lunedì 10 febbraio 2014

Piccole innocenti scappatelle.

Pioggia pioggia e pioggia.
E' la stagione. Pazienza.
Un'insperata domenica di luce abbacinante e cielo cristallino, spazzato da un discretamente freddo vento di libeccio, mi spinge a portare fuori le bimbe, approfittando della pausa tra i giorni che ho sentito chiamare "vagoni" di un infinito treno di perturbazioni oceaniche.
Per altro posso dire che NON è stata una domenica pomeriggio rilassante, frustata in faccia dal vento a spezzarmi la schiena con la piccola fatina appollaiata sul fianco, a spingere Mimi in altalena, "più forte, non così forte! Più piano!! Non di lato! Davanti!!! Più in alto! NO, mi spingo da sola! Non sederti! Non vedi che vado troppo piano!!!"

Comunque sulla via del ritorno (per fortuna che sono uscita in macchina!), quella piccola è crollata in un subitaneo sonno da seggiolino-auto.

Ho fatto scendere quella grande avendo curo di lasciare la radio accesa, perché conciliasse il sonno della piccola, che ancora ronfava nel suo seggiolino.
Tirarla fuori ora significherebbe drammatico risveglio con pessimo prosieguo.
Abbiamo passeggiato per la nostra strada deserta, spazzata dal vento, incrociato la dirimpettaia del secondo piano, che ci ha chiesto se per caso avessimo avvistato un suo tovagliolo, fuggiasco dal filo del bucato, rubato quattro limoni dall'albero "sotto casa di Paolo", aspirato il profuno dei limoni rubati, constatato che non sapevamo quale fosse il citofono di casa di Paolo, con grande scorno di lei che, diceva, "io Paolo lo vedo sempre a scuola, ma tu, mamma, non lo vedi mai!", infine, l'ho accompagnata a casa, dove il padre, reduce da una notte di pesca a mare (inspiegabili passioni maschili) si gingillava, libero da prole, tra Dmax e video di pesca su u-tube.
"Mamma, guarda, devo finire il disegno che avevo iniziato ieri!"
Dice adocchiando il suo mazzo di fogli F4 e la sua scatola di pennarelli abbandonata sul tavolo.
"Ecco brava, mettiti qua a disegnare; io devo tornare giù da Rania che dorme in macchina. E poi vengo, eh."
Al beduino: "Ti lascio Mimi che non è una presenza ingombrante, si mette qui e disegna. Io vado in macchina. Tanto vedrai che tra meno di mezz'ora l'altra si sveglia."
Sono tornata in macchina.
Lui non lo sapeva che mi ero portata dietro il libro. IL libro.
O forse sì, lo sapeva? Forse aveva intuito i miei bassi intenti di abbandono del tetto coniugale, per quanto temporaneo ed effimero.
Comunque mi sono messa comoda, aggiustato lo schienale del sedile, acceso la luce sopra al parabrezza e abbassato leggermente il volume della radio.
Intorno il vento fischiava piegando e agitando le canne di bambù dietro la rete del carcere, davanti a me, e a momenti faceva anche dondolare la macchina, sui suoi incerti ammortizzatori, mettendomi addosso un po' d'inquietudine.
Ma la radio continuava a suonare, e io a scorrere le pagine del mio libro, e la pupa piccola a dormire.
Ha dormito fino quasi alle otto, chi l'avrebbe mai detto?
In una sinfonia di piaceri condensati nel lasso di tempo di un'ora e mezza o poco più, la musica in macchina, il rumore del vento fuori e quello del sonno di mia figlia, più vicino e intimo, sentirsi al sicuro all'interno di un abitacolo chiuso, mentre fuori infuria una mezza bufera, e la musica ti avvolge, guardare il cielo all'orizzonte incupirsi e il crepuscolo arrivare, col buio; la lettura che porta la tua mente altrove.
Mi è sembrata un'eternità. Mi è sembrato di non aver mai letto tanto a lungo prima. Non son più avvezza alle mie storiche maratone di lettura.
Poi lei ha aperto gli occhi e ha iniziato a cantare insieme alla radio, modulando sul tema una serie di melodici "Ayayayaaa!"
Siamo scese e salite a casa.
Vedrai, dicevo, che lui non avrà ancora preparato niente, Mimi imbambolata davanti alla tv e tutto ancora da sistemare.
Mimi mi ha aperto la portafinestra della cucina, che usiamo quasi sempre in vece di quella d'ingresso propriamente detta.
La cena è sul fuoco.
"Mimi, non ti sei ANCORA tolta la giacca?"
"No, mamma, me la sono messa ora. Stavo venendo a cercarti! Pensavo che eri in pericolo!"

Mimi in versione "Dagli Appennini alle Ande"

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