venerdì 28 novembre 2014

Libri: il peso delle parole.



Titolo: La grande fabbrica delle parole

Autore: Agnés de Lastrade

Illustratore: Valeria Docampo

Editore: Terre di Mezzo

Voto: 10


Eccolo finalmente: l'ho inseguito tanto, come non mi capita spesso di fare coi libri.
L'ho cercato e corteggiato, l'ho atteso e fantasticato.
Infine è arrivato.
Ne avevo letto in rete, qualche tempo fa, e per prima cosa mi sono innamorata delle illustrazioni; incuriosita dal tema poi e dall'originalità dell'ambientazione, un Paese fantastico, ai limiti del metafisico, in cui le parole non si pronunciano mai a cuor leggero, dal momento che ognuna di esse per essere pronunciata deve prima essere acquistata, pagata in base al valore di mercato, poi ingoiata.
Immaginate dunque quale debba essere la cura e l'attenzione nella scelta del proprio eloquio da parte degli abitanti del Paese in cui sorge la Grande Fabbrica delle Parole.
Ovviamente, come in ogni Paese che si rispetti, tanto in quelli reali, quanto in quelli immaginari, vi sono disparità di condizioni sociali ed economiche, e anche qui c'è chi può permettersi di scialacquare in chiacchiere e luoghi comuni, chi invece è costretto a fare i conti con le sole parole che può permettersi, e puntare all'essenziale.

martedì 25 novembre 2014

25 marzo 2013.

La sera prima.

Il giorno in cui è nata Rania mi svegliai presto, alle 5 del mattino.
Mi svegliai con dolori all'addome, crampi sopportabili ma insistenti, che non mi lasciarono quasi alcun dubbio circa la loro natura.
C'è da dire che quella mattina scoccava per me e per la mia non-nata il termine di 40 settimane nette, non un giorno di più, non uno di meno, e forse forse qualcosa mi diceva che la cosa poteva anche accadere, quel giorno.

mercoledì 19 novembre 2014

Nostalgia del presente.



Il vecchio blog però l'ho lasciato ancora on line, e accessibile.
Non so che ne farò.
Sono un'inguaribile sentimentale in fondo.
Quando riapro quella pagina per avere accesso rapido ai miei vecchi contatti, mi prende un vago senso di malinconia. Non credo sia dovuta al blog.
L'ultimo post che pubblicai lì era una sfilza di fotografie primaverili scattate alle bimbe, più piccole di 8 mesi, che soprattutto all'età di Rania è tanta roba.
E guardando quelle foto, leggendo quelle parole, mi arriva la percezione di giorni sereni, felici, allegri, di una persona consapevole e soddisfatta del proprio tesoro, e ben piazzata nel tempo, nel giro eterno delle stagioni e poi degli anni, del volgere delle età della vita, delle generazioni infine che si susseguono.

lunedì 17 novembre 2014

Il viaggio ti salverà da questa palude dell'anima.

Ci sono giorni, ci sono periodi, che l'umor nero prende il sopravvento, e tu rimani prigioniera dei tuoi pensieri ossessivi, claustrofobici. Ti svegli con loro, ti accompagnano per l'intera giornata.
Non è che tu non veda il bello e il buono nella tua vita, non è che tu non sia grata per ciò che hai e ciò che hai ricevuto, non è che non ti basti.
Non è che vuoi di più. Non è niente di tutto ciò, è l'assenza di prospettive, il sentirti in trappola, l'insoddisfazione di te, il chiederti continuamente: "Potevo fare di più? Ho usato al meglio la mia vita? Il mio tempo finora?" E rifiutare di risponderti, perché la risposta è avvilente.
E' il tarlo subdolo dei potrei, avrei potuto, avrei dovuto, dei rimpianti che riempiono le fosse.
In mezzo, mischiata, c'è la paura, tacita, nascosta, perché guardarla in faccia ti fa ancora più paura, e allora eviti di farlo, la allontani, scacci quel pensiero.
La paura del domani, la paura di non trovare più strade percorribili, di non corrispondere alle aspettative, tue o di chi ti ama, di dover un giorno giustificarti di fronte a tua figlia, o alle tue figlie per ciò che non sei stata in grado di garantire loro, per aver chiuso vie di fuga anche a loro, per non aver saputo offrire orizzonti più vasti, e limpidi.

giovedì 13 novembre 2014

Assetti familiari. Post a contenuto informativo e puramente cronachistico.

Alcune cose sono cambiate nella nostra quotidianità, o stanno cambiando.
Niente di sensazionale, ma son pur sempre cambiamenti che ridefiniscono tempi, ritmi, e abitudini.
E mi danno la misura del tempo che trascorre, e di loro che crescono, della vita che evolve.
La prima cosa è che, anche se qui l'ho scritto solo en passant, arrivò la tanto attesa telefonata dall'Ufficio Servizi Educativi, ad annunciarmi che si era liberato un posto per Rania in un nido.
Le parole esatte furono: "telefono per darle una bella notizia" e prima ancora che esordisse con questa frase l'impiegata, io sapevo già perché chiamasse, e quindi la sua frase a effetto avrebbe anche potuto risparmiarsela per altre occasioni, ché a dire il vero io un po' quella telefonata me l'aspettavo prima o poi, e nemmeno con troppa ansia o impazienza, perché non sentivo urgente l'esigenza di liberarmi di mia figlia quel tot di ore necessarie a sbrigare faccende ordinarie e straordinarie.

mercoledì 12 novembre 2014

L'ora in cui dormono le asce.


La sera deponiamo l'ascia di guerra.
Quasi sempre cioè.
Prima ci sono ancora un po' di urlacci, e un po' di NO!
Prima c'è ancora qualche obbiezione, Vostro Onore.
Prima c'è magari "Dovevo tirarla io la catena! Ti avevo detto che dovevo tirarla io! Bwaaaah!".
Prima ci sono catene di Sant'Antonio di libri da leggere sul tappeto psichedelico in camera delle bimbe, e fare a botte e a chi grida più forte perché devo leggere Peppa Pig Una gita in treno o La casa dei gatti piccini piccini picciò secondo una, no invece, secondo l'altra, che schifo Peppa, leggimi questo, mamma, e ti tira fuori volume di storie di Principesse da 150 pagine, un'ora e quaranta di lettura per finirlo.

Prima c'è tutto questo rituale, che io non ho certo contribuito a mettere a punto, ché non son mai stata brava coi rituali e con le routine, con gli orari e con le tabelle di marcia, ma si è stabilito così da sé, per tentativi e un po' assecondando loro, che finita la cena mantengono quel quarto d'ora di stato di grazia in cui riescono a essere sufficientemente autonome da permettermi di lavare grossomodo i piatti e pulire la tavola.
A meno che la piccola non cominci a urlare.

martedì 11 novembre 2014

Modì et moi.


Al riparo.
Sotto il rumore di torrenti di pioggia scrosciante.
E' sempre rassicurante e piacevole sentire fuori la furia degli elementi quando sai di avere un tetto sopra la testa. Un tetto che per ora non dà segni di cedimento.
In stato di grazia ancora per la mattinata trascorsa: sono stata da Modì, e sono ancora piuttosto scossa.

La mostra, per chi volesse, è al solito Palazzo Blu (il solito perché già ne ho parlato qui, qui e qui. Non sono una grande frequentatrice di eventi culturali, ma ecco, quando mi schiaffano in faccia certi autori a due passi da casa, cerco di alzare un po' il culo dalla mia quotidianità e di andarmeli a vedere) almeno fino al 15 febbraio. Affrettatevi gente, che non sembra ma poi arriva in un attimo.

venerdì 7 novembre 2014

Due libri da non perdere (secondo me).

Venerdì del libro. Ce la posso fare.
Ieri pomeriggio visto il maltempo imperante su gran parte della penisola, e nella fattispecie qui, ho approfittato dell'occasione di una lettura ad alta voce per bambini notificatami dalla mailing-list della biblioteca comunale e ho portato le bimbe a fare un po' di esercizio intellettuale.
La lettura in realtà è stata un po' una pena, causa drappello di madri cialtrone con figli scatenati al seguito che hanno improvvisato una piccola performance da orda barbarica all'interno dell'area di lettura, rendendo vano qualsiasi tentativo di seguire.
Ma siccome non sono qui per lamentarmi dell'altrui ignoranza, che poi se gli fai notare che magari quello non è proprio il luogo in cui lasciar scatenare lo spirito apocalittico dei propri figli, che se uno non è in grado di gestirli se li tenga a casa propria, ti rispondono pure merda, che sono bambini, cosa vuoi pretendere da loro, siccome questo, dicevo dunque, lo metto solo per inciso, tanto per, e vado avanti.

Dunque in questa amena circostanza ho preso atto che siamo in ritardo sulla riconsegna di alcuni libri presi in prestito tempo fa, che mi riproponevo di segnalare qui, solo che poi non ho mai tempo e il tempo passa.
E allora prima di riconsegnarli ecco, ci provo (preambolo più che superfluo).

Due libri che mi hanno colpito per la resa grafica e l'essenzialità schietta del racconto, senza secondi intenti, senza velleità pedagogiche o messaggi sottesi, ma per il puro gusto di inventare storie partendo da elementi curiosi, e lasciando un po' che la storia si racconti da sé.

Sono questi due:




TitoloUn leone a Parigi

Autore/illustratoreBeatrice Alemagna

EditoreDonzelli Editore

Età di lettura: dai 2 anni ai 99 (poco adatto ai centenari)