venerdì 4 ottobre 2013

Insonne e inconcludente.

Ho appena cliccato sul pulsante "nuovo post", ed ecco, il panico mi assale.
Quando dormi quasi nulla la notte, accade che poi di giorno hai la testa come fosse piena di sabbia. Se la muovi ti sembra faccia il rumore che fa, per l'appunto, della sabbia dentro una maraca, e ti pesa come se fosse, proprio,  piena di sabbia. Percepisci i suoni come se tutto intorno fosse ovattato, e anche i contorni delle cose e i loro colori ti sembrano, così, un po' sbiaditi, un po' evanescenti.
E un pochino questo cielo lattiginoso ci mette del suo, ma non son qui a parlar del tempo.
Del resto non so precisamente a parlar di cosa sono qui.

In questi giorni ho scritto un sacco di post fighissimi, di cui sono strafiera.
Li ho scritti nella mia testa, quasi sempre mentre andavo ad accompagnare Mimi a scuola, in bici oppure a piedi, con il passeggino, lei sulla specie di pedanina che abbiamo scoperto atta a sostenere i 13 Kg di una treenne, e la piccola sulla seduta, piegata a panino, come dice Mimi, tutta in avanti a guardare il mondo venirle incontro e ad addentare la barra di gomma che fa da parapetto dello stesso.
Questo passeggino raccattato al cassonetto è davvero fenomenale, ha delle doti di cui non avrei sospettato.



Dopo svariati mesi di utilizzo ho addirittura scoperto come si fa ad aprire la barra di protezione onde estrarre il pupo senza spezzargli le gambine mentre dorme, e la cosa mi ha facilitato di molto i lavori quando si è trattato di tirarvi fuori una Mimi crollata in catalessi dopo una settimana intensissima, in cui dalla scuola siamo passate direttamente ai giardini, nel pomeriggio, per poi rincasare verso le sette, ora di cena della piccola, e poi della nostra, mentre la tv trasformata in radio perché è in sciopero delle immagini e credo che stavolta sia uno sciopero irreversibile, ci trasmetteva a ruota notizie di corpi di persone ripescate nel Mediterraneo.


Ecco il riassunto della nostra settimana passata.
Mimi, dicevo, ieri è crollata nel passeggino tornando dai giardini e si è fatta un tredici ore di sonno sodo ininterrotto (un'ora al chilo di peso) saltando pure la cena, e svegliandomi poi stamani alle otto che avrò dormito, io, a metterle tutte in fila si e no tre ore, intervallate da continui risvegli di Piccola fatina urlatrice, la quale intorno alle tre di notte ha registrato picchi imprevisti di vitalità. E siccome era tardi e alla materna ci cazzìano se arriviamo due minuti dopo l'orario previsto per l'entrata, ci siamo fatte una corsa infilandoci addosso la prima cosa che ci è capitata (va be', lei ha dormito vestita, le ho giusto infilato scarpe e calze) e masticando biscotti sulle scale di casa.

(Doti inaspettate del passeggino dei cassonetti)

La genitrice è piuttosto sfiancata dalle ripetute domande di puppa della secondogenita. La cosa inizia a farsi un tantino insostenibile e inizio a chiedermi se sarà mai possibile emanciparci da lei, dalla puppa, la notte dico, ché il giorno la fatina è bravissima e si farà a dire tanto tre poppate diurne, lunghi sonni, e due mangiate di pappa.
Speravo tanto nell'introduzione della pappa serale per inibire definitivamente quei continui risvegli notturni, ma le mie speranze si sono infrante contro l'evidenza che quei risvegli non devono essere dettati dalla fame, quanto da un'ormai comprovata abitudine alla tetta in bocca.
Non drammatizziamo. Mi auguro che crescendo tale abitudine decada da sé, senza inutili terapie d'urto alla SOS Tata. In fondo me lo dicevano anche di Mimi, che a due anni quasi tre ancora si addormentava con me nel lettone, che avrei dovuto abituarla a dormire da sola, se no bla bla bla. Invece poi, quando si è sentita pronta, l'ha fatto da sola. Mamma, io oggi vado a dormire nel mio letto glande, ha detto. E l'ha fatto.
Ecco: io speranzosa, dunque. Speranzosa e fiduciosa.



La piccola ha perduto la pazienza. Cercando di collocarmi dietro di lei sul tappeto nel disperato intento di terminare questo post iniziato mentre lei dormiva (venti minuti massimo si sarà fatta, non di più), le ho centrato in pieno l'orbita oculare col calcagno del piede (scalzo per fortuna). Un bel calcione in faccia alla piccola, che ha giustamente pianto un po', tanto per farmi sentire giustamente in colpa.
La grande tra poco esce da scuola e noi ci prepariamo per andarla a prendere.
A presto nuovi aggiornamenti sul nostro esordio alla scuola materna, per chi vorrà.
Confrontarmi con i miei lettori la volta scorsa sull'argomento mi ha fatto un gran bene.
Siccome continuo a nutrire alcune forti perplessità sul come vengono portate avanti certe cose, vorrei approfondire, se non vi dispiace.

Coming soon back.


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