giovedì 13 marzo 2014

A chi non piacciono le principezze?


Foto di gruppo.

Sì, lo so che vi ho già scassato abbastanza i cabasisi con questa storia delle principesse.
Figuratevi io che ci convivo ogni santissimo giorno.
Pensavo fosse "solo una fase", pensavo di riuscire, prima o poi, a saturarla, a sviarla, a distrarla, pensavo.
No, non è che io sia contraria alle principessa a priori, sia chiaro.
E' solo che... che due palle!



Allora, partiamo dalle fiabe: io mi sono comportata, a mio dire, con ogni cautela e correttezza, e ne ho vagliato prima l'intero arsenale. Abbiamo cominciato con Pinocchio, Cappucetto Rosso, I sette capretti, I tre porcellini, poi immancabilmente è arrivata Biancaneve, e da allora in poi, è stata un'excalation.
Lei aveva meno di due anni e già dimostrava un entusiasmo che non mi spiegavo facilmente per la figura del principe azzurro necrofilo e della rintronata fanciulla mangiatrice di mele avvelenate, che, se non lo sapete, aveva nella versione originale della storia, già ricevuto ben due precedenti visite dalla regina cattiva mascherata da venditrice di oggetti stregati: un corsetto soffocante e un pettine avvelenato, e non paga delle pregresse esperienze che fa? Agguanta la mela (come io credevo recitasse il testo della celebre Guantanamera) e se l'azzanna vorace.
Ben le stia dunque la morte, a questo punto.
Ma no: la ricompensa per tanta sventatezza è l'amore, la cavalcata epica verso il castello dei sogni, e il destino regale, con tanti saluti ai nani.

Ma ormai era fatta: lei era completamente presa.

Nel nostro primo libro di fiabe dei Grimm, abbastanza fedele all'originale, avevamo anche Raperonzolo. Dopo sono arrivate Cenerentola, Rosaspina (la bella addormentata), la sirenetta e tutte le altre.
I primi video su u-tube dei gorgheggi disneyani davanti al pozzo dei desideri e tra le bolle di sapone che scaturivano dallo straccio passato a mani nude sul pavimento dell'atrio della Matrigna, suscitavano gridolini e scimmiottamenti esilaranti.
Guai a ridere, però, se durante una piroetta le si incastrava il piede intorno alla gamba e Mimi rovinava in terra come una sequoia abbattuta, o se durante un leggiadro inchino finisse faccia a terra, o cozzasse contro lo spigolo del tavolo durante l'esecuzione di una danza forsennata sul tema di "so chi sei".

Lei amava assumere pose languide, la testa reclinata da un lato, tutta infagottata in una tovaglia, batteva le meravigliose ciglia e con voce svenevole diceva cose tipo: "Oh, mio plincipe, guadda come tono bella! Ti piace quetto vettito melavigliodo?"

No, ora non parla più così, anche se mi piace ogni tanto ricordarla ancora con quella pronuncia priva di suoni sibilanti e fricativi.
Ora inventa anche storie più complesse, storie intrise di amore e di morte.

Anche per quanto riguarda i film l'ho presa larga. Sarà già da un annetto che siamo passate dai brevi video su u-tube ai dvd dei lungometraggi animati della Disney: siamo partiti con Robin Hood (naturalmente grande fomento per lady Marian), gli Aristogatti, la Spada nella roccia, procrastinavo il momento in cui l'avrei fatta incontrare con le versioni casa Disney delle sue eroine fiabesche.

Ha tutto un suo rituale di trasmutazione che si svolge più o meno così: prima si guarda il film (tutto, fino alla fine, titoli di coda compresi); poi si aspetta la fata; drin! Eccola: apri, mamma, è arrivata la fata! Entra entra pure, fatina. Ma no, mamma, la fata è già entrata non vedi? (No, io veramente...) Ecco, ora mi ha trasformato in cenerentola, guarda che bel vestito color del cielo!

No, io, giuro e spergiuro, non le ho messo in testa proprio niente. Non mi ci rivedo quando lei si rimira nello specchio enumerando le bellezze dei suoi abiti, reali o presunti: guarda che belle balze; hai visto le mie maniche a palloncino? E guarda che bei ricami dorati! Ho un velo color dell'alba al tramonto (alba al tramonto, Mimi? Sì: color dell'alba al tramonto! E' dorato, non vedi? Ah!)

Lei esce di casa camminando in punta di piedi.
- Mimi, che fai, ti fanno male le scarpe?
- No, non vedi? Ho i tacchi!

Con lei discuti ogni giorno dalle tre alle N volte perché non vuole i pantaloni, vuole le calze, non vuole la maglietta, vuole il vestito, non vuole le scarpe da ginnastica, vuole quelle "di vernice" (dannatissime loro e io che glie le comprai la prima volta... ora siamo già al secondo paio), non vuole il grembiule sopra il vestito perché se no gli amici non vedono quanto è bella, vuole andare a scuola con la corona in testa, ma soprattutto, si rifiuta di mettersi il pigiama.

- Mimi, guarda che anche le principesse mettono il pigiama.
- No, mamma: la camicia da notte.

 Poi c'è stato il periodo in cui:
- Mamma, ma le principezze non fanno mai pipì?
- Certo che la fanno!
- No, perché nelle storie non la fanno mai! E nemmeno la cacca, fanno, mamma, lo sai?
- Mimi... Ti ho mai raccontato la storia della Principessa Cagona?

- Ma le principezze non mangiano mai?
- Certo che mangiano! Se no morirebbero! (Mi ci manca solo che mi diventa baby-anoressica)
- Fanno dei morsetti piiiccolissimi!
- Ma chi te l'ha detto, scusa? Non è vero! Io conoscevo una principessa con una bocca gigantesca. La chiamavano la principessa Boccona (eh, no: per i nomi non ho una grandissima fantasia); quando si sedeva a tavola finiva tutto prima ancora che gli altri invitati toccassero la forchetta. E se non si sbrigavano mangiava pure i loro, di piatti.
- Mangiava i piatti?
- A volte pure quelli. Ma era comunque la principessa più bella del regno.

Uno si adegua. Che altro fare?

Lei adocchia al mercato un appariscente paio di scarpe da donna rosso-fuego con due vertiginosi tacchi e mi fa:
- Mamma, guarda che belle scarpe da principessa! Me le compri per quando sarò grande? Le mettiamo in uno scrigno e quando compirò sedici anni, lo aprirò, e mi metterò quelle scarpe meravigliose!

No, seriamente, quando fa di queste uscite mi lascia basita. Basita e perplessa, perplessa e dubbiosa: ma avrò forse calcato un po' troppo la mano su quelle storie magiche, intrise di sogno e principesco fulgore?
Chissà.
E' pur vero che compito del genitore è trasmettere sapere e conoscenza, per quanto è in proprio potere, il proprio, e anche, io credo, quello della tradizione che ci ha preceduto.

Da quando ho Mimi mi sono fatta una cultura di fiabe classiche che mai avrei creduto, sono andata a colmare lacune che ritengo imperdonabili: ho ripescato Pelle d'asino, il Gatto Mammone, Riccioli d'oro, Alì Babà, Hansel e Gretel, il terrificante Pollicino, l'Acciarino magico, il Soldatino di stagno, ho spulciato libri, elargito giudizi su illustrazioni e adattamenti, cercato alternative, affinato la mia tecnica narrativa orale.
Tra questa vasta e varia congerie di archetipi fiabeschi, lei ha operato la selezione in base alle proprie inclinazioni, e di fronte alla manifestazione di una preferenza tanto smaccata e consapevole, che fare?

Passerà, mi dico, passerà anche questa.
Intanto io ho dovuto imparare a fare la treccia (mamma, non hai visto che Anna a Frozen aveva la treccia? Non la voglio più la codina, voglio la treccia, così divento Anna. E tu sei Elsa. E Rania? Lania è la mamma. Ah, ok.).

Ho dovuto anche giustificare la mia posizione in merito:
- Mamma, a te quale principezza ti piaceva da piccola?
- Da piccola? Mmmh... Mimi, a me non piacevano tanto le principesse a dire la verità.
- Non ti piacevano, mamma? Perché non ti piacevano?
(Alto tradimento)
- Beh... Mi piacevano di più... altre cose.
- Che cose, mamma?
(Incredula, ferita, delusa)
- Boh, per esempio... le storie con gli animali... Le storie di amicizia... Come il Libro della Giungla, o Robin Hood...
E' rimasta in silenzio per un tempo sufficiente a ragionare su quanto le avevo appena rivelato, poi, evidentemente traendo le logiche conclusioni, ha sentenziato:
- Ma mamma! CHE NOIA!

Eh, sì, signori miei.
Questione di punti di vista.
Che noia?
A me???
Senti da che pulpito!
Proprio tu, che dalla cucina ti sento giocare da sola dire cose tipo: "Principezza! Ti salverò! non morire! Oh, mio principe, sono molto in pericolo! Vieni fanciulla, ti porterò in salvo! Oh, no: c'è Malefica! Sto morendo mio amato!"

E io non dovrei ridere? E io non dovrei forse pensare: Mimi, ma che noia!!!
E va be', facciamoci pace, dunque, con queste principesse, dato che tocca convicerci, a quanto pare, per un tempo ancora non ben determinato.

- Mamma?
- Mh?
- Lo sai che cosa voglio fare da grande?
- Non lo so. Dimmelo tu.
- No: devi indovinare.
- Ah. Uhmm. Vediamo: la principessa?
- Ma no, mamma! Hai sbagliato! L'ingegnera!
- Ah! (Felicemente sorpresa)
- Perché così costruirò una torre altiiisssima! Più alta della torre di Pisa. Come quella di Raperonzolo!
- Ah! (sob)







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