sabato 22 dicembre 2012

Pisa & Love anno zero.


No, non c'entra niente Santoro, se mai.
La citazione si riferiva, se mai, al film di Rossellini, ma, oh, ecco qua: l'ho rovinata.
Se mai voleva essere l'ennesima, stupida, scontata frecciatina alla presunta fine del mondo che abbiamo appena scampato, almeno fino all'avvento della prossima, e alla prossima "chiusura di un ciclo", come dicono ora i media, senza che si capisca peraltro di che ciclo si stia parlando. Ciclo mestruale? Ciclo a motore? Ciclo di lavaggio?
Ah! La lavatrice! Ma sì: sarà quello!

Dunque, ricominciamo: da oggi (o forse da ieri) ha inizio una nuova era, e sarà un'era in cui nessuno più dovrà trasportare chilogrammi di indumenti da lavare in giro per le strade della città dentro grandi buste della spesa marca COOP, che, si sa, sono i più resistenti.
Nessuno dovrà più smadonnare per l'assenza di monetaglia sufficiente ad avviare la lavatrice, e dinnanzi alla cascata di spiccioli di resto alla banconota da venti inserita nella macchina che programma i cicli di lavaggio.
Nessuno dovrà più caricarsi indietro buste di indumenti umidi da stendere in terrazza, sempre che il tempo regga, ed aver così consumato in quest'andirivieni un'intera mattinata libera.
Nessuno, no. Almeno non da questa parte dello schermo, non a questa tastiera, nessuno che segga su questa seggiola da cucina, ora, in questo momento. Nessuno con una panza pericolosamente in via espansivo-propulsiva, che da un giorno all'altro ti ritrovi con i maglioni più corti di 5 cm sopra l'ombelico, proprio ora che le temperature sono in calo, e gli abiti premaman non ancora in offerta, sempre che lo siano dopo le feste.
Dunque le novità di questa nuova era, ragazzi, ci sono, e promettono davvero una svolta nelle nostre vite.

Avrei potuto scrivere ancora e ancora di sfighe varie e giornate storte. Per esempio, parlarvi del fatto che avevamo trovato finalmente una casa (in affitto, sì), al primo piano di un condominio con giardino, perché i gatti potessero uscire e non mandarci in tilt le fibre nervose con una frequenza ininterrotta di Miao ottantacinque volte al giorno; una casa con due camere da letto, un "disimpegno" (mah!), una specie di salotto, un cucinotto (non arredato) e un balconcino, con un garage per tenere il di più, con una dispensa piena di scaffali; una casa che aveva un canone di affitto mediamente moderato ma un condominio mediamente esoso, che ci avrebbe costretto ad alzare le nostre spese mensili di un buon cento euro, ma che pareva promettere di essere almeno calda e confortevole, e in cui iniziavo a convincermi che avrei potuto trovare uno spazio per ogni cosa, che avrei potuto razzolare con le bimbe su soffici tappeti, baloccandoci con enormi peluche disposti con pessimo gusto per l'arredo nei vari angoli della "camera delle bambine", e sprofondare la sera su accoglienti divani davanti ad un insulso programma televisivo, lusso che non mi concedo ormai da anni, se non da ospite in case non mie.
Tutto questo è assolutamente vano che io ve lo esponga ora qui, visto che... ma era solo per farvi calare nel mio stato d'animo, pronto al cambiamento imminente, sì, al mazzo tanto cui mi sarei sottoposta nel mese di gennaio, al ritorno delle ferie, dopo, e solo dopo una pausa natalizia da mia madre, durante la quale non ammettevo rompimenti d'animo; pronta anche alle difficoltà eventuali di una vita in altrove, dopo otto anni passati a mettere radici in un posto. Oddio, non è che ci saremmo spostati di chissà quanto: diciamo che andavamo a circa 800 metri da qui, ma sarebbero stati 800 metri messi tra il nostro ora e il nostro passato, definitivi e inesorabili.
Fatto sta che avevamo anche dato un cospicuo anticipo in denaro all'agenzia, per stare più tranquilli, e nell'attesa della firma del contratto diamo anche la disdetta definitiva al nostro attuale padrone di casa.
C'è bisogno che io dica che ci hanno tirato il pacco? No, vero? L'avevate già capito due paragrafi fa?
Beh, sono convinta che in fondo sia stato meglio così, anche se mi è costato stare alle calcagna della tipa dell'agenzia per un giorno intero perché mi restituisse l'anticipo pecuniario che aveva preteso sull'unghia, anche se ha significato l'ennesimo giorno di pianti dirotti al telefono con svariate persone ad ascoltarmi dall'altro lato, e Mimi che mi diceva: "Mamma, non piange'e, ci tono io con te! Mamma, guadda: ti metto un ce'ottino, codì tei felice, va bene? Mamma, io ti salvo, non piange'e". Da cui potete immaginare quanto l'intensità del pianto si acrescesse.
Ma va bene, dicevo. Va bene perchè l'ho vista forte, per nulla costernata dalla debolezza materna, e l'ho sentita davvero come una presenza di conforto, che in quel momento "mi salvava".
Va bene anche se il giorno dopo non ha mancato di rinfacciarmelo: "Mamma, ti 'icoddi che piangevi in bagno? Eh, mamma? Non ti piange in bagno, mamma! Io ti contolavo! Ti dicevo: Non piange'e, mamma! In bagno non ti piange."
In effetti il bagno non è un bel posto per piangere.

Sappiate che in una città universitaria è altamente improbabile per una famiglia trovare un appartamento in affitto ad un prezzo abbordabile.
Vi preferiranno sempre gli studenti. Perché ce ne ficcano dentro quanti glie ne pare e non si sentono in dovere di rendere decente lo stato abitativo della casa. Perché li buttano fuori quando gli pare, e perché si suppone che abbiano alle spalle una famiglia d'origine abbastanza facoltosa da consentir loro di andare a studiare "fuori sede" come si dice.
E quindi basta: ci rinuncio, è una battaglia persa in partenza. Non immaginate quante me ne hanno solate da sotto il naso.
Io resto qui.
E poi ho anche assicurato l'auto. Capite? Ho assicurato l'auto! Questo è davvero il segno che una nuova era ha avuto inizio.
E ora, nulla è più impossibile per me. Potrei partire domani per la scalata all'Everest, e come minimo stramazzerei dopo due metri, ma almeno avrò conseguito il guinnes come unica donna ad aver tentato la scalata all'Everest al settimo mese di gravidanza. (Forse).
Invece andremo semplicemente a Roma, da mia madre, e poi Hasuna tornerà indietro, lasciandoci lì, perché non può assentarsi dal negozio, ché ha paura che vengano a fargli controlli e multe, ché già ci abbiamo in cima al frigo una discreta collezione di insoluti da saldare, tra cui svariate multe per le ragioni più disparate (mancata esposizione di cartello con orari di apertura e chiusura, cartone vuoto lasciato fuori dalla porta del negozio dopo l'orario di raccolta dei rifiuti, il titolare era venuto a lavoro in pigiama... no scherzo, questa non è proprio vera, ma quasi), e ogni volta che ne arriva un'altra, trattasi sempre di un importo con almeno tre cifre non decimali.
Basta!
Avevo detto: basta.
Ieri abbiamo ricevuto in dono una lavatrice, e d'ora in poi non ho più diritto di lamentarmi per nulla.
Cambierò, sarò una persona migliore. Lo devo in primo luogo al mio bucato, e in secondo luogo all'esistenza di tante persone che, malgrado i miei assenteismi sociali degli ultimi mes anni, malgrado i miei stati d'animo assai poco piacevoli , malgrado i fiumi di lamentele che riverso in queste pagine virtuali, ancora mi vogliono bene, e talvolta mi leggono, in silenzio, discreti, senza commentare, ma prendono mentalmente nota del fatto che in questo momento possedere una lavatrice mi solleverebbe invero da parecchi fastidi.
Beh, ho solo una cosa da dire a queste persone: anche il nostro frigorifero, a pensarci bene, necessiterebbe un pensionamento. Ce la fate per la Befana?

Yuhùùù? C'è nessuno?

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