lunedì 3 agosto 2015

Quando in campeggio noi.

Una rinfrescata ci voleva proprio, no?
Personalmente non sono un'amante delle estati caldissime, ma, se proprio deve arrivare un anticiclone a spazzare via nella maniera più violenta possibile il caldo e l'afa che da settimane stazionavano sulle nostre povere teste, state pur certi che sarà proprio quel giorno che a me e al beduino verrà l'azzeccatissima idea di andarci ad accampare una notte in tenda sulla spiaggia, noi, le bimbe e coppia di amici children-free.
Non si tratta proprio di intuito meteorologico né di sfiga, più di incuranza e disprezzo per le previsioni ufficiali, ingiustificato senso di onnipotenza e una buona dose di insana indifferenza per la prospettiva di venirsi a trovare in situazioni di merda.
Comunque.

Comunque faccio prima a mostrarvi per immagini le fasi del nostro glorioso soggiorno.
Una collezione di sfighe che manco Fantozzi e Fracchia.

Armati di tutte le migliori intenzioni e dell'entusiasmo sufficiente ci rechiamo in loco sul far del crespuscolo, e subito piazzati i nostri alloggi campali, il beduino piazzate le sue immancabili canne da pesca, strumenti del Demonio, ci accingiamo al bivacco, le piccole razzolando brade, Mimi lasciandosi ammaestrare nell'arte del lancio dell'esca.








La pessima qualità delle foto è dovuta in parte alla luce crepuscolare, in parte alla mancanza di ossigeno alle mie cellule cerebrali in seguito alla colossale impresa di gonfiaggio a bocca del nostro materassino da notte matrimoniale (così diceva sulla scatola, in realtà non credo arrivasse a coprire neanche la piazza e mezzo) inaugurato per l'occasione. In qualità di unica adulta non fumatrice del gruppo (il beduino dice di aver smesso da circa un mese, non fa molto testo) logica vuole che ci rimettessi un polmone.

La legge di Murphy applicata al campeggio vuole infatti che si parta sempre stracarichi di ogni genere di attrezzatura potenzialmente utile a fronteggiare nella maniera più indolore possibile i disagi del campeggio, ma che poi si dimentichi a casa quella necessaria a farla funzionare.
Per cui: ti sarai portata coppia di materassi gonfiabili per la notte (li gonfi entrambi ma poi ti accorgi che nella tenda ne entra solo uno, l'altro rimarrà in veranda), ma avrai lasciato la pompa a pedale sul soppalco dove staziona da più di un anno; sì alla lampada a gas ma no alla bombola di gas di ricambio; sì alla moca per il caffé mattutino ma no al fornelletto a gas, idem come sopra per la ricarica di gas, e via dicendo...
Il gonfiaggio del materassino a bocca è stata la mia principale attività serale in spiaggia, assieme alla cena comunitaria e all'abbozzo di falò, ben presto soppresso per intimazione della guardia forestale, che ha gentilmente deciso di farci visita, rimproverando la nostra cialtronaggine, potenziale causa di devastazioni di pineta costiera, e con gran dolore di Mimi che è stata inconsolabile, vista la cura che aveva riposto nella creazione del suo personale e perfetto capannello di stecchi di legno cui non abbiamo potuto appiccare fuoco.

Dopo una notte ristoratrice a dividere uno scomodissimo materassino ad aria in orizzontale, da cui mi rimanevano fuori le gambe, con le mie figlie disposte in diagonali convergenti (impossibile provare a spostarle di lato senza che i loro corpi si riaffossassero nella depressione creata dal peso dei loro corpi sulla superficie di quel cazzo di materassino di gomma), e l'impressione di aver dormito, forse, mezz'ora, con la pelle incollata alla plastica del materassino, intorno alle 5 del mattino l'aere inizia a trasmettere significativi boati di preparazione a quel che ne sarebbe seguito. Si immagina, un bel macello.
In realtà pare fosse tutta scena; ha continuato a tuonare per un due ore, ammetto che dalla tenda l'effetto fosse addirittura amplificato. Rimango distesa ad attendere la morte per diluvio universale, senza la volontà per risolvermi a fare alcunché, nel timore insensato che qualsiasi mio movimento potesse causare, per effetto basculante del materasso ad aria, il risveglio tempestivo delle mie figlie appiccicate al mio corpo nella conca creata nel suddetto, ma alla fine riemergo dal nostro capiente alloggio (devo ancora comprendere il senso della dicitura "3+1" riferita ai posti in tenda; i tre si s'intendono forse tre individui sotto il metro e cinquanta e il povero +1 è inteso che debba dormire nella veranda, alla mercé di zanzare e altre simpatiche bestiole notturne, ma forse sono diventata con gli anni troppo esigente in relazione allo spazio vitale necessario a un buon sonno).

Comunque al mio riemergere, assieme ad un beduino inspiegabilmente insonne, povero cristo condannato al sonno in veranda, trovo il cielo così:


Sotto, un mare piuttosto imbizzarrito scoraggiava invero ogni temeraria iniziativa genitoriale di bagno ludico con prole, ché sono entrata io fino alla cintola e subito dopo ero sommersa, trascinata a metri di deriva da una risacca prepotente, rovesciata poi gambe all'aria da raffiche susseguite di cavalloni.
Perciò opto per la passeggiata riconciliante col mondo, approfittando del fatto che sono sveglia da due ore e sono appena le 7 del mattino, e le figlie, miracoli dell'aria di mare, dormono ancora affossate nel comodo materassino, sul soffice giaciglio del fiato materno.
Perciò in assenza del caffé mi affido alla natura selvaggia, perché risvegli i miei sensi intorpiditi ed ecco quanto annotato lungo il percorso, sentendomi come in un tour allucinato attraverso un paesaggio ancestrale:


1. Rari reperti minerari conosciuti come "ciottoli".


2. Resti di capanna tribale, rifugio amoroso o notturno di qualche ominide ramingo.


3. Impronta corporea del cane di Pompei sorpreso dalla colata lavica del Vesuvio con accanto tizzone carbonizzato.


4. Esemplari di ominidi provenienti dalle lande settentrionali del continente Eurasiatico (pare che per queste popolazioni quello anticiclonico fosse il tempo ideale per una bella mattinata in spiaggia) con Ziggurat in primo piano.



5. Paesaggio ancestrale intorno al bacino di confluenza delle acque fluviali.


6. inquietante fossile arboreo più ominide beduino di spalle (notare la caratteristica andatura ricurva di questo esemplare homo semi-erectus).

Insomma, la sensazione di trovarci sprofondati in un luogo dimenticata da Dio e dagli uomini e un certo qual disorientamento spaziotemporale.

Torno in tempo per assistere al bacio più romantico mai avvenuto tra una triglia e un altro pesce di cui ignoro la specie (ombrina? Sarago? Non sono stata attenta. Mea culpa).


Poiché la Natura è crudele e matrigna sono costretta per un inconveniente piuttosto... femminile e fuori programma (cazzo di sfiga c'ho, ragazzi?) a prendere la macchina ed assentarmi per un'oretta in cerca di un qualche accidenti di luogo umanizzato dove poter acquistare assorbenti e magari qualche cornetto per la colazione da portare ai miei compagni di ventura.

Al mio ritorno, miracolo, il cielo si apre per uno squarcio di sole, mare e cielo mostrano la loro anima blu:


La spiaggia si è anche discretamente popolata di altri ominidi temerari quasi quanto noi, ma non faccio in tempo a rimettermi in costume che... si scatenò l'uragano!

La nostra gloriosa tenda, orgoglio dei tempi che furono, riesumata dopo anni di disuso (e c'era un motivo, no?)
Scrosci di pioggia ripetuti ci hanno costretti ammassati in tenda, noi tentando un penoso recupero di sonno, le bimbe saltandoci sulle panze nell'impegnativo compito di non permetterci quel lusso, giustamente sfavate dalla reclusione forzata e dalle ripetute sòle del campeggio (niente falò, niente bagno, niente).
Ho provato un cocente desiderio di traspormi nelle vite dei nostri compagni di campeggio, che reduci anche loro da notte insonne per motivi che ignoro e che immagino di piacere, liberi da prole potevano tranquillamente concedersi il letargo diurno, dopo una sessione di bagni temerari, senza paura di perdersi una figlia alla deriva, senza la zavorra della seconda avvinghiata al fianco come ad un salvagente sicuro, capaci ancora di scambiarsi effusioni tra i flutti. Chissà com'era, io manco mi ricordo più come si fa a pensare di potersi estraniare dal contesto per dedicarsi alla reciproca gratificazione affettiva.
Un'altra vita, deh.
Il ciclone comunque ci concede una breve pausa dalla pioggia che ci consente di smontare baracca e burattini in quattro e quattrocchi, come dice Mimi.

Rania in fuga con il suo bagaglio di Peppa Pig in spalla. Mettete in salvo i beni di prima necessità! 
Prostrati dalla notte horribilis, dai vestiti bagnati, dalla sabbia appiccicata ovunque, dall'umido nelle ossa, dal paesaggio deprimente, dallo sciabordio continuo delle onde, dalla puzza di pesce, dal mancato falò e caffé, dall'inutilità di tutto quel gonfiare materassi per poi dormire scomodi, decidiamo infine per la resa e la fuga.
Ne usciamo a testa alta perché abbiamo lottato, ma gli elementi avversi erano contrari in partenza alle nostre velleità pioneristiche.

Sono un po' preoccupata: per l'ultima settimana di agosto avremmo prenotato (e pagato l'acconto) di una sistemazione per quattro in caravan in uno dei numerosi camping di questa zona.
L'esperienza di prova non lascia intravedere nulla di buono.
Mi affido al meteo e incrocio le dita: in questa settimana risicata riponiamo le speranze e i risparmi dell'intera stagione balneare.

Che Zeus ci sia propizio...

6 commenti:

  1. Ahahah.... Oddio! *____* Anch'io ho nella mia memoria storica, un penoso tentativo di improvvisarmi frikkettona, in cui non si accendeva il fuoco perché la legna era troppo umida, le vettovaglie finirono in un baleno, persino l'unica torcia elettrica ci abbandonò e alla fine.... dormimmo tutti in macchina e venni svegliata da due carabinieri. Per non parlare di quell'avventura rocambolesca alle Cinque Terre durante una torrida estate in cui esattamente lì c'era mancanza di acqua, con l'idea malsana di pernottare in un campeggio abusivo, sito sul cucuzzolo di uno strapiombo (roba da ruzzolare nel vuoto in pieno sonno) raggiungibile effettuando uno slalom tra i "cessi pubblici" e alla fine dormimmo in una grotta svegliati all'alba da uno stormo di gabbiani incazzati e cacciati da un simpatico bagnino che pretendeva che dormissimo in pensione (a che prezzo poi!)
    Ovviamente durante la mia indimenticabile vita universitaria pisese
    Il beduino breoccupado che osserva mesto l'orizzonte plumbeo è impareggiabile XD
    Riguardo alle vacanze in caravan, direi che il rodaggio è andato bene!
    Un bacione a voi e soprattutto alle due principessine :***

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È esattamente l'avere dietro due giovani necessitanti attenzioni e intrattenimento anche quando l'unica cosa che vorresti sarebbe collassarti un due orette, ciò che scoraggia la mia vena avventurosa.
      In quanto a campeggi sfigati abbiamo fatto la nostra parte, incluso dormire sugli scogli aguzzi di Pantelleria, sentirci mangiare nottetempo le provviste di pasta da un asino a Levanzo ( e non avere il coraggio di uscire a vedere... E se fossero cinghiali?), accamparci nella veranda di una casa "disabitata " e al mattino essere svegliati da un'allegra famiglia proprietaria dello stabile medesimo e altre amenità... 😃
      E continuo a sostenere che sia tutto ciò il bello dei viaggi, perché poi alla fine è ciò che ti rimane, e hai sempre una storia divertente da raccontare.

      Elimina
    2. Ti prego scrivici un possssst!!! Col beduino non ci s'annoia mai :)))) Boia Deh!

      Elimina
  2. PS quella è la medesima tenda che ricordo io, quella che fu la vostra romantica alcova in spiaggia,13 anni fa (anno più, anno meno), esattamente la stessa estate in cui io ed I. ci avventurammo verso la tragicomica gitarella alle Cinque Terre? (appunto!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 13???? No, dai. Diciamo 12! Non siamo così vecchi! ( Ahahahahah!)
      Ps.
      Proprio quella! ;-)

      Elimina
    2. ....nò,ma dhè!!...notare l'arcaicità del cimelio in questione, la resistenza eroica ar passare imlacabile der tempo, ir fascino der rudere antropològio, annesso alla potenza altlètì'a der beduino.........ma vòi mètte!!!!???

      Elimina

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.