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mercoledì 5 dicembre 2012

Avventure di un medico di guardia.


Tuoni, fulmini e saette.
Tempo perfetto per l'ambientazione di un film gotico horror di inizio '900.
Il dottore saliva le scale sbrecciate e scivolose sotto una pioggia torrentizia, in cuor suo smadonnando per quella fastidiosa chiamata domenicale, e maledicendo le ansie eccessive di queste madri moderne, che pare aspettino le condizioni meteorologiche più inadatte e impraticabili per manifestarsi, reclamando urgenti il suo intervento.
D'altra parte non era mica colpa mia se quella domenica gli era toccato di fare il turno di guardia, aggiunge il narratore.
Comunque il nostro dottore di guardia medica arrivò incolume anche se un poco grondante acqua in cima alle scale, e fu introdotto attraverso l'acquoso terrazzo, fino alla portafinestra a vetri che dava su una sbilenca cucina-soggiorno-non-si-capisce-bene-cosa dove un arsenale di pentole e tegami gravava minacciosamente impilato nel bel mezzo del tavolo, ingombro peraltro di una varietà strabiliante di altri oggetti inutili, almeno quanto il piano cottura ingombro di teglie di pizza mezze iniziate.
Altro che sinistro maniero abbandonato, questa era una sinistra catapecchia fin troppo abitata.
Due enormi felini domestici gli guizzarono tra le gambe facendolo incespicare sull'uscio, allontanandosi poi ballonzolando le grasse pance e lasciando sul pavimento di casa scie di impronte bagnate.
La padrona di casa lo accolse da dietro le lenti appannate dei suoi occhiali che lasciavano intravedere comunque due occhiaie non indifferenti, un sorriso imbarazzato, e una massa di capelli lanosi arrotolati in una specie di nodo infeltrito sulla nuca, che avevano tutta l'aria di non essere lavati da almeno una settimana (caro dottore, dì pure dieci giorni, non mi aspettavo mica di dover ricevere visite, quel giorno).
Evidentemente seccato per una serie di circostanze seccanti, rispose appena ai saluti di accoglienza e alle scuse di dovere per l'eventuale disordine della casa, disordine che in questo caso era tutt'altro che eventuale.
Una grossa sagoma umana emerse dall'oscurità del corridoio che dava sulla cucina e il dottore si trovò vis-à-vis con una donnona africana avvolta in un accappatoio abbastanza capiente dal contenerla, la testa pure avvolta in un asciugamano, era evidentemente appena uscita dal bagno e non si aspettava di trovar gente in casa; salutò imbarazzata e si infilò in un camera. Imbarazzato anche lui, e piuttosto confuso a quanto pare, tagliò corto con i convenevoli e si diresse deciso, anche lui, verso l'ingresso di quella camera da letto.
- Di qua di qua, dottore!
Fu bloccato appena in tempo dalla tizia con i capelli da matta e le occhiaie che lo condusse nella camera accanto.
C'era penombra e un letto sfatto, con un lettino da bimbo in fondo alla stanza.
Lui posò la borsa sul lettone, si avvicinò al lettino, ormai sicuro di trovare finalmente il suo paziente, ma... nel lettino stavano acciambellati tra bambole di pezza e orsetti di peluche , i due grossi gatti di prima, intenti a lisciarsi con cura il mantello bagnato dalla pioggia.
La bimba era nel lettone, il visetto pallido e sbattuto, e le labbra rosse dalla febbre, arse e screpolate, da cui usciva un respiro accompagnato da un flebile lamento.
la visita fu breve: un minuto e mezzo a dire tanto, e la diagnosi: tonsillite.
Antibiotico e cortisone. Arrivederci.
Girò i tacchi e se ne andò, senza aspettare di essere riaccompagnato all'ingresso, senza badare alle smancerie del tizio con la parlata da cammelliere beduino in una réclame televisiva degli anni '40, che continuava a chiedergli se magari non volesse un thé o un caffé, ma facendo cadere rovinosamente la busta dei rifiuti umidi attaccata per un manico ad uno de cardini della porta-finestra.

Ecco perchè mi vergogno di far arrivare a casa gente "normale" (e un dottore nella fattispecie).

La pupa malata comunque ha continuato ad avere la febbre per un altro giorno e mezzo, tra patemi d'animo e lagne, tossi e vomitini; fino a ieri, esausta e lamentosa ha continuato a sudare il sudabile, e languire a letto, resuscitando solo quando si trattava di opporsi con furore guerrigliero a qualsiasi misura curativa: termometro, sciroppi, pastiglie effervescenti o supposte che fossero.
Oggi va meglio, ma inizia a scalpitare per la reclusione obbligatoria prolungata.
Uff, che fatica starle dietro.
Ogni altra presa d'iniziativa è rimandata dunque a convalescenza conclusa.
Mi concederò solo oggi pomeriggio il lusso di recarmi all'attesa riunione con  le maestre del nido.
Woew!
In attesa di amica baby-sitter dunque, per ora passo e chiudo.

martedì 6 novembre 2012

Mi è semb'ato di vede'e un gatto...

- Mammaaaa! Vieni a vede'e! Maaammaaaaaa! Vieni a vede'e dove tiamo io e Pantumen? Ci vieni a cecca'e Mamma?

- Sì sì, ora vengo. Aspetta che finisco di tagliare le cipolle...

- Mammaaa! Ci cecchi peffavo'e?

- Sì ecco... Dove siete? Mimi! Panzumen! MIMI! PANZUMEN!

- Hi hi hi! Tiamo naccotti, mamma!
(Grasse risate)

- Ma dove siete? (Cavolo ma davvero non li trovo). Mimi! Dove sei? Sotto alle coperte? (No, era il cuscino. Mi fa pure i tranelli questa qui).

Lei continua a ridacchiare soddisfattissima e io sono piuttosto disorientata.
Poi mi sdraio sul letto e mi sporgo per guardare sotto, tra la rete e un vecchio materasso che teniamo sotto al nostro (in mancanza di altro spazio).

Ed eccoli là, quei due!





Mi era semblato, infatti!

Roba da gatti, rubrica del martedì.

lunedì 5 novembre 2012

Quel che di lei NON so.


Un bel giorno lei si infila finalmente le scarpine con le farfalle senza troppi psicodrammi, si lascia prendere per mano dalla sua amica Emma e si avvia senza fare una piega verso la sua mattinata in autonomia.
Confesso che all'inizio ho aspettato prima di emettere l'ennesimo grido di vittoria.
Invece era proprio fatta: mi volto verso la maestra Adriana e dico: "A quanto pare, l'inserimento è ultimato". "Già". Fa lei.
Ci son voluti un anno e due mesi di distacchi lacrimosi, ma ecco, il miracolo è avvenuto.
Un grande sollievo, lo confesso.

Ora va a scuola più o meno volentieri, talvolta mi saluta agitando la mano e dicendo: "Mamma, ciao, io vado a ccuola!" prima di scomparire nel corridoio trascinandosi dietro l'elefante a ruote.

Ora si lascia sfilare gli stivaletti neri acquistati al negozio dell'usato seduta tranquilla sulla panchetta bassa dell'area accoglienza del nido, mentre la maestra Lucia si affaccia periodicamente a metterle fretta senza peraltro essere degnata della minima attenzione (Sì, ho capito: lascia almeno che le cambi le scarpe, maestra Lucia! Non dimentichiamo che continuo a ritenerti in parte responsabile del pessimo inserimento di mia figlia, con le tue intrusioni da buldozer...).

Ora scende dalla panchetta a piedi scalzi e si dirige sicura verso il suo armadietto col nome scritto bene, mentre ancora un buon 50 % del personale docente continua a pronunciarlo alla cazzo di cane, ossia, come gli passa per la testa al momento, anche dopo più di un anno. Preleva le pantofoline con le farfalle (grande acquisto, per lusingare la femminilità della mia vanitosa miss che non vede l'ora di indossarle ogni mattina) e con aria solenne inizia il cerimoniale dell'impantofolamento, impiegando tre volte il tempo che impiegano gli altri bambini, visto che mentre io aspetto che abbia finito, ce ne passano puntualmente davanti almeno altri tre, cui i genitori provvedono sbrigativamente a cambiare le scarpine e ad indirizzare nel lungo lungo corridoio di cui sopra.

Ora le dico: "Ok, sei pronta. Vai: corri a cercare Emma!" E lei corre, nel lungo corridoio, lunghissimo se visto coi suoi occhi, e apre porte a caso, finché qualche maestra non esce a indirizzarla nella giusta area dove oggi si fa, che ne so, laboratorio di travestimenti o giochi con la sabbia, o nel motorio, o nella misteriosissima "sala di psico".

Dato che ai genitori è vietato l'ingresso oltre la soglia del lungo lungo corridoio su cui si aprono le porte delle varie sale attività, mi sono sempre chiesta in cosa concretamente queste attività consistano, e sarei davvero curiosa di assistere almeno ad una delle giornate tipo di mia figlia al nido.
E' vero che all'uscita troviamo annotato con cura sotto ai fogli del pranzo l'attività svolta dai nostri pargoli durante la mattinata. Tipo: "Rocco, Daniele e Tommaso laboratorio manuale, gli altri in sala di psico", ma cosa esattamente si faccia in sala di psico continua per me ad essere un gran mistero.

- Cosa hai fatto oggi Mimi?
- Ho dato la mano a Emma...
- Bene. Poi?
- Ho giocato con Emma...
- Mh. Siete andati in cortile?
- Tì, tono andata in battaglia. Ho patto la battaglia, poi Tommy piangeva, io gli ho detto "Pecché piangi Tommy?" Lui ha detto "Pecchè volevo la mia mamma, ccusa". Dopo volevo la lucettola e sono andata a letto.
- Ah. capisco... Interessante. Uhm. Avete... fatto altro?
- Tì. Tiamo andati in zzico.
- Ah! In psico? Figo! E che avete fatto in psico? Avete giocato coi cuscini?
- Tì.
- E poi?
- ...
'Cidenti! Nemmeno lei mi aiuta molto.

C'è qualcosa che di lei inizio a non sapere. E un  po' mi fa sorridere. Di una importante tenerezza. Che abbia una vita sua, se pure minuscola, ma sua in cui io non posso entrare: e in fondo potrei anche starmene buona a fare i fatti miei senza stare a indagare troppo su attività e rapporti interni. Dopo tutto quella è la SUA vita sociale, che inizia a non riguardarmi.

Più oscure continuano ad essermi le motivazioni per cui le educatrici non ritengano opportuno approfondire un poco con i genitori il discorso della didattica svolta nelle ore in cui i nostri figli stanno parcheggiati là. Dopotutto se ne fanno ampio vanto al momento della presentazione della struttura, ma poi, al concreto dei fatti, buio totale. Mah.
Pare che a noi madri (e padri) riguardi solo conoscere la quantità precisa delle varie portate ingurgitate dai pargoli durante il pasto. Su questo le annotazioni sono molto minuziose, e a quanto pare a scuola Mimi si ingozza come non mai, ma sarei proprio curiosa di vedere l'entità di quelle mini-porzioni, tali da consentirle di chiedere quotidianamente il bis, quando a casa smozzica appena due forchettate di farfalle al parmigiano e mezza mela diffondendo ovunque panico di materia alimentare.

Però a dirla tutta ciò che davvero mi piacerebbe è vedere come lei si destreggia in quel suo piccolo mondo di rapporti e relazioni elementari, ma non meno delicate e impegnative delle nostre.
Vederla intessere legami, esprimere la propria neonata personalità e le sue preferenze, scrutare le sue affinità elettive, destreggiarsi per risolvere conflitti di territorialità e di interesse, rapportarsi con l'autorità costituita da latri che non sia io, fare tutto ciò senza la sicurezza della mia presenza.

E così scruto quel suo microcosmo restando sulla soglia del lungo lungo corridoio e rivolgendole le solite inutili domande, le stesse che tutte le madri ripetono alla nausea ai propri figli di ritorno da scuola dalla notte dei tempi e fino alla notte dei tempi: "Ti sei divertita?" "Cosa hai fatto?" "Chi c'era?", e lei come da copione glissa per la maggior parte.

Ma ci sono cose che le maestre non immagino che io sappia su di loro e su quello che succede là dentro. Ho i miei informatori, diciamo, e di tutto rispetto pure.
So per esempio che questa settimana le maestre erano tutte malate, e che dovevano stare a letto perché avevano la febbre ed è venuto il dottore.
So che la maestra Lucia dice sempre: "Basta con tutto questo baccano!" E anche: "Non si mangia con le mani!" e altre amenità che ne fanno inoppugnabilmente la regina delle scassaballe, almeno dal mio personalissimo punto di vista.
So che Lorenzo è morditore. Del resto ne ho avuta chiara conferma pratica verso la fine dello scorso anno, quando Mimi tornò a casa con un inequivocabile marchio circolare sul polso, a mo' di orologio, dove si contavano la bellezza di almeno una dozzina di dentini da latte.
So che le maestre attaccano le caccole sulla faccia di Mimi, o almeno così sostiene lei.
So che Mimi va a dormire in un lettino bianco accanto a Gabriele e so che Gabriele piange sempre e Mimi gli dice "Non piangere, Gabriele", o almeno lei è convinta di dirglielo, anche se magari lo pensa e basta, o lo ricostruisce a posteriori.
So che la maestra Romina canta la canzone dell'ape nera e gialla che le piace svolazzar, sulle note dell'intro di Robin Hood e so che Antonella si è vestita da strega, però era una strega buona. E aveva anche la scopa per volare? Sì, aveva anche la scopa ed è volata via. Uhmmmm...
So che Antonella ha fatto il "Cattagnazzo" e che Mimi l'ha aiutata.
So che in giardino c'era una lumaca e Pietro l'ha schiacciata.

So poi un'infinità di cose su Emma, riassumibili fondamentalmente nel fatto che Emma e Mimi sono molto amiche e questa cosa ai miei ignorantissimi occhi è semplicemente sorprendente!
Per esempio: so che Emma e Mimi sono andate con la bichicletta, che era un ticiclo,e che Emma ha detto: "Mimi, vieni con la bichicletta con me" e Mimi ha detto: "Tì, Emma, adetto vengo", e so che hanno corrito velocittimo velocittimo.
So che Emma ha fatto dei disegni bellittimi, tra cui un orso grande e un orso piccolo, e poi tutte le maestre.
So che Emma e Mimi ballano quando la maestra Angela mette la musica.
So che quando alla fine dello scorso anno scolastico mi hanno consegnato il cd con le foto dei bimbi, in tutte quelle in cui compariva Mimi, accanto c'era sempre Emma.
E una volta che ero venuta a recuperare Mimi, le ho sbirciate dalla portafinestra che dà sul cortile della scuola: Mimi a panza in sotto sdraiata su di un basso tavolinetto azzurro si sporgeva dal bordo del tavolo per sorprendere una Emma acquattata sotto che si sganasciava dalle risate, e nello stato confusionale in cui ultimamente mi capita di trovarmi, quasi quasi mi salivano le lacrime agli occhi dalla tenerezza.

Ché quella che ancora saltuariamente chiamo la mia pupa mi sorprende, dimostrandomi di possedere una spiccata capacità relazionale ed elettiva, di essere capace di coltivare già rapporti esclusivi e speciali, di complicità e intesa, anche se fatti solo di risate e giochi elementari, e corse in triciclo e danze scatenate, rapporti che poi trasfigura nel suo fantasmagorico mondo di racconti interminabili e confusi.

Magari non saprò mai tutto tutto di lei, ma il suo mondo, visto e raccontato dai suoi occhi e dalla sua bocca è infinitamente più fiabesco e divertente.

mercoledì 24 ottobre 2012

Lei e l'adinello...

All'inizio non è stato proprio amore a prima vista.
Si sono studiati. Lei ha provato. Lui è stato recalcitrante, come tutti gli asinelli.
Le avevano detto: è una mucca. Ma lei ha detto, decisa: no, è un adinello!
Inconfutabilmente un asinello, quindi.
La sorpresa di trovarlo in casa al suo risveglio, quel giorno, era stata grande, da rimanerci senza fiato, senza parole, solo un'espressione sognante sul viso, un po' incredula.
Poi si sono quasi ignorati, per lunghi mesi.


"Siamo sicuri che era dai 18 mesi in su?"
"Così diceva nel catalogo".
Non era interessata, forse, alla deambulazione assistita.
Forse per la testa aveva al momento ben altre urgenze, lei, con le sue fiabe, il suo mondo di burattini e principesse, i suoi libri, i suoi racconti, le sue canzoni.
L'approccio fisico alla realtà è sempre arrivato in un secondo momento per lei.
E così l'asinello è rimasto senza la sua amazzone.

Poi lui si è infortunato. Ha perso le guaine alle ruote. Due su quattro.
Abbiamo fatto un tentativo estivo senza, fuori ai giardini, sul sentiero dell'elefante, ma non è andata bene. Si è abraso tutto il legno delle ruote.
Infortunato. Convalescente.
Ancora mesi di inattività.
E poi finalmente.
Guarito, dall'intervento eroico della mamma, (che perde mezz'ora in fila al ferramenta più grande della città, imboscata tra titolari di ditte edili, elettricisti, idraulici, manovali e operai, ma ne esce trionfante con due serie di guaine per ruote di adinello di diversa misura) l'adinello è su strada.

Da allora è stato amore.

Lei lo conduce per calli e vicoli, terrazze e lastricati.
Lui sorride e mostra la lingua.


Lei posteggia, scende, rimonta, medita le prossime mosse.
Lui la lascia fare.


Lei elabora manovre complesse, si destreggia in virtuosismi da Formula 1, evoluzioni ardite.
Lui si lascia manovrare docile, senza lasciarsi intimidire dalle dimensioni ridotte della sua carrozzeria.


Insieme vanno e vengono a piacimento, in lungo e in largo per le vie del centro.


Investono passanti...


E sperimentano il fuori strada.


Volendo funziona anche a spinta...


Un disgraziato giorno hanno provato anche a scendere dal gradino del marciapiede.
E' finita che lui si è ribaltato e lei è volata in avanti, muso a terra, incidendosi il labbro inferiore e grattuggiandosi gli incisivi superiori.

Del resto anche la mamma da piccola cadeva sempre e solo di muso, e da quelle storiche cadute dell'infanzia non ha più un incisivo integro. Ma amava fare la selvaggia, pur non essendo dotata di un fisico gran che atletico.

La mia pupa sa osare all'occorrenza, ma non è dotata di grandissima destrezza fisica e della prontezza necessaria per reagire alle situazioni di emergenza.
Ma si rialza e riprova. E impara dagli errori precedenti. E sa sperimentare nuove forme di movimento.


Ah, se tutti noi avessimo avuto un asinello così!

martedì 9 ottobre 2012

Chicche di pupa.


Trimamma mi ha appioppat  insignita di questo premio, e io non sto nella pelle di andare a spulciare i miei contatti mamme per vedere a chi di loro ancora mancasse e poter così mollare a mia volta a loro questa bella patata bollente. In ogni caso dispero di riuscire a trovarne dieci.
Vedrò che riesco a fare.
Dunque le regole per partecipare a questo giochino innocente sono le seguenti:
  1. Apporre il banner (immagine sovrastante) sul proprio blog;
  2. Avere figli in grado di esprimersi (e se non li avete verrete esclusi dal concorso. Tranquilli: non si vince mica nulla!);
  3. Scrivere (almeno) una "chicca" (leggi: uscita esilarante) del piccolo (anche plurale) in questione;
  4. Passare il premio ad altre dieci mamme (o padri, aggiungo io) blogger (se ci riuscite) e prendersi le loro maledizioni.
Allora, siccome ogni tanto mi annoto (mentalmente o sulla mia utilissima agenda) delle cose della pupa che mi fanno ridere, mi commuovono, mi sorprendono o semplicemente voglio ricordare, però non è detto che sempre devo trascriverle qui, se no sai che palle, credo che potrò sfruttare questa occasione per riversarne qualcuna nel blog.

Per esempio:

I bambini sono la voce della verità.

Quest'estate al mare io Hasuna e Mimi; ci passa accanto un tizio sulla sessantina munito di enorme appendice addominale ('na cofana proprio). Lei esclama festante: "Guadda, mamma! C'ha i'ppanzone il tigno'e!" E siccome noi, ormai di tutti i colori dall'imbarazzo, continuavamo a fare i vaghi e non sapevamo più da che parte voltarci, insiste, sentendosi ignorata: "Hai vitto che panzone c'ha il tigno'e? C'ha i'ppanzone il tigno'e!" Tanto che non era possibile proprio fare finta di niente. Quello alla fine si volta e dice: "Eh, sì, hai visto? C'ho un bimbo dentro!"
Un classico, ma fa sempre effetto quando ti capita in prima persona.

Sottigliezze.

Sempre al mare, quest'estate. Mimi indica una signora e mi fa: "Mamma, guadda, temba zia Iene quella tigno'a!". La signora in questione, pure lei voluminosa sessantenne con un'ottava di puppe cascanti e un'enorme ventre, in effetti con la povera zia Iene aveva in comune solo le dimensioni della pancia (peccato che quella della zia fosse dovuta solo al suo ottavo mese di gravidanza!).
"Mimi, a me sembra che ha solo la pancia simile a quella di zia Irene..."
"No, mamma: è popio uguale a zia Iene" (Ah, beh, se lo dici tu! Povera cognata...)

Nel fantastico mondo di Mimi.

La pupa si sveglia lacrimevolmente e chiamandomi a gran voce dal suo sonnellino pomeridiano.
La mamma accorre, consola e poi chiede: "Cosa è successo, Mimi? Perché piangevi?"
Lei ci pensa un po' su, seria seria, poi mi fa, tutto d'un fiato: "Pecché il Gatto e la Volpe, quei bibbanti, mi hanno rubato le monete d'oro di Geppetto!" (Ebbene sì: ho creato un mostro).

Personaggi notevoli (sempre della nostra estate).

Sulla spiaggia di Marina la pupa nota un bagnante piuttosto alto e corpulento nell'ombrellone avanti al nostro, un omaccione pompato che indossa una bandana in testa da cui spunta una brizzolata e ricciuta coda di cavallo, uno slippino nero alquanto aderente, esibisce orecchino e una serie di vistosi tatuaggi.
Lei mi si avvicina e dice piano, con tono cospiratorio: "Mamma, hai vitto? C'è un pi'ata!"

Cose che accadono.

Alla pupa piace provarsi le mie scarpe. Le mette e poi dice: "Hai vitto, mamma, come sono bella? Guadda, come sono elegante!" Cioè, anche se si mette gli zoccoli Birkenstock fa questa manfrina: è proprio senza speranza. Ma in genere predilige quelle un po' più... da femmina.
Così un bel giorno se ne andava sciabattando per casa con un paio di leziose scarpette nere con ideogrammi stile cinese da me acquistate anni fa per un matrimonio o giù di lì, che io forse avrò messo due volte in vita mia. A un certo punto se ne viene e mi fa: "Mamma le ccappe tono nello ggabuzzino: tono tutte bagnate, le ho lasciate là." Mah! Lì per lì non ci ho fatto caso, finchè tempo dopo mi accorgo che è lei ad essere tutta bagnata. Si era ai primi tentativi con il vasino e nulla di strano che ogni tanto la facesse per via, ma... "Mimi, non avrai mica fatto pipì nelle mie scarpe?" "Eh tì, mamma: tono tutte bagnate!" (Come a dire: te l'avevo pur detto, no?)

I rischi del metodo Stanislavskij.

Ve l'ho detto che Mimi si trasforma.
In questi giorni di pioggi ama mettere la sua mantellina da pioggia rossa, i suoi stivali da pioggia variopinti, e uscire a passeggio fare cik-ciak nelle pozzanghere. In questi casi è Cappucetto Rosso che va a far visita alla nonna. Camminiamo nel vialetto dei giardini pubblici sotto casa. Lei si ferma a sguazzare in una pozza, io vado avanti a camminare, la aspetto un po', mi raggiunge, proseguiamo, poi di nuovo pozzanghera, lei rimane indietro e così via. A un tratto mi raggiunge correndo e terrorizzata: "Mamma! Mamma! Ho pauva! C'è il lupo nel bocco che mi vuole mangiae!" (Eccesso di immedesimazione).

Gratitudine nei confronti del creato.

A Mimi piace tanto quando il babbo la porta in campagna a vedere le mucche in una fattoria che conosce. In queste occasioni vede un sacco di animali, dà da mangiare alle caprette e alle galline, va a cercare il gatto, si spaventa dei cani, non si schifa dell'odore e dei cumuli di cacca e ha modo di osservare il processo di mungitura delle vacche da latte.
Una mattina dopo aver versato, aiutata dalla mamma, il latte della colazione nella tazza, fa per portarla alle labbra, poi si ferma, volge gli occhi al cielo e dice, con voce commossa: "G'azie mucche, che ci date il latte pe'ffa'e colazione!" (So che non avrei dovuto ridere, ma mi è scappato!)

Per interposta persona.

La mattina al momento della separazione all'entrata del nido le maestre tentano l'approccio della distrazione per slacciare la pupa dall'abbraccio simbiotico con la mamma (ora l'ingresso al nido è diventato abbastanza indolore, ma si verificano ancora quegli slanci di mammite al momento dei saluti), proponendole diversi argomenti allettanti. Lei senza nemmeno guardarle, mi fa: "Mamma, peffavo'e, puoi di'e alle maettre che non ho voglia di chiacche'a'e con lo'o?" (Della serie: risparmiate pure gli sforzi per oggi).

Consapevolezza di sè.

Mimi viene apostrofata per strada da una signora in vena di complimenti che le fa: "Ma guarda qui che bella bambolina che abbiamo!" Lei la guarda contrariata, poi agitando davanti al naso l'indice ammaestratore corregge: "No, tigno'a: tono una bimba, io!"

Ecco, credo che questa carrellata di esilaranti episodi pupeschi sia sufficiente ad aver dissuaso molti lettori fedeli dal continuare a seguirmi. Sono inoppugnabilmente, incontrovertibilmente, irrecuperabilmente e ufficialmente una mom-blogger, ma di quelle pese, eh!
Lo so che il testo diceva: "almeno una chicca" e io ne ho riportate 24, ma l'errore è stato il non aver fissato un tetto massimo (ci fosse stato scritto "almeno una e non più di tre" sarebbe stato diverso!).
Impossibile scegliere, per me. Beccatevele tutte.
Ed ora stilerò la lista delle possibili future vittime del giochino scorrendo l'elenco dei miei contatti, in ordine di apparizione (scartando quelle che per differente conformazione del blog già so con relativa certezza che non accetteranno il gentile invito). Se già vi fosse toccato in passato, fa niente. Abbiate pazienza.
Dunque, giro il premio a:

Sei cuori e una casetta (anche se dovrebbe averlo già ricevuto, ma non mi pare abbia assolto ai suoi doveri di cronaca, e poi mi piace sempre leggere delle avventure dei suoi quattro. Curiosa di leggere ciò che scriverà)
The Queen Father (oh, uno ci prova)
(Uff! A quanto sto? Ancora tre???)
E va bene così (Giusto per darle l'input a ricominciare a scrivere, visto che è decisamente da troppo tempo che latita! E a me manca).

Ok, nessun rancore gli esclusi, nessuno gli inclusi. Se vi infastidisce basta ignorare il giochino!
E ora vado ad avvertire i "fortunati" assegnatari.
Vostra Suster.

domenica 23 settembre 2012

Non aprite quel frigo. Ovvero: ma vaff...


Approfitto della circostanza straordinaria che la pupa stia leggendo librini con suo padre, il quale ha pure detto che oggi vorrebbe metterla a letto lei. Sorrido tra me un po' scettica, ma li lascio fare, sperando sinceramente in un successo, chè ultimamente le nanne sono diventate un supplizio per me, che vorrei scivolare nel sonno assai prima di quanto non riesca a far fare a lei.
Approfitto quindi dell'insperata pausa per aggiornare queste pagine con un'importantissima conquista della pupa. Come posso non tenerne traccia?
La pupa da un po' ha imparato ad aprire il frigo da sola, e ha anche preso l'abitudine di servirsi da sola, tipo che ieri l'ho sorpresa a divorare a mozzichi un pezzo di caciottina come fosse una Kinder Delice mentre incurante continuava a trafficare con i suoi pupazzi in fila sul bordo della vasca da bagno.
Tipo che ogni tanto mentre, tipo, io sto raccogliendo il bucato o facendo dell'altro, arriva trionfante brandendo il parmigiano e dicendomi: "Mamma, guadda: ho p'eso il pammiggiano!" "Brava, Mimi, bravissima. Ora mettilo a posto però eh!"
Insomma: fossi una mamma montessoriana sarei strasoddisfatta di me, anche se per la verità io non ho fatto niente per facilitarle il compito di fare da sola, e quella è testarda peggio di un mulo e quando si mette in testa di fare qualcosa da sola non c'è bisogno di incoraggiarla, ma non c'è nemmeno alcun modo per dissuaderla, se mai.
Ma insomma, so' soddisfazioni quest... 'Azz!
Ma cosa c'è qui? Dove cacchio mi sono seduta? Ma porc...!
NOOOOOOOO!

"Mimiiiiii! Chi ha spalmato la Rubiola sulla sedia?!"
"Pantumen!"

giovedì 13 settembre 2012

Vento di settembre.

E insomma ci sono cascata.
E pensare che ho passato un anno a "non voler cantar vittoria" anche quando le crisi di abbandono al nido sembravano finalmente superate e puntualmente ci ricadevamo.
Poi me ne esco con quel "buon inizio"! Ma quale buon inizio!
Cioè: se ci dobbiamo riferire al nido, non si può dire che sia andato tutto liscio, per il resto, saluto festosa questo settembre che prelude già a un autunno come si deve, ché era proprio ora: via il caldo e l'afa, tra ieri e oggi raffiche di vento furibonde hanno definitivamente spazzato via quel residuo di cappa che faceva impallidire il cielo di un bianco lattiginoso e ora un sole schietto fa capolino di quando in quando tra un inseguirsi di nuvolazze e un azzurro sparato. Ma basta previsioni meteo ('azz! Ci casco sempre!)
Più facile così recuperare, almeno in parte, l'energia per fare (e per pensare? Uh, che spot era mai questo? Pane e Nutella mi sa... si può dire? No, non prendo soldi dalla Ferrero. Ah, allora ok).
Insomma, il primo giorno al nido era andato liscio, il secondo invece abbiamo lottato come belve feroci sul pavimento di casa con lei che schiumava rabbia e lacrime, si strappava i capelli in preda a una delle sue migliori crisi isteriche, mi faceva ostruzionismo in tutto, dall'infilarle le mutandine allo strigliarle i capelli (un'unica matassa infeltrita) e si spalmava moccio sulla faccia dandosi anche vigorosi schiaffi da isterica autolesionista.
Mia figlia sa essere una bambina dolcissima. Chi non la conosce bene però non può immaginare gli estremi di manifestazioni di rabbia fino ai quali è capace di spingersi.
Toh, ha perso la pazienza persino il padre, che si è affacciato serafico dalla porta del bagno mezz'ora dopo volendo fare il padre splendido che interviene laddove la mamma non sa più che pesci pescare.
Alla fine acchiappata di peso e caricata in bici ha dovuto calmarsi per forza di cose.
Cedere mi era venuta pure la tentazione, tanto più che le sue scenate mi hanno fatto arrivare in ritardo di un buon venti minuti. Ma cedere non sarebbe stata una mossa furba, e la scenata isterica sarebbe diventata la prassi. Ormai lo so.
Ma non è stato affatto bello, no.
Lo so io come mi si è stretto il cuore a vederla terrorizzata dalle nostre rispettive sfuriate e sola in un angolo, abbandonata come un pupazzo che ripeteva come un disco rotto: "Lasciami in pace Buia, io tto male!" Perchè continuano a colpirmi le sue dimostrazioni di autoconsapevolezza, la facilità con cui è in grado di esprimere e comunicare i propri stati d'animo, lei così piccola.
Ma via, voltiamo pagina.

All'uscita eccola lì, che gioca con il garage del nido ostentando indifferenza per il mio arrivo e salutandomi con un "Mamma! Ciao! Ti appettavo!", che mi fa sempre ridere. Che mi racconta di aver fatto pipì nel vadino due volte e che si precipita alla porta appendendosi al maniglione antipanico della scuola.
Poi è andata meglio.
Stamani mentre ero intenta a pittarmi gli occhi davanti allo specchio del bagno (non fateci l'abitudine, è che ogni tanto sento l'esigenza di vedermi un po' "sistemata") la sento che dice a Zorro: "Un piccione è entrato nella mia cada!" (Sì, va be', ma senti quante ne inventa. Penso io.)
Lei se ne viene e mi fa: "Mamma, vieni a vedere, che bellittimo il piccione che è entrato nella mia cada!"
Insomma, era proprio entrato un piccione in casa, accidenti! (Che fantasia questi bambini!)

Va be', ma potrei continuare a citare aneddoti sulla pupa, su tutto quel che inventa, racconta, esprime, comunica. E' che ancora non me ne capacito. Questo insieme di euforia per tutto ciò che le accade intorno, questo stupirsi di tutto, e di apparente noncuranza per i fatti strani del quotidiano, chè ti viene a dire che è entrato un piccione in casa come ti direbbe che le susine cadono dall'albero, anzi, pure con meno enfasi. "Mamma, ti dico una cosa impottante: le tudine cadono dall'albero!" Che va avanti da due mesi ormai co' sta storia delle susine che cadono. Dev'essere stata una rivelazione per lei. Magari le ha viste cadere dall'albero e ha intuito qualcosa di fondamentale per la comprensione di questo nostro mondo: che quelle susine che abbiamo in casa e che mangiamo sono quelle stesse che lei ha visto nascere e maturare sull'albero sotto casa. O magari ha intuito la legge della gravità, in anticipo sui tempi, almeno per età anagrafica, rispetto a quel geniaccio di Newton!
Chissà chissà.

Lei parla, indaga il mondo, si pone domande e si dà risposte, espone teorie, inventa relazioni, lavora sulle "s" e sulle "r", mi dice "Mamma, non mi chiamo più Yamin, mi chiamo Pincipessssa Yasss-min!", e anche: "I bambini chescono chescono e diventano GRRRAAANDI!" arrotondando quella "a" e arrotolando quella "r" come le pronuncerebbe un francese che dicesse, per l'appunto, la parola "grande".

E io nel frattempo macino ancora l'ennesimo post sul nido, sulle sfuriate isteriche e sulle parole della pupa, come se non ne avessimo già tutti abbastanza, e invece avrei da parlare di tante altre cose, e continuo a rimandare.
Eh, intanto devo presentarvi, a chi fosse curioso, la futura nuova inquilina della casa, cui avevo accennato avrei riservato una presentazione coi fiocchi.
E poi devo parlare anche di un'altra cosa, ma c'è tempo.

Mi godo settembre, le chiacchere della pupa, il rientro, burrascoso o no, al nido, il vento, il mal di testa (eh, quando c'è tanto vento mi viene) e le mie mattinate libere, che continuano a non bastarmi mai per fare tutte le cose che mi ero riproposta e che continuavo a rimandare a settembre, come gli scolari impreparati, tanto più che il nido è ancora aperto a orario ridotto, ed entro mezzogiorno mi tocca preparare il pranzo e andarla a riprendere affamata.
Ma paziento.
Però ho fatto la marmellata di tudine, approfittando del tempaccio di ieri pomeriggio, che ci ha impedito di uscire, e ho fatto una torta, mentre Mimi impastava farina e acqua, e faceva palline con il didò, e poi le infilava di soppiatto nell'impasto della torta (fortuna che me ne sono accorta in tempo), e faceva pure lei una torta con il didò e poi ci metteva le candeline e soffiava prima per se stessa, poi per mamma, cosa che mi ha fatto pensare che, ahimè, tra un po' ci risiamo pure. Ma va bene, quest'anno, mi sento pronta, a incignare come si dice qui, la trentina.

E poi ho preso una collana e un bracciale con il quadrante di un orologio a forma di cuore, per lei, che ama i gioielli e la ritrovo sempre adorna come un abete quando la vado a riprendere dal nido, e ho pensato che a casa non ha niente con cui farsi bella, e così ho anche riesumato due scatoline di cartone che mi ragalarono quando lei nacque, e che misi via infastidita dicendo, ma che cavolo ci dovrei fare? E invece ecco: i suoi primi portagioie. Lei che è così civettuola, a volte, e femminile, e vezzosa. Non io.
I figli, si sa, non fate l'errore di considerarli dei doppi dei genitori.









lunedì 10 settembre 2012

Un buon inizio...


Oh glorioso settembre.
Oggi mi veniva quasi da intonare inni di lode al mese che mi restituisce tutta intera la mia agognata libertà condizionata, come la chiamo io: il nido!

Sì sì: la pupa è fantastica. Sì: ce la siamo cavata bene, questi mesi insieme 24 su 24. Sì: è diventata mooolto più autonoma di quanto non fosse appena qualche mese fa ed è in grado di passare anche ore ad intrattenersi da sé, avvalendosi di un minimo apporto materno, leggendo i suoi librini e infastidendo i gatti, e, sì: stiamo anche riuscendo a lasciarci alle spalle la fase terribilis del capriccio matto che ha messo a durissima prova i miei nervi per alcuni mesi (Terrible two? Puah! Cioè: ah ah ah! Ve l'ho fatta!).

Ma. Tutti questi sì infatti preludevano a un "ma".

Ma: che sommo gaudio, che senso di pura libertà stamattina andarmene leggera per la città sulla mia sgangherata bici, rinfrescata dall'aria settembrina che dopo le ventate infernali agostane ha il sapore di una benedizione celeste,  a espletare noiose incombenze burocratiche che da prima dell'estate continuavo a rimandare perchè poco conciliabili con l'attenzione che pur tuttavia mi tocca riservare con un occhio e un orecchio a tutto ciò che, nel frattempo, mentre il commercialista parla, la pupa continua a fare/dire/baciare senza soluzione di continuità e senza modulazione di frequenza. E quindi mi stava dicendo...mamma le tudine cadono dall'albero!... Il reddito familiare... Lo tai mamma che le tudine cadono dall'albero? Eh, mamma? Eh, Pinocchio?... Sì amore, le susine... valore catastale...Tì Pinocchio, mamma, io vado nel Paete dei Balocchi, va bene?... sgrunt.
Così. Così sarebbe andata. Ma oggi ha riaperto il nido, signori, udite udite, e ho dovuto svegliare la pupa a scossoni alle 8:30, perché non dava segni di rinvenimento di sé, e vestirla incavolata, mentre mi diceva Mamma-bai-bia, in piedi sulla sedia mentre ingurgitava biscotti e si rifiutava di farsi districare gli intricatissimi capelli, con forcine incastonate a triplo nodo ed elastici incorporati nella matassa del crine.

Poi va be', per fortuna oggi non era giorno ordinario, ma intelligentemente era stato pensato come un primo giorno di flessibilità, in cui i genitori "se volevano", potevano fermarsi con i bimbi, oppure andare via per un po', e io ho optato per la seconda, giusto il tempo per permettere a lei di riambientarsi, ché malgrado gli interminabili "Quando riapre il nido?" di questa estate, oggi se n'è uscita con un "Mamma, non ci voglio andare al nido" ettepareva.

Però è stata brava.
Certo, si è rifugiata nell'incavo inguinale delle mie cosce ogni qual volta veniva avvicinata/interpellata da una qualche maestra/mamma/bidella; scappava via terrorizzata quando un compagnuccio un pochino più turbolento le si rivolgeva con quell'arroganza tipica dell'età con argomenti del tipo: "E' mio il triciclo!", ma ben presto ha iniziato ad effettuare giri sempre più ampi intorno all'individuo-mamma, che nel frattempo intratteneva (meraviglia delle meraviglie) una luuuunga conversazione con... un babbo (!!!), e inversamente a quanto fa uno squalo che, dicono, cinge d'assedio la preda, alla fine mi ha consentito la fuga in sordina.

Insomma: piuttosto contenta di noi. Di me che finalmente non mi guardo intorno spaurita (tipo così) come se fossi al cospetto di strane varietà antropologiche che non ho la minima idea della lingua che parlino o, boh, come trascorrano la loro esistenza.
Di lei che, malgrado faccia emergere un carattere piuttosto riservato e intimista piuttosto che socievole ed estroverso, riflessivo piuttosto che chiassoso e turbolento, ha saputo gestire a meraviglia la propria autonomia in assenza dell'appiglio genitoriale, dato che al mio ritorno l'ho trovata nell'atrio che sedeva composta e concentrata con un libro sulle ginocchia, leggendo ad alta voce e interpretando ad ampi gesti quanto "leggeva" nelle figure.

E va be', magari mi farebbe piacere vederla più a suo agio nella confusione, meno timorosa dell'approccio diretto, più disposta a far valere le proprie ragioni, meno incline alla ritirata strategica, e forse faccio l'errore di rivedere in lei le mie immense difficoltà a integrarmi nel gruppo, malgrado l'intensità dei rapporti che poi riuscivo a intessere con i singoli.
Ma so anche che crescerà ancora, e chissà quanti altri lati di sé esplorerà e tirerà fuori. So che lei non è me, e che la sua storia non è la mia, che lei non è destinata a ripercorrere i miei tragitti, anche perchè gode dell'apporto e del supporto non solo miei, ma anche della sua parte genitoriale maschile, che per fortuna nostra possiede un carattere drasticamente, antipodicamente orientato, proiettato verso le relazioni sociali, l'istrionismo, l'espressione esasperata di sè nel branco.
E quindi, se Dio vuole, tanto per dire, Mimi non si farà carico dei miei handicap comunicativi e relazionali, ma sarà un po' quel che vorrà essere.

Ecco le mie riflessioni di oggi, primo giorno di asilo, primo di libertà condizionata per me.

Giorno in cui ho effettuato anche finalmente (e a pochi giorni dal termine concesso) l'iscrizione al servizio refezione.
Tanto per inciso: se l'anno scorso ce la siamo sfangata dal pagare la retta mensile, quest'anno, chissà come, ci tocca un bel salasso di tot euro, che ci industrieremo di tirar fuori.
Va be', che ci vorrà. Si fanno un po' di sacrifici, che volete che vi dica?
Basterà tagliare sulle cene fuori: niente più ristorante per noi. Basta libere uscite serali. Niente più slow-food, macrobiotico, cucina vegana. Niente più baby sitter strapagate. Basta vacanze in alberghi di lusso e suite con vista mare. Un taglio pure ai week-end last minute in giro per l'Europa, e basta shopping selvaggio. Dovremo smettere di comprare vestiti di marca (basta Prada e Louis Vuitton, ora al massimo dispensario Caritas), e di cambiare guardaroba a ogni stagione. Pazienza se la mia immagine ne risentirà. Con grande fatica dovrò rinunciare anche al parrucchiere e all'estetista (accidenti: i miei punti neri!), e alle sedute di solarium. Ora che ci penso potremmo anche evitare di pagarci la colf per le faccende domestiche, e magari un bel gruzzoletto a fine mese verrà fuori.

Ok ora basta scrivere minchiate.

domenica 9 settembre 2012

La trasformista.

La pupa possiede poteri fuori dal normale.
Nella fattispecie la pupa si trasforma.
Lo dice lei stessa: "Mamma, mi sono taffommata".
"Ah, e in cosa?"
"Mi sono taffommata Pinocchio".
In effetti questa è una delle sue metamorfosi più frequenti: Pinocchio.
Ma non vi aspettate una trasformazione parziale o approssimativa: quando lei si trasforma, si trasforma proprio per bene, e rimane tale fino a quando non lo decide e non lo comunica ("Mamma, ora mi sono taffommata Heidi").

Quando si trasforma in Pinocchio, per esempio, automaticamente tutto il suo mondo si adatta al cambiamento: suo padre diventa ovviamente Geppetto (povero Hasuna), la sottoscritta cessa di essere semplicemente mamma e diventa "La mamma di Pinocchio" (troppa grazia aspettarsi di essere la fata turchina, ma tanto non ci tenevo minimamente, ché quella mi sta pure un po' sulle palle), Zorro diventa Piga'o (Figaro), il cane Gentile diventa Melampo (Eh, sì, un bel guazzabuglio tra personaggi del film Disney e quelli della fiaba originale), il peluche Amleto diventa Il Gatto e il povero Panzumen, non chiedetemi perchè, La Volpe.

Il bello è che può passare la giornata intera a correggermi, se io dico, per esempio:
- Mimi, lo vuoi un po' di succo?
Lei:
- Lo vuoi un po' di tucco, PINOCCHIO?
Oppure:
- Guarda, è tornato Buia (NdR. babbo, in arabo).
- Guadda: è tonnato Geppetto, Pinocchio.

- Buon giorno, Mimi, hai dormito bene?
- Hai dommito bene, Pinocchio? Eh, Pinocchio? Con Piga'o Pinocchio? Tì, Mamma-di-Pinocchio, ho dommito molto bene.

E insomma, così via.

Se un giorno si sente particolarmente propensa a un vezzo di vanità femminile, ecco che la vedi pavoneggiarsi allo specchio facendo ondeggiare il suo vestitino a fiori e dire:
- Guadda come tei bella, Tenerentola! Gudda che belle, mamma, le mie ccappette di chistallo!
Trattasi ovviamente delle scarpe da tennis lilla a fiorellini, con gli strap: di cristallo, e come no?

C'è poi Biancaneve, che ultimamente è un sembiante che ama prender piuttosto spesso, per quanto non arrivi ancora a far concorrenza al quotatissimo Pinocchio.
Allora va tipo così:
- Mamma, tono Biancaneve, oggi.
- Ah, sei Biancaneve. L'hai già mangiata la mela avvelenata?
- No, non l'ho mangiata anco'a. La mangio dopo.
- Bene! Così poi dormi per cento anni, finchè arriva il principe!
- No, mam-ma! Quella è 'Osappina! Tono Biancane-ve!

Oppure con molta nonchalance mi fa:
- Mamma mi tagli la mela avvelenata, peffavo'e?
Immaginate un po' che dialoghi da famiglia Addams.

Per finire qualche giorno fa, 40°C all'attivo, ma 50 percepiti, ve lo giuro, in casa nostra, lei praticamente nuda in giro per casa (ma anche io più o meno):
- Mamma mi p'endi la mantella, peffavo'e?
- La mantella??? Mimi ma sei pazza? Si muore di caldo! Che ci fai con la mantella: la sauna?
- Peffavo'e mamma, mi p'endi la mantella di Cappuccetto 'Otto? Peffavo'e mamma...
Ora siccome lei i per-favore e i grazie li dispensa a volontà, alla fine mi manca il cuore di non accontentarla, tanto in fondo, tempo di schiattare di caldo lì sotto la plastica, se la leva da sola, la mantella impermeabile "di Cappuccetto Rosso".
La perdo di vista per qualche minuto, dopo la sento chiamarmi dalla terrazza:
- MAMMAAAAA! MAMMAAAAA!
- Cosa c'è, dove sei?
La becco in cima alle scale che si accinge ad uscire di casa vestita praticamente come una maniaca esibizionista (mutande e impermeabile).
- Io vado dalla mia nonna, va bene? Che sta male. Buon viaggio!
(Se lo augura pure da sola).
Avoglia a convincerla del fatto che la casa della nonna è piuttosto lontana, e che non basta attraversare il bosco a piedi, lupo o non lupo.

- Ciao Geppetto! Tei tornato dal negozio del palegname?
Hasuna, di ritrono dalla macelleria, rimane interdetto sull'uscio di casa, poi mi fa:
- Le racconti troppe favole a questa bambina: sta diventando scema!

Mia madre invece ha le sue teorie degne di una nonna psichiatra in pensione:
- Non mi piace che l'assecondi in questo gioco! Ci manca solo farle venire una crisi d'identità a due anni!

I grandi talenti sono sempre incompresi: Maga Magò, Barbapapà, a lei fanno un baffo! Non è da tutti avere una figlia trasformista!

martedì 21 agosto 2012

Effusioni.


Mimi si sta esercitando a pronunciare la lettera "S". (A volte le vien fuori discreta).

- Come tei bellisssssima, Mamma!
- TU sei bellissima.
- TU tei bellissssima.
- Tu sei la bambina più bella dell'universo.
- Tu tei la bambina più bella dell... del miverzo.
- No, io sono una mamma: TU sei la bambina più bella dell'universo.
- Io tono una bambina, tu tei una 'agatta, mamma.
- Che sono io?
- Una 'agatta, mamma, tei una 'agatzzza.
- Ah, io sono una ragazza?
- Tì: tei una 'agatta bellissssssssssssssima.

(Come la amo la mia pupa! Alla facciaccia di tutti quelli che per strada mi apostrofano con: "Signora!" Ma che non si vede che sono una RAGAZZA???)

sabato 4 agosto 2012

Orgoglio (materno) punito.


Ah, il contrappasso!
Che parola dal suono stuzzicante. Ve lo ricordate? Quando alle superiori vi hanno fatto quel pippone su Dante e sulle punizioni dei peccatori all'Inferno in preparazione alla lettura della Divina Commedia?
E i tuoi peccati si ritorceranno contro di te e la tua anima, e tu sconterai sulla tua pelle, con gran pianto e stridore di denti, il male che hai commesso abbandonandoti ad essi.

Premessa indispensabile a quanto sto per confessarvi (e chi se ne frega! Chi è stato? Guarda che ti ho sentito, eh! Tu, dietro quel monitor! Guarda che non sei mica obbligato a leggermi! Click.).
Ok, dicevamo...

Ci sono due fondamentali obiettivi che conto di raggiungere entro tempi utili ad evitare il completo sfibramento del mio sistema nervoso prima della maggior età della pupa.
Uno è riuscire a far sì che si addormenti da sola (ah-ah! Ok, ora basta. I disturbatori sono pregati di lasciare questo blog!), l'altro è eliminare il così detto (da me) "pannoloz" ("Mamma si chiama panno-lino" "E io lo voglio chiamare Pannoloz. E poi chi te l'ha detto? La maestra Lucia? Quella non sa niente. I pannolini te li metterà lei, io ti metto il pannoloz". "Uppa mamma! Ti chia-ma panno-li-no!").
Lo sanno tutti: l'estate è il momento migliore per passare al vasino, no?
E così io mi sono munita di attrezzo adatto all'uopo, di santa pazienza, e ho intrapreso i primi (timidi) tentativi di direzionare lì i suoi bisogni.

Di fondo sono sempre stata una persona ottimista. Ma sì, che ci vorrà? Vedrai che sarà più semplice a dirsi che a farsi. E poi Mimi è sempre stata una bambina molto precoce... è sveglia! Mamma che parlantina che ha! E che memoria! E che fantasia! E che passione per le storie e per la musica! Come ti ascolta quando le spieghi le cose!
Sì, insomma: roba da madri esaltate.
Ma l'eccesso di orgoglio è uno dei sette peccati capitali (veramente quello è la superbia. Oh, ma non basta mia figlia a correggermi?).

Ecco come le incredibili doti della mia pupa prodigio hanno frustrato ripetutamente le mie velleità di madre presuntuosa e ambiziosa.

  • Fantasia (anche troppa).
- Allora, hai finito?
- Mamma, guadda! Quanta cacca!
- Mimi, ma dove?
- Qui, mamma: nel vadino! Guadda quanta cacca ha fatto Mimi!
- A me non pare, veramente. La pipì non la devi fare?
- Tìììì! Eccola la pipì! Quanta!
- Pipì reale, non immaginaria...
- Guadda quanta pipì magina'ia, Mamma!
(Sob!)
  • Passione per le storie.
- Mimi, sei pronta? Facciamo la nanna?
- Appetta, appetta, Mamma: ti p'endo un lib'o. Un lib'o pe'Mmamma.
- Mh. Me lo leggi tu?
- Me lo leggi tu?
- Io te l'ho chiesto. Lo leggi, tu, Mimi?
- Lo leggi tu, Mamma?
- Ma se hai detto che è per me: leggimelo tu.
- Tu lo leggi Mamma, un lib'o.
(Sgrunt)
Poi:
- Finito. Ora nanna.
- O'a p'endo l'uttimo lib'o pe' Mamma.
- No, basta libri, Mamma è stanca, Mimi. Dai mettiti qui accanto a me, facciamo la nanna.
-click-
...
- Mamma mi 'acconti la tto'ia di Aladino?
- Zzzzz.... eh?
- La ttoi'a di Aladino, Mamma, che va tul tappeto. E dopo Pollicino, Gatto con gli ttivali, e 'Osa-ppina (n.d.r. Rosaspina: la bella addormentata). Va bene Mamma? Eh Mamma?
- Mh. Vediamo... Zzzzzz...
- Mamma mi 'acconti la tto'ia di Aladino?
(Sigh!)

  • Passione per la musica:
- Allora Mimi, cosa ti canto, oggi? Pinocchio?
- No, non lo vuoi Pinocchio.
- Allora La balena?
- No.
- Heidi?
- No.
- Popoff? Gatto nero? Corvo torvo?
- No. No. No.
- Allora cosa vuoi?
...
- 'E Callo?
- Eh???
- Mh. Ah! Quella vuoi? (Accidenti a me a quando glie l'ho insegnata). Ma è difficile, Mimi, a quest'ora non so se ce la posso fare.
- E' bella 'E Callo, Mamma.
- Mh. E vabbè. Re Carlo tornava dalla guerra...
(Gosh!)
  • Memoria
(N.B. per chi non la conoscesse, la canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers è una ballata licenziosa non troppo adatta ad un orecchio da duenne, ragion per cui, a volte la mia parte bacchettona mi impone di censurare alcuni passaggi.)

- E' mai possibile, corpo di un cane...
- Pocco di un cane, Mamma!
- ...che le avventure in codesto reame debban risolversi sempre con grandi... (ahem...) PANZANE?
- No, Mamma, non è codì la canzo-ne, Mam-ma! (Dice scandendo le sillabe scocciata.)
- Mimi, basta, dormi!
(Aiutoooo!)

giovedì 26 luglio 2012

Cose tra madre e figlia.

Allora, ci sono eh!
No, niente, tanto per farlo presente.
Aver finito le vacanze quando la maggior parte della gente deve ancora iniziarle è un po' deprimente.
In effetti siamo stati in vacanza.
Eh, ma nemmeno un post di commiato, una cartolina, un avvertimento, ma che si fa così?
Per la verità mi ripromettevo di scrivere qualcosa da laggiù, magari postare qualche foto, chissà.
Il problema è che la rete non prendeva, e quindi, ancora una volta, mi sarei potuta risparmiare il peso del pc.
Ma è andata così.
Rieccoci alla vita normale, a un'estate in città che per ora si dimostra clemente, accogliendoci benevola con una certa brezza che si prolunga sin dal nostro ritorno, ormai una settimana fa.
Il beduino è alle prese col Ramadan, e con la crisi economica che ha i suoi effetti sulla sua attività.
Io con progetti professionali un po' scoraggianti...
Così con la pupa ce ne scappiamo al mare, di quando in quando, un poco storcendo il naso perché memori dei fondali bianchi e delle acque cristalline del Posto della Vacanza, ma come sempre accontentandoci, io, entusiasta lei, di aver ritrovato "il ma'e di Pisa", eh sì, "Non è quello di 'oma!" Eh, no, quello di Roma se mai fa più schifo di questo, Mimi (ma quando mai ci sei stata, poi?). "Non è quello di Nonna! Nonna è andata a Gabboi!" (Leggi Gavoi, n.d.r., il paese di mia madre, nel Nuorese) "Domme la giotta!" Sì, dorme la giostra, sarà anche per quello che ora ci andiamo di mattina, al mare, e non la sera, quando la giostra fa le ore piccole, e poi se la dorme fino a pomeriggio inoltrato.
La pupa confabula di continuo, costruisce complessi edifici concettuali instaurando nessi che alla prima mi sfuggono, ma che subito dopo mi rivelano la sotterranea struttura portante del suo pensiero infantile.

Ora è grande, sempre più grande, e mi pare lanciata in quinta, inafferrabile ormai a una descirzione graduale delle sue fasi di crescita.

Dura, molto dura arrivare a un compromesso con lei. Arrivano giorni davvero difficili, di urla a bruciarsi i polmoni, sbraitamenti e ruggiti selvaggi che si protraggono per tempi infiniti, a cui non riesco a porre un limite, qualsiasi strategia io adotti. Proteste, proteste per tutto, rabbia stizzita, esplosioni incontrollabili di orgoglio e indipendenza frustrati, conflitti irrisolti e del resto irrisolvinbili tra il puntiglio di averla vinta, di non cedere, di sfogare la sua rabbia fino all'ultimo, senza nulla risparmiarsi, e risparmiarmi, e il bisogno di sentirsi consolata, stretta al petto della grande madre consolatrice ("Mamma, hai le tettone gandi!" Mh, sì. "Mimi ce le ha piccole. Ce le ho piccole, io." E certo, io sono una mamma, le mamme hanno le tette grandi, le bambine ce le hanno piccole "Babbo ha le tette pelode!" Ma che le dovrei rispondere?).

Meravigliosi due anni.

Ormai ci siamo: siamo al giro di boa anche noi.
Niente più biglietto gratuito in nave e sull'aereo (per fortuna che ne abbiamo approfittato finché è durata), niente più "neonata", prego, ora abbiamo a che fare con una bambina "vera" ("Come Pinocchio, mamma!" Eh, sì, come Pinocchio).
Una bambina che non lascia nulla di non detto, se c'è qualcosa da annotare, lo farà, se sbagli ti corregge, se ti spingi un po' oltre te lo farà presente ("No, mamma, è mia la cintura! No, mamma, non api'e!"). Una bambina che infarcisce ogni sua frase di tenerissime interpunzioni: "Aspetta, aspetta, Mamma" "Tei a'abbiata, Mamma?" "Guadda Mamma, ti dò un bacio enomme, codì non ti a'abbi più". Ma Mimi non è che sono sempre arrabbiata, ora. "Non tei a'abbiata Mamma? Eh, Mamma? Tei temp'e a'abbiata Mamma, tu!" Ma dai, non è vero, sei tu se mai che ti arrabbi sempre, io mi arrabbio quando tu strilli senza motivo e non mi ascolti. "Pai i cap'icci, Mimi? Pecchè pai i cap'icci Mimi?" Eh, non lo so, Mimi, dimmelo tu.
Chè me lo devo fissare bene in mente che sono Mamma, che sono "Mamma, tei bellittima, lo tai?" e "Mamma, come tei ttupenda mamma!" e anche, va be' "Mamma, NO! No mamma, no! BIA!" E va be', non si può mica avere tutto dalla vita.
Mamma ha il dritto e il rovescio. Così come tutto.
Mamma è orgogliosa, mamma è sfinita, mamma soffre di insonnia, mamma crolla in catalessi alle dieci di sera, mamma vorrebbe studiare, mamma cerca lavoro, mamma vorrebbe stare sempre con la sua bambina, mamma la vorrebbe mollare in affidamento a Tata Lucia, mamma si diverte a giocare con la sua bambina, mamma vorrebbe poter gestire il suo tempo come le pare a lei, mamma non le interessa una vita migliore, mamma sogna una casa in campagna e traguardi professionali, mamma bambini piccoli non ne voglio più, mamma continua a sognare di famiglie numerose e la-camera-dei-bambini, mamma stanca, mamma soddisfatta, mamma preoccupata, mamma spensierata, mamma-vieni! Mamma-bai-bia!

Ultimamente litighiamo anche nei sogni di lei, di notte. Si sveglia incacchiata nera, gridando manco la stessero scuoiando, trabocca rabbia da tutti i pori, e io mi chiedo cosa può provocare tanta rabbia, così tanta, in una bambina tanto piccola, tanta da invaderle anche le ore del sonno, e proseguire nella veglia, chiamarmi nel buio e poi allontanarmi, furibonda.

Non voglio rispondermi, chè tanto già l'ho capito che la causa del 99 per cento dei comportamenti "problematici" dei figli è da attribuirsi a uno "sbaglio" materno.
E certo: se tu la prendi subito in braccio!
E certo: se tu non l'ascolti!
E certo: se tu vai da lei appena apre bocca!
E certo: non la lasci esprimere!
E certo: se tu non la fai sentire sicura!
E certo: se tu la mandi al nido!
E cero: se tu stai sempre con lei!
E certo: se non le dici mai no!
E certo: se non le fai fare mai niente!
E certo: sta sempre con i grandi!
E certo: la porti sempre in giro!
E certo: ancora la addormenti tu!

E certo: chiunque altro farebbe meglio, è risaputo.
Ma mi chiedo perchè l'equazione non funzioni anche al contrario. Perché non posso sentirmi anche un poco responsabile in positivo dei suoi punti forti.
Allora è tutto un:
No, ma fantastica questa bambina, parla anche in arabo!
No, ma fantastica questa bambina: sa già contare!
No, ma fantastica questa bambina: canta De Andrè!
No, ma fantastica questa bambina: conosce Picasso!
No, ma fantastica questa bambina: non chiede mai di stare in braccio!
No, ma fantastica questa bambina: si legge i libri da sola!
No, ma fantastica questa bambina: si ricorda tutto!
No, ma fantastica questa bambina: non ha paura di niente!
No, ma fantastica questa bambina: non le fa schifo niente!

Sì, insomma, non che io non sia d'accordo. Mimi è, sotto tutti gli aspetti, fantastica, un po' come Mary Poppins, pur essendo lei ben lungi dalla perfezione, e ci mancherebbe altro.
Non è che mi aspetto: brava! Stai facendo un ottimo lavoro! Tanto me lo dico anche da sola, per quello, non c'è problema.

E' solo che a volte, quando diventa dura, e ogni giorno cerchi le energie per sfangartela, e la pazienza, e la serenità per dirti passerà, ti chiedi se magari non stai facendo un qualche errore enorme, madornale, macroscopico, un errore tale da segnare a vita la personalità di tua figlia.
Ecco: così si scoprì perché la pupa era diventata skizofrenica.
E allora vorresti che qualcun altro oltre a te ti dicesse: ma no! Sono fasi. Vedrai, passerà. E' una bambina fantastica, ognuno nasce con il suo carattere, e bisogna farci i conti. Non tuoi i meriti né i demeriti, solo il compito di indicare la via, con piccoli aggiustamenti, che magari a volte possono significare litigi selvaggi alle tre di notte.
Ma poi, lo sai bene, ne vale la pena per quel: "Mamma tei bellittima!"
Sì, lo so. Grazie.

Aggiornamenti postumi: la pupa ora ha abbandonato definitivamente il ciuccio, pronuncia bene la lettera "S", a momenti, e dipende dalla parola, coniuga quasi sempre i verbi alla prima persona e utilizza i pronomi "tu" e "io" al posto di "Mimi gioca" e "Mamma va"; cosa assai più importante ha imparato a rispondere di sì alle domande. Prima era solo "no", oppure ripeteva la domanda, del tipo:
"Mimi lo vuoi il cocomero?"
"Lo vuoi il cocomero? Eh?"
Ora invece:

"Mimi lo vuoi il cocomero?"
"Tiiiii! Lo voglio il cocomero!"

Insomma: ci tenevo a tenere traccia di queste conquiste, non è per vantarmi dei progressi di mia figlia!


giovedì 28 giugno 2012

Quel che so di lei.

Lei sostiene di chiamarsi Mimi.
Non che se glie lo chiedi non ti dica pure il nome per intero, sia chiaro. Ma Lei, a botta sicura, se le chiedi come si chiama, ti risponde Mimi.
Non si chiede da dove provenga quel suo vezzeggiativo, chi per prima l'abbia utilizzato, se Lei stessa o la sua mamma, per la quale, pur avendolo lei scelto, il nome completo è sempre risultato piuttosto difficile da utilizzare nella forma vocativa. Ma Lei probabilmente non si è mai neppure chiesta come sia stato, che il suo nome sia proprio quello, che le sia toccato di rispondere a quello e non a un altro. Le basta sintetizzarsi in quelle due semplici sillabe per sentirsi padrona della propria identità.
Lei in fondo sa di essere se stessa, che è già tantissimo.



Ho creduto a volte di sapere proprio tutto di Lei, ma ora che ci penso davvero, mi accorgo, ad essere sincera, di saperne invece ben poco.
Non saprei dire, per esempio, quale sia il suo colore preferito, quale l'amichetto o amichetta più simpatico, quale l'animale che le piace di più.
E so che queste sono in genere cose che una madre sa del proprio figlio, ma io davvero, non saprei.
Non glie l'ho mai chiesto, no, non credo abbia senso farlo.
Non so quanto conti per Lei lo stabilire una graduatoria degli oggetti e dei concetti di cui è formato il suo mondo, non le interessa esprimere la sua opinione, così come fan tutti, senza fermarsi a penetrare nella struttura delle cose; a Lei interessa possedere dentro di sè tutto ciò che vede esistere introno a lei, fuori di lei.




Di Lei so che sa amare con entusiasmo, che sa manifestare amore e gioia incondizionatamente, che lo fa senza inibizioni, senza esitazioni, che lo fa senza seguire schemi di comportamento, ma solo per l'esigenza momentanea di lasciar agire le proprie emozioni, per l'inadeguatezza di altre forme di linguaggio che non quello corporeo per poterlo fare nella maniera più efficace possibile.
Così punta il dito in direzione di una farfalla, ne segue il volo sfasato, ne imita il movimento con le mani, sgambetta felice e ripete "Bella bella! Vieni da me! Vieni da Mimi pappalla!"
Così saluta il mondo, interpella il sole, sgrida le nuvole, impartisce direttive alle formiche, si emoziona per il volo di un passerotto proprio davanti ai suoi occhi, accarezza i granchi, chiede scusa ai piccioni, spiega alle lucertole che non devono aver paura di lei, chè Lei è buona, si complimenta con i ragni per l'architettura perfetta della loro tela, esorta le lumache a non vergognarsi, si diverte a scimmiottare il verso della gazza, e ci riesce a meraviglia, inventa nomi per gli scalini e raccomanda alla palla di non muoversi. Non si è arrabbiata con il palloncino-coccinella per il fatto che sia scappato dalla finestra, ma si chiede ancora come mai l'abbia fatto, e si dà delle spiegazioni plausibili.
Accoglie il mondo dentro di sé e si proietta nel mondo; di tutto chiede, su tutto discute e confabula.

Mimi e i suoi granchi.

- Che ca'ini i ganchi! Pove'i: volete la mamma ganchi?

Mimi e i pesciolini di Babbo.



Mi azzarderei a dire che non ama particolarmente gli oggetti, o meglio: non ambisce al loro possesso, non ne è interessata. E' attratta da tutto e tutto vuole conoscere, comprendere, definire, a tutto vuole arrivare ad attribuire una ragion d'essere, un motivo, una funzione, una causa del suo essere lì. Se afferra un oggetto di qualcun altro, lo fa con l'entusiasmo di chi scopre qualcosa e desideri mostrare la sua scoperta, sperimenta il suo uso, la sua funzione, a non ha la più piccola difficoltà a staccarsene, accetta di buon grado di restituirlo al legittimo proprietario, e in fondo non penso a che abbia un'idea chiara del concetto di proprietà. Per Lei una cosa appartiene a qualcuno nel momento in cui qualcuno la sta usando. Da parte mia non avverto l'urgenza di chiarirle quel concetto, di cui non riconosco la priorità su un'infinità di concetti più interessanti, più utili, più belli.



Del resto sa chiedere con estremo garbo e perfetto savoir faire la licenza di usufrutto di qualcosa che momentaneamente attrae il suo interesse, ma si rassegna di buon grado al diniego, senza scomporsi.
D'altro canto ha chiara idea dei propri diritti, e non ammette che qualcosa le sia tolto di mano mentre lo sta usando, poco importa quale sia la provenienza dell'oggetto in questione.
In generale dispone di un'eccezionale pazienza nel trattare con i suoi coetanei, non transige sui soprusi, ma non perde la calma, espone invece il suo punto di vista con una certa supponenza da chi impartisce una lezione di vita, accompagnando le parole col movimento dell'indice: "No, bimbo, quetto è di Mi-mi! Appetta, bimbo dopo te lo do." Oppure: "Quetto è il mio palloncino, tu hai il tuo".
Mi fa ridere, ma sto attenta a non farlo.
Mi piace il suo senso della giustizia.

 


A Lei non interessano i giochi troppo complicati, non ama i pupazzi parlanti, le reazioni inaspettate di oggetti inanimati la turbano a volte fino a terrorizzarla, proprio Lei che raramente ha paura di qualcosa.
Si è ritratta sconcertata di fronte al coniglio di peluche azzurro di un'altra bambina che si spanciava dalle risate rotolandosi sguaiatamente per terra. Non ha bisogno, Lei, che i suoi animali di pezza emettano versi elettronici e compiano movimenti meccanici per poterli "sentir parlare" e "vederli" muoversi. Con loro sa intavolare lunghe conversazioni anche senza l'ausilio di batterie e transistor.

Ama i palloncini, ma solo se prima "tiriamo loro il collo" e ci facciamo un bel nodo, in maniera da non lasciare che volino via in maniera imprevedibile, emettendo quel loro spaventoso fischio. Quello non le piace. E' capace però di giocare a lungo con un pacchetto di palloncini sgonfi: li tira fuori uno a uno, li divide per colore, li dispone in cerchio, fa cantar loro "Giro-giro-tondo".
Riesce a trovare il potenziale creativo anche degli oggetti più semplici, compone le mollette in fantasiosi collage e poi invita gli altri a condividere l'entusiasmo delle sue trasfigurazioni: "Guadda mamma: semba un aerio! Sembano un aerio le mollette!"
In genere si stufa rapidamente dei propri giochi e non ne porta quasi mai con sé quando esce di casa.



Laborioso assemblamento di un "aerio" di mollette.



Di lei so che ma i giochi di movimento ma senza esagerare.

Le piace l'altalena ma non ama andare troppo forte; del resto le sembra di volare "come Heidi" anche ad una velocità moderata. I movimenti eccessivamente bruschi la mettono a disagio, e lei sa che a quella sensazione corrisponde il significato della parola "pauva".
D'altro canto non ha mai avuto paura del mare, dell'acqua, del fuoco, dell'altezza, degli animali in generale. Ama gli animali, tutti indistintamente.E' interessata agli alberi, agli uccelli, alle farfalle, alle pigne e ai rametti assai più che a bambole e balocchi.
Ama l'arte, ha un gusto spiccato per le illustrazioni, i disegni, le immagini, una particolare propensione a individuarle e a interpretarne il senso, contestualizzandole dal suo personale punto di vista. Coglie all'istante qualsiasi rappresentazione grafica entri a far parte del proprio campo visivo, dai segnali stradali alle insegne dei negozi, dai motivi zoomorfi del tappeto in gommapiuma del play-ground ai nanetti stampati sulla maglietta di un altro bimbo.
E' una creatura degli spazi aperti, il suo tempo è la pausa tra una passeggiata è l'altra. Parte a razzo quando smonta dal seggiolino della bici e arriva ai giardini al galoppo esultando. Ha messo a punto i suoi tour standard, a cui apporta periodiche variazioni, in base all'ispirazione o all'interesse del momento. Pretende che le mostri "le statue" del giardino, e che glie le spieghi, vuole salire da sola i gradini della scalinata che conduce "alla galleria" e mi chiede il nome dei fiori, ne raccoglie uno di ogni tipo e ne aspira il profumo, reale o presunto.

 



Se la conosco almeno un po', posso affermare che ha sempre avuto una maniera molto enfatica di esprimersi, con i mezzi che le sue età finora le hanno concesso.
Stare in sua compagnia è una delizia, se è di buon umore; allora è un cicaleccio continuo, è un continuo esclamare "Che bello che bello!" E "Guadda, guadda!", e elargisce baci, si profonde in abbracci pieni di pathos e di gioia. Sa essere affettuosa, anche se non si direbbe. E' riservata, anche se non si direbbe, e si concede agli altri con cautela, per gradi, ma non nasconde simpatie e amori viscerali, le piace stare in mezzo alla gente, è perfettamente in grado di gestire il centro delle attenzioni altrui. Provocatrice, ma un tantino permalosa, pronta allo scherzo, quando lo decide lei, consapevole di poter dettare il bello e il cattivo tempo.
Arrivano momenti di infinita tenerezza, di sfrenata euforia, e poi di rabbia nera, di urla selvagge, di tenace ostinazione. Lei è drastica, è fuoco scoppiettante, inesorabile come il sole di luglio, volitiva, orgogliosa, un tantino arrogante magari anche.





Posso affermare con una certa sicurezza che Lei non è schizzinosa; le piace sentirsi bella ed elegante, ha anche chiara idea delle sue preferenze in fatto di abbigliamento, ma in fin dei conti non se ne fa un cruccio, e fare una capriola sull'asfalto bagnato di pioggia avrà sempre la priorità sulla necessità di non sporcarsi.
A volte diventa Cappuccetto Rosso, altre volte può assumere le sembianze di Heidi o di Pippi, il suo mondo vive un continuo interscambio con altri universi, e Lei li accoglie di buon grado come realtà ugualmente valide e possibili.
Non credo che abbia chiara l'idea della differenza tra i sogni e la veglia, la realtà e l'immaginazione.
Lei vede tartarughe sui tetti dei palazzi, per Lei il carcere davanti casa è un castello, e a volte ci vede Raperonzolo affacciata, incontra maghi e pirati per strada, riconosce tra i passanti, in incognito, e mi indica a gran voce Babbo Natale e Caparezza, si sveglia di notte confabulando di lucertole e dinosauri, raccoglie da terra un pezzetto di pollo caduto dal piatto e dice: "Guadda: una meduda! Che bellittima quetta meduda!"
Per Lei il fiore più piccolo si rivolge a quello più grande chiamandolo "Mamma, mamma!", e la luna, a volte, le sembra "innamorata".

Il suo mondo è un incanto che non ha bisogno di magie.

 




Di lei so che riserva una grande importanza alla parola, ne ha compreso l'immenso potenziale, fatico, narrativo, emotivo, creativo, e concentra tutte le sue energie nel dominarla, nel gestirla, nel padroneggiarla. E' affascinata dai suoni della lingua, incuriosita dagli idiomi a lei non familiari, divora libri, ricorda e ripete, recita e interpreta con grande trasporto.
Canta, tiene il tempo, non vuole essere aiutata quando dimentica le parole, ma se non sa andare avanti mi chiede di intervenire, ma devo ricominciare da capo: "Dall'altra parte, mamma", non dal punto in cui è arrivata lei. Ci tiene a far da sola.
Si butta nelle danze senza inibizioni, si muove e balla su qualsiasi melodia, e mi invita a fare altrettanto. Non si cura degli sguardi altrui, non le interessa apparire goffa, ridicola o scoordinata, non crede di dover ricevere un giudizio o un plauso.
Si immerge nel suo mondo e tutto il resto cessa per qualche istante di esistere. Chiacchiera con Pinocchio e Pinocchio le risponde.




Non so molto di lei, in fondo, a parte questi appunti fugaci di momenti che passano in fretta, lasciando indietro pezzi di Lei che credevo di conoscere, e altri che mi si svelano giorno per giorno, mentre lei cresce, e cambia, e ancora mi stupisco a scoprirla diversa, nel suo sforzo di definirsi come persona.


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SEGNALAZIONE:
La deliziosa mascherina da gufo che la pupa indossa nelle prime foto è un gradito regalo di una cara amica blogger. Come minimo per ringraziarla del pensiero era mio dovere segnalarla qui: ha un animo delicato e mani fatate, e realizza giochi e accessori home made graziosissimi per bimbi.
Se volete andate a dare un'occhiata sul suo blog.