lunedì 6 maggio 2013

Supporting myself.


Oggi mi sono svegliata alle sei e mezza tra una neonata frignante e una treenne in orizzontale che occupava da sola i 3/4 della larghezza del letto, mentre il beduino era già uscito da un pezzo (miracolo! No, è che aveva da fare fuori città).
Oggi mi sono alzata, l'ho cambiata, cullata, calmata e sfamata, e riaddormentata, per un po'.
Oggi mi sono vestita e lavata in due minuti netti, con la prescia che si potesse svegliare di nuovo e impedirmi di finire di prepararmi.
Oggi ho svegliato l'altra che ancora non avevo preso il caffè, perché già s'era fatto tardi col discorso della poppata alla sorella, che dura sempre un tempo difficilmente definibile.
Oggi abbiamo fatto colazione insieme mentre io le infilavo il vestito "quello lungo per ballale" e trovavo le motivazioni valide a che si lasciasse infilare pure i calzini, e poi, ovviamente, abbiamo ballato sul letto, giusto il tempo di un giro di valzer, perché era già oltremodo tardi, ma: come dirle di no senza tragiche ripercussioni?
Oggi abbiamo anche inaugurato i calzettoni con l'Ape Maia, perché lei li ha voluti mettere al posto delle calze di nylon sotto il vestitino per ballare, peccato che fossero forse di una taglia più grandi, così che le arrivavano a metà coscia e sembravano davvero un paio di autoreggenti... chissà cosa avranno pensato le maestre del nido!
Oggi siamo uscite io lei e la piccola nell'ovetto, espletati i soliti tre viaggi necessari a me per trasportare i vari pezzi del trio al piano terra dell'edificio al secondo piano del quale viviamo noi e privo di ascensore, non più tardi della media degli altri giorni e ci siamo incamminate verso il nido raccontando a oltranza la trama de Gli aristogatti incluse le canzoni.
Oggi siamo arrivate a destinazione puntuali, abbiamo lasciato la lumaca nell'armadietto insieme alle scarpe con le fatine e ci siamo infilate quelle del nido, rosse coi trenini, che a lei fanno schifo, ecco il motivo per cui sono state declassate a scarpe del nido, malgrado io le abbia pagate assai più delle stupide e insulse scarpe con le fatine; ci siamo lasciate con un po' di lacrime e "io voglio tornare a cada con te", ma senza esagerare.
Oggi mi sono concessa una passeggiata in centro con la fatina piccola che dormiva nel suo ovetto, ho sondato librerie e negozi di vestiario per bambini e sono uscita senza acquistare niente, con lei sempre sul punto di svegliarsi a ogni pausa di rollio e con una serie di appunti editoriali salvati sul cellulare da cercare on-line...
Oggi è un gran giorno: sono riuscita ad affrontare da sola solissima una mattinata con due pupe e sono sopravvissuta.
Oggi, dopo una mattinata di pianti e poppate e senza essere riuscita ancora a lavare da terra il succo di frutta all'ananas rovesciato ieri sera, ho infilato la piccola fatina con le coliche nella mia capiente fascia porta-bebé e vado a recuparare l'altra.
Sono queste le volte in cui mi dico: "Cacchio, sì! Ce la posso fare!"
E alla faccia di tutti quei pronostici catastrofisti di chi inficiando non poco la mia già di per sé traballante autostima mi diceva: "Non ce la farai mai con due" "Come fai da sola?" "Guarda che scleri!", ora posso dire: "Yes, I can!"
Del resto se non mi auto-incoraggio io, il mondo certo non lo farà per me.
Ho deciso: d'ora in avanti sarò la mia più accanita supporter.

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