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martedì 8 ottobre 2013

Cronaca di un salvataggio.

Foto presa da qui

Ore 15:29. Usciamo di casa, io e la piccola fatina, per andare a prendere Mimi a scuola.
Il cielo è solcato da sporadiche nuvole a grappoli, ma sembra non minacciare pioggia; aleggia un'aria umida e pesante, stantia, palpabile che pare di essere ai tropici.
Ricevo messaggino di amica che recita: "Noi si pensava di andare al giardino verso le 4. Vi ci troviamo?"
Rispondo che sì. Approfittiamo finché possibile di queste belle giornate, ché abbiamo tutto l'inverno davanti per intristirci in casa!

sabato 22 dicembre 2012

Pisa & Love anno zero.


No, non c'entra niente Santoro, se mai.
La citazione si riferiva, se mai, al film di Rossellini, ma, oh, ecco qua: l'ho rovinata.
Se mai voleva essere l'ennesima, stupida, scontata frecciatina alla presunta fine del mondo che abbiamo appena scampato, almeno fino all'avvento della prossima, e alla prossima "chiusura di un ciclo", come dicono ora i media, senza che si capisca peraltro di che ciclo si stia parlando. Ciclo mestruale? Ciclo a motore? Ciclo di lavaggio?
Ah! La lavatrice! Ma sì: sarà quello!

Dunque, ricominciamo: da oggi (o forse da ieri) ha inizio una nuova era, e sarà un'era in cui nessuno più dovrà trasportare chilogrammi di indumenti da lavare in giro per le strade della città dentro grandi buste della spesa marca COOP, che, si sa, sono i più resistenti.
Nessuno dovrà più smadonnare per l'assenza di monetaglia sufficiente ad avviare la lavatrice, e dinnanzi alla cascata di spiccioli di resto alla banconota da venti inserita nella macchina che programma i cicli di lavaggio.
Nessuno dovrà più caricarsi indietro buste di indumenti umidi da stendere in terrazza, sempre che il tempo regga, ed aver così consumato in quest'andirivieni un'intera mattinata libera.
Nessuno, no. Almeno non da questa parte dello schermo, non a questa tastiera, nessuno che segga su questa seggiola da cucina, ora, in questo momento. Nessuno con una panza pericolosamente in via espansivo-propulsiva, che da un giorno all'altro ti ritrovi con i maglioni più corti di 5 cm sopra l'ombelico, proprio ora che le temperature sono in calo, e gli abiti premaman non ancora in offerta, sempre che lo siano dopo le feste.
Dunque le novità di questa nuova era, ragazzi, ci sono, e promettono davvero una svolta nelle nostre vite.

Avrei potuto scrivere ancora e ancora di sfighe varie e giornate storte. Per esempio, parlarvi del fatto che avevamo trovato finalmente una casa (in affitto, sì), al primo piano di un condominio con giardino, perché i gatti potessero uscire e non mandarci in tilt le fibre nervose con una frequenza ininterrotta di Miao ottantacinque volte al giorno; una casa con due camere da letto, un "disimpegno" (mah!), una specie di salotto, un cucinotto (non arredato) e un balconcino, con un garage per tenere il di più, con una dispensa piena di scaffali; una casa che aveva un canone di affitto mediamente moderato ma un condominio mediamente esoso, che ci avrebbe costretto ad alzare le nostre spese mensili di un buon cento euro, ma che pareva promettere di essere almeno calda e confortevole, e in cui iniziavo a convincermi che avrei potuto trovare uno spazio per ogni cosa, che avrei potuto razzolare con le bimbe su soffici tappeti, baloccandoci con enormi peluche disposti con pessimo gusto per l'arredo nei vari angoli della "camera delle bambine", e sprofondare la sera su accoglienti divani davanti ad un insulso programma televisivo, lusso che non mi concedo ormai da anni, se non da ospite in case non mie.
Tutto questo è assolutamente vano che io ve lo esponga ora qui, visto che... ma era solo per farvi calare nel mio stato d'animo, pronto al cambiamento imminente, sì, al mazzo tanto cui mi sarei sottoposta nel mese di gennaio, al ritorno delle ferie, dopo, e solo dopo una pausa natalizia da mia madre, durante la quale non ammettevo rompimenti d'animo; pronta anche alle difficoltà eventuali di una vita in altrove, dopo otto anni passati a mettere radici in un posto. Oddio, non è che ci saremmo spostati di chissà quanto: diciamo che andavamo a circa 800 metri da qui, ma sarebbero stati 800 metri messi tra il nostro ora e il nostro passato, definitivi e inesorabili.
Fatto sta che avevamo anche dato un cospicuo anticipo in denaro all'agenzia, per stare più tranquilli, e nell'attesa della firma del contratto diamo anche la disdetta definitiva al nostro attuale padrone di casa.
C'è bisogno che io dica che ci hanno tirato il pacco? No, vero? L'avevate già capito due paragrafi fa?
Beh, sono convinta che in fondo sia stato meglio così, anche se mi è costato stare alle calcagna della tipa dell'agenzia per un giorno intero perché mi restituisse l'anticipo pecuniario che aveva preteso sull'unghia, anche se ha significato l'ennesimo giorno di pianti dirotti al telefono con svariate persone ad ascoltarmi dall'altro lato, e Mimi che mi diceva: "Mamma, non piange'e, ci tono io con te! Mamma, guadda: ti metto un ce'ottino, codì tei felice, va bene? Mamma, io ti salvo, non piange'e". Da cui potete immaginare quanto l'intensità del pianto si acrescesse.
Ma va bene, dicevo. Va bene perchè l'ho vista forte, per nulla costernata dalla debolezza materna, e l'ho sentita davvero come una presenza di conforto, che in quel momento "mi salvava".
Va bene anche se il giorno dopo non ha mancato di rinfacciarmelo: "Mamma, ti 'icoddi che piangevi in bagno? Eh, mamma? Non ti piange in bagno, mamma! Io ti contolavo! Ti dicevo: Non piange'e, mamma! In bagno non ti piange."
In effetti il bagno non è un bel posto per piangere.

Sappiate che in una città universitaria è altamente improbabile per una famiglia trovare un appartamento in affitto ad un prezzo abbordabile.
Vi preferiranno sempre gli studenti. Perché ce ne ficcano dentro quanti glie ne pare e non si sentono in dovere di rendere decente lo stato abitativo della casa. Perché li buttano fuori quando gli pare, e perché si suppone che abbiano alle spalle una famiglia d'origine abbastanza facoltosa da consentir loro di andare a studiare "fuori sede" come si dice.
E quindi basta: ci rinuncio, è una battaglia persa in partenza. Non immaginate quante me ne hanno solate da sotto il naso.
Io resto qui.
E poi ho anche assicurato l'auto. Capite? Ho assicurato l'auto! Questo è davvero il segno che una nuova era ha avuto inizio.
E ora, nulla è più impossibile per me. Potrei partire domani per la scalata all'Everest, e come minimo stramazzerei dopo due metri, ma almeno avrò conseguito il guinnes come unica donna ad aver tentato la scalata all'Everest al settimo mese di gravidanza. (Forse).
Invece andremo semplicemente a Roma, da mia madre, e poi Hasuna tornerà indietro, lasciandoci lì, perché non può assentarsi dal negozio, ché ha paura che vengano a fargli controlli e multe, ché già ci abbiamo in cima al frigo una discreta collezione di insoluti da saldare, tra cui svariate multe per le ragioni più disparate (mancata esposizione di cartello con orari di apertura e chiusura, cartone vuoto lasciato fuori dalla porta del negozio dopo l'orario di raccolta dei rifiuti, il titolare era venuto a lavoro in pigiama... no scherzo, questa non è proprio vera, ma quasi), e ogni volta che ne arriva un'altra, trattasi sempre di un importo con almeno tre cifre non decimali.
Basta!
Avevo detto: basta.
Ieri abbiamo ricevuto in dono una lavatrice, e d'ora in poi non ho più diritto di lamentarmi per nulla.
Cambierò, sarò una persona migliore. Lo devo in primo luogo al mio bucato, e in secondo luogo all'esistenza di tante persone che, malgrado i miei assenteismi sociali degli ultimi mes anni, malgrado i miei stati d'animo assai poco piacevoli , malgrado i fiumi di lamentele che riverso in queste pagine virtuali, ancora mi vogliono bene, e talvolta mi leggono, in silenzio, discreti, senza commentare, ma prendono mentalmente nota del fatto che in questo momento possedere una lavatrice mi solleverebbe invero da parecchi fastidi.
Beh, ho solo una cosa da dire a queste persone: anche il nostro frigorifero, a pensarci bene, necessiterebbe un pensionamento. Ce la fate per la Befana?

Yuhùùù? C'è nessuno?

mercoledì 19 dicembre 2012

Ehi, tu, lassù: e allora dillo che ce l'hai con noi!


Disse la Suster agitando il pugno chiuso verso un cielo lattiginoso e pulviscolare, dietro il quale faticava invero a intuire una qualsiasi forma di essenza divina.
Perché non mi spieghi chiaramente cos'è che vuoi da me per emendare il mio peccato originale?
E' forse per quella vecchia storia che non ho fatto battezzare Mimi? Ma non me l'ha già abbastanza fatta pagare mio zio col suo stalking telefonico? O sarà a causa della promiscuità di credo che vige nella nostra peccaminosa famiglia? No, dimmelo, accidenti: illuminami sulla strada della redenzione, e se proprio non vuoi tirarmi fuori da questa valle di lacrime, per lo meno evita di farmi piovere ancora addosso merd locuste, ché tanto sono buona a tirarmici fuori anche da sola, ma sai, qui miracoli non ne posso fare mica.
Del resto non ho mai offeso il presunto Figlio tuo e nemmeno il tuo Profeta dell'altra sponda, ma a pensarci bene forse mi conviene evitare di inimicarmi quello, infilarmi il chador e iniziare a praticare le cinque abluzioni rituali giornaliere, perché a livello di castighi e indulgenze è sempre meglio tenere il piede in due staffe...

Non so quanto mi convenga essere pure blasfema, oltretutto, come se io non ne avessi avute abbastanza, di sfighe su vari fronti negli ultimi tot mesi.
Lo dicevo giusto ad un'amica poco fa, messaggiandola via FB, che ormai non riuscirei a elencarle nemmeno a volerle raccogliere in una trilogia da Best Seller pseudo-storico alla Dan Brown.
E poi concludevo il messaggio così:
Scusa ma ora ho da autoredigermi la denuncia per truffa al mio assicuratore di fiducia avendo cura di falsificare le date in modo da non lasciar trascorrere i tre mesi oltre i quali decorre il limite massimo per sporgerla.
Sì perché la tipa  in divisa che stamani, dopo appena tre ore di attesa nella sala omonima (d'attesa), e pur essendo io in evidente stato d'attesa (ah ah!), e dopo avermi fatto passare avanti due tizie che avevano l'aria losca di essere sue conoscenti, col pretesto che il loro caso fosse più urgente del mio, e avermi ricevuta scocciata manco fossi una querelante alla porta del monastero dicendo che lei non poteva perdere la mattinata appresso a denunce per truffa, quando doveva occuparsi di cose ben più serie (mah! Tipo la rapina a mano armata avvenuta ieri presso il chiosco del kebab in Borgo, immagino), mi ha infine consegnato un fac-simile di denuncia da autocompilare e consegnare in triplice copia al suo collega del pomeriggio, perché tanto si suppone che io non solo non abbia altro da fare, ma persino muoia dalla voglia di trascorrere altre tre ore nella sala d'attesa di cui sopra nell'attesa, appunto, speranzosa di essere ricevuta prima che scocchi l'ora in cui dovrò recarmi a recuperare la pupa al nido.
E la suddetta donna in divisa, che non si capisce bene perché mai le donne in divisa ci tengano tanto a dimostrare di saper essere peggiori (più maleducate, scortesi e inadempienti) dei loro colleghi di sesso maschile, manco fosse un elemento a favore della parità di genere, ci teneva anche a sottolineare che avevamo aspettato troppo tempo prima di deciderci a sporgere denuncia. Chissà poi perché la gente tergiversi tanto quanto si tratta di avere a che fare con i tutori dell'ordine pubblico, che però a fine mese c'hanno lo stipendio assicurato e fanno passare avanti gli amici, e poi ti chiedi perché mai, se son questi i tutori della legge e dell'ordine pubblico, perché mai dicevo questo Paese vada come va.

Ma comunque ora devo andare: mi attende la sala di attesa.
Col mio bravo verbale redatto in perfetto stile sbirrico-verbalizzante, con tanti "di cui sopra" e tanti "come detto" e anche "il detto signor", che ogni tanto ci avrei anche infilato in mezzo un bel "quel testa di cazzo dell'agente assicurativo", ma mi sono trattenuta. Non sarebbe stato professionale.
Che Dio o Allah, o il Signore e Guistori me la mandino buona.
Senza denuncia non assicuro l'auto, senza assicurazione non si parte, senza auto prenderò il treno, se non trovo i biglietti imprecherò in tutte le lingue che conosco (una).
Amen.

martedì 11 dicembre 2012

Una settimana piena.

Evviva evviva! E udite udite.
Lo so che al mondo può anche non interessare gran che, ma oggi si celebra la riconquistata libertà di gestione dei tempi e degli spazi.
E fatemela godere finché ce n'è, che tra qualche mese piangerò di nostalgia ripensando a quando potevo permettermi tanto.
La porta di camera chiusa e io a scrivere cose futili sul mio blog. Nessuno che mi interrompe con frasi tipo: "Mamma, ma 'ccuda, io voglio vede'e Pimpaelasuapaperina!" (tono da povera bimba incompresa e frustrata nei desideri, come se non l'avesse mai visto, quel dannato video. Al punto che io stessa ho imparato a memoria le battute e gli spezzoni musicali. Grave.)
Insomma, questa cosa del posto letto al nido è fantastica perché mi permette di godere gli spazi di casa.
In genere quando metto a letto lei finisco confinata nello spazio angusto della nostra cucina sbilenca, appollaiata su una sedia, che non è comodo, a fare cose che farei volentieri sbracata su un letto, o magari su un ipotetico divano, in un ipotetico salotto. Lusso per pochi, finora soltanto il vago miraggio di una terra promessa che per qualche tempo si è lasciata intravedere, per poi allontanarsi...
Sì, sto parlando di nuovo di una casa. Della casa, di cui forse un giorno parlerò per benino a mo' di autoterapia, quando sentirò di aver del tutto metabolizzato il lutto della perdita. Sto pensando (ancora) a "quella" casa, a cui abbiamo rinunciato.
Ma insomma, l'importante è avere un tetto sopra la testa no? No?
E quello ancora non c'è crollato addosso, no.
Per ora.
Ma mi dimentico fin troppo facilmente come è duro calle lo scendere e salir per queste scale (che Mimi ha battezzato "Panzulle", non chiedetemi perché) quando è inverno e sai che in casa troverai solo il momentaneo sollievo di chi viene da fuori, prima che il freddo ti penetri nuovamente nelle ossa e tu sarai costretta ad accendere il forno per salvarti dall'ibernazione casalinga.
Un altro inverno qui non lo faccio, ripeto sempre ad ogni nuovo inverno. Ma guarda: siamo già a otto inverni, e salvo qualche bronchite saltuaria, siamo ancora vivi.
Sopravvissuti anche a questa lunga malattia di Mimi, che oggi, dicevo, certificato medico di ammissione alla mano, è rientrata, con mio grande sollievo e sua insperata impazienza, al nido "dagli amici", e per l'occasione si è voluta mettere un vestitino rosa con fiori e merletti che non sapevo nemmeno di avere (parte degli stock rimediati da mia madre ai vari mercatini dell'usato che metto da parte perchè sempre immancabilmente fuori taglia, e poi dimentico) e andava rimirandosi felice come solo una bambina di due anni sa essere e ripetendo convinta: "Mamma, guadda: sono popio una pincipetta! Sono popio la Pincipetta 'Ccopa!" Sì perchè ora il suo alter-ego principesco ha un nome: e il suo nome è Principessa Scopa... Mah! I doppi sensi non sono ammessi, prego.

E comunque era ora. Abbiamo esaurito fantasia, energia, e buona volontà.
Abbiamo giocato col didò, dipinto un quadro, fatto le collane, preparato la cena (lei ha tagliuzzato un fungo nel tempo in cui io ne ho affettata una confezione), fatto la pizza, fatto l'albero di Natale, indossato le collane di mamma, letto più volte l'intera nostra biblioteca casalinga, fatto una torta, dipinto le farfalline di pasta, fatto il pane, colorato ancora, travasato secchiate di nocciole, fatto il bagno agli animali e guardato Olivia Paperina allo sfinimento.
Nel frattempo è passata una settimana più o meno infruttuosa, tra febbri, antibiotico, conseguenti diarree, fiumi di cacca, ritorno al pannolino, piumoni da lavare, pioggia torrentizia che mi ha impedito fulminei blitz alla lavanderia, crisi di nervi legate all'assenza di lavatrice in casa, notti praticamente all'addiaccio, ricerche spasmodiche di coperte volatilizzatesi nel nulla, telefonate ad amiche ex-coinquiline per chiedere se, fosse mai, per caso non avesse preso con sé sbadatamente una nostra coperta di lana pesante non più pervenuta, risposte che, no no, io non ce l'ho, avete guardato bene nello sgabuzzino?, gite al mercato ad accattare di corsa un piumone, notti ancora tutti e tre nel lettone per evitare di disperdere il nostro prezioso calore corporeo più due felini scalda-piedi, telefonate continue ad agenzie e visite pomeridiane sotto la stessa pioggia torrentizia che "mi tieni la pupa per favore una mezz'ora c'ho da andare a vedere una casa", altre corse in farmacia a (ri)comprare l'Enterogermina. Cose così.

E' che dicembre finisce sempre troppo in fretta, e uno si fa troppe illusioni di poteri riuscire a fare troppe cose.
Ti frega, sì, anche perché ci sta sempre di mezzo almeno una settimana di malanni, guarda un po', tutti gli anni è lo stesso.
Per esempio mi sarebbe piaciuto portare Mimi alla biblioteca dei piccoli di Lucca, e per l'occasione fare un giro per la città.
Poi vorrei trovare casa, magari, che io non demordo.
Poi avrei tante cose da scrivere sul blog, che mi vengono in mente sempre mentre sono in bicicletta e le trovo cose molto degne di nota e attenzione, se non è una ripetizione usare entrambi i termini, peccato che poi mi manca il tempo e la presenza mentale per dar loro una forma compiuta e scritta e lineare, e così prendo nota e loro si accumulano.
Poi vorrei portare a stampare le foto del 2011, che ho messo sulla pennina da circa un anno, aspettando di avere i soldi (ah ah!) per portarle dal fotografo.
Poi vorrei finire l'album dei primi due anni di vita di Mimi (e guardate, questa settimana ho finalmente finito di riempire quello della nostra vacanza estiva dell'anno scorso! Wow!)
Poi volevo realizzare un (tardivissimo) calendario dell'avvento (tanto lei non è che si formalizza se lo faccio iniziare a scoppio ritardato), perché lei continua a dirmi: "Che bello il nostro albero mamma! Natale sarà felice quando viene!" intendendo, credo, Babbo Natale, e mi piacerebbe dare un'idea del tempo che occorrerà aspettare prima che "Natale" venga a farci visita. Non l'ho fatto prima perché... stupidamente pensavo non fosse in grado di apprezzare al pieno il senso dell'attesa, ma mi sbagliavo, e ora rimedierò. Lo faccio eh, promesso (ormai domani).
E a proposito di calendari, avrei un conto in sospeso con un'amica blogger che aspetta da circa un annetto... lo faccio, giuro! (sob!)
Poi programmavamo di andare una domenica all'acquario di Livorno, visto l'entusiasmo da lei dimostrato per gli acquari. Rimandato, per ora, che ci abbiamo un po' di spese in sospeso, e non è ora per i surplus.

Per esempio ci avrei ancora da pagare la retta del nido di ottobre e l'affitto di casa di dicembre, la bolletta del gas che scadeva oggi, la multa di 700 e passa euro per lo scontrino fiscale smarrito (perchè lui sostiene di averlo fatto, così ci tocca pagare pure le spese per la contestazione rigettata), la seconda rata della spazzatura che scadeva a ottobre, l'assicurazione della macchina che... va be', non è mica colpa nostra.
Sentite questa: l'amico fidato di amici che "guarda è proprio un bravo ragazzo, e poi ha bisogno di ingranare, gli va data fiducia, vi fa un prezzo buono etc etc" è andata a finire che ci ha solato 700 e passa euro (sì, ancora: sarebbe da giocarsela al lotto 'sta cifra) e mai ricevuto il tagliando dell'assicurazione. Dopo svariati mesi ci viene in mente di indagare, ma lui è ormai irreperibile. Vien fuori che ha diverse denunce per truffa, e non ultima quella da parte della compagnia assicurativa per cui lavora... va be', ma allora ditelo, cazzarola! Se non è sfiga questa... come? Dite che è anche idiozia? Magari un po'. Vatti a fidare più degli amici di amici.
E' che il beduino si rifiuta di pagare l'assicurazione più di quanto non abbia pagato l'auto... difficile obiettivo, se si considera che il catorcio ce l'han tirato dietro e a momenti ci pagavano per portarcelo via.
Ma comunque il catorcio richiede una ripassatina dal meccanico, perché al mattino con il freddo si rifiuta di partire.
Non che io prenda la macchina senza assicurazione eh! Mmmmh...
Va be', come non detto.
E poi dovremmo pure andare a Roma per le feste... Pro memoria per me: sistemare la questione "auto" prima della partenza (no! Il treno nooooooo! Vi prego!)
...
Il regalo alle maestre! Oh, cazzo! Quasi dimenticavo!
Dite che va bene anche un "pagherò"?

Femminile singolare

Lei e il boa
albero sbilenco

Mimi concentrata a metter palle
I grappoli di palle assemblati da Mimi



Mamma a me piacciono tolo i chicchi.

Si fa quel che si può...

mercoledì 5 dicembre 2012

Avventure di un medico di guardia.


Tuoni, fulmini e saette.
Tempo perfetto per l'ambientazione di un film gotico horror di inizio '900.
Il dottore saliva le scale sbrecciate e scivolose sotto una pioggia torrentizia, in cuor suo smadonnando per quella fastidiosa chiamata domenicale, e maledicendo le ansie eccessive di queste madri moderne, che pare aspettino le condizioni meteorologiche più inadatte e impraticabili per manifestarsi, reclamando urgenti il suo intervento.
D'altra parte non era mica colpa mia se quella domenica gli era toccato di fare il turno di guardia, aggiunge il narratore.
Comunque il nostro dottore di guardia medica arrivò incolume anche se un poco grondante acqua in cima alle scale, e fu introdotto attraverso l'acquoso terrazzo, fino alla portafinestra a vetri che dava su una sbilenca cucina-soggiorno-non-si-capisce-bene-cosa dove un arsenale di pentole e tegami gravava minacciosamente impilato nel bel mezzo del tavolo, ingombro peraltro di una varietà strabiliante di altri oggetti inutili, almeno quanto il piano cottura ingombro di teglie di pizza mezze iniziate.
Altro che sinistro maniero abbandonato, questa era una sinistra catapecchia fin troppo abitata.
Due enormi felini domestici gli guizzarono tra le gambe facendolo incespicare sull'uscio, allontanandosi poi ballonzolando le grasse pance e lasciando sul pavimento di casa scie di impronte bagnate.
La padrona di casa lo accolse da dietro le lenti appannate dei suoi occhiali che lasciavano intravedere comunque due occhiaie non indifferenti, un sorriso imbarazzato, e una massa di capelli lanosi arrotolati in una specie di nodo infeltrito sulla nuca, che avevano tutta l'aria di non essere lavati da almeno una settimana (caro dottore, dì pure dieci giorni, non mi aspettavo mica di dover ricevere visite, quel giorno).
Evidentemente seccato per una serie di circostanze seccanti, rispose appena ai saluti di accoglienza e alle scuse di dovere per l'eventuale disordine della casa, disordine che in questo caso era tutt'altro che eventuale.
Una grossa sagoma umana emerse dall'oscurità del corridoio che dava sulla cucina e il dottore si trovò vis-à-vis con una donnona africana avvolta in un accappatoio abbastanza capiente dal contenerla, la testa pure avvolta in un asciugamano, era evidentemente appena uscita dal bagno e non si aspettava di trovar gente in casa; salutò imbarazzata e si infilò in un camera. Imbarazzato anche lui, e piuttosto confuso a quanto pare, tagliò corto con i convenevoli e si diresse deciso, anche lui, verso l'ingresso di quella camera da letto.
- Di qua di qua, dottore!
Fu bloccato appena in tempo dalla tizia con i capelli da matta e le occhiaie che lo condusse nella camera accanto.
C'era penombra e un letto sfatto, con un lettino da bimbo in fondo alla stanza.
Lui posò la borsa sul lettone, si avvicinò al lettino, ormai sicuro di trovare finalmente il suo paziente, ma... nel lettino stavano acciambellati tra bambole di pezza e orsetti di peluche , i due grossi gatti di prima, intenti a lisciarsi con cura il mantello bagnato dalla pioggia.
La bimba era nel lettone, il visetto pallido e sbattuto, e le labbra rosse dalla febbre, arse e screpolate, da cui usciva un respiro accompagnato da un flebile lamento.
la visita fu breve: un minuto e mezzo a dire tanto, e la diagnosi: tonsillite.
Antibiotico e cortisone. Arrivederci.
Girò i tacchi e se ne andò, senza aspettare di essere riaccompagnato all'ingresso, senza badare alle smancerie del tizio con la parlata da cammelliere beduino in una réclame televisiva degli anni '40, che continuava a chiedergli se magari non volesse un thé o un caffé, ma facendo cadere rovinosamente la busta dei rifiuti umidi attaccata per un manico ad uno de cardini della porta-finestra.

Ecco perchè mi vergogno di far arrivare a casa gente "normale" (e un dottore nella fattispecie).

La pupa malata comunque ha continuato ad avere la febbre per un altro giorno e mezzo, tra patemi d'animo e lagne, tossi e vomitini; fino a ieri, esausta e lamentosa ha continuato a sudare il sudabile, e languire a letto, resuscitando solo quando si trattava di opporsi con furore guerrigliero a qualsiasi misura curativa: termometro, sciroppi, pastiglie effervescenti o supposte che fossero.
Oggi va meglio, ma inizia a scalpitare per la reclusione obbligatoria prolungata.
Uff, che fatica starle dietro.
Ogni altra presa d'iniziativa è rimandata dunque a convalescenza conclusa.
Mi concederò solo oggi pomeriggio il lusso di recarmi all'attesa riunione con  le maestre del nido.
Woew!
In attesa di amica baby-sitter dunque, per ora passo e chiudo.

domenica 2 dicembre 2012

Delirium di dicembre (io odio dicembre!)


Acqua. Secchiate d'acqua. Buio diurno. Cortina di grigio.
L'ideale per lasciarsi a crogiolare nella propria depressiva autocommiserazione, che è una goduria quando ti trovi in perfetta sintonia psicologia con la situazione meteorologica, così non ti senti l'unica nota stonata del contesto. A me almeno girano abbastanza quando le giornate risplendono di luce e cielo limpido, ed io sono convinta di avere delle ottime ragioni esistenziali per deprimermi, mi sento quasi depauperata di un mio sacrosanto diritto.
Infine una domenica stranamente tersa e luminosa, dopo n domeniche di clausura domestica.
Lei ha la febbre. Lei chela febbre da quando è nata l'ha avuta sì e no altre due volte (una per il vaccino, una per i canini che le spuntavano), oggi, così, di punto in bianco, febbre.
E altra notte horribilis, addormentata a fatica una pupa euforica  e inesauribile, mi sveglio con lei nel letto che era diventata improvvisamente un Dolce Forno Harbert, e mi conficcava due piedini incandescenti tra le costole.
E siccome che ultimamente sono parecchio incline alle paranoie notturne, ché mi assalgono sempre i pensieri più gai puntualmente dopo le due di notte, sono rimasta vigile e ansiosa, occhi sgranati nel buio a pensare e ripensare a quali sintomi di incipiente malattia avrei potuto individuare nel corso della giornata precedente, una lunghissima e tediosa giornata casalinga di pioggia, trascorsa tra camera e cucina (perché essenzialmente di due locali si compone la parte di nostra dimora destinata a nostro uso e godimento), a legger libri, travasare nocciole, cucinare pappe a Pinocchio, saltare su materassi, seviziare gatti innocenti (o quasi), parlare col Signor Forchetta.
E sveglio Hasuna ogni tre per due chiedendo se secondo lui non sarà il caso di andare alla guardia medica (e se fosse meningite? Che senso ha la febbre senza altri sintomi? Niente mal di gola, niente raffreddore, niente diarrea, niente di niente), e mamma voglio l'acqua, e mamma mi fa male la pancia, mamma voglio la ttega... cos'è che vuoi? La strega? E piglia la Tachipirina. E dov'è il termometro. E che cazzo 'sti termometri a batteria che non funzionano mai. Domani vai a comprarne uno normale a mercurio. Ma che non li fanno più, il mercurio è tossico, lo sai. Inquina. E invece le batterie no? Ma a che serve un termometro che misura tre volte di fila tre temperature diverse? Zorro levati dalla mia pancia che mi schiacci l'altra creatura. E MIAO MIAO MIAO. Guarda che se ti faccio uscire poi rimani fuori fino a domattina, guai a te se rompi.
Insomma così.

Se fossi superstiziosa, e forse inizio quasi a esserlo, direi che mi sta bene, per essermi gloriata a sproposito della salute coriacea di Mimi, come del resto della mia (e mo' voglio proprio vedere). Ma ora imparo a tacere. Tacere sempre, quando le cose vanno bene, e anche quando vanno non troppo male, ché si fa sempre in tempo a peggiorare.
Come quando mi son messa a dire in giro che forse compravamo casa... (cojona!)
O dicevo quanto fossi felice della mia vita (patetica cojona).
E la gente affermava di invidiarmi... (mah!) Sana invidia, la chiamavano. Le persone non stanno bene, no. Me la sono cercata, sì.

Lei ora dorme. E Hasuna... aveva detto che andava a comprare gli ingredienti per fare la pizza, e non è più pervenuto.
Ed eccomi ancora alle prese con siti di annunci immobiliari di appartamenti in affitto, e telefonate ad agenzie, e visite demoralizzanti, e topaie muffose e umide, con cucinotti infilati nei corridoi, e richieste assurde di anticipi stellari, e preventivi di spese condominiali assolutamente ingiustificabili con il pretesto del riscaldamento incluso (suvvia, e da aprile a novembre come la mettiamo?), e pensare ancora una volta all'eventualità di una resa.

- In fondo questa casa non è poi così male...
- E paghiamo poco...
- Va be', non pochissimo, se consideri che fa schifo.
- Non così schifo, dai.
- Sì, in fondo è una bella casa.
- E ha le terrazze.
- Ormai non te la danno più la casa senza fideiussione bancaria...
- E poi perché regalare i soldi alle agenzie?
- E qui non paghiamo il condominio.
- Ma spendiamo un sacco di gas, e moriamo di freddo, e la pupa si ammala. E poi non c'entriamo più.
- Mandiamo via Lia.
- Dove? In mezzo alla strada?
- Ci facciamo sistemare il riscaldamento.
- E l'autoclave.
- E cambiare il frigorifero, che fa acqua e rovina tutto il cibo.
- E comprare la lavatrice. Ci serve una lavatrice ora che nasce quest'altra...
- E sistemare le finestre.
- Non ce la posso fare senza lavatrice, a lavare montagne di tutine smerdate...
- E chiudere la terrazza.
- Non lo farà mai, Lo sai.
- Ci proviamo.
- Non lo farà mai.
- Smettiamo di pagarlo.
- Ci butta fuori. Abbiamo già mandato la raccomandata per la disdetta. Ci butta fuori.
- Che coglioni che siamo!
- Già...
- ...
- ...
- Se no ti ricordi la prima casa che abbiamo visto, quella al quarto piano senza ascensore? Non era male.
- Ma non c'erano balconi. Come facciamo coi gatti?
- E quella qui vicino 750 euro più condominio? Non era carissima...
- Ma non era arredata.
- E va be', qualcosa ce l'abbiamo. Andiamo al negozio dell'usato.
- Era piccola.
- Non tanto... 65 metri quadri mi pare...
- A questo punto restiamo qui.

Ci incartiamo.
Sempre.
Impantanati.
Drammaticamente fermi.
Mi drogo di Extreme Makeover e sbavo non tanto sulle case strafighe che gli costruiscono, ma pure su quelle che buttano giù perché secondo loro invivibili.
Ma mi stanno sulle palle le scenate isteriche che fanno quando vedono le case nuove. Questi Americani: sempre esagerati. Va be', è show.

E ora chiudo questo post sconclusionato. Insopportabilmente autocommiserativo.
E mi rimetto a leggere, che magari finisco il libro prima che Mimi si svegli, e in quei momenti lì sto bene, quando leggo, sì.

Scusate lo sfogo.

mercoledì 16 maggio 2012

Una rincoglionita.


Forza su, Zorro: entra.

Non so voi; io se una mattina mi svegliassi e non mi sentissi affatto bene, essere infilata in un contenitore con grate di plastica in cui entro a mala pena, essere montata e fissata con ganci elastici al portapacchi di una bicicletta ed essere sballottata per strade e percorsi non ben identificati per lunghe mezzore col rombo delle auto nelle orecchie, il sole che mi arroventa la plastica e il vento che mi viene in faccia dalla grata, sarebbe l'ultima cosa che chiederei. Magari preferirei essere lasciata in pace sotto al letto, accucciata al fresco, a sbavare liberamente. Ma questo non è stato concesso al povero Zorro.

E così dopo aver vagato in vano (porca zozza, giurerei che era proprio da queste parti, l'ambulatorio), mi rassegno ad andare dal mio solito veterinario, anche se ogni volta mi fa aspettare due ore prima di ricevermi, ed è caro appestato, e per questi e altri motivi da un po' di tempo meditavo di cambiarlo, chè inizia a starmi un po' sulle palle.

- Pronto? Sì, senta, posso portare il gatto che sbava e non esce da sotto al letto e non mangia? Non ci ha nemmeno svegliati alle 5 con i soliti MIAO-MIAOO e questo è grave. per non rompere i coglioni dev'essere proprio grave, eh! Come quando, ora? Domani? No, no, la ringrazio, proverò da qualche altra p... ah, dice che se aspetto mi riceve anche ora? OK, arrivo.

Devo prima andare in lavanderia però.
Ci dev'essere un motivo se il tuo gatto, che non lo ha mai fatto prima, un bel giorno decide di pisciare sul letto di tua figlia (mentre lei ci dorme dentro).
E ora che ci penso potrebbe esserci un motivo diverso dalla pura lunaticità pupesca se tua figlia un bel mattino si sveglia alle 5 e inizia a fare evoluzioni da saltimbanco fino a costringerti ad alzarti al suo seguito. Chissà, magari perchè si è ritrovata immersa in un mare di piscio di gatto?
Il bello è accorgersene solo dopo 24 ore, quando nel metterla a letto ti sovviene alle nari un certo insistente puzzo provenire dal suo materasso...

- Pronto? Senta ho trovato il suo numero su Pagine Gialle, stavo venendo all'ambulatorio ma non riesco a trovarlo... No, al numero fisso non risponde nessuno... No, senta, ho il gatto nel portapacchi che sta male... non saprei: sbava tipo rubinetto che perde... OK provo a richiamare.

- Pronto senta non trovo l'ambulatorio: era in zona La Fontina, vero? Ricordo di essere venuta una volta, ma il fatto che una volta io lo sia riuscita a trovare per puro cul caso dopo mezz'ora di giri a casaccio non significa che io ci riesca una seconda volta: ho un pessimo senso dell'orientamento io, sa? Pazienza, ho imparato a conviverci, ma a volte tornerebbe comodo. Come dice? Non siete alla Fontina? Ah, siete a Porta a Lucca? E da quando? Da sempre??? Ma allora ho sbagliato numero, mi scusi.

- Pronto, Bidone, mi dici dove sta il tuo veterinario? A Porta a Lucca? Ah, in via Savona? OK.

- Pronto salve, senta ma voi siete l'ambulatorio di P.ta a Lucca? Ah, bene. Mi manda un'amica che vi porta il gatto, avrei bisogno di portarvi il mio (gatto). Siete in via Savona, vero? Ah, no? In via Rismondo eh? Ma quanti ambulatori veterinari ci sono a P.ta a Lucca?

- Pronto? Lei è il dottor Foscolo? Ah, scusi, io leggo qui Ambulatorio Veterinario Foscolo, Ugo... Ah, no, quella è la via, mi scusi. No, non è uno scherzo...

- (Pant pant) Buon giorno mi scusi, ho telefonato poco fa, mi avete detto che potevo venire...
-Ah, quella del gatto! Ha telefonato 2 ORE fa...
- Sì, lo so: sono in bicicletta...
- Va be' aspetti 5 minuti.

Ovviamente dopo mezz'ora ero ancora lì fuori, con il povero Zorro nel trasportino, e sono dovuta andare a recuperare la pupa al nido.

Forse è la mezza stagione, o carenza si zuccheri, ore di sonno perse... forse non è decisamente stata una buona idea quella di andare a donare il sangue dopo che la pupa mi aveva fatto fare la levataccia alle 5 di mattina, e ancora non mi sono del tutto ripresa, chè mi pare di camminare sulla luna e il cervello mi fa come la chiavetta della Tre: la connessione va e viene.

martedì 21 giugno 2011

Roba da gatti. Missing Fufola.

Fufola è scomparsa. A me la responsabilità di questo, tanto per fare una citazione infelice.
E' andata così:
- Suster, Fufola è in calore. Posso portare Panza a casa di Se' per farli trombare?
- Mmh... e perché Panza e non Zorro, scusa?
- Perché Panza mi sembra più bisognoso.
- Ma vedi che ha un soffio al cuore! E se poi i gattini nascono tutti difettosi? E se poi viene stroncato da un infarto durante l'atto?
- Allora porto Zorro?
- Mmh... e va bene: porta Panza. Ma... è che lui è così fifone! Secondo me si stranisce: non conosce la casa, non conosce le persone. Vedrai che non combina niente. Ma scusa perché non porti lei qui? Così se la sbrigano tra di loro, e fai scegliere lei. A te piacerebbe se ti facessero accoppiare con uno che non hai mai visto né conosciuto, se te lo portassero in casa al solo scopo di copula, senza neanche avere possibilità di alternativa?
- Beh, dipende... se fossi una gatta, se mi portassero Panza sarei contenta! E' che qui ho paura che scappi, e poi non conosce la zona e non torna più.
- Seeeeee! Ma dai! E' una gatta! E poi ce l'hai già portata un sacco di volte quando era piccola. Vedrai che qui starà benissimo! Va be', fai come vuoi, che se poi succede qualcosa non mi voglio sentire responsabile.

Ecco, appunto.

La scema di gatta è andata via. E non vi dico i pianti della Master!
Neanche a dirlo, non v'è stato accoppiamento alcuno. Il mio gattume è troppo rimbecillito e non ci sa fa' col gentil sesso.
Lei è rimasta appiattata sotto al letto per un giorno, soffiando al malcapitato di turno tra i due che si trovava a passare di là. Poi ha iniziato a gironzolare per casa e sembrava acclimatata, noi abbiamo allentato la guardia ed ecco qua.

Dopo due giorni Suster esce sul far della mezzanotte per... ecco, se ora ve lo dico passo per la maniaca ossessiva di turno. Ebbene: uscivo per andare a buttare la spazzatura nella raccolta differenziata (a mezzanotte?! Sì perché in previsione del fatto che poi l'indomani, ossia oggi, io e pupa saremmo partite, e rimaste lontane da casa per circa una settimana, volevo evitare di ritrovarmi la spazzatura tale e quale al mio ritorno, in giacenza sul terrazzo tra sciami di formiche e moscerini, con la sua brava pozza di liquame ormai solidificata sulle piastrelle, che per lavarla ci devi andare di acido muriatico, spazzolone e tanto acido lattico nelle braccia. Volevo altresì evitare che nell'organico finissero cicche di sigarette clandestine, nella plastica-vetro-lattine si intrufolassero indesiderate bucce di banana e pacchetti di sigarette vuoti, che nella carta e cartone si accumulassero scottex unti, malgrado le continue delucidazioni da me dispensate sulla modalità di differenziazione. Ma lasciamo stare le mie paranoie ambientaliste e maniacali, che questa parentesi è già fin troppo lunga, e io non sto a guardare le manie altrui, non vedo perché devo giustificare le mie! Ma chi ti ha detto niente, a Suster! Ok, la smetto).
Dunque me ne tornavo verso casa, che ci avevo ancora da preparare il bagaglio per me e la pupa e non so che altri preparativi improrogabili, quando noto un drappello di giuovani assiepati a lato strada-dissestata, ossia quella in cui abitano i nostri eroi.
- Cosa c'è?
Si informa, a costo di passare per l'acida inquilina sospettosa nei confronti di eventuali visitatori malintenzionati.
- Un riccio.
Rispondono.
- Ah, scusate se mi sono intromessa, ma abbiamo perso un gatto.
- Un gatto come?
- Piccolina, rossa bianca e nera.
- Ma è lì, sotto quella macchina.
Fanno i giuovani.

Che culo! Vedi buttare la spazzatura nottetempo serve a qualcosa.
E lì è cominciata l'epopea di cattura della gatta psicopatica di Master.
- Fufolaaaa. Fufolinaaa. Qui Fufi!
Ma Fufi non si muove di un millimetro: sembra sotto shock, è perfettamente immobile, accovacciata sotto l'auto, esattamente al centro dell'area da essa occupata, occhio vitreo e sguardo perso nel vuoto.
Oddio, mi è svalvolata la gatta. Penso.
Mi stendo praticamente panza sotto e tento di arrivare fino a lei. Niente da fare.
Vado a prendere la busta del cibo e tento di attirarla con le lusinghe della gola.
Non funziona. La gatta è apatica e non dà segno di reazione alcuna.
Faccio per ritirare la mano, e nel farlo sfioro una foglia secca in terra che fruscia.
Quella scatta con la zampa come una molla, mi artiglia la mano.
Figlia di una cagna!
Ok, ho trovato lo stimolo: la faccio giocare un poco ancora con la foglia e poi, al momento buono, appena si sporge un pochino di più con la zampetta... zac! Come cacciatrice di gatti, modestamente, ho un certo glorioso passato (sì: di verdure!).
Comunque ce l'ho: l'ho presa, e ora mi sto avviando verso casa con lei sotto il braccio, la busta dei croccantini nell'altra mano.
Com'era il proverbio?
Non dire gatto finché...
La figlia di una cagna, giunti a metà strada, sul vialetto di ghiaia, scatta come se l'avesse punta la tarantola, mi artiglia ovunque: pancia, mani, braccia, gola.
Ma li morté!
Suster non molla, se pure barcolla. Alla fine atterra l'avversaria, la blocca al suolo con la mano, mentre quella lancia urla come se la stessero scuoiando, che si affaccia pure Lia, la mia vicina del piano terra, alla finestra, che mica era la gatta ad essere stata aggredita, ero io, che mi stava dilaniando carni e tessuti epidermici azzannandomi con ferocia, e io pensavo: se la mollo ora col cavolo che si fa ripigliare.
- Cosa fai? Ciao. Come stai? Tutto bene?
Mi chiede intanto Lia, che ha deciso di uscire di casa a controllare che tutto fosse a posto, e vedendomi lì a terra a combattere con la belva assatanata non trova di meglio da dirmi della sua frase standard sfoderata 24 volte al giorno ad ogni nostro incontro vialetto-finestra del piano terra, e a volte anche più di una volta nel corso dello stesso incontro. Lia è così: preme play e parte il "come-stai-cosa-fai-tutto-bene".
- Lia, per favore, puoi andare su a casa nostra e farti dare da Hasuna il trasportino della gatta?
Riesco a proferire mentre quella mi scuoia la mano tra agghiaccianti urla demoniache, e io tento disperatamente di mantenere la presa come Hulk Hogan mentre l'arbitro conta fino a dieci.
Ma la presa non tiene il tempo necessario a permettere alla corpulenta Lia di salire le tre rampe di scale, rintracciare l'oggetto, e tornarsene da basso con esso.
Una distrazione mia e la Fufola è persa per sempre. O almeno per stanotte.
La vedo schizzare via come una lepre pazza e sparire nell'oscurità delle fratte che delimitano i margini del giardino.
La mia mano, il mio braccio, e parte della mia panza (l'emisfero destro, per la precisione) sembra siano stati presi in prestito da un cartografo per tracciarvi sopra la rappresentazione del sistema idrografico groenlandese.
La gatta è ancora dispersa.
Ho una teoria in proposito: la vedremo tornare presto a cose fatte, e il padre non sarà né Panza né Zorro, ma Mister Vattelappesca.
Cara Fufola, te la sei tanto presa perché avevi capito che ti avrei chiusa in casa impedendoti di realizzare lo scopo che ti eri prefissa? C'era bisogno di fare tutto questo casino? Abbiamo svegliato mezzo quartiere, e sarò passata per una sadica seviziatrice di gatti indifesi. Quindi sbrigati a trovare un degno inseminatore, e facciamola finita.
(Diciamo che mi stai pure un po' sulle palle perché ti permetti di schifare i miei gatti quali possibili partner riproduttori. Non sai cosa ti perdi!)

Questo post contribuisce alla rubrica del martedì "Roba da gatti".
Scusate il ritardo di quest'oggi, ma ci si è messo di mezzo un trasferimento di sede con pupa a seguito.
Chi volesse, comunque partecipare segnalandomi il suo post, lo può fare qui.
Per trovare altra roba da gatti su scala internazionale puoi visitare anche Cats on tuesday.

Questa settimana, roba da gatti di:
1. Mamma e Mimma  
2. Emily  
3. Ladoratrice

sabato 12 febbraio 2011

La legge di Murphy. Capitolo 3


Ok, questa è difficile.

Immaginate un bicchiere (verde, ma andrebbe bene anche di un altro colore) di plastica rigida non troppo pesante, sulla mensola di una specchiera di un bagno qualsiasi.

Immaginatelo con dentro 4 spazzolini, anche se gli occupanti di quella casa in grado di servirsi dello strumento in questione solo solo 3, ma ancora non sono riusciti a venire a capo di quale di quegli spazzolini sia l'intruso.

Immaginate un water, nell'angolo in basso a destra, a finaco al lavandino, sopra il quale (lavandino) trovasi la suddetta specchiera, con mensola, bicchiere e spazzolini annessi e connessi.

Immaginate di prendere il vostro, di spazzolino, che almeno fino a sapere qualse sia il vostro ci arrivate ancora, per compiere la vostra abituale abluzione orale mattutina.

Immagiate di prendere anche il tubetto di dentifricio appena inaugurato (che mi ero scordata di menzionare prima, ma che trovasi nel medesimo bicchiere di plastica verde etc etc in cui i 4 spazzolini, ora tre perchè il vostro l'avete in mano).

Ok? Ci siamo fin qui?

Bene. Immaginate di spremere una modesta quantità di dentifricio sul vostro spazzolino, che sempre avete in mano, e poi di richiudere e riporre il tubetto (che ricordiamo appena inaugurato, e quindi bello pesante) nel solito bicchiere.

E qui si conclude il nostro antefatto.

Ora: quante probabilità ci sono che il bicchiere, sbilanciato dal peso del detto tubetto, si rovesci rovinando in terra e trascinando con sé l'intero suo contenuto?
Parecchie direi.

Ma quante possibilità ci sono che dei tre spazzolini ospitati all'interno del nostro affezionato bicchiere, almeno uno vada a centrare proprio, con un canestro che manco Michael Jordan, il buco del nostro bel water, uso in genere ad accogliere ben altri ospiti?

Avete fatto la vostra stima? Avete capito il meccanismo?

Risposta esatta: accadrà e basta!

Attenuanti alla legge di Murphy:
  • potrebbe verificarsi il caso in cui lo spazzolino non cada con la parte delle setole rivolta verso il basso... se questo può servire a consolarvi.
  • non è detto che proprio quel giorno vi siate dimenticati di tirare lo sciacquone. Tutto sommato...
  • lo spazzolino in questione non è sicuramente il vostro (e questo è già tanto).
  • se siete proprio individui sfiorati dalla dea bendata, ci starebbe pure l'eventualità che lo spazzolino nel water sia proprio quel quarto spazzolino che non si sa di chi sia. In questo caso avreste anche risolto in un colpo solo uno dei più imbarazzanti enigmi della vostra esistenza.

mercoledì 9 febbraio 2011

Ancora la legge di Murphy?

Immaginate un pc portatile, sul tavolo di una cucina, lasciato aperto, inutilizzato, in stand-by.

Ora immaginate, accanto, sullo stesso tavolo, un contenitore pieno di pappa alla carota, patata, tacchino e crema di riso.

Immaginate un cucchiaino di gomma appoggiato sul bordo del contenitore entro il quale una mamma versa una certa quantità di olio d'oliva tale da riempirlo.

Ora che avete immaginato, provate a rispondere: quante possibilità ci sono che la mamma nel tentativo di impugnare il suddetto cucchiaino vada inavvertitamente a colpire con la mano il manico dello stesso, trasformandolo in una sorta di catapulta, e quante possibilità ci sono che il suo oleoso contenuto si vada a sparpagliare sulla tastiera del computer quasi nuovo, perchè ricevuto in dono dalla mamma meno di quattro mesi fa per il suo compleanno?

Avete fatto la vostra stima? Bene.

Ogni percentuale statistica è inutile: accadrà e basta.

(Sì, lo so che sono un'idiota: non c'è bisogno di rigirare il dito nella piaga!)

lunedì 7 febbraio 2011

Quando le cose non vanno proprio come dovrebbero

Su e-bay ho acquistato questo oggetto:

Questo perchè siamo passati dal tacchino in polvere al tacchino vero, dal manzo in poltiglia, a quello in carne e ossa, secondo il piano alimentare del dottor Z., il che dal punto di vista del reperimento delle materie prime è tutt'altro che uno svantaggio, avendo la pupa un badre macellaio.
Solo non sapevo come triturare la carne una volta bollita (immaginavo che dopo due ore di bollitura nel brodo sarebbe stata molto più morbida, e invece...) e la pupa non apprezza i pezzettoni di cibo. Addirittura ero costretta a passare le patate e le carote lesse spiaccicandole con il pollice attraverso le maglie del colino, perchè con il semplice passaverdura venivano fuori pezzi troppo grossi e lei si autoprovocava conati di vomito per farmi capire quanto apprezzasse la cosa, poi mi guardava e si metteva a ridere.

Smadonnando Suster ha appurato che dei due minipimer che aveva in casa, uno aveva il motore fuso, l'altro girava a vuoto, nel senso che la lama del braccio meccanico non girava assieme al motore, e, ovviamente, i pezzi dei due non erano intercambiabili. Quindi, di due rotti non se fa uno sano.
Ora che ha appurato questo, Suster farebbe bene a sbarazzarsi dei due arnesi ormai inutili, e invece sa sin da ora che andranno a finire in qualche sportello già superingombro di oggetti pressocchè mai utilizzati, e ad incrementare così la sempre crescente mole di caos casalingo.


Insomma, quando questo affare è arrivato per posta (stavolta non ho fatto casino con i pacchi come l'ultima volta) e l'ho aperto, chissà che mi credevo di trovare e invece: che delusione! Non era che un semplice tritatutto... sì, cioè: un mixer, un frullatore, o come lo volete chiamare, solo che in miniatura (maledetto business degli articoli per l'infanzia).
Cioè: non facevo prima a comprare un normale mixer che andasse bene anche per le pappine degli adulti?
Comunque ora che ho l'omogeneizzatore baby le pappe sono diventate una passeggiata: tutto a bollire, poi tutto nel mixer, infine divido in barattoli le dosi dei vari pasti, e miscelo di volta in volta con crema di mais e tapioca o cereali misti all'occorrenza. La pupa da quando le spappolo la carota nella pappa non ha più fatto storie e si è sempre sbafata tutto.
Santa carota all'orto!

Se non che: il baby-mixer se azionato fa un casino che non potete immaginare, e la pupa ne è terrorizzata.
Ergo: non posso usarlo fintanto che lei dorme. Non posso usarlo se lei è nelle immediate vicinanze, se non voglio scatenare un pupandemonio.
Ieri sera per dire, tutto era filato liscio fino alle ore 20: pupa contenta e felice a giocare sul letto di mamma con i suoi pupazzi e col suo cubo multifunzionale, che forse un giorno vi illustrerò, perchè ne vale la pena, mamma quasi pronta con la pappa: c'era solo da mixare il tutto.

Solo? Le ho tentate tutte: prima ho provato con l'isolamento acustico della pupa in camera; porta chiusa, stereo che diffondeva intorno le soavi note della colonna sonora di Amelie, palestrina musicale azionata, doppio straccio avvolto intorno al motore dell'aggeggio a mo' di silenziatore. Tentativo fallito: tra una pausa e l'altra di accensione dell'infernale robot, la sento piangere lacrime di abbandono e sgomento.

Dopo averla tranqullizzata che mamma era ancora lì, e non era stata orribilmente trucidata da un pazzo munito di sega elettrica (il rumore press'a poco è quello), cambio tattica.
Questa tattica si chiama: Vedi-non-c'è-nulla-di-cui-aver-paura.
Consiste nel tenere la pupa appollaiata sul braccio sinistro, mentre con la mano destra si tenta di compiere la complessa operazione di mixaggio di verdure e carne, rendendo lei partecipe dei vari passaggi, e quindi consapevole che il frastuono, per quanto infernale possa essere, non comporta conseguenza nefaste per nessuno. Fallito anche questo tentativo: la pupa dopo avermi guardato con gli occhi gonfi di pianto come per dirmi: "Mamma, perchè mi stai facendo questo?", atteggia ogni tratto del suo volto ad un'espressione di nera disperazione e parte con l'angoscioso pianto.

Risultato: dopo un'ora di violenza psicologica su mia figlia riesco a ficcarla a forza dentro al suo enorme seggiolone imbottito di cuscini e pile per fare spessore e a farle ingurgitare la tanto sofferta pappa tra un singhiozzo e un'altro, che lei si spazzola accompagnando ogni deglutizione con mugolii di apprezzamento, prima di riprendere il pianto interrotto nel tempo a me sufficiente per pescare un'altra cucchiaiata di pappa e portargliela alla bocca.
Direi che stiamo facendo progressi.

Ancora, Suster non si stanca di arrovellarsi sul perchè quando qualcosa potrebbe andare semplicemente come si sperava che andasse, debba invece verificarsi sempre la versione più tragica dei suoi possibili esiti.
Rifletti, Suster, sulla legge di Murpy, che dovresti ben conoscere alla tua veneranda età, e che qui brevemente espongo per i non esperti:


Prima Legge di Murphy: Se qualcosa puo' andar male, lo fara'
   Corollari
   1. Niente e' facile come sembra.
   2. Tutto richiede piu' tempo di quanto si pensi.
   3. Se c'e' una possibilita' che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sara' la prima a farlo.
   4. Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa puo' andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelera' un quinto.
   5. Lasciate a se stesse, le cose tendono a andare di male in peggio.
   6. Non ci si puo' mettere a far qualcosa senza che qualcos'altro non vada fatto prima.
   7. Ogni soluzione genera nuovi problemi.
 
Ma a me soprattutto interessavano queste:
  1. Se qualcosa può andar male, lo farà.
  2. Se qualcosa non può andar male, lo farà lo stesso.
  3. Se qualcosa non può andare peggio di così, lo farà.
  4. Non c'è limite al peggio.

Quindi tutto si spiega:
  • alzarsi di notte al buio destati dal pianto della propria bambina e andarsi a schiantare la testa contro il palo di legno del soppalco;
  • alzarsi al mattino e dirigersi verso la finestra per tirare su la serranda; accorgersi, troppo tardi, che un gatto ha fatto pipì proprio su quell'angolo del tappeto dove tu ora poggi i piedi, e in questo momento indossi solo i calzini;
  • dimenticarsi il telefono con la suoneria accesa quando si addormenta la pupa: suonerà proprio mentre la stai mettendo giù;
  • dover stampare un documento e accorgersi di non aver installato il programma della stampante su questo pc (il mio vecchio è deceduto da alcuni mesi) e che il cd con il programma di stampa chissà dov'è finito quando avete ristrutturato casa tempo fa.
Una volta preso atto del sistema, siete già a metà del vostro percorso di guarigione.
Il vero problema è l'altra metà.

lunedì 17 gennaio 2011

Strage in cucina

Interrompiamo le trasmissioni per comunicare una triste notizia.
Sabato sera alle ore 23 o giù di lì, Panzumen!
Scusate. Stavo dicendo: sabato sera alle ore 23 circa si è verificato un terribile incidente tra la Statale 101-Portabicchieri e lo svincolo per Lavandino. Molte le stoviglie coinvolte, impossibile stabilire il numero delle vittime.

Gli inquirenti stanno ancora cercando di ricostruire le dinamiche dell'incidente, che pare sia stato causato dal cedimento di un supporto laterale della carreggiata, dovuto probabilmente alla cattiva manutenzione delle sovrastrutture.

E' stato rinvenuto infatti nel punto di maggior concentrazione di rottami, un pezzo portante della struttura, saltato via dal suo alloggiamento, dove i periti hanno individuato il punto di rottura: il legno portante è risultato essere marcio.

Sgomento e rabbia tra gli abitanti che hanno preferito non rilasciare dichiarazioni ai nostri microfoni.

Una domanda sorge spontanea: questa strage del sabato sera si poteva evitare? Si tratta dell'ennesima tragedia annunciata, dovuta al malfunzionamento del nostro impianto burocratico?
Il supporto rinvenuto è stato dichiarato non idoneo a sostenere il peso del carico del portabicchieri.

Una commissione è stata incaricata di individuare i responsabili, ma intanto le famiglie delle vittime invocano giustizia e fanno appello allo Stato.

Le immagini che seguono potrebbero risultare particolarmente forti, si avvertono quindi i signori spettatori di mandare a letto i bambini e si raccomanda alle persone deboli di cuore di cambiare canale.

Questi sono i poveri resti di alcuni degli oggetti coinvolti nella catastrofe.

In questa immagine potete vedere il pezzo responsabile del crollo: si tratta della stecca di una vecchia sedia da terrazza, riutilizzata in maniera imprudente per sorreggere il piano del portabicchieri che ha ceduto.
Nell'immagine che segue potete vedere come si presenta adesso il pensile della cucina, privato del suo piano inferiore: un disastro senza precedenti:


Ed ecco i supertstiti, che verranno presto soccorsi dalla protezione civile ed alloggiati in rifugi di fortuna.
Nessuno di loro risulta aver riportato serie ferite, ad eccezione di qualche escoriazione superficiale e di una tazza da caffelatte arancione a cui è stato asportato il manico.
Ma la maggior parte dei sopravvissuti versa in grave stato di shock.


Ed ecco i poveri resti dei morti, un numero ancora da verificare i dispersi:


Ci scusiamo con gli spettatori per la pessima qualità delle immagini,, scattate da un videoamatore di passaggio,  che però costituiscono un importantissimo repertorio documentario dell'accaduto.

Ed ora ripassiamo la linea allo studio per l'ordinaria programmazione.
Vi contatteremo per eventuali aggiornamenti sulla vicenda.
Grazie per averci seguito, linea al Grande Fratello.

mercoledì 12 gennaio 2011

Io sono la regina delle figure di merda (peripezie di una giostrina acquistata su e-bay)

ANTEFATTO:
Ho acquistato su E-bay una giostrina musicale per fare un regalo di battesimo alla mia nipotina. Era il giorno 3 di gennaio quando effettuavo l'acquisto.
Naturalmente, imbranata come sono, quando vado a pagare mi accorgo che la mia carta Poste-pay prepagata, associata al mio conto PayPal, è a secco, che la mia carta Banco-posta non è idonea al pagamento, e che le poste saranno ormai chiuse.

Perciò l'indomani mi reco bel bella all'ufficio postale più vicino a casa mia, che ovviamente trabocca di arzilli anziani determinati a ritirare la pensione. Varco la soglia delll'ufficio proprio mentre è in atto una specie di guerriglia, nata dalla protesta degli utenti perchè il servizio di pagamento dei conti correnti è inattivo, causa guasto tecnico, cosa che per fortuna abbrevia drasticamente la mia attesa in coda, anche se sono costretta ad assistere a scene piuttosto forti, che meriterebbero il bollino giallo in tv.

Quindi, ricaricato carta, effettuato il pagamento on line, inizia la mia attesa, un po' sulle spine perchè il battesimo sarebbe stato quella domenica, e stavamo già a martedi, che con la Befana in mezzo significava che, o la consegna sarebbe stata puntualissima, allo scoccar del venerdi 7, o mi sarei presentata senza regalo, e anche se non sarebbe stata la fine del mondo non mi andava.
Poi: non arriva niente venerdi, niente sabato (non so neanche se i corrieri lavorano di sabato, o se hanno preferito farsi un ponte lunghissimo fino a domenica), e io scrivo la mia prima mail di protesta al venditore.

Lunedi: sono a casa mia a Pisa e arriva un corriere con un pacco recante la dicitura "culla bambino" e chiedendomi € 28,35 per le spese di spedizione. Suster prende il portafogli, anche se le girano un po' le palle, perchè il pacco doveva arrivare a Roma, e mo' mi tocca pure pagare due volte, perchè dovrò rispedirlo io.
Anzi, sai che ti dico: perchè devo pagare? Non lo voglio il pacco, se lo porti pure via, lo rimando al mittente che ora mi sente.

Gentile xxxxxxxxx, 
Nella scheda dell'oggetto che ho acquistato era scritto che la spedizione sarebbe stata gratuita a mezzo corriere espresso e che la consegna era stimata entro 2 giorni lavorativi dal momento dell'acquisto.
Ho effettuato il pagamento il giorno 4 gennaio, ed ho anche indicato al momento dell'acquisto l'indirizzo a cui avrebbe dovuto essere recapitato. Lo riporto qui: xxx xxxxxxx xxxxxxxx xx, Roma.
Contavo di riceverlo per il 7 gennaio, ovvero, togliendo la festività del 6, dopo due giorni lavorativi dall'avvenuto pagamento, invece è arrivato oggi, lunedi 10 gennaio, ma non all'indirizzo che avevo indicato, bensì a Pisa, dove risiedo, e in più il corriere mi ha chiesto ben 28,35 € per ritirarlo, contrariamente a quanto da lei indicato, e mi sarei guardata bene dall'effettuare l'acquisto se avessi saputo che la spedizione mi sarebbe costata più del prezzo dell'oggetto stesso.
Pertanto ho mandato indietro l'oggetto.Le chiedo quindi se vuole effettuare un'altra spedizione all'indirizzo che le ho fornito sin dall'inizio, a patto che sia gratuita, come da Lei indicato, o se preferisce annullare l'acquisto.
Grazie

Eh: quando ce vò ce vò! Io sono sempre zitta e brava, ma stavolta sono dalla parte del manico, anzi no, dalla parte del giusto, e loro sono nel torto. Nessuna pietà: farò valere i miei diritti.
Mi sentivo molto carica.

POI:
DRRIIINNNNN (questo sarebbe il suono del mio cellulare, che per la verità non fa drin, ma tutta una melodia complessa che non saprei tradurre onomatopeisticamente, ma comunque, ci siamo capiti).

- Pronto Gunchina, ciao.
- Mi sono scordata di lasciarti i soldi!
- Quali soldi? 
- Per la spedizione del pacco!
... (sudore freddo)
- Q-Qua--le pacco? (Oh-oh!)
- Il pezzo del passeggino che ti mancava: te l'ho detto. Te ne ho spedito uno ma non so se va bene per il tuo modello, devi provarlo. Avrebbe dovuto arrivare oggi. E' arrivato?
- Mmmmmh... fammi pensare... credo di aver fatto una piccola gag... anzi no, come si dice: una GAFFE! Un qui-pro-quo, un disguido, un equivoco... Acc'! (ora mi tocca richiamare il corriere. Ben mi sta per aver fatto tanto la splendida).


POI:

Gentile suster,
mi scusi ma credo si sia confusa, noi abbiamo verificato e questo é l'indirizzo che lei ci ha fornito cioé Roma ed é quello esatto, mi fa capire cosa intende dire?


Mmmmh... questa sarà difficile da spiegare...

Bene ragazzi: e ora se qualcuno ha voglia di deridermi, prego, fate pure.

Sono riuscita a fare 2 figuracce in una volta sola.

In più il mio "coso" che si mette sul davanti del passeggino è ancora disperso, malgrado abbia chiamato il corriere l'indomani rimangiandomi tutta la mia boria del giorno prima e chiedendo umilmente che mi venisse rispedito, certo: avrei sborsato tutto, fino all'ultimo centesimo.

In compenso la giostrina è arrivata, nel posto giusto ovviamente, anche se con un piccolo ritardo...

Sapete cos'è? E' che queste feste mi hanno fatto male. Il mio cervello è ancora annebbiato dall'eccesso di zuccheri e dall'abuso di teina.

O forse sono sempre stata così... Proprio non saprei dire...

lunedì 3 gennaio 2011

Nuovo anno nel segno di... (sfiga e altre storie)

Secondo l'oroscopo cinese il 2011 è nel segno del coniglio (lepre o gatto, le versioni differiscono un po' le une dalle altre).
Ora vi dico sotto quale segno è cominciato per me questo nuovo anno.

Nel segno dell'unità familiare.
Il 1° gennaio, a mezzanotte meno due minuti, Hasuna arrivava a Roma Termini con il suo bravo Inter City, e all'una circa mi raggiunge a casa.
Io lo attendevo sul divano guardandomi Blob, e insieme abbiamo così fetseggiato l'inizio dell'anno nuovo pasteggiando a polpettone e pandoro.
Peccato che poi il giorno dopo, manco avessimo fatto i bagordi fino all'alba, il nostro eroe Hasuna, reduce da un tour de force in macelleria, al termine del quale ha marciato fino alla stazione, ha preso al volo il treno che quasi gli sfuggiva sotto il naso, ha viaggiato per 350 Km, è giunto in una Capitale festante e scoppiettante di fuochi e chiassosa di eccessi alcolici, ha coraggiosamente affrontato i disagi di una metropolitana traboccante di giovani vocianti tra spintoni e POOOO-POPPò-POPPOPPòòò-POOO, che ci sta sempre bene anche a Capodanno (vedi anche: "Seven Nation Army" dei White Stripes), è infine emerso incolume ma frastornato e un pochino in stato confusionale dal sottosuolo della periferia romana per raggiungere l'amore della sua vita, che sempre io sono, insomma il nostro eroe dicevo, reduce di tutto ciò, il giorno dopo non si è alzato prima delle 11, quando la pupa finiva già il suo pisolino mattutino, essendosi lei svegliata in gran forma alle 8, puntuale come ogni mattina.
E dopo aver consumato il pranzo rituale della festa tutti insieme appassionatamente, finendo con una teoria di dolci assortiti delle più svariate forme e sapori, ben gradito omaggio della gentil donna di mio fratello Ergino, ci siamo alzati (con molta calma) tutti un bel po' appesantiti, ma Hasuna era scomparso.
Dove sarà finito?
E' rimasto senza fiato, sulla pancia collassato, che beduino sfortunato questo povero Hasuna!
 In effetti era proprio steso, altro che Popoff! L'ho ritrovato sul mio letto tutto ranicchiato un'oretta più tardi che mi chiedeva di coprirlo con una coperta. Ho messo a nanna lui e la pupa concedendomi poi un'oretta di svago. Ma mentre la figlia dopo poco meno di un'ora era di nuovo tra noi, il padre ha ronfato fiono alle 7 di sera.
E poichè noi due da qualche mese a questa parte viviamo vite alterne, tipo la dama che era falco di giorno e il cavaliere che si trasformava in lupo di notte, una volta tolta di mezzo la pupa, sono stata io a crollare davanti all'ennesimo cartone della Pixar in tv poco dopo le 9 di sera.

(Nel segno della catalessi.)


Nel segno dello stordimento cerebrale a suon di cartoni animati.
C'è da dire che da due giorni ci stavamo sparando una serie di lungometraggi Pixar e Dreamworks in tv, e che, tanto per fare qualcosa di diverso, la domenica mattina ci siamo appicciati pure il dvd di Shrek IV, mio regalo di Natale ad Hasuna (che regali impegnativi, eh?!)
Quest'anno c'era mancato però il cinema natalizio.
Per ovvie ragioni: Hasuna era a Pisa, io avevo la pupa da accudire e non abbastanza motivazioni per chiedere alla nonna di tenermela in custodia per un pomeriggio a fin che io potessi andare a tenere viva questa tradizionale forma di intrattenimento natalizio.
L'anno scorso pure ricordo che ci provammo ad andare il giorno di Santo Stefano, ma ci decidemma a muovere i nostri pigri deretani un po' troppo comodamente: al megagalattico centro commerciale Porta di Roma, luogo di perdizione dalle proporzioni inumane, che ospita un super multisala con 14 proiezioni in contemporanea, siam giunti che saranno state già le 8 di sera, quando ormai una fila di inverosimili dimensioni di uomini e donne determinati a non perdere il loro appuntamento annuale col cinema di Natale, si snodava chilometrica e serpentinata nei vasti corridoi dell'edificio e drappelli di spettatori in attesa divoravano secchielli di pop-corn bianchi e gialli sorseggiando cocacole.
La programmazione lasciava parecchio a desiderare: delle 14 sale disponibili, 7  davano Natale a Beverly Hills, 3 La principessa e il ranocchio, 2 Piovono polpette (ma allora, mi chiedo, perchè vi prendete la briga di costruirne 14, cari i miei ideatori di multisala? Non ne bastavano 4 o 5 di sale, magari un po' più grandi di quelle nelle quali ci pigiate tutti spiaccicati sotto lo schermo, o all'estrema sinistra a vedere l'intera proiezione di scorcio?)
Dopo aver fatto 20 minuti di fila non ricordo più per vedere cosa, ci siamo resi conto che  i biglietti disponibili erano quelli per lo spettacolo delle 22.30, e dopo un rapido consulto abbiamo desistito, non senza mio sommo e segreto gaudio, giacchè al mio terzo mese di gravidanza non ero proprio al top della mia forma fisica, e l'odore di burro e di pop-corn mi stava destando le mai sopite nausee.
Questo l'anno scorso.
Quest'anno non ci siamo nemmeno presi il disturbo di fare il tentativo.
Ma l'arrivo tempestivo di Hasuna ha cambiato tutto. Lui aspettava da un pezzo di vedere con me il nostro primo film in 3D, cosa che non avevamo ancora avuto l'occasione di sperimentare. E così, armati di tanta buona volontà, assicuratici che la nonna mi teneva la pupa in custodia per un pomeriggio, al risorgere serale del mio eroico compagno, ci siam messi di buona lena a spulciare le programmazioni del giorno dopo, cosa dove e quando, che fosse in 3D condizione primaria, che fosse entro le 4 del pomeriggio, condizione inderogabile, poichè poi lui aveva il treno di ritorno per Pisa.
Eh, sì: una faticaccia, ma andava fatto. Ora o mai più, animo, forza e coraggio.
Andiamo in 5, io e Hasuna più fratelli e donna di fratello.
Alla fine abbiamo trovato una soluzione accettabile: Megamind, film di animazione in 3D, spettacolo delle 15.00, vale a dire che in sala c'eravamo solo noi e quattro genitori scompagnati con prole a seguito.
Il film siamo arrivati che già era iniziato da 6 minuti, che a dirla così non sembra molto, ma ci siamo persi tutto l'antefatto della storia, come sempre succedeva quando da piccoli mio padre ci portava a vedere i cartoni della Disney, che all'epoca, mica come ora che ne escono 18 l'anno! Così, proprio come ai tempi della nostra infanzia, prima dei multisala, prima del digitale, prima del 3D, prima, prima, prima, rimanevamo a fine proiezione a recuperare l'inizio (mi è successo per La spada nella roccia, per Red e Toby, per Lilly e il vagabondo e non so per quanti altri), anche per Megamind. Ok, ne valeva la pena: ora il film sì che ha acquistato tutto un altro spessore.
Con la vista un po' sfasata dagli occhialini 3D la mente appannata da ore ed ore di cartoni animati usciamo barcollanti.
Oh, sono le 17:15, andiamo che c'è da prendere la metro, poi Hasuna c'ha il treno alle 18 da Termini, se lo perde è un casino che già quando facevo il biglietto su internet erano tutti pieni e ho dovuto ripiegare su un diretto, che sarà sicuramente pieno zeppo quindi meglio che arrivi un po' prima per prendere il posto, o si farà le prime 2 ore di viaggio in piedi.

Nel segno della sfiga

Salutiamo Hasuna in metro, che scende  a Termini con la sua fedele borsa a tracolla.
E qui lasciamo il nostro eroe, mentre noi proseguiamo verso casa, arriviamo, troviamo pupa e nonna in conversazione con zia in visita, e proseguiamo la nostra ordinaria serata come ce ne sono molte.
Ma volete sapere cosa ancora è capitato al prode nostro viaggiatore delle feste?
Mi chiama poco dopo le 7: gli fottero la borsa in treno, e mai furto fu più infelice di questo giacchè soldi non ve n'erano, ma solo vestiti sporchi, sudoku, documenti, tutti, del mio sfortunato consorte, caricabatterie del cellulare, chiavi di casa e, ahimè, della macelleria (e mo' come si fa?), mutande rosse con le renne e la forchetta allungabile per rubare il cibo dai piatti altrui, doni questi di Babbo Natale per il nostro impavido sfigato.
Per lui, incacchiato nero, immagino che viaggio di ritorno deve esser stato, pigiato tra la folla e il puzzo di umanità stipata, che litiga con il controllore da cui cerca di ottenere qualche soluzione al suo problema, ma ottiene solo un beffardo invito a leggere, la prossima volta, i cartelli che mettono in guardia gli incauti viaggiatori dai borseggiatori, che arriva a destinazione stanco e con le palle girate, che passa, ancora, in questura a fare la denuncia dei beni sottratti, che intanto prende progressivamente coscienza delle seccature che da questo gli deriveranno: le chiavi della macchina, azz'! OK, andrà a lavoro a piedi. E dovrà crecare un fabbro che gli apra la saracinsca e la porta del negozio, cambiare le serrature...
Povero Hasuna mio! Non c'è da stupirsi se la sera al telefono mi annuncia che domenica prossima, contrariamente a quanto aveva inizialmente deciso, non verrà a prenderci, e che dovremo quindi anche noi tornarcene in treno. E del resto, come avrebbe potuto se le chiavi della macchina se le fotterono e l'altra copia ce l'ho io, qui?

Ok 2011, inizi proprio bene! Ho capito di che pasta sei fatto: a noi due!
(Nel segno della sopravvivenza)