giovedì 6 dicembre 2012

In questi giorni.


Allora la malattia fa il suo decorso, ormai battendo in ritirata, si spera.
Noi siamo chiuse in casa, anche quando esce fuori una giornata tersa e luminosa come quella di oggi, che ti vien proprio voglia di uscire e di sentirti sulla pelle e dentro le narici quel freddo pizzicorino ma salubre che ti sa di pulito e di aria di montagna, con un retrogusto di focolare che arriva da non si capisce bene dove.
E sì che dicembre si risolve in una lunga e snervante attesa del Natale. Dicembre non è altro che una propaggine fastidiosa del Natale, ecco il motivo principale per cui io non lo sopporto.
Come tutte le attese è snervante, e non sai se sperare che l'agonia passi presto o augurarti che ti lasci almeno il tempo per portare a termine tutto quello che ti proponevi di fare.
Sì, anche quando decidi di dire no a tutte le fastidiose incombenze satelliti del periodo, annunciando che non vuoi e che non farai regali a nessuno quest'anno (ad eccezione dei bambini, si intende), anche quando credi di esserti impermeabilizzata al bombardamento consumista dagli scaffali dei supermercati e dalle vetrine dei negozi, anche quando non esci dopo il tramonto pur di non essere sopraffatta dalla miriade di lucine decorative di strade e vetrine.
Si può essere più Grinch di così?

Primo problema: la riunione maestre-genitori del nido porta sempre con sè due fastidiosissime quanto inevitabili questioni. La prima è la faticosa festa di Natale, in occasione della quale si deve stabilire quale pietanza porterà chi per l'immancabile vergognosa abbuffata che manco fossimo profughi armeni in fuga. Oh Signore, se sei nei Cieli, ascoltami: poni fine alle nostre sofferenze prima di quella data. Visto che alcuni sostengono tu abbia fissato il dì di nostra dipartita da questo universo proprio il 21 corrente mese e anno, fa' almeno che sia prima delle ore 17. Grazie.
L'altra immediata conseguenza di tale riunione (espletata da me diligentemente lo scorso pomeriggio) è la temuta colletta per l'inutile regalo alle maestre. No, cioè, che cazzo (si può dire in tempo di avvento? Tanto a Babbo Natale ho già specificato di non includermi nella sua lista dei buoni). Dicevo: no, cioè, che cazzo, ma è proprio necessario immolare 10 euro a capoccia per stelle di Natale che appassiranno nel giro di un mese e panettoni artigianali che finiranno pigramente sbocconcellati a termine di qualche estenuante pantagruelico cenone? No, non lo è, ma pare brutto.
Questa vexata quaestio (scusate se può sembrar che me la tiri col mio latinorum, almeno non sarà del tutto vano l'aver fatto il liceo classico) del regalo alle maestre, occupa in genere la seconda parte della riunione dei genitori, quella che si svolge al freddo fuori dalla porta del nido, prima di tornare alle rispettive case di appartenenza, e ha una durata di poco inferiore alla prima riunione, quella con le insegnanti, che si svolge all'interno della struttura, ma vi assicuro che non è meno importante di quest'ultima.
- Allora, che si fa? Lo facciamo il regalo alle maestre quest'anno?
- Mah, non saprei... l'anno scorso abbiamo chiesto loro cosa volessero per Natale e ci hanno chiesto di prendere qualcosa per i bimbi del nido.
- Beh, secondo me è normale che rispondano così. Se vogliamo fare un regalo personale è inutile chiedere loro cosa vogliono. Facciamolo e basta (Questa era la Suster, che avrebbe volentieri aggiunto: "Ma si può anche evitare di farlo e festa finita", ma il pudore la fermò).
- O se no prendiamo dei librini per il nido, che Lucia ha detto che quelli che ci sono sono tutti rovinati.
- Mah! A me sembra inutile prendere altra roba per il nido. Mi pare che sono pieni di giochi! (Questa era sempre Suster).
- Sentite, alle altre possiamo anche non fare il regalo, ma ad Antonella BISOGNA farlo, visto che se ne va.
- Potremmo farle un fotobùc di tutti i bimbi. Mio marito fa il fotografo. Bisognerebbe che ogni genitore gli faccia avere una foto di ogni bambino in tempo...
- Ecco, appunto. Non riusciremo mai a raccoglierle tutte in tempo.
- Potremmo prenderle un gioiello; qualcosa di bigiotteria ma bello però. Ho visto che porta volentieri gli orecchini. Ora che non lavorerà più con i bimbi potrà portarli più spesso...
- Ma a me non piace l'idea di fare un regalo solo ad Antonella però... Non è bello, no. O a tutte o a nessuna.
- Potremmo fare a tutte un dono simbolico e ad Antonella aggiungere il fotobùc.
- Ma allora, quanto mettiamo? 5 euro?
- No: l'anno scorso è stata una faticaccia raccogliere tutti i soldi, e alla fine non erano nemmeno la metà dei bambini. Facciamo almeno 10. Una quota per Antonella, e una per il regalo collettivo.
- Ma scusate: io direi di lasciare l'offerta libera, senza stabilire un tetto, perché ci sono famiglie che non possono permetterselo (questa non ero io, eh. Io non mi espongo così).
- E' vero: per noi 10 euro non sono niente, ma ci sono molte famiglie... (di stranieri) per i quali magari è una grossa cifra.
("Non saranno niente per te. Io mi autoincludo nel novero delle famiglie sfigate per le quali è una cifra di tutto rispetto, e ti assicuro che preferirei utilizzarla altrimenti" questa ero io, ma l'ho solo pensato).
- Sì, ma mica sono obbligati ad aderire, eh! Se uno vuole contribuisce, se no no. Ma mettere l'offerta libera è un deterrente secondo me.
("Deterrente, deterrente! Voglio essere detratta da questo onere sociale!")
- Allora come facciamo? Si mette un annuncio in bacheca?

Vi assicuro che ho semplificato all'osso.
E' stata una discussione estenuante.
Insomma: Palestina all'ONU, i tagli alla spesa pubblica, tifone nelle Filippine...
Non c'è storia, ragazzi. La vera questione è questa: il regalo alle maestre.

Eccheppalle. Ho pure dimenticato che altro volevo dire. Sul Natale.
Forse che ho comprato al supermercato un pigiama di pile per Mimi in offerta perché a tema natalizio e ho pensato: ma è normale che la roba di Natale sia già in offerta? O sono io quella con problemi di tempismo?
Forse che, mio malgrado, ho tirato fuori il nostro striminzito albero di plastica.
Aspetto che Mimi si svegli e poi ci diamo alla pazza gioia con palle e lustrini.
Almeno la tengo occupata per una mezza serata.
E' quasi una settimana di casa e iniziano a scarseggiare le idee.
E poi i bambini devono avere il loro Natale.
Ahimè, che sentimentale, che sono diventata!
Una cinica sentimentale. Che orrore!

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