lunedì 21 settembre 2015

Béc tu scùl.


Più di un mese che non scrivo e cosa è successo in mezzo?
In mezzo vita di ogni giorno.
Settembre è ritornato e ha portato con sé un autunno impeccabile, dei più classici e convenzionali che ci si possa aspettare: pioggia, raffreddori e foglie secche. Puntuale come non mai, in tempo per il rientro a scuola.
L'aria più fresca, la mattina, quando esco in bicicletta con le bimbe, mi fa rabbrividire i piedi nelle infradito, che mi ostino a non voler dismettere, forse perché l'alternativa nel mio ampio arsenale di calzature sono gli scarponcini di pelle imbottiti...

No, non riesco a fare a meno di parlare del tempo che cambia. E' il mio modo per riallacciarmi al corso del pensiero, quando questo è rimasto indietro di una stagione.
Quando ti accorgi di non aver trovato mai il tempo per scrivere, per sederti e pensare, con la tastiera davanti e mettere in ordine quattro cose, capisci che il tuo tempo deve essere stato pieno di cose.

Abbiamo fatto le valigie due volte, e poi le abbiamo disfatte. Abbiamo trasferito gatti e riportati indietro gatti. Siamo stai in piscina con i cugini e a casa con la nonna.
Abbiamo festeggiato compleanni e nascite e sofferto il caldo, abbiamo aspettato temporali  e pensato che almeno le piante avrebbero avuto acqua, in nostra assenza.
Abbiamo fatto le vacanze tardi, quando costava di meno, e faceva pure meno caldo.
Abbiamo sperimentato il campeggio in soluzioni economiche risicate e ci siamo adattati.
Abbiamo lavato i piatti nel pilozzo dell'acqua, e abbiamo scoperto cosa fosse un pilozzo dell'acqua, oltre a constatare che non è decisamente pensato per lavare i piatti.
Abbiamo camminato fino alla spiaggia e fatto volare l'aquilone rosso col vento forte.
Ci siamo arrampicate sulla torre di guardia del guardaspiaggia la sera, quando i guardaspiaggia, anche noti come bagnini, lasciavano la postazione.






Abbiamo sentito lo scalpiccio degli scoiattoli sopra le nostre teste, sul telone cerato.
Abbiamo lasciato acini d'uva sotto la finestra della roulotte per gli scoiattoli e ci siamo appostate per vederli scendere, nelle loro performance acrobatiche da Mission Impossible, e fotografarli di soppiatto. Ci siamo inventati lo squirrel-watching, dove squirrel significa, appunto, scoitattolo (no: per chi non lo sapesse).
E poi siamo andati a caccia di raganelle la sera. Ogni sera, lì, al campeggio.
Abbiamo incontrato rospi lungo la strada per i bagni e abbiamo imparato a pianificare le pipì.
Quando hai il cesso a 300 metri da dove dormi devi ottimizzare per forza, le pipì, soprattutto quando si tratta di tre pipì diverse di tre individui diversi di cui due sotto i sei anni, parzialmente padrone del potenziale di contenimento della loro vescica.
Abbiamo deciso che il gabinetto in casa non è così indispensabile, ma tutto sommato comodo, e abbiamo apprezzato il fatto di possederne uno.

Abbiamo detto addio alla nostra privacy durante i lavaggi quotidiani, e abbiamo imparato a muoverci presto per andare in bagno al mattino perché è allora e solo allora, subito dopo il passaggio dei turni di pulizia, che puoi sperare di trovare puliti ad un livello decente i bagni comuni.
Abbiamo scoperto che meno roba ti porti dietro, meno hai bisogno di roba, e meno roba hai, più riesci a goderti il tempo, e a trovare intrattenimenti.
Mimi ha disegnato, scritto, colorato, fantasticato, ballato, raccolto fiori, odori ed emozioni, ha nuotato con e senza braccioli, si è tuffata in tutti i modi possibili, fatto amicizia, corso, saltato.
Rania è caduta svariate volte da svariate altezze, si è scorticata in svariati punti del corpo, ma non si è mai persa d'animo. Preferisce correre a camminare  e girare su se stessa fino a perdere le coordinate spaziali basilari.





 


Siamo rientrati con una certa riluttanza alla normalità, dopo appena dieci giorni, incalzati dal maltempo che il meteo continuava a minacciare incombente, con la sensazione di esser stati via qualche secolo, e di essere profondamente cambiati dentro, con nessunissima voglia di buttarci a capofitto nel bailamme delle feste di compleanno e nelle faccende di tutti i giorni legati alla casa, alle bollette e a tutto ciò che arriva dentro la cassetta delle lettere che non è mai buona notizia, e sempre meno saluti e baci di amici da lidi lontani.
Comunque siamo rientrati e ci siamo adattati.
Abbiamo raccolto le nocciole e i fichi d'india, ci siamo levate le spine delle dita e dalla lingua.
Ci siamo levate anche i pidocchi dalla testa, e speriamo non tornino. Non che non gradissimo, eh. Ma in questa casa non c'è posto per tutti questi ospiti.

Rania ha contratto tutta una serie di malattie esantematiche a partire da quello che, dopo un autorevole consulto via WathsApp col parentado che mi ha aperto possibilità sconfinate e non troppo auspicabili di autodiagnosi, è risultato infine essere Herpes Zoster su parere della sostituta del sostituto del nostro pediatra che è andato in pensione da più di un anno e ancora non ho ben capito dove verremo reindirizzate.
Qualcuno ha gentilmente pensato di prelevare dalla mia borsa, incautamente mollata in macchina in amena località campestre dimenticata dal mondo, ma non abbastanza (sì, lo sportello era aperto, sì, sono un'inguaribile ottimista) portafoglio e reflex.
Nel portafoglio avevo tutto il mio avere documentario e monetario, carte incluse, nonché le mie plurime fidelizzazioni con esercizi commerciali vari. Nella reflex, fortunatamente, solo poche foto dell'estate, poiché avevo da poco comprato una nuova scheda di memoria. Fottuta, anch'essa.
Ma anche questa è andata, e in una serie di rocamboleschi giri per uffici di polizia, poste e comune, avrei (quasi) risolto tutte le mie questioni.

Le bimbe? Sono tornate a scuola, dicevo, a regime (quasi) regolare, ché si sa che qui nulla sia fatto in maniera troppa brusca, è sempre meglio adeguarsi un passo alla volta, ché rischiamo di restarci secche.
Oggi sarebbe il primo giorno di mia autonomia da loro per un tempo sufficientemente lungo da permettermi di fare altro oltre alla spesa e le pulizie domestiche.
Mi prudevano un po' le dita perciò...

3 commenti:

  1. Io lo sportello l'ho chiuso e quindi ciò rimessi pure il finestrino. Felice di rileggerti ;)

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    1. Sì, ma infatti. L'errore è il lasciare lì la borsa. ma ho smesso di colpevolizzarmi: non è che uno deve vivere per forza col fucile spianato nella convinzione che un tuo gesto sbadato debba significare di diritto che qualcun altro ti inculi. La mia fiducia nel mondo è un po' una maschera alla mia indolenza, perché spesso e volentieri non ho nessunissima voglia di portarmi sempre dietro la borsa pesante quando ho già rania a cavalcioni insonnolita e non credo di dovermi avvalere di nessuno degli oggetti in essa presente. Soprattutto se devo allontanarmi per solo una decina di minuti... ma non lo farò più, mai più, ovviamente.

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