mercoledì 30 gennaio 2013

Mimi e il Signor Kandinsky: resoconto di un incontro.


Me lo chiedeva già da un po', da quando mi aveva sorpresa ad armeggiare su internet svegliandosi di soprassalto un pomeriggio dal suo sonnellino diurno, e io mi affrettavo ad occultare il pc prima che partisse la raffica di richieste video-musicali (il tormentone del momento: "Mamma, peffavo'e, io voglio vede'e Giumbolo! Mamma, mi metti Giumbolo che ttò moendo di caldo?" il nesso causa-effetto ancora mi sfugge).

- Mamma, chi è quel tigno'e?
- E' un pittore; si chiama Signor Kandinsky... Ti va di vedere i suoi dipinti?
- Tì, mamma: mi va! (Tono da : "Certo che mi va! che domande!")


Le faccio scorrere alcune immagini e poi le chiedo:
- Ti va se un giorno ti porto alla mostra del Signor Kandinsky?
- Tì, mamma: ci voglio andacci alla mottra del Tignò Kandisky.

Poi la pioggia.
- Mamma, andiamo alla mottra del Tignò Kandisky?
- Oggi piove, Mimi. Oggi è tardi, Mimi. Oggi devo fare la spesa, Mimi. Oggi c'è scuola, Mimi.
Madre sciagurata.

Poi: l'ennesima domenica da sola, il beduino impegnato con i suoi impellenti traffici beduini (leciti), la tristezza montante, l'esasperazione della segregazione a due prolungata, che mette a dura prova le convivenze più testate, le intrusioni sempre meno tollerate dell'altra inquilina... e allora?
Fuga con Mimi: basta! Oggi si va. Pioggia o no, noi andremo a "vede'e la mostra del tignò Kandiski".
Vero è che il ritorno è stato piuttosto traumatico:  correndo per evitare la pioggia incipiente trascinando il passeggino con le ruote bloccate (a stare nella rimessina del sottoscala dev'essersi arrugginito il pedale di blocco), e lei che scappava in mezzo alla strada urlando: "Mamma, integuimi! Guadda come tono veloce!", e "Mimi fermati quando finisce il marciapiede", e "Signora, ma la bambina è sua?", e "Grrrr" tra i denti, e la focaccia che mi si stritola tra il manubrio e la mano e mi casca tutta la cecina (sui pantaloni, ovvio), e allora martellate sulle ruote del passeggino finché non riesco a sbloccarle, e allora poi mi dico "Lo vedi che non facevo male a restarmene tranquilla a casa?"

A posteriori lo posso dire in tutta onestà: sono felice di aver osato, con tanto di panza da ottavo mese gravida e acciacchi e stanchezza e condizioni meteo avverse, e padre latitante.
Sono felice per aver visto l'entusiasmo nei suoi occhi, nei suoi gesti, nelle sue danze davanti ai dipinti, nel suo continuo domandarmi di ricominciare ancora una volta la storia.
E sono felice di aver condiviso con lei questa esperienza, di averle aperto le porte di un mondo ancora in parte ignoto, di aver condiviso insieme una passione, del fatto che lei sia stata in grado di raccogliere l'input, per non parlare ancora di eredità (che mi fa sentir vecchia e con un piede nella fossa).

Ma ora vi racconto della mostra.
Dunque, la mostra in questione veniva ospitata almeno fino al 22 gennaio scorso (ammesso che non ne abbiano prolungato l'allestimento), nei locali dello storico Palazzo Blu, in concomitanza della mostra per adulti, di cui già vi parlai.
Lo scopo era quello di creare un percorso introduttivo all'opera dell'artista per i bambini in visita alla mostra principale, da affiancare con i percorsi e i laboratori didattici previsti per le scolaresche (ed eventualmente per gruppi di privati su prenotazione, ma dai 3 anni in su, come mi hanno confermato alla reception).
In realtà per una bambina come Mimi va benissimo anche la sola visita alla "mostra dei piccoli" che è questa:

Organizzata come una sorta di narrazione per tappe del percorso artistico di Kandinsky e della sua idea di arte, la sua lettura procede proprio come si sfogliano le pagine di un libro, ogni quadro accompagnato da un due righe di racconto, che io le leggevo ad alta voce, perché nella grande sala dov'erano esposte le 21 tavole della mostra, c'eravamo solo noi.
Le opere esposte, di medio-grande formato, sono le tavole originali delle illustrazioni del libro omonimo, realizzate a tecnica mista (collage di vari materiali diversamente assemblati, acquarello, stampa) dal poliedrico illustratore per bambini Daan Remmerts De Vries.

Mimi era raggiante, la sua gioia e il suo entusiasmo rinfrancanti e contagiosi. Andava e veniva dall'uno all'altro dipinto, tornava verso di me che ero seduta (direi stravaccata, esausta) sul divanetto al centro della sala, e accompagnavo con le didascalie vocali il suo peregrinare per tappe, come una gioiosa via dell'arte.
L'arrivo di alcuni visitatori adulti non mi ha indotto a metterle un freno, perché quella era la sua mostra, e loro erano gli intrusi. Del resto le sue escandescenze non erano gratuite, ma dettate dall'emozione della partecipazione a quell'evento: il dispiegarsi dell'arte davanti ai suoi occhi, quella festa di colori, la storia di quel signore tanto originale, che tanto sembrava ancora un poco bambino, nel suo modo un poco obliquo di guardare al mondo e alle cose, nella sua maniera incurante di rappresentare poi quel mondo e quelle cose sulle sue tele.
La storia era abbastanza semplice perché anche una bambina della sua età potesse comprenderla, anche se forse in alcuni passaggi un pochino oscura, come possono apparire oscuri per un bambino i dilemmi esistenziali di noi adulti, i problemi legati all'incomprensione del mondo, all'insoddisfazione personale, alla necessità drammatica di ancorarsi ad una propria ragione d'esistere, ad una ricerca che a tratti si perde e ti fa perdere di vista gli intenti iniziali.
Il cavallino azzurro che a un certo punto salta fuori da una delle tele dipinte dal signor K. rappresenta l'estro artistico, che accompagna lo stesso signor K. in tutti i momenti della sua vita, dai più prosastici ed ordinari, a quelli più creativi, ed a questa presenza, invisibile a tutti se non  a lui ("Mamma, anche io lo vedo, il cavallino del tignò Kandisky") egli deve la straordinarietà della sua arte, anche se non sempre questo gli rende la vita facile, perché le persone intorno non sempre lo capiscono...

Stavo spiegando a Mimi cosa avesse di insolito per i suoi contemporanei l'arte del signor K., che dipingeva le cose non come apparivano, ma come lui le sentiva, a seconda degli stati d'animo che queste suscitavano in lui, e stavo spendendo un sacco di parole per cercare di centrare meglio il succo della questione, quando mi sono accorta che in realtà a Mimi doveva sembrare assolutamente naturale il modo in cui il signor K. dipingeva, visto che anche lei disegna così.
E mi sono tornati in mente alcuni dei suoi (di Mimi) più celebri lavori: "La balena con le ali", "Il bambino blu che vola nel cielo blu", "Il bimbo verde che guarda gli aerei", "Una famiglia di mostri buoni che si nascondono nel buio". Certo, a vederli senza conoscere il soggetto, fatichereste a individuare che si tratta di tematiche così complesse e articolate, anzi: fatichereste a trovarvi un qualche motivo figurativo a caso.
Ma che importa?
Se a lei in quel preciso momento del suo processo creativo tracciare quelle linee curve e dritte suggeriva in sequenza quella e non altre serie di associazioni ed immagini che rispondevano a quel preciso concetto?
Certo, stavo sprecando il mio tempo e le mie energie a spiegare a Mimi che il signor K. dipingeva un prato viola, perché a lui andava di farlo viola. Per lei non poteva essere più naturale, e infatti non ha fatto una piega: nessuna domanda di quel genere lì.
Quando le ho chiesto: "Ti piacciono i dipinti che faceva il signor K.?", mi ha risposto: "Tì, tono tutti colo'ati!"

Abbiamo fatto un salto al book shop di Palazzo Blu e abbiamo comprato questo, a ricordo della nostra mattinata artistica:


Come spiegare l'arte contemporanea ai bambini? Ma i bambini non hanno bisogno di farsela spiegare!

Se lo prendete on line sul sito della casa editrice, lo trovate a un buon prezzo!
E' fatto bene, ma preferivo le didascalie della mostra, più discorsive, più esplicative. In ogni caso bellissime le tavole, vale la pena, solo per quelle.

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