mercoledì 15 giugno 2011

Rimettendo tutto a posto.


Ok, questo sarà un momento serio.
Uno dei rari momenti seri, a cui né io né tanto meno voi siete abituati, quindi, in caso non ne abbiate voglia, lasciate stare.

Da un po' di tempo c'è un pensiero che mi insegue a intermittenza.
Sto lì lì per, poi lascio stare.
Perché esporsi? Perché sbandierare come a Carramba le proprie emozioni più intime?

Però mi sembrava mi inseguisse, davvero.
Prima ho conosciuto Giuppy ed Ele, e ho trovato questo post. E poi, se mi è concesso, anche questo.
Poi mi sono imbattuta in questo di Gnappetta.
Ho conosciuto Owl, e anche da lei ho trovato questo scritto.
E ancora, questo, di Tri mamma.

Di recente la notizia della morte del padre di un'amica di infanzia mi ha portato a ripensare a quei momenti. Di attesa incerta. E ora, cosa accadrà? Non era molto chiaro, all'epoca.

Basta: rimettiamo un po' di cose a posto, che questa casa è un casino.
Ecco: guarda qui, questi quaderni mezzi scritti e mezzi no. Appunti dei miei corsi universitari. Che me ne faccio? Conoscendomi, li tengo per poter utilizzare le pagine ancora vuote.
Potrei strapparle e farne un bloc notes.
E poi, mentre sfoglio, mi capita tra le mani un quaderno di sette anni fa.
Non erano appunti universitari. Erano riflessioni.

E allora ho pensato di trascriverla qui, trovata in un quaderno di sette anni fa, rimettendo tutto a posto.
Non è mettere in piazza il dolore. E' condividere un ricordo.
Anche se poi forse mi pento. Ma ciò che proprio non vorrei è lasciar morire i ricordi.
E poiché ora non mi sento capace di scrivere e ricordare, li raccolgo da allora.
Non ci azzecca nemmeno con il tempo e la stagione, ma così: si è lasciato trovare.

7 ottobre 2004
Caro babbo,
sono tornata a casa.
Casa: mai come questa volta sento davvero di essere a casa. L'aria che si respira qui, il cielo, le vedute del sole che tramonta coi suoi raggi obliqui sulla mimosa e sugli altri alberi che mi fanno pensare a te, i colori di questo autunno appena agli inizi, così dolce e ancora più triste del solito, perché spazza via a ondate progressive anche gli ultimi ricordi di questa estate sofferta, ma pur con te, l'ultimo tempo della nostra vita in cui tu eri ancora presente.
Quanta calma sento dentro quando guardo quei prati al tramonto, dove un tempo, neanche tanto tempo fa, ero abituata a vedere te, tra le tue piante.
E io che per tanti anni mi son sentita tanto inquieta, ora ritrovo questa calma proprio quando tu non ci sei.
Perché qui mi pare di averti più vicino, in questo ambiente familiare in cui tutto mi parla di te.
Non ho mai amato tanto questa stagione. E ho sempre preferito vedere un'alba a un bel tramonto. Le prime foglie secche erano per me una stretta al cuore, e mi son sempre chiesta perché dovessi esser nata proprio in questo mese di ottobre, a festeggiare la mia venuta al mondo proprio quando la natura si prepara ad indossare il suo abito di morte apparente.
Ora non è più così. Penso che il fatto di esser nata in questa stagione abbia influito su quell'aspetto di malinconia e ombrosità che c'è nel mio animo da sempre, la paura che il tempo passi prima di poterne godere, che le cose finiscano prima di essermene saziata, la tristezza di veder morire una cosa bella senza poterci fare niente.
Questo sentimento mi ha accompagnato fin da quando ero piccola. Questo senso di inadeguatezza alla vita, di cui ti parlavo.
Perché la vita è morte, anche, e questa realtà che tutti conosciamo, spesso non amiamo prenderla troppo in considerazione, forse pensiamo che non ci riguardi, e, in fondo, perché preoccuparsene anzitempo?
Eppure il tempo che passa ci spaventa, e il susseguirsi delle stagioni ci stringe il cuore e ci serra la gola, ci fa sentire la finitezza del tutto come una lunga agonia. È stato quest'anno che mi sono accorta di amare questa stagione lenta e fatale.
E' stato solo dopo averti perso, tu, che sei stato una presenza così grande nella mia vita che ora mi sembra di vivere mutilata di un pezzo di anima; è stato solo dopo aver perso te che ho intuito la bellezza incomparabile di quei pochi minuti di attesa prima che il sole lasci il nostro emisfero tirandosi appresso lo strascico delle ultime luci crepuscolari. Solo ora godo la dolcezza di queste serate autunnali ancora memori del caldo e della luce estivi, ma coi loro raggi sempre più inclinati e quel senso di precarietà che ti mantiene consapevole del fatto che sono le ultime da passare in terrazza a guardare il cielo arrossarsi, che ti fanno sentire il desiderio di godertele ora, che ti sfuggono tra le dita scorrendo via sempre più brevi, perdendo di giorno in giorno minuti preziosi di sole, che prima si stiracchiava pigro invadendo le ore della notte, quelle tiepide notti estive quando la gente non aveva voglia di tornare a casa a dormire.
Quanto sono più preziosi questi momenti che sai essere gli ultimi?
Come un memento che si rinnova di continuo sotto i nostri occhi, dicendoci di vivere, vivere e soffrire, vivere e sapere di vivere, e di star vivendo gli ultimi momenti del nostro tempo nell'eternità.
Ancora non riesco a credere che tu sia finito qui, a questo punto incerto della mia vita, nonostante io abbia assistito alla tua lunga malattia, alla tua morte, poi.
Ma nei miei pensieri ti affacci sempre come eri prima, col sorriso di quando avevi appena detto una spiritosaggine o un'osservazione pungente su qualcuno, pieno di forza e di vita e di voglia di fare, di vedere, di conoscere.
Tu, per me, il mio riparo da quel mondo ostile che volevo conquistare ma che poi a volte mi prostrava. Allora bastava prendere il telefono, e chiamarti; rispondevi: "Eh!".

Ora è mattina, e c'è aria di casa in autunno, quando si era all'inizio dell'anno scolastico e ci si svegliava sempre più sonnolenti di giorno in giorno, perché il sole era sempre un po' più in ritardo. E i diari erano nuovi e ancora troppo bianchi, e correvamo per comprare e vendere libri usati, e quando pioveva mi facevo accompagnare da te in macchina ed eravamo sempre in ritardo.
Gli stessi odori della casa, dell'aria un po' più pulita e pungente che in estate, della mattina a colazione, la stessa atmosfera di un mondo che ci appartiene.
Come posso farmi una ragione che in questo tutto manchi qualcuno di così centrale, così importante, così caro?
Quando, dopo l'estate, sono ripartita, tu non mi hai accompagnata alla stazione.
Anche quei momenti avevano la stessa silenziosa malinconia di una giornata d'autunno. Andavamo alla stazione, tu mi accompagnavi, in macchina, ed era sempre tardi.
Parlavamo, lungo il percorso; io facevo come se niente fosse, ma dentro il cuore batteva più forte, come per tentare di superare in velocità le lancette dell'orologio e spingere il motore dell'auto a seguire quel ritmo. Da una parte il treno che partiva, dall'altra tu, che restavi, e gli ultimi minuti per parlare. Presto che perdiamo il treno. Ma in realtà avrei voluto e stare ancora un po', attardarmi...

Anche stavolta il treno è passato lungo la costa, e ho visto il sole tramontare sul mare.
Sentivo il cuore strapparmisi e venivo trasportata sempre più lontana dal tuo ricordo, da quelli che ti amavano, verso un mondo che ti ignorava, e ignorava il mio dolore. Gli amici lo avrebbero rispettato, ma in silenzio, evitando di parlare di te, nessuno però avrebbe capito.
Davanti a quel tramonto ho pensato che mi sarebbe piaciuto ritornare in quei posti per vederli insieme a te, in uno dei tanti nostri viaggi, come sempre capita di fronte a qualcosa di molto bello, che ti vien voglia di condividerne con qualcuno le emozioni.
E poi subito dopo la consapevolezza che tu ed io d'ora in poi siamo separati in due dimensioni diverse, e il baratro nerissimo di non vederti mai più, di non poter più condividere quei tramonti sulla costa, mi ha ingoiato, e sono morta anch'io un pezzettino.

martedì 14 giugno 2011

Roba da gatti. Yin e Yang.

(Più o meno e con molta fantasia):


Questo post contribuisce alla rubrica del martedì "Roba da gatti".

Per trovare altra roba da gatti su scala internazionale puoi visitare anche Cats on tuesday

Questa settimana, roba da gatti di:

lunedì 13 giugno 2011

30 anni fa...


Un angolo di cielo può essere rotondo?

Questa frase leggo sulla confezione dei biscotti della colazione mentre, con mente vaga, mi appresto a sorseggiare il mio caffè mattutino, e immediatamente i miei impulsi cerebrali instaurano un collegamento neuronale con questa canzone.

Una canzone che ad ascoltarla bene ti stringe il cuore.
Ho provato una volta a canticchiarla alla pupa, ma arrivata a un certo punto mi moriva la voce in gola. Questo retaggio mi ha lasciato la tempesta ormonale della gravidanza: che io, notoriamente facile alla commozione quanto un ciocco di legno massello, ora presento una curiosa empatia patologica per certi brani musicali.

Volevo ricordarlo, oggi, Alfredino, il bimbo nel pozzo, oggi che son passati 30 anni dalla sua morte in quel buco profondissimo, da cui nessuno è riuscito più ad estrarlo.
Un vicenda che, chissà come, è riuscita a segnare profondamente tutti gli animi, a scuotere in profondità la coscienza nazionale.
E non perché sia facile fare leva sulla naturale inclinazione alla commozione che può suscitare in noi la tragica storia di un bimbo di appena sei anni, destinato a finire in modo tanto assurdo, quanto per la modalità in cui all'epoca i media si occuparono della vicenda. Con quanta partecipazione, oh con quanta dedizione!
Curioso il fatto che proprio in quei giorni il nostro Paese si trovasse impelagato in uno dei suoi più clamorosi scandali nazionali. Curioso che l'agonia di questo bimbo venisse trasmessa in diretta a reti unificate, non lasciando spazio ad altre notizie. Dopo tutto era estate, e in estate si sa che i telegiornali annaspano per trovare scoop degni di interesse. Curioso oppure vergognoso?
Chissà. Credo che la storia di Alfredino sia satura di polemiche, ché non è il caso che ne riapra io, oggi, a distanza di trent'anni da quel tragico evento.
Ma non posso che constatare quanto poco sia cambiata, in trent'anni, la consuetudine di fare delle giovani vittime del fato crudele, o dell'insensata ferocia umana, anche le vittime sacrificali di un audience che si nutre vorace del sangue delle giovani vite spezzate, di un tipo di giornalismo che ci indugia su, ricamando e scavando nella melma dell'insondabile depravazione umana, assecondando la morbosa curiosità di un pubblico avido di scenari macabri, pur ufficialmente condannandolo.

Penso anche a quella vicenda come a un emblema dei nostri limiti.
Limiti che non crediamo più di avere, agevolati come siamo in tutte le faccende ordinarie della nostra vita quotidiana dai progressi continui e inarrestabile di una tecnologia al servizio del nostro comfort (o solo del nostro potere d'acquisto?).
Eppure in tre giorni, nessuno riuscì a tirare fuori Alfredino vivo dal fondo di quel pozzo.

Mi sconvolse la storia, quando la seppi, all'età di sei anni, anche io come lui, sei anni dopo.
Ero in macchina con mio padre.
- Ma quanto è profondo un pozzo?
Gli chiesi, perché continuavo a pensare al suo divieto, imposto a me e a mio fratello, di giocare sulle assi di legno nel pozzo del "castello", l'edificio storico che ospitava gli uffici e i magazzini della sua cooperativa.
- Ma che, se ci cadi dentro muori?
Chiedevo.
- E' profondo. Il problema non è tanto se muori cadendo, quanto riuscire a tirarti fuori dopo.
Sollevata da quella risposta, ricordo che insistetti. Non mi davo per vinta che una squadra ben attrezzata di uomini dotati di gru e chissà che altri macchinari non potessero eventualmente salvarmi dal fondo di un pozzo.
Fu allora che lui menzionò, e per la prima volta in vita mia conobbi, la storia di Alfredo.
Ne rimasi molto impressionata.
Perché fino ad allora avevo creduto che "i grandi" sarebbero sempre stati in grado di "tirarmi fuori" dalle situazioni difficili o pericolose.

Oggi voglio ricordare Alfredino Rampi con questa canzone, e pensare anche a quanti bambini sono costretti sul fondo di pozzi da cui nessuno li tirerà mai fuori, anche se forse sarebbe possibile farlo, se il nostro mondo funzionasse secondo parametri un po' più logici, e umani.
Sono pozzi fatti di miseria, violenza, fame, malattia, indifferenza, guerra, sfruttamento, solitudine.
Ma come si fa ad aiutarli tutti! Non abbiamo gli strumenti adatti!
Siamo proprio sicuri?
Possibile che ancora continuiamo ad assistere impotenti a milioni di agonie in diretta?
E chissà quali pensieri si aggirano nella testa di tutti quei bambini, di fronte ad una sofferenza di cui certo non sono in grado di spiegarsi la ragione, se una ragione v'è.
Scusatemi, se le mie parole suonano retoriche.

sabato 11 giugno 2011

Innesti.

Il tempo non è stato proprio propizio, questa settimana, per il mio intento di innestare.
Comunque ci abbiamo provato lo stesso.
Fermamente intenzionata a pubblicare questo post ieri sera, "Appena metto a letto la pupa", sono collassata ignominiosamente sul letto dopo un lungo frullamento di bambina sulle ginocchia, che mi è costato un fitto mal di schiena alla zona lombare. "Mi stendo due minuti". Dopo di che è l'oblio.
Quindi, mi scuso per il ritardo, e per il proposito tradito.
Ieri Suster scriveva:
"Ecco i risultati del nostro lavoro (ora lo so che altre blogger artisticamente più dotate presenteranno degli autentici capolavori, ma Suster è Suster, e non si tira indietro)".
Oggi può tranquillamente affermare che, a confronto, ciò che ha visto pubblicato da altre blogger "artisticamente più dotate", farebbe desistere dalla pubblicazione di queste mie orripilanti foto la più determinata delle Suster, soprattutto per il fatto che uno dei soggetti da me trattati è stato eseguito con infinitamente maggiore maestria da una blogger decisamente più dotata di me artisticamente.

Ma non importa: butta fuori, cerca di stasare la casella delle bozze, pubblica tutto e non pensarci più.

Dunque, dicevo, questo è il risultato di tanto tribolare:

1-
Messer Gufo
Sol soletto vola il pipistrello, e la luna fa capolin.
Dentro al bosco, sopra un ramoscello, Messer Gufo canta con ardor:
POOO PO PO PO PO PO PO PO PO POOO
PO PO PO PO PO POOO PO PO PO PO POOO.

2-
Il bel picchio

Solamente qualche metro sotto un bel picchio se lo sta a sentir,
Martellando contro un ramo rotto, batte il tempo facendo così:
TUUUUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM
TUM  TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUM TUUUM.





3- 


Dallo stagno salta fuori in fretta, diguazzando, un bel ranocchion,
che a sentire quella musichetta, prende fiato e si unisce al cor:
CRAAAA  CRA CRA CRA CRA CRA CRA CRA CRA CRAAA
CRA CRA CRA CRA CRA CRAAA CRA CRA CRA CRA CRAAA
Il bel ranocchiòn
4-
 Ma il concerto aumentò di tono quando un grosso calabròn l'udì
e a sentire tutto quel frastuono arrabbiato volò via così:
ZUUUUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM 
ZUM  ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUM ZUUUM.

Il grosso calabròn

Ma alla vista di quei cuor contenti, tutti presi intenti a zufolar
diè un sospiro, borbottò tra i denti, poi con loro prese a canticchiar:
ZUUUUM ZUM TUM PO PO GRA GRA ZUM ZUM
TUM PO PO GRA GRA ZUM ZUM TUM PO PO GRA GRA ZUM ZUUUM


I personaggi mi sono stati ispirati dal testo di questa canzone. Non cercatela in rete, tanto non si trova.
E' una delle canzoni che cantava mio padre per addormentare mio fratello Ergino.
Ricordo che, nei pomeriggi di estate, mi piaceva mettermi lì con loro sul lettone, ad ascoltarlo cantare finché il pupo non dormiva, e a volte facevo finta di addormentarmi anche io, così lui ci fotografava dormienti: mi piaceva dargli questa soddisfazione.
A volte anche i bambini assecondano un poco i grandi, per amore.

Tornando alla canzone: ne ho cercata a lungo una in cui la pupa potesse, in parte, partecipare coi suoi monosillabi, senza rendermi conto che a pescare nei meandri della memoria ne avevo bell'e pronta una adattissima allo scopo, proprio perfetta. Lei ne va matta, e per quanto riguarda l'effetto soporifero, è assicurato. Quando glie l'ho illustrata poi è davvero impazzita!

Storia degli innesti:
1- Messer gufo è stato il più sofferto. Realizzato interamente con materiale reperito dalla raccolta differenziata casalinga di carta e cartone, pastelli a cera e matite colorate. Alla pupa non piaceva: ne era un poco spaventata, credo a causa degli occhi. Quindi liberarmene è stato un gran sollievo.
Appeso con un cordoncino al ramo di un albero al parco, è rimasto lì con un'espressione triste da gufo spennato, reclinando mestamente il capo gufesco, secondo la piega della confezione regalo sul cui retro è stato concepito e generato; però ripassando in bici il giorno dopo ho potuto constatare con soddisfazione che era ancora lì, malgrado la pioggia notturna.
2- Il picchio ha comportato qualche problema di realizzazione grafica, non avendo ben chiaro in mente la mamma come fosse fatto un picchio. Google ci ha aiutato in questo senso. Il picchio è stato infilato tra i rami bassi di un cipresso in un'aiuola ove scorrazzavano allegri alcuni bambini in bicicletta. Mi piace pensare che siano stati loro a scovarlo, nascosto tra il fogliame, e a portarselo a casa come un trofeo di caccia.
3- Il ranocchiòn, in fuga dal parcometro è stata un'intuizione subitanea, nel giorno dell'enorme mastino (vedi post precedente). Mi faceva sorridere l'idea dell'ignaro automobilista che va, con le palle un tantino girate, a pagare l'obolo della permanenza della sua vettura entro le strisce blu, che, ahimé, sono le uniche esistenti in centro città, che si fruga nelle tasche in cerca di irreperibili spicci, e che, una volta giunto all'odiosa macchinetta, si vede uscire quello sgorbietto irridente dall'erogatore di biglietti. Forse allora sorriderà, l'ignaro automobilista, o più probabilmente borbotterà qualcosa come il grosso calabrone scorbutico, tirerà fuori la ranocchia dal suo abitacolo, e la lascerà svolazzare fino alla superficie del sottostante marciapiede. Pazienza, se sarà andata così per la ranocchia.
4- Il calabròn è stato realizzato con il cartone residuo di alcuni bozzetti malriusciti di picchio. Dotato di una piccola molletta di legno sul retro, è stato facile trovare una folta siepe su cui applicarlo. Mi auguro che riuscirà a strappare più di uno sguardo incuriosito e divertito ai passanti occasionali.

Le foto: come si dice qui, fanno ca' à! me ne scuso, ma provate voi a fotografare a cavalcioni di una bici con una bambina infilata nel manubrio che ondeggia pericolosamente di qua e di là! Già è tanto che siano a fuoco, l'esposizione è quella che è, ma pazienza.

Insomma: Suster e pupa, missione compiuta! A voi la linea.

PS.
Questo il post di riferimento dell'iniziativa, a cui aderisco con un giorno di ritardo. SOB!
Qui altri innesti:
Mammainverde

Pentapata
Lu
Mannalisa
Cuordicarciofo
Emily
Bimboverde

giovedì 9 giugno 2011

Il signore gentile.

In un giorno di cielo capriccioso e tempo bizzarro, Suster e la pupa sono riuscite ad uscire sul tardo pomeriggio, approfittando di una repentina schiarita. Avevano da spedire alcuni pacchi, con varie destinazioni e contenuti, pesi e misure.

Una pupa molto tollerante ha atteso con pazienza che la mamma finisse di discutere le modalità di spedizione allo sportello, al termine di un'estenuante attesa del numero d'ordine, e si è divertita a ostacolare la compilazione della cedola di spedizione afferrando, tra grasse risate, l'estremità ondeggiante della penna impugnata dalla mamma, che intanto con la sinistra sorreggeva lei, seduta sul piano inclinato dello scrittoio del grande ufficio postale centrale della città, lei che aveva preso quel piano inclinato per uno scivolo e faceva di tutto per girarsi a panza sotto e lasciarsi scivolare giù.
Di ritorno  sul seggiolino della bicicletta materna, una pupa felice di uscire all'aria aperta dopo un discreto tempo di reclusione temporalesca, indica entusiasta i diversi oggetti che incontrano sul cammino, accompagnando la gestualità alternativamente con urla di giubilo o risate.
- Be!
- Un piccione, amore! Rrrrrrùù rrùùùùù!
E la mamma fa il verso del piccione.
- Bè bè!
- Un bimbo, amore. Ciao, bimbo!
- Ah ah! Ah ah ah!
- Ehm... una signora. Ti fa ridere la signora?
Fa la mamma imbarazzata, mentre quella volge loro un viso accartocciato in un'espressione di sdegnosa disapprovazione.
Svoltano così in Vicolo dello Scorno, guardandosi in giro la mamma a cercare un buon punto dove "innestare".
Chissà, pensa la mamma, magari si chiama così perché un tempo ci si scornavano i buoi, passando sotto tutti questi archi che lo sovrastano.
La pupa punta un furgone azzurro, parcheggiato davanti a un garage stracolmo di roba vecchia accatastata, che un signore è intento a trasferire nel camioncino azzurro.
Qui l'entusiasmo e le urla di giubilo miste a risate sono tali, che la mamma, costretta a rallentare per passare nella strettoia tra il camioncino parcheggiato e le mura del palazzo che delimitano lo spazio del vicolo, si sente in dovere di giustificare di fronte al signore traslocatore.
- Cos'è che ti piace, amore? Il camioncino? Uh, che bel camioncino!
Ma lei punta decisa l'indice sul signore.
- Ga! Ga!
- Ah, il signore?
Il signore, che si rivelerà essere un signore gentile, ci guarda con simpatia, e dice:
- Credo di avere qualcosa per questa bella bambina!
E qui già segna un punto a suo favore. E' tutto il pomeriggio che la pupa viene apostrofata da complimentose signore con frasi tipo: "Ma che bel giovanotto!" oppure "Guarda che bell'ometto abbiamo qui!", a dispetto dei suoi fusò rosa e la maglietta a righe rosa e gialle con le maniche smerlettate, decisamente un abbigliamento poco virile, anche per un under-1.

Poi il signore gentile rovista un poco nel garage e se ne esce con un mega mastino di peluche, che ci infila nel cestino della bici.
La pupa è senza parole, ma anche senza fiato. Spalanca la bocca, e poi lascia penzolare un poco la lingua e inizia ad ansimare come un cane.
Il signore gentile ci saluta ridendo.
La mamma ringrazia più volte.
E tutti siamo un po' più di buon umore, ora che il mastino ha trovato un nuovo bambino da fare felice.
E poco male se finirà a ingombrare nuovo spazio vitale della nostra già ingombrissima dimora.
Quel pomeriggio la pupa ha vissuto la divertente esperienza di tornarsene a casa con un grosso cane infilato nel cestino della bici, e forse avrà pensato che sia normale ricevere regali per strada da un signore gentile mai visto né conosciuto, senza nessun motivo apparente, a parte quello di essere felici per un gesto semplice, per la felicità riflessa negli occhi di un bambino, perché ti ha intenerito vederlo puntare felice l'indice verso di te, per riconoscere nell'altro una fonte potenziale di emozioni positive, capaci di rendere un pomeriggio qualunque, un momento di gioia gratuita.
Quello è stato un momento soft.





mercoledì 8 giugno 2011

Cambiamenti.

Avrei dovuto scrivere questo aggiornamento un po' di tempo fa, ma come i miei lettori più accaniti sapranno, ho avuto a che fare con concorsi, estrazioni, premiazioni... e poi si sa che sono un'inguaribile ritardataria: meglio tardi che mai, dico io, a conclusione dei miei sterminati "prima o poi".

Allora iniziamo:

Novità numero 1: il blog.
Non so se avete notato il mio fantastico sfondo personalizzato, in sostituzione del vecchio "foglie in autunno".
Sì, lo so: ormai l'ho cambiato da circa un mesetto, a parte il fatto che la versione definitiva "ribaltata" è più recente, ma ci tengo comunque a segnalare e a ringraziare pubblicamente colei che si è adoperata per esaudire tutte le mie bislacche pretese.
Sto parlando di MadiS, che con questo Give away ha messo in palio la propria abilità tecnica e artistica al servizio di blogger graficamente incapaci come la sottoscritta, che con grande gioia e incredulità si è aggiudicata il premio per la categoria "sfondi".
Grazie MadiS!
Colgo l'occasione per segnalare questo nuovo Give Away, sempre di MadiS:



Chi volesse partecipare può farlo sul bellissimo blog di MadiS cliccando sul banner qui sopra.

Novità numero 2: la pupa.
La pupa è stata rapata (dal padre), e ora sembra un pulcino spennato, ma almeno non suda più come un lottatore di sumo, e non devo patire le pene dell'inferno ogni volta che c'è da asciugarle i capelli.
Eccola, con il suo nuovo taglio alla Tintin, un ciuffo di capelli più scuro che le cade sulla fronte (tra l'altro le si sono schiariti incredibilmente). Non è quasi più la stessa pupa. La riconoscete?
 

Novità numero 3: la mamma.
 La mamma ha finalmente provveduto a procurarsi un paio di occhiali nuovi, mandando in pensione, ahimé, quelli rotti dalla pupa. E' stato quasi un secondo parto, decidermi a comprarli, ma devo dire che sono molto soddisfatta di me, che sono riuscita  a trovarli  a un prezzo ragionevole, senza farmi convincere dal venditore che intanto continuava a dirmi che, certo, se avessi scelto le lenti ultrasottili, sarebbe stata tutta un'altra cosa. Peccato che allora gli avrei dovuto sborsare quei 50-60 euro in più che fanno la differenza.
Sono abbastanza uguali ai vecchi, direi, fatta eccezione per quella striscia bianca sullo spessore.
Oramai non mi ci vedo con un modello diverso da questo, feticismo a parte.

Ah ah! Se ho il coraggio di pubblicare questa foto, niente mi potrà più intimidire!

E con questo è tutto direi.
Ah, no: quasi dimenticavo. Non so se avete notato il fantastico indicatore umorale della pupa, che ho inserito nella slide-bar.


Dicevo io, che ci mancava qualcosa, in questo blog!

martedì 7 giugno 2011

Roba da gatti. Panzumen: un gatto un perché.

Panzumen: la personalità poliedrica di un gatto di casa...

 Fotogenico. Nato per stare davanti all'obiettivo

Sex-symbol.  Il suo sogno? Sfondare come fotomodello per i calendari di Max. Le pose sensuali sono il suo forte.

 Narciso. Anche quando l'oggetto dell'attenzione non è lui, non se ne fa una ragione.

 Intellettuale. Poco credibile: a parte il fatto che è fermo alla pagina del catalogo della collana; a parte che sta leggendo al contrario...

 ... ma mi sa che si è pure addormentato!

 Sornione. Lo sa bene che quello non è il suo posto...

 ... ma sa anche che nessuno resiste quando fa gli occhioni sbrilluccicosi da Gatto-con-gli-stivali!

Questo post contribuisce alla rubrica del martedì "Roba da gatti".

Per trovare altra roba da gatti su scala internazionale puoi visitare anche Cats on tuesday.

Questa settimana roba da gatti di:

domenica 5 giugno 2011

Maiale dé*!

Dopo essere riuscita a reperire il testo completo di Nella vecchia fattoria e averne colmato anche le macroscopiche lacune, un altro dilemma mi assilla giorno e notte: completare la collezione completa degli animali della fattoria della pupa, in modo da poter animare l'intera mia esecuzione a cappella del celebre brano.
Dunque: avevamo già una discreta gamma di bestie di peluche.
C'è la capra? C'è.
Il gatto? C'è.
Il cane? L'asinello? C'è. C'è.

Avevo cercato a lungo il maiale, in giro per negozietti low-cost, ma non avevo ancora trovato nulla di soddisfacente, e poi, all'anima del low-cost, non ne avevo trovati a meno di 15 €, e quindi avevo quasi decretato che avremmo potuto tranquillamente fare a meno del maiale, per quanto mi piangesse un poco il cuore al pensiero.

Un bel dì me ne vado alla COOP con la mia pupa sotto braccio (si fa per dire), ben determinata, stavolta, a non sgarrare di una virgola dalla lista delle cose da comprare che ho ben chiara in mente, perché il pizzino dove l'ho scritta l'ho naturalmente dimenticato a casa, sul tavolo della cucina.
Niente palle di Minnie e Paperina stavolta. Niente telefoni chicco, niente tazze a forma di elefante, niente tutine e niente di niente.
Per sicurezza saltiamo direttamente il reparto "bambino".
Andiamo dritte di filato al reparto "animali", a prendere la sabbia e le scatolette per il Gattume.
Ma a questo punto... cosa vedono i miei occhi?
Un fantastico MAIALE di gomma con grugnito incorporato! Il maiale non era proprio bellissimo, ma dopo averlo strizzato e udito il fantastico grugnito, che mi  avrebbe evitato di farmi venire la raucedine ogni volta che arrivavo alla strofa incriminata, non ho più avuto alcun dubbio: quel porco per cani sarebbe stato nostro!
Poco male se il suo ideatore l'aveva pensato per soddisfare i bisogni ludici di qualche segugio da appartamento frustrato. Chi vuoi che se ne accorga?

E così, arrivo a casa tutta felice.
- Master, guarda che bello: la pupa ha un nuovo giocattolo!
Dico più entusiasta che mai agitando in aria il porcello di gomma.
- Ma quello è un giocattolo per cani! Ce l'ha anche Nebbia!

-Sob!-



Epilogo:
Malgrado io sia stata sbugiardata alla primissima apparizione pubblica del maiale, egli è diventato ben presto un membro di primissimo piano della famiglia.
La pupa le prime volte lo portava sempre ai giardini con sé, suscitando l'invidia di tutti i bambini presenti, alle cui mamme io dichiaravo candidamente la reale natura di quel giocattolo per cani.
Purtroppo il continuo strizzamento del maiale ne ha compromesso un poco il grugnito, che ora risulta un poco sfiatato.
Niente più giardini per il porcello.

*Maiale dé: tipica espressione idiomatica, utilizzata in zona Pisa e dintorni come intercalare colloquiale, col significato approssimativo di "caspiterina" o "accidentaccio!".

sabato 4 giugno 2011

Tirando le somme.

Allora: sappiate che i post del sabato sono, secondo le statistiche del mio blog, i meno letti, e questo può significare solo una cosa: la gente di sabato ha di meglio da fare che piazzarsi davanti al pc a leggere le mie sciocchezzuole. Magari va al mercato, magari esce a prendere un po' di sole, magari ha da preparare il pranzo del week-end per tutta la famiglia. Chissà. Non sono affari miei.
Però sappiate che se oggi non passerete a visitarmi non saprete mai il nome del vincitore di questo fantastico, eccezionale, incredibile, meraviglioso concorso:


Questo messaggio si autodistruggerà allo scoccare della mezzanotte di domenica.

Scherzo!
Ci avevate creduto, eh?
Bando alle ciance, il fortunato vincitore è...

(estrazione casalinga)







Evviva!!!
Congratulazioni alla vincitrice! (Che partecipava con questo post).
"Non hai vinto, riprova" per gli altri.

Sono già un po' malinconica. Nostalgia, nostalgia canaglia...
Ed è per questo che oggi vi delizierò con un mio magistrale scatto, che vuole anche essere un invito alla vostra responsabilità civile:

Referendum abrogativo.
Il 12 e 13 giugno vota Sì, per l'acqua, bene comune.
Non lasciarmi assetato. Persino io ho diritto all'acqua.
Lascereste questo povero derelitto morire di sete?
Mettetevi una mano sulla coscienza, con l'altra mettete una X sul Sì.
L'infelice individuo ritratto in foto mi ha ufficialmente concesso l'usufrutto della propria immagine a fini propagandistici.
Si ringrazia pertanto G. B. per la gentile collaborazione. E se nel frattempo ci avesse ripensato, poiché non era a conoscenza della forma in cui la sua immagine sarebbe stata da me presentata, lo dica, e la foto verrà oscurata.

Ma ecco, rimetto mano a questo post per pubblicare un'altra foto fuori concorso, fattami pervenire ieri sera, a estrazione già conclusa, da Laura, che la spiega così:
L'Italia secondo gli stranieri che non ci hanno mai messo piede e la cui visione del Belpaese è stata completamente distorta dalla ripetuta visione di "Vacanze Romane".

Mi dispiace per Laura: se non avessi già provveduto all'estrazione ufficiale della vincitrice avrei fatto partecipare anche lei. Ma mi sembrava di inficiare il risultato ripetendo l'estrazione (inficiare? Wow!).
Suster informa che provvederà alla creazione di una raccolta di tutti gli scatti da voi e da me realizzati in occasione di questo contest, che poi inserirà in una pagina del blog, quindi, se ne avete voglia, continuate pure a sbizzarrirvi.

Passo la parola a voi, e aspetto nuovi contest (credo che Tri mamma ne abbia in serbo uno... forse! E la esorto a farsi avanti).
E poi segnalo la simpatica iniziativa proposta da questo blog, che io ho conosciuto attraverso Owl.

Ringrazio tutti voi per l'attenzione e l'impegno dimostratomi.
Sono contentissima di essere qui oggi e grazie a tutti di essermi stati vicini.
Un saluto speciale alla mia mamma, che mi ha sempre sostenuto e ha sempre creduto in me.
Non ci posso credere di essere arrivata fino a qui.
Ricordatevi di credere sempre nei vostri sogni, però sappiate che mangiare pesante la sera prima di coricarsi non aiuta una buona e sana attività onirica.
Volevo salutare (a) tutti quelli che mi conoscono e soprattutto la classe 3a B dell'Istituto Silvio Berlusconi (non si sa mai: prima o poi glie ne dedicheranno uno).

venerdì 3 giugno 2011

(Mi) immortali gli Italiani. The end.

Bene, eccoci giunti alla conclusione del nostro grande concorso fotografico.
Da oggi decreto ufficialmente lo stop alle telefonate.

Uff! Che fatica! A saperlo prima non mi ci mettevo in questa storia. E per fortuna che per circa un mese e tre settimane non ho ricevuto nessuna adesione, perché invece l'ultima settimana l'ho vissuta in preda alla smania di controllare ogni tre per due posta elettronica, Facebook e blog, nell'attesa ossessiva di nuovi partecipanti.
Suster è così: ha priorità un po' sballate. Così anziché inventariare la congerie di articoli che continua ad accatastarsi in cima al frigorifero si è messa ad importunare amici e conoscenti con sms del tipo:

"Pisa & Love informa: il fantastico concorso fotografico (Mi) immortali gli Italiani  sta per scadere. Se vuoi partecipare anche tu, affrettati!".

Fortunatamente, dicevo, questo delirio è finito.



Suster è un poco dispiaciuta a dire la verità, perché, dopo aver passato la fase "ma cosa mi è venuto in mente", quella "facciamo finta di niente e tutti se ne scorderanno", quella "spaccherò le palle al mondo intero finché qualcuno non si deciderà a partecipare" e quella " in fondo meglio così: mi risparmio la fatica di recuperare e spedire il premio a chicchessìa", ero appena entrata nella fase "chi l'avrebbe mai detto? E' divertente!".
E' anche dispiaciuta per non aver potuto pubblicare una montagna di "fuori concorso" che le si erano materializzati nella sua testolina insana, alcuni mai scattati per mancanza di occasione, altri sfumati per colpa della reflex, che proprio in questi giorni era stata scaricata dal suo caricabatterie e non vi dico che tragedia. Non ha voluto più uscire di casa: era ridotta a uno straccio, completamente scarica. Approfittando della venuta in quel di Pisa di colei che usa firmarsi "Mam" nei commenti, e che identifico con colei che ha dato alla luce anni fa una piccola Suster urlante, sono riuscita, tra le altre cose, a procurare alla reflex abbandonata un nuovo cavaliere. Erano settimane che non la vedevo così piena di energia e voglia di fare, e così ora stiamo pian piano ricominciando il nostro rapporto lavorativo insieme.

Io chiacchiero, ma voi starete aspettando la proclamazione del vincitore.
Vi dico subito che non ve la comunicherò a questa botta, perché attendo il risveglio di colei che presterà per l'occasione la sua innocente manina all'estrazione del fortunato vincitore.
Per ora mi limito a ringraziarvi tutti uno per uno, anche quelli che avrebbero voluto, ma che non sono riusciti a partecipare.

Qualcuno mi ha anche contattato chiedendomi se non potevo prorogare il termine di scadenza del concorso.
Ma, a parte che non posso continuare a scassare i cabasisi all'universo mondo con questa boiata del contest, poi non sarebbe corretto ai fini del regolamento, e nei confronti di voi partecipanti.
Pur tuttavia la cosa mi stava talmente infervorando, che invito chi volesse farlo (qui e ora, e mai più di qui in avanti, lo giuro e stragiuro) a farmi pervenire comunque i vostri eventuali scatti, ed io provvederò comunque a pubblicarli. Entro la fine del 2011, anno dedicato alla commemorazione di questa nostra Repubblica che, come diceva G.G., a farle i complimenti ci vuole fantasia.

Poi magari a fine anno deciderò se mettere in palio o meno un secondo premio, ricordandovi che il premio in palio al momento è questo:


Nel frattempo, essendo oggi venerdì (ricordo, per chi ancora non la conoscesse, la bella iniziativa I venerdì del libro), vi segnalo, tanto per restare in tema, un secondo libretto:


Libretto piacevole e assai poco impegnativo, da leggersi in un paio di pomeriggi, e non di più perché poi inizia a diventare noioso. Francesco Piccolo ha presentato questo libro ai ragazzi del liceo di mio fratello, e al termine della presentazione a quanto pare ne ha regalata una copia autografata ai presenti. ecco come Suster ne è entrata in possesso.
La cosa già di per sé dovrebbe essere spia del fatto che non si tratta poi di grande produzione letteraria, ma insomma: si lascia leggere. Ed è anche abbastanza divertente in alcuni passaggi.

E con questo concludo la mia parentesi dedicata alla nostra amata povera Patria.


MusicPlaylist
Music Playlist at MixPod.com

Zitti, zitti, che forse ho scoperto il meccanismo occulto per allegare musica in un post.
Gran giorno davvero, questo.

giovedì 2 giugno 2011

Pagare pagare, Italia all'estero, tamarrate e altro

Buona Festa della Repubblica a tutti (ma si usa fare questo augurio? Boh: bisognerebbe chiedere a  Napolitano).
Continuo con la mia opera di redattrice. Mi adopero per voi e per il concorso.
Vi ricordo che oggi è l'ultimo giorno utile per comunicarmi la vostra partecipazione o farmi pervenire le vostre foto.
Siccome ho in programma una sortita extra-regionale con pupa e nonna vi chiedo anticipatamente solo un po' di pazienza per estrazioni e premiazioni. Ma questo è un discorso che faremo più in là.
Per ora il concorso è ancora aperto!
Dunque iniziamo.

Per l'incredibile concorso commemorativo dei 150 anni dell'Unità d'Italia indetto dal noto blog di attualità (ah ah ah!) Pisa & Love
oggi per voi:

Mariléne si è fomentata, e, oltre a farmi una gradita pubblicità su Facebook, mi ha inviato un'altra foto.
Questa:

Pagare, pagare, pagare...

E poi ancora questa, introducendola così: 
Il cordone ombelicale con la propria terra non si taglia mai...questa foto ne è un esempio. Ti assicuro che quando ho visto questo ristorante passeggiando in "little Italy" a New York è nato spontaneamente un sorriso sulle mie labbra.
Trionfo dell'Italianità

Dreamy Melrose mi chiede di pubblicare questa:


E la spiega così:
Io partecipo al contest con una foto idiota; ovvero: ho deciso di immortalare un po' di sana tamarraggine italiana, perchè certi italiani si sa..sono dei gran tamarri. E l'essenza di questo è racchiusa nei culetti abbronzati di quegli italiani palestrati o che si credono palestrati (uomini e donne) che d'estate amano mostrare le proprie grazie indossando costumini succinti e mostrandosi alla platea attraverso lunghe passeggiate avanti e indietro in riva al mare.
In foto: donna in topless e uomo in perizoma in Sardegna (XD auhahahauh!).
Ok, e ora, non potevo lasciarvi senza un "fuori concorso".

La crisi si fa sentire, e gli Italiani sono in piena emergenza casa: sfratti, espropri, affitti alle stelle, mutui insostenibili, case vuote, politiche abitative vergognose, stanno mettendo per strada tante famiglie.
Ma gli Italiani, si sa, non sono gente che non si sappia arrangiare, e non rinunciano facilmente ai piccoli piaceri della vita, neanche nella miseria più nera:

Il lusso dei poveri.
Devo ammettere che mi sto divertendo un casino con questa storia.
Continuate a partecipare!


mercoledì 1 giugno 2011

L'italia in mutande e altro

Un poco indaffarata ultimamente, sopraffatta da moduli e scadenze, fortunatamente nonnificando la pupa per qualche giorno, riemergo ancora, non del tutto sconfitta dalle quotidiane faccende di ordinaria amministrazione. Vi informo che ho infine eseguito l'ecografia al mio polso destro, che non presenta roba callosa, ma solo alcuni ispessimenti chessoìo e bla bla. Niente di preoccupante pare. Posso continuare per la gioia di tutti a scribacchiare al pc pubblicando roba di incredibile levatura morale e valore sociale tipo questa e quest'altra.
Nel frattempo ho anche fatto pace col mio portatile, che è stato in collera con me per un giorno intero, solo perché si è staccato il cavo di alimentazione mentre lui era in funzione. E' un tipo permaloso, a quanto pare. Ma gli ho fatto sbollire la rabbia per una notte intera, aspettando che meditasse sui miei e suoi errori, mostrandomi solo una nera schermata di rancore, e un flebile led luminoso che mi segnalava che realmente stava riflettendo sulla cosa. La mattina mi ha salutato col faccino gasato della pupa che faceva capolino dal desktop. Fortuna che ho i miei consulenti dei rapporti elettronici interpersonali a distanza.

Oggi, gente, per il megagalattico concorso di Pisa & Love
pubblico la foto di Mariléne.

L'Italia... in mutande!

Segnalo anche il post di Owl: Che aria tira?
E quello di Tri mamma: Celebrazioni.
Ah! E quello di Mamma Nuvola: (Mi) immortali gli Italiani?

Ricordandovi che domani 2 giugno, festa della Repubblica, sarà anche l'ultimo giorno utile per partecipare con i vostri eccezionali scatti, vi saluto con un "fuori concorso".

L'Italia è ferma. L'economia è ferma. L'occupazione femminile è ferma. La crescita del Paese è ferma da 15 anni. 
Tanto vale...
E scusate, non voglio sembrare sarcastica. E' che il tipo che le ha messe lì ha avuto davvero un'idea geniale: se non si va da nessuna parte, perché consumare le suole, in questi tempi di crisi?


martedì 31 maggio 2011

Roba da gatti. That's amore

Zorro e Panza si amano.



Zorro e Panzumen sono i due fratelli reduci di una sfortunata nidiata di quattro. Un parto infelice, in un momento funesto.
Unici due sopravvissuti, abbiamo deciso di tenerceli in casa.
Si son molto uniti.
Quando Zorro non c'è, Panzumen gira come un ossesso per casa chiamando a gran voce il fratello.
Quando non c'è Panzumen, Zorro fa lo stesso.
Quando Zorro è scomparso per 15 giorni, Panzumen era triste, mogio, ed è dimagrito di qualche etto, pur non avendo perso completamente l'appetito, era anzi costretto a mangiare per due (ma era per colmare il vuoto lasciato dall'assenza fraterna!).
Quando Zorro è rimasto bloccato in cima ad un'altissima magnolia per due giorni a venti metri da terra, tenendo sveglio per due notti l'intero vicinato, Panzumen si è sentito in dovere di emularlo: è rimasto una mattina intera su un'acacia spinosa, a tre metri di altezza, ma troppo terrorizzato per scendere di qualche decina di centimetri e permetterci di raggiungerlo.
Quando Panzumen è particolarmente pieno d'amore, si lascia trasportare più del dovuto nelle sue effusioni fraterne.
Quando Zorro si scoccia delle avances amorose di Panzumen, parte l'azzuffatina.
Quando Zorro trova un nuovo posto in cui andarsi ad infilare, molto presto verrà raggiunto da Panzumen, che in genere, data l'esiguità di spazio di questi nascondigli scovati da Zorro, gli si piazza addosso, costringendolo a sloggiare, e a trovarsi un'altra sistemazione.
Quando Zorro torna in casa con l'ennesima cavalletta in bocca, Panzumen aspetta che lui la deponga in terra per sottrargli la preda.
Quando Panzumen torna a casa con l'ennesima lucertola in bocca, immancabilmente se la farà scappare sotto il mobile più vicino, e tutti e due rimarranno l'intera giornata a fare la posta a turno davanti a detto mobile, nella speranza imperitura che prima o poi la povera bestiola si deciderà a uscire allo scoperto.
Quando Zorro, spaparanzato paciosamente sul letto, ode provenire da qualche altra stanza il richiamo disperato di Panzumen che lo cerca, drizza le orecchie, poi la testa,e infine gli risponde con un flebile miao. Subito arriva trotterellando un felicissimo Panzumen, che inizia tutto contento a lisciare il pelo al fratello.
Insomma: Zorro e Panzumen si amano.

C'è così tanto amore in casa che viene quasi voglia di prenderne parte.


Questo post partecipa alla rubrica del martedì "Roba da gatti".
Per partecipare alla rubrica con la vostra roba da gatti segnalatemi qui sotto il link al vostro post.
Per trovare altra roba da gatti su scala internazionale puoi visitare anche Cats on tuesday.

Questa settimana, roba da gatti di:
  1. Owl
  2. goldberry 
  3. mafalda1980

domenica 29 maggio 2011

Il talento musicale della pupa e della mamma (come incoraggiare tua figlia quando ti accorgi che è una bimba-prodigio)

La pupa è un genio musicale.
Sì lo so che ora voi penserete che si tratta solo del giudizio poco obiettivo di una madre rintronata, ma lasciatemi il tempo di darvi ragione.
Dunque la pupa balla. Balla ogni volta che suona il cellulare a me o al padre (io ho un'allegra suoneria tipo jazz-manouche, ma anche un po' country se vogliamo, Hasuna una terribile tipo house o giù di lì; poco importa, lei ci balla su); balla sul seggiolino della bici, sollevando i gomiti e ondeggiando felice; balla per manifestare felicità ed entusiasmo quando la sera vede comparire il padre di ritorno da lavoro dietro il vetro della porta-finestra della cucina; quando è molto soddisfatta di sè, dopo aver superato un difficile ostacolo posto sul suo cammino gattonante, la pupa improvvisa rituali danze trionfali accompagnandole con ritmici schiocchi della lingua ed enormi sorrisi di vittoria.
La pupa canta, pure. Canta in un leggero falsetto su un'unica nota priva di varianti ogni qual volta il suo orecchio venga solleticato da un ritornello di suo gradimento. Quando al supermercato riconosce in sottofondo, dietro i Plimplòn e i ronzii dei banchi-frigo, provenire da qualche parte una melodia a lei nota, gentilmente offerta ai signori clienti dal signor Carrefour. Quando vuole richiamare l'attenzione di una madre troppo distratta, troppo presa da altri pensieri da dimenticarsi di inserire la colonna sonora durante le abituali galoppate in bici.
La mamma non può che prendere atto della sua inclinazione alla musica e incoraggiarla come può.
La mamma canta.
Il mio vasto repertorio canoro spazia dal Ballo del qua qua (che per un certo periodo è stata in testa alla nostra personale hit parade, va be' che era obsoleta già quando ero piccola io, ma su certe cose non tramonta mai il sole!) al Ballo di San Vito, dalla canzone di Cocco e Drilly a Yellow submarine, da Berta filava a Pinocchio dove vai (cavallo di battaglia della mia infanzia). Lei ascolta tutto molto attentamente: se qualcosa le piace particolarmente partecipa ballonzolando e ansimando a bocca spalancata come un cane in vena di feste, se qualcosa la annoia protesta risoluta, e mamma cambia disco.
Cerco anche in questo caso di coinvolgerla scegliendo delle canzoni il cui testo possa, almeno in parte essere accessibile anche  a lei (il metodo Montessori mi fa un baffo!). E quindi:
- Per MA-MA: Oh mamma mamma mamma sai perché mi batte il corazòn? Peccato che io faccia una gran confusione tra la versione originale (ho visto una muchacha) che non conosco, quella da stadio (ho visto Maradona), e quella pubblicitaria (non so se ne avete memoria: di quelle Morositas). Ma tanto alla pupa interessa solo il "mamma mamma mamma" che in ogni caso resta tale e quale.
-Per BA-BA: Barbara Ann dei Beach Boys (ah, no: era dei Regents in realtà), ma anche qui le conoscenze materne si fermano al ritornello, anzi, alla sola frase "Ba-Ba-Ba-Ba-Barbara Ann".
-Per GA-GA: a parte che questa allocuzione in genere sottintende una precisa richiesta (ovvero 44 gatti), io a volte ci provo con Radio Gaga, peccato che sui testi in inglese io non sia proprio ferratissima
 PA-PA: viva la pappa pappa col popopopopopomodoro.
-Per DA-DA: è stata dura. Ci ho provato con Da-da-um-pa, ma non mi convince gran che. Si accettano suggerimenti (per favore, evitare Trottolino amoroso Dudù dadadà).
- Per TA-TA: mi è venuta in mente solo la mitragliatrice del ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, ma anche questa fa abbastanza pena.
- Per LA-LA: mi rendo conto che ad andare a pensarci per bene ce ne saranno un'infinità di canzoni che fanno la-la. Personalmente utilizzo o il tormentone dei puffi quando vanno per puf-bacche (generazione degli anni '80, voi capirete a cosa mi riferisco), oppure Uh-lalla Uh-lalla questo è il ballo del moscerino.
- Per Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!: Immigrant Song (Led Zeppelin). Naturalmente, solo l'inizio, anche perché il seguito non lo so. Parto con la canzone quando lei parte con i migliori dei suoi urli, che Biancaneve in Shreck Terzo impallidirebbe a confronto ancor più di quanto già non sia di nome e di fatto.
 
Mi sono anche preparata per quando inizierà a utilizzare altra vocali diverse da A:
- PO-PO: c'è quella fantastica Pooooo-po-po-po-po-poooo-poooo (coro da stadio, anche detta Seven Nation Army dei White Strips).
- PI-PI: la sigla di Pippi Calzelunghe, che a dirla tutta è una delle sue preferite (in top-list).

Poi, boh! Anche qui se vi viene qualcosa in mente, i suggerimenti sono ben accetti. Come vi permettete di dire che la cosa vi sembra abbastanza demenziale? Ne riparleremo quando la pupa sarà più famosa di Brittaney Spears e di Farinelli messi insieme (immaginate che duetto?).

Tutto ciò accadeva fino a poco tempo fa.
Ora direi che ci siamo decisamente evolute.
Sono finalmente riuscita a trovare il testo completo di Nella vecchia fattoria, nella versione del Quartetto cetra. La pupa partecipa entusiasta con i versi che conosce, e ancora più entusiasta se l'esecuzione canora è accompagnata dalla rappresentazione teatrale interpretata dai suoi animali di peluche.

Ecco qua il testo, per la vostra gioia:

Nella vecchia fattoria ia-ia-o
Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o
C'è la capra-capra-ca-ca-capra
Nella vecchia fattoria ia-ia-o.

Attaccato a un carrettino
C’è un quadrupede piccino
L'asinel-nel-nel-nel-nel

Tra le casse e i ferri rotti
Dove i topi son grassotti
C'è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

Tanto grasso e tanto grosso
Sempre sporco a più non posso
C'è il maiale-iale-ia-ia-iale.

Sopra l'argine di un fosso
Alle prese con un osso
C'è un bel cane-cane-ca-ca-cane

Nella stalla silenziosa
Dopo aver mangiato a iosa
Dorme il bue-bue-bu-bu-bue

Ecco, sono rimasta un poco delusa, per la verità. Mancano all'appello una quantità consistente di animali fondamentali.
E così Suster ha aggiunto alcune strofe, che possono sicuramente interessarvi:

Nel pollaio chioccia e cova
Ha deposto quattro uova
La gallina-ina la-gal-lina.

Sul recinto appollaiato
strilla e canta a perdi fiato
C'è un bel gallo gallo-ga-ga-gallo

Starnazzando allegra e gaia
mentre razzola per l'aia
C'è anche l'oca oca o-o-oca

Trotterella sulla via
O riposa in scuderia
Il cavallo-vallo ca-ca-vallo

nella vecchia fattoria ia iaa ooo.

Va be la chiudo qui, che la sto facendo un po' troppo lunga.
Veramente, mi stupisco che programmi di pubblica informazione come Report o Annozero non si occupino di questioni di importanza fondamentale come queste, anziché innalzare gogne mediatiche!

E comunque:
Momento di estrema ispirazione compositiva (la piccola Beethoven)