lunedì 27 maggio 2013

Il nostro didò parte seconda.

Allora siccome fuori tira sempre vento e la primavera volge un po' all'inverno, siccome a noi piace investire sempre nel nostro tempo di qualità e siccome che la piccola fatina si è gentilmente concessa una lunga pausa di sonno, decido di accontentare la richiesta che Mimi mi rinnova da giorni, di rifarle il didò, perché, così mi dice, doveva fare il gelato.

Ritengo quindi doveroso aggiornare queste pagine circa la riuscita del nostro secondo ufficiale cimento nell'impresa ( vi ricordo il primo esperimento).

Dunque stavolta decido di provare con il colorante in polvere portatomi dal beduino (pare che nella cucina araba lo si usi molto per "colorire" i piatti... mah! Comunque in negozio da lui va alla grande!)




Quindi con Mimi misceliamo farina, sale, cremor tartaro, e aggiungiamo una di queste bustine.
Due bustine: non si vede alcun pigmento, forse una era troppo poco per tutta questa farina... tre bustine, quattro... Mimi, tieni: aiutami anche tu. Svuota questa bustina. Anche questa.

Insomma: per farla breve ci mettiamo una cifra non ben identificata di queste bustine in polvere, e il colore... ancora niente.


Decido per il sì e per il no di infilarci dentro anche un po' di aroma all'acqua di rose (questi arabi aromatizzano persino l'acqua che bevono): male non farà di certo.

Ma ecco... miracolo! A contatto con un qualsivoglia liquido il colore esce fuori!

Un bel giallo che più giallo non si può (Azz', stai a vedere che di bustina ne bastava alla fine pure una...)

In pratica giallo-evidenziatore...


- Mimi, non mangiare il didò liquido. Mimi, non mangiare il didò liquido. Mimi, non mangiare il didò liquido, ché fa schifo. Mimi non... e vabbé, e allora mangialo!



- Buono?
- No, mamma: è un pochino cchifodo.
- Ah, ecco.

E poi la cottura.
Attenzione: a vederlo così parrebbe che non è venuto un beneamato ciufolo. NO?
E invece: mai disperare. Sì invece impastare.
Impastare è la chiave di tutto.
Impastare all'acqua di rose.
Impastare all'evidenziatore giallo, anche se vi diventano le dita fluorescenti...



E alla fine, si potranno ben inaugurare i timbrini regalo dell'amica Rosetta...


- Mamma, guadda: ho fatto me!
- Mh. E io chi sono?
- Tu sei la ttrega Grimilde.
- Ah. Beh, grazie.
(E pensare che ho immolato la mia domenica a farti il didò...)


L'unica pecca: abbiamo messo il colorante nell'impasto di base. Quindi ci siamo ritrovate con tipo un chilo di didò giallo-fosforescente.
Però: aggiungendo in post-produzione il caro vecchio colorante liquido rosso abbiamo ottenuto un bellissimo arancione brillante.
Aggiungendo il caro vecchio azzullo abbiamo ottenuto un bellissimo verdino-pisello-brillante che la mia reflex mezza sbroccata si è rifiutata di fotografare. Pazienza: credetemi sulla parola.
Impossibile invece ottenere qualsivoglia rosso o verdi più scuri di quel verdino-pisello lì, immagino a causa delle proporzioni spropositate di colorante giallo per cous-cous utilizzato.

Devo dire che questa esagerazione di colorante ha dato risultati di una brillantezza che non avrei mai potuto sperare con i soli colori liquidi usati la volta scorsa, che ci avevano limitato a una gamma di colori molto acquarellati, sbiaditi.
Pollice in su dunque al colorante beduino.

Poi, per chi volesse al volo imitarci senza stare a cercare due ore nel web e confrontare ricette più o meno simili ma pur sempre dissimili, ecco a voi la nostra, pratica e veloce (ricordo che il cremor tartaro io l'ho ordinato in farmacia, non avendolo reperito in nessuno dei 119 supermercati in cui l'ho cercato -scherzo: erano solo 2!-)

RICETTA (semplificata e corretta):

  • 2 tazze di farina
  • 1 tazza di sale fino
  • 2 tazze di acqua calda (non bollente!)
  • cremor tartaro: 20g.
  • 1 cucchiaio di olio di semi (o altro olio)
  • colorante alimentare in polvere (noi abbiamo messo tipo 6-7 bustine, ma suppongo che ne basterebbero anche molte meno)
  • aroma di acqua di rose (mah! suppongo vada bene qualsiasi altro aroma a piacimento)

Ora sorge spontanea una domanda: ma 'sto cremor tarataro, nell'economia del didò, a che accidenti serve? Quale sarà la sua funzione? Mistero.
(Se ci fosse qualche chimico in ascolto che volesse illuminarmi...)

Nessun commento:

Posta un commento

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.