Ci siete? Siete sopravvissuti(/e) al terribile caldo?
Ma soprattutto, c'è davvero qualcuno che legge questi miei sproloqui notturni?
Mi chiedo spesso perché continuare a scrivere. Non che la risposta mi importi davvero. Credo che se una cosa la fai, e continui a farla dopo tanti anni per il puro gusto nell'esercizio di farla, non devi stare tanto a cercare altre motivazioni.
Appurato che l'esercizio della scrittura è per me qualcosa di endemico, il continuare a farlo pubblicamente ha però dei riscontri differenti, che hanno a che fare non so più se con il desiderio di comunicazione o con l'esibizionismo, o con la ricerca di consensi o approvazione. Non saprei. Quando inizi a scrivere in maniera tanto personale perdi un po' di vista il potenziale pubblico.
Io comunque mi metto dall'altra parte e penso che a distanza di anni continuo a seguire con estremo piacere alcuni blog di cui ho seguito se non la genesi, almeno i primissimi passi, l'evoluzione personale dei loro autori (che poi sono direi in tutti questi casi autrici), le loro storie, dentro e fuori la rete.
Il più delle volte è una frequentazione muta, una partecipazione a vite in un altrove che non è il mio quotidiano, finestre lasciate socchiuse su realtà non mie, ma che col tempo lo sono un po' diventate, almeno nella finzione letteraria, ché qui nella scrittura siamo tutti un po' personaggi letterari più che persone vere.
Ed ho un po' bisogno di questa partecipazione, ho un po' bisogno di quello spiraglio sulle ansie e speranze, delusioni e paure, tristezze e solitudini altrui. Ho bisogno, credo, soprattutto delle altrui solitudini, ché quando si scrive si sta sempre da soli, e si scrive a volte perché si è soli, ma comunque si è soli nel momento in cui si scrive, si è soli perché si scrive.
giovedì 30 luglio 2015
mercoledì 15 luglio 2015
Mamma è al lavoro.
La mattina sto andando a lavorare.
"Scusami se non ti ho risposto; ero al lavoro".
"No, a luglio lavoro, non partiamo".
"Mamma domani ci devi andare, a lavoro?"
Sì, suona sempre bene.
Non saprei dire perché ho questa dannata esigenza di definirmi una persona che lavora, di dichiarare al mondo che ho un ruolo produttivo nella società scongiurando le eventuali e possibili accuse implicite di: mantenuta, fancazzista, casalinga, tu-che-non-lavori, cosa-fai-nella-vita?
domenica 12 luglio 2015
I tempi che corrono.
![]() |
Illustrazione di Michael Roher |
Io e i miei fratelli passavamo svariati pomeriggi d' inverno in casa a guardare la televisione.
Ma anche a giocare.
Ai miei tempi i bambini avevano un sacco di giocattoli. Noi, ai miei tempi, avevamo una cameretta piena zeppa di giochi e giocattoli, e siccome ci infarcivamo tutto il giorno di pubblicità, conoscevamo alla perfezione l'offerta ludica commerciale del momento, e la seguivamo, sempre secondo la disponibilità genitoriale e gli interessi personali.
Naturalmente se era bel tempo uscivamo; nessuno ci vietava di farlo né ci chiedeva quando saremmo rientrati. Almeno secondo i miei ricordi di bambina, i miei genitori, a quei tempi, erano perennemente a lavoro. C'è da dire che, ai miei tempi, noi costituivamo un'eccezione in un panorama di famiglie non parimenti permissive, ed eravamo considerati dei semi-selvaggi.
domenica 5 luglio 2015
Con gli occhi, con le orecchie, e con la sabbia tra le dita dei piedi.
Vorrei prendere in prestito i vostri occhi, e con quelli guardare il volo degli aerei, quando passano sopra le nostre teste, bassi, e per qualche secondo non si sente altro che il frastuono del motore, e le vostre vocine che ancora salutano un babbo lontano, che invece è già qui con noi da un po'.
Quegli occhi a cui non sfuggono i dettagli, quando camminiamo tra gli alti platani del parco e rimanete a guardare il percorso di un insetto tra le cortecce screziate, frastagliate come i pezzi scomposti di un complicato puzzle, quando vi fermate sul ciglio del marciapiede di colpo perché avete visto un fiore di malva e discutete sul colore, se sia viola oppure rosa; quando la pineta è la foresta incantata e il cespuglio dell'alloro è il rifugio in cui nascondersi per sfuggire al T-rex.
lunedì 29 giugno 2015
Dire, fare, forse baciare...
Le bimbe certi giorni mi stremano emotivamente.
Però, anche, mi colmano a livello affettivo; riempiono ed esauriscono il mio universo emozionale in un continuo interscambio di feedback, violenti e tenerissimi, e confesso che, almeno in questa fase della mia vita, non riuscirei, nemmeno se fossi disposta ad investirvi molto più di quanto non faccia in termini di tempo, energie e attenzione, non riuscirei a dirigere altrove da loro un equivalente di quella affettività. Un pochino è anche una questione di sopravvivenza, di respiro quasi, ché siamo la risultante di un equilibrio di elementi differenti, di cui quello affettivo è senza dubbio fondamentale, ma non l'unico.
Affettivamente sono un mezzo disastro, lo ammetto.
domenica 21 giugno 2015
La vita degli altri.
All'ora in cui normalmente sto ancora portando le mie figlie a scuola,sono già seduta, gambe conserte, se così si può dire, sui cuscini del sofà nell'ampio luminoso, ma ora in penombra da tapparelle abbassate, soggiorno.
La casa è grande, moderna, arredata, si direbbe, "con stile".
Ma chi sia il responsabile dell'arredamento, questo lo riesco ad immaginare, o meglio a presumere, con una punta di malignità: non certo i padroni di casa. Questa casa perfetta è talmente pensata che non ammette nulla di personale, di vissuto o di reale, al di là degli oggetti dell'ordinario vivere, al di là delle fotografie alle pareti, per quanto anche quelle disposte secondo una logica estetica che sa di studiato e posticcio.
Qui c'è lo zampino di qualche arredatore interior designer o vattelapesca.
Etichette:
about me,
emozioni,
lavoro,
riflessioni,
vita
lunedì 15 giugno 2015
Peter Pan, dove sei?
L'estate è il momento migliore per crescere. Sembrerebbe quasi sia fatta apposta.
Crescono in frondosità le chiome degli alberi e in intensità i verdi delle foglie.
Cresce l'erba nel vialetto di ingresso a casa e intorno alla rastrelliera delle biciclette, ché ogni volta sembra di andarla a ripescare dal profondo della steppa erbosa.
Crescono le giornate, cresce il caldo nelle ore di luce, cresce l'attesa e la stanchezza, l'euforia e l'impazienza di potersi finalmente fermare, in questa corsa frenetica lunga tre stagioni, quelle ordinarie, fatte di ordinario vivere.
Crescono le bambine, che, si sa, crescono sempre, come ti ricordano i conoscenti per strada quando ti fermi a salutarli, ché in una piccola città come questa in cui viviamo noi, per fortuna, ancora accade di incontrare strada facendo gente che conosci, anche più d'una volta al giorno, e ancora accade di fermarsi a scambiar reciproche osservazioni sul tempo che passa, misurato in centimetri sulla statura dei reciproci figli, o sulla loro verbosità, così che a volte finite per far parlare loro, levandovi dall'imbarazzo dei discorsi di circostanza. E allora aspettatevi di tutto, ché si può spaziare dall'astrofisica alle Winx nel giro di un unico periodo.
Etichette:
cose da mamma,
crescendo,
estate,
io e le bimbe
lunedì 8 giugno 2015
Contemplando l'estate incipiente.
E' arrivato prepotente giugno, e all'improvviso è già tutto un finire, un chiudere, un concludere, un'affrettata corsa verso il dopo.
Mi costringo alla scrivania a scrivere un post che inizio nella maniera più banale possibile, parlando del tempo. Il tempo che passa e le stagioni che si avvicendano.
E' la maniera più semplice e anche la più sicura quando ti assenti per tanto tempo e non sai nemmeno il perché.
E il perché è sempre quello: il tempo.
Il tempo che manca, che manca sempre, che non basta mai a fare tutto quello che vorresti, come vorresti, e ti senti sempre un pochino insoddisfatta.
Etichette:
emozioni,
estate,
io e le bimbe,
riflessioni,
stagioni,
tempo
venerdì 8 maggio 2015
Libri: la ricerca, la scoperta, il ritorno.
Ultimamente riesco a scrivere di libri più che di altro.E' comunque un modo per riordinarsi le idee quando da sola non glie la fai, e dunque: cosa hanno in comune i due libri che voglio presentare oggi?
Poco, si direbbe, a prima vista: una storia naive in tinte accese di bambine aviatrici e surreali regine; un racconto poetico di equilibri precari, di voli e di spinte, giocato sulla continua interazione con l'immagine, sull'eleganza grafica di linee verticali e orizzontali, di una gamma cromatica ridotta e selezionata.
Due storie che però ho sentito accomunate da un denominatore unico: la ricerca dell'altro che ci si nega, il viaggio, la scoperta infine che quell'altro per noi c'è e c'è sempre stato, anche quando pensavamo di doverlo cercare altrove.
La regina dei baci
Titolo: La regina dei baci
Autore: Kristien Aertssen (testo e illustrazioni)
Editore: Babalibri
Età: 2-6
venerdì 24 aprile 2015
Libri: io e l'altro. Che fatica!
Abbiamo per le mani due libri che ci piacciono un sacco, molto divertenti e alla portata di tutte le nostre età, ma che mi sono sembrati anche accomunati da un messaggio non tanto scontato né immediato, poiché affrontano in maniera brillante e scanzonata i temi dello stare insieme, dell'attenzione all'altro e della reciproca comprensione.
Eccoli:
Tartaruga in: I miei amici non mi lasciano dormire.Ovvero: meglio impopolari che insonni.
Titolo: Dormi dormi tartaruga.
Autore: Roberto Aliaga
Illustratore: Alessandra Cimatoribus
Editore: Logos
Età: dai 2 anni
Etichette:
libri,
libri di pupa,
libri illustrati,
recensioni,
rubriche
giovedì 23 aprile 2015
Regole d'oro dei bambini per arrivare a scuola in orario (vademecum stilato dalle mie figlie)
Parte Prima: Il risveglio
- Dal letto non ci si alza di propria spontanea volontà e non prima delle 8 a meno che non sia sabato o domenica.
- Lunedì non vorrete andare a scuola perché siete stanche, martedì uguale, mercoledì pure, giovedì anche, venerdì idem.
giovedì 16 aprile 2015
C'è vita sulla terrazza.
Mi sveglio con la testa piena di sabbia.
Risultato di un pomeriggio con le bimbe in spiaggia.
Sabbia tra i capelli, sabbia sul cuscino, sabbia nei pensieri.
Testa pesante, occhi pesti, mattine luminose di primavera, pressione bassa, bambine lamentose, noiose, ostruzioniste.
Primavera si riaffaccia sempre faticosa, per quanto bella.
In primavera la mia casa si amplia, le pareti si fanno permeabili, il dentro lascia entrare un po' di fuori e il fuori ci accoglie tiepido e confortevole come un pezzo di dentro.
Tra qualche mese la mia terrazza sarà impraticabile per buona parte della giornata; le sue piastrelle esposte a meridione diventeranno incandescenti sotto gli implacabili dardi del sole estivo che la batteranno per svariate ore al giorno.
Ma ora è il momento più propizio che mai.
Etichette:
about me,
casa,
foto,
pensieri in libertà,
primavera,
stagioni,
stanchezza,
tempo,
vita quotidiana
venerdì 10 aprile 2015
Parente-si.
Illustrazione di Loretta Serofilli |
Per me è un tornare, per loro un andare.
Per me è un ritrovare e non ritrovarmi, per loro è un esplorare e una scoperta continua.
Per me è una retrovia, per loro un'avanscoperta.
Per me è fare i conti col noto, col tempo che si accumula a ritmo di decenni, con le dita di polvere che denunciano la vanità del ricordo, della mania di mettere da parte e conservare, di circondarsi di oggetti nell'illusione di costruirsi un'identità, prima, una storia, poi.
Per me è rivedere la mia adolescenza e fare i conti con la passata smania di futuro, con l'ansia di fuggire, con le promesse di riscatto altrove, di affermazione fuori dalla casa paterna, lontano da quegli oggetti noti, accuratamente allineati sullo scaffale a rappresentare i miei anni trascorsi tra quelle mura, in quell'abbraccio a volte soffocante che è la famiglia.
Etichette:
io e le bimbe,
my family,
ricordi,
storie di case,
tempo,
vacanze
lunedì 30 marzo 2015
Bimba.
E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?
Etichette:
cose da mamma,
crescendo,
emozioni,
Rania,
secondogenito
venerdì 27 marzo 2015
Gek Tessaro: canto i cavalier, l'armi, draghi e città.
Cosa vieta di dire la verità ridendo?
Lo scriveva Orazio, tanto e tanto tempo fa.
Cosa vieta di affrontare temi difficili con leggerezza?
E cosa vieta di fartici anche due risate, per una volta immaginando un finale alternativo delle vicende rispetto al copione noto propostoci dai manuali di Storia?
La Storia politica, si sa, parla soprattutto di guerre, delle loro cause e dei loro esiti, e dalla prospettiva storica esse sembrano, così, assolutamente sensate.
Eppure quando una guerra inizia sembra davvero difficile farsi una ragione del perché, di chi realmente può volere deliberatamente agire in maniera distruttiva contro altri esseri umani, a chi può giovare, chi la può desiderare se in essa la gente muore?
Mimi ha appena cominciato a porsi di queste domande, o forse ancora no, perché ancora non ne ha poste a me, che non avrei risposte soddisfacenti e rassicuranti sull'argomento; però ha iniziato a intuire che si tratta di un argomento gravido di angosce, quando capisci che può interessare anche te e le persone che ti sono care.
dato che il padre si trova attualmente in territorio non proprio pacifico, credo la cosa sia stata abbastanza naturale.
Comunque per ora abbiamo esorcizzato il mostro, o almeno tentato di farlo con questo libro, che è al momento tra i nostri favoriti serali (e seriali):
Titolo: La città e il drago
Autore: Gek Tessaro
Editore: Lapis
Età: Dai 3 anni
Etichette:
Gek Tessaro,
guerra,
libri,
libri di pupa,
libri illustrati,
recensioni,
rubriche
martedì 24 marzo 2015
Mamma cantastorie e le altre.
Dopo scuola, primavera pomeriggio.
Mimi ha un suo conteggio dei giorni che tiene conto della stagione e non del mese.
- Mamma, oggi è il due di primavera, giusto?
Il due o il tre di primavera ce ne andiamo, tre femmine in libera uscita.
Gelato, bicicletta, giro in centro.
Sono in modalità "Mamma-Pedala", come mi chiama Mimi.
- Mamma, guarda!
- Che? Cosa?
- Mamma! Bibli, mamma! Bibli!
- Ah. Ok. Dopo passiamo un attimo in libreria. Ma non prendiamo niente eh!
Mimi ha un suo conteggio dei giorni che tiene conto della stagione e non del mese.
- Mamma, oggi è il due di primavera, giusto?
Il due o il tre di primavera ce ne andiamo, tre femmine in libera uscita.
Gelato, bicicletta, giro in centro.
Sono in modalità "Mamma-Pedala", come mi chiama Mimi.
- Mamma, guarda!
- Che? Cosa?
- Mamma! Bibli, mamma! Bibli!
- Ah. Ok. Dopo passiamo un attimo in libreria. Ma non prendiamo niente eh!
venerdì 20 marzo 2015
Insegnare a imparare e imparare a insegnare.
Parto da qui, dalla proposta di Genitoricrescono per questo mese: Imparare ad apprendere.
Mi incuriosisce e vado a leggermi l'articolo.
Come sempre riescono a stupirmi per l'acume e la lucidità con cui affrontano temi spesso triti e abusati, ma questa volta rimango un poco perplessa: l'argomento a prima vista mi appare trasversale e un po' troppo ricercato; non mi pare di avere molto da dire su questa faccenda, però... però, come spesso accade, gettato il seme si attende il germoglio, il seme è stato gettato, e da quello iniziano a tornarmi alla mente una serie di considerazioni, episodi, momenti che in qualche modo si dipartono tutti da quella stessa radice: la radice della parola "educare".
Educare all'ascolto.
Educare al bello.
Educare al vivere sociale.
La usiamo continuamente, e accorpa una varietà di aspetti vastissimi, tali da ricoprire l'universalità dello scibile e dello sperimentabile.
Ex-dùcere, condurre fuori, è un affare ben diverso dall'insegnare, questo lo sappiamo ormai: non è "imprimere un segno", è un "tirar fuori", è un eviscerare, non è un mettere, è un'estrapolare.
Compito dell'educatore dovrebbe dunque essere quello di aiutare lo sviluppo delle potenzialità dell'educando, che è operazione assai più complessa che quella di riempire di nozioni (che siano didattiche, etiche o comportamentali) una scatola cranica più o meno vacante.
mercoledì 18 marzo 2015
Sulla montagna del nord abbiamo cercato Elsa. Sintesi di un week end di fine inverno.
In questi scampoli di inverno c'erano un paio di cosette rimaste in sospeso che non avevo realizzato, un paio di propositi non esauditi, che stavano lì a prudermi, al centro della schiena, proprio lì dove non arrivi a grattarti.
Non è vero: io arrivo in ogni punto della mia schiena, anche quando devo spalmarmi la crema solare da sola. Però, malgrado il grattarsi, quel prurito ho preferito togliermelo una volta per tutte.
Una di queste cose era andare a trovare mia sorella, appollaiata sui monti del lontano nord, l'altra era portare Mimi sulla neve, come mi chiedeva senza soluzione di continuità già da novembre, affranta dal fatto che quaggiù, a 10 mt sul livello del mare se ci va bene, e non trattandosi del fiordo di Elsa, essa neve non scenda poi tanto di frequente.
Ma che ne sai della neve Mimi.
La neve mi piace tantissimo!
La neve è fredda.
Io non ho freddo, sono come Elsa.
La neve è bagnata e fa bruciare le mani.
A me non bruciano perché io ho il potere del ghiaccio nelle mani.
Non abbiamo l'abbigliamento adatto.
Mi porto il vestito di Frozen.
Non è vero: io arrivo in ogni punto della mia schiena, anche quando devo spalmarmi la crema solare da sola. Però, malgrado il grattarsi, quel prurito ho preferito togliermelo una volta per tutte.
Una di queste cose era andare a trovare mia sorella, appollaiata sui monti del lontano nord, l'altra era portare Mimi sulla neve, come mi chiedeva senza soluzione di continuità già da novembre, affranta dal fatto che quaggiù, a 10 mt sul livello del mare se ci va bene, e non trattandosi del fiordo di Elsa, essa neve non scenda poi tanto di frequente.
Ma che ne sai della neve Mimi.
La neve mi piace tantissimo!
La neve è fredda.
Io non ho freddo, sono come Elsa.
La neve è bagnata e fa bruciare le mani.
A me non bruciano perché io ho il potere del ghiaccio nelle mani.
Non abbiamo l'abbigliamento adatto.
Mi porto il vestito di Frozen.
Etichette:
a spasso con pupa,
inverno,
montagna,
Piemonte
venerdì 13 marzo 2015
Principesse o no?
Era da un po' che mi proponevo di farlo.
E' giunto il momento di affrontare il mostro.
Tra i libri della nostra personale libreria casalinga ce n'è un buon numero etichettabili alla voce: "Principesse". Chissà perché poi.
Inizialmente non ero proprio entusiasta di questa smaccata predilizione di mia figlia per la suddetta categoria di personaggi.
Ma vincendo la mia recalcitranza e il mio snobismo, mi sono, per amor suo, forzata la mano.
E andiamo a vedere quindi oltre le etichette, perché le principesse non sono tutte uguali, e per fortuna non sono solo di marca Disney.
mercoledì 11 marzo 2015
Femminile plurale.
![]() |
- Misericordia, Mimi! Scendi da quel povero Zorro! |
Io che son cresciuta in mezzo a due maschi, con una sorella di molto più grande di me.
Io che indossavo pantaloni di tuta con le toppe sulle ginocchia.
Io ora mi trovo a dover crescere due donnine che non sono proiezioni di me, né tanto meno miniature a mia immagine e somiglianza.
Sono per ora due propaggini fisiche, ma libere di evolversi nello spazio ognuna secondo le proprie peculiarità e propensioni.
Etichette:
cose da mamma,
donne,
io e le bimbe,
maschi e femmine,
noi
Iscriviti a:
Post (Atom)