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domenica 1 maggio 2016

Tra due fuochi. E mezzo.

Malgrado l'assenteismo dal blog, siamo sempre qui, quella più piccola dentro la pancia, le due più grandi fuori a tormentarmi, il beduino che va e viene, io che altaleno secondo il tempo e gli umori e, forse, gli ormoni, secondo la curva energetica del mio bioritmo, che ultimamente è pericolosamente instabile.

Rania è una bambina solare, gioiosa, divertente, piena di energie; è fantastica e simpaticissima, ti riempie le giornate, ma mi mangia il cervello, e, cazzarola, non sta mai zitta.
Ha un volume di voce costante a 120 decibel , mi chiama 830 volte al giorno, mi martella di "perchèèè?", con un accento grave sulla "è" apertissima che spesso non attendono risposta, e se la ottengono la dribblano o la ignorano e si ripropongono all'infinito; mi sfinisce di "Mamma!" di "Ti ricordi quando ero piccola che", di "Ho fame!", di "facciamo qualcosha!", di "Ho un'idea: facciamo che" e francamente ho quasi sempre voglia di sbolognarla.
Certo poi il senso di colpa va a mille, perché, come ho detto, è tenera, adorabile, affettuosa.

Mimi è una bambina molto sensibile e ricettiva, ha attenzioni e delicatezze che mi lasciano sempre col cuore gonfio di gratitudine e grondante rimorso per tutte le volte che calpesto senza tatto quella sua sensibilità così difficile da manipolare, da non urtare, mai ferire. Però ci sono giorni che la prenderei per i piedi e la lancerei lontanissimo da me perché mi annienta, con i suoi sfoghi, i suoi malumori repentini, i suoi isterismi, le sue indisponenze, ché per come la prendi la prendi non va mai bene, e più cerchi la via della conciliazione più lei sceglie la provocazione e rilancia in atteggiamenti stizzosi o fastidiosi.

lunedì 21 marzo 2016

Col mio corpo, nel mio corpo

Illustrazione di Maja Vaselinović
Con estrema fatica ho finalmente finito Il corpo delle donne, bel saggio di Lorella Zanardo sulla rappresentazione della donna nella tv italiana. Il saggio è stato scritto a complemento e commento a un documentario uscito nel 2009 (per chi non lo conoscesse è visionabile on line su TouTube: questo il link) e a seguito del grande sucesso riscosso da quest'ultimo.
Un successo che io non ho nemmeno lontanamente percepito, giacché fino al mese scorso non sapevo nulla dell'esistenza di questo lavoro. Talvolta mi chiedo dove caspita io viva mentre il mondo gira, le cose accadono, la gente parla, boh. Il fatto è che prima o poi ci arrivo, ma il mio disinteresse per i media e l'attualità mi portano in un primo momento ad ignorare anche quegli spunti positivi che potrebbero far luce nel mare magno della mediocrità e della volgarità.
Non che io spenga la tv per snobismo o per scelta aristocraticamente intellettuale.
Se penso a dove fossi nel 2009, arrivo facilmente a dedurre che all'epoca di tv non ne guardavo per semplice incompatibilità di orari lavorativi, visto che tutte le sere in linea di massima servivo piatti in un ristorante della mia città.
Il varietà mi ha sempre annoiata, comunque, sin da piccolissima, e il tipo di fisicità urlata che la tv "di intrattenimento" propone l'ho sempre sentito lontano e alieno da me, dal mio modo di vivere il corpo e sentirlo, anche se forse troppo a lungo gli ho lasciato ben poco spazio.

mercoledì 13 gennaio 2016

Giorni azzurri


E poi arrivano quei giorni azzurri, di cielo terso, dopo la sfuriata dei venti del nord, che tu pedali in bicicletta e i colori ti appaiono più vividi, e vorresti fermarti a fotografare tutto: i rami spogli degli alberi, le facciate delle case, le biciclette appoggiate ai muri, le strade e le persone che vi si aggirano, strette nelle loro sciarpe e piumini scuri, che contrastano con tutta questa luce. Sembrano tante formiche allo sbando.
Ho fatto un giro in centro, lasciate le bimbe (finalmente!) alle rispettive scuole, perché avevo faccende da sbrigare. Ho respirato l'aria fredda e mi sono riempita gli occhi di bellezza.
In quei giorni tutto diventa all'improvviso perfetto, splendente, cristallino, anche ciò che hai dentro.
Allora ami la città in cui vivi, i suoi scorci, i suoi vicoli, il suo essere sempre così vicina e familiare, la prevedibilità dei suoi abitanti, che hai imparato a conoscere e ad accettare, anche nei loro aspetti più ruvidi e spigolosi, anche nelle loro imperfezioni.

mercoledì 23 dicembre 2015

Bambina nel tempo


- Mamma ti ricordi quando sei uscita e mi hai lasciato tutta sola per un sacco di tempo?
- Ma quando, Mimi?
- Quando sei uscita da sola con Rania. E hai detto che tornavi subito invece sei stata via tantissimo.
- Ah, quando sono andata a fare la spesa sabato mattina e tu ti eri appena alzata! Ma dai. Sono tornata appena ho finito di fare tutto. Tu stavi guardando Tom e Jerry... Non avrai aspettato tanto.
- Sì. Ho guardato Tom e Jerry e ho pianto tantissimo, perché tu non tornavi più.
- Ma su! Sono stata via solo un'oretta, non farla tragica, Mimi!
- Mamma, tu lo dovresti sapere che per una bimba come me che piange sola senza la mamma un'oretta è tantissimo! Non è come per voi umani.

Io mi scompiscio a volte.

mercoledì 28 ottobre 2015

Autunno molesto.

Sì sì, capisco perfettamente perché i giorni a cavallo tra ottobre e novembre vengono deputati da svariate tradizioni culturali al culto dei morti.
Interiormente per me questo periodo è assimilabile a una lenta discesa agli inferi. Sarà che non riesco mai a scindere del tutto i miei stati d'animo interiori dagli stati d'animo meteorologici.
Oggi per esempio veniva giù acqua a secchiate da un cielo cupo e uniforme. Sono venute giù secchiate d'acqua tutta la notte, una notte fredda e scrosciante che tu vuoi solo farti piccola piccola sotto il piumone, nella tua bolla di tepore e sonno, mentre dall'altra stanza provengono i respiri regolari delle tue bambine, che ogni tanto senti mugolare, oppure parlare nel sonno, o lamentarsi, perché da quando sei madre hai sviluppato questa cosa incredibile della coscienza notturna, che sei continuamente consapevole di quel che accade nel mondo dei vigili anche mentre dormi, e come le senti chiamare il tuo nome, ovvero quello di mamma, corrispondente al tuo ruolo nei loro confronti, sei già in piedi, alla faccia del piumone e della tua bolla di tepore umano, del tuo sonno ovattato dallo scroscio continuo dell'acqua fuori, sopra il tetto, tra i rami degli alberi e sulla tettoia della terrazza.

giovedì 8 ottobre 2015

Il criceto nella ruota.


A periodi ho la sensazione di star vivendo un eterno dejà-vu.
Della mia vita ho capito che ciclicamente ritorna su se stessa, si ripropongono le situazioni e le sequenze di eventi, e ciò che in questo mi risulta fastidioso è il fatto di non riuscire a sottrarmi a questo infinito ciclo, come se le mie scelte non dipendessero realmente da me, come se fossi soggetta ad un eterno fatalismo e come se in realtà niente cambi ne possa cambiare, malgrado il mazzo che uno si può fare.
Quello che di me ho a questo punto capito, è che a questo stesso ciclo sono soggetti i miei umori, e che a un periodo di grande positività, ottimismo, onnipotenza, ne seguirà prima o poi un altro di sconforto nero, di totale demotivazione verso la vita e che a nulla serve ricordarmi i grandi e piccoli traguardi raggiunti, le grandi fortune che ho e la mia gratitudine verso i doni della vita, in primis le mie figlie e bla bla bla.

venerdì 25 settembre 2015

Re-flussi di coscienza di mezza stagione.


Settembre è un mese strano: hai ancora l'abbronzatura sulla pelle, e cerchi già gli scatoloni dei vestiti invernali per cambiare il guardaroba delle bimbe.
L'estate che fino a poco tempo fa era sfolgorante realtà, ora è come un sogno evanescente che ti chiedi se sia stato effettivamente, non più di una manciata di settimane fa, quando te ne andavi a zonzo in infradito per sentieri sabbiosi.

Stesse cose, stesse persone, stesse scuole, stesse routine, più o meno, stessa casa, come sempre.
Arriviamo a fine mese con la consapevolezza che a settembre, bisogna solo capire bene quando, si ricomincia esattamente dal punto in cui siamo rimaste.
Le bimbe alle rispettive scuole; quelle, per fortuna, quest'anno almeno, son rimaste le stesse, così che mi rimane ancora un buon annetto di tempo per abituarmi all'idea dei grandi passi venturi.

Ed è così faticoso rientrare nei ranghi dopo una parentesi di rilassatezza che era divenuta la tua quotidianità.

domenica 16 agosto 2015

A Olivia


A Olivia che è nata. Non è roba di tutti i giorni, nascere, non è da tutti.
A Olivia che è stata attesa. Così tanto che il cielo era diventato fermo e non una foglia si muoveva più, solo le pale del ventilatore ci tenevano in vita, nell'attesa infinita di Olivia.
A Olivia che ora riposa tra chiacchericci e grida, e giochi rumorosi e dinosauri lanciati in aria, e ogni tanto riceve un triceratopo di gomma sulla testa, e allora anche lei dimostra di saper protestare, nel caso.
A Olivia ninna nanne di risate di bimbi e litigi, abbracci focosi e palpeggiate ovunque, e carezze maldestre sulla faccia, a Olivia che non è schizzinosa.

domenica 5 luglio 2015

Con gli occhi, con le orecchie, e con la sabbia tra le dita dei piedi.


Vorrei prendere in prestito i vostri occhi, e con quelli guardare il volo degli aerei, quando passano sopra le nostre teste, bassi, e per qualche secondo non si sente altro che il frastuono del motore, e le vostre vocine che ancora salutano un babbo lontano, che invece è già qui con noi da un po'.
Quegli occhi a cui non sfuggono i dettagli, quando camminiamo tra gli alti platani del parco e rimanete a guardare il percorso di un insetto tra le cortecce screziate, frastagliate come i pezzi scomposti di un complicato puzzle, quando vi fermate sul ciglio del marciapiede di colpo perché avete visto un fiore di malva e discutete sul colore, se sia viola oppure rosa; quando la pineta è la foresta incantata e il cespuglio dell'alloro è il rifugio in cui nascondersi per sfuggire al T-rex.

lunedì 29 giugno 2015

Dire, fare, forse baciare...


Le bimbe certi giorni mi stremano emotivamente.
Però, anche, mi colmano a livello affettivo; riempiono ed esauriscono il mio universo emozionale in un continuo interscambio di feedback, violenti e tenerissimi, e confesso che, almeno in questa fase della mia vita, non riuscirei, nemmeno se fossi disposta ad investirvi molto più di quanto non faccia in termini di tempo, energie e attenzione, non riuscirei a dirigere altrove da loro un equivalente di quella affettività. Un pochino è anche una questione di sopravvivenza, di respiro quasi, ché siamo la risultante di un equilibrio di elementi differenti, di cui quello affettivo è senza dubbio fondamentale, ma non l'unico.

Affettivamente sono un mezzo disastro, lo ammetto.

domenica 21 giugno 2015

La vita degli altri.


All'ora in cui normalmente sto ancora portando le mie figlie a scuola,sono già seduta, gambe conserte, se così si può dire, sui cuscini del sofà nell'ampio luminoso, ma ora in penombra da tapparelle abbassate, soggiorno.
La casa è grande, moderna, arredata, si direbbe, "con stile".
Ma chi sia il responsabile dell'arredamento, questo lo riesco ad immaginare, o meglio a presumere, con una punta di malignità: non certo i padroni di casa. Questa casa perfetta è talmente pensata che non ammette nulla di personale, di vissuto o di reale, al di là degli oggetti dell'ordinario vivere, al di là delle fotografie alle pareti, per quanto anche quelle disposte secondo una logica estetica che sa di studiato e posticcio.
Qui c'è lo zampino di qualche arredatore interior designer o vattelapesca.

lunedì 8 giugno 2015

Contemplando l'estate incipiente.


E' arrivato prepotente giugno, e all'improvviso è già tutto un finire, un chiudere, un concludere, un'affrettata corsa verso il dopo.
Mi costringo alla scrivania a scrivere un post che inizio nella maniera più banale possibile, parlando del tempo. Il tempo che passa e le stagioni che si avvicendano.
E' la maniera più semplice e anche la più sicura quando ti assenti per tanto tempo e non sai nemmeno il perché.
E il perché è sempre quello: il tempo.
Il tempo che manca, che manca sempre, che non basta mai a fare tutto quello che vorresti, come vorresti, e ti senti sempre un pochino insoddisfatta.

lunedì 30 marzo 2015

Bimba.

E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?

mercoledì 19 novembre 2014

Nostalgia del presente.



Il vecchio blog però l'ho lasciato ancora on line, e accessibile.
Non so che ne farò.
Sono un'inguaribile sentimentale in fondo.
Quando riapro quella pagina per avere accesso rapido ai miei vecchi contatti, mi prende un vago senso di malinconia. Non credo sia dovuta al blog.
L'ultimo post che pubblicai lì era una sfilza di fotografie primaverili scattate alle bimbe, più piccole di 8 mesi, che soprattutto all'età di Rania è tanta roba.
E guardando quelle foto, leggendo quelle parole, mi arriva la percezione di giorni sereni, felici, allegri, di una persona consapevole e soddisfatta del proprio tesoro, e ben piazzata nel tempo, nel giro eterno delle stagioni e poi degli anni, del volgere delle età della vita, delle generazioni infine che si susseguono.

lunedì 17 novembre 2014

Il viaggio ti salverà da questa palude dell'anima.

Ci sono giorni, ci sono periodi, che l'umor nero prende il sopravvento, e tu rimani prigioniera dei tuoi pensieri ossessivi, claustrofobici. Ti svegli con loro, ti accompagnano per l'intera giornata.
Non è che tu non veda il bello e il buono nella tua vita, non è che tu non sia grata per ciò che hai e ciò che hai ricevuto, non è che non ti basti.
Non è che vuoi di più. Non è niente di tutto ciò, è l'assenza di prospettive, il sentirti in trappola, l'insoddisfazione di te, il chiederti continuamente: "Potevo fare di più? Ho usato al meglio la mia vita? Il mio tempo finora?" E rifiutare di risponderti, perché la risposta è avvilente.
E' il tarlo subdolo dei potrei, avrei potuto, avrei dovuto, dei rimpianti che riempiono le fosse.
In mezzo, mischiata, c'è la paura, tacita, nascosta, perché guardarla in faccia ti fa ancora più paura, e allora eviti di farlo, la allontani, scacci quel pensiero.
La paura del domani, la paura di non trovare più strade percorribili, di non corrispondere alle aspettative, tue o di chi ti ama, di dover un giorno giustificarti di fronte a tua figlia, o alle tue figlie per ciò che non sei stata in grado di garantire loro, per aver chiuso vie di fuga anche a loro, per non aver saputo offrire orizzonti più vasti, e limpidi.

giovedì 24 luglio 2014

Prima, dopo, durante. Ovvero: breve riassunto delle ultime vicende.

Disconnessa e vacanziera, non è la stessa cosa scrivere per archiviare sul mio pc appunti che la momento non posso condividere.
Ma ugualmente proverò.
Avrei voluto tante volte aggiornare il blog con le mie più che rocambolesche vicende.

Avrei voluto dire di come mi avventurai sotto tempesta d'acqua assieme alle bimbe a fare revisione alla cara vecchia Cayman (leggere qui per comprendere i miei timori a riguardo della possibilità che la cara vecchia Cayman passasse indenne tale revisione), e di come scoprimmo di aver smarrito in data e luogo non ben precisato il libretto di circolazione della stessa, motivo per cui ci siamo affrettati a richiederne copia in motorizzazione a pochi giorni dalla nostra partenza per lidi vacanzieri con biglietto già fatto di imbarco con vettura.

mercoledì 25 settembre 2013

Liste. E altro.

Grembiule a quadretti rosso
Un sacchetto di stoffa con nome (dentro un cambio completo scarpe comprese)


C'è qualcosa nell'attesa di un inizio che mette sempre un leggero filo di...


Pennarelli a punta grossa.
Pastelli a cera.


Non saprei. Ansia? Trepidazione? Emozione? Impazienza? Agitazione? Commozione?
Tu stai lì che ripassi la lista delle cose da portare, e intanto ti accorgi che non hai pronta un'emerita ceppa di nulla. Il grembiule è da maschio, perché l'unico modello a quadretti rossi che era rimasto al supermercato era con i palloni da rugby, e la risma è sbagliata.

martedì 10 settembre 2013

L'età scanzonata.

Arrivati, finalmente.
Lui spegne il motore, tira il freno a mano. Silenzio. Solo la radio continua a suonare vecchio rock anni '70.
Loro dietro schiantate di sonno, ognuna nel proprio seggiolino.
C'è stato un tempo in cui me ne sarei rimasta così per un tempo imprecisato.
Il relax di sapersi arrivati, la pigrizia di indugiare ancora in macchina, seduti ad ascoltare la musica, a motore spento, canticchiando o parlando d'altro o lasciando vagare la testa.
Invece ora lo sai cosa ti aspetta.
Incollarsi loro su per le scale, ansimando sotto il peso dei tre anni di lei, o dell'ovetto dannatissimo dell'altra, a seconda della ripartizione dei pesi tra i due genitori. Poi magari tornare giù per incollarsi il resto del bagaglio, le restanti due tre borsone compresa borsa frigo da 2 Kg a vuoto, circa 10 a pieno carico.

venerdì 30 agosto 2013

Come di domenica mattina.

Ogni tanto la perfezione pare affacciarsi alle tue giornate.
Niente di eclatante, nessuno squillo di tromba, nessun avvenimento epocale.
Solo la quotidianità, in un giorno normale che ti sembra d'esser di domenica mattina.
Una di quelle domeniche mattina della tua infanzia, quando il giorno è ancora nuovo e silenzioso, e per strada ti affacci e non vedi nessuno, o solo un cane o una vecchina o due, e il megafono dell'ombrellaio in lontananza.
Ora che l'estate preannuncia il suo canto del cigno e la mente si rischiara, i pensieri si rinfrescano, il cielo è sgombro, la luce è ancora quella dell'estate, ma si sta bene in casa e i vestiti non si attaccano alla pelle, e si sta bene fuori casa e puoi uscire a qualsiasi ora senza paura di far prendere un' insolazione alle bambine.

venerdì 2 agosto 2013

Che rabbia! Leggiamoci su.

Tanto per continuare sul filone emozionale,dopo aver parlato profusamente dell'indole focosa di Mimi, mi sembra giusto riallacciarmi alle mie precedenti riflessioni proponendo due librini a tema.
Questi due:

Titolo: Che rabbia!

Autore: Xavier Deneux.

Editore: Tourbillon.

Età: 2 anni.

Titolo: Che rabbia!

Autore: Mireille d'Allancé.

Editore: Babalibri.

Età: 3 anni.





Il primo è un dono della nonna dello scorso anno, stesso periodo, infatti, mi pare, arrivò per il secondo compleanno di Mimi che noi eravamo in vacanza e lei andava sfoderando di giorno in giorno una serie di formidabili piazzate isteriche diurne e notturne, che devono aver lasciato il segno nella memoria di chi trascorse con noi tutta o parte di quella spossante vacanza.
Il secondo l'avevo acquistato io dopo aver letto qualche recensione positiva qua e là sul web e avergli dato un'occhiata in libreria, anche se poi ho preso on-line la versione in brossura, naturalmente più economica rispetto a quella rilegata, e sufficiente a mio parere in rapporto all'impatto del libro, che in fondo non è tra i nostri più gettonati.
Ma, a parte la scarsa fantasia dimostrata nella scelta del titolo dai due autori, quel che mi ha colpito è stato l'approccio molto simile nell'affrontare il problema, e poi il fatto stesso che esistessero due libri che si ponessero l'obiettivo di far riflettere i bambini su un loro stato d'animo tanto naturale quanto a volte al di fuori dal loro controllo, e in certi casi, soverchiante.

Il fatto è che prima di avere Mimi, non avevo mai pensato che la rabbia potesse rappresentare un argomento di discussione e riflessione, nè un elemento talmente presente nella vita di un bambino da dover addirittura diventare oggetto di strategie per affrontare il quale.
Poi è capitata questa figlia da mille litigi al giorno (in effetti il periodo in cui i due librini furono acquistati, tra i 18 mesi e i due anni, fu davvero di fuoco, e non passava giornata senza infiniti pianti e urla e nervi a pezzi), che di punto in bianco nel giro di pochi mesi mi si era trasformata nell'incredibile Hulk, e non è strano che sia io che mia madre, all'insaputa l'una dell'altra abbiamo avuto la stessa pensata, di prendere cioè in contropiede quella rabbia, attaccandola dal lato per il quale Mimi si mostrava più abbordabile e docile: la lettura.

Ora c'è da dire che, per quanto simili, i due libri si riferiscono secondo me a due età un poco diverse.
Il primo forse può essere adatto a bambini intorno ai due anni, ancora poco avvezzi a letture articolate su più livelli interpretativi, con una storia molto semplice, un testo ai limiti della didascalia.
Il secondo forse richiede una capacità di estrapolare dalla storia che appartiene ai bimbi già intorno ai tre anni, che iniziano inoltre ad essere in grado di ragionare sopra i loro comportamenti e in parte, se aiutati e guidati con pazienza dai genitori, anche a tentare di modificarli.
Noi ci stiamo lavorando da entrambe le parti, perché mi ritrovo molto spesso a pensare che le mie risposte alla sua rabbia finiscono troppe volte per approdare in atteggiamenti a loro volta violenti: urla, minacce, ricatti, lunghi rimproveri, umiliazioni verbali (quando fai così sei proprio piccola!), talvolta bruschi allontanamenti da me che la gettano nella disperazione più totale.
Non è facile, dunque, fronteggiare la rabbia nelle sue derivazioni più tenaci e recidive, non solo da parte dei bambini che la vivono dall'interno, ma neppure per un genitore che si trova nel difficile e duplice compito di fronteggiarla dall'esterno, offrendosi come punto di appoggio per il piccolo in balia dei propri impulsi distruttivi, e di gestire la propria, fornendo quindi un immediato esempio comportamentale su come dominarla e gestirla anche nelle situazioni più critiche.
Diciamo che da questo punto di vista i due libri possono costituire anche un riferimento per quel genitore che cerchi risposte positive da proporre nei momenti di crisi da furia infantile.

In questo senso i due libri offrono risposte simili ma differenti.
Nel primo libro due coniglietti Marco e Lisa giocano insieme, ma il crollo della torre che stavano costruendo fa infuriare Marco, che inizia a dare sfogo alla sua rabbia tirando calci a destra e a manca.
La crisi viene superata quando Lisa decide di allontanarsi un po' e di dedicarsi per conto suo ad un'altra attività, dalla quale ben presto anche Marco si lascerà coinvolgere, dimenticandosi semplicemente i motivi della sua precedente rabbia.
Nel secondo libro Roberto torna a casa di pessimo umore e dopo una serie di rispostacce viene mandato in camera sua dal papà. Qui la rabbia accumulata esplode finalmente e prende la forma di un rosso bestione che inizia a dar sfogo della propria forza distruttrice mettendo a soqquadro la stanza.
A un certo punto, allarmato dai danni che quel bestione stava combinando, è Roberto stesso a porre un freno alla "cosa", che viene cacciata dentro una scatola, permettendo così al bambino di rimediare ai guai combinati.

Il primo racconto, di una semplicità disarmante, credo si rivolga a bambini ancora piccoli, per i quali l'esplosione subitanea di rabbia può essere dettata da un episodio frustrante, nel gioco per esempio, che vanifica l'impegno profuso alla realizzazione di un certo obiettivo.
Conosco. Lo faceva anche Mimi quando era più piccola, ogni volta che le si proponeva un gioco che non era capace di utilizzare. Lo ha fatto a un anno con la mousebox, lo ha fatto fino a pochissimo tempo fa con le costruzioni da impilare. Lo faceva quando voleva ma non riusciva a infilarsi e sfilarsi da sola scarpe, giacca o altro. Le mancava la pazienza di imparare dai propri errori. Le saltava la mosca al naso e buttava tutto all'aria.
Ma poi con l'aumentare delle proprie capacità manuali anche questa fase è passata.
Devo dire che il suggerimento del libro di ignorare e passare ad altro, finchè il bambino non si distrae interessandosi ad una qualsiasi altra attività proposta indirettamente dal genitore non sempre funziona, ma può essere una strada.
Che il bambino parta invece da questa storia per lavorare sul proprio comportamento mi sembra poco auspicabile a livello pratico, ma forse utile come esemplificazione a posteriori di situazioni fin troppo note in cui rivedersi, e iniziare a capirsi.

La storia di Roberto è un pochino più complessa perché intanto la rabbia nasce da uno stato d'animo rancoroso che va in crescendo, e non da un singolo episodio, come è tipico di bambini che già iniziano a saper dominare i propri impulsi, ma poi "sbrocca" tutto insieme e si materializza in un essere al di fuori di lui. Non credo che questa metafora sia di facile comprensione per un bambino, neppure dell'età della mia (3 anni).
Infatti credo che il significato della storia lo abbia poco "afferrato" fino a poco tempo fa.
Poi di recente lo abbiamo ripreso in mano e ci abbiamo un po' ragionato sopra.
Le ho spiegato che a volte, quando uno è tanto arrabbiato, può fare delle cose proprio brutte, che non vorrebbe fare mai, come se ci fosse un mostrone dentro di lui/lei che le facesse al posto suo, e quel mostro noi lo chiamiamo "rabbia".
Come per Roberto anche a noi capita a volte di non essere in grado di fermarlo subito, ma appena riusciamo a farlo, dobbiamo sforzarci di rimandarlo nella scatola e ritornare sereni e sorridenti al vivere civile, prima che faccia troppi danni.
Capire, ha capito. Credo ci si sia identificata molto: "La mia labbia è nela. Quella di Lobelto è lossa" ha detto (e credetemi se vi dico che la sua è nera per davvero). Del resto è una bambina che riflette molto sui suoi comportamenti e ci ritorna sopra, ci ragiona a voce alta cercando risposte e capisce quando sbaglia.

E per quanto riguarda il "vai in camera tua e ritorna solo quando ti sarai calmata": ci ho provato e funziona abbastanza. Impedisce a me di trascendere, permette a lei di decidere da sola quando crede di essere in grado di affrontare di nuovo il mondo delle ordinarie relazioni umane, e insieme legittima entro certi limiti il suo stato emotivo. Succede a tutti di perdere il controllo, e va bene.
Del resto se la rabbia esiste, avrà pure una qualche utilità nell'economia della sopravvivenza della specie e dell'individuo. rappresenta forse un meccanismo di autodifesa del nostro amor proprio.
Il problema è solo non permetterle di impedirci del tutto di vivere, essere capaci di riporla "nella scatola" una volta dato sfogo alle nostre pulsioni distruttive. Capire che possiamo entro certi limiti dominarla, credo aiuti molto la considerazione di sé, e della propria autodeterminazione, senza inutili indugi sul come ci si deve comportare e sensi di colpa annessi e connessi.

In definitiva: due librini senza troppe pretese, che mi sento di consigliare a quei genitori che brancolino disperati tra le maglie degli scoppi d'ira non sempre giustificati, previsti o arginabili dei loro bambini che crescono, quando la rabbia è un ospite abituale e scomodo...

E dopo questo ennesimo pippone pedagogico, eccovi qui di seguito l'accattivante recensione tratta dalla libreria virtuale di Mimi. Enjoy yourself!

L'ira funesta cantami o diva. Ovvero: il ruggito del coniglio mutante.

Marco e Lisa, due simpatici coniglietti umanoidi, giocano in giardino: vogliono costruire una torre altissima, ma l'impresa non è facile come sembra... All'ennesimo crollo della sua grande opera, Marco perde il controllo dei suoi deboli nervi di roditore, tramutandosi in terribile coniglio mutante distruttore.
Lisa corre ai ripari: riuscirà a sedare la furia distruttrice del suo amichetto?
Conturbante epopea esistenziale, ispirata, come sembra, al celebre super eroe mutante noto come l'Incredibile Hulk,vittima di inarrestabili eccessi di verde bile. Ma il filone dell'eroe furioso affonda le sue radici ben più indietro nella storia della letteratura universale: dal divino Achille, al paladino Orlando, fino ad approdare alle più moderne nevrosi sociopatiche e omicide di Taxi Driver, la rabbia repressa è la vera protagonista di questo ameno libriccino, da considerarsi una sorta di psicodramma della violenza per i lettori più piccini.
(NB: oh, non è che dovete prendere sul serio tutte le idiozie che scrivo, eh!)

Suster per: i venerdì del libro.

Vedi anche le nostre precedenti recensioni su: Libri di pupa