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lunedì 17 giugno 2013

La grande paura.

Eccoci qua. Le pupe son crollate.
Il pomeriggio al mare, pizza gelato, poi di corsa in città, stasera c'è la Luminara.
Malgrado lo sforzo immane siamo riuscirti a vedere solo i fuochi di mezzanotte, di sguincio, ché sul Lungarno c'era tanto di gente da svenire prima ancora di provare a penetrare la cortina umana a suon di ruote di passeggino sugli stinchi.
- Certo che portare bambini così piccoli in mezzo a una tale confusione ci vuole un bel coraggio...
Faccio finta di non sentire e tiro dritto.
Mimi crolla sulla via del ritorno, piangendo stanca per il mancato palloncino.
La piccola è crollata già dal mare.
La guardo dormire, le palpebre sottili che sembrano quasi trasparenti, i lineamenti perfetti.
Se sapesse, la signora che ha parlato, quello che mi porto dentro, oggi.
Potrebbe essere tutto come ieri ma non lo è.
In casa entriamo e si soffoca.
Apro le finestre: entrano rumore di traffico, sirene d'ambulanze e profumo di gelsomini.
Zanzare a go go.
Crollato anche il padre.
Tanto vale buttare giù un po' d'inquietudine.

In quel momento sembra che tutto di botto si fermi.
Invece no: sei tu che sei ferma, immobilizzata, paralizzata dal terrore.
Stringi lei al petto e dondoli frenetica, ma non ti esce una parola dalla gola, forse tremi, hai gli occhi sbarrati, senti il cuore che ti batte forte.
Lei piange, di un pianto che ti trapassa l'anima più e più volte, e vorresti piuttosto morire te che sentirlo.
E' un momento lunghissimo che tu continui a stare immobile, come chi stia tentando invano di fare un passo indietro. Come se il tempo si potesse riavvolgere e non si può.
Come se facciamo finta che non è successo niente. Una distrazione. Una stupida distrazione.
Ho sbagliato: la rifacciamo questa scena? Io non mi muovo finché non si torna indietro.
Ma invece nessuno ascolta.
Ho sbagliato ho sbagliato: vi prego un'altra chance!
Invece no.
Come vorresti non esser stata tanto superficiale e stupidamente distratta.
Ma è successo, e tu sei lì, nel momento del dopo, dell'immediato dopo, che non riesci a capire quanto sia durato, trapassata dal suo pianto, la gola serrata, bianca come un cencio.
E'stata colpa mia, cazzo, e ora?
E tuo malgrado continui a risentire quel tonfo, che già da solo basterebbe a farti perdere qualche anno di vita. A rivederla a terra, come un pupazzo rotto.
Sei in un istante cosciente di un sacco di cose, e maledici la tua trascorsa incoscienza, la tua idiota incoscienza.
E riconsideri in un lampo tutto il tempo, pochissimo, che avete avuto insieme finora, e come ti potresti essere giocata per sempre, una volta per tutte, tutto quello restante, da qui in poi, per un attimo di incoscienza, perché ti sei voltata a sciacquare l'asciugamano nel lavandino.
Ma era solo cacca, perdio! era solo un po' di cacca, non potevo aspettare?
Oh, vita mia, dimmi che va tutto bene, ti supplico, non piangere più, dimmi che funzioni ancora tutta come prima, dimmi che sono ancora in tempo per imparare dai miei errori.
La guardo e ha i lacrimoni agli occhi. Ha smesso di piangere perché è brava, e non piange mai a lungo, ma Cristo ne avrebbe il diritto! La guardo tonda tonda, che sembrerebbe di gommapiuma, ma sai che non lo è, che sotto tutta quella ciccia ci sono pure delle ossa ancora non del tutto formate. Che quella cresta di capelli non basta ad attutire il colpo, ché se li tocchi sono fini fini come piume di un pulcino, e lei è fragile e indifesa proprio come un pulcino.

Lei si è ripresa, pare.
Io no.
Non è che mando avanti la solita menata dei sensi di colpa materni per sentirmi dire che sono una bravissima mamma anche se un po' rincoglionita.
E' che quando di colpo, in una stupida mattina, in uno stupido minuto insignificante, ti rendi conto che potresti aver perso tutto, ed essere per sempre infelice, la paura non te la levi di dosso tanto facilmente.
E si dice che la prospettiva di perdere chi ami debba renderti più consapevole della tua fortuna e della tua felicità.
Io invece me lo sento sul collo come una minaccia perenne: attenta che la tua attuale felicità è fragile e precaria, e in un soffio la perdi.
Come un palloncino che vola via.
Perché la felicità comporta una grande responsabilità. Non sia data a chi è distratto, o incosciente, o superficiale.
Questa paura oggi mi si è attaccata addosso, e ancora tremo dentro, malgrado l'aria di mare e il sole, e lei che poi ancora mi sorrideva, ma non ha più voluto esser lasciata sola.
Chissà cosa si prova a precipitare nel vuoto a due mesi e mezzo.

Diciamo che ho avuto culo.
Ma tremo per i tanti altrimenti ben meno indolori.


venerdì 19 ottobre 2012

Comportamenti domestici anomali e loro possibili cause. Uno studio antropologico.


Ottima intuizione, direi, quella di mettermi a fare "il cambio dell'armadio" col caldo di stamani!
Ma tranquilli, non vi delizierò con la cronaca accurata dei miei inscatolamenti e sali scale e scendi scatoloni, e svuota cassetti, e dividi per mucchi:

  1. "roba estiva da mettere via",
  2. "roba troppo invernale e prematura da mettere in stand-by",
  3. "roba che con la stagione ci siamo ma che non mi ci entra manco una gamba da mettere in speranzosa attesa indeterminata"
  4. "roba che non avrei mai pensato avrei utilizzato più, ma che a quanto pare mai dire mai"
  5. "roba che finalmente conoscerà il cassonetto, dopo un soggiorno decennale nei miei meandri domestici".

E nemmeno vi delizierò con la terrificante fase "camerino di prova", quando il mucchio di roba di cui alla categoria 3 cresceva vertiginosamente inglobando pure i capi in cui riponevo disilluse speranze. Che poi quando è stato il momento di provare i maglioni peggio mi sono sentita, e allora sì che c'è stato da sudare. Lasciamo dunque stare, e per oggi rimandiamo pure il cambio di roba della pupa, che non è mica detto che un piccolo guardaroba dia problemi minori rispetto a uno grande.
Per esempio io il sistema di taglie per indumenti infantili non l'ho mica ancora del tutto metabolizzato in due anni e rotti di pratica.
Perché a un tratto gli abiti di taglia 2anni diventano enormi? E perchè la gente ha iniziato a regalarci abiti taglia 3anni saltando a piè pari la 2anni? E perchè le dimensioni dei suddetti abitini di medesima taglia variano anche di 15 centimetri col variare delle marche?
Fatto sta che nei cassetti della pupa c'è da impazzire, e sono costretta a vestirla ancora con il suo guardaroba dei 18mesi, visto che il 24mesi è prevalentemente costituito da capi estivi e come detto nei 2anni ci nuota... magari è un po' modello zompafosso, ma per ora ci adattiamo.

Giusto per specificare un poco di cosa si sta parlando quando vi parlo di "sindrome del nido".
Non è quella cosa che fa la pupa quando non ha voglia di andare al nido, cioè interpretare a meraviglia la parte della piccola Regan ne L'esorcista.

Trattasi invece di una serie di comportamenti e pulsioni anomale variamente giustificabili, ma che si tende a spiegare facendo riferimento in genere a uno stato di consolidata consapevolezza della propria gravidanza.

Il soggetto in questione in questi casi inizia a provare insofferenza e/o idiosincrasia per la casa in cui vive pacificamente da svariati anni, consulta ossessivamente annunci immobiliari cartacei e on line, perde sonno e salute psicofisica per star dietro a suoi standard abitativi difficilmente realizzabili, ed è sporadicamente colpito da raptus di riordino forsennato, pur sapendo che trattasi di impresa disperata.
Vuota armadi, setaccia vecchie carte e gode quando riesce a buttarne via una cospicua percentuale, spazza dietro a frigoriferi, si ripromette di dichiarare guerra alle ragnatele ed escogita nuove sistemazioni innegabilmente più logiche e gestibili per conservare oggetti di uso quotidiano, documenti e altro materiale di importanza vitale, di cui immancabilmente non riuscirà  rintracciare la nuova sede nel momento in cui ne avrà urgente necessità, e perderà giornate intere a buttare di nuovo all'aria tutto nel disperato tentativo di venirne a capo.

Ora però non è detto che tutte le donne in stato di gravidanza debbano necessariamente essere affette da tale pericolosa forma di psicosi.

Diciamo che una delle concause che può aiutare un suo manifestarsi è l'assenza prolungata di una pupa di due anni da casa, che giusto da pochi giorni ha iniziato l'inserimento al nido nel tempo pomeridiano, cosa che da un lato sgravia il soggetto in analisi da un serie di oneri gravosi, quali l'addormentamento diurno di detta pupa, sempre più lungo e combattuto, sempre più difficile da portare a buon fine e sempre più tardi. Dall'altra comporta nel soggetto in esame uno strano senso di vuoto esistenziale, un languore se vogliamo, accompagnato da dubbi amletici quali: "Ma sarà proprio necessario lasciarla lì tutto questo tempo visto che in fondo non ho una mazza da fare?"
E allora ecco che scatta la sindrome autogiustificante per attenuare forse il senso di colpa matterno neppure troppo latente.

E' che il soggetto in questione inizia a chiedersi come farà a gestire con panza un trasloco totale di tutto  ciò che possiede se dovrà anche star dietro al recupero della pupa dal nido e ai suoi sonni pomeridiani, e anche un poco teme il momento in cui dovrà gestire un pupo appena sfornato in concomitanza con una riottosa e scalpitante pupa lanciata sui due anni, e così alla fine, dopo una combattuta lotta interna e ripensamenti vari, ha deciso di provare con questa cosa del tempo pieno, giusto per veder come va.

Lei del resto, la pupa, pare che per ora si diverta un mondo a dormire al nido, con la sua amica Emma, e che finalmente si riesca ad addormentare ad orari decenti, e a svegliarsi a metà pomeriggio, quando ancora c'è luce e tempo a sufficienza per sfruttare un poco la giornata e stare all'aperto, e non al calar del crepuscolo, e la sera riesca infine ad andare a letto finalmente ad un'ora degna di una bambina di due anni, e non di un'adolescente scapestrata, e in fondo credo che ciò sia un bene, almeno finché dura.

Che poi questo c'entri qualcosa con la sindrome del nido, è ancora tutto da dimostrare.

CVD

domenica 23 settembre 2012

Non aprite quel frigo. Ovvero: ma vaff...


Approfitto della circostanza straordinaria che la pupa stia leggendo librini con suo padre, il quale ha pure detto che oggi vorrebbe metterla a letto lei. Sorrido tra me un po' scettica, ma li lascio fare, sperando sinceramente in un successo, chè ultimamente le nanne sono diventate un supplizio per me, che vorrei scivolare nel sonno assai prima di quanto non riesca a far fare a lei.
Approfitto quindi dell'insperata pausa per aggiornare queste pagine con un'importantissima conquista della pupa. Come posso non tenerne traccia?
La pupa da un po' ha imparato ad aprire il frigo da sola, e ha anche preso l'abitudine di servirsi da sola, tipo che ieri l'ho sorpresa a divorare a mozzichi un pezzo di caciottina come fosse una Kinder Delice mentre incurante continuava a trafficare con i suoi pupazzi in fila sul bordo della vasca da bagno.
Tipo che ogni tanto mentre, tipo, io sto raccogliendo il bucato o facendo dell'altro, arriva trionfante brandendo il parmigiano e dicendomi: "Mamma, guadda: ho p'eso il pammiggiano!" "Brava, Mimi, bravissima. Ora mettilo a posto però eh!"
Insomma: fossi una mamma montessoriana sarei strasoddisfatta di me, anche se per la verità io non ho fatto niente per facilitarle il compito di fare da sola, e quella è testarda peggio di un mulo e quando si mette in testa di fare qualcosa da sola non c'è bisogno di incoraggiarla, ma non c'è nemmeno alcun modo per dissuaderla, se mai.
Ma insomma, so' soddisfazioni quest... 'Azz!
Ma cosa c'è qui? Dove cacchio mi sono seduta? Ma porc...!
NOOOOOOOO!

"Mimiiiiii! Chi ha spalmato la Rubiola sulla sedia?!"
"Pantumen!"

martedì 17 aprile 2012

Roba da gatti e... il rispetto per il lavoro altrui.

OK, per una volta lo faccio.
Del resto co'sta pioggia i panni ci hanno messo un secolo ad asciugare.
E poi che ci vuole? Giacché la pupa guarda i video su you-tube per conto suo ed è presissima a scegliere il prossimo da far girare nel pc...
Per una volta facciamo le cose per bene.
Tanto lavorare a ritmo di 44 gatti e Valzer del moscerino è una goduria.

- E' finito vidio!

Oh, sì, aspetta che ne mettiamo un altro.
Mi allontano due secondi, volto le spalle... (Eh, sì: grande errore l'abbandono di campo!)

...

E tu? che hai deciso di fare?
No sai, non è che io voglia disturbare i tuoi sonni così concentrati, caro Zorro.
Come se poi stessi lì a dormire da un'ora: lo so bene che ti sei appena accomodato.
No, perchè sai, due secondi fa qui sopra stavo facendo altro...



Beh, cos'è quell'espressione sorpresa e un po' scocciata? Come se cascassi dalle nuvole!
Se non lo sapessi ci crederei anche, ma sono strasicura che due secondi fa tu qui sopra non c'eri.
Oh, poi capace che mi sbaglio io...

Ma allarghiamo il campo, dunque, e vediamo se i fatti danno ragione a me o a te:


...Ancora un po', che non si capisce bene il contesto: allarga, allarga...


Eccola lì la prova!
Allora è vero: stavo proprio stirando! Non è stato tutto un parto della mia immaginazione!
Come la mettiamo caro mio?


Lo vedi che mi sei un tantino d'intralcio? No, scusa: hai ragione anche tu, ma, come dire, con tanto spazio intorno, proprio qua?
Non è per fare la guastafeste, ma proprio non mi riesce continuare se tu... ti dovrò chiedere di alzarti.
Senza rancore eh! Amici come prima? Niente di personale, inteso...

...

(Mah, chissà se se l'è presa...)
Ma andiamo avanti... Che c'è Mimi, mettiamo Heidi?

...

'Zzarola: Zorro!




Questo si chiama mobbing!

E allora? Guarda che ti vedo: non fare il vago!
Il mimetismo non è ancora perfetto. Prova ancora, sarai più fortunato.

...

Puff! Pant! E' stata dura ma ce l'ho quasi fatta.
Toh! Mi squilla il cellulare: andrò a rispondere.

...



...Potevi dirlo se ti piaceva quella tutina viola...

***

Zorro ci teneva a partecipare a: Roba da gatti, la rubrica del martedì che barcolla ma non molla.

Questa settimana Roba da gatti di:

(Grazie, o mie volenterose seguaci!)

martedì 10 aprile 2012

Roba da gatti: a noi (ci) piace... (riaverti qui)

(Dedicato a Panzumen, che non perde il vizio, perché non si dica che non l'amiamo).

A noi piace, in primavera, con le prime soleggiate e le brezze fresche, i rovesci e le improvvise gelate, a noi piace vestirci di peli. Peli grigiolini. Ci piace cospargercene corpo e abiti, ci piace tappezzarcene i pantaloni un tempo neri.

A noi piace, in questa stagione di aria nuova, respirare a pieni polmoni, inebriarci le nari di peli di gatto, inalarne a più non posso. Ah! Noi godiamo dell'aria di casa, satura di peli felini, che ti procurano quel pizzicorino ridente, quello scherzo di asma, quella divertente asfissia...

A noi piace da matti, mangiare grandi quantità di peli di gatto. Ci piace ritrovarceli galleggianti sulla superficie delle nostre bevande, vederceli appiccicati al fondo del piatto una volta data l'ultima forchettata di farfalle al pesto di zucchine, ci fa impazzire vederli veleggiaare sulla nostra succulenta cosciotta di pollo...

A  noi piace impastare farina e peli di gatto, infornare peli di gatto ben incorporati a quella che diventerà la nostra torta di pere e cioccolata, vanto della nostra cucina, ci piace in maniera indescrivibile vederne spuntare di quando in quando qualcuno dalla nostra appetitosa fetta di torta.

Perciò, Panzumen caro, non è certo per l'esubero danzante e svolazzante del tuo aereo pelo in giro per la nostra lustra dimora, che oggi ho deciso di rastrellarne un bel po'...



E non guardarmi così: lo so che godi come un riccio a farti strigliare quel tuo manto da yak siberiano!




Ho solo pensato che con quel che costa il feltro in merceria al giorno d'oggi, farne scorta casereccia non può certo guastare: capace che lo userò come imbottitura del mio primo gatto di pezza homemade.
Ché qui si ricicla alla grande (tempi di crisi, tempi bui), e non si butta via niente!


Come ti senti bello, ora, eh?

Roba da gatti, la rubrica del martedì che ogni tanto ritorna.
Partecipate numerosi!

Questa settimana Roba da gatti di:

lunedì 5 marzo 2012

Qui.


Pensieri sparsi del rientro si susseguono nella mente. Il giorno fatidico è stato un turbinio di annotazioni su cose che "dovevo fare".
Ritornare in quella che considero casa mia constatando di essere stata via ben due mesi è a tratti surreale.
Per esempio:
  • entrare in casa e, a parte la puzza di chiuso e lo sporco che ti aspettavi, trovare l'albero di Natale ancora montato, quando già aleggia nell'aria Primavera, ha un effetto inspiegabilmente deprimente (prendo nota: affrettarsi a disfarlo).
  • Avere la sensazione di sospensione nel tempo: ma coma marzo? Dove sono finiti gennaio e febbraio?
  • Non ricordavo che casa nostra facesse così schifo così tanto schifo.
  • Non ricordavo che casa nostra fosse così piccola.
  • Non ricordavo... così incasinata.
  • Qualcuno lassù deve essersi scordato di mandarci l'inverno quest'anno (scusatemi, io nevicate sul livello del mare e temperature siberiane un po'ovunque me le sono perse).
  • Ma dov'è che tenevamo le pentole piccole? (Ah, già: dentro il forno).
  • Ma dove tenevamo il tegamino per il latte? (Ah, già: appeso sopra al lavandino).
  • Ma dove sono finiti tutti i bicchieri? (Ah, già: il crollo del ripiano).
Riprendere i contatti. A poco a poco, onde evitare shock, come quando devi svegliare un sonnambulo.
Due settimane a Roma e sono riuscita a mala pena a vedere la mia amichetta, che abita alla distanza minima sindacabile da casa mia, per gli standard della città; due giorni a Pisa mi sono bastati per incontrare e scambiare convenevoli con:
  • la panettiera;
  • il "ragazzo" della macelleria;
  • il dottore libico di ritorno da un master in Spagna;
  • l'amica che non sentivo da mesi e che credevo in Australia;
  • l'ex collega di lavoro di anni fa che ora lavora in nota libreria della città;
  • la vicina del piano di sotto;
  • la dirimpettaia signora Mimma;
  • il Vichingo della lavanderia.
Lavorare in incognito in questa città sarebbe impensabile.
Molte cose sono rimaste uguali, chissà perchè pensavo dovessero cambiare. Molte però sono cambiate, a cominciare dalla bambina che si aggira per casa, che già arriva a prendere da sola il bicchiere con il succo di frutta da sopra il tavolo, e a rovesciarselo addosso, per la quale i giochi e le abitudini che avevamo prima sembrano non andare più bene: occorrerà ritarare il tutto.

Constatare che:
  • l'80% della posta è costituita da bollette insolute, solleciti di pagamento, intimazioni e minacce se non paghi subito.
  • L'addebito sul suo c/c non è andato a buon fine (strano: sarà mica perché era vuoto?) e quindi le comunichiamo l'interruzione del servizio internet.
  • Cavolo: sono senza rete.
  • Ma dov'è che tenevo le fatture?
  • La pupa ha praticamente più libri di me.
  • Che strano essere solo in due...
  • Come se avessi perso dei pezzi per strada (Hasuna in Libia, Panzumen a Roma)
  • Io, Zorro e pupa ce la spasseremo.
  • Il frigo pieno d'acqua e muffa da pulire.
  • Il frigo per la lunga inattività è impazzito: crede di essere un congelatore. Le mie zucchine sono diventate stalattiti, la rubiola di pupa un sorbetto al formaggio.
  • Prima cosa domani: fare la spesa.
  • Chissà se mi hanno rubato la bicicletta.
  • Accidenti: d'ora in poi non possiedo più un'autovettura (sarà dura).
  • Ma come faceva prima tutta questa roba a stare nei cassetti?
  • Basta: domani svuoto gli armadi e butto via il superfluo.
  • Cosa ci fa una sega da legno sulla cucina a gas?
  • I vestiti della pupa sono diventati piccoli: urge corsa agli sgoccioli dei saldi.
  • Le piante invocano acqua.
  • Devo ancora cambiare il calendario
  • Domani mi compro un'agenda (saranno ancora in vendita?)
  • Non ricordavo di aver lasciato tutti questi panni da lavare... (Hasunaaaaa!)
  • Acc'! La lavatrice è ancora rotta! (Strano non si sia aggiustata da sola nel frattempo).
  • Domani devo andare in lavanderia.
  • Ma siamo proprio sicuri che la casa era davvero così piccola?
  • Possibile che non ci sia una sola sedia che non sia rotta?
  • Che bello però, è quasi primavera.
  • I cinesi del piano di sotto sono diventati un miliardo (quindi ora nel mondo dovremmo essere arrivati a 7 miliardi...)
  • Chissà se poi sono davvero cinesi o da chissà dove in estremo oriente?
  • Però salutandomi han detto "buongiolno", quindi a rigor di logica...
  • Questo non significa niente, comunque è bello trovare ancora gente che quando ti incontra per strada ti saluta.
  • Sarà vero che i cinesi mangiano i gatti? (Zorrooooo!)
  • E meno male che non mi ritengo un persona con pregiudizi razziali.
  • In ogni caso sarà meglio tenere d'occhio Zorro.
  • Ci mancherà Panzumen (Naaaaa!)
  • E ora mi cerco un lavoro! (Ah ah ah!)
  • Ma come faccio a cercarlo se non ho la connessione (eh, oggigiorno signora mia, se non usi il computer, sei tagliato fuori!)
  • Il rientro al nido sarà doloroso.
  • Anche il mio maldischiena (ben tornato, dove sei stato?)
  • Toh, anche il catarro della pupa (ci eravamo salutati in Libia, se non sbaglio... qual buon vento? Ah, già: il vento!)
  • Tutto sommato è bello essere a casa.
  • Tutto sommato è bello il nostro Paese.
  • Anche il nostro clima, malgrado l'umidità.
  • La nostra gente invece sarebbe più bella se sorridesse un po' di più (' cazzo ti sorridi, co' sta crisi?)

Quando manchi così a lungo da un posto riesci ad apprezzarne anche gli aspetti che altre volte hai mal tollerato...

Stralci di conversazione per strada, un accento che ora mi suona insolito, argomenti intuibili, sempre i soliti:
- O quant'ha?
- Quindici'anni, sicchè, tu poi capì...

- Eh, d'altro canto co'sta crisi...
- Oimmena, che llavori!

Toh, guarda: hanno finito i lavori davanti all'ufficio postale. Non credevo ce l'avrebbero mai fatta (Dio è grande!)
Beh, così è una figata! (A presto servizio fotografico... ah, no: non ho la fotocamera, dimenticavo).
In una sola mattinata svolta la metà delle commissioni che mi ero riproposta, a Roma non ne avrei fatta mezza.
Amo questa città!
E' bello essere a casa.

giovedì 22 dicembre 2011

Cronache dalla lavanderia.


Non lo avrei creduto. Andare a fare il bucato in lavanderia non è poi così male.
Mi ci potrei abituare, di più: affezionare.

Non fosse per qualche contrattempo imponderabile.
Il tipo cingalese in mutande che ha messo nel carico anche i pantaloni che aveva indosso e aspetta che ora finisca il ciclo dell'asciugatrice. E tu allora vai  a farti un giro, e poi ripassi, tanto per non metterlo in imbarazzo, o per non metterti in imbarazzo, che è strano in effetti trovarti in un ambiente chiuso in compagnia di un estraneo in mutande per un tempo piuttosto prolungato senza avere apparentemente nulla da fare che constatare l'imbarazzo della situazione.

In genere parto col bustone nel portapacchi della bici già quando porto la pupa al nido, per ottimizzare. Così oscilliamo sotto il peso del carico paurosamente a ogni spostamento d'aria causato da un'auto che passa superandoci un po' troppo da vicino.
Mollo lei e porto il bucato, che a quell'ora in genere non trovo il titolare in loco, ed è meglio, come direbbe Quattrocchi, così avvio il ciclo e me la squaglio. In caso contrario il brav'uomo, un vichingo di un metro e novanta dalla folta barba fulva, mi intratterrà per una buona mezz'ora ad illustrarmi i vantaggi di un buon candeggio, e allolra tanto vale aspettare che il ciclo si concluda e arrivederci.
Peccato che ogni volta che tento la toccata e fuga incorro in una o in una serie delle seguenti situazioni in combinazione varia tra loro:
A- mancanza di monete sufficienti ad azionare le macchine, nella scomoda necessità di spicciolare una banconota da 50, che ovviamente il bar accanto non vorrà cambiarmi, perchè siamo appena a inizio mattinata e loro necessitano resti;
B- il distributore di detersivo monodose non eroga la dose di detersivo come dovrebbe, e io, ovviamente, non me lo sono portata da casa;
C- la macchina è carica, la moneta è disponibile, il programma viene impostato, ma... sbaglio a selezionare il numero della mia lavatrice e così mi tocca spostare il carico in quella vicina, e soprattutto travasare il detersivo (liquido, ovvio) dall'uno all'altro cestello, perchè non ho modo di procurarmene dell'altro al momento, assammarando tutto il pavimento e le mani;
D- ovviamente non ho con me fazzoletti per rimediare all'inguacchio;
E- ovviamente il lavandaio si fa vivo proprio mentre mi trovo in tale penosa situazione, con i panni mezzi di qua e mezzi di là, mutande sparse in giro, e le mani grondanti marsiglia liquido (scusi non è che avrebbe uno straccio per pulirmi?)

Fortuna che i miei lavandai sono persone gentili e comprensive.
Non li mollo manco per sogno.
Peccato che il socio del vichingo sia un tantino marpione, e la cosa mi mette in un certo imbarazzo: non sostengo i complimenti marpioni, io, entro in confusione e finisco a fare la figura della fessa.
Per questo a volte corro ai ripari portandomi dietro la pupa.
Lui è rimasto un po' interdetto:
- Sei una mamma molto giovane!
- Insomma, mica tanto.
Faccio io, screditandomi, ma evito da aggiungere altro.
- Proprio una bella mamma, se è lecito.
- Insomma, mica tanto. (Cavolo, credo di averla già usata questa frase!)
Altre volte tenta l'approccio amichevole.
- Posso chiederti come ti chiami, se è lecito? (Questo chiede sempre se è lecito, ossessionato dalla legalità) Io sono Antonello.
E che fai, non glie lo dici? Ma perché se lo sta segnando sul cellulare? Nel frattempo me la squaglio.

Se andiamo in serata, è facile che ci troviamo altri clienti, e una gran pozza d'acqua sul pavimento. La pupa si gasa molto, a fare cic-ciac con le scarpe nella pozza, poi a sorprendere i panni che girano negli oblò altrui, e corre corre corre.
- Pupa, fai piano che scivol...
Non faccio in tempo a finire la frase che ho una pupa stesa in terra e urlante nel bagnaticcio del pavimento, e una montagna di panni da ripiegare, occhi disapprovanti che mi sbirciano di sguincio, mentre attendono la fine dei loro cicli.

E poi c'è la signora ecuadoregna che se la becchi è la fine, perchè ti terrà ore e ore a raccontarti lacrimevole la sua storia di sfighe terribili, figli lontani, compagni stronzi e sfruttatori, una vita di duro lavoro e pochi soldi, e insomma, non è che tu non la voglia stare ad ascoltare, ma proprio non ce la fai, oggi, ad affrontare anche lei, e allora ti divincoli e scappi, nel buio della fredda serata, col tuo bustone di panni umidicci da stendere in terrazza, e ti dici: chi l'avrebbe mai detto che qui dentro c'era tutto un mondo a sé?
Quasi quasi mi tengo la lavatrice rotta...
...
   ... Naaaaaaaaaaaa!!!

mercoledì 26 ottobre 2011

Universi paralleli.

Ho capito. Deve esserci un posto, da qualche parte, in un'altra dimensione, dove si rincontreranno tutti (bastardi!).
Quando ero alle medie una volta ci diedero da fare un tema: "Se tu volassi con Astolfo sulla luna, cos'è che vorresti recuperare?" Traccia del piffero: ci ho messo un pomeriggio solo a pensare a cosa scriverci.
Ora credo che ci andrei a colpo sicuro: se Astolfo lassù andava a recuperare il senno perduto dell'amico, io sono sicura che andrei a cercarmi il cratere lunare che ospita la stragrande quantità dei ciucci smarriti.

L'altra sera la pupa stranamente, dopo un pomeriggio da harakiri materno (è che ho visto un servizio di Piero Angela sui samurai, di recente), era di buon umore, e dopo averci allietato tutti a cena con lo sfoggio delle parole nuove appena imparate (un repertorio a dir poco esilarante!) ha preteso che lo zio Ciccio la inseguisse giù per le scale di casa mentre io la trasportavo al piano di sotto al fine di far le sante nanne.
Questo gioco di farsi inseguire la fa sganasciare,  e però stavolta, poiché avevo inserito già lo strumento salvananna, si sganasciava moderatamente, per non perdere l'indispensabile appiglio dentale al buon esito dei suoi sonni.
E però, malgrado le cautele, al termine della galoppata giù per la breve rampa di scale che separa i due piani abitativi, nel circoscritto lasso di spazio di pochi gradini, e dopo una breve mimica di cattura e sbudellamento della preda da parte dello zio, il ciuccio era sparito.
Volatilizzato nel nulla. Cerca che ti cerca, mancava poco che smontassi pezzo pezzo l'incasinatissima rimessa casalinga della nonna, non certo parca nell'accumulare oggetti di cui non riusciresti ad indovinare l'utilità nemmeno dopo accurate indagini di laboratorio.
Ma no: possibile che sia finito in cima a uno degli scaffali della libreria?
Ma dai... Magari è cascato a terra e involontariamente gli ho dato un calcio spedendolo a rotolare sotto qualche credenza.
E allora setaccia carpon carponi ogni decimetro quadro di parquet impolverato, mentre lei, quanta grazia, sale e scende dallo sbilenco pouf handmade di "Nenne", gironzola sbracata in body pendulo e cosce al vento, scivolando sui calzini che si rifiuta di lasciarsi sfilare, slittando sul liscio parquet.
Cerca di qua, cerca di là, cerca di sù cerca di giù.
Impossibile: disintegrato. Smaterializzato.
E ora come faccio a farla dormire?

Si è addormentata lo stesso.
A volta noi madri ci fissiamo su particolari insignificanti. A volte le persone attribuiscono un potere eccessivo a determinati oggetti, convincendosi della loro indispensabilità, e divenendone di fatto dipendenti.
Era un po' che ci pensavo, a come avrei fatto ad eliminare il ciuccio dalla nostra vita notturna, lui, utile tappo, atto a tamponare prontamente sul nascere le crisi di panico repentine della pupa dormiente.
Mi son sempre detta che quando sarebbe stato il momento, l'avrei eliminato in maniera naturale e indolore, senza inutili terapie d'urto.

Fortuna volle che lei stasera si era messa proprio di buon umore: addormentarla è stato un po' lunghetto (mi sono dovuta cantare per ben tre volte tutta La Balena più una quarta contaminando le strofe tra loro e intervallando con mm-mm, più una volta e mezza la Marcia del camposanto), però è stato piuttosto divertente, giacchè lei, libera di adoperare la sua cavità orale in attività diverse dalla suzione, non la finiva più di chiaccherare, sdraiata accanto a me sul suo materassino di fortuna, perché non c'è lettino a casa di Nenne.

Ha fatto un rapido ripasso degli avvenimenti salienti della giornata: "Nenne... nenne, nenne... Nenne!... Pappa... bla bla bla.... Piiiiooo piopiopio! Mamma."
Poi ogni tanto se ne ricordava: "Tutto?" nel senso di ciuccio.
Ma è andata.

Io però non mi capacito. Mi chiedo davvero come sia possibile una simile sparizione totale e irreversibile, e credo di essere arrivata a una conclusione: si deve essere aperto un varco spazio-temporale sulle scale di casa di mia madre, che ha inghiottito il nostro ciuccio.
Mi sembra la spiegazione più plausibile.
Se per caso qualcuno di voi se lo è ritrovato per casa, per una bizzarra aderenza delle membrane dimensionali, vi prego di recapitarmelo al più presto, che come quello non ne fanno più: era l'ultimo esemplare, ora alla COOP ho trovato solo quelli in lattice, quelli anatomici e quelli a ciliegia XXL che lei schifa. E' giallo un po' deteriorato e con dei peletti alla base.
Vi dispiace controllare?
(Va bene emanciparsi dal ciuccio, ma non si sa mai dovesse verificarsi un'emergenza...)


(Postilla rivelatoria)
Ritorna lo zio Ciccio dalle sue serali bisbocce con amici. Si fruga in tasca, nella tasca della felpa verde che indossa, mi guarda con aria divertita ed esultante, e tira fuori... proprio lui: il ciuccio!
Mi ha sempre affascinato come la pseudoscienza della probabilità si prenda gioco di noi e dei nostri ragionamenti logico-statistici. Quante possibilità c'erano che il ciuccio finisse proprio in quella tasca e se ne andasse in trasferta a sbevazzare nei pub della capitale?
Ci avrei giurato che la soluzione del giallo non poteva trovarsi nel polveroso seminterrato di Nenne!

giovedì 13 ottobre 2011

Incidenti di percorso

Aggiornamento flash, per quanto mi è consentito dal mio deficit genetico, che comporta grave carenza di sintesi discorsiva (come mi si fa presente da più pulpiti).
La pupa è caduta, ha battuto la testa e l'abbiamo portata al Pronto Soccorso pediatrico, che fortunatamente si è verificato essere efficiente e rapido, oltre che fornito di simpatica casetta in materiale plastico in cui lei si è divertita un mondo a entrare e uscire affacciandosi alla finestra a fare "cu-ccùùùù!", e appena un'ora dopo eravamo di nuovo a casa, accertato che i riflessi neurologici erano ok, il che significa che il trauma cranico non aveva dato commozione cerebrale, ma io e il padre abbiam dovuto firmare un foglio in cui ci prendevamo la responsabilità di riportarla a casa, malgrado i medici avessero raccomandato l'osservazione ospedaliera per le successive 8 ore, il che significava passare la notte in pronto soccorso e , niente, abbiamo preferito di no.

E comunque non vi dico che situazione rilassante pensare di dover stare per 72 ore vigili e attenti che non si verifichino sintomi sospetti, spie di eventuali versamenti o emorragie interne.
Della serie che è venuto pure a me il mal di testa occipitale per empatia, o forse per l'ansia accumulata ad ogni sonno della pupa: "Non ti sembra che si sia addormentata un filino troppo improvvisamente?" "No, non mi bare" "Aspè, vediamo se reagisce: pupa?" segue ruggito di disappunto per esser stata molestata durante il sacrosanto sonno.
E lasciamo stare la prima notte che l'abbiamo tenuta a dormire in mezzo a noi, per meglio monitorarla, trascorsa in un delirio di continui risvegli e brevi abbiocchi intermittenti, con piedini puntati tra lo sterno e lo stomaco, proprio il punto che amavano prendere a calci ai bei vecchi tempi dell'utero!

Va be': questo accadeva per l'esattezza la sera di lunedì.
Ora sono quasi passate le 72 ore di dovere e sono tranquilla.
Però, ragazzi che botta!
E poi anche doversi sorbire: "Te l'avevo detto che non si era fatta niente. Tu non li hai visti i miei fratelli che botte che danno in testa!"
"Tu non l'hai vista lei come è rimasta dopo la botta, se l'avessi vista ti saresti spaventato pure tu".
Pupa sotto shock ha pianto selvaggiamente per un'ora buona, calmandosi a tratti per poi riprendere improvvisamente con più rabbia e veemenza, ha vomitato il vomitabile, non si lasciava toccare, non ha voluto mangiare, non riuscivo a farla stare in piedi da sola e non riuscivo a capire se riuscisse a coordinare bene i movimenti, infine, distratta con qualche cartone in tv, si è lasciata andare ad un imbambolimento inebetito da cui era difficile distoglierla, la testa tentennante come fosse in trance.
Ma il padre è arrivato dopo circa due ore dalla botta e lei si era completamente ripresa. O almeno così sembrava, ma non è meglio portarla lo stesso per un controllo?
"A quest'ora? Ma è tardi. Che palle, dai. Non lo vedi che sta bene?"

E' così, sempre la stessa storia: madre imbranata che si fa cadere la bambina dal mobiletto del bagno mentre le lava le mani, padre assente che minimizza e polemizza, ma molto di più non fa.
A volte sento il bisogno di una presenza un pochino più forte e complice accanto. Anche un pochino più consapevole di quel che comporti la vita con una bambina piccola e che non liquidi tutto con "fai come ti bare", "dai, non rombere", "oh, che balle che sei!" o "ma non succede niente", visto che non è così, qualche volta le cose brutte succedono davvero, e allora, cosa costa essere un filino più previdenti e cautelosi, e assicurarsi che questa volta è andata bene, invece di dover poi rischiare di dover dire la sciocca frase "Ah, se solo mi fossi preoccupato di fare un controllo in più!".

Ché il nastro non si riavvolge e ogni volta che prendo coscienza del delicato equilibrio per il quale ci troviamo a stare su questa terra e di come sia facile perdere tutto in un soffio, per un attimo di sbadataggine, resetto tutte le mie precedenti convinzioni, mi abbarbico a lei come a una boa uno che non tocca e vorrei dirle che è l'unica cosa importante, che la proteggerò da tutto il male possibile, da tutte le malattie, che avrò cura di lei, mentre invece non sono in grado nemmeno di evitare che una stupida caduta domesticase la porti all'altro mondo.

mercoledì 30 marzo 2011

Tendinite e altre storie...

Questa mano enorme che vedete fotografata è in effetti la mia mano enorme. Non a caso mio fratello Totto mi prendeva in giro per le dimensioni delle mie mani, conformi del resto a quelle dei miei piedi, il quale fratello faceva riferimento in genere a un cartone animato dell'epoca, tratto da noto fumetto della Marvel: gli X-Men, oggetto anche, più di recente, di mediocre lungometraggio cinematografico. Insomma in questo fumetto-cartone, c'era un personaggio, noto Bestia, stimato medico genetista dalle ferine sembianze, assunte in seguito a mutazione genetica (gli X-men sono mutanti NdR), poichè inizialmente figurava come persona ordinaria, ad eccezion fatta per le dimensioni "abnormi" di mani e piedi, appunto, dotate inoltre di particolari capacità prensili. Ecco: io ero bestia, vedete un po' perchè.
Le mie mani enormi nel corso del tempo sono diventati un po' un mio status symbol. Non sono poi così appariscenti, e hanno il vantaggio di assottigliare notevolmente le dimensioni del mio polso (eccezionale illusione ottica).

Ma, ahimè, come dice il proverbio: mano grande, polso debole, e se non esiste il proverbio, me lo invento ora, ad hoc, tanto in Italia mi dicono che si può fare pure con le leggi.

Dunque i miei polsi vantano a oggi: una frattura per parte, la prima all'età di sei anni, in seguito a rovinosa caduta da un'amaca, la seconda a 25, in seguito a rovinosa caduta con i roller-blade (colpa di un dosso), il tunnel carpale, che fa sì che mi formicoli in continuazione il braccio destro ogni volta che rimango per più di dieci minuti ferma in una posizione (come per esempio quando impugno il cucchiaio di gomma della pupa per imboccarla, operazione che richiede in media dal quarto d'ora alla mezz'ora abbondante...), una cisti cartilaginea che va e viene, che mi trascino dai tempi in cui mettevo a dura prova le mie giunture sollevando pile invereconde di piatti da bistecca (sindrome del polso della cameriera), e ora, dulcis in fundo, meraviglia delle meraviglie, (tadàààà) una fantastica tendinite!

Questa tendinite me la trascino ormai da più di due settimane.
Inizialmente pensavo si trattasse di contusione seguita al mio maldestro tentativo di afferrare la pupa che precipitava dal tavolo (episodio di cui vio ho già accennato qui).
Poi di giorno in giorno il dolore cresceva, anzicché scemare, fino a impedirmi di compiere alcuni elementari movimenti.
Dovevo aprire una bottiglia? Atroci fitte.
Sbucciare una mela? Lacrime agli occhi manco fosse una cipolla.
Fare il bidé? Ho imparato a usare la sinistra, come Musulmani e Indù (lo sapevate?).

Quindi tento di porvi rimedio così:
-Hasuna, mi fai un masssaggio al polso? Però fai piano, eh, che mi fa malissimo... Ahi! No, lì no! Piano ho detto! Ahi, ma mi massacri! OK basta, ti ho detto di fare piano, mi stai macellando!
Quella notte sentivo il braccio indolenzito fino al gomito come se mi avessero preso a legnate e pestato ben bene.
Il giorno dopo dolori lancinanti fino alla spalla.

Allo scoccare delle terza settimana (si dice così, no?) mi decido a prendere provvedimenti.
Passo in farmacia:
- Mi fa male il polso: che può essere?
Dà un'occhiata alla pupa nel marsupio, come se stesse identificando un criminale.
- E' lei.
- Come "lei"?
- E' una tendinite che viene molto spesso alle madri. Ho un'amica che ha lo stesso problema: dipende da come prendi la bambina.
- Ok. Che posso fare?
- Ti dò una fascia elastica per tenerlo fermo.
- Grande, eh! Che io ho le mani grandi. Extra-large se c'è.
- Ti dò una media: deve essere stretta se no non serve a niente. Aspetta: misuriamo il polso per essere più sicuri. Va bene una mdia.
(Sì ma io i polsi li ho fini, le mani grandi. Ve l'ho detto o no?)
Infatti quella fascia elastica mi strizzava tutte le dita, che dopo due minuti diventavano paonazze e gonfie per il ristagno dei liquidi e iniziavano a pulsarmi dolorosamente.
E non parliamo della tortura che era infilarla e sfilarla almeno 10 volte l'ora, ogni volta, cioè, che avevo a che fare con acqua/pappa/vomitini/creme per il culo.
Risultato: il mio tendine è uscito allo scoperto. Ormai riuscivo a vederne la linea gonfia che correva lungo il mio avambraccio, dal pollice al gomito. Inutile dire che il dolore era, se possibile, quadrulpicato.

Ma perchè non sei andata dal dottore? Mi chiederete.
Per un sacco di ottime ragioni.
  1. Perchè sono pigra.
  2. Perchè gli orari della mia dottoressa non sono troppo compatibili con quelli della pupa.
  3. Perchè ogni volta che mi ci reco perdo una giornata intera in sala d'attesa a litigare con agguerrite vecchiette sul diritto di precedenza dovuto ai portatori di invalidità a qualsiasi percentuale, informatori farmaceutici, che passano uno ogni due pazienti, e furboni che si portano i bambini appresso solo per saltare la fila, senza contare quelli che: "io devo farmi fare solo una ricetta", e si imbucano, per poi restare dentro mezz'ora, mentre da fuori li senti che: "Oh, carissima! Quanto tempo! E Giovanna come sta? E Piero? E Andrea?". Devo decidermi a cambiarle dottoressa.
  4. Perchè tanto già lo sapevo che mi avrebbe compilato un'impegnativa per un'ecografia, prescritto un antidolorifico e congedato in due minuti e mezzo (non sono mica una paziente storica, io: cosa pretendo, di rimanere dentro due ore a ciacolare?)
E così ho ripiegato sul santo Google, che in quattro e quattr'otto mi ha prescritto:
  • steccare il braccio
  • pomata antinfiammatoria
  • evitare movimenti invalidanti (come per esempio il sollevamento pupa, ma come si fa? Io devo praticarlo un numero di volte variabile dalle 20 alle 40 al dì!)
  • eventualmente impacchi di ghiaccio per non più di 10 minuti al giorno.
Perciò ho riesumato da non so neanche dove la mia polsiera, cimelio delle mie sortite coi pattini (acquistata con grande lungimiranza dopo essermi rotta il polso cadendo scioccamente), ho delegato a Master l'acquisto della pomata, e ho elaborato piani di riserva per ovviare all'inutilizzo del braccio infermo. Come per esempio mettermi dalla parte opposta della carrozzina quando addormento la pupa, che, ricordo, nel suo scivolare verso l'oblio del sonno, ha bisogno di ancorarsi alla mia mano da smaneggiare, operazione che ultimamente, lungi dal procurarmi sollievo, era fonte di infinite sofferenze, soprattutto perchè la mia amorevole creatura, sangue del mio sangue, quando è molto nervosa ha l'abitudine di afferrarmi le dita e di storcermele con malagrazia. Con la sinistra ci mette un po' di più a dormire, ma il mio polso è al sicuro.
E io sto esercitando l'emisfero destro del mio cervello alla collaborazione (fosse per lui, delegherebbe tutto al sinistro: vatti a fidare degli emisferi!).

Va be', dopo questo interessante aggiornamento, non mi rimane più tempo per altre storie, che mi riservo di propinarvi più in là...
Siccome in questi giorni di torpore mentale e fisico sono in vena di foto, l'altro giorno che razzolavo sul letto con la pupa presa dalle sue costruzioni gommose, ho realizzato una serie di interessantissimi scatti, tipo questo, e mi sembra il minimo renderli noti al grande pubblico, prima di cestinarli.

Ma prima di concludere, come in ogni storia che si rispetti, ci vuole la morale (o amorale?).

Dunque, la morale è:
Non ti gloriare dei tuoi polsi fini
prima di avere avuto bambini:
quando mamma diverrai
tutto sul polso scaricherai,
l'onere della maternità
tutta sul tendine tuo graverà.
No, dico: qualcuno ha visto da qualche parte il mio intelletto?

lunedì 28 febbraio 2011

La Suster furiosa. (ovvero: Volevo solo fare una torta!)

Tutto è partito da un'idea.
In sè non era neppure un'idea malvagia... sono le circostanze che rendono pessime le idee.

L'idea era la seguente: visto che ieri era il compleanno di Hasuna, perchè non fare una torta?
In fondo non lo avevo nemmeno festeggiato degnamente.
I regali (e che ragali!) glie li avevo consegnati a mezzanotte mentre lui guardava alla tv notiziari dalla Libia, senza neanche uno straccio di incartamento decente.
La domenica era piovosa e fredda (solita ironia meteorologica, dopo una settimana di sole splendente), la pupa di malumore, la notte era passata insonne (almeno per me, ma un poco anche per lui). Andare da qualche parte non era proprio cosa: ci si prospettava un'uggiosa giornata casalinga a trastullare la bimba con, forse, qualche visita di amici in serata.
Almeno la torta ci vuole.
Fa sempre piacere che qualcuno ti faccia una torta per il tuo compleanno.
E a pensarci non faccio una torta da giugno, quando io e la mia panza di nove mesi ci facemmo una sauna colossale nella nostra cucina surriscaldata dal poderoso forno che la occupa per un buon decimo della sua superficie, e che però ci vuole mezz'ora per accenderlo, tenendo premuta la manopola del gas finchè non si scalda, perchè altrimenti si spegne.
Quella volta era il compleanno di Master. Mi ero fatta due docce per abbassare la mia temperatura corporea e mi ero dovuta cambiare abiti altrettante volte perchè ero in un bagno di sudore e temevo che sarei morta lì, sul pavimento della cucina, con il sangue che mi ribbolliva nelle vene.
Lo shock di quella volta fu tale che non mi ero più dilettata di pasticceria, fino ad ora.
E considerato come è andata a finire ieri, credo che non lo farò più per un tempo altrettanto lungo, almeno fino al prossimo compleanno di qualche abitante della casa, gatti esclusi.

Dunque la decisione era quella di fare una torta, fin qui ci siamo.
Ora l'attuazione.
La prescelta era una torta che lui stesso mi aveva chiesto un po' di tempo fa. Una specie di mia specialità, sottoposta nel tempo a tutta una serie di variazioni sul tema dalla sottoscritta, che di volta in volta si cimentava nell'impresa accorgendosi in ritardo che le mancava questo o quell'ingrediente, e rimediava effettuando sostituzioni in genere piuttosto soddisfacenti.
Anche stavolta ovviamente: così la torta di carote e mandorle si trasformava in una torta di zucca e mandorle, farcita con crema all'arancia (mio colpo di genio sul finale).

Ma mettere in atto il mio piano, come la solito, si rivelò più difficile del previsto.
Come si suol dire, avevo fatto i conti senza l'oste, che nel mio caso era la pupa.

La pupa non ci stava.
Non ci stava buona sul tappeto a rigirarsi i suoi giochini tra le mani mentre la mamma le gironzolava indaffarata intorno.
Non ci voleva rimanere seduta sul tavolo a svuotare il cesto dei limoni: preferiva catapultarsi di lato, battere la testa e piangere.
In braccio alla mamma non le bastava: lei voleva la sua piena incondizionata attenzione.
Il peggio sarebbe arrivato quando la mamma avrebbe azionato il terribile robot da cucina, anche detto IL TRITATUTTO!
La pupa ne è letteralmente terrorizzata, e di questo vi avevo già parlato.
Ma il famoso omogeneizzatore baby comprato on-line, un bel giorno si è fulminato, e domenica scorsa così per tritare le pappine della pupa ne abbiamo dovuto comprare uno nuovo, che non si chiamava omogeneizzatore baby, ma semplicemente tritatutto, ed è molto più capiente, assai più potente, con molti più accessori e funzioni, impiega la metà del tempo a compiere il lavoro preposto, e, soprattutto, è decisamente più silenzioso del suo predecessore dalla brevissima vita. Quindi magari stavolta riesco a convincere la pupa che non è poi così spaventoso. E invece no. Vederla deformare il viso in una smorfia di costernazione e poi di pianto disperato è uno strazio.

Basta: è mezzogiorno. Il padre ha dormito finora. Io mi sono alzata anche stamani alle 6. E' ora che mi liberi del dolce fardello della mia prole per occuparmi seriamente di questa torta.
Mollo la pupa sul letto con il padre e chiudo la porta.
Ora a noi due, torta: trito mandorle, monto uova, grattuggio zucca, sbatto il burro con lo zucchero e infine impasto il tutto, posso finalmente sbizzarrirmi con le mille funzione del fantastico robot-tritatutto. Sto dieci minuti con il dito pigiato sulla manopola del forno finchè non riesco ad accenderlo, a infornare e a raccogliere la miriade di ciotole e ciotoline sparse in giro per la cucina.
Dalla camera intanto provengono le urla di una pupa per niente rasserenata, e quelle di un padre che dopo 20 minuti di spupazzamento già reclama a gran voce l'intervento materno a sedare i pianti accorati.

Suster a sua discolpa potrebbe dire che da due notti dormiva picca e niente, che si sentiva stanca mentalmente, che le urla acute e reiterate della sua pargola le avevano fatto smorcare un fastidiosissimo malditesta, che ancora una volta si era illusa di poter passare una domenica, se non proprio riposante, almeno serena. Fatto sta che Suster non si riconosce scusanti per quello che è successo di lì a poco.
Il padre esce dalla camera e le molla la bimba, andandosi a rinchiudere in bagno. La bimba urla ormai in maniera inconsolabile ed esasperante.
Suster abbozza qualche timido e svogliato tentativo di distrarla e calmarla, ma riesce solo a ottenere brevi tregue presto interrotte da una furia ancor più devastante.

Alla fine Suster impazzisce.
- Vuoi star zitta cazzo! CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO! Solo io in questa casa mi sforzo di non dire parolacce! Beh, ora lo dico: CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO! Stai zitta porca puttana! Sembra che ti stanno scannando! Eh! Che c'hai? Nessuno ti sta prendendo a mazzate. Zitta o giuro che ti lancio!

E davvero Suster è presa da un istinto omicida e vorrebbe lanciare sua figlia. E' a tanto così dal trasformarsi in Anna Maria Franzone. Ha gli occhi fuori dalle orbite e si sente pulsare una tempia.
La bimba urla ora terrorizzata, e Suster perde del tutto la brocca.
Per evitare di lanciare davvero la pupa, come il demone che in quel momento la possiede la spingerebbe a fare, inizia a lanciare gli oggetti. Vi giuro: mai successo in vita sua, Suster se la prende con gli oggetti.
Via il tappeto di gioco e tutti i suoi allegri abitanti. Viene calciato a tre metri di distanza mentre una frenetica suoneria di "Oh when the saints go marching in" rotola lontano assieme alla palla di pezza che la produce.
Via la collezione di inutili teiere di cera fantasia, dono di una cara amica, che da anni non aveva avuto il coraggio di buttare, e che l'unica volta che ci aveva provato, erano state raccolte dalla spazzatura da Hasuna, che in quanto a conservare ciarpame è il principe. Ora le teierine assolvono l'ingrato compito di assorbire la furia della Suster scatenata, divenendo proiettili di cera che schizzano in ogni direzione, e riportando, come verrà constatato solo in seguito, danni permanenti, venendo private chi del beccuccio, chi del manico, chi del grazioso coperchio.
Scagliato con forza contro la parete  Memorie di Adriano, che si trovava malauguratamente per lui nei paraggi, colpevole solo di aver ricordato con la sua presenza alla Suster impazzita l'inadempimento di quella interminabile lettura, che si protrae ormai da mesi.
Ce n'è per tutti.
Anche per Hasuna, che esce dal bagno con l'espressione di chi non si spiega un fatto curioso, e senza dire una parola, si ripiglia la pupa ormai irremediabilmente disperata, che probabilmente trascinerà nell'inconscio il ricordo traumatico della furia materna.

La quale madre nel frattempo lava i piatti e piange, piange e lava i piatti, raccatta scodelle e tegami unti di burro e sporchi di impasto, sbatte sportelli e fa cadere in terra coperchi, finisce di preparare la pu-pappa e consegna il piatto al padre, perchè la dia alla bimba, con la quale non vuole avere più niente a che fare. E piange, affatto fiera di quanto ha appena compiuto. E sa che di lì a poco andrà a raccogliere i giochi della pupa sparsi per la casa, e farà una stima dei danni della sua furia, e probabilmente butterà infine le teierine mutilate. Prenderà la piccola urlante dalle braccia del padre che intanto tenta di somministrarle la pappa senza successo, e la calmerà piano piano, con carezzine sulla testa e bacini e si sentirà un vero mostro quando nel massaggiarle le gengive con un dito si accorgerà che le è spuntato un dentino: un incisivo inferiore, che certo deve averle fatto male, e che spiegherebbe il malumore della piccola tanto nelle notti precedenti quanto nella mattinata.
E lei, invece di starle vicina e coccolarla, e darle tutta la sua attenzione... si è messa a fare una torta, e si è messa a fare la pazza perchè non riusciva a fare la torta in pace.

Sì: Suster non è affatto fiera mentre mette a letto la pupa che ha appena preso qualche cucchiaiata di pappa prima di crollare addormentata. Ha dimostrato la sensibilità di Godzilla e il self-control dell'incredibile Hulk.

Vorrebbe dare di più, come un tempo cantavano Morandi e Umberto Tozzi, vorrebbe essere in grado di prendere le cose con filosofia, o come minimo non vorrebbe rischiare di uccidere sua figlia in un eccesso di rabbia.

Non si spiega come possa arrivare a perdere la brocca in questo modo eppure riesce forse ora a capire cosa scatta nella testa di quelle madri che finiscono col farlo davvero, e in fondo non può che compatirle, perchè solo ora capisce quanto debbano essersi sentite sole ed esasperate.
Forse parlare di sè in terza persona la aiuta ad analizzare con maggior distacco i propri atti, o forse solo a considerarli atti di una terza persona che non è lei.

La decisione di fare una torta è stata ardua, e forse era ancora troppo presto: non era ancora tempo di fare una torta!
Ma sì: la colpa è stata della torta, mettiamola così.
Niente più torte fino a nuovo ordine.

domenica 20 febbraio 2011

Strage in camera da letto

Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889
Immaginate di vedermi: la sera, sempre più stanca, avvicinarmi alla tanto agognata ora della nanna (la mia).
L'ordine dei fattori in casa nostra è più o meno il seguente:

ore 20.00: pappa della pupa, con più o meno strilli correlati;

ore 21.00: ritorno del babbo macellaio e disimpegno della Suster, che se non l'ha ancora fatto, finisce di preparare una cena per due non troppo impegnativa. A seguito consumazione del pasto serale con pupa annessa all'uno o all'altro genitore, o, se tutto va bene, beatamente lasciata libera a razzolare su terreni idonei al suo equilibrio precario;

ore 22.00 circa: nanna di pupa, che può occupare un lasso di tempo variabile dai 5 minuti alla mezz'ora.

Ma, come da regola matematica, cambiando l'ordine dei suddetti, il risultato rimane lo stesso.

Può sovente capitare che l'addormentamento si dimostri più impegnativo e lungo del previsto, che la mamma si dimostri più stanca e morta di sonno di quanto potesse lei stessa immaginare, e che le nenia che mormora alla bambina, mentre pieni di sonno ha gli occhi, si dimostri più efficace e soporifera di quanto lei stessa sia in grado di sopportare.
Quindi l'imbarazzante conseguenza: Suster si auto-addormenta sul divano in compagnia delle pupa che le ronfa sulla panza.
Oppure: Suster depone la pupa nell'apposita carrozzina, ma, colta da un desiderio irrefrenabile di materasso, dice a se stessa che, prima di uscire dalla camera, vuole assicurarsi che la pupa sia addormentata sul serio, e che quindi aspetterà due minuti comodamente adagiata sul letto per poter intervenire tempestivamente in caso di improvviso risveglio di lei. Ma come c'era da immaginarsi sarà risvegliata dal suo stesso russare due ore più tardi tutta infreddolita e rattrappita, si trascinerà fuori dalla camera con due occhi da tossica perché non si è ancora tolta le lenti a contatto, le quali sono diventate un tutt'uno con i suoi globi oculari, passerà in cucina dove Hasuna si è perso nei meandri dei programmi tv in seconda serata, crollerà sull'unica sedia rimasta ancora libera, perché sull'altra ronfa soddisfatto uno dei due gatti a scelta, rovescerà la testa all'indietro e riprenderà esattamente dal punto in cui l'aveva lasciato incompiuto il suo canto notturno, che ha ben poco a che vedere con quello dei pastori erranti d'Asia.

Com'è e come non è, 'sta povera sfigata riuscirà ancora, con enormi sforzi fisici e spirituali, a raccogliere le sue ultime energie, tirarsi su dalla comodissima posizione assunta, constatare che la tv sta intanto trasmettendo servizi in lingua araba da parabolici canali del Brunei, e dirigersi nuovamente verso la camera da letto, dove finalmente giacerà, orba di tanto spiro, percossa e attonita, muta.

Forse perché della fatal quiete tu sei l'immago a me sì cara vieni, o sera! Diman tristezza e noia recheran l'ore...
Così, tra reminsecenze letterarie, s'annega il pensier mio, scivola Suster nell'oblio di dolci sonni, incredula del fatto che la garzoncella scherzosa stasera ancora non s'è mai destata dal suo stato soave.. Stagion lieta è cotesta! Che stanotte sia la notte buona?

Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace...

SPATATRASH PATATRACK BRAAAAMM!!!

Ommioddio, cos'è accaduto mai? Che fu? Ch'è stato?
Non so come mi ritrovo sull'attenti: ai miei piedi giace un casino senza pari.
La mensola venne giù.
E con lei l'intero microcosmo che ospitava.

Georges Braque, Natura morta con Le Jour, 1929
Qualcosa del genere, sì, però peggio.
Consolo l'inconsolabile pupa, raccolgo l'irraccoglibile bordello e faccio una stima dell'inestimabile danno.
Penso che il nostro stereo, orgoglio di Hasuna, sia deceduto nell'impatto col pavimento.
Il mio pc, che trovavasi sulla scrivania sottostante la mensola, era invece per fortuna illeso (se no ora non starei scrivendo questo post).

Come se il danno non bastasse, aggiungiamoci la menata di Hasuna che arriva a letto, si infila sotto le coltri, e... aspetto: strano che non dica ancora niente.
E infatti:
- Lo sapevo che quella mensola non reggeva.
Taccio. So dove vuole arrivare.
- Quella mensola era l'unica cosa che hai messo tu qui dentro.
Incalza. Ora la palla sta a me. Dialetticamente ho sempre la meglio: dopo tutto, gioco in casa. Ma stavolta mi scarseggiano gli argomenti.
- Non l'ho messa nemmeno io: avevo una panza di nove mesi all'epoca, come avrei potuto?
Bisbiglio in un sibilo per non svegliare di nuovo la creatura.
- Qualcuno l'avrà messa. Io sono sicuro che non l'ho messa io: lo sapevo che questo muro di merda non teneva.
- L'ha messa Totto (ndr: mio fratello).
- Ah, ecco. Perché glie l'hai chiesto tu.
- Beh, se tu l'avresti fatto meglio, potevi metterla tu: te l'avrò chiesto dieci volte.
- Non è questo il discorso: non sono mai stato d'accordo con questa mensola! Non era il suo bosto.
- Beh, allora trovane un altro per lo stereo.
- Tanto ormai è da buttare.
(Touché. Quindi è colpa mia. Meglio cambiare argomento.)
- E ora come farà Zorro a salire sul soppalco?
- Gatto di merda!
Ecco: quando non ha più voglia di discutere, deve insultare il mio gatto.
- Almeno lui è capace a saltare. Panzumen non ce la fa neppure ad arrivare alla scrivania.
- Scommetto che ora è stato Zorro che ci è saltato sopra e l'ha fatta crollare!
- Beh, meglio ora, che non c'era sotto la pupa. Ti immagini se cascava una volta che sotto ci stava la carrozzina con lei dentro? Se fosse stato davvero lui dovremmo essergli grati. Zorro ha salvato la pupa!
E ho vinto un'altra volta!

Così è andata: la nostra casa ci sta dando chiari segni di insofferenza, e ci sta letteralmente crollando addosso.
Prima la strage in cucina, poi il letto, e adesso questo.
Che sia animata e abbia deciso di muoverci un mobbing spietato?
Beh, staremo a vedere. Chi la dura la vinca, dico io.
E noi siamo parecchio motivati a restare, anche perché non sapremmo dove altro andare.

giovedì 17 febbraio 2011

sabato 12 febbraio 2011

La legge di Murphy. Capitolo 3


Ok, questa è difficile.

Immaginate un bicchiere (verde, ma andrebbe bene anche di un altro colore) di plastica rigida non troppo pesante, sulla mensola di una specchiera di un bagno qualsiasi.

Immaginatelo con dentro 4 spazzolini, anche se gli occupanti di quella casa in grado di servirsi dello strumento in questione solo solo 3, ma ancora non sono riusciti a venire a capo di quale di quegli spazzolini sia l'intruso.

Immaginate un water, nell'angolo in basso a destra, a finaco al lavandino, sopra il quale (lavandino) trovasi la suddetta specchiera, con mensola, bicchiere e spazzolini annessi e connessi.

Immaginate di prendere il vostro, di spazzolino, che almeno fino a sapere qualse sia il vostro ci arrivate ancora, per compiere la vostra abituale abluzione orale mattutina.

Immagiate di prendere anche il tubetto di dentifricio appena inaugurato (che mi ero scordata di menzionare prima, ma che trovasi nel medesimo bicchiere di plastica verde etc etc in cui i 4 spazzolini, ora tre perchè il vostro l'avete in mano).

Ok? Ci siamo fin qui?

Bene. Immaginate di spremere una modesta quantità di dentifricio sul vostro spazzolino, che sempre avete in mano, e poi di richiudere e riporre il tubetto (che ricordiamo appena inaugurato, e quindi bello pesante) nel solito bicchiere.

E qui si conclude il nostro antefatto.

Ora: quante probabilità ci sono che il bicchiere, sbilanciato dal peso del detto tubetto, si rovesci rovinando in terra e trascinando con sé l'intero suo contenuto?
Parecchie direi.

Ma quante possibilità ci sono che dei tre spazzolini ospitati all'interno del nostro affezionato bicchiere, almeno uno vada a centrare proprio, con un canestro che manco Michael Jordan, il buco del nostro bel water, uso in genere ad accogliere ben altri ospiti?

Avete fatto la vostra stima? Avete capito il meccanismo?

Risposta esatta: accadrà e basta!

Attenuanti alla legge di Murphy:
  • potrebbe verificarsi il caso in cui lo spazzolino non cada con la parte delle setole rivolta verso il basso... se questo può servire a consolarvi.
  • non è detto che proprio quel giorno vi siate dimenticati di tirare lo sciacquone. Tutto sommato...
  • lo spazzolino in questione non è sicuramente il vostro (e questo è già tanto).
  • se siete proprio individui sfiorati dalla dea bendata, ci starebbe pure l'eventualità che lo spazzolino nel water sia proprio quel quarto spazzolino che non si sa di chi sia. In questo caso avreste anche risolto in un colpo solo uno dei più imbarazzanti enigmi della vostra esistenza.

mercoledì 9 febbraio 2011

Ancora la legge di Murphy?

Immaginate un pc portatile, sul tavolo di una cucina, lasciato aperto, inutilizzato, in stand-by.

Ora immaginate, accanto, sullo stesso tavolo, un contenitore pieno di pappa alla carota, patata, tacchino e crema di riso.

Immaginate un cucchiaino di gomma appoggiato sul bordo del contenitore entro il quale una mamma versa una certa quantità di olio d'oliva tale da riempirlo.

Ora che avete immaginato, provate a rispondere: quante possibilità ci sono che la mamma nel tentativo di impugnare il suddetto cucchiaino vada inavvertitamente a colpire con la mano il manico dello stesso, trasformandolo in una sorta di catapulta, e quante possibilità ci sono che il suo oleoso contenuto si vada a sparpagliare sulla tastiera del computer quasi nuovo, perchè ricevuto in dono dalla mamma meno di quattro mesi fa per il suo compleanno?

Avete fatto la vostra stima? Bene.

Ogni percentuale statistica è inutile: accadrà e basta.

(Sì, lo so che sono un'idiota: non c'è bisogno di rigirare il dito nella piaga!)

domenica 6 febbraio 2011

Va Panzumen sull'ali dorate

Stiamo parlando di lui
Qualche tempo fa Panzumen si è beccato una scarica di legnate planando dal letto al pavimento con un'agilità e una leggerezza che gli credevo estranee.
Il motivo era questo: l'infame se la dormiva appallottolato sul letto, ove poco più in là la pupa giocava ignara delle conseguenze del suo gioco innocente. A un certo punto da seduta che era, intenta a sbatacchiare il coniglio appeso alla sua giostrina, perde l'equilibrio e si rovescia all'indietro, finendo esattamente con la testa tra le grinfie di Panzumen. Il quale, molto seccato di essere risvegliato in malo modo, non ci pensa due volte ad agguantare con gli artigli quell'oggetto contundente che gli è piombato addosso (la capoccia della pupa), tenendolo saldamente con le zampe anteriori mentre con quelle posteriori prende a scalciarlo violentemente, prima ancora che lei faccia in tempo anche solo a rendersi conto dell'accaduto. Quindi interviene la mamma in maniera violenta e il gatto si ritrova a planare come poco fa vi ho esposto.
E pensare che la pupa adora i gatti.
Loro invece per il momento si mantengono entro una gamma piuttosto limitata di atteggiamenti nei confronti di lei, che variano dall'indifferenza totale, al prudente tenersi alla larga, al timido approccio struscioso, all'invadente accomodarcisi sopra, alla fuga in sordina.
Questa è stata la prima e l'unica aggressione da lei subita da parte loro, e non avevo dubbio che sarebbe avvenuto da parte di Panzumen, che con quella tattica di agguantare e scalciare (grab&Kick) mi ha fregato un'infinità di volte, quando io ignara avevo lasciato che la mia mano si avventurasse nella zona proibita della sua irresistibile PANZA soffice e invitante, ma che in realtà è solo un'allettante esca per permettere a lui di dare sfogo ai suoi istinti sanguinari.
Mai fidarsi di un Panzumen che dorme.
A maggior ragione se dorme stravaccato panzallaria.
Se si chiama Panzumen un motivo ci sarà pure.

Stiamo parlando di lui

Ma ora veniamo a Zorro.
Vi avevo già parlato della sua mania di infilarsi nella carrozzina con o senza pupa dentro e delle tristi conseguenze per lei.
Beh, sarò ripetitiva, ma ecco cos'è successo in una di queste notti pazzesche per me:

Dunque pupa insonne e ripetutamente risvegliata da oscuri dolori gengivali e/o incubi, madre ripetutamente risvegliata dal suo sonno intermittente, padre che ronfa, e che inizia pure a mugolare proprio mentre io tento di farla riaddormentare dondolandola tra le braccia, causandone un repentino ritorno alla veglia, ciabatta della madre tirata addosso al padre per farlo smettere di mugolare.
Questo il quadro noto in cui ambientiamo il racconto.
Quando i risvegli della pupa iniziano ad essere tanti e frequenti, la mamma si trascina la carrozzina accanto al letto, in maniera da poter monitorare la situazione senza doversi ogni volta alzare incespicando nelle coperte e nel gallinaceo della pupa.
A un certo punto lei inizia a piangere di brutto, ma proprio così, di punto in bianco.
La mamma è ormai più che esperta della situazione, non accende più neanche la luce, cerca a tentoni il ciuccio, ma si accorge che trovasi ancora nella boccuccia urlante della bambina.
Allora, pupa, cos'hai? Calmati, sù!
C'è voluto un po', ma alla fine a furia di carezzine e sussurri, la pupa si cheta e dorme.
Ok, posso ridormire anche io.
Aspetta solo un po', che mi pare si sia scoperta.
Cerco sempre a tastoni le coperte, che le sono scivolate inspiegabilmente verso il basso.
Dunque: uno strato di pile, uno strato di lana, uno strato di... pelliccia?
Questo strato di pelliccia fa le fusa si stiracchia e si spaparazza soddisfatto panzallaria.
Butto Zorro fuori dalla carrozzina della mia bambina e mi riaddormento sentendomi una madre veramente degenere!

Continuate a seguirci nella prossima avventura di: "Pupa  VS. Gatti"!
Chi vincerà?
Lo saprete nella prossima puntata...

giovedì 27 gennaio 2011

La pupa incontinens (trad: la pupa nuntareggaeppiù)

Malgrado la giornata radiosa, oggi la pupa è di pessimo umore.
Saranno i denti che continuano a minacciare di spuntare, ma intanto spuntano solo di notte nei sogni della mamma? Sarà che un po' le girano perchè ora che ha maggior padronanza del proprio corpo vorrebbe potersi muovere a suo piacimento, invece è ancora ben lungi dall'autonomia motoria, e viene continuamente mollata come un pacco su sedili di varia natura dalla mamma che necessita anch'ella libertà di movimento e che in più non glie la fa a caricarsi sempre i 7 Kg gloriosamente raggiunti questo mese dalla marmocchia?

Fatto sta che la pupa stamani si sveglia dal suo riposino mattutino di pessimo umore, e l'umore non migliora con l'arrivo della pappa, la problematica crema di cereali misti, che anzichè essere in polvere, è in fiocchi, e raggiunge, una volta stemperata nel brodo, una consistenza abbastanza granulosa, cosa che a questo punto suppongo dispiacqua alla pupa, visto che a livello di sapore a me non sembra poi tanto diversa da quella di mais e tapioca e dalla tanto festeggiata crema di riso (de gustibus pupae disputandum non est). O forse dipende dalle marche, io non saprei proprio dire.

La pupa dimostra il suo scarso gradimento  in tante maniere molto eloquenti: dapprima storcendo la bocca in un'espressione disgustata e un tantino sdegnata; poi (diciamo al terzo cucchiaio), rimanendo con la bocca semiaperta senza ingoiare la cucchiaiata di pappa che vi ho appena introdotto, e lasciando, in questo modo, che la stessa, di consistenza abbastanza squaccherosa, fuoriesca come un lento fiume di lava dagli angoli della suddetta apertura orale; la fase successiva consiste nell'emettere una serie di spernacchi che comportano l'incontrollabile e incontenibile sparpagliamento della poltiglia alimentare urbis et orbis; se la mamma c'intigna e non afferra il fin qui velato messaggio, si passa in seguito all'inserimento della sirena vocale, che può anche degenerare a seconda dei casi, in tosse convulsa, conati di vomito simulati e ripercussioni violente sull'incolpevole cucchiaio, che viene sovente afferrato, strappato dalle mani della genitrice e agitato con veemenza, così che l'ignaro utensile finisce per contribuire all'operazione di sparpagliamento della pappa di cui sopra.

In questi casi è sempre utile avere a portata di mano un biberon con dell'acqua, che talvolta può servire a calmare temporaneamente la crisi isterica in atto e le convulsioni da pianto della giovine buongustaia, oppure tenere una pietanza di riserva, tipo una pera grattata, da somministrare in alternativa. Se ciò non bastasse... beh: la pappa è finita, andata in pace.

Quella di oggi è stata una battaglia all'ultimo boccone: una carneficina totale.
Il bello è che l'ingenua Suster aveva pensato di poter mangiare anche lei in contemporanea con la pupa, e dover alternare un cucchiaio di minestrone per sè con un cucchiaino in bocca alla pupa che andava a finire tutto fuori, una ciucciata di biberon, una grattata di pera, un tentativo di suscitare l'interesse della pupa per la pappa mostrandole come fosse buona, al punto che la mamma se ne ingurgitava lei stessa una bella cucchiaiata, un giro in microonde del proprio minestrone ormai acclimatatosi alla temperatura atmosferica, un giro al microonde anche alla crema ai cereali misti, risultò essere un'operazione più complicata del previsto.

Alla fine Suster ha un'alzata d'ingegno: pensando che tutto 'sto casino fosse da addebitarsi alle gengive doloranti della pupa, prova a darle un pezzo di pane (a sua discolpa Suster sostiene di aver letto sul suo manuale per mamme impedite che a sei mesi si può dare). La cosa sembra calmare di colpo la pupa, e Suster può finalmente finire in pace il pluririscaldato minestrone, che però ora è di nuovo freddo, ma non importa, va bene così.
La pupa intanto si ciuccia il suo pezzo di pane ficcandoselo tutto in gola e a momenti si strozza (a certa gente dovrebbero confiscare il patentino da madri). A Suster a momenti le viene un sintomo. La pupa piange e fa versi allarmanti con la glottide: ha un grosso pezzo di mollica spiaccicata attacata al palato. Allora Suster infila due dita in bocca alla pupa ed estrae il colpevole pezzo di pane, mentre la pupa non smetterà di piangere per un'altra mezz'ora almeno, e da quella voragine spalancata la maldesrta madre è ora in grado di constatare di aver provocato alla sua piccola un'escoriazione in fondo al palato, con le unghie o anche con la parte raschiosa del pane stesso (dicasi crosta) e ora si sente un tantino una merda, ma decide di porre rimedio almeno alle lacrime della piccina.

A questo punto Suster, vista, come dicevamo, la radiosa giornata, che metterebbe di buon umore persino il Grinch, ma non la pupa, decide repentinamente di portare fuori la pargola.
Più facile a pensarsi che a farsi, com'è ovvio che sia, perchè attuare questo piano si rivelerà operazionze laboriosa e faticosa almeno quanto lo era stata la pappa.
Intanto Suster deve preparare se stessa, che la pupa sarà l'ultima cosa che prepara, considerato che la vestizione mette generalmente la pupa di pessimo umore, come se non bastasse già per oggi.
Ma anche se stessa non si prepara facilmente oggi, con la pupa che non vuol stare da nessuna parte fuor che in braccio, e intanto strilla, che ancora non le è passato del tutto il dolore morale del ricordo della tragica mangiata. La pupa è ormai troppo grande per rimanere nell'ovetto, dal quiale già più di una volta ha tentato di catapultarsi se non fosse stato per la mamma che l'ha raccolta giusto in tempo quando già si trovava per tre quarti del corpo a penzoloni di fuori, come un pesce che tenta il salto evolutivo si tascina a forza di pinne fuori dallo stagno dove poco prima nuotava, ma una volta sulla terra ferma non ha idea di come se la caverà. Così mi chiedo se la pupa abbia un piano chiaro di cosa farà una volta che riuscirà nella sua impresa di catapultarsi dall'ovetto al pavimento: forse pensa di squotersi un po' di polvere dalle ginocchia, fare un inchino e andarsene tranquilla per la sua strada?

Ho provato anche a metterla nel seggiolone (nota bene: privo di riduttore. Ce l'han portato così, senza imbottitura e senza niente). Praticamente la pupa ci scompare dentro. Non è proprio cosa.
Stai un pochino sul letto amore a giocare con la tua palestrina e i tuoi pupazzi che mamma va a fare pipì e si mette le scarpe e le lenti? La risposta giunge sotto forma di latrato, che immagino voglia dire no. Il divano: abbiamo già sperimentato.
Niente: Suster ficca la bimba nell'ovetto, appende il topo carillon all'asta, e scappa in bagno mentre pupa sembra momentaneamente ipnotizzata dall'oggetto musicale.

Beh, cosa c'è? Sì, lo so che non si lascia mai un bambino piccolo incustodito, soprattutto se ha già manifestato inclinazioni suicide, accidenti, ma cosa deve fare uno per campare?
E così, lasciatemi finire il racconto, Suster è in bagno, sente una specie di tonfo e immagina che si tratti dei soliti lavori al piano di sotto. Anche perchè la reazione vocale arriva con alcuni secondi di ritardo. Quindi lei mai avrebbe immaginato che i due rumori fossero in relazione tra loro. E invece...
Suster arriva in cucina e trova la pupa stesa in terra ai piedi dell'ovetto. Ovviamente piange disperata.

Pessima madre, non c'è che dire.

Suster vorrebbe morire, mentre tenta di consolare la pupa inconsolabile e alla fine ci riesce facendola saltellare sul letto al ritmo di: Zorro ha perso il becco... cioè... la bocca, come farà a mangiar, e via dicendo, sempre togliendo un pezzo a Zorro.
Quando ha finito sono le 2:30 e non è il caso di uscire ora, che la pupa è stanca e pure incazzosa, tanto vale farla dormire.

Dorme quasi subito e Suster inizia a chiedersi se non abbia fatto una solenne minchiata, come il commissario Montalbano, perchè sa, avendo visto il film America oggi, che mai si fa dormire un bambino che ha battuto la testa prima di essere sicuri che stia bene.
Allora Suster piglia il suo manuale per mamme impedite, onde trovarvi un po' di conforto e rassicurazione.
Cerca: battere la testa. Niente.
Botta in testa: niente.
Caduta dal seggiolone: nada.
Trauma cranico ('azz, come suona male!): c'è! Ecco cosa reca il manuale per rassicurare le madri alle prese con le cadute dei figlioletti (riporto testualmente):

Importante: I traumi cranici di solito sono più gravi se il bambino cade su una superficie dura da un'altezza uguale o superiore alla sua statura (...) Un trauma laterale della testa è meno pericoloso di uno anteriore o posteriore.

Porc...! Suster inizia a sentirsi non troppo bene. Ma, si chiede, come fa uno a riportare un trauma se cade su una superficie morbida? E' ovvio che sia dura, no? E poi: uguale o superiore a 66 cm, si fa presto! La pupa era riversa faccia in sù: quindi ha battuto la parte posteriore del cranio. Merd...

Seguono tutta una serie di indizi da osservare per riconoscere la gravità del trauma: perdita di conoscenza (oddio: non è che quando è caduta ha iniziato a piangere in differita perchè è svenuta per tre secondi?), convulsioni (questo mi pare di no), difficoltà a essere risvegliato (...), incapacità di muovere un braccio o una gamba (cazzarola: non ho verificato!), zone nere e azzurre intorno agli occhi e dietro le orecchie (perchè tutt'a un tratto non sono più sicura di niente?), dolore per più di un'ora che impedisce la normale attività fisica e il sonno (beh, lei sta dormendo, quindi passiamo oltre), senso di capogiro che persiste (Boh! Questo me lo dovrebbe dire lei), pupille di grandezza diversa, pallore non comune, comportamento anomalo, il bambino sembra inebetito, confuso (Beh, si è appena catapultata dall'ovetto, dovrebbe forse fare finta di niente, fare la disinvolta, ridere e scherzare?).
Insomma: morale della favola, alla fine Suster era ancora più confusa e impanicata di prima, e attendeva con una certa apprendìsione il risveglio della pupa, che per fortuna è arrivato di lì a una mezz'oretta.

Ecco vedete, tutto questo per dirvi: non fate come Suster, tenete sempre sotto controllo i vostri pupi di sei  mesi, soprattutto quando già hanno manifestato propositi autolesionisti, non date loro pane col quale possono soffocarsi, non cercate di fregarli distraendoli con topi carillon mentre voi fate una pipì lampo in bagno. La pagherete molto cara!

La pupa in questi giorni non si tiene. Vorrebbe andare dappertutto anche se non è in grado di tenersi neanche in piedi, e a mala pena rimane seduta in equilibrio senza rovesciarsi in avanti per più di 4 minuti.
Alla fine ci sono riuscita a portarla fuori: me la sono messa nel marsupio e ho preso la bicicletta, così ho ovviato al problema del trasporto del passeggino per le scale (stesso dilemma: dove la lascio mentre effettuo questa faticosa operazione?)
La giornata era splendida, anche se faceva piuttosto freddo, ma lei era nella sua tuta da aviatore e non deve essersene troppo accorta.
Però, ragazzi se pesa! Dopo 10 minuti non mi sentivo più le braccia: le cinghie del marsupio mi ostruivano la circolazione agli arti superiori e dopo poco mi hanno iniziato a formicolare le dita e poi mi si è addormentato tutto il braccio sinistro.
La pupa dal canto suo ci stava tutta strizzata nella sua imbragatura, a maggior ragione se consideriamo i multistrati che l'avvolgevano come un cotechino.
Però è stata buona durante il nostro giretto. Anzi: se l'è scialata.
La mamma invece era alquanto provata e lasciamo stare che non è riuscita a portare a termine la metà delle commissioni che si era riproposta, tra cui andarsi ad accattare qualche straccio approfittando dei saldi e magari un paio di scarpe.
Però è entrata da Prenatal per cercare un'imbottitura per il seggiolone  e ne è uscita con una felpa e un vestitino taglia 9-12 mesi, in previsione della primavera. E così questo sarebbe il destino di una mamma? Uscire per comperarsi qualcosa per svernare senza ibernare e ritrovarsi sempre a tornare a casa con qualche nuovo articolo di vestiario in miniatura? ma quanto sono belli però!
Eppure mi ero ripromessa di non comprare più niente, che la pupa ci ha i cassetti che stanno per esplodere. E invece, ecco qua! E ho rischiato pure di fare il pieno da Zara reparto bambino. Stessa storia: ero entrata per cercare qualcosa per me, ma poi mi sono diretta spedita nell'area baby. Ma mi sono fermata in tempo, soprattutto perchè sospettavo di non avere abbastanza credito nella mia carta prepagata. Che tristezza!
Basta così: ora vi faccio vedere cosa ho preso, spendendo veramente poco:


Molto fiera di me.
Peccato che subito dopo l'acquisto mi sono accorta che la felpa era un doppione di un regalo di Natale della zia Gunchina. Vabbè, tanto si sporca facilmente...

E questa è la pupa dentro al suo seggiolone, dono di una signora chissà dove raccattato:


Direi che il riduttore, o almeno l'imbottitura, ci vuole!
Rimedierò anche a questo. Non vi preoccupate.