Miriam è nata una mattina di maggio.
Quel giorno l'ho visto sorgere dalla finestra della sala travaglio; l'ho visto albeggiare sbigottita, perché poche ore prima mettevo a letto le mie bambine più grandi dopo una faticosissima lettura dei soliti due tre libri, che immancabilmente diventano otto nove, soprattutto quando non sai opporti perché in cuor tuo già sanguini al pensiero che domani non sarai lì con loro a leggerne altri; dopo aver perso per l'ennesima volta la pazienza e aver declamato, a voce chiara e scandita: "Mimi, ora mamma si incazza!" perché continuavano a litigare e non si infilavano sotto le coperte; dopo aver detto loro che forse quella notte sarei andata in ospedale, perché mi faceva "un po' male la pancia" e di non preoccuparsi, se svegliandosi non c'ero, ché le lasciavo con la zia, in buone mani; dopo aver col cuore grosso e l'utero in subbuglio, contenuto l'angoscia di Mimi che mi diceva non voleva che andassi; dopo aver soppresso l'ennesimo nuovo brutto presagio, perché mi sembrava davvero di star andando al patibolo, e realizzavo che sarei potuta anche non tornare più; dopo averle salutate in silenzio, con gli occhi, che dormivano nei loro letti, sicure e fiduciose in un domani noto, dunque, mi sono sistemata la valigia, ho lasciato un patetico post-it alla mia figlia maggiore, in stampatello, dove scrivevo di volerle bene, e sono andata in ospedale.
Da lì, qualche ora più tardi, ho visto albeggiare.
Miriam è nata il giorno in cui sua sorella avrebbe ricevuto il diplomino della scuola dell'infanzia, e si sarebbe esibita davanti a tutti con il suo saggio di musica e movimento. Io non c'ero.
Ma ho visto un pezzetto di video, dopo. Non è proprio la stessa cosa, ma lei è arrivata in sala degenza con in testa il tocco da laureata di cartoncino nero, e il diploma arrotolato di finta pergamena, chiuso da un nastrino rosso, e dopo mi ha dedicato anche un remake personalizzato delle coreografie del saggio, tutto per me, anche se si è incazzata a bestia perché Rania voleva danzare pure lei, invece quello era il SUO momento, suo di Mimi, e io dovevo guardare solo lei, Mimi.
Quando Miriam è nata, io dopo ho pianto.
Proprio lì, sul trespolo da parto, mentre a cosce divaricate ancora un'esperta equipe di medici mi rattoppavano e rimboccavano il rimboccabile e rattoppabile dello straboccato e sbrindellato.
Piangevo tra i complimenti dello staff medico, piangevo via tutta la paura e i brutti presagi e la sofferenza fisica delle ultime ore.
Ho pianto mentre uscivo di casa, lasciando le mie figlie nei loro lettini, e mentre salutavo mia sorella.
Ho pianto mentre l'auto varcava la soglia dell'ospedale.
Ho pianto anche tra una contrazione e l'altra, regredita a stadio infantile.
Miriam si è portata via tutte le lacrime.
Il mio corpo l'ha salutata con le ultime rimaste, la paura si è diluita in acqua salina, lavandosi via dagli occhi, abbondante, finalmente esorcizzata.
Dalla finestra della mia camera, in ospedale, vedevo via Risorgimento, e la torre campanaria che svettava da dietro le chiome dei pini e dei cedri, in piazza dei Miracoli. dalla finestra un cielo afoso di maggio che presto si è mutato in temporalesco. Il cielo di maggio ha salutato Miriam con una potente scrosciata d'acqua, ha lavato l'asfalto e i tetti di cotto, gli intonaci gialli, poi glie li ha restituiti brillanti e stillanti.
Miriam si è affacciata alla vita e ha salutato come il Papa benedicente dal balcone dei Palazzi Vaticani.
Ha detto: la pace sia con voi. Andate in pace.
Ora finalmente mi sento in pace.
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mercoledì 1 giugno 2016
domenica 1 maggio 2016
Tra due fuochi. E mezzo.
Malgrado l'assenteismo dal blog, siamo sempre qui, quella più piccola dentro la pancia, le due più grandi fuori a tormentarmi, il beduino che va e viene, io che altaleno secondo il tempo e gli umori e, forse, gli ormoni, secondo la curva energetica del mio bioritmo, che ultimamente è pericolosamente instabile.
Rania è una bambina solare, gioiosa, divertente, piena di energie; è fantastica e simpaticissima, ti riempie le giornate, ma mi mangia il cervello, e, cazzarola, non sta mai zitta.
Ha un volume di voce costante a 120 decibel , mi chiama 830 volte al giorno, mi martella di "perchèèè?", con un accento grave sulla "è" apertissima che spesso non attendono risposta, e se la ottengono la dribblano o la ignorano e si ripropongono all'infinito; mi sfinisce di "Mamma!" di "Ti ricordi quando ero piccola che", di "Ho fame!", di "facciamo qualcosha!", di "Ho un'idea: facciamo che" e francamente ho quasi sempre voglia di sbolognarla.
Certo poi il senso di colpa va a mille, perché, come ho detto, è tenera, adorabile, affettuosa.
Mimi è una bambina molto sensibile e ricettiva, ha attenzioni e delicatezze che mi lasciano sempre col cuore gonfio di gratitudine e grondante rimorso per tutte le volte che calpesto senza tatto quella sua sensibilità così difficile da manipolare, da non urtare, mai ferire. Però ci sono giorni che la prenderei per i piedi e la lancerei lontanissimo da me perché mi annienta, con i suoi sfoghi, i suoi malumori repentini, i suoi isterismi, le sue indisponenze, ché per come la prendi la prendi non va mai bene, e più cerchi la via della conciliazione più lei sceglie la provocazione e rilancia in atteggiamenti stizzosi o fastidiosi.
Rania è una bambina solare, gioiosa, divertente, piena di energie; è fantastica e simpaticissima, ti riempie le giornate, ma mi mangia il cervello, e, cazzarola, non sta mai zitta.
Ha un volume di voce costante a 120 decibel , mi chiama 830 volte al giorno, mi martella di "perchèèè?", con un accento grave sulla "è" apertissima che spesso non attendono risposta, e se la ottengono la dribblano o la ignorano e si ripropongono all'infinito; mi sfinisce di "Mamma!" di "Ti ricordi quando ero piccola che", di "Ho fame!", di "facciamo qualcosha!", di "Ho un'idea: facciamo che" e francamente ho quasi sempre voglia di sbolognarla.
Certo poi il senso di colpa va a mille, perché, come ho detto, è tenera, adorabile, affettuosa.
Mimi è una bambina molto sensibile e ricettiva, ha attenzioni e delicatezze che mi lasciano sempre col cuore gonfio di gratitudine e grondante rimorso per tutte le volte che calpesto senza tatto quella sua sensibilità così difficile da manipolare, da non urtare, mai ferire. Però ci sono giorni che la prenderei per i piedi e la lancerei lontanissimo da me perché mi annienta, con i suoi sfoghi, i suoi malumori repentini, i suoi isterismi, le sue indisponenze, ché per come la prendi la prendi non va mai bene, e più cerchi la via della conciliazione più lei sceglie la provocazione e rilancia in atteggiamenti stizzosi o fastidiosi.
mercoledì 2 marzo 2016
Comunicazione di sistema dal Matrix
Illustrazione di Lucia Salemi |
Tu te ne stai lì, al caldo circoscritto del tuo spazio vitale, cullata dallo sciabordio della vita che corre fuori, rassicurata dai rumori noti, che ti accompagnano fin dall'inizio di tutta questa storia, la tua; tu te ne stai lì rannicchiata, accoccolata, protetta e non sai.
Non sai quasi nulla di me, e non sai che so molte cose di te, molte più cose forse di quante tu stessa ne sappia.
Non sai che tra qualche mese tutto per te cambierà drasticamente, e non so se ti piacerà, non subito almeno.
Non sai che esiste un fuori, non sai forse nemmeno che il tuo mondo finora è limitato a un dentro, che per te è tutto (pillola blu o pillola rossa? Nessuno te lo chiederà, temo. Quando vedrai Matrix per la prima volta, capirai anche questo).
martedì 26 gennaio 2016
Appunti quotidiani.
Il gelo dei giorni passati ci ha portato un nuovo ciclo di malanni: siamo stati mali a turno, tutti quanti.
Rania, che continua a produrre quantitativi importanti di muco di tutti i colori, ha smesso di fare l'aerosol unicamente per esasperazione materna e ha il naso screpolato a sangue a furia di sfregamenti di fazzoletti.
Il beduino è stato letteralmente steso dall'influenza rantolante nel letto per la durata di tre giorni netti, incosciente del mondo circostante come solo un uomo sa fare. Un pomeriggio gli ho lasciato le bimbe per andare a una riunione, con l'accorgimento di lasciare cena pronta e il DVD di Pinocchio inserito. Sono ritornata di gran carriera intorno alle otto e ti trovo Mimi arrampicata sul lavandino intenta a tirar fuori piatti per apparecchiare la tavola per la cena, Pinocchio in stand by sul menù dei titoli, Rania vagante per la terrazza che mi cercava, lui sempre nel letto, sempre rantolante, sempre totalmente incurante delle proprie responsabilità paterne.
Va be'.
lunedì 18 gennaio 2016
Le cose che poi dimentichi.
Ché poi, si dice, dimentichi tutto.
Almeno finché non ti ricapita. Allora a un tratto ti ricordi di nuovo. Ah, già! Anche l'altra volta era andata così!
La nausea del primo trimestre, il fastidio per gli odori, la letargia.
L'ansia notturna, l'insonnia insensata.
Gli attacchi di fame, mangiare come un uomo e crollare alle nove di sera come un pupo.
Le manie salutiste, le spese improbabili al supermercato, le paste integrali, la verdura bio.
Gli hackeraggi della tua volontà alle buone intenzioni salutiste: la dipendenza dai cornetti di mais, le pringles alla paprika, la focaccia farcita della COOP mangiata di furia tra gli scaffali del reparto frutta e verdura.
I vestiti che non ti stanno più, i pantaloni slacciati, maglioni sformati.
I forum di gravidanza, le malattie esantematiche, la toxoplasmosi.
"E coi gatti come fai?" Li metto in quarantena. Li iberno. Li sopprimo. Secondo voi?
(No: continuo a pulirne la cacca dalla lettiera con la paletta. Ciò non comporta infezione da toxoplasma. Vi assicuro).
Almeno finché non ti ricapita. Allora a un tratto ti ricordi di nuovo. Ah, già! Anche l'altra volta era andata così!
La nausea del primo trimestre, il fastidio per gli odori, la letargia.
L'ansia notturna, l'insonnia insensata.
Gli attacchi di fame, mangiare come un uomo e crollare alle nove di sera come un pupo.
Le manie salutiste, le spese improbabili al supermercato, le paste integrali, la verdura bio.
Gli hackeraggi della tua volontà alle buone intenzioni salutiste: la dipendenza dai cornetti di mais, le pringles alla paprika, la focaccia farcita della COOP mangiata di furia tra gli scaffali del reparto frutta e verdura.
I vestiti che non ti stanno più, i pantaloni slacciati, maglioni sformati.
I forum di gravidanza, le malattie esantematiche, la toxoplasmosi.
"E coi gatti come fai?" Li metto in quarantena. Li iberno. Li sopprimo. Secondo voi?
(No: continuo a pulirne la cacca dalla lettiera con la paletta. Ciò non comporta infezione da toxoplasma. Vi assicuro).
mercoledì 23 dicembre 2015
Bambina nel tempo
- Mamma ti ricordi quando sei uscita e mi hai lasciato tutta sola per un sacco di tempo?
- Ma quando, Mimi?
- Quando sei uscita da sola con Rania. E hai detto che tornavi subito invece sei stata via tantissimo.
- Ah, quando sono andata a fare la spesa sabato mattina e tu ti eri appena alzata! Ma dai. Sono tornata appena ho finito di fare tutto. Tu stavi guardando Tom e Jerry... Non avrai aspettato tanto.
- Sì. Ho guardato Tom e Jerry e ho pianto tantissimo, perché tu non tornavi più.
- Ma su! Sono stata via solo un'oretta, non farla tragica, Mimi!
- Mamma, tu lo dovresti sapere che per una bimba come me che piange sola senza la mamma un'oretta è tantissimo! Non è come per voi umani.
Io mi scompiscio a volte.
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martedì 24 novembre 2015
Poesia del quotidiano
I disegni di Mimi sono fantasie caleidoscopiche: figure allungate e fluttuanti, con lunghe vesti ondulate a fasciare gambe infinite, abiti drappeggiati di ghirigori, arabescati e arricchiti di decorazioni mai troppo ridondanti: fiocchi e pizzi, cuori e farfalle; trecce lunghissime o svolazzanti ciocche di capelli a riempire tutto lo spazio intorno come un'aureola dorata.
I disegni di Mimi sono una tavolozza di colori sapientemente scelti e accostati, una continua sperimentazione e contaminazione di tecniche, dal glitter allo scotch colorato, dal collage misto al frottage alla cera gocciolata.
I disegni di Rania per ora sono tentativi di tracciare volti umani, grandi cerchi irregolari all'interno dei quali prova a inserire con enorme difficoltà connotati incerti. Si demoralizza presto perché il risultato spesso non corrisponde alle intenzioni e mi chiede di farlo io.
Mimi ha una grande fiducia in sé e nelle sue capacità, e non emette quasi mai un giudizio negativo sulle sue creazioni, anche sulle più bislacche.
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lunedì 19 ottobre 2015
Sulle virtù morali dello stracchino
Quando ero incinta di Mimi, i primi mesi sono stata malissimo.
Mi piacerebbe poter dire di aver vissuto alcuni passaggi salienti della mia vita in maniera diversa da quanto effettivamente io abbia fatto, mi piacerebbe anche poterne serbare ricordi differenti, non ancorati a disagio, paura, ansia, inadeguatezza, senso di smarrimento, ma piuttosto a gioia, come ci si aspetterebbe che dovrebbe essere accolta la notizia dell'arrivo imminente di una nuova vita.
Sarebbe tutto molto più poetico e romantico, come nelle pubblicità di Ikea o nelle commedie americane, quando una vomita un poco appollaiata sul bordo di un cesso, giusto per dire che è incinta, ma poi nella scena successiva se ne va in giro tutta giuliva a sperperare stipendi in un inutile e stupido shopping pre-maman.
Comunque recriminare su quanto è stato è abbastanza inutile, almeno quanto pensare di poter essere altro da quel che si è.
domenica 5 luglio 2015
Con gli occhi, con le orecchie, e con la sabbia tra le dita dei piedi.
Vorrei prendere in prestito i vostri occhi, e con quelli guardare il volo degli aerei, quando passano sopra le nostre teste, bassi, e per qualche secondo non si sente altro che il frastuono del motore, e le vostre vocine che ancora salutano un babbo lontano, che invece è già qui con noi da un po'.
Quegli occhi a cui non sfuggono i dettagli, quando camminiamo tra gli alti platani del parco e rimanete a guardare il percorso di un insetto tra le cortecce screziate, frastagliate come i pezzi scomposti di un complicato puzzle, quando vi fermate sul ciglio del marciapiede di colpo perché avete visto un fiore di malva e discutete sul colore, se sia viola oppure rosa; quando la pineta è la foresta incantata e il cespuglio dell'alloro è il rifugio in cui nascondersi per sfuggire al T-rex.
lunedì 29 giugno 2015
Dire, fare, forse baciare...
Le bimbe certi giorni mi stremano emotivamente.
Però, anche, mi colmano a livello affettivo; riempiono ed esauriscono il mio universo emozionale in un continuo interscambio di feedback, violenti e tenerissimi, e confesso che, almeno in questa fase della mia vita, non riuscirei, nemmeno se fossi disposta ad investirvi molto più di quanto non faccia in termini di tempo, energie e attenzione, non riuscirei a dirigere altrove da loro un equivalente di quella affettività. Un pochino è anche una questione di sopravvivenza, di respiro quasi, ché siamo la risultante di un equilibrio di elementi differenti, di cui quello affettivo è senza dubbio fondamentale, ma non l'unico.
Affettivamente sono un mezzo disastro, lo ammetto.
lunedì 15 giugno 2015
Peter Pan, dove sei?
L'estate è il momento migliore per crescere. Sembrerebbe quasi sia fatta apposta.
Crescono in frondosità le chiome degli alberi e in intensità i verdi delle foglie.
Cresce l'erba nel vialetto di ingresso a casa e intorno alla rastrelliera delle biciclette, ché ogni volta sembra di andarla a ripescare dal profondo della steppa erbosa.
Crescono le giornate, cresce il caldo nelle ore di luce, cresce l'attesa e la stanchezza, l'euforia e l'impazienza di potersi finalmente fermare, in questa corsa frenetica lunga tre stagioni, quelle ordinarie, fatte di ordinario vivere.
Crescono le bambine, che, si sa, crescono sempre, come ti ricordano i conoscenti per strada quando ti fermi a salutarli, ché in una piccola città come questa in cui viviamo noi, per fortuna, ancora accade di incontrare strada facendo gente che conosci, anche più d'una volta al giorno, e ancora accade di fermarsi a scambiar reciproche osservazioni sul tempo che passa, misurato in centimetri sulla statura dei reciproci figli, o sulla loro verbosità, così che a volte finite per far parlare loro, levandovi dall'imbarazzo dei discorsi di circostanza. E allora aspettatevi di tutto, ché si può spaziare dall'astrofisica alle Winx nel giro di un unico periodo.
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lunedì 30 marzo 2015
Bimba.
E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?
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mercoledì 11 marzo 2015
Femminile plurale.
![]() |
- Misericordia, Mimi! Scendi da quel povero Zorro! |
Io che son cresciuta in mezzo a due maschi, con una sorella di molto più grande di me.
Io che indossavo pantaloni di tuta con le toppe sulle ginocchia.
Io ora mi trovo a dover crescere due donnine che non sono proiezioni di me, né tanto meno miniature a mia immagine e somiglianza.
Sono per ora due propaggini fisiche, ma libere di evolversi nello spazio ognuna secondo le proprie peculiarità e propensioni.
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lunedì 23 febbraio 2015
Inverno e meditatio.
Inverno: è ora di piantare i bulbi, orsù!
Quale momento migliore di questo per riporre nel ventre della terra dormiente, la promessa di vita, il pretesto per l'attesa, la speranza di rinascita?
Ricordate solo, per l'occasione, di procurarvi un abbigliamento adeguato al lavoro pesante del floricoltore: ballerine di vernice rigorosamente bianche, calze di flanella rosse sotto una svolazzante gonna a balze a motivi da college britannico. Fatto? Ok: buon interramento!
giovedì 15 gennaio 2015
Il sonno dei giusti.
Fosse per me, non c'è pisello che tenga! (Immagine presa qui) |
Mentre esco cautamente da sotto le coperte per non svegliare quella piccola che mi sta addosso, finisco sopra al gatto che mi stava acciambellato sui piedi, quando arriva già il secondo.
Inutilmente cerco al buio le pantofole, ma trovo solo conigli e Biancaneve.
Mentre mi dirigo verso la porta cercando di non urtare la scaffale a vetri e procurarmi contusioni a membra e gran casino di oggetti precipitati... arriva il terzo, venato di angoscia.
Arrivo nella camera accanto incespicando in Else varie.
Urto qualcosa che crolla a terra con fracasso.
- No, mamma! Hai distrutto la mia costruzioneee!
Ottimo ingresso.
martedì 13 gennaio 2015
Calendar girls. Riepilogo rapido dell'anno appena trascorso.
E con uno scarto di appena 12 giorni, mi accingo a inaugurare il nuovo anno con il primo post del 2015 qui sul blog.
Oramai ci ho rinunciato alla puntualità sulle scadenze periodiche. E siccome nell'economia del mio tempo già a mala pena sto dietro ai miei propositi quotidiani, mi rassegno all'evidenza di essere una blogger appena sufficiente.
Visto però che negli ultimi due anni avevo preso l'abitudine di riassumere in immagini emblematiche i dodici mesi dell'anno appena concluso, ho voluto farlo anche stavolta.
In realtà per me è un modo facile meno complicato per rompere il ghiaccio dopo un lungo silenzio, soprattutto quando, come in questo caso, il mondo là fuori urla indignazione per le vicende storiche a cui assistiamo e pare che tutti debbano dire la loro, e che nessuno si astenga, e tu le tue cose da dire ce le avresti anche, ci hai tante di quelle cose che aspettano solo il momento per essere tirate fuori, che ti ruggiscono dentro, ma aspetti e aspetti, e c'è sempre qualcosa di più immediato e urgente, e concreto da fare, e allora il momento passa e poi non ti ricordi più nemmeno come avevi pensato di cominciare, quell'incipit che ti piaceva tanto, e col quale non avresti mancato di scrivere senza dubbio un brillante pezzo di esordio di nuovo anno. Ma...
Il mondo non si perde poi tanto, e c'è già chi parla e straparla, e chi è già riuscito ad esprimere egregiamente molti dei tuoi pensieri, e tu sei libera di postare tranquillamente le foto familiari dell'anno appena trascorso.
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lunedì 15 dicembre 2014
Un Dio pittore che narra storie (dialoghi illuminati con mia figlia)
Mimi tra le mie figlie è quella che rappresenta ai miei occhi l'incarnazione del pensiero speculativo.
Rania è quella istrionica, espansiva, che punta all'obiettivo immediato, quella che si riesce a esprimere attraverso la modulazione dei toni della voce più che dall'articolazione dei suoni.
Mimi ha un'emotività implosiva, a volte ne è succube, a volte le emozioni la devastano, altre volte la vedi che vorrebbe avvicinarsi e non sa come, che vorrebbe cedere e non riesce, che si sforza di mollare il passo, e non glie la fa.
Rania al contrario fornisce sempre la giusta risposta emotiva, quella che ti fa sbollire in quattro secondi la rabbia per un pasticcio combinato, perché quando la sgridi abbassa gli occhi e fa la contrita in un angolo, poi ti si avvicina remissiva e ti chiede di abbracciarla.
Mimi invece controbatte sempre, per la qualsiasi, e qualsiasi contrappunto si trasforma in guerra di logoramento di nervi; quando vorrebbe essere consolata si arrabbia e strepita, fa la voce grossa e tira botte; quando viene contraddetta pesta i piedi e fa l'isterica; quando non si sente considerata diventa molesta e ottiene il risultato opposto, che uno tende ad allontanarla ulteriormente.
Questo ormai l'ho capito, ma ciò non vuol dire che lo sappia gestire meglio. Anche se ci stiamo lavorando, entrambe.
martedì 25 novembre 2014
25 marzo 2013.
La sera prima. |
Il giorno in cui è nata Rania mi svegliai presto, alle 5 del mattino.
Mi svegliai con dolori all'addome, crampi sopportabili ma insistenti, che non mi lasciarono quasi alcun dubbio circa la loro natura.
C'è da dire che quella mattina scoccava per me e per la mia non-nata il termine di 40 settimane nette, non un giorno di più, non uno di meno, e forse forse qualcosa mi diceva che la cosa poteva anche accadere, quel giorno.
mercoledì 12 novembre 2014
L'ora in cui dormono le asce.
La sera deponiamo l'ascia di guerra.
Quasi sempre cioè.
Prima ci sono ancora un po' di urlacci, e un po' di NO!
Prima c'è ancora qualche obbiezione, Vostro Onore.
Prima c'è magari "Dovevo tirarla io la catena! Ti avevo detto che dovevo tirarla io! Bwaaaah!".
Prima ci sono catene di Sant'Antonio di libri da leggere sul tappeto psichedelico in camera delle bimbe, e fare a botte e a chi grida più forte perché devo leggere Peppa Pig Una gita in treno o La casa dei gatti piccini piccini picciò secondo una, no invece, secondo l'altra, che schifo Peppa, leggimi questo, mamma, e ti tira fuori volume di storie di Principesse da 150 pagine, un'ora e quaranta di lettura per finirlo.
Prima c'è tutto questo rituale, che io non ho certo contribuito a mettere a punto, ché non son mai stata brava coi rituali e con le routine, con gli orari e con le tabelle di marcia, ma si è stabilito così da sé, per tentativi e un po' assecondando loro, che finita la cena mantengono quel quarto d'ora di stato di grazia in cui riescono a essere sufficientemente autonome da permettermi di lavare grossomodo i piatti e pulire la tavola.
A meno che la piccola non cominci a urlare.
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venerdì 31 ottobre 2014
Confessioni di una madre un po' esaurita.
La saggia madre e i suoi esercizi di self-control |
Io sono in fase "credo di avere un pessimo ascendete sul vostro umore, datosi che solo quando siete con me date il peggio di voi".
Dicono che sia giusto così, che solo con chi amiamo maggiormente, e con chi siamo sicuri che ci amerà sempre e comunque, nella buona e nella cattiva sorte nella salute e nella povertà finché morte non ci separi, solo con questi fortunati ci sentiamo liberi di dare davvero il peggio di noi, di mostrare senza remore il nostro lato oscuro, di attaccare pippe mostruose.
A una madre poi non è dato liquidare il tutto con un "che bambine insopportabili!" "Eh, ma è colpa dei genitori" "I bambini d'oggi hanno tutto" "Ah, i buoni metodi di una volta".
Anche perché una madre sarebbe anche autolesionista a dirselo da sola.
No, una madre si interroga e si duole nel profondo di non aver saputo interpretare bisogni non chiari alla propria coscienza, insicurezze non espresse, o espresse male, parzialmente e in maniera emotivamente amplificata dai mezzi espressivi dell'età.
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