martedì 25 giugno 2013

Un giro di sole: quando tutto ha avuto inizio.


Un anno fa, quando tutto ha avuto inizio, più o meno, non pensavo a te, minimamente.
Tu oggi compi tre mesi: hai cosce con le pieghe, guance da Cicciobello, tantissimi capelli, un nasino alla francese e obliqui occhi grigi.
Hai tre mesi e dici "nghé" alla perfezione. Chiami se ti senti sola, ridi se ti sorridono, tieni su la capocciona tentennando un poco, seria, concentrata. Tu che aggrotti le ciglia, che sospiri nel sonno, che vorresti già stare seduta, che protesti piano, che convivi con la raucedine, che sopporti paziente, che non piangi se non ne hai un buon motivo, che ti addormenti accanto a me, che quando mi vedi scalci, che scruti il mondo con occhi profondi.



Dunque tutto è iniziato un anno fa: 9+3 fa un anno, non ci piove.
Te che non ti aspettavo, te che volevo ma non osavo. Te che ho temuto, te che ho aspettato.
Tu non hai chiesto il permesso, tu che mi hai colta impreparata e pavida.
Tu: sono sicura, me lo sento, stavolta è maschio.
Tu che, ancora, mi hai smentito.
Io che al sesto senso materno non ci credo più.
Io che avevo paura di non farcela.
Io che ho pianto nel letto tante notti insonni, pensando di non farcela.
Io che temevo di non riuscire ad amarti, che mi chiedevo come avrei fatto ad amarti.
Io che ti chiedevo di aspettare, di non farmi scherzi. E tu hai aspettato.
Io che ti chiedevo di essere puntuale, e tu lo sei stata.
Io che ti chiedevo di fare in fretta. E tu. Sei stata bravissima, efficientissima, puntualissima.
Ma quella capoccia lì, che ti ritrovi... 'Cidenti!



Tutto ebbe inizio, dunque, all'in circa un anno fa?
Un anno fa quando preparavo l'esame di arte.
Che la mia mente era altrove.
Che mi immergevo ancora una volta nei libri e ne uscivo distrutta.
Che mi chiedevo dove avrei trovato il mio posto.
Che vedevo crescere mia figlia e credevo di esserne ormai fuori.
Che pensavo di aver archiviato ciucci e pannolini, almeno per un po'.
Che un po' mi piangeva il cuore a vederla crescere sola, e forse allora ti ho pensata, un po'.
E' stato allora che ti sei materializzata?
In quale nicchia tra il rimpianto e il desiderio?



Tu che sei l'evidenza dell'imponderabile, del desiderio represso, della gioia che ti sorprende, a tradimento.
Tu che non mi hai mai avuta tutta per te ma ti accontenti.
Proprio te oggi guardavo, nell'immagine riflessa dallo specchio, di me, che ti tenevo, la testa reclinata sulla tua, e ci ho viste come nel celeberrimo dipinto di Klimt, tu proprio tu, io qualche capello fa.
(Tu che mi hai fatta tagliare i capelli.)
E mi viene da chiedermi come sia possibile non averti amata da sempre, tu che mi sei entrata dentro da subito, o quasi.
Perché i secondogeniti, mi sa, campano un poco di rendita, di quell'amore sofferto che la prima volta hai dovuto costruire a fatica, mattone dopo mattone, spaventandoti a volte nel non riconoscerti più in quella che eri, e che la seconda volta è già lì, pronto per rinnovarsi in un nuovo rapporto.

Un giro di sole: nel tempo di un moto completo di rivoluzione ti sei materializzata nell'immagine che è per me ennesima potenza dell'amore materno. Tu, la bambina del quadro. Io, la mamma innamorata.
In quel giro di sole che è risultato di gravità e centrifuga, attrazione e repulsione, amore e paura, poi, finalmente, ritorno, vita.


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