta cazzo! CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO! Solo io in questa casa mi sforzo di non dire parolacce! Beh, ora lo dico: CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO! Stai zitta porca puttana! Sembra che ti stanno scannando! Eh! Che c'hai? Nessuno ti sta prendendo a mazzate. Zitta o giuro che ti lancio!

E davvero Suster è presa da un istinto omicida e vorrebbe lanciare sua figlia. E' a tanto così dal trasformarsi in Anna Maria Franzone. Ha gli occhi fuori dalle orbite e si sente pulsare una tempia.
La bimba urla ora terrorizzata, e Suster perde del tutto la brocca.
Per evitare di lanciare davvero la pupa, come il demone che in quel momento la possiede la spingerebbe a fare, inizia a lanciare gli oggetti. Vi giuro: mai successo in vita sua, Suster se la prende con gli oggetti.
Via il tappeto di gioco e tutti i suoi allegri abitanti. Viene calciato a tre metri di distanza mentre una frenetica suoneria di "Oh when the saints go marching in" rotola lontano assieme alla palla di pezza che la produce.
Via la collezione di inutili teiere di cera fantasia, dono di una cara amica, che da anni non aveva avuto il coraggio di buttare, e che l'unica volta che ci aveva provato, erano state raccolte dalla spazzatura da Hasuna, che in quanto a conservare ciarpame è il principe. Ora le teierine assolvono l'ingrato compito di assorbire la furia della Suster scatenata, divenendo proiettili di cera che schizzano in ogni direzione, e riportando, come verrà constatato solo in seguito, danni permanenti, venendo private chi del beccuccio, chi del manico, chi del grazioso coperchio.
Scagliato con forza contro la parete  Memorie di Adriano, che si trovava malauguratamente per lui nei paraggi, colpevole solo di aver ricordato con la sua presenza alla Suster impazzita l'inadempimento di quella interminabile lettura, che si protrae ormai da mesi.
Ce n'è per tutti.
Anche per Hasuna, che esce dal bagno con l'espressione di chi non si spiega un fatto curioso, e senza dire una parola, si ripiglia la pupa ormai irremediabilmente disperata, che probabilmente trascinerà nell'inconscio il ricordo traumatico della furia materna.

La quale madre nel frattempo lava i piatti e piange, piange e lava i piatti, raccatta scodelle e tegami unti di burro e sporchi di impasto, sbatte sportelli e fa cadere in terra coperchi, finisce di preparare la pu-pappa e consegna il piatto al padre, perchè la dia alla bimba, con la quale non vuole avere più niente a che fare. E piange, affatto fiera di quanto ha appena compiuto. E sa che di lì a poco andrà a raccogliere i giochi della pupa sparsi per la casa, e farà una stima dei danni della sua furia, e probabilmente butterà infine le teierine mutilate. Prenderà la piccola urlante dalle braccia del padre che intanto tenta di somministrarle la pappa senza successo, e la calmerà piano piano, con carezzine sulla testa e bacini e si sentirà un vero mostro quando nel massaggiarle le gengive con un dito si accorgerà che le è spuntato un dentino: un incisivo inferiore, che certo deve averle fatto male, e che spiegherebbe il malumore della piccola tanto nelle notti precedenti quanto nella mattinata.
E lei, invece di starle vicina e coccolarla, e darle tutta la sua attenzione... si è messa a fare una torta, e si è messa a fare la pazza perchè non riusciva a fare la torta in pace.

Sì: Suster non è affatto fiera mentre mette a letto la pupa che ha appena preso qualche cucchiaiata di pappa prima di crollare addormentata. Ha dimostrato la sensibilità di Godzilla e il self-control dell'incredibile Hulk.

Vorrebbe dare di più, come un tempo cantavano Morandi e Umberto Tozzi, vorrebbe essere in grado di prendere le cose con filosofia, o come minimo non vorrebbe rischiare di uccidere sua figlia in un eccesso di rabbia.

Non si spiega come possa arrivare a perdere la brocca in questo modo eppure riesce forse ora a capire cosa scatta nella testa di quelle madri che finiscono col farlo davvero, e in fondo non può che compatirle, perchè solo ora capisce quanto debbano essersi sentite sole ed esasperate.
Forse parlare di sè in terza persona la aiuta ad analizzare con maggior distacco i propri atti, o forse solo a considerarli atti di una terza persona che non è lei.

La decisione di fare una torta è stata ardua, e forse era ancora troppo presto: non era ancora tempo di fare una torta!
Ma sì: la colpa è stata della torta, mettiamola così.
Niente più torte fino a nuovo ordine.

domenica 27 febbraio 2011

Notti tragiche


Premesso che Suster odia essere ripetitiva, annuncia che sta per ripetrsi.

Oh, mannaggia! Oh, mannaggia! Oh, mannaggia!

Ma  com'è che non ci sono più le notti di una volta?
Preferirei riavere le mie notti di un tempo a tutte le mezze stagioni di questo mondo, che se devo essere sincera mi sono sempre state un po' sulle palle... Autunno? Ma che senso ha? Primavera? Chiamiamola estate mederata e va bene lo stesso. Delle mezze stagioni si può fare benissimo a meno, e vivere tutto l'anno due sole stagioni interissime.
E invece no.
A me si negano le sacrosantissime notti di sonno!
Non vorrei fare ora della dietrologia, termine orrendo, che va di molto in voga di questi tempi, ma sospetto una congiura ai miei danni ad opera della pupa e dei gatti. Non capisco ancora quale sia il loro diabolico intento: perchè mai farmi arrivare alla mattina modello zombie, con i riflessi più rallentati di una moviola, la capacità di reazione di un bradipo, l'abilità motoria di un pachiderma col parkinson e la capacità connettiva di un macaco dislessico? Chi potrebbe trarre vantaggio da questo mio stato semi-comatoso?
Magari loro complottano di impossessarsi della casa approfittando della mia momentanea assenza cerebrale e farne il regno del metto-in-bocca-tutto-ciò-che-trovo-sulla-mia-strada e del monto-con-le-zampe-inzaccherate-di-fango-su-qualsiasi-linda-superficie-mi-si-pari-davanti, e infine del butto-a-terra-tutto-ciò-che-viene-a-trovarsi-per-sua-disgrazia-sul-mio-cammino. Quest'ultimo argomento soprattutto deve aver trovato d'accordo le esigenze di tutti e tre i congiurati.

Suster si trova ormai sull'orlo della capitolazione.


Prima notte: Suster viene svegliata da un insistente e piuttosto disturbante Miaooo ripetuto a oltranza, proveniente da dietro la porta chiusa della camera.
Non sa che ora sia, ma poichè il sole non ha ancora preso servizio, probabilmente non più tardi delle 5 del mattino. Cavolo, qui se mi si sveglia la pupa sono finita. Quindi fa appello a tutte le sue forze rimaste, si alza in punta di piedi, rabbrividendo al freddo bastardo che regna a quell'ora in casa, apre piano la porta, poi si ributta sul letto? No, esce dalla camera, si dirige verso la porta-finestra della cucina, la apre mentre una lama di gelo le toglie il fiato, e fa uscire il gatto lamentoso. Poi ritorna a letto soddisfatta della missione compiuta.
Miaooo miaoo miaoo. Apre gli occhi: cavolo, ho solo sognato di aver fatto tutto ciò! Il gatto è ancora lì che si lagna. Dovrò intervenire quanto prima, o finirà per svegliare Voi-sapete-chi. Si alza in punta di piedi, rabbrividendo, esce dalla camera, si dirige verso la porta-finestra della cucina, la apre (freddo), e fa uscire il gatto lamentoso. Poi ritorna a letto soddisfatta.
Miaooo miaoo miaooo.
E no! Ho sognato di nuovo di fare tutto ciò.
E così via per un numero indecifrabile di sofferti risvegli senza fine. Suster è del tutto incapace di sottrarsi alla spirale di sogni concentrici che le avviluppa la volontà.
Finchè non si sveglia Lei.
- Mmmuaaaaaaaaah!
Ecco qua: il danno è fatto.
Stavolta mi devo alzare davvero.
Ogni tentativo di far riaddormentare la pupa fallisce: Suster rimane per mezz'ora con la mano nella carrozzina lasciando che la piccola glie la manipoli ben bene. E' la maniera che ha di calmarsi prima di scivolare verso il sonno. E vi dirò: pur essendo piccola fa dei massaggi alle mani che sono una goduria. Non fosse per la scomoda posizione che la madre è costretta a mantenere, con la schiena piegata in due e le ginocchia che sente cedergli sotto il peso delle stanche membra, Suster si lascerebbe massaggiare in eterno.
Mezz'ora: trenta minuti di orologio, non dico tanto per dire. Infine un grugnito più forte del padre farà sì che con un sobbalzo, il risveglio della piccola si compia del tutto.
Non so come Hasuna sappia trovare sempre il momento giusto per lanciare i suoi rantoli notturni, quando lei sta per abbandonarsi al sonno che le avvince le palpebre, ma vi assicuro che accade puntualmente.
Allora si cambia tattica: vieni, tesoro, nel letto di mamma e babbo, che sono appena le 5 e mezza e mamma vorrebbe farsi almeno un'altra oretta di sonno. Non vedi che fuori dormono le case e dorme la città? Perchè solo la mamma è condannata a non dormire mai? Che razza di canzoni che insegnano ai bambini!
Nel lettone la dolce pupa inizia a esercitare l'ugola cimentandosi in virtuosismi degni della figlia di Tarzan. Non è arrabbiata nè disperata: lei urla, così, perchè ne ha voglia, a dieci centimetri dall'orecchio dell'insonne madre e a una ventina da quello del letargico padre, che però anche lui al terzo di questa serie inizia ad avvertire il colpo, e a rigirarsi borbottando che oggi è sabato, e lo aspetta una giornata durissima a lavoro, che lo si lasci dunque riposare in pace.
La madre, che altro le rimane da fare, è costretta ad alzarsi e a iniziare a preparare il tanto agognato biberon del mattino: pur cercando di tirarla per le lunghe, siamo riusciti a fare appena le 6 e davanti a lei si prospetta una lunga giornata di urla e lotta per la sopravvivenza.


Seconda notte: i genitori fanno il loro ingresso in camera da letto verso l'una: malgrado tutto, continuano a voler fare i coraggiosi, andando a letto ad orari poco raccomandabili, e aspettandosi pure di riuscire a sgraffignare qualche momento di segreta intimità.

Poveri illusi, ma quando impareranno?

La pupa ha già teso orecchio ed è in allerta. Alla prima frase del padre, sussurrata a due metri di distanza da dove lei si trova, spalanca gli occhioni a fanale come un lemure, e inizia ad agitarsi tutta freneticamente, come fosse sotto effetto dopping.
Avoglia mamma a tentare di calmarla con carezzine sulla testolina e sussurri: quella è proprio esagitata e scalcia come una puledra tracia, mandando all'aria le coperte.
Suster impiega anche stavolta una buona mezz'oretta per mettere a tacere la figliola, che giace assopita di un sonno leggerissimo, facile a spezzarsi alla minima vibrazione dell'aria.
- Oh, Hasuna, davvero, fai piano, non ridere! Sccc, che il letto traballa. Attento che crolla la zampa mozza! Se la sevgli stavolta la riaddormenti tu, eh!
Ma la povera madre non fa in tempo a finire la frase che un lamento prima soffocato poi subito in crescendo divenuto un grido di protesta, si leva dalla carrozzina.
Lei si lancia subito in soccorso e scopre il responsabile di tanto strazio: il solito gatto infilatosi nel lettino della pupa. Panzumen stavolta, che con la sua pingue mole la riempie per metà, lasciando emergere solo la testa e le braccia di una pupa assai contrariata.
- Gatto di merda: l'hai fatto apposta!
Fuori Panzumen e ricomincia una forsennata maratona di ninne nanne più o meno sussurrate, masticate, biascicate, mentre la mamma casca da tutte le parti, che in piedi non si regge più, si appisola e si ridesta, con la pupa sempre tra le braccia che le scivola sempre più giù, e che ogni tanto con scatti nervosi tenta di recuperare una posizione un pochino più comoda in grembo alla madre.

Due volte Suster tenterà di rimettere giù la pupa, due volte si sentirà i timpani perforati da un vibrante acuto non appena avrà infilato i piedi intirizziti sotto i vari strati di coperte del suo caldo accogliente letto.

-Porca vacca: sono le 4! Fortuna che domani è domenica, almeno ci sei anche tu a casa. Così magari riesco a dormire un po' (come se non lo sapessi, che tanto la dovrò tenere io, perchè: Mammaaa! Vieni, la tua filia ti vuole!)

- Sai, Hasuna: mi sa che le fa male qualcosa: com'è che si sveglia così di soprassalto? Forse oggi ha preso freddo alla pancia quando l'ho portata da te in macelleria. Te l'avevo detto di chiuderle il cappotto: c'era un vento! Eh, sì, deve farle male la pancia. Infatti ha avuto la diarrea: oh, ha fatto 'na cagata che non sapevo più dove mettere le mani. O magari le fanno male i denti, chissà...
- No: è l'arredo.
- L'arredo?
- Sì: l'arredamento non va bene!
- Ma... non l'abbiamo mica cambiato di recente...

Quella conversazione era peggio del solito. Difatti mi rendo conto che più imbarazzante che accorgersi di star parlando da dieci minuti ininterrottamente con uno che se la dorme, è non accorgersi che le assurdità che ti risponde provengono dal profondo di chissà quale suo scenario onirico, e prenderle invece in considerazioni per argomenti sensati, cercare anche al limite di capire il nesso tra l'arredamento e l'insonnia contagiosa di tua figlia.
Quel padre sciagurato se la ronfava, mentre io mi sarei ancora dannata l'anima per un bel po' tra il mio letto e la carrozzina, prima di prendere la decisione inevitabile di portarmi pupa nel letto. Inevitabile ma non risolutiva, perchè lei inizia a lanciare urla a diecimila decibel direttamente nel mio padiglione auricolare e, insomma: alla fine ci siamo accordate che lei avrebbe dormito sulla mia pancia, unica soluzione che accettava, mentre io... io ho dormito pure in quella assurda posizione, con pupa adagiata sul ventre, le mie tette a mo' di cuscini, perchè ero veramente sfatta e avrei dormito anche a testa in giù con la pupa in equilibrio sulle piante dei piedi.

Concludo e pubblico solo ora questo scritto, iniziato stamani, e interrotto da vicende molto incresciose intercorse nel frattempo, che non mi hanno messo dell'umore giusto per terminare il tragicomico resoconto delle mie notti... forse ve ne parlerò altrove, in altro momento.

Ora la notte scende con la sua cortina di stelle e io mi raccomando a Morfeo, che me la mandi buona almeno stanotte, almeno per una notte.

Ah! Dormire!

venerdì 25 febbraio 2011

La strage degli innocenti





Suster ci ha questo difetto, che quando si fissa con un argomento diventa ossessiva.
Ma ormai ci siamo.

Ieri abbiamo guardato su rai2 la puntata di Annozero sulle stragi in Libia "Non disturbare", durante la quale sono state mostrate terribili fotografie di bambini (bambini, badate bene) uccisi nelle proprie case dai miliziani del Signor Gheddafi, amico dei nostri leader.
Del resto il Colonnello l'aveva detto: se non farete cessare questi disordini, ammazzeremo fino all'ultima donna e fino all'ultimo bambino. Manderò i miliziani casa per casa.
Il discorso non lo riporto parola per parola: chi volesse sentirlo può vedere in internet la replica della puntata.
A Suster comunque quel discorso ha fatto accapponare la pelle.
E vedere l'immagine di quel bimbo di nove mesi morto ammazzato mi ha fatto venire un groppo alla gola facendo inorridire la mamma che è in me: guardavo la pupa, che ignara di tanta bruttura sclaciava felice seduta ai miei piedi e lanciava come suo solito urla da poiana, guardavo i suoi piccoli piedi, i suoi minuscoli calzini, la sua postura goffa, le sue manine cicciotte, e immaginavo un soldato grande e grosso che irrompeva in quel momento in casa e che me la trucidava davanti agli occhi.
Come si può?

Gheddafi è un assassino e un criminale: va processato e condannato, non giustificato.

Consapevole che quello della Libia di questi giorni non è il solo nè il peggiore degli orrori successi e che ancora succedono nel mondo, lo prendo a emblema di tutte le stragi presenti e passate, troppo spesso passate sotto silenzio.

La sfilza di dipinti a soggetto La strage degli innocenti con cui apro questa mia, sono in parte dovuti alla mia mania all'indicizzazione. Dopo tutto ho fatto per alcuni mesi questo lavoro per un portale di ricerca on-line, e dopo tutto ho presentato la mia tesi di laurea in iconologia. Consideratela una deformazione professionale.
Ma il succo voleva essere questo: di Erode nella storia ce ne sono sempre stati e ce ne saranno, ahimè.
Scegliere di non disturbare Erode al lavoro, significa diventarne complici. Il nostro dovere è quello di fare il possibile per DISTURBARE.

Da L'idiota di Dostoevskij:
E mentre camminava per le strade e vedeva in ogni volto i segni di una fatica inutile, o alzava gli occhi verso i tetti delle case, su al cielo, per capire se c'era un senso, egli pareva trovarlo, e si rasserenava. Ma solo a una domanda, che lo investiva a ondate regolari con affanno, il principe Mishkin non sapeva rispondere: Perchè, Signore, i bambini muoiono?
Ammetto di non aver mai letto questo libro. Ricordavo però di aver sentito questa citazione nel film di Francesca Archibugi Il grande cocomero, e mi aveva molto colpito. Così me la sono andata a cercare.
Internet è un grande strumento!

Per finire vi allego due link: sono notizie su due testate on-line locali, dove si parla di Hasuna.
Dato che si tratta del suo Paese, volevo dare voce direttamente a lui:
Qui la manifestazione del 21 davanti al comune di Pisa.
Qui l'intervista al più famoso macellaio libico di Pisa (eh-eh!).
Sono la donna di un leader! Se diventa il nuovo presidente della grande Jamairia Libica si accettano prenotazioni per chi volesse un posticino in alto: ci accaparriamo la Libia liberata! (possibile che non riesco mai a mantenere serio il tono della conversazione per più di 15 minuti?)

giovedì 24 febbraio 2011

Letture da mamme

Qualche tempo fa postai su anobii il seguente messaggio:

Aiuto! Sono entrata nel tunnel delle letture da mamma! Tiratemi fuori!

La verità è che da quando è nata la pupa fatico a portare a termine una lettura che non riguardi direttamente o tangenzialmente l'universo mammistico.
E ciò è una realtà.
Facciamo che però da questa critica situazione io voglia trarre qualcosa di utile.
Ed ecco qua il riassunto per voi, mamme e future mamme, delle mie letture mammesche.
Non sono poi tante: Suster non è stata una di quelle madri che passano i nove mesi della gravidanza a sfogliare manuali e saggi sulla maternità, ma fiduciosa e ottimista come sempre ha creduto che le si sarebbe rivelata al momento giusto la soluzione ad ogni suo dubbio a riguardo, o quanto meno, che avrebbe seguito il suo istinto materno fino ad allora mai esercitato causa mancanza di occasioni.
Diciamo che poi all'in circa è andata così, salvo momenti di panico profondo, ma confrontarsi con altre esperienze non ha mai ucciso nessuno, e a volte può servire avere un minimo di canovaccio al quale fare riferimento, per sentirsi meno allo sbando nell'oceano di tematiche mai prima affrontate nemmeno di striscio (il cordone ombelicale? Il pizzico della cicogna? Il piede torto? Mah!).



Dunque ecco a voi:


Questi sono rispettivamente i due manuali di riferimento di Suster: quello per gravide disinformate e quello per mamme impedite, quest'ultimo soprattutto da me più e più volte citato qua e là nei miei post in ordine sparso.

Ok, vi parlo subito dei limiti: la scrittrice è una tipa americana, da quanto si evince di estrazione borghese medio-alta, vale a dire più che benestante, tanto da potersi permettere di elargire, anzi, come direbbe il mio Montalbano, "sparagnare" consigli su come ovviare a problemi che notoriamente affliggono tutte le mamme in dolce attesa ovvero come coniugare la gravidanza con i consueti trattamenti di bellezza quali depilazione laser, interventi di mastoplastica, corsi di Yoga, acquagym per donne incinte, prevenzione di cellulite e smagliature. Non so voi, ma a me questi argomenti durante i miei 9 mesi non mi attraversavano nemmeno la corteccia cerebrale esterna. Ero invece piuttosto presa da problematiche di tutt'altro tenore e registro: Oddio e mo' dove la infiliamo 'sta pupa? Dovremo cambiare casa? E chi ce l'ha i soldi per un affitto intero? E un solo stipendio basterà? Che poi magari ci fosse almeno uno stipendio, essendo il mio Lui libero imprenditore più libero che imprenditore, diciamo che andiamo avanti approviggionandoci alla bell'e meglio di quel che offre la sua attività, più qualche lusso ogni tanto, tipo fare la spesa al supermercato. Ah ah!


Comunque, passiamo al bambino scodellato: qui si dice che il vostro baby ha bisogno per poter crescere forte e in salute di tutta una serie di ammennicoli di cui Suster continua ad ignorare la costituzione, se non può continuare, per averlo appunto letto qui, ad ignorarne l'esistenza. Uno per tutti: il centro multi-attività, dove si raccomanda di non lasciare il vostro bambino ad ammuffire senza prestargli un minimo di attenzione per ore e ore mentre voi vi fate la colorazione permanente ai capelli, per esempio.
Primo: non credo ci sia bisogno di puntualizzare che i bambini non vadano dimenticati in alcun luogo. Non si tratta tanto di una questione morale, quanto di una realtà fattuale: a meno che una non abbia partorito il figlio di Lerch, il vitalissimo maggiordomo della famiglia Addams, dubito che un neonato permetterebbe alla propria madre di dimenticarselo in qualsivoglia luogo per un periodo più lungo di 30 secondi.
Secondo: che minchiolina è un centro multi-attività? Dal nome sembrerebbe una cosa molto ingombrante e piuttosto inutile, dato che a 7 mesi dalla nascita della pupa non ne ho ancora avvertito la lancinante mancanza. In ogni caso in casa mia non ci sarebbe lo spazio, questo è poco ma sicuro: dentro il centro multi-attività, fuori noi.
E basta, mi fermo qui e vi lascio scoprire da sole il resto, se sarete interessate a farlo.

Però: ho trovato entrambi i manuali molto ben strutturati, di facile consultaziuone perchè forniti di ampie sezioni dedicate all'evolversi di panza prima, di marmocchio poi, mese dopo mese, oltre ad essere corredati alla fine di comoda leggenda dove la mamma terrorizzata pùo tranquillamente andare a cercare cose come: "trauma cranico" oppure "sindrome della morte in culla". Scherzo: ovviamente queste cose ci sono, ma non solo queste, bensì anche un più banale, sebbene non indolore "coliche" e "disturbi del sonno", ahimè.
Dopotutto, se non mi fosse piaciuto il primo, non avrei comprato il secondo, disperata perchè non riuscivo a capire se fosse normale che la pupa non dormisse MAI di giorno e tutti coloro ai quali confidavo questa mia angustia mi rispondevano: di notte dorme? Sì. E allora non ti lamentare. (Bastardi: vorrei vedere voi! Ora lei dorme di giorno e anche di notte: tiè!).
Trovate le mie utilissime, non che come sempre stringate e coincise recensioni sulla mia libreria anobii: qui e qui.
Oppure alla pagina dei libri: qui e qui.


Ho comprato questo libro senza sapere niente dell'autrice, perchè cercavo in libreria qualcosa da regalare a mia cognata, che a tre mesi di distanza dalla mia iniziazione alla maternità mi seguiva a ruota, e volevo qualcosa che sdrammatizzasse e la preparasse psicologicamente al trauma del lieto evento imminente che io ancora stentavo a metabolizzare.
Lo lessi prima di spedirglielo in un paio di pomeriggi (ma la lettura è rapida e scorrevole: senza la rogna di una bimba di 3 mesi da accudire ci si fa in una mezza giornata, e questo aspetto è molto importante per una neo madre che voglia intraprenderne la lettura).
Posso dire che questo libro ha nei miei riguardi almeno due meriti:
Quello di avermi un po' risollevato il morale in un momento in cui stentavo a riemergere dal profondo del mio abisso esistenziale, oberata com'ero dalle mie incombenze mammesche da cui mi sentivo sopraffatta.
Quello poi di avermi aperto la strada alla conoscenza dell'universo mamme-in-rete, poichè prima di quel momento non avevo la minima idea di cosa realmente fosse un blog, nè di come funzionasse, nè credevo di avere argomenti che valesse la pena scriverci dentro.
Quindi possiamo anche dire che questo libro e la sua autrice, a molti nota come blogger sotto il nome di Wonderland, ha creato un mostro, e ha contribuito a intasare la rete già satura di tutto e di più con una mole ingombrantissima di materiale che non saprei ben collocare nella sfera dell'inetersse comune dell'umanità (il mio blog).
Il libro è molto carino e ironico. Nel blog in questione mi ci ritrovo meno, per scarsa affinità di interessi suppongo (feste a tema, serate per locali, week-end a Londra e Parigi, aperitivi a go-go, esaltazione del tacco12... tutto ciò non interessa molto Suster e non fa parte del suo universo), ma lo consiglio a coloro le quali amano il genere Sex & the city .
Suster per proprio conto è molto poco sex e molto poco city, altrimenti non sarebbe Pisa&love. O sbaglio?
A parte questo continuo a seguirla spesso anche on-line, perchè non si può negare che scriva davvero bene e che abbia una gran carica ironica. A me piace più quando parla del suo rapporto con la sua bimba che di altro.
Mi sarò forse ormai trasformata in una mamma a 360°? Dite voi.
Qui la mia recensione su anobii, e qui la panoramica del libro.


E per finire questo, di cui già credo di avervi parlato altrove.
Libro imprestatomi da amica gravida in dirittura di arrivo. L'ho letto: niente male, ma ammetto che mi ha lasciata piuttosto perplessa.
Non so, ma mi sembra di non riuscire a intravedere il filo rosso che tiene insieme i diversi argomenti satelliti trattati, che gravitano ovviamente attorno al macro-tema pianeta mamma.
La copertina espone il sottotitolo: "Guida pratica per sopravvivere al primo anno di vita del bambino". Indicazione quanto meno fuorviante. Non si può certo definire una guida questo semi-serio resoconto delle due successive esperienze di maternità dell'autrice, che non si pone nè in veste informativa, nè in quella di narratrice delle proprie vicende mammistiche.
Nel complesso un curioso mix di informazioni di vario genere e tirate umoristiche che non sempre ho condiviso: l'autrice presenta tutta una serie di mamme-tipo (la super-mamma, la solo-mamma, la mamma-svalvolata) esageratamente caricaturali per poter essere anche solo lontanamente realistiche. Il discorso si snoda un po' a casaccio, pur volendo seguire la cadenza mensile dei primi 12 mesi di vita del bambino, disseminando consigli e aneddoti come viene viene, o almeno questa l'impressione che me n'è venuta.
Quindi non lo consiglio? No, vabbè: nell'insieme il libro risulta abbastanza piacevole se pur dispersivo, e fonte di alcuni spunti interessanti e curiosità di stampo giornalistico.
Il perchè di questa mia impressione lo seppi poi: l'autrice è in effetti giornalista nella vita, e tiene un blog da cui il libro è stato ispirato: questo. Quindi vedete, il percorso è questo: uno parte con un innoquo mommy blog e finisce a scrivere un libro per mamme tra il serio e il faceto.
Non preoccupatevi, per Suster non accadrà: non c'è pericolo che a qualcuno venga la malsana idea di pubblicarla! Hi hi hi!
Comunque ho da fare un'ultima puntualizzazione su questo libro/blog: l'autrice chiama i propri figli La Pupa e Il Pupo. Trattasi di mera coincidenza con la sottoscritta: che non si accusi la Suster di plagio!
La mia pupa viene chiamata pupa anche nella vita reale, poveretta, la realtà è questa. Quando tra 15 anni mi incrocerà per strada con il suo drappello di amicizie adolescenziali, si guarderà bene dal presentare loro sua madre, che ancora la chiamerà teneramente "pupa"! Non che non abbia un nome reale, su questo vorrei rassicurarvi, solo che non viene usato quasi mai.
Speriamo che le cose si aggiustino crescendo.
Ok, questo era l'ultimo.
In mancanza di una mia recensione su anobii, ve l'ho scritta qui.
L'ultima grande fatica letteraria (da lettrice) di Suster è stata l'estenuante lettura di gruppo di Guerra e Pace, terminata con immensa difficoltà tra notti insonni e pianti ininterrotti di pupa appena sfornata. Da allora ho praticamente abbandonato il piascevolissimo social network che vi invito vivamente ad andare a visitare, se già non lo conoscete.

Spero di avervi dato indicazioni utili, anche per futuri eventuali regali da fare ad amiche che si avventurano nel tunnel senza ritorno della maternità.
Ora mi dedico alla pupa urlatrice, ce ha avuto fin troppa pazienza ad aspettare che terminassi questo impegnativissimo post.

Buone letture, qualsiasi esse siano!

mercoledì 23 febbraio 2011

Pupa & Gatti (momento soft)

Dopo l'heavy post di ieri, volevo oggi scrivere un soft-post.
Mi sarebbe piaciuto intitolarlo "momento light", e linkarlo alla rubrica di Stimadidanno, ma oggi è mercoledi, e violerei la regola basilare delle rubriche.
Perciò vi offro un momento soft.
Tanto per la cronaca vi dico che la situazione in casa nostra si è molto distesa (questo non vuol dire che sia lo stesso per la Libia, dove invece pare continui ad essere critica), da quando ieri sera il mio libico beduino è riuscito a effettuare finalmente una chiamata a casa e ad assicurarsi che stanno tutti bene: spaventati sì (e non si sono azzardati a dire una parola su quel che succede laggiù, difficile per noi da capire: il terrore ti chiude la bocca); segregati in casa, anche; tranquilli, non proprio; scomodi magari, considerato che sono in 18, molti sotto i 10 anni, in una casa senza luce nè acqua, e che ieri il fratello più grande Jamal è andato in missione a recuperare qualcosa da mettere sotto i denti. Se penso a come entro in crisi quando in casa ci manca l'acqua per mezza giornata, e inizio a riempirmi la vasca da bagno già dalla sera prima... mi rendo conto di quanto sia fragile il nostro benessere.
Lui comunque, dopo aver sentito mamma e company è piombato in un sonno ristoratore come un bimbo, e ancora stamani due occhiaie livide stavano a dimostrare le tre nottate insonni di angosce davanti alla tv.

Ma comunque, torniamo alla nostra rubrica soft: vi allieterò con una nuova puntata di:

Pupa Vs. Gatti

Le foto non sono il massimo del virtuosismo tecnico, ma fanno ridere.
O almeno, danno un poco l'idea del livello di promiscuità tra uomini e bestie presente in casa nostra.
Non sarei mai voluta diventare una di quelle mamme che:
- Lascia stare il gatto, che ti graffia!
- Non toccare il cane, che ti morde!
- Alzati da terra, che è sporco!
- Non dare calci alla palla, che poi rotola!
(Quest'ultima non è mia: era la battuta di uno sketch televisivo della mia infanzia, che ora non saprei come reperire).

Comunque ecco qui:

Panzumen, il paziente:





- Poi dicono che uno non deve reagire!

Conversation:
- Mamma, scusa, la vuoi finire con questa macchina fotogtafica? Non vedi che stiamo parlando?

Non potete capì che Suster ha combinato per aggiungere la firma nelle sue foto (ma dite che a qualcuno interessi rubarmi materiale del genere? Bah!).
Dopo aver scaricato fiumi di munnezza sul mio povero pc, che un tempo andava tanto bello e spedito, ho trovato un'applicazione idiota, fatta apposta per diversamente abili informatici come me: si chiama Image Watermarker, e purtroppo non permette di salvare la firma una volta che lo chiudi, ma mi accontento.
Però accetto consigli da chi se ne intende un po' di più (basta poco, eh!).
Gimp non è roba per me: farei prima a scrivere un trattato di ornitologia che a capire come funziona.
E poi non ho il tempo di stare a spippettare.

Ora la pupa chiama: buon momento soft a tutti!

martedì 22 febbraio 2011

Cosa succede al di là del Mediterraneo?


Da tre giorni siamo sintonizzati con la parabola su Al-Jazeera, Al-Arabiya, Al-Maghrebiya... canali Libici (due), anche per farci un'idea dei meccanismi di oscuramento messi in atto dal Potere, quello con la P maiuscola, che è immortale e imperituro, quello che logora, ma non si logora (avete presente: Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa...)
Ogni tanto guardiamo anche qualche tg italiano, tanto per farci un'idea di come le notizie cambino a seconda della campana che suona.
Hasuna non si stacca dal televisore dieci minuti. E dal telefono.
Continua a tentare di chiamare laggiù. Mamma, Ali, Bilgasim, il dottor Kairi...
Non so se per lui è più angosciante il non ricevere risposta o l'aver constatato che ora i numeri che lui compone risultino inesistenti.
E intanto in tv si ripetono all'infinito le stesse immagini di gente massacrata per strada.
E la gente telefona in diretta ai girnalisti di Al-Jazeera, 24 su 24 collegati con la Libia, e raccontano quello che vivono, e che vedono.
Raccontano di Soldati mercenari neri, africani assoldati apposta dal regime per scatenare l'inferno nelle strade.
Di civili presi di mira da elicotteri, di bombardamenti sui centri abitati, alla faccia dei comunicati ufficiali che parlano di depositi di armi in mano ai rivoltosi.
Di proteste pacifiche soffocate nel sangue, come del resto annunciato dal lungo discorso del figlio dottore del Colonnello, che con fare da arringatore ha spiegato come il popolo abbia costretto il governo a intervenire nella maniera più drastica, senza lasciare loro altra possibilità di scelta.
Di migliaia, e non già di centinaia di morti.
Di città isolate, strade interrotte, acqua ed elettricità tagliate, comunicazioni inesistenti.
Le linee telefoniche sono isolate in tutto il paese.
Qualcuno racconta di aerei caccia italiani.
Il nostro presidente del consiglio e il nostro ministro della difesa ci dicono di non preoccuparci (quando mai?), che le operazioni in atto sono mirate a difendere gli ineterssi italiani in Libia e a consentire il rimpatrio dei connazionali.
Del resto, c'è sempre il pericolo che i fondamentalisti islamici prendano il potere, e in un'area così vicina a noi come la Libia, questo sarebbe assolutamente da evitare!
E così, mentre si proclamano sdegnati per la feroce guerra mossa dal Potere contro la popolazione, mettono avanti entrambe le mani e pure i piedi, espongono attenuanti, si  dichiarano all'oscuro dei fatti e parlano delle "conseguenze economiche" che la rivolta potrebbe comportare per le nostre imprese in Libia.
Ma siamo impazziti?
Stiamo perdendo del tutto il senso della realtà?
Quale rivolta? Chi è il terrorista in questo momento?
Nel giro di tre giorni un paese fino ad allora in pace sta venendo martoriato da bombardamenti, la gente massacrata da squadroni della morte assoldati per seminare il terrore, sparando a tutto ciò che si muove.
Si usano proiettili esplosivi.
I medici  che chiamano descrivono le condizioni disperate dei feriti.

Ancora su Al-Jazeera: si susseguono telefonate di chi è riuscito a raggiungere l'Egitto, o la Tunisia, o di quelli che sono ancora lì, e che riescono ad allacciarsi alle reti telefoniche dei Paesi vicini. Perchè ora su tutto il Paese c'è il totale black-out dell'informazione.
In mancanza di giornalisti (quelli che sono andati sono stati fatti prigionieri, e hanno negato tutto, fino all'ultimo morto), queste testimonianze sono l'unica finestra che ci rimane sulla realtà dei fatti.
Chiama un padre in lacrime, che urla la sua rabbia contro un governo che permette, anzi, che organizza l'annientamento del suo stesso Popolo, la distruzione del suo setsso Paese, in difesa di chissà quale diritto di comandare che si è autoattribuito e che detiene ormai da 42 anni.
Fino a dove può arrivare la follia di un singolo?
Come può un leader, armare e indirizzare la mano di un esercito di stranieri prezzolati contro la sua gente, sguinzagliare questi signori della morte sulla terra in cui è nato e che dovrebbe pure amare, al di là dei vantaggi che da essa è riuscito a trarre per sè e per la sua famiglia dopo una dittatura durata per più di due generazioni?

Ancora una persona telefona e chiede  con insistenza perchè: limada? Limada? Limada? Ripete, e io capisco solo questo: perchè? E me lo chiedo anche io.

Telefona un soldato, uno di quelli che hanno disertato, rifiutandosi di sparare sulla propria gente disarmata.
Racconta di esecuzioni di massa nell'esercito: giustiziati quelli che non volevano attaccare i civili, corpi bruciati, fosse comuni. Non è di centinaia di morti che si parla, ma, come dicevo, di migliaia.

Hasuna segue tutto, poi mi traduce, poi smette, si perde nell'ascolto delle notizie, si arrabbia da solo, e tenta ancora di chiamare a casa.
Io sto lì con lui e capisco poco. Cerco di stargli vicina e non so come poterlo fare.
E' nella sofferenza che senti maggiormente di amare una persona.
Nel silenzio carico di tensione, nell'impotenza di non potergli dare sollievo e conforto.
Una mia mano si allunga a toccargli il braccio, e lui, come mi aspettavo, si ritrae.
Questo è il suo dolore.
Mi chiede se voglio che metta il tg italiano, in maniera che possa seguire anche io, che non capisco l'arabo.
Gli dico: non ti preoccupare.
-Come, non ti preoccupare! Vorrei vedere te al mio posto!
Non è quello che intendevo, ma non è questo il momento di discutere.
Mi immagino al suo posto: sapere tutte le persona che ami in pericolo di morte, e non poter far niente. Non solo: non poter nemmeno comunicare con loro. Non sapere se: sono vivi, stanno bene, hanno paura, se hanno bisogno di lui. Non poterli sentire ancora una volta che potrebbe anche essere l'ultima.

Lui è arrabbiato. E' arrabbiato soprattutto con l'informazione, con il governo italiano, che tentenna e non osa schierarsi apertamente, è arrabbiato perchè non riesce a comunicare con nessuno e sostiene che anche in Italia abbiano oscurato i siti internet e impedito le comunicazioni telefoniche.
Non posso fare a meno di chiedermelo anche io: ma da che parte stiamo? E spero di non dovermi rispondere che, in questo Paese "democratico" in cui viviamo, gli interessi di alcuni vengano prima dei principi basilari di umanità e libertà.
Quello che è successo in Libia è qualcosa di aberrante: un popolo manifesta la propria opposizione a un regime che è in carica da decenni esercitando con la violenza la propria supremazia  e raziando quando poteva raziare. Quei manifestanti vengono attaccati con le armi e sterminati perchè hanno osato esprimere un'opinione, esercitare una libertà. Dopo di che, in maniera sistematica, viene annientato a suon di bombe e attacchi aerei qualsiasi altra velleità di alzare il capo e dissentire. Attraverso il terrore. E cecchini addestrati hanno l'incarico di dissuadere la gente ad uscire dalle loro case, pena la morte.
Quali sono le libertà che diciamo di difendere e pretenderemmo di esportare in Paesi più arretrati ideologicamente e politicamente?
Si farà un'altra missione di pace a suon di fucili e mitraglia? Non è questo il pericolo più grande per la nostra libertà? Quello cioè che chi comanda possa decidere indiscriminatamente della sorte di un intero popolo senza doverne rendere conto a chicchessia?


Solo fino a qualche giorno fa, dopo le rivolte scoppiate in Egitto e in Tunisia, parlando al telefono con mio fratello Ergino, lui mi chiedeva se pensavo che anche in Libia potesse succedere qualcosa di simile. Io gli risposi: ma figurati se in Libia la gente si muove! Sono 42 anni che hanno la dittatura, e tutto sommato a loro va bene così.
Avevo in testa il ricordo di un Paese rilassato e sonnacchioso, come l'avevo visto io da visitatrice andando laggiù qualche anno fa. Di un popolo che viveva la sua vita senza porsi troppe domande, senza particolari aspirazioni, tanto il pane in tavola è comunque assicurato.
Quando, qualche giorno più tardi, anche un po' delusi, con Hasuna guardammo in internet le prime manifestazioni a Bengasi, ci son sembrate le baruffe di quattro gatti, o, come si dice in francese: la mouche qui péte (la mosca che scureggia). Certo non avremmo mai immaginato che si potesse scatenare un casino simile.
Questo dimostra quanto Suster capisca poco di dinamiche storiche.
Suster non capisce molto di politica internazionale, ma racconta quello che vede e che sente, e anche quello che prova, perchè vive assieme alla persona che ama l'angoscia e la rabbia di vedere la propria terra devastata impunemente in tre giorni di delirio di onnipotenza di un pazzo.

Questo post non c'entra molto con Pisa & love, ma in questo momento non mi pareva il caso e non mi sentivo in vena di scrivere amenità, poichè da tre giorni stiamo col fiato sospeso, gli occhi alla tv.
C'entra un poco sì con love, anche se parlo di war, perchè sento questo dolore anche mio, e forse non mi indignerei tanto se non mi trovassi coinvolta emotivamente con questo Paese, come sono.
Perchè è vero: le atrocità che ci colpiscono di più sono quelle che ci riguardano più da vicino. Se potessimo, ignoreremmo tutto ciò che nel mondo ci può dispiacere, e farci sentire in fondo anche un po' colpevoli, perchè tutto sommato ci accontentiamo del nostro angolino di mondo fatto di piccole cose, dove la continuità della nostra vita ci sembra assicurata a durare, e non minacciata da eventi funesti improvvisi.
Ma vorrei usare questo piccolo spazio per ricordare a chi mi legge di guardare a ciò che succede intorno a noi, lontano o vicino che sia, con un po' di partecipazione, crecando di tener presente che ogni stima di morti che sentiamo fare in tv equivale a un numero di vite identiche alla nostra, violentemente falciate dalla feroce follia di un potere ottuso, madri e padri che piangono, fratelli, amici, mogli e mariti, figli rimasti orfani.
Le stragi della storia non appartengono solo al passato. Tanto di cappello alla memoria delle morti  passate, ma non indifferenza per quelle presenti.

Se potete ditemi cosa ne pensate.

domenica 20 febbraio 2011

Strage in camera da letto

Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889
Immaginate di vedermi: la sera, sempre più stanca, avvicinarmi alla tanto agognata ora della nanna (la mia).
L'ordine dei fattori in casa nostra è più o meno il seguente:

ore 20.00: pappa della pupa, con più o meno strilli correlati;

ore 21.00: ritorno del babbo macellaio e disimpegno della Suster, che se non l'ha ancora fatto, finisce di preparare una cena per due non troppo impegnativa. A seguito consumazione del pasto serale con pupa annessa all'uno o all'altro genitore, o, se tutto va bene, beatamente lasciata libera a razzolare su terreni idonei al suo equilibrio precario;

ore 22.00 circa: nanna di pupa, che può occupare un lasso di tempo variabile dai 5 minuti alla mezz'ora.

Ma, come da regola matematica, cambiando l'ordine dei suddetti, il risultato rimane lo stesso.

Può sovente capitare che l'addormentamento si dimostri più impegnativo e lungo del previsto, che la mamma si dimostri più stanca e morta di sonno di quanto potesse lei stessa immaginare, e che le nenia che mormora alla bambina, mentre pieni di sonno ha gli occhi, si dimostri più efficace e soporifera di quanto lei stessa sia in grado di sopportare.
Quindi l'imbarazzante conseguenza: Suster si auto-addormenta sul divano in compagnia delle pupa che le ronfa sulla panza.
Oppure: Suster depone la pupa nell'apposita carrozzina, ma, colta da un desiderio irrefrenabile di materasso, dice a se stessa che, prima di uscire dalla camera, vuole assicurarsi che la pupa sia addormentata sul serio, e che quindi aspetterà due minuti comodamente adagiata sul letto per poter intervenire tempestivamente in caso di improvviso risveglio di lei. Ma come c'era da immaginarsi sarà risvegliata dal suo stesso russare due ore più tardi tutta infreddolita e rattrappita, si trascinerà fuori dalla camera con due occhi da tossica perché non si è ancora tolta le lenti a contatto, le quali sono diventate un tutt'uno con i suoi globi oculari, passerà in cucina dove Hasuna si è perso nei meandri dei programmi tv in seconda serata, crollerà sull'unica sedia rimasta ancora libera, perché sull'altra ronfa soddisfatto uno dei due gatti a scelta, rovescerà la testa all'indietro e riprenderà esattamente dal punto in cui l'aveva lasciato incompiuto il suo canto notturno, che ha ben poco a che vedere con quello dei pastori erranti d'Asia.

Com'è e come non è, 'sta povera sfigata riuscirà ancora, con enormi sforzi fisici e spirituali, a raccogliere le sue ultime energie, tirarsi su dalla comodissima posizione assunta, constatare che la tv sta intanto trasmettendo servizi in lingua araba da parabolici canali del Brunei, e dirigersi nuovamente verso la camera da letto, dove finalmente giacerà, orba di tanto spiro, percossa e attonita, muta.

Forse perché della fatal quiete tu sei l'immago a me sì cara vieni, o sera! Diman tristezza e noia recheran l'ore...
Così, tra reminsecenze letterarie, s'annega il pensier mio, scivola Suster nell'oblio di dolci sonni, incredula del fatto che la garzoncella scherzosa stasera ancora non s'è mai destata dal suo stato soave.. Stagion lieta è cotesta! Che stanotte sia la notte buona?

Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace...

SPATATRASH PATATRACK BRAAAAMM!!!

Ommioddio, cos'è accaduto mai? Che fu? Ch'è stato?
Non so come mi ritrovo sull'attenti: ai miei piedi giace un casino senza pari.
La mensola venne giù.
E con lei l'intero microcosmo che ospitava.

Georges Braque, Natura morta con Le Jour, 1929
Qualcosa del genere, sì, però peggio.
Consolo l'inconsolabile pupa, raccolgo l'irraccoglibile bordello e faccio una stima dell'inestimabile danno.
Penso che il nostro stereo, orgoglio di Hasuna, sia deceduto nell'impatto col pavimento.
Il mio pc, che trovavasi sulla scrivania sottostante la mensola, era invece per fortuna illeso (se no ora non starei scrivendo questo post).

Come se il danno non bastasse, aggiungiamoci la menata di Hasuna che arriva a letto, si infila sotto le coltri, e... aspetto: strano che non dica ancora niente.
E infatti:
- Lo sapevo che quella mensola non reggeva.
Taccio. So dove vuole arrivare.
- Quella mensola era l'unica cosa che hai messo tu qui dentro.
Incalza. Ora la palla sta a me. Dialetticamente ho sempre la meglio: dopo tutto, gioco in casa. Ma stavolta mi scarseggiano gli argomenti.
- Non l'ho messa nemmeno io: avevo una panza di nove mesi all'epoca, come avrei potuto?
Bisbiglio in un sibilo per non svegliare di nuovo la creatura.
- Qualcuno l'avrà messa. Io sono sicuro che non l'ho messa io: lo sapevo che questo muro di merda non teneva.
- L'ha messa Totto (ndr: mio fratello).
- Ah, ecco. Perché glie l'hai chiesto tu.
- Beh, se tu l'avresti fatto meglio, potevi metterla tu: te l'avrò chiesto dieci volte.
- Non è questo il discorso: non sono mai stato d'accordo con questa mensola! Non era il suo bosto.
- Beh, allora trovane un altro per lo stereo.
- Tanto ormai è da buttare.
(Touché. Quindi è colpa mia. Meglio cambiare argomento.)
- E ora come farà Zorro a salire sul soppalco?
- Gatto di merda!
Ecco: quando non ha più voglia di discutere, deve insultare il mio gatto.
- Almeno lui è capace a saltare. Panzumen non ce la fa neppure ad arrivare alla scrivania.
- Scommetto che ora è stato Zorro che ci è saltato sopra e l'ha fatta crollare!
- Beh, meglio ora, che non c'era sotto la pupa. Ti immagini se cascava una volta che sotto ci stava la carrozzina con lei dentro? Se fosse stato davvero lui dovremmo essergli grati. Zorro ha salvato la pupa!
E ho vinto un'altra volta!

Così è andata: la nostra casa ci sta dando chiari segni di insofferenza, e ci sta letteralmente crollando addosso.
Prima la strage in cucina, poi il letto, e adesso questo.
Che sia animata e abbia deciso di muoverci un mobbing spietato?
Beh, staremo a vedere. Chi la dura la vinca, dico io.
E noi siamo parecchio motivati a restare, anche perché non sapremmo dove altro andare.

venerdì 18 febbraio 2011

Pupa day

E dopo il family-day, il security-day, il giorno del gatto, il giorno degli innamorati, il giorno del ringraziamento, il giorno dei Santi e quello dei morti, quello della dignità femminile, quello dell'orgoglio gay, quello della memoria, quello della marmotta, quelli della merla...
...ecco a voi: il Pupa-day!

Ogni 18 del mese è Pupa-day.
Almeno fino al 18 di luglio, perchè poi si inizierà a celebrarlo solo una volta l'anno (il 18 luglio, appunto) che se no poi si inflaziona. Come quando due si mettono insieme: all'inizio è ogni mese "Caro, oggi è il nostro mesiversario!" "Lo so amore. Ti amo!"  "Anch'io!" , pupazzetti, fiori e cene fuori. Poi va be', dopo l'anno basta ricordarsene una volta ogni 365 giorni.

Così la pupa, al suo settimo compli-mese.

Quindi la mamma, manuale per mamme impedite alla mano, come sempre si informa e confronta, cercando di fare il punto della situazione sui progressi della bimba.
Solo che questo manuale per mamme impedite più si va avanti e meno ci azzecca. All'inizio sì, che credo che tutti i neonati più o meno imparino a fare le stesse cose entro gli stessi tempi.
Ora invece siamo proprio fuori tabella.
Dunque oggi, a 7 mesi, la pupa sa fare un sacco di cose nuove:
  • Ha conquistato stabilmente la posizione seduta.
E' vero: ci son volute un bel po' di cadute e sbatacchiamenti di testa qua e là, ma infine si erge orgogliosa su qualsiasi superficie ballonzolando felice sul sedere a tempo, mentre si canticchia da sola chissà quale colonna sonora. Una futura carriera nel mondo dello spettacolo?
La superficie prediletta comunque in questo momento rimane il tavolo della cucina, ovviamente quella che comporta maggiori preoccupazioni alla mamma, che intanto vorrebbe potersi occupare di altre cose, come cucinare o sistemare casa, ed è invece costretta ad una continua e un tantino ansiosa sorveglianza, malgrado il recinto di cuscini sistemati tutto intorno che dovrebbe impedire alla piccola di precipitarsi di sotto di testa fracassandosela.
  • Dà i calci alle palle.
Non a quelle del babbo fortunatamente: solo a quelle giocattolo per ora. Ne ha ben quattro: una piccola con sonaglio, una grande che suona freneticamente se malmenata, un morbido cubo di stoffa e un grande cubo interattivo che eventualmente può servire da palla, se le altre tre sono finite in angoli remoti della casa e la mamma non ha voglia di mettersi a fare la raccattapalle, oltre a dover già interpretare i ruoli di arbitro, tifosi e sostegno fisico del capo-cannoniere, che da solo in piedi non si tiene ancora.
Dopo aver insegnato alla pupa a tirare i rigori con il gatto di peluche in porta, la mamma deve anche accettare le conseguenze di questo suo atto, perchè quando la bimba "non si capisce proprio che cos'abbia", che smania e si lamenta e seduta in terra non ci vuol stare, che punta i piedi tentando di tirarsi su, quasi sicuramente pretende che la mamma faccia con lei proprio quel gioco lì, faticosissimo per la mamma che deve stare con la schiena piegata a 90 mentre sostiene lei per le ascelle. Così anche fare la finta tonta serve a poco perchè la creatura non si calmerà finchè non avrà calciato almeno 4 o 5 tiri in porta.
  • Mangiare anche cose che non abbiano la consistenza di una marmellata riuscita male.
Nella fattispecie la pupa adora in mandarini. I mandarini? Ma non rientrano nella tabella di marcia degli alimenti stilata dal dottor Z., medico pediatra specialista in nipiologia, secondo il quale gli agrumi andrebbero dimenticati fino almeno al compimento del primo anno di età, pena la possibilità di incorrere in tutta una serie di terribili allergie alimentari.
Già mi vedo alla visita di controllo del prossimo mese, dal dottor Z., io e la pupa, lei per l'occasione vestita come un'ospite di riguardo alla serata di gala (perchè quando mai ho l'occasione altrimenti di metterle i vestitini fighi che ci regalano?), io in fantasiosa tenuta artsiticamente assortita, pantaloni della tuta sporchi di pappa, maglione a fiori sfilacciato sulla manica sinistra sotto il cappottino nero svasato con le maniche  a tre quarti (per avidenziare bene la sfilacciatura del maglione sottostante) e formidabili scarpe da ginnastica Rebook ai piedi, tubo di lana in testa per finire e potrei essere la governante rumena della giovane rampolla di ricca famiglia.
- Allora, abbiamo iniziato a darle la frutta?
- Sì, ehm... le dò la pera, ma non le piace tanto... la banana, la mela, i mandarini...
- I mandarini?!
- No, cioè, i mandarini non è che glie li diamo noi (già sono passata al noi, per coinvolgere anche il padre nel misfatto): è lei che se li prende!
Ed è vero.
  • Le prime parole.
Non saprei dire che grado di consapevolezza abbiano raggiunto, a oggi, i balbettii della pupa. Non saprei proprio che significato, se un significato c'è, lei attribuisca ai suoi Mma-Mma, Ba-Ba-Ba e Pa-Ppa-Ppa.
Fa uno strano effetto però sentire lei che pronuncia, nitide e precise, le due sillabe fatidiche in determinati momenti:
Mmma-mmaa: seduta sul letto, tutta concentrata e assorta, che gioca coi suoi pupazzi. Il tono è allegro e un tantino interrogativo. La mia interpretazione: Mamma, guarda cosa fa l'asinello! oppure: Mamma, giochi anche te?
Mmaa-mmaaa: disperata mentre si divincola nel suo mastodontico seggiolone fuori misura, aspettando che le venga servita quella che ormai è stata ribattezzata la pu-pappa (15 secondi e mezzo da quando la infilo nel seggiolone a quando le piazzo davanti il piatto arancione a ventosa  ricolmo di leccornie). La mia interpretazione: Mamma, mammina sei senza pietà, se mi abbandoni di me che sarà, sono tua figlia da te nacqui un dì, non si abbandonano i figli così!
Mma-mma-mma-mma: sereia e compunta mentre conversa col babbo durante la loro mezz'ora d'oro, tra il irentro di lui da lavoro e il raggiungimento della soglia limite di sonno tollerabile di lei. La mia interpretazione: Ti dicevo, caro padre, che io e mamma oggi abbiamo giocato a palla, poi mamma mi ha dato la pappa, poi mamma mi ha fatto volare, poi sono andata a spasso con mamma. Tu dov'eri in tutto questo?

Una volta tornando io con le buste della spesa appese ai manici del passeggino, la mia vicina di casa del piano terra si offre di tenermi la bimba finchè io non finisco di sistemare spesa e passeggino. Le mollo pupa e spero di essermene liberata per una buona mezz'ora. Invece nemmeno 5 minuti più tardi me la vedo recapitare dalla zelante vicina che mi bussa dal vetro della portafinestra della cucina, che dà sul terrazzo:
- Guarda, io mai visto bimba di sei mesi che piange dice Mamma! Appena andata via tu, lei iniziato a piangere e chiamava te!

  • Senso dell'abbandono
Quanto detto sopra mi fa venire in mente che su uno dei libri da me letti sulla maternità, si diceva che verso il nono mese il bambino inizia a realizzare il concetto che la mamma è un'entità separata da lui, e la diretta conseguenza di questa scoperta è la paura di poter essere abbandonati. Che questa illuminante scoperta sia stata fatta in anticipo di un paio di mesi da mia figlia non è che mi faccia un grandissimo piacere, dato che in alcuni giorni non posso nemmeno allontanarmi dalla camera dove lei fino a poco fa giocava tranquilla senza sentirla di lì a poco strillare come una poiana.
  • Comprensione delle parole.
A quanto pare sarebbe ancora troppo presto. Almeno secondo il manuale per mamme impedite.
Però non mi spiego altrimenti il fatto che lei si volti a guardare verso la porta di casa quando sente nominare il padre, o che cerchi con lo sguardo sul pavimento quando le annuncio l'arrivo dell'uno o dell'altro gatto (sarebbe fantastico se la prima parola consapevole che dicesse fosse: PANZUMEN!).
  • Senso dell'humor.
Magari ho una figlia particolarmente spiritosa (non sarebbe strano con una mamma simpatica come me. Ahahahahahahahah!), ma in realtà questa non è una conquista recente, giacchè la pupa ha iniziato prestissimo ad avere chiaro il significato del gioco, dello scherzo, e finanche della presa per il culo. Basterebbe vedere come si sciala quando per dimostrarmi che la pupappa fa schifo vanifica nei modi più fantasiosi i miei tantativi di raccogliere col cucchiaio i depositi di cibo che dal mento le scendono fin sotto le pieghe del collo.
  • Giochi scalmanati
Finalmente è arrivato il momento in cui la pupa riesce a interagire nel gioco in maniera abbastanza divertente.  Naturalmente questo può avere anche i suoi effetti negativi, soprattutto sulla stanchezza fisica della mamma, che potrebbe ritrovarsi dopo qualche mese a farsi i muscoli a forza di aeroplani cavallucci e saltelli sul letto, con due bicipiti da manovale. Certo, sempre meglio degli estenuanti addormentamenti in braccio dei primi terribili mesi, che le fruttavano crampi muscolari e tendiniti a go-go.
  • Socialità
Vi ho già detto che la pupa è un animale sociale. Diciamo che nell'ultimo periodo questa sua qualità si è acuita.
La pupa adora i bambini: quando ne vede uno per strada rimane incantata a guardarlo, chiedendosi forse di che specie ignota di gatto si tratti. Dopotutto gli unici individui comparabili alle sue dimensioni con cui si trova quotidianamente ad avere a che fare sono i gatti. A proposito di gatti: la pupa impazzisce letteralmente ogni qual volta Zorro/Panzumen attraversa il suo campo visivo, le si struscia sddosso, le salta con assai scarsa delicatezza sulla pancia mentre la mamma la cambia sul fasciatoio, o semplicemente ne sente il miao provenire da dietro il vetro di qualche finestra chiusa. Le piacciono in genere anche le visite e le persone. Quando la porto in giro col marsupio inizia a scalciare eccitata e a emettere gridolini entusiasti a ogni passante che incrociamo.
  • Gattonare.
Niente da fare: la pupa non gattona nemmeno per sbaglio. Non che la cosa mi dispiaccia: è già abbastanza difficile starle dietro così e la nostra non è certo quel che si dice una casa "a misura di bambino". Del resto il manuale per mamme impedite recita: i bambini che passano poco tempo a giocare a pancia in giù potrebbero raggiungere questa tappa più tardi. Ecco, la pupa se per caso finisce a faccia in giù sul materasso, dopo due secondi che annaspa e beccheggia come una tartaruga ribaltata inizia a dare in urla sovrumane, si fa diventare la faccia viola a forza di strilli e se non interviene subito la mamma a ritirarla su passa dal pianto alla tosse convulsa ai conati di vomito.
  • Denti.
Non pervenuti.

E ora passiamo alla mamma.
Sì perchè al settimo mese compiuto, anche la mamma subisce dei cambiamenti interessanti.

Dopo 7 mesi dal parto la mamma ha recuperato la sua originaria linea tondeggiante, e deve ringraziare i giochi forsennati con la pupa se è finalmente riuscita a fare pace con quel paio di jeans comprati l'anno scorso, prima che accadesse il fattaccio. mai più messi.
    Sommo gaudio!
    Ma sei scema? Posti sul blog le foto di te coi jeans che non si chiudono e l'elastico delle mutande, rosa per di più, di fuori?

     Prima di tutto: non è che non si chiudono, è proprio il modello che è fatto così, e la foto non rende l'idea.
    Poi le mutande di fuori fanno molto trandy.
    Poi volevo rendervi partecipi di questa mia importante tappa, se sapevo che reagivate così lasciavo perdere.

    Ecco forse era meglio. Ci mancava solo che ti fotografassi anche il lato B con l'autoscatto, e lo postassi qui di seguito.

    ...

    NO! non dirmi che l'hai fatto! L'hai fotografato!

    Prima di tutto: odio che il culo venga chiamato lato B. E poi: sì, è vero, l'avevo fatta quella foto, ma il risultato non era soddisfacente.
    E ora per favore, smettila di parlare da sola.

    Ah, dimenticavo: Auguri pupetta!

    mercoledì 16 febbraio 2011

    Il mio incontro con Nichiren Daishonin


    Siccome vedo che un'ennesima ondata di mal tempo ha provocato inspiegabilmente un'ondata di malumore incontrollabile tra i bimbi e un'altra di altrettanto esaurimento tra le madri della rete, prima di mettermi in coda, vi farò la parafrasi della mia giornata di ieri, e vi racconterò di come ne sono venuta fuori, ancora viva.

    (Attenzione: questo post potrebbe avere un linguaggio non adatto ai bambini).

    Il preambolo è che Suster nella mattina di ieri, vedendo il sole splendere in cielo, la pupa ben disposta, e constatando che necessitava una puntata al vicino Supermercato Carrefour per acquistare alimenti per pupe che si andavano esaurendo, ha avuto la formidabile pensata di scarrozzarsi la pargola al suddetto supermarket, ben sapendo che compromettere il riposo mattutino della piccola avrebbe messo a rischio il buon esito dell'intera giornata e in serio pericolo la propria già precaria stabilità emotiva, strettamente connessa a quella di sua figlia del resto.
    Cara Suster, lasciatelo dire: te la sei andata proprio a cercare. Ma sì: dai pure ascolto a tutti quelli che amano snocciolare sentenze del tipo "Su, non essere troppo rigida con gli orari", "Ma possibile che non esci mai?", "Tesoro, non puoi certo adeguare la tua vita agli orari della bimba", "Guarda che dipende tutto da come l'abitui, non fissarti sul fatto che deve per forza dormire a casa", "Vedrai che se si abitua a dormire ovunque poi sarà più facile anche per te fare le tue cose", e altre amenità, che non vedo l'ora che ci si trovino loro nella mia stessa situazione per potermi vendicare dando sfogo a tutto ciò che covo nei recessi più sordidi della mia anima martirizzata e inasprita.
    Ma insomma, mi son detta, non cadrà certo il mondo se una volta cambiamo abitudini. Se le vien sonno, dormirà anche in giro.
    Quindi vado a fare queste compere impellenti, e tanto per la cronaca, siamo passati dalle creme di cereali vari e di misteriosissima tapioca, alle pastine, sebbene microscopiche, e al più comune e noto semolino (tra quello della Milupa, prezzo di vendita € 6, e quello marca Carrefour, prezzo di vendita € 0,75,mi spiace molto per il signor Milupa, ma il premio se l'è aggiudicato il signor Carrefour, cosa può esserci di particolare in un semolino per pagarlo 6 volte tanto?).

    La farò breve: il padre ci scarica al supermercato, e al ritorno opto per una passeggiata, giacché, scoccata l'ora X la pupa crolla addormentata. Si sveglia una mezz'oretta più tardi: ha dormito troppo poco, accidenti, e sono appena le 11. Che Dio me la mandi buona.
    E da qui comincia il mio delirio.

    Interno. Cucina di casa Suster.
    - Eccoci qua, pupa, a casa! Guarda c'è Panzumen! Ciao Panzumen!
    - Ghhhhhhh! Ghhhhhh!
    - Miao-maiooo!
    - Guarda c'è anche Zorro! Ciao Zorro! Pupetta stai qui, eh, buona buona sul letto, che mamma va giù a prendere il passeggino. Guarda: qui c'è il tuo gatto, qui la giostrina, e guarda che belle scarpe da ciucciare! Mamma torna subito, eh!
    - Eeeeeeeeeeeh! Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh!
    - Pupi, eccomi sono qui, torno subito! Devo andare a prendere il pass... aspetta, guarda, guarda Panzumen: bello Panzumen...
    - Aaaaaaaaaaaaaaaah!
    - Via Panzumen! Vattene, brutto Panzumen! Guarda. guarda qui, cosa c'è? Un bellissimo pacchetto di fazzoletti!
    - Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! (Suono indistinto che nell'alfabeto fonetico corrisponde ad una specie di E rovesciata: pronuncia come la I della parola inglese "girl". Io per semplicità e inerenza al vero, lo scriverò sempre H. Immaginare sempre questo suono emesso ad un altissima frequenza e accompagnato da manifestazioni di isteria infantile)
    - Eh! Che c'è? Mi spacchi i timpani! Pupa che vuoi fare? Ah, vuoi stare in piedi? Aspetta un po'... Acc'... Ma porc'...

    Poi
    -Eccomi amore, hai visto? La mamma ha fatto prestissimo! (pant, pant! sbuf sbuf!) c'era bisogno di fare tutto quel casino?
    - Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
    -Vieni pupetta, mettiamoci qui, sulla coperta, che gioco vuoi fare? Aspetta che mamma ti prepara la pappa.
    - Miaoo!
    - Panzumen, che c'è vuoi uscire? Daiii, muoviti gatto di merda! Dai che fa freddo!
    - Hhhhhhhhhhhh!
    - Pupa che vuoi? Devo fare la pappa. Vedi? Sono qui, non me ne vado! Va bene dai giochiamo con la palla. Eeeeeee....PUM!
    - He-he-he-he!
    - Che ridere, vero amore?
    (Ripetere per una decina di volte).
    - Ora basta, dai: gioca un po' con questa bellissima busta di plastica.
    - Hhhhhhhhh!
    - Va bene va bene: mamma ti prende in braccio. Aspetta che devo svitare il barattolo... ù che fatica!
    - Hhhhhh!
    - Eccheccavolo pupa! Calmati un po'! Non mi fai fare vita così! Vuoi mangiare o no? Cazz'... ma questo non si apre! Aspetta amore che finisco di preparare poi ti riprendo.
    - Hhhhhhhhhhh!

    E via così. Tralasciamo il tragico momento della pappa, che è meglio.
    Poi si tira avanti fino all'una, tra sbadigli e stropicciamenti d'occhi, perché se faccio l'errore di metterla a letto troppo presto poi si sveglia dopo 20 minuti, invece così capace che un'oretta e mezza di pace me la da.
    Quindi:
    - Sei pronta amore? Eeeeee.. PUM!
    - Ah-ah-ah-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha-ha! (Sonore risate).
    -Gooool! Evviva! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Preeendi sooootto braccio la felicitààààà!
    - He-he! He-he-he-he!

    Che bello: pupa dorme e io mo' me la godo. Intanto iniziamo a pranzare.
    Si tratta solo di scaldare la pasta di ieri sera.
    (Musichina del cellulare)
    - Pronto, ma'?
    - Oh, tesò, come stai, tutto bene?
    - Mmmmh, sì!
    - Passerotto che fa, dorme?
    - Mmmmh, sì.
    - Tu che fai di bello?
    - Sto per mangiare.
    - Ah, va bene. Scusa tesoro, volevo solo sapere come andava. Come sta passerotto?
    - Bene.
    - Tu come stai?
    - Bene, bene!
    - L'umore?
    - Mmmmmh... Va bene...
    - Va bene, tesò, volevo solo salutarti. Buon pranzo, ciao.
    - Ciao.
    (Mia madre)

    Poi:

    - Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

    Eccheccacchio, già s'è svegliata! Manco mezz'ora che è a letto.
    - Pupa?
    Segue tentativo inutile di prolungare il sonnellino ormai irrimediabilmente terminato. Malumore di lei che monta alle stelle.

    - Dai amore lascia mangiare mamma. Che vuoi fare, eh? Vieni, stai qui sul tavolo vicino a mamma. Gioca con i mandarini.
    - Hhhhhhhhhhhh!
    - Ch'è successo amore, t'è caduto il mandarino? Cosa vuoi, vuoi questo? Questo è il filo interdentale di babbo. Tieni, giocaci se lo vuoi.
    - Hhhhhhhhhhh!
    - Cosa vuoi amore, vuoi la bottiglia? Ma vedi che non è un biberon gigante, è una bottiglia piena d'acqua. La vuoi un po' d'acqua, stellina? Eccolo il tuo biberon con l'acqua.
    SBAM. Biberon in terra.
    - Oh, sei una rompipalle, però, eh! E che, inizi subito a fare i capricci? Che minchia vuoi, eh? Me lo dici? Vuoi stare in braccio? NO! Lascia il piatto di mamma! Merda, pupa, la mano nel sugo no, porc... Senti, mettiti qua coi gatti, mi hai rotto le palle! Stai qua, che io finisco di mangiare, va.
    - Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

    Visto che la situazione si preannunciava catastrofica, e sono appena le tre, fuori la situazione meteorologica sembra buttare bene, il cielo è blu e il sole splende, decido repentinamente di ammazzare il tempo facendo una passeggiata, per poi tornate verso le 5 a casa, con lei sfinita che dormirà sicuramente fino alle 7, due ore di fila: mitico! Come direbbe Homer.
    Quindi: cambia pupa, vesti pupa, vesti te stessa, prepara biberon da portarti dietro, e ricaricati passeggino giù per le scale, molla pupa, piglia pupa, calma pupa.
    Ok, ci siamo! Dopo appena 45 minuti siamo in strada e il cielo è una cortina plumbea di spessi nuvoloni, tira un vento che levati e il termometro della farmacia segna la temperatura di +7°C. Io senza giacca con la mia felpina viola nepalese sto schiattando dal freddo, ma ormai è fatta. Tornare su a casa a prendere il cappotto? Che siamo scemi? Rinunciare alla passeggiata? Per un secondo me la penso: sto per fare dietro front, la pupa ha la palpebra calante e la cosa mi indispettisce non poco.
    - Eh, no, eh, pupa! Adesso non dormi! Non puoi dormire ora! Aspetta, torniamo a casa e dormi nel tuo letto (leggi: carrozzina).
    Le urlo quasi a due centimetri dalla faccia, facendole strabuzzare gli occhi, e passare le fantasie di pennica che aveva accarezzato per un momento.

    Poi mi si prospetta  in testa la scena: io che mi incollo passeggino di nuovo su per le scale, smonto la pupa dei suoi multi-strati, al che lei si incazza di molto, di dormire non se ne parla più.
    Lasciamo stare: si era detto passeggiata e passeggiata sia.
    Ne avevo voglia come di andare in qual momento a raccogliere carciofi. Ma carciofi siano.
    Almeno così dorme e forse dopo ci sarà la remota possibilità che si svegli un attimino meno sclerata.
    Speriamo.
    Io intanto ne posso approfittare: passo in edicola, mi accatto un National Geografic, mi trovo una panchina e mi metto a fare gli affaracci miei finché lei dorme. Quando si sveglia poi c'è il signor biberon. Si va a fare una visita al babbo e si trona a casa più liete che mai. Facile no?
    Piano perfetto.

    Dopo aver girato 5 edicole alla ricerca della rivista esaurita ovunque, finalmente la trovo, trovo anche la panchina e, sebbene la temperatura non sia proprio quella ideale e io mi sono bardata come una barbona, con il tubo di lana arancione in testa alla maniera delle donne indiane e il cappuccio della felpa tirato su, sopra il tubo di lana, nel tentativo mal riuscito di somigliare vagamente a Marge Simpson, mi preparo alla mia mezz'ora di relax.
    (Il telefono mi vibra in tasca)
    - Dimmi Hasuna...
    - Amore, siete in giro tu e la bambola? Passate qui?
    - Si, forse più tardi, se non piove.
    - No, passa ora: c'è Tizio, e Caio che la vuole vedere. Gli ho detto di aspettare che tu saresti passata.
    - Be', digli di non aspettare, che lei ora dorme, e già lo so che se vengo lì poi la svegliano e sono cazzi.
    - Quindi non passi.
    - Passo, ma non lo so quando. Quando lei si sveglia passo.
    Click.
    Ma lei era sveglia e mi guardava con un'espressione da colossale presa per il culo.
    Non c'è che dire: oggi ho sbagliato tutti gli orari.
    Io e la pupa siamo decisamente asincronizzate.
    Mentre proseguivo quella piacevolissima passeggiata con pensieri di morte nel cuore, indecisa tra il suicidio e la fuga corredata da abbandono di minore, pensavo tra me e me che eravamo appena a metà giornata, e io volevo già morire, e intanto il pianto mi montava in gola, arrabbiata e insoddisfatta, con attaccata addosso la stanchezza cronica di chi da settimane ormai non riesce a dormire una sola notte per due ore di fila, mi chiedevo se era giusto che la mia giornata tipo dovesse somigliare a quella, che io dovessi dimenticare per i prossimi 18 anni di considerare l'eventualità di rilassarmi  un attimino, di trovare pace, di fare un poco i cavolacci miei per un pomeriggio intero.

    Quante volte, mamme avrete condiviso il mio stato d'animo, e se non proprio questo, qualcosa di molto simile? Mille e millanta, non è vero?
    Per chi non ci si sia mai trovato è davvero difficile, probabilmente impossibile da capire che cosa si provi in questi casi, a sentirsi in trappola e senza possibilità di ritorno, espropriata per sempre di ciò che un tempo avevi considerato legittimo: il tuo tempo e la possibilità di gestirtelo a tuo piacimento, il tuo sonno, i tuoi momenti di vuoto mentale. Non è di compagnia che senti il bisogno e la mancanza, né di svaghi: solo di pace.

    Beh, fatto sta che proprio in quel momento qualcuno è venuto in mio soccorso.
    Sotto la forma meno aspettata.
    Mentre andavo così rimuginando e il magone mi saliva nel petto, sento fischiettare alle mie spalle.
    Che bello: qualcuno che fischietta!
    Poi mi supera un tizio in bicicletta. Si ferma, mi riconosce e mi chiama.
    Azz'! No! Non ora, ti prego, abbi pietà di me.
    Era Danielino (che tanto non leggerà mai questo blog), l'ex cuoco del ristorante ove un tempo lavoravo da cameriera.
    L'ultima persona che avevo voglia di incontrare in quel momento.

    - Ciao Dani, come stai?
    - Io bene, sto andando...BLA BLA BLA (cervello in stand-by. Ma chissenefrega anche. No, dai, non fare l'antipatica. Interessati, fai domande).
    - Allora dove lavori ora?
    - Sai quel wine-bar... BLA BLA BLA (scava nella memoria, concentrati: qual'è la prossima domanda per fingerti interessata? Cosa about him? Ah, già!)
    - Ah, quindi.. segui sempre la filosofia buddista?
    - Sì sì, ormai sono due anni, pensa che ho ricevuto la pergamena!
    - Wow! Che bello! E che cos'è la pergamena, Dani?
    - La pergamena è.. una specie di foglio.. (su, dai, dillo con parole tue!) Un tempo era fatto di pelle di pecora... (oh, no! Non la breve storia della pergamena in dieci comodi fascicoli, ti prego!) ...sopra... scritto... BLA BLA... Nam-myoho-renge-kyo!
    - Capisco! Molto interessante! E che cosa significa, Dani, "Nam-myoho-renge-kyo"?
    - Beh, è difficile da tradurre così. Sono una serie di caratteri che.. (oh, no! Ricomincia? E ora come me ne sbarazzo?) si potrebbe anche tradurre... (infilo la mano destra nella borsa porta-pannolini, accarezzo il mio...revolver! Scherzo: il mio cellulare e per un momento ci faccio un pensierino. Fingere che mi stia notificando a suon di vibrazioni una chiamata improvvisa e improrogabile mi piace come idea, ma no, il momento è passato). Quindi vuol dire entrare in armonia con la legge dell'Universo attraverso il suono (Cacchio, e ci voleva tanto per dirlo?).
    - Capisco. Senti, mi sa che la bimba si sta un po' spazientendo e... (lei placida come una statua del grande Budda, tanto per restare in tema, non ha capito che le sto chiedendo di reggermi il gioco).
    - Dove andate, per di là? Dai, faccio un po' di strada con voi. E intanto... BLA BLA BLA

    Che dovevo fare? Ricaccio il magone nel profondo del mio stomaco, risalgo dall'abisso della mia disperazione e ritorno nel mondo, rimandando la mia autocommiserazione a momenti di maggior quiete.


    Lui intanto cerca nella sacca della bici.
    - E così il mio maestro,  Nichiren Daishonin... BLA BLA BLA...

    Tira fuori un libro.
    Ma che fa? Oh, no! Non dirmi che ora si mette a fare proselitismo!
    Ma possibile che tutti in questo mondo cerchino di convertirti? Da mio zio che mi perseguita telefonicamente perchè faccia battezzare la pupa; ai senegalesi che mi conoscono come la moglie del macellaio e mi tessono le lodi dell'Islam chiedendomi ogni volta se ho finalmente deciso di abbracciarne la fede; alle signore testimoni di Geova che ora si sono segnate il mio indirizzo e non si sono date per vinte quando ho detto loro che la persona che stavano cercando non abitava più lì; ai giovani leninisti che diffondono porta a porta Lotta Comunista; ai procacciatri di risorse umane che continuano a propormi di partecipare a corsi di formazione completamente gratuiti.

    - Leggilo, è interessante! Questo risponde a tutte le tue domande.
    Guardo la copertina: Felicità in questo mondo.
    - Tutte tutte, eh? Ma proprio tutte?
    In quel momento me ne verrebbero a grandine, di domande, ma mi trattengo.
    - Ti spiega che la felicità è dentro di te, però non è facile trovarla (pensiero originale, davvero).
    - Grazie, Dani, ma davvero: non trovo il tempo per leggere gli ingredienti della pappa della bimba e le istruzioni del passeggino, non saprei quando potrei rendertelo.
    - Non ti preoccupare. Te lo regalo. E poi, si legge in fretta. Pensa che l'ho letto persino io, che sono scemo! Ah Ah!

    A questo punto sorrido.
    Quel ragazzo un po' sciroccato mi aveva risollevato il morale.
    Forse non avrei mai trovato la felicità dentro di me, ma quell'incontro bislacco con Nichiren Daishonin era riuscito a svoltarmi la giornata.
    Ho salutato Dani con la scusa che dovevo dare il biberon alla pupa (era vero).

    In Piazza Santa Caterina, dove ci sedemmo a prendere il biberon, bambini di tutte le età ci sciamavano intorno.
    Dopo siamo andati a trovare il babbo macellaio al negozio.

    E' vero: c'è stata un'ultima scenata isterica davanti alla macelleria che chi mi ha visto tentare furiosamente di infilare la pupa nel passeggino mentre lei si inarcava e sgusciava da tutte le parti come un'anguilla, e intanto mi perdevo un fiume di oggetti dalla borsa completamente sbracata, sarà corso a cercare il numero dell'assistenza sociale.
    Però poi siamo tornate verso casa trotterellando il passeggino come un cavalluccio. Io facevo bubù-pupa e lei rideva come una matta.
    Avevamo fatto pace.

    La felicità è davvero dentro di noi: tutto sta nel ricordarsene.