mercoledì 23 dicembre 2015

Bambina nel tempo


- Mamma ti ricordi quando sei uscita e mi hai lasciato tutta sola per un sacco di tempo?
- Ma quando, Mimi?
- Quando sei uscita da sola con Rania. E hai detto che tornavi subito invece sei stata via tantissimo.
- Ah, quando sono andata a fare la spesa sabato mattina e tu ti eri appena alzata! Ma dai. Sono tornata appena ho finito di fare tutto. Tu stavi guardando Tom e Jerry... Non avrai aspettato tanto.
- Sì. Ho guardato Tom e Jerry e ho pianto tantissimo, perché tu non tornavi più.
- Ma su! Sono stata via solo un'oretta, non farla tragica, Mimi!
- Mamma, tu lo dovresti sapere che per una bimba come me che piange sola senza la mamma un'oretta è tantissimo! Non è come per voi umani.

Io mi scompiscio a volte.

venerdì 18 dicembre 2015

Libri: cercare se stessi

Qualche buona idea per i regali di natale di quest'anno?
E va bene, per questa volta vi accontento.
Era da tempo che avrei voluto parlare di questi due libri, che, giunti per vie traverse e forse non da subito apprezzati come si conviene, circolano già da un po' in casa nostra.
Ve ne parlo nello stesso post perché questi due libri illustrati hanno in comune la tematica di fondo: la ricerca di sé  e l'acquisizione della propria autoconsapevolezza, nell'unicità e nella specificità di ognuno.
Lo fanno apparentemente offrendo due punti di vista un po' diversi, forse divergenti: "io chi sono VERAMENTE?" O "io chi voglio essere? Chi voglio DIVENTARE?"
Il fatto è che, a ben guardare, la risposta univoca di cui si fanno portavoce le due storie, di personaggi in cerca di un'identità definita, è tutta nella rivendicazione della libertà di ognuno di essere ciò che è, nella maniera in cui meglio gli si adatta e passando attraverso le esperienze che gli permettono di conoscersi, accettarsi, piacersi.

Partiamo dal primo:



Titolo: Il pinguino verde, 2012

Autrice: Valentina Muzzi

Editore: Sinnos

Età: dai 2 anni



martedì 15 dicembre 2015

Ci scrivo un post

Immagine mentale di me in relax, presa in prestito da Yelena Bryksenkova
Allora, stavamo dicendo?
Dimenticavo di avere un blog.
No, non è vero, non lo dimentico manco per cazzo.
Mi correggo: non lo dimentico neanche per sogno (detesto la volgarità gratuita).
Infatti stavo pensando di scrivere altro pippone su famiglia, il Natale, il crescere...
No, meglio di no, sono nauseata di me stessa persino io.
E poi quel giorno dovevo sistemare la libreria Billy scomponibile di tre metri e mezzo che non ho idea di dove entrerà nei nostri 50 metri quadri di casa, ma, ehi! Era in regalo sul gruppo FB Te lo regalo se vieni a prenderlo, e io me la sono aggiudicata, poi ho mandato il beduino a prenderla, tanto meglio: eviterò di spendere quei circa 200 € da Ikea (che non ho) per sistemare l'ammasso di scatole impilate a fianco dell'armadio nella camera delle bimbe.

martedì 24 novembre 2015

Poesia del quotidiano


I disegni di Mimi sono fantasie caleidoscopiche: figure allungate e fluttuanti, con lunghe vesti ondulate a fasciare gambe infinite, abiti drappeggiati di ghirigori, arabescati e arricchiti di decorazioni mai troppo ridondanti: fiocchi e pizzi, cuori e farfalle; trecce  lunghissime o svolazzanti ciocche di capelli a riempire tutto lo spazio intorno come un'aureola dorata.
I disegni di Mimi sono una tavolozza di colori sapientemente scelti e accostati, una continua sperimentazione e contaminazione di tecniche, dal glitter allo scotch colorato, dal collage misto al frottage alla cera gocciolata.

I disegni di Rania per ora sono tentativi di tracciare volti umani, grandi cerchi irregolari all'interno dei quali prova a inserire con enorme difficoltà connotati incerti. Si demoralizza presto perché il risultato spesso non corrisponde alle intenzioni e mi chiede di farlo io.
Mimi ha una grande fiducia in sé e nelle sue capacità, e non emette quasi mai un giudizio negativo sulle sue creazioni, anche sulle più bislacche.

giovedì 12 novembre 2015

Inside out. Emozioni sul grande schermo


Un tempo ero una blogger più assidua. Non più brava, non più figa, ma sicuramente più assidua.
Così riuscivo a concretizzare molte idee che mi passavano per la testa, come rubriche di cui nessuno sentiva l'utilità e pseudorecensioni di mostre che non interessavano a nessuno, e solo una volta che erano terminate, così, anche volendo, nessuno avrebbe potuto andarle a vedere dietro mio consiglio.
L'ho detto che ero più assidua, ma ciò non vuol dire che fossi più efficiente, né più al passo con l'attualità.
Perciò, perché smentirmi ora, solo perché ho cambiato indirizzo al mio blog e sono un po' più schiva?
Dunque da circa un mese a questa parte, da quando cioè sono stata al cinema con le bimbe a vedere l'ultimo film della Pixar, mi sarebbe piaciuto parlarne qui.
Ma i miei aggiornamenti sono sempre più sporadici e faticosi, e non ce l'avevo ancora fatta, a concretizzare questo proposito.
Fino ad ora! (Papparapààà!)
Ora che probabilmente il film non sarà più nelle sale, ma fa lo stesso.
D'altronde ci hanno spaccato le palle con Frozen fino al mese scorso, con vestiti di carnevale di Elsa, feste a tema, un merchandising spietato e cover di Let it go su YouTube. Potrò attardarmi un pochino sull'onda delle mie impressione tutto sommato ancora abbastanza fresche (tutto è relativo, signori miei. Considerate che negli ultimi cinque anni io sono entrata in un cinema in tutto quattro volte. Fate un po' voi).

martedì 10 novembre 2015

Oltre il reef


Siamo stati fuori, un paio di week end fa, per l'immaginario ponte dei morti, che ponte non era, poiché l'unico giorno festivo in questione cadeva di domenica, ma sono sottigliezze al giorno d'oggi, soprattutto per chi non ha cartellini da timbrare il lunedì mattina, come la sottoscritta. Sono i vantaggi della disoccupazione. Dunque un week end lungo in gita con zii e cugini (mio fratello e famiglia), graziato dal meteo che ci ha regalato giornate luminose di caldo sole, per quanto ventose, con buona pace dei miei meteoropatismi.
Genova ci ha accolto coi suoi svincoli micidiali e i suoi palazzi proiettati verso il cielo, la sua umanità cordiale, la carta da parati anni '90 della nonna e i terrazzini che danno su cortili vertiginosi, tagliati dai fili da bucato che ne spezzettano in forme irregolari il poligono di cielo soprastante.
La città dal sapore retrò, assediata tra mare e monti, col suo porto futurista e il suo colossale acquario, meta agognata e principe dalla nostra gita, ci ha ospitato per tre giorni e quattro notti.
La città mi ha un po' frastornata, con le sue distanze da città, i suoi marciapiedi stretti tempestati di cacche di cane, i percorsi tortuosi per arrivare a comprare la farinata buona, che ti sembra di tornare continuamente sui tuoi passi e non hai la minima idea di dove sei finita, e magari stai a pochi passi da casa.

mercoledì 28 ottobre 2015

Autunno molesto.

Sì sì, capisco perfettamente perché i giorni a cavallo tra ottobre e novembre vengono deputati da svariate tradizioni culturali al culto dei morti.
Interiormente per me questo periodo è assimilabile a una lenta discesa agli inferi. Sarà che non riesco mai a scindere del tutto i miei stati d'animo interiori dagli stati d'animo meteorologici.
Oggi per esempio veniva giù acqua a secchiate da un cielo cupo e uniforme. Sono venute giù secchiate d'acqua tutta la notte, una notte fredda e scrosciante che tu vuoi solo farti piccola piccola sotto il piumone, nella tua bolla di tepore e sonno, mentre dall'altra stanza provengono i respiri regolari delle tue bambine, che ogni tanto senti mugolare, oppure parlare nel sonno, o lamentarsi, perché da quando sei madre hai sviluppato questa cosa incredibile della coscienza notturna, che sei continuamente consapevole di quel che accade nel mondo dei vigili anche mentre dormi, e come le senti chiamare il tuo nome, ovvero quello di mamma, corrispondente al tuo ruolo nei loro confronti, sei già in piedi, alla faccia del piumone e della tua bolla di tepore umano, del tuo sonno ovattato dallo scroscio continuo dell'acqua fuori, sopra il tetto, tra i rami degli alberi e sulla tettoia della terrazza.

lunedì 19 ottobre 2015

Sulle virtù morali dello stracchino


Quando ero incinta di Mimi, i primi mesi sono stata malissimo.
Mi piacerebbe poter dire di aver vissuto alcuni passaggi salienti della mia vita in maniera diversa da quanto effettivamente io abbia fatto, mi piacerebbe anche poterne serbare ricordi differenti, non ancorati a disagio, paura, ansia, inadeguatezza, senso di smarrimento, ma piuttosto a gioia, come ci si aspetterebbe che dovrebbe essere accolta la notizia dell'arrivo imminente di una nuova vita.
Sarebbe tutto molto più poetico e romantico, come nelle pubblicità di Ikea o nelle commedie americane, quando una vomita un poco appollaiata sul bordo di un cesso, giusto per dire che è incinta, ma poi nella scena successiva se ne va in giro tutta giuliva a sperperare stipendi in un inutile e stupido shopping pre-maman.
Comunque recriminare su quanto è stato è abbastanza inutile, almeno quanto pensare di poter essere altro da quel che si è.

giovedì 8 ottobre 2015

Il criceto nella ruota.


A periodi ho la sensazione di star vivendo un eterno dejà-vu.
Della mia vita ho capito che ciclicamente ritorna su se stessa, si ripropongono le situazioni e le sequenze di eventi, e ciò che in questo mi risulta fastidioso è il fatto di non riuscire a sottrarmi a questo infinito ciclo, come se le mie scelte non dipendessero realmente da me, come se fossi soggetta ad un eterno fatalismo e come se in realtà niente cambi ne possa cambiare, malgrado il mazzo che uno si può fare.
Quello che di me ho a questo punto capito, è che a questo stesso ciclo sono soggetti i miei umori, e che a un periodo di grande positività, ottimismo, onnipotenza, ne seguirà prima o poi un altro di sconforto nero, di totale demotivazione verso la vita e che a nulla serve ricordarmi i grandi e piccoli traguardi raggiunti, le grandi fortune che ho e la mia gratitudine verso i doni della vita, in primis le mie figlie e bla bla bla.

lunedì 28 settembre 2015

Osservazione delle bambine nello spazio. Annotazioni empiriche.


Fenomenologia del comportamento cinetico delle bambine:

1. Poste tre (o numero maggiore) bambine ai giardinetti, le bambine tendono a occupare tutto lo spazio disponibile, sparpagliandosi.
2. Se lasciate libere di espandersi nello spazio il raggio di dispersione dei loro corpi sarà esponenziale, e la loro velocità di allontanamento direttamente proporzionale alla vostra incapacità fisica di star loro dietro (perché magari siete uscite coi sandaletti con le cinghie in cuoio e la suola piatta che vi segano il collo del piede e vanificano ogni tentativo di spostamento che somigli a una corsa)
3. Le bambine libere nello spazio risultano inerti a qualsiasi stimolo di natura acustica: urla indecorose della genitrice/affidataria, intimazioni, minacce et sim.

venerdì 25 settembre 2015

Re-flussi di coscienza di mezza stagione.


Settembre è un mese strano: hai ancora l'abbronzatura sulla pelle, e cerchi già gli scatoloni dei vestiti invernali per cambiare il guardaroba delle bimbe.
L'estate che fino a poco tempo fa era sfolgorante realtà, ora è come un sogno evanescente che ti chiedi se sia stato effettivamente, non più di una manciata di settimane fa, quando te ne andavi a zonzo in infradito per sentieri sabbiosi.

Stesse cose, stesse persone, stesse scuole, stesse routine, più o meno, stessa casa, come sempre.
Arriviamo a fine mese con la consapevolezza che a settembre, bisogna solo capire bene quando, si ricomincia esattamente dal punto in cui siamo rimaste.
Le bimbe alle rispettive scuole; quelle, per fortuna, quest'anno almeno, son rimaste le stesse, così che mi rimane ancora un buon annetto di tempo per abituarmi all'idea dei grandi passi venturi.

Ed è così faticoso rientrare nei ranghi dopo una parentesi di rilassatezza che era divenuta la tua quotidianità.

lunedì 21 settembre 2015

Béc tu scùl.


Più di un mese che non scrivo e cosa è successo in mezzo?
In mezzo vita di ogni giorno.
Settembre è ritornato e ha portato con sé un autunno impeccabile, dei più classici e convenzionali che ci si possa aspettare: pioggia, raffreddori e foglie secche. Puntuale come non mai, in tempo per il rientro a scuola.
L'aria più fresca, la mattina, quando esco in bicicletta con le bimbe, mi fa rabbrividire i piedi nelle infradito, che mi ostino a non voler dismettere, forse perché l'alternativa nel mio ampio arsenale di calzature sono gli scarponcini di pelle imbottiti...

domenica 16 agosto 2015

A Olivia


A Olivia che è nata. Non è roba di tutti i giorni, nascere, non è da tutti.
A Olivia che è stata attesa. Così tanto che il cielo era diventato fermo e non una foglia si muoveva più, solo le pale del ventilatore ci tenevano in vita, nell'attesa infinita di Olivia.
A Olivia che ora riposa tra chiacchericci e grida, e giochi rumorosi e dinosauri lanciati in aria, e ogni tanto riceve un triceratopo di gomma sulla testa, e allora anche lei dimostra di saper protestare, nel caso.
A Olivia ninna nanne di risate di bimbi e litigi, abbracci focosi e palpeggiate ovunque, e carezze maldestre sulla faccia, a Olivia che non è schizzinosa.

lunedì 3 agosto 2015

Quando in campeggio noi.

Una rinfrescata ci voleva proprio, no?
Personalmente non sono un'amante delle estati caldissime, ma, se proprio deve arrivare un anticiclone a spazzare via nella maniera più violenta possibile il caldo e l'afa che da settimane stazionavano sulle nostre povere teste, state pur certi che sarà proprio quel giorno che a me e al beduino verrà l'azzeccatissima idea di andarci ad accampare una notte in tenda sulla spiaggia, noi, le bimbe e coppia di amici children-free.
Non si tratta proprio di intuito meteorologico né di sfiga, più di incuranza e disprezzo per le previsioni ufficiali, ingiustificato senso di onnipotenza e una buona dose di insana indifferenza per la prospettiva di venirsi a trovare in situazioni di merda.
Comunque.

Comunque faccio prima a mostrarvi per immagini le fasi del nostro glorioso soggiorno.
Una collezione di sfighe che manco Fantozzi e Fracchia.

Armati di tutte le migliori intenzioni e dell'entusiasmo sufficiente ci rechiamo in loco sul far del crespuscolo, e subito piazzati i nostri alloggi campali, il beduino piazzate le sue immancabili canne da pesca, strumenti del Demonio, ci accingiamo al bivacco, le piccole razzolando brade, Mimi lasciandosi ammaestrare nell'arte del lancio dell'esca.


giovedì 30 luglio 2015

Pensieri fastidiosi come zanzare.

Ci siete? Siete sopravvissuti(/e) al terribile caldo?
Ma soprattutto, c'è davvero qualcuno che legge questi miei sproloqui notturni?
Mi chiedo spesso perché continuare a scrivere. Non che la risposta mi importi davvero. Credo che se una cosa la fai, e continui a farla dopo tanti anni per il puro gusto nell'esercizio di farla, non devi stare tanto a cercare altre motivazioni.
Appurato che l'esercizio della scrittura è per me qualcosa di endemico, il continuare a farlo pubblicamente ha però dei riscontri differenti, che hanno a che fare non so più se con il desiderio di comunicazione o con l'esibizionismo, o con la ricerca di consensi o approvazione. Non saprei. Quando inizi a scrivere in maniera tanto personale perdi un po' di vista il potenziale pubblico.
Io comunque mi metto dall'altra parte e penso che a distanza di anni continuo a seguire con estremo piacere alcuni blog di cui ho seguito se non la genesi, almeno i primissimi passi, l'evoluzione personale dei loro autori (che poi sono direi in tutti questi casi autrici), le loro storie, dentro e fuori la rete.
Il più delle volte è una frequentazione muta, una partecipazione a vite in un altrove che non è il mio quotidiano, finestre lasciate socchiuse su realtà non mie, ma che col tempo lo sono un po' diventate, almeno nella finzione letteraria, ché qui nella scrittura siamo tutti un po' personaggi letterari più che persone vere.
Ed ho un po' bisogno di questa partecipazione, ho un po' bisogno di quello spiraglio sulle ansie e speranze, delusioni e paure, tristezze e solitudini altrui. Ho bisogno, credo, soprattutto delle altrui solitudini, ché quando si scrive si sta sempre da soli, e si scrive a volte perché si è soli, ma comunque si è soli nel momento in cui si scrive, si è soli perché si scrive.

mercoledì 15 luglio 2015

Mamma è al lavoro.


La mattina sto andando a lavorare.
"Scusami se non ti ho risposto; ero al lavoro".
"No, a luglio lavoro, non partiamo".
"Mamma domani ci devi andare, a lavoro?"
Sì, suona sempre bene.
Non saprei dire perché ho questa dannata esigenza di definirmi una persona che lavora, di dichiarare al mondo che ho un ruolo produttivo nella società scongiurando le eventuali e possibili accuse implicite di: mantenuta, fancazzista, casalinga, tu-che-non-lavori, cosa-fai-nella-vita?

domenica 12 luglio 2015

I tempi che corrono.

Illustrazione di Michael Roher
Ai miei tempi i bambini guardavano un sacco di televisione. Ai miei tempi, io guardavo un sacco di televisione.
Io e i miei fratelli passavamo svariati pomeriggi d' inverno in casa a guardare la televisione.
Ma anche a giocare.
Ai miei tempi i bambini avevano un sacco di giocattoli. Noi, ai miei tempi, avevamo una cameretta piena zeppa di giochi e giocattoli, e siccome ci infarcivamo tutto il giorno di pubblicità, conoscevamo alla perfezione l'offerta ludica commerciale del momento, e la seguivamo, sempre secondo la disponibilità genitoriale e gli interessi personali.
Naturalmente se era bel tempo uscivamo; nessuno ci vietava di farlo né ci chiedeva quando saremmo rientrati. Almeno secondo i miei ricordi di bambina, i miei genitori, a quei tempi, erano perennemente a lavoro. C'è da dire che, ai miei tempi, noi costituivamo un'eccezione in un panorama di famiglie non parimenti permissive, ed eravamo considerati dei semi-selvaggi.

domenica 5 luglio 2015

Con gli occhi, con le orecchie, e con la sabbia tra le dita dei piedi.


Vorrei prendere in prestito i vostri occhi, e con quelli guardare il volo degli aerei, quando passano sopra le nostre teste, bassi, e per qualche secondo non si sente altro che il frastuono del motore, e le vostre vocine che ancora salutano un babbo lontano, che invece è già qui con noi da un po'.
Quegli occhi a cui non sfuggono i dettagli, quando camminiamo tra gli alti platani del parco e rimanete a guardare il percorso di un insetto tra le cortecce screziate, frastagliate come i pezzi scomposti di un complicato puzzle, quando vi fermate sul ciglio del marciapiede di colpo perché avete visto un fiore di malva e discutete sul colore, se sia viola oppure rosa; quando la pineta è la foresta incantata e il cespuglio dell'alloro è il rifugio in cui nascondersi per sfuggire al T-rex.

lunedì 29 giugno 2015

Dire, fare, forse baciare...


Le bimbe certi giorni mi stremano emotivamente.
Però, anche, mi colmano a livello affettivo; riempiono ed esauriscono il mio universo emozionale in un continuo interscambio di feedback, violenti e tenerissimi, e confesso che, almeno in questa fase della mia vita, non riuscirei, nemmeno se fossi disposta ad investirvi molto più di quanto non faccia in termini di tempo, energie e attenzione, non riuscirei a dirigere altrove da loro un equivalente di quella affettività. Un pochino è anche una questione di sopravvivenza, di respiro quasi, ché siamo la risultante di un equilibrio di elementi differenti, di cui quello affettivo è senza dubbio fondamentale, ma non l'unico.

Affettivamente sono un mezzo disastro, lo ammetto.

domenica 21 giugno 2015

La vita degli altri.


All'ora in cui normalmente sto ancora portando le mie figlie a scuola,sono già seduta, gambe conserte, se così si può dire, sui cuscini del sofà nell'ampio luminoso, ma ora in penombra da tapparelle abbassate, soggiorno.
La casa è grande, moderna, arredata, si direbbe, "con stile".
Ma chi sia il responsabile dell'arredamento, questo lo riesco ad immaginare, o meglio a presumere, con una punta di malignità: non certo i padroni di casa. Questa casa perfetta è talmente pensata che non ammette nulla di personale, di vissuto o di reale, al di là degli oggetti dell'ordinario vivere, al di là delle fotografie alle pareti, per quanto anche quelle disposte secondo una logica estetica che sa di studiato e posticcio.
Qui c'è lo zampino di qualche arredatore interior designer o vattelapesca.

lunedì 15 giugno 2015

Peter Pan, dove sei?


L'estate è il momento migliore per crescere. Sembrerebbe quasi sia fatta apposta.
Crescono in frondosità le chiome degli alberi e in intensità i verdi delle foglie.
Cresce l'erba nel vialetto di ingresso a casa e intorno alla rastrelliera delle biciclette, ché ogni volta sembra di andarla a ripescare dal profondo della steppa erbosa.
Crescono le giornate, cresce il caldo nelle ore di luce, cresce l'attesa e la stanchezza, l'euforia e l'impazienza di potersi finalmente fermare, in questa corsa frenetica lunga tre stagioni, quelle ordinarie, fatte di ordinario vivere.
Crescono le bambine, che, si sa, crescono sempre, come ti ricordano i conoscenti per strada quando ti fermi a salutarli, ché in una piccola città come questa in cui viviamo noi, per fortuna, ancora accade di incontrare strada facendo gente che conosci, anche più d'una volta al giorno, e ancora accade di fermarsi a scambiar reciproche osservazioni sul tempo che passa, misurato in centimetri sulla statura dei reciproci figli, o sulla loro verbosità, così che a volte finite per far parlare loro, levandovi dall'imbarazzo dei discorsi di circostanza. E allora aspettatevi di tutto, ché si può spaziare dall'astrofisica alle Winx nel giro di un unico periodo.

lunedì 8 giugno 2015

Contemplando l'estate incipiente.


E' arrivato prepotente giugno, e all'improvviso è già tutto un finire, un chiudere, un concludere, un'affrettata corsa verso il dopo.
Mi costringo alla scrivania a scrivere un post che inizio nella maniera più banale possibile, parlando del tempo. Il tempo che passa e le stagioni che si avvicendano.
E' la maniera più semplice e anche la più sicura quando ti assenti per tanto tempo e non sai nemmeno il perché.
E il perché è sempre quello: il tempo.
Il tempo che manca, che manca sempre, che non basta mai a fare tutto quello che vorresti, come vorresti, e ti senti sempre un pochino insoddisfatta.

venerdì 8 maggio 2015

Libri: la ricerca, la scoperta, il ritorno.

Ultimamente riesco a scrivere di libri più che di altro.E' comunque un modo per riordinarsi le idee quando da sola non glie la fai, e dunque: cosa hanno in comune i due libri che voglio presentare oggi?

Poco, si direbbe, a prima vista: una storia naive in tinte accese di bambine aviatrici e surreali regine; un  racconto poetico di equilibri precari, di voli e di spinte, giocato sulla continua interazione con l'immagine, sull'eleganza grafica di linee verticali e orizzontali, di una gamma cromatica ridotta e selezionata.

Due storie che però ho sentito accomunate da un denominatore unico: la ricerca dell'altro che ci si nega, il viaggio, la scoperta infine che quell'altro per noi c'è e c'è sempre stato, anche quando pensavamo di doverlo cercare altrove. 

La regina dei baci



Titolo: La regina dei baci

Autore: Kristien Aertssen (testo e illustrazioni)

Editore: Babalibri

Età: 2-6








venerdì 24 aprile 2015

Libri: io e l'altro. Che fatica!

Abbiamo per le mani due libri che ci piacciono un sacco, molto divertenti e alla portata di tutte le nostre età, ma che mi sono sembrati anche accomunati da un messaggio non tanto scontato né immediato, poiché affrontano in maniera brillante e scanzonata i temi dello stare insieme, dell'attenzione all'altro e della reciproca comprensione.

Eccoli:

Tartaruga in: I miei amici non mi lasciano dormire.Ovvero: meglio impopolari che insonni.




Titolo: Dormi dormi tartaruga.

Autore: Roberto Aliaga

Illustratore: Alessandra Cimatoribus

Editore: Logos

Età: dai 2 anni







giovedì 23 aprile 2015

Regole d'oro dei bambini per arrivare a scuola in orario (vademecum stilato dalle mie figlie)


Parte Prima: Il risveglio
  • Dal letto non ci si alza di propria spontanea volontà e non prima delle 8 a meno che non sia sabato o domenica.
  • Lunedì non vorrete andare a scuola perché siete stanche, martedì uguale, mercoledì pure, giovedì anche, venerdì idem.

giovedì 16 aprile 2015

C'è vita sulla terrazza.


Mi sveglio con la testa piena di sabbia.
Risultato di un pomeriggio con le bimbe in spiaggia.
Sabbia tra i capelli, sabbia sul cuscino, sabbia nei pensieri.
Testa pesante, occhi pesti, mattine luminose di primavera, pressione bassa, bambine lamentose, noiose, ostruzioniste.
Primavera si riaffaccia sempre faticosa, per quanto bella.
In primavera la mia casa si amplia, le pareti si fanno permeabili, il dentro lascia entrare un po' di fuori e il fuori ci accoglie tiepido e confortevole come un pezzo di dentro.
Tra qualche mese la mia terrazza sarà impraticabile per buona parte della giornata; le sue piastrelle esposte a meridione diventeranno incandescenti sotto gli implacabili dardi del sole estivo che la batteranno per svariate ore al giorno.
Ma ora è il momento più propizio che mai.

venerdì 10 aprile 2015

Parente-si.

Illustrazione di Loretta Serofilli
Casa di mia madre per me e per le bimbe è qualcosa di totalmente differente.
Per me è un tornare, per loro un andare.
Per me è un ritrovare e non ritrovarmi, per loro è un esplorare e una scoperta continua.
Per me è una retrovia, per loro un'avanscoperta.
Per me è fare i conti col noto, col tempo che si accumula a ritmo di decenni, con le dita di polvere che denunciano la vanità del ricordo, della mania di mettere da parte e conservare, di circondarsi di oggetti nell'illusione di costruirsi un'identità, prima, una storia, poi.
Per me è rivedere la mia adolescenza e fare i conti con la passata smania di futuro, con l'ansia di fuggire, con le promesse di riscatto altrove, di affermazione fuori dalla casa paterna, lontano da quegli oggetti noti, accuratamente allineati sullo scaffale a rappresentare i miei anni trascorsi tra quelle mura, in quell'abbraccio a volte soffocante che è la famiglia.

lunedì 30 marzo 2015

Bimba.

E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?

venerdì 27 marzo 2015

Gek Tessaro: canto i cavalier, l'armi, draghi e città.

Cosa vieta di dire la verità ridendo?
Lo scriveva Orazio, tanto e tanto tempo fa.
Cosa vieta di affrontare temi difficili con leggerezza?
E cosa vieta di fartici anche due risate, per una volta immaginando un finale alternativo delle vicende rispetto al copione noto propostoci dai manuali di Storia?
La Storia politica, si sa, parla soprattutto di guerre, delle loro cause e dei loro esiti, e dalla prospettiva storica esse sembrano, così, assolutamente sensate.
Eppure quando una guerra inizia sembra davvero difficile farsi una ragione del perché, di chi realmente può volere deliberatamente agire in maniera distruttiva contro altri esseri umani, a chi può giovare, chi la può desiderare se in essa la gente muore?
Mimi ha appena cominciato a porsi di queste domande, o forse ancora no, perché ancora non ne ha poste a me, che non avrei risposte soddisfacenti e rassicuranti sull'argomento; però ha iniziato a intuire che si tratta di un argomento gravido di angosce, quando capisci che può interessare anche te e le persone che ti sono care.
dato che il padre si trova attualmente in territorio non proprio pacifico, credo la cosa sia stata abbastanza naturale.
Comunque per ora abbiamo esorcizzato il mostro, o almeno tentato di farlo con questo libro, che è al momento tra i nostri favoriti serali (e seriali):




Titolo: La città e il drago

Autore: Gek Tessaro

Editore: Lapis

Età: Dai 3 anni


martedì 24 marzo 2015

Mamma cantastorie e le altre.

Dopo scuola, primavera pomeriggio.
Mimi ha un suo conteggio dei giorni che tiene conto della stagione e non del mese.
- Mamma, oggi è il due di primavera, giusto?
Il due o il tre di primavera ce ne andiamo, tre femmine in libera uscita.
Gelato, bicicletta, giro in centro.

Sono in modalità "Mamma-Pedala", come mi chiama Mimi.

- Mamma, guarda!
- Che? Cosa?
- Mamma! Bibli, mamma! Bibli!
- Ah. Ok. Dopo passiamo un attimo in libreria. Ma non prendiamo niente eh!

venerdì 20 marzo 2015

Insegnare a imparare e imparare a insegnare.


Parto da qui, dalla proposta di Genitoricrescono per questo mese: Imparare ad apprendere.
Mi incuriosisce e vado a leggermi l'articolo.
Come sempre riescono a stupirmi per l'acume e la lucidità con cui affrontano temi spesso triti e abusati, ma questa volta rimango un poco perplessa: l'argomento a prima vista mi appare trasversale e un po' troppo ricercato; non mi pare di avere molto da dire su questa faccenda, però... però, come spesso accade, gettato il seme si attende il germoglio, il seme è stato gettato, e da quello iniziano a tornarmi alla mente una serie di considerazioni, episodi, momenti che in qualche modo si dipartono tutti da quella stessa radice: la radice della parola "educare".
Educare all'ascolto.
Educare al bello.
Educare al vivere sociale.
La usiamo continuamente, e accorpa una varietà di aspetti vastissimi, tali da ricoprire l'universalità dello scibile e dello sperimentabile.
Ex-dùcere, condurre fuori, è un affare ben diverso dall'insegnare, questo lo sappiamo ormai: non è "imprimere un segno", è un "tirar fuori", è un eviscerare, non è un mettere, è un'estrapolare.
Compito dell'educatore dovrebbe dunque essere quello di aiutare lo sviluppo delle potenzialità dell'educando, che è operazione assai più complessa che quella di riempire di nozioni (che siano didattiche, etiche o comportamentali) una scatola cranica più o meno vacante.

mercoledì 18 marzo 2015

Sulla montagna del nord abbiamo cercato Elsa. Sintesi di un week end di fine inverno.

In questi scampoli di inverno c'erano un paio di cosette rimaste in sospeso che non avevo realizzato, un paio di propositi non esauditi, che stavano lì a prudermi, al centro della schiena, proprio lì dove non arrivi a grattarti.
Non è vero: io arrivo in ogni punto della mia schiena, anche quando devo spalmarmi la crema solare da sola. Però, malgrado il grattarsi, quel prurito ho preferito togliermelo una volta per tutte.
Una di queste cose era andare a trovare mia sorella, appollaiata sui monti del lontano nord, l'altra era portare Mimi sulla neve, come mi chiedeva senza soluzione di continuità già da novembre, affranta dal fatto che quaggiù, a 10 mt sul livello del mare se ci va bene, e non trattandosi del fiordo di Elsa, essa neve non scenda poi tanto di frequente.
Ma che ne sai della neve Mimi.
La neve mi piace tantissimo!
La neve è fredda.
Io non ho freddo, sono come Elsa.
La neve è bagnata e fa bruciare le mani.
A me non bruciano perché io ho il potere del ghiaccio nelle mani.
Non abbiamo l'abbigliamento adatto.
Mi porto il vestito di Frozen.

venerdì 13 marzo 2015

Principesse o no?


Era da un po' che mi proponevo di farlo.
E' giunto il momento di affrontare il mostro.
Tra i libri della nostra personale libreria casalinga ce n'è un buon numero etichettabili alla voce: "Principesse". Chissà perché poi.
Inizialmente non ero proprio entusiasta di questa smaccata predilizione di mia figlia per la suddetta categoria di personaggi.
Ma vincendo la mia recalcitranza e il mio snobismo, mi sono, per amor suo, forzata la mano.
E andiamo a vedere quindi oltre le etichette, perché le principesse non sono tutte uguali, e per fortuna non sono solo di marca Disney.

mercoledì 11 marzo 2015

Femminile plurale.

- Misericordia, Mimi! Scendi da quel povero Zorro!
Siamo tre donne, e su questo mi fermo spesso a riflettere.
Io che son cresciuta in mezzo a due maschi, con una sorella di molto più grande di me.
Io che indossavo pantaloni di tuta con le toppe sulle ginocchia.
Io ora mi trovo a dover crescere due donnine che non sono proiezioni di me, né tanto meno miniature a mia immagine e somiglianza.
Sono per ora due propaggini fisiche, ma libere di evolversi nello spazio ognuna secondo le proprie peculiarità e propensioni.

lunedì 9 marzo 2015

Primavera, piccoli soli e fiocchi di neve.

Avete presente i Denti di leone?


L'anno scorso avevo in mente un post-proposta... un pro-post se mi concedete il neologismo idiota. Passato? Bene, grazie.
Dunque poi smisi di scrivere per un po', e non se ne fece più niente.

mercoledì 4 marzo 2015

Oggetti della memoria.


Abbiamo messo una foto sulla lapide.
Abbiamo scelto una foto per la lapide.
Sono passati più di dieci anni, ormai, e alla fine, sì, alla fine, complice la morte, di recente, di un mio anziano zio, il più grande dei suoi fratelli, ci siamo risoluti a mettere questa foto sulla lapide.
Un tempo, forse, questa cosa, di scegliere la foto per una lapide, mi avrebbe rattristato.
Chissà. Ora non ricordo. E' passato tanto di quel tempo che proprio non riesco a farmi un'idea di quale potessero essere i miei sentimenti a riguardo, ma provo a ricordare, o ad immaginare; quel che ricordo è che la morte mi sembrava, fino a qualche tempo fa, una cosa ben distinta e divisa dalla vita.
E ora? Ora forse non la vedo più così.

lunedì 2 marzo 2015

Il lavoro che nobilita.


Però, questo lo devo confessare, in realtà non è stato tutto da buttare.
Sì, lo so, lo so, me ne esco come i proverbiali cavoli a merenda (ai miei tempi si diceva "Come le scorregge", ma scriverlo qui abbasserebbe il livello del mio eloquio): sto parlando del famoso lavoro in pettorina gialla, per voi che seguite le mie peripezie esistenziali e partecipate commossi.
Forse, è probabile, ma certo, è innegabile, la verità è che uno a un certo punto ha bisogno di partire da qualcosa, qualsiasi essa sia, e per farlo va bene anche un noiosissimo, per nulla gratificante, molesto lavoro in pettorina gialla, come il sandwich-man dei Simpson.

venerdì 27 febbraio 2015

Raccontare Modì: un bambino di nome Dedo.

Al Palazzo Blu di Pisa si è conclusa da qualche settimana la mostra Amedeo Modigliani et ses amis, di cui vi ho parlato qui.
Ho rimuginato a lungo sull'opportunità o meno di tornare alla mostra in compagnia di Mimi, poi gli impegni familiari ed extrafamiliari, i malanni e le incompatibilità di orari, oltre alla concomitante presenza di Rania e la mia indomita irresolutezza hanno fatto il resto, e più niente ne è stato.
Ah, madre pigra e inconcludente! Se tua figlia languirà nelle lande dell'ignoranza artistica ne avrai la tua buona fetta di responsabilità.
Il fatto è che mi sono a lungo interrogata, come dicevo più su, sull'opportunità o meno di portare la mia figlia maggiore, di età 4 anni e mezzo, alla mostra di Modigliani a Palazzo blu perché a mio parere e a mio personale sentire quelle opere erano particolarmente forti e impegnative da un punto di vista emotivo e anche concettuale.
Io ne sono uscita piuttosto scossa, e immancabilmente, come spesso facciamo, trasferendo su Mimi le mie emozioni, mi sono chiesta se e quanto lei avrebbe colto di quel dramma, di quella tormentosa ricerca e di quella forza scardinante, deformante ed autodistruttiva che ho avuto come l'impressione emanasse dalle opere, una sorta di violenta affermazione estetica.

Sì però, però... Forse se avessi saputo presentarglielo in maniera comprensibile, in maniera commestibile e digeribile, eliminando il dramma e lasciando il bello.
Sarei stata capace di farlo?
Fu così che un bel giorno mi sono recata alla libreria Blubook, una splendida e fornitissima libreria indipendente nata come book shop del Palazzo Blu e poi evolutasi in qualcosa di autonomo e splendido, e ho preso questo:





Titolo: Amedeo Modigliani. C'era una volta Dedo... There once was a boy called Dedo...

Autore: Daniela Sbrana

Editore: LibriVolanti, edizioni ISTOS

Età: dai 4-5 anni

Voto: 9






lunedì 23 febbraio 2015

Inverno e meditatio.

Inverno: è ora di piantare i bulbi, orsù!
Quale momento migliore di questo per riporre nel ventre della terra dormiente, la promessa di vita, il pretesto per l'attesa, la speranza di rinascita?
Ricordate solo, per l'occasione, di procurarvi un abbigliamento adeguato al lavoro pesante del floricoltore: ballerine di vernice rigorosamente bianche, calze di flanella rosse sotto una svolazzante gonna a balze a motivi da college britannico. Fatto? Ok: buon interramento!


giovedì 19 febbraio 2015

Questione di tempismo.

Il tempismo del salmone (non quello dell'orso), per capirci.
Noi abbiamo il tempismo nelle vene proprio.
Il nostro tempismo si trasmette per effusione di aura anche agli oggetti del nostro quotidiano.
Per esempio il lavello della cucina dimostra un tempismo da metronomo: con infallibile solerzia si è tornato ad intasare giusto il giorno prima della partenza del Beduino.
Stavo iniziando a preoccuparmi, infatti, che sgorgasse così bene, e a sentir nostalgia della bacinella da vuotare periodicamente nel water a ogni nuova tornata di piatti da lavare.

venerdì 13 febbraio 2015

Beatrice Alemagna: ode all'imperfezione.

Posso ormai dirmi un'ammiratrice ufficiale di Beatrice Alemagna (qui, qui, qui, qui, gli altri libri da me postati).
Perciò non starò a dilungarmi sul perché oggi vorrei presentare questo libro:

Autore-illustratore: Beatrice Alemagna
Editore: Topipittori
Età: dai 3-4 anni
Voto: 10

mercoledì 11 febbraio 2015

Quel che ho imparato dai Sioux.

Ritratto di me in una vita precedente (quando nacqui guerriero Sioux)
Scrive Vittorio Zucconi che quando gli europei sbarcarono in America, si trovarono a confronto per la prima volta due culture che avevano due visioni del mondo e della vita troppo in contrasto l'una con l'altra per poter convivere a lungo in pace:
fra la "cultura dell'essere" che gli indiani incarnavano nella loro tranquilla contentezza per quello che essi erano, e la "cultura del divenire", incarnata dagli inquieti europei, perennemente alla ricerca del nuovo e del diverso
scrive, a pagina 116 del libro che sto attualmente leggendo ormai da tempi immemori (questo).
E del "di più", aggiungevo io mentalmente soffermandomi un poco sulle righe appena lette, quella mattina, sul sedile del treno diretto a Empoli.

giovedì 5 febbraio 2015

Lettera ai passanti orfani di me.

Accordi neri. 
All'inizio, accordi tutti neri.
...
E poi delle piccole bolle di luce.
Ma con il contagocce, una bolla qui, una bolla là, una dopo l'altra...*
Queste righe mi sono balenate nella testa quando mi sono accorta che, nel buio più buio, qualcosa si muoveva.
Ché fa sempre bene, constatare che nella pressoché totale immobilità ancora è possibile spremere via qualcosa, e che se scavi e scavi e scavi, come diceva Mama Odie qualcosina verrà pur sempre fuori, fosse anche una goccia nel deserto.
Magari non ti disseterà, quella singola goccia, ma dà pur sempre speranza, dà pur sempre un senso al tuo continuare a scavare.

venerdì 23 gennaio 2015

Come nascondere un leone (non è un tutorial).

Immagino che molti di noi si siano trovati almeno una volta nella vita a dover fronteggiare un'emergenza simile.
E' per questa ragione che oggi vorrei presentarvi un librino molto carino preso in biblioteca oramai più di un mesetto fa (ma aspetto a restituirlo perché vorrei poterlo presentare ai bimbi del nido quando finalmente partiranno i laboratori di lettura) che, senza tante particolari pretese, ha conquistato entrambe le mie piccole lettrici, a dispetto del divario di età che le separa.

La prima a cedere al fascino dell'immagine di copertina è stata Rania:

Titolo: Come nascondere un leone
Età di lettura: per tutti.

giovedì 22 gennaio 2015

Il rumore dei desideri.


Mamma, vorrei tanto la carrozza delle Winx. Vorrei avere tutte le principesse, e vorrei restare per sempre di quattro anni. Vorrei avere tante sorelle e due gemelle. Vorrei che Buia restasse sempre con noi. Vorrei un piccolo gattino per prendermi cura di lui. Voglio fare un pigiama party con tutte le mie amiche e vorrei invitare una volta Matilde a casa mia e farle vedere tutti i miei giochi. Mamma, vorrei fare un disegno grandissimo con tutte le scritte. Mamma, io voglio stare sempre con te. Non voglio che tu muoia, mamma. Non voglio mai crescere e non voglio mai morire.

giovedì 15 gennaio 2015

Il sonno dei giusti.

Fosse per me, non c'è pisello che tenga! (Immagine presa qui)
Al primo "Mamma!" apro gli occhi.
Mentre esco cautamente da sotto le coperte per non svegliare quella piccola che mi sta addosso, finisco sopra al gatto che mi stava acciambellato sui piedi, quando arriva già il secondo.
Inutilmente cerco al buio le pantofole, ma trovo solo conigli e Biancaneve.
Mentre mi dirigo verso la porta cercando di non urtare la scaffale a vetri e procurarmi contusioni a membra e gran casino di oggetti precipitati... arriva il terzo, venato di angoscia.
Arrivo nella camera accanto incespicando in Else varie.
Urto qualcosa che crolla a terra con fracasso.
- No, mamma! Hai distrutto la mia costruzioneee!
Ottimo ingresso.

martedì 13 gennaio 2015

Calendar girls. Riepilogo rapido dell'anno appena trascorso.

E con uno scarto di appena 12 giorni, mi accingo a inaugurare il nuovo anno con il primo post del 2015 qui sul blog.
Oramai ci ho rinunciato alla puntualità sulle scadenze periodiche. E siccome nell'economia del mio tempo già a mala pena sto dietro ai miei propositi quotidiani, mi rassegno all'evidenza di essere una blogger appena sufficiente.
Visto però che negli ultimi due anni avevo preso l'abitudine di riassumere in immagini emblematiche i dodici mesi dell'anno appena concluso, ho voluto farlo anche stavolta.
In realtà per me è un modo facile meno complicato per rompere il ghiaccio dopo un lungo silenzio, soprattutto quando, come in questo caso, il mondo là fuori urla indignazione per le vicende storiche a cui assistiamo e pare che tutti debbano dire la loro, e che nessuno si astenga, e tu le tue cose da dire ce le avresti anche, ci hai tante di quelle cose che aspettano solo il momento per essere tirate fuori, che ti ruggiscono dentro, ma aspetti e aspetti, e c'è sempre qualcosa di più immediato e urgente, e concreto da fare, e allora il momento passa e poi non ti ricordi più nemmeno come avevi pensato di cominciare, quell'incipit che ti piaceva tanto, e col quale non avresti mancato di scrivere senza dubbio un brillante pezzo di esordio di nuovo anno. Ma...
Il mondo non si perde poi tanto, e c'è già chi parla e straparla, e chi è già riuscito ad esprimere egregiamente molti dei tuoi pensieri, e tu sei libera di postare tranquillamente le foto familiari dell'anno appena trascorso.