giovedì 25 ottobre 2012

Lettera al marmocchio.


Caro marmocchio.
Ché mi fa strano ancora considerarti un pupo. Ti immagino là dentro tutto accartocciato e un po' traslucido, come leggo che tu debba essere in questo momento, magari anche un po' pelosetto, insomma, non certo il roseo e rubicondo pargolo di una réclame di Benetton. Marmocchio ti sta meglio, dico io.
Caro Marmocchio, dunque, se puoi sentirmi, ma non ricordo se a questo punto tu possiedi già il senso dell'udito, per quanto so per certo esserti spuntate già le orecchie, quello che volevo dirti è: non mi aspettavo di rivederti già così presto, chè ero andata solo per una normale visita mensile di routine, e in genere mai mi era stata concessa tanta grazia come quella di scrutare nelle mie interiora per una semplice visita mensile di routine. In genere si risolveva tutto con una palpatina là in mezzo, e due annotazioni sul libretto.
Ma stavolta c'era la Gestapo.

Poi te lo spiegherò, un giorno forse, perchè gli assistenti dei professori all'università si rivelano in genere in sede di esame molto più stronzi dei professori (fai finta di non aver sentito la parola "str...", sempre che tu l'abbia sentita), perché le tirocinanti della mia (e tua, per ora) dottoressa, siano assai più fiscali, saccenti e intimidatorie della dottoressa stessa, che nelle loro mani ci ha abbandonate, dedita al vizietto inestinguibile della sigaretta tra una visita e l'altra, e all'occasione anche in sede di visita, se le è permesso.
Così ti spiegherai anche perchè, dopo avermi sottoposta a un'interrogatorio che manco la mia temuta prof di greco alle superiori, ci hanno dovuto visitare addirittura tre mani di tre diverse persone, ravanando là in mezzo a turno nel loro guanto di lattice mentre tua madre si esibiva a gambe spalancate come la più lasciva delle pornodive e rammentava tempi in cui aveva pur avuto una dignità di persona, e non solo di portatrice di apparato riproduttivo...
Ché poi chissà perché si sono accanite su quella storia del diabete gestazionale, e giù a chiedermi se avevo parenti diabetici, ah, uno zio paterno? Uhm, molto interessante... E nessun genitore? Nessun fratello di primo grado (scusate, perché: un fratello può essere anche di secondo o terzo grado?). Ma è proprio sicura? (Uè, bella mia, guarda che io e te ci passiamo massimo massimo tre-quattro anni di vita, eh! Il fatto che io stia qui a farmi interrogare da te sul mio reale o presunto stato di salute e abbia già all'attivo un figlio e mezzo, non ti autorizza a darmi del lei e della "signora"!) Insomma, i "suoi" genitori (a ridaje!) sono entrambi in buona salute? Ehm... non proprio, sa, mio padre sarebbe anche un po' morto. Ah! Fa lei con sguardo truce da chi ti ha beccata impreparata e mo' te la farà pagare, E di cosa sarebbe morto? Ehm, di tumore, nulla di grave, sa, cose che capitano. Ah, allora va bene. E sua madre sta bene? Eccheccazzo mi auguro di sì! (Va be', l'"eccheccazzo" lo solo pensato, ma ci stava tutto).

Ok, marmocchio, cancella dalla tua giovanissima memoria questo grottesco dialogo.
Dicevamo che queste della Gestapo non si sono fatte mancare nulla, e con mia grande sorpresa mi hanno infine mostrato in diretta ciò che accadeva qualche centimetro al di sotto del mio basso ventre, e lì c'eri tu, proprio sullo schermo del monitor, che non la finivi di agitarti e di esibirti in evoluzioni di un virtuosismo insperato. Tanto per inciso: vacci piano con quelle piroette, e capriole, e salti mortali tripli carpiati. Non tanto per i calci, che io proprio se non ti avessi visto con i miei occhi, non ci avrei creduto che lì dentro vigeva quel concitato regime di attività fisica, vista la calma piatta che emana dalle mie budella (anche se, non crederai mica di continuare a fare tutto quel bordello anche tra qualche mese, mio caro, quando sarai già un bel po' più voluminoso di ora, mi auguro!), non tanto per i calci che infliggi alla tua povera genitrice, quanto perché, ti ricordo, sei attaccato a un cordone, bello mio, e va a finire che prima o poi ti ci strangoli, o ti ci imbraghi per bene, e poi alla fine chi ti tira più fuori di lì? Eh? Me lo dici? Ché poi mi tocca pure farmi aprire la panza come il lupo dei sette capretti, solo che quello manco si rende conto, al suo risveglio, di aver subito a sua insaputa un intervento cesareo plurigemellare mentre si schiacciava una pennica. Chiedilo a tua sorella che di queste cose se ne intende. Se no non sarebbero fiabe, che devo dirti, la vita è un'altra cosa.

Ma tornando a noi, vedi, io ci avrei un presentimento, che dopo averti visto mi pare più di un semplice istinto materno, roba che io poi non ho mai potuto vantare, roba da madri olistiche, madri medium, che di notte sognano il bimbo che parla loro e che rivela loro la sua occulta identità.
Tu per fortuna non hai mai ancora avuto l'alzata d'ingegno di apparirmi in sogno, e te ne sono grata.
Però ugualmente io non mi tolgo dalla testa questo presentimento, ché un pochino l'ho letto anche negli sguardi e nelle mezze frasi di quelle della Gestapo, che farfugliavano tra loro, quando ho chiesto timidamente se per caso non si vedesse il sesso: No, è troppo presto per sbilanciarsi. Anche se... che ne dici? Guarda qua. Uhm... Ma non possiamo dirlo con certezza. Sì però qua in mezzo... vedi? Sì, potrebbe anche essere, ma non è detto. E alla fine mi hanno confermato un buon 50 % di probabilità che tu fossi maschio. Ottima percentuale, dico io, ma ugualmente devo confessare che un po' mi rode.
E non so se mi rode più per non averlo saputo (del resto già sapevo che avrei dovuto ancora aspettare un altro mese), o perché da quegli ammiccamenti medici io ho inteso si parlasse di un pisellino in auge.
E se devo dirtela tutta un po' mi spiazza questa cosa.
E poi ti ho visto che casino che fai lì dentro, cosa credi che non ho capito?
E che, non li vedo i bimbi degli altri al parco quando si rotolano per terra e buttano ghiaia sullo scivolo, e si tolgono le scarpe e infilano i calzini nella terra, e si tirano addosso manciate di sassolini e si fanno inseguire lungo il perimetro dei giardini dalle povere madri agonizzanti per sette volte come Ettore e Achille intorno alle mura di Troia (no, ti dico che non è una parolaccia, in questo caso), mentre Mimi se ne va leggiadra per aiuole a raccogliere ciclamini e margherite e mi dice: "Mamma, guadda che bello il pio'e piccolo!", e si sprimaccia il vestitino per togliersi di dosso la polvere dello scivolo allordato di terra e pietrisco?
C'è una distanza abissale di fondo che non voglio per ora spingermi troppo in là nel sondare, ché già inizio a sentirmi un pochino male al pensiero di una tale eventualità, e mi crogiolo nella dolcezza delle nostre passeggiate culturali, con Mimi che mi dice: "Andiamo a vede'e la galle'ia?" o "Andiamo a vede'e le ttatue?" riferendosi alle brutte sculture bronzee che adornano il viale dei giardini.

Ecco, io ho pensato un po' a tutto questo, prima ancora che a quanto sarebbe bello avere un maschietto dopo una femminuccia.
E' che devo interiorizzare. Dammi il tempo. Non sono pronta.
In fondo ancora non ci conosciamo. E' stato così anche con tua sorella, all'inizio; ce n'è voluto di tempo perchè ci amassimo come ci amiamo ora.
E tu sei ancora un estraneo, mi riesce difficile immaginare di riuscire a trovare lo spazio anche per te, nel mio mondo affettivo.
Non è colpa tua, chiaro. Tu in fondo non hai fatto nulla di male, e ti limiti ad esistere.
E' che se mi sforzo con tutta la mia immaginazione riesco ancora a immaginare un doppione della pupa da amare almeno quanto ora amo lei. Più difficile mi riesce con un pupo.
In fondo quando mi hanno detto che Mimi era femmina ci ho rosicato anche allora.
Le femminucce sono tutte smorfiose e stronzette, pensavo allora. Che poi è un po' vero, Mimi sa essere smorfiosa e stronzetta a meraviglia, ma questo non mi impedisce di amarla così.
E' che dovremmo smettere di pensare ai figli come a qualcosa che possiamo determinare con la nostra volontà, come a qualcosa che arriva a soddisfare i nostri desideri e le nostre aspirazioni mancate, come a qualcuno che finirà per essere un prolungamento della nostra esistenza.
E voi invece siete solo persone che chiedono di essere accettate e amate così, a prescindere dalle ambizioni e dai progetti materni o paterni. Ed è giusto così.

Ma non biasimarmi ancora, io ne sono quasi sicura, che ti amerò tantissimo.
Anche se dovrò rifarti da capo l'intero guardaroba mettendo al bando l'intera gamma di sfumature che va dal rosa carminio al violetto, e dovrò adattarmi a comprare brutte T-shirt marroni o blu con sù stampati disegni di scarpe da tennis e palloni da rugby, macchine rombanti e robottini ammiccanti. Purtroppo è quel che passa il convento.
Anche se dovrò andarti a ripescare in cima agli scaffali di casa e prestarmi a faticosi e rumorosi giochi  con palloni e rotelle.
Sì, già lo so che comunque vada, sarai il mio... o la mia!

Solo una cosa temo: chi glie lo dice poi a tua sorella che non avrà una TOELLINA? Non è che mi tocca subito subito metterne in cantiere un altro pur di farla stare zitta?

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