martedì 12 novembre 2013

La risposta esatta.

Mettiti il cuore in pace: per loro sbaglierai sempre.
Qualsiasi cosa tu faccia sbaglierai.
Sbaglierai sempre e comunque.

Sbaglierai, fidati. Sbaglierai, in un verso o nell'altro, ma sbaglierai.
Perché tormentarti, perché sprecare energie preziose nella ricerca estenuante della formula perfetta.

Sbaglierai. E punto.

Sbaglierai quando non presterai abbastanza attenzione ai bisogni di tuo figlio/a. I bambini vanno ascoltati, hai capito? Devi saperti mettere alla loro altezza, non carponi ma in punta di piedi, devi decifrare i loro bisogni. Se non ascolti quel che hanno da dirti non sarai mai in grado di fornire loro le risposte giuste. Sbaglierai. Se non hai già sbagliato. Ma sicuro che lo hai fatto.


Sbaglierai anche quando presterai troppa attenzione a quello che i bambini hanno da dire. Sì, proprio tu sbagli ogni giorno, ogni giorno che passi ad assecondare tutto quello che tuo figlio dice di volere. I bambini vanno indirizzati, vanno incanalati. Cosa li interpelli a fare? In questo modo non fai che creare confusione, mostrarti indecisa, debole. Loro non sanno realmente quello che vogliono, e in fondo vogliono solo che lo sappia tu. Quindi, sappilo, e poi imponi loro di volerlo.

Sbaglierai una volta di più quando metterai i tuoi impegni e le tue abitudini davanti alle esigenze di tuo figlio/a. I bambini non sono pupazzi, non puoi pretendere di portarteli dietro ovunque. Cosa credevi, che avresti potuto continuare a fare la vita che facevi prima? La maternità comporta delle rinunce, come ogni scelta della vita. Non te l'ha mica prescritto il medico di fare un figlio (già, ricordo bene quando lo dissero anche a me) quindi, smettila di lamentarti se la sera invece di guardarti in santa pace l'ennesima replica di Kill Bill 2 dovrai saltabeccare da un letto all'altro a conciliare sonni agitati di bambine urlanti. (Ancora sveglie a quest'ora? Ma non lo sai che i bambini hanno bisogno di orari ferrei e routine consolidate?)

Sbaglierai quando con impegno e dedizione cercherai di rispettare i loro delicati ritmi biologici, e per far questo sarai disposta a sacrificare attimi preziosi di vita sociale, e sano relax sull'altare di routines giornaliere che ci hai messo anni a mettere a punto. I bambini devono essere abituati ai cambiamenti, non lo sapevi? Devi ogni tanto saper uscire dai ranghi, essere elastica, perdìo, meno bacchettona. Ché se  no crescerai persone del tutto incapaci di adattarsi ai cambiamenti, agli stravolgimenti inevitabili della vita.

Sbaglierai quando li piazzerai davanti a Peppa Pig invece di leggere insieme un bel libro, o anche una bella dozzina di libri. I bambini hanno bisogno di contatto umano, di stimoli, non puoi pretendere che faccia loro bene assorbire passivamente ogni frescaccia che passa in tv, anche se tu hai un estremo bisogno di dileguarti per un'oretta due col cervello, anche solo per ricopiarti sull'agenda la ricetta della rollata farcita che stava dietro la bustina del lievito paneangeli.

Sbaglierai, amica, non illuderti, quando ti farai il mazzo per riempire le loro giornate di cose bellissime, e attività all'aperto, quando ti sfinirai di passeggiate e martellate sugli zebedei l'ennesimo pomeriggio passato ai giardini, quando inventerai mille e un gioco da fare in casa, metterai a soqquadro la tua cucina per preparare il didò con la farina, e ridurrai la terrazza a un pantano acquoso di colorante per dolci dopo un'estenuante sessione di travasi montessoriani. Chi te lo fa fare: non serve. Non serve riempire ogni minuto della loro esistenza con attività strutturate. I bambini devono imparare anche a gestire la noia e ad autointrattenersi. Hanno bisogno di tempo non-strutturato, hanno bisogno di imparare a riempire da soli il loro tempo.

Sbaglierai quando non parlerai abbastanza con loro. Starai precludendo loro lo sviluppo della comunicazione.
Sbaglierai quando con santissima pazienza e con tutta te stessa ti metterai d'impegno a rispondere a tutte le loro domande. Non stai mai zitta: sembri un disco rotto. In questo modo li sommergi di informazioni e cresci figli iperstimolati.

Ti metterai a discutere con tuo figlio ad ogni suo nuovo capriccio e a spiegargli il perché e il per come quella cosa ora proprio non si può fare? Male. Non fai che assecondare un meccanismo ozioso. I capricci non vanno discussi, vanno ignorati.

E quando ti ostinerai a non dar peso a quel capriccio, allora sbaglierai quanto mai prima. "E' così e basta, piangi pure quanto vuoi". I bambini hanno bisogno di conferme. Con il loro capriccio ti stanno chiedendo: "Mamma, mi vuoi sempre bene?" Ignorandolo stai creando un individuo insicuro e affettivamente represso.

Sbaglierai dal principio alla fine.
E quando, in preda ai sensi di colpa e al dubbio cambierai idea e rotta ogni due minuti, sgriderai tuo figlio/a e poi gli/le chiederai scusa, non stai facendo altro che gettare le basi per una personalità instabile e schizoide.

Quando persevererai nei tuoi errori pedagogici tu... sbaglierai. Solo un cretino non cambia mai idea. E stai facendo di tuo figlio/a un qualcuno incapace di confrontarsi con l'altrui opinione, incapace di autocritica e autocorrezione.

Sei l'aspirante primo della classe che si fa il culo sui libri ma sta sulle palle al professore, e che quindi verrà giudicato sempre impreparato.
Sei come il figlio del padre insoddisfatto che riesce sempre a mettere in evidenza la pecca e a mortificare l'impegno, quando gli chiedi ansioso: "Guarda, papà, sono stato bravo?" e ti senti rispondere "Alla tua età, era ora."
Sei come Pacey di Dowson's Creek, nella puntata in cui chiede, avvilito, al padre ubriaco e buzzurro, che stravede per il fratello poliziotto gay: "Quand'è stato, papà che hai gettato la spugna con me?"

Perché per te non c'è speranza: sei destinata ad accumulare cantonate su cantonate, a non imbroccarne mezza. Rassegnati.

Del resto niente di nuovo: hai sempre sbagliato, sin dall'inizio.

Hai sbagliato quando lo/la prendevi in braccio al primo "uè uè", così come quando ti attardavi ad accorrere ai suoi pianti disperati perché collassata nel letto dopo terrificanti notti insonni.

Hai sbagliato quando ti ostinavi a spingerla/o nel passeggino, quando era evidente che non volesse starci, e terrorizzava la quiete pubblica di interi rioni cittadini con urla strazianti. del resto, non lo sai che i bambini hanno bisogno del contatto materno più di ogni altra cosa?
Hai sbagliato quando ti spezzavi la schiena caricandotela/o in collo, spingendo un inutile passeggino vuoto: se capisce che può farti fare tutto è la fine. Non lo sapevi?

Hai sbagliato quando le davi la tetta ogni mezz'ora, che dico, ogni cinque minuti.
Hai sbagliato quando la lasciavi affamata a piangere per ore, perché ti ostinavi a seguire gli orari delle poppate che ti avevano dato in ospedale.

Hai sbagliato quando iniziasti a svezzarla e...

Ma perché infierire. Dopo tutti questi errori puoi ritenerti fortunata se tua figlia a tre anni non si è ancora (nel'ordine): data all'eroina, all'alcool e non sia ancora scappata di casa con un uomo di quarant'anni più vecchio di lei e con due divorzi alle spalle.

Hai sbagliato sempre e continuerai a sbagliare.
Però, quando una mattina, portandola a scuola, lei per l'ennesima volta ti dirà di non averne voglia, e tu le risponderai come sempre, che tutti i bimbi vanno a scuola, di non cominciare con le solite storie, e le vedrai spuntare tra le lunghe ciglia due lacrimoni e intanto starai macerandoti dentro perché ti chiederai ancora una volta se stai facendo bene a impuntarti con questa scuola che non ti è piaciuta fin dal primo giorno che ci hai messo piede o se non sarebbe stato meglio provare a cambiarla, col rischio di ritrovarti la pupa a casa per un anno e poi roderti dentro per essersi data la proverbiale zappa sui piedi per l'ennesima volta...
Quando quella mattina, la bidella smanierà perché vi affrettiate ad entrare, e lei ti dirà, trattenendo i singhiozzi "mamma, ma io voglio andare via con te, non voglio stare qui", e la maestra si affaccerà per la terza volta cercando di tagliar corto e di trascinarla dentro a forza, ottenendo da lei solo uno stizzito "no" rabbioso, mani sui fianchi e pestate di piedi, allora tu prenderai tua figlia da parte, fregandotene della maestra, che nel frattempo si è ritirata indispettita e sbattendosi la porta dietro, prenderai tua figlia e le dirai: "Io non ti lascio finché non ti vedo tranquilla. Non ti lascio in lacrime". E la stringerai forte dicendole: "Così ti porti via un po' di abbraccio finché non torno". E lei ti dirà: "Anche tu, mamma, portati via un po' di abbraccio mio" e aprirà quella cazzo di porta a vetri, ed entrerà da sola, e ti farà ciao con la mano, a lungo, dal vetro, prima di raggiungere i compagni.

E tu uscirai dal cancello trionfante.

Perché contrariamente a quanto sosteneva il buon vecchio Lev, io non credo che tutte le famiglie felici lo siano allo stesso modo.
Ci sono infinite declinazioni di felicità, infinite formule, infinite risposte da trovare dentro di te. Anche se sono quelle sbagliate. Almeno saprai di non aver copiato.


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