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lunedì 3 agosto 2015

Quando in campeggio noi.

Una rinfrescata ci voleva proprio, no?
Personalmente non sono un'amante delle estati caldissime, ma, se proprio deve arrivare un anticiclone a spazzare via nella maniera più violenta possibile il caldo e l'afa che da settimane stazionavano sulle nostre povere teste, state pur certi che sarà proprio quel giorno che a me e al beduino verrà l'azzeccatissima idea di andarci ad accampare una notte in tenda sulla spiaggia, noi, le bimbe e coppia di amici children-free.
Non si tratta proprio di intuito meteorologico né di sfiga, più di incuranza e disprezzo per le previsioni ufficiali, ingiustificato senso di onnipotenza e una buona dose di insana indifferenza per la prospettiva di venirsi a trovare in situazioni di merda.
Comunque.

Comunque faccio prima a mostrarvi per immagini le fasi del nostro glorioso soggiorno.
Una collezione di sfighe che manco Fantozzi e Fracchia.

Armati di tutte le migliori intenzioni e dell'entusiasmo sufficiente ci rechiamo in loco sul far del crespuscolo, e subito piazzati i nostri alloggi campali, il beduino piazzate le sue immancabili canne da pesca, strumenti del Demonio, ci accingiamo al bivacco, le piccole razzolando brade, Mimi lasciandosi ammaestrare nell'arte del lancio dell'esca.


mercoledì 13 agosto 2014

La casa tra gli oleandri: il luogo sospeso nel tempo.

Sempre in ritardo lo scritto sulla vita, come è inevitabile che sia, per quanto ti dispiaccia sempre un po', ché vorresti poter fermare e raccontare quelle sensazioni fugaci, quelle impressioni dell'attimo, le luci sul mare al mattino, i colori dell'acqua e quelli delle rocce, l'annuvolarsi improvviso del cielo, e quell'isola che ti si staglia davanti al mattino come al crepuscolo, la linea dell'orizzonte dall'alto della collina dove sorge la casa tra gli oleandri, che ha ospitato le nostre vacanze marittime per due settimane, quell'isola farsi ai nostri occhi diversa nelle diverse ore del giorno e della sera, al mattino come al crepuscolo farsi cupa o stagliarsi nitida sul nostro orizzonte quando il cielo si faceva terso, e l'aria sottile.
Allora la vedevi acquistare profondità e tridimensionalità, e non c'è niente da fare, puoi scattare tutte le foto che vuoi, non riuscirai a riprodurla, quella tridimensionalità, che svelava all'improvviso la sua natura di proiezione ottica, di inganno prospettico, smascherando la finzione di quella tartaruga che tutte noi vedevamo in lei, Tavolara, vista dalla nostra terrazza.


lunedì 3 marzo 2014

Pisa maremmonti*.

* (Da non confondersi con:"Pissa maremmonti":  tipica richiesta di un turista nordeuropeo intenzionato a violentare un'incolpevole pizza con l'orrido mix di vongole e funghi. N. d. R.)


Una delle cose che, l'avrò ripetuto fino alla nausea, perdonatemi, mi piace di più di questa città, è il fatto che, naturalisticamente, offra tanto, e tanta varietà. Di paesaggi, di altitudini, di colori e profumi, e tutto senza doverti spingere troppo lontano, così anche chi non è proprio abituato, come noi, a pianificare e programmare gite e passeggiate fuori porta, può permettersi il lusso dell'improvvisare.
E questo è tanto più vero quanto capitano stagioni bizzarre e imprevedibili come questo scorcio d'inverno, quando ti pronosticano tre giorni di pioggia ininterrotta, e invece ti accoglie la giornata più tersa e luminosa che mai ti saresti aspettato.

E allora non hai che da scegliere: mare, o monti?
Sono lì, li vedi dalla terrazza di casa, dietro i tetti delle case, fanno capolino ammiccanti e così nitidi da sembrarti ancor più vicini. Allora tu non hai che da prendere e andare.
Sì, va bene, dopo aver fatto mangiare la piccola, e vestito la grande, e infilato una dozzina di oggetti potenzialmente utili in borsa.
Alla fine vi muovete sempre molto più tardi di quanto vorreste, ma l'importante è che si vada.

giovedì 29 agosto 2013

Vacanze a Km 0. Seconda parte.

Vista la calorosa accoglienza dei miei storici follower all'ultimo post, faccio un piccolo sforzo per aggiornare circa le nostre favolose vacanze a km 0. (Ma chi te l'ha chiesto? Giusto.)
Sul finire di questo mese il tempo rinfresca, e anche il mio cervello ricomincia a funzionare un po'. Suppongo si sia preso anche lui una discreta vacanza, vista la sua totale inefficienza delle settimane passate.
Ora mi pare ritemprato, e lavora febbrilmente a partorire idee di cose che vorrei scrivere qui. Il problema è che non gli tengo dietro, ma ci proviamo.

Dicevo che quest'anno ho scoperto le vacanze a Km 0, e non è andata male.
E' andata così.

domenica 10 marzo 2013

Terapia blu.

A dirlo oggi, dopo una settimana di pioggia incessante, non pare vero.
Invece domenica scorsa siamo stati al mare. Tutto il giorno. E si stava da Dio.





Al mare con Mimi e Hasuna che pescava ho accettato di andarci solo dietro rilascio di certificazione di garanzia in carta bollata e controfirmata che sarebbero venute anche altre persone.

La prospettiva di ammazzarmi arrancando con la panza dietro a lei che tentava ogni tre per due la full immersion in un gelido mare di inizio marzo, per quanto bellissimo da vedere, portandosi a casa la broncopolmonite fulminante mentre il beduino armeggiava per ore dietro alle sue adorate canne... chissà perché non mi entusiasmava troppo...

Invece è andata da paura.
A volte tanto vale osare, e a quanto pare Mimi è cresciuta e ha smesso di aspirare al suicidio per annegamento...



Invece abbiamo fatto lunghe passeggiate sulla spiaggia raccogliendo conchiglie, tirandoci dietro il nostro fido carretto, riempiendoci gli occhi di blu.

Blu sopra di noi, blu all'orizzonte, blu i vestiti della mia bambina, ché li ha scelti lei (mamma, a me mi piace il blu! A te cosa ti piace, il losso? A me mi piace il blu).

Blu dappertutto, che fa un gran bene allo spirito, al termine di un inverno più o meno sbiadito.

To feed the sea.

Mimi ha dato da magiare al mare. Da quando le ho detto che a Marina di Pisa il mare si era mangiato tutta la spiaggia, ora è convinta che il mare si nutra di sabbia. E in fondo potrebbe essere così.




E mentre io continuavo la mia raccolta in solitaria, attività di cui Mimi dopo un po' ha avuto abbastanza, lei familiarizzava...



... sognava, volava, correva, si tuffava...


E mentre io e la mia panza ci spiaggiavamo come una balenottera disorientata sul lido, lei...


...analizzava, rifletteva, osservava, traeva conclusioni in autonomia...


... immergendosi nella materia.



La mia bimba, così piccola e così grande, mi stupisco a guardarla e trovarla cresciuta, a scoprire sul suo volto espressioni nuove, a vederla scuotere la testa per allontanare dal viso quel ciuffo di frangia sempre sfuggente.


Il sole ci ha graziate, il vento ci ha accarezzate, la terra ci ha accolte, il mare ci ha cullate.
Quando la natura è così generosa ritrovi la pace con te stessa e l'armonia con la vita.

Abbiamo fatto scorta di quei colori, che il mare ha solo in primavera, e a quanto pare ci è bastata per l'intera uggiosa settimana che ha seguito.



Ma che tempo farà oggi? Difficile dirlo: alle otto del mattino risulta nuvoloso variabile, con tendenza a momentanee schiarite....

Quelle merde dei miei gatti hanno avuto la brillante idea di svegliarmi alle sei, e non vi dico con che tatto. Ecco il motivo per cui me ne sto qui al pc, invece che crogiolarmi ancora a letto....

martedì 7 agosto 2012

Nostro Mar.

Siete tutti morti?
Io personalmente ho creduto di non poter sopravvivere a questa prima bella mazzata di caldo e afa cittadina che hanno trasformato casa nostra in una fornace, togliendo respiro e capacità reattiva ai suoi abitanti over-due. Non so perché il caldo non riesca invece a fiaccare troppo la pupa. Sarà che nelle ore centrali della giornata se la dorme beata con tanto di condizionatore.
Sarà.
Io però accuso, sia la sua esuberanza di energia, davvero fuori luogo in queste bollenti contingenze, sia la stanchezza accumulata nei giorni immediatamente successivi al nostro rientro, chè mi ero messa in testa di concorrere, tanto per non sentirmi fuori gioco, concorsi per laureati. Ho riesumato i cari vecchi manuali dell'università, e mi sono imposta questo ulteriore supplizio.
Se non altro ci hai provato, Suster.

Vabbè, ma ora avrei proprio bisogno di freschezza, e riposo, e oblio, ora che andare al mare con la pupa in mattinata è diventata più una velleità suicida che un piacere, ora che ci sono altre cose a cui mettere mano, altre cose che iniziano, cose di cui forse un giorno vi parlerò, ammesso che a qualcuno freghi qualcosa, e la stanchezza mi attanaglia, proprio quando la città si spopola e tutti gli uffici sono chiusi, e io immagino le altrui assenze trasformate in altrettante vacanze su lidi meravigliosi, mi cullo nel ricordo dei miei giorni di relax, ormai così lontaaaani!
(Nota per me: le vacanze in luglio sono una fregatura, finiscono troppo presto!)

mercoledì 1 agosto 2012

Post-card della vacanza.

E' risaputo da ché mondo è mondo e da ché l'uomo ha inaugurato la curiosa abitudine di delegare a pezzi di carta il compito di mantenere vivi i contatti con le persone lontane, è risaputo, da ché la scrittura ha sopperito in parte all'inconveniente della distanza visiva e tattile, ponendosi come surrogato dell'inarrivabilità vocale, è appurato e statisticamente comprovato che le cartoline, ovvero le postcards (per dirla alla maniera anglosassone, che fa sempre figo, soprattutto quest'anno che siamo in tempo di olimpiadi), che le cartoline arrivano sempre dopo la persona che le ha spedite.

Ora, senza arrivare ai casi estremi in cui il timbro postale denuncia una chiara volontà fraudolenta del mittente, che pur scrivendo "Qui è tutto bellissimo, ci stiamo divertendo un mondo e ci dispiace che tu non sia con noi", poi finisce per affrancare e imbucare a vacanza finita, dalla buca delle lettere del tabaccaio sotto casa, all'angolo, senza arrivare, dicevo, a questi casi estremi, dovrete convenire con me che questo curioso fenomeno è insindacabilmente inconfutabile: prima arriva il mittente, abbronzato oppure no, poi arriva la cartolina con le smancerie scritte a penna sul retro, il francobollo di sbieco per non coprire il nome del destinatario e l'immagine sul retto di un mare azzurro che più non si può incorniciato da scogliere frastagliate e faraglioni affioranti, a chiudere una caletta di sabbia bianca paradisiaca su cui non si scorge l'ombra di un bagnante, di una sdraio, o di un'anima viva che sia, luogo ovviamente puramente ideale, in cui il vacanziere, se interrogato, dovrà ammettere di non essere mai stato, ma era così pittoresca l'immagine che non mettiamoci a sottilizzare, l'ho presa e basta.

lunedì 2 aprile 2012

Memorie libiche. Luce, acqua, aria.

Quando ti sposti sulla superficie del globo terrestre molto in latitudine, quello che ti rimane più impresso, soprattutto a distanza di tempo, è la luce. Come cambia, com'è diversa.

Memorie visive, che resistono più dei pensieri, e sono forse più efficaci a rappresentare le tue emozioni, legate alla luce, al cielo, e soprattutto al mare.

Qualche foto...




Il mare è stata una delle nostre mete ricorrenti, nel corso dell'intera nostra permanenza.
Del resto, dove altro andare?
Rimarrò a lungo grata a quest'acqua così azzurra, a questi colori così accesi, ricorderò a lungo la luce viva, il vento sulla faccia, questo vento così inesorabile, che ti riempiva le orecchie del suo suono vorticoso e faceva svolazzare lembi di abiti e lunghi foulard, figure femminili che si stagliavano su un'azzurra immensità, un mare così primordiale, la nostra solitaria presenza un po' malinconica, la sensazione di possederlo tutto, ma anche di esserne in totale balia.



Cambiavano gli accompagnatori ma il mare era sempre quello, al massimo mutava la spiaggia, il lido, la sponda rocciosa o sabbiosa, anche la desolazione era la stessa. La luce, quella non mancava mai, e ti toccava sempre strizzare un poco gli occhi.

Con il fratello Ali, Hasuna a volte è riuscito nel suo intento precipuo di andare a pescare, e un paio di volte mi sono accodata a loro due, seguendoli nel porto di Misurata.
Ho scoperto un luogo splendente di colori e cose, svolazzante di vessilli, sciabordante di natanti all'ormeggio, azzurreggiante di profondità aeree e acquatiche, e ho sguinzagliato l'obiettivo, rammaricandomi di non avere una grande libertà di movimento, dovendo rimanere con loro appollaiata sulla punta estrema di uno dei lunghissimi moli frangiflutti del porto, trafficato da innumerevoli piccoli e pittoreschi pescherecci.





Tanto mi era piaciuto il porto, che insistetti per tornarvi.
Stavolta ci accompagnano le mie due cognate.
Peccato che loro due, schive e pudicissime donne islamiche dai buoni costumi, insieme a me nel porto non avevano tantissima voglia di passeggiare, attendendo i miei scatti ispirati, e inserita la quarta, mi precedono spedite su e giù per moli e banchine allungando il passo ogni qual volta venivamo affiancate o apostrofate da qualche lavoratore del posto al lavoro.
Non doveva essere cosa molto consueta trovare tre donne che si aggiravano da sole nella zona di scalo merci del porto, luogo a quanto immagino di pertinenza esclusiva maschile...




E sì, ammetto di avere un pochino rosicato di questa mia mancanza di autonomia di movimento per fare gli affari miei, ma sicuramente da sola non avrei osato sfidare i pregiudizi maschili dei lavoratori portuali libici. Credo sia stato più prudente fare buon viso a cattivo gioco...





...e accontentarmi degli spettacoli che ho potuto catturare stando anche in loro compagnia, o della loro stessa compagnia come spunto per riprese suggestive.

Poi siccome imbruniva, i gabbiani affollandosi sulla superficie del mare cenavano a pesce, i pescherecci ondeggiavano sulle loro ombre nell'acqua e il cielo si faceva inesorabilmente plumbeo, le onde si son fatte minacciose, il freddo più pungente, e noi siamo rientrati.





Persino le spirali di filo spinato mi sembravano in armonia con tutto il resto...

Buon inizio settimana a voi.

domenica 7 agosto 2011

Omaggio a Marina di Pisa

Perché in fondo questo mare, non sarà il top del top, d'accordo, ma io ci ritrovo dentro tanto di me, ricordi, tempo passato, bisogno di solitudine, dimensione interiore, parentesi di sospensione e distensione, decompressione, io me ne vado al mare, ciottoli sotto al culo e la schiena, letture vagheggiate facendo scorrere lo sguardo sulla sua superficie, fin dove arriva, mondi sommersi nell'immaginario, autobus persi e viaggi in bicicletta dalla città, che poi mi lasciavano con la gomma a terra ritornando e si metteva pure a piovere, un'ora a piedi sotto il diluvio trascinandomi dietro l'appendice di un inutile veicolo impantanandomi nel fango a bordo strada. E le macchine che mi sfrecciavano accanto dandoci dentro di abbaglianti, e sollevando pinne d'inguacchero con le ruote su di me. Che poi arrivavo a casa e spuntava il sole. Ovvio.
E quindi, dato che oggi io e Pupa si parte, ecco qua.
Non dimenticarmi finché son via.



O tu, dove la pupa ha mosso i primi passi da quadrupede.


 Dove rimanevamo a sedere quando faceva freddo e non c'era nessuno, sulla riva, perché era bello.

 E le carovane di famiglie e passeggini sul lungomare di domenica, la gente che si incontra e chiacchera ad alta voce, dicendo sempre del più e del meno, come se fosse una novità.



E a volte i colori si stagliano nitidi sotto un cielo cristallino, se arrivano quelle che la gente di qua chiama "le libecciate".


 E i ciottoli scricchiano rotolando sbatacchiati dalle onde grosse che si infrangono sulla riva, e rimarresti per sempre a sentire quel rumore gentile e rotondo.

 E al sole piace tramontarci dietro tutte le sere, che uno si commuove sempre un poco, di fronte a questo evento, pure se ne ha visti tanti in vita sua tramonti, perché non si sa mai che domani non si scordi di tornare.

 E rimaniamo sempre gli ultimi ad andare via.

 E ci veniamo pure quando lui è infuriato, e se la prende coi frangiflutti.

 Che la gente si ferma a fotografarlo quando è così, perché dalla costa si sente al sicuro dalla sua furia.


 E qualche volta sembra che ci arriva la Grazia dal cielo, a colorare tutto di luci elettriche.

 Quando i raggi del sole si aprono uno spiraglio nella corteccia di nubi grosse e cupe, che tutto sotto di loro pare immobilizzarsi.

 Il vento cade.
E poi a un tratto riprende.


E la mia bambina punta il dito entusiasta verso le bandiere che alte svettano sul mare sventolando allegre a ogni nuova libecciata.

Sembra tutto così armonioso e semplice, visto da qui...