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martedì 11 febbraio 2014

Manuale d'istruzioni per auto (quasi) d'epoca. Ovvero: la nostra Fiesta non deve finire.

Da quasi due anni possediamo una splendida Ford Fiesta Color verde-acqua marina, colore che a Mimi piace molto, e anche a me, non proprio di seconda mano, stando al libretto di proprietà, quanto piuttosto di sesta, anno di immatricolazione 1994, e per quanto riguarda il prezzo di acquisto, diciamo che l'ultimo proprietario aveva urgenza di svuotarsi la rimessa ove tale gioiello giaceva da alcuni anni pressoché inutilizzato.
Potremmo anche dire che, se non ci ha pagato perché ce la portassimo via, poco ci è mancato. Ad ogni modo possiamo ancora dire che l'autoradio che il Beduino ha avuto premura di installarvi prima ancora di fare il passaggio di proprietà, sopravanza il valore dell'intero veicolo all'infinito, se la matematica non è un'opinione, e se è vero dunque che zero per tutti è sempre zero.

Diciamo ancora una volta che in pratica abbiamo acquistato lo stereo per l'auto, e in seguito, ci siamo procurati un'auto in cui installarla.
Ma bando alle smancerie.

venerdì 23 agosto 2013

Compendio di mezza estate (e pure un poco più).

Vista la mia prolungata e non preannunciata assenza da queste pagine, mi sento un po' in dovere di dare delle delucidazioni a qualche ipotetico aficionado, ma senza esagerare.
No, non ero in vacanza, ma sotto stretto placcaggio delle due pupe.
In apnea direi, e malgrado i miei reiterati propositi di fermarmi una mezz'oretta ad aggiornare il blog, non c'è stato verso.
Concessami solo due settimane a casa di mia madre, mentre il beduino "svernava", si fa per dire, il suo Ramadan in Libia.
E comunque grandi novità gente.
Far perdere le proprie tracce del resto nell'epoca del GPS è praticamente impossibile, e io non sono certo una nota criminale nazista per permettermi tale lusso.

sabato 16 aprile 2011

Navigatore cellulare #2


Missione per me: raggiungere il mercatino dell'usato, che trovasi in zona industriale presso Livorno (solo 15 Km di distanza, dai: ce la posso fare!), trovare e comprare, e quindi caricare in auto, un lettino per la pupa, che oramai, alla soglia dei nove mesi, nello spazio della carrozzina di quando è nata ci entra proprio risicata risicata, al millimetro, e confesso anche che da un po', di fronte ai suoi rapidissimi progressi, vivo nel perenne terrore che un bel giorno riesca a mettersi a sedere da sola, aggrappandosi ai bordi di suddetta carrozzina, suo alloggio notturno, e gettarsi a terra di testa.

Ok, partiamo: l'indirizzo nel Navigatore Silvia l'ho inserito, e il percorso selezionato è quello facile. Devo anche tornare a un'ora decente, che mia madre è a casa con la pupa e alle 3 deve prendere il treno per tornare a Roma.

Passo però prima alle poste a ritirare un po' di contanti per concludere l'acquisto.
Silvia è già in azione e già inizia a starmi piuttosto sulle balle, perchè: "Tra 5 metri, entrare nella rotonda, poi prendere la seconda uscita. Entrare nella rotonda, poi prendere la seconda uscita. Uscita. Ricalcolo percorso. Appena possibile effettuare l'inversione a U".
Io ovviamente sto andando alle poste, e non considero i suoi continui richiami all'ordine. Della serie: ma dove minchia stai andando? Ti ho detto la seconda uscita, non la prima! E mo' perchè caspita di motivo giri a sinistra quando io ti ho detto a destra?

Insomma, ammiro tantissimo Silvia per il suo aplombe e la pazienza dimostrata nei miei riguardi, perché sistematicamente eseguo la manovra contraria a quella che lei mi suggerisce, ma senza scomporsi e senza sproloqui, lei si limita a rielaborare un nuovo percorso e a fornirmi nuove indicazioni, che io puntualmente ignoro. Alla fine sono io a perdere la pazienza, e a zittirla. Parcheggio, scendo, ritiro, rimonto e riparto. Riaccendo Silvia che ora, per dispetto, ci mette dieci minuti buoni per riconnettersi con il suo cervello fluttuante sopra di noi nell'orbita terrestre.
Nel frattempo mi dirigo all'imbocco dell'Aurelia, che fin qui ci so arrivare anche da sola.
Non appena lei torna tra noi, mi intima di svoltare al prossimo svincolo.
Ma come: di già? Silvia, attenta a te! Dove mi vuoi trascinare stavolta? Giurerei che non è di qua che si va. Ma comunque l'assecondo: non sia mai che lei sa di qualche deviazione temporanea del traffico che io invece ignoro, dal basso della mia intelligenza terrestre, e non satellitare.
Intanto fa un caldo boia e l'asfalto sembra fumare. Non riesco a capire se il semaforo è verde, rosso, o fuori uso. Il paesaggio ha una luce stranamente deprimente e grigia, che non coincide con il caldo che fa. Mi suonano da dietro. Ok: sollevo gli occhiali da sole e posso constatare che il semaforo è verde e che fuori c'è una luce che acceca. Scherzi del filtro UVA.
Ma perchè ci mettiamo così tanto ad arrivare? Questa strada non credo di averla mai fatta.
Va be' che non ho selezionato il percorso breve, ma da qui a farmi fare il giro panoramico dell'interland ce ne corre.

Tutte le mie domande trovano una risposta quando in lontananza intravedo un casello autostradale.
Oh porca miseria! NO! Ma questa idiota mi ha preso per la figlia dell'emiro del Dubai?
Poche cose riescono a farmi uscire di testa alla guida come la vista di un pedaggio autostradale.
Le altre sono: la vista di una volante o della polizia stradale, la presenza di una fila di auto chilometrica dietro di me mentre mi si è spenta la macchina e non riesco a farla ripartire.
Inizio a chiedermi se ho inserito il nome della città giusta nell'indirizzo o se per caso non ho digitato Livo, in provincia di Trento, o Livorno in provincia di Torino!

Intanto prendo il biglietto. Va be', dai, non saranno mica 15€ da pagare, mi dico cercando di non farmi prendere dal panico, come spesso accade quando ho a che fare con strade e senso dell'orientamento. Intanto però mi si è spenta la macchina e nello specchietto retrovisore vedo che un'altra mi si è attaccata al culo e per quanto io non riesca a vedere il volto del guidatore, mi sembra di essere in grado di leggergli nel pensiero, e in questo momento sta pensando: "Boia dé! (perchè è livornese) Ma tu guarda questa imbecille che riparte in terza!" E invece io ero in quarta. La gente deve sempre pensare male delle donne al volante!
Quindi metto in folle e, oramai nel pieno panico, dò una bella sgasata a vuoto, che quel maleducato di un livornese se ne ricorderà finché campa. Poi finalmente ingrano in una partenza da formula uno, tanto che Silvia mi fa subito presente: "Ha superato il limite di velocità". E che cavolo! Com'è possibile? Manco sono partita! Devo aver fatto gli 0-60 Km/h in tre secondi netti.

Ma comunque dopo circa 20 minuti arriviamo allo svincolo per Livorno-zona industriale. Peccato che, come ti sbagli? E' chiuso per lavori, e io sono costretta a contravvenire per l'ennesima volta alle indicazioni di Silvia che subito se ne accorge: "Ricalcolo percorso".
Speriamo che questa qui ora non mi faccia girare in tondo per 25 volte tentando disperatamente di farmi imboccare lo svincolo chiuso al traffico.
E invece no: sono stata ingiusta nel giudicare la capacità di adattamento di Silvia, che mi porta quasi subito fuori dall'autostrada e poi a destinazione, prima di proclamare, non senza una certa soddisfazione: "Tra 500 metri: arrivo. Arrivo!" ("Malgrado tu sia una capra e guidare te sia un'impresa da ciclopi, io ti ho portata comunque a destinazione, e me ne vanto". Questo lo pensa ma non lo dice. Non sarebbe professionale).

Insomma: ci ho messo appena un'ora, e ora é mezzogiorno e sudo come fosse Ferragosto.
Dei millecinquecento lettini visti con Hasuna la volta scorsa, col mio pancione da 8 mesi, ne rimangono oggi solo due. Uno è di un bianco triste e ha un materasso piuttosto bassino e con qualche puntolino di muffa. L'altro è un po' più colorato, ha un materasso di gran lunga migliore, completo di lenzuola, federa e cuscino, ma é decisamente in peggiori condizioni, e poi non ha le ruote ed è più basso, perciò, con l'esperienza mammesca che mi sono fatta negli ultimi 8 mesi quasi 9, preferisco optare per quello bianco-triste, perchè più alto salvaguarda le materne ossa lombari nell'impresa plurigiornaliera di piegarsi per mettere a letto una pupa dormiente.

Lasciamo stare l'impresa dello smontaggio e carico del lettino sull'Atos (il portabagagli era ancora carico della legna per le stufa, mai accesa quest'inverno). Dico solo che ci son volute tre menti e sei mani per riuscire nella faticosissima procedura, che alla fine ha comportato pure la rottura di una parte del lettino, che si è aperta a libro.
- Tira di qua.
- Sfiliamo questo, magari il pezzo viene via.
- Queste brucole sono troppo grosse: la vite si spana.
- E' già spanata non vedi? Ma questa è troppo piccola: gira a vuoto.
- E se girassimo il legno anzicchè la vite?
Appunto: il legno si è spaccato, e la signora era mortificata. Se non mi avesse già fatto un cospiquo sconto, credo che me l'avrebbe fatto a quel punto (il box l'ho preso praticamente grats).

Manco stessi tornando dall'acquisto del secolo, risalgo in macchina trionfante e grondante, fiera della mia abilità nel far stare tuto nel ridotto spazio della mia piccola utilitaria. A Tetris ero una campionessa!

Ritornando, mi permetto di ignorare Silvia, mentre il mio cervello vaga leggero per pensieri a catena.
Toh: un aereo. E mi ricordo le lezioni di aereodinamica spicciola impartitemi dal mio amico Riccardo, ora ingegnere aeronautico espatriato. "Davvero un aereo non può stare fermo?" "NO, perchè se no cadrebbe. Come quando dai un calcio a una palla: quella sale e poi a un certo punto scende. Non è che resta in aria ferma." "Capito: come Wile cojote".
Insomma, in men che non si dica mi ritrovo sul Lungarno, a Pisa. Devo aver inserito il pilota automatico, perchè non mi capacito di come ci sia arrivata.

E mentre Silvia ancora continua a suggerirmi di imboccare contromano uno degli innumerevoli vicoli che vi si affacciano, e continua instancabile a ricalcolare percorsi su percorsi, decido che è ora di salutarci: "Ah, tu ancora accesa sei?" Click!

Se non si chiama ingratitudine questa!

Scusa ma che razza di storia è? Una storia così. Una susterata. Una mattina senza la pupa.
Dite che avrei potuta impiegarla meglio?
Come il tempo impiegato a scrivere questi due post in fondo...

venerdì 15 aprile 2011

Navigatore cellulare #1

Bravi, fate bene a correggermi, ché non si dice così, e io non sono più una bambina di 4 o 5 anni, che tanto tanto ci sta che storpi ancora qualche parola, anzi, al limite fa pure tenerezza.
Ma la mia incapacità inveterata e recidiva nel pronunciare correttamente il nome dell'oggetto scelto come titolo, esprime a perfezione la mia essenza troglodita, che mi fa rimanere impantanata nella preistoria del ventesimo secolo, in cui venni alla luce, e mi rende incomprensibile e ostile la quasi totalità degli ammennicoli e archipenzoli che dallo scoccar del nuovo millennio in poi diventarono di ordinaria e quotidiana amministrazione per circa 6 miliardi di persone meno una. Me.
Insomma, basta guardare il lessico che utilizzo: archipenzolo? Questa devo averla riesumata dal ricordo di una versione di greco del liceo, in cui non riuscii a tradurre altrimenti una misteriosa parola, di cui il vocabolario Rocci riportava appunto: archipenzolo. E questa storia già da sé la dice lunga sul mio livello di aggiornamento mentale (dizionario Rocci Greco antico-Italiano, copiright 1943).

Ma veniamo a noi.

- Allora, mamma, io vado eh.
- Vai, tranquilla.
- Torno massimo tra un'oretta, un'oretta e mezzo, così.
- Va bene.

In macchina perdo mezz'ora per programmare il navigatore. E sì che abito in questa città da dieci anni, ci dovrei pure saper arrivare da sola fino a Livorno. Ma io preferisco non fidarmi troppo del mio rinomato senso dell'orientamento, che basta un "lavori in corso", una deviazione, un'uscita sbagliata, e mi ritrovo a Genova. Quindi, giacchè ce n'è la possibilità, mi affido a Silvia, che è il nome della tipa che sta dentro al navigatore, una ragazza compita e precisa fin quasi al puntiglio, con una voce flautata e sensuale e una dizione perfetta, giusto un tantino fischiata sulle "S". Luca, al contrario, ha una voce da babbione in trans: parla come il mio grillo parlante di quando avevo 5 anni (strumento elettronico di rustica tecnologia di inizio anni '80, che si prefiggeva lo scopo di insegnare a leggere e a scrivere ai bambini. Mia madre sostiene che io imparai così).

Il problema non è tanto comunicare a Silvia l'esatta destinazione, quanto piuttosto controllare che lei, in un'impeto di zelo, non scelga per me percorsi alternativi al di fuori della civiltà, come accadde l'ultima volta... Ahi ahi! Esperienza al limite del thriller.
All'epoca ero incinta di 8 mesi (esattamente 17 mesi fa, so) e mi recavo nello stesso medesimo posto di cui oggi, per l'acquisto di un armadio per la camera, che finalmente, dopo 6 anni dal nostro ingresso ne "La Casa", decidevamo, sotto la spinta di quell'essere che covavo nel mio grembo, di rendere un tantino più confortevole, e quindi eliminare la catasta di scatole di cartone entro cui conservavamo il nostro vestiario sostituendole con un avveneristico guardaroba in puro legno massello.
Lo trovammo, per l'appunto, nel nostro antro delle meraviglie privato (Il mercatino di Carlotta!), pressso Livorno, come dicevo, alla modesta cifra di 200€, ma il primo viaggio andò a vuoto, perchè come due macachi che siamo, avevamo dimenticato di prendere le misure della parete, e quindi, temendo di acquistare qualcosa che mai sarebbe entrato nel risicato spazio della nostra alcova, abbiamo lasciato una mezza parola per il mobile, dicendo che saremmo (sarei) tornati nel pomeriggio per concludere l'acquisto.
E quindi la sottoscritta, affidandosi a Silvia, si è imbarcata in un'impresa impossibile che l'ha condotta quasi alla fibrillazione.
Quella santa donna della mia navigatrice mi guidò attraverso stradine sperdute, facendomi uscire quasi subito dalla strada di scorrimento veloce Fi-Pi-Li (Firenze-Pisa-Livorno) che io ben conoscevo come rotta sicura, e conducendomi per campi dove non si vedeva un cristiano o un'abitazione nel raggio del visibile, prima per un'asfaltata del dopo guerra, che aveva più voragini della striscia di Gaza, per cui ho dovuto improvvisare uno slaloom gigante a 15 Km/h per evitare di spaccare un asse della macchina e ritrovarmi in mezzo al deserto dei Tartari con la macchina fuori uso e lei che continuava a ripetere "Proseguire per 3 virgola 8 chilometri". Nel qual caso immaginavo che, come da copione dei migliori film sull'argomento, avrei anche iniziato, di lì a poco, ad avvertire qualche contrazione pre parto, prima di essere inondata nelle mie parti basse da qualcossa che non era pipì. Il pensiero che tutto ciò si sarebbe potuto concretizzare da un momento all'altro nel mio presente, mi formò un nodo a strozzo all'altezza dell'epiglottide e mi prosciugò la salivazione, e per quanto io continuassi a ripetermi "Stai calma, che se no la bambina se ne accorge e si agita, poi magari le viene in mente di accelerare i tempi di uscita", non riuscivo assolutamente a ricacciare nel profondo dei miei visceri quel magone che sentivo montarmi in gola.
Dopo le voragini, la stradina divenne una sorta di montagna russa, perchè l'asfalto aveva subito drastiche deformazioni in seguito all'attacco delle radici di alti pioppi secolari (almeno credo che pioppi fossero, se ben ricordo gli insegnamenti arboricoli di mio padre).
Davvero, non sto esagerando: non ho mai visto in vita mia una roba simile, tanto che pensai: "Ma qui dove caspita sono finita? In un video-game? Forse sto sognando?" E anche qui procedevo a una velocità che sfiorava l'immobilità, e a un certo punto Silvia deve essersi pure stancata, dato che ha iniziato a dire "Ricalcolo percorso", come se avessi sbagliato strada, ma io sempre dritta andavo, che non si poteva girare nè a destra né a sinistra, che la strada una era. Insomma, la cosa mi mise addosso non poca nuova agitazione, dato che come potete constatare il periodare dei miei pensieri iniziò ad assumere una sintassi simil-sardofona.
Fortuna che anche la montagna russa finì dopo qualche chilometro e io finalmente sbucai... in un accampamento rom! Lì davvero mi sono cacata sotto, se è lecito dirlo, e mentre con una mano continuavo  a stringere il volante in maniera convulsa, con la sinistra cercavo invano di tirare su il finestrino difettoso, mentre in cuor mio maledicevo Silvia, e mi concentravo per non investire i bimbetti seminudi che mi zompettavano intorno, nel breve spazio di manovra di una carreggiata che si era ridotta drasticamente, poichè da un lato era occupata da una fila interminabile di roulottes, dall'altro era fiancheggiata da un fossato, e io volevo piangere.
E poi, finalmente, la luce! Il colossale e mostruoso campo militare di Camp Darby si staglia nel mio orizzonte visivo, e con esso, il ritorno alla civiltà.

Non era del tutto colpa di Silvia, quella volta, quanto del fatto che il parametro del percorso selezionato era quello "breve", e lei, fattasi due calcoli in testa, nella sua ottusa testa satellitare, aveva scovato, nei meandri del reticolo stradale, quel percorso accidentato, nel senso che era costellato dagli accidenti che io le ho indirizzato in cuor mio.
Capite quindi se non ho avuto ragione stavolta a scegliere con cura il parametro del percorso da seguire.
Le opzioni sono: Breve (direi di no), Rapido, Facile, Economico.
Conoscendomi, opto per il facile, stavolta.
E andiamo...

(continua...)