giovedì 26 giugno 2014

Incontri alieni.


Ieri pomeriggio ai giardini ho avuto un flash... (- Sicura che si scriva così? - Sì, certo. Flash, che si legge "flesc" - Non è che poi ci fai fare figuracce eh. - No, ma se insisti controllo. Ecco, vedi: "flesh" con la E significa "carne", ma io mica ci ho avuto una carne. Ho avuto un flash! - Ah, ok. Se lo dici tu sto zitta, guarda. -Ecco, brava, e fai bene.)


C'era una nonna. Nonna di tre nipotini: due maschi e una femmina di età compresa tra gli 8 e i 10 anni.
Giocavano in maniera piuttosto brada tra loro, con biciclette e un pallone, o arrampicandosi e dondolando o appendendosi per le braccia e le gambe ai trespoli di legno per il fitness.
Indossavano abiti insolitamente scoordinati, evidentemente riciclati, ma non trasandati, semplicemente abiti qualsiasi, adatti al gioco, pantaloni  a quadretti e vecchie magliette stampate e un po' stinte, una con un grosso pac-man sul petto. La bimba indossava un vestitino di cotone corto a righe bianche e blu, con un disegno sul davanti. Aveva i capelli lunghi e scioti, scompigliati dal gioco, una frangetta sugli occhi che mi ricordava vagamente quella di una certa bambina di un quarto di secolo fa. Anche lei giocava sempre con i suoi fratelli maschi, e si vestiva alla cazzo di cane, spesso con canottiere ereditate da cugini trentenni e pantaloncini da tennista o da awaiiana assolutamente inguardabili.

Tutti e tre erano in ciabatte da mare, cosa non strana dal mio punto di vista data la stagione, ma alla quale mi sono piuttosto disabituata, perché difficilmente mi capita di vedere bambini nei contesti urbani abbigliati in maniera siffatta, e non griffati dalla testa ai piedi, o almeno coordinati dalla testa ai piedi, accessori inclusi, con sandaletti antitrauma con chiusura in velcro ergonomici e Winx luminose ovunque.

La nonna pure era strana ed è subito balzata alla mia attenzione.
Aveva una zazzera grigia, nessuna permanente cotonata, nessun rosso-prugna accecante, nessuna ampia palandrana con frange, come le nonne a cui mi sono progressivamente abituata.
Non si è seduta un istante sulla panchina e non l'ho sentita una sola volta pronunciare nessuna delle seguenti frasi: "Attento che cadi!" "Non in terra ché è sporco!" "Via di lì ché date fastidio!" "Non vedi che c'è la bambina piccola?" "Non così: ti pare la maniera di giocare codesta?"
Nessuna: vi giuro!

Eppure i nipotini erano abbastanza spericolati e ruspanti, se pure in maniera non fastidiosa per i presenti né invadente né disturbante, né pericolosa per la mia figlia più piccola, che intanto scorrazzava felice tra le gambe di tutti.
Ma una nonna che si rispetti come quelle di cui ormai ho interiorizzato aspetto e modi, non va tanto per il sottile: mette l'automatico e a ruota ripete in tono lamentoso e del tutto inefficace le frasi che sopra vi ho elencato, e continua a starsene seduta sulla panchina a gambe larghe e tese, per far riposare i piedi doloranti. Un'ora prima dell'effettiva fine dei giochi poi avrebbe iniziato ad annunciare la prossima smobilitazione del campo, sempre tra richiami e oziose tiritere inefficaci, e sporadiche minacce di andare via subito se non la smettete di fare così.

Invece questa impertinente nonna in grigio, osava contravvenire in più punti al protocollo.
E' rimasta in piedi per tutto il tempo, il che significa un buon due ore, in prossimità del luogo dove giocavano i tre nipotini; partecipava attivamente al gioco tenendo a mente i punteggi e intervenendo sulle dispute in ruolo di arbitro super partes solo se interpellata direttamente.
Un paio di volte ha improvvisato spettacolari parate, ma soprattutto, questa irriverente sorrideva in continuazione, e non ha dato mai una volta segni di stanchezza o fastidio.

A un certo punto la bambina le ha chiesto: "Nonna, che mi vai a riempire la borraccia se no mi fanno goal?"
E lei ha detto: "Sì". Ed è andata, e poi è tornata.

Io li osservavo già da un po' e non mi capacitavo della cosa. Mi dicevo: "dove sarà la fregatura?" e non osavo fidarmi troppo. Ma poi lei ha intercettato un mio sguardo e mi ha sorriso e io ho subito distolto lo sguardo per dirigerlo su Mimi che intanto mi diceva: "Mamma, guarda: scendo dallo scivolo come i pompieri!"
Brava Mimi, stavo per dire. Ma quella impertinente mi ha preceduto dicendo: "Bravissima, campionessa! Hai imparato subito! Hai visto Bianca, che scendeva come te?"
Invece avrebbe dovuto dire tuttaltro. Come minimo: "Attenta piccolina ché ti fai male. Hai visto, Bianca: le hai dato il cattivo esempio!"

Questo era il colmo!
Intanto Rania si era avvicinata ai trespoli del fitness e imitava le acrobazie dei bimbi grandi in maniera esilarante e goffa compatibilmente al suo anno di età.
La nonna prende in braccio mia figlia e la solleva su, sopra la testa, e le fa fare la traversata sospesa del trespolo. Mia figlia ride molto e vuole rifarlo.

Questa nonna è la nonna di tutti. Ride delle battute e ne fa a sua volta. Dispensa baci e pizzicotti ed emana un'aura di autorevolezza e stabilità che sembra quasi che i bambini le orbitino intorno nei loro giri sbilenchi in bicicletta, e lei ferma, centro di gravità permanente e inamovibile.

-Nonna, guarda che so fare! Lo slaloom!
Il bambino grande finisce con la bici addosso alla sorella, ma nessuno si lamenta, nessuno piange, nessuno protesta, nessuno chiama Nonna! Lo vedi lui che fa?

Sono basita e indignata. Questo è troppo! Che qualcuno arresti quella donna!

- Oh, scusami, nonna: non ce l'ho fatta a fermarmi di colpo!
- Ora lo vedi dove ti arriva un colpo se lo rifai!
Dice lei.

Questa nonna è complice ma non succube.
Questa nonna è merce rara!
Io la voglio! Anzi no, mi correggo: questa nonna voglio essere io tra qualche anno.
Il mio flash è stato questo: rivedermi così, in quella nonna, in un futuro non ben precisato.

Quando è ora di rientrare (si è sollevato un vento davvero un po' fastidioso e fonte di emicranie per la sottoscritta), la nonna prende il pallone sotto braccio, inforca la sua bicicletta e fa un fischio.
I tre la seguono, senza dire Ba'!

6 commenti:

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