lunedì 29 febbraio 2016
Amata solitudine
Avere un compagno che saltuariamente si assenta per periodi più o meno lunghi ha i suoi pro e i suoi contro.
In genere, quando è a casa, riesco a vedere più facilmente soprattutto i pro del non averlo tra i piedi.
Gli aspetti negativi emergono solo dalle assenze più prolungate, e riguardano soprattutto le bambine e la difficoltà di gestire le loro (legittime) reazioni emotive alla distanza paterna.
Sarà che quando è a casa è incredibilmente, straordinariamente inattivo, ingombrante, intralciante, invadente gli spazi e i tempi altrui.
Sarà che nell'ambito dell'organizzazione familiare il fatto che lui sia presente o meno è un particolare assolutamente poco rilevante, non fosse per il fatto che c'è più bucato da infilare in lavatrice e più pasti da preparare, più piatti da lavare e via dicendo con le lamentazioni della casalinga frustrata.
venerdì 12 febbraio 2016
Libri: domande importanti
Io chi sono? Cosa ci faccio qui? Perché esisto?
Mimi ha iniziato a porsi domande di questo tipo molto presto, cogliendomi spesso alla sprovvista, e nell'imbarazzo di non avere una risposta adeguata alle sue richieste, a volte perché si trattava di domande volutamente destinate a non averne, che si confrontavano direttamente con la vertigine dell'infinità: del tempo, dello spazio, con il prima del prima e con l'oltre dell'oltre, con l'eterno, con l'infinito, e con la loro assurdità logica.
Sembrano domande troppo grandi per una bambina piccola. In genere pensiamo che i bimbi non se ne pongano di questa portata, non subito, almeno, perché i bambini, si sa, prendono per buono ciò che c'è, sono troppo presi ad imparare, prima, ciò che possono toccare, vedere, e che i loro perché riguardino solo il mondo contingente.
Forse troppo spesso li sottovalutiamo, senza renderci conto che loro, più di noi, devono spesso sentirsi come dei piccoli astronauti piovuti, non si sa come, in un mondo sconosciuto di cui stanno, con fatica, curiosità, entusiasmo, incredibile spirito di adattamento e intuito, gradualmente scoprendo regole e funzionamento.
E' di questo, forse, che parla Il bambino tra le pagine, delizioso albo illustrato di Peter Carnavas (un autore che credo valga la pena tenere d'occhio):
Titolo: Il bambino tra le pagine
Autore: Peter Carnavas
Editore: Valentina edizioni, 2015
Età: dai 4 anni
Mimi ha iniziato a porsi domande di questo tipo molto presto, cogliendomi spesso alla sprovvista, e nell'imbarazzo di non avere una risposta adeguata alle sue richieste, a volte perché si trattava di domande volutamente destinate a non averne, che si confrontavano direttamente con la vertigine dell'infinità: del tempo, dello spazio, con il prima del prima e con l'oltre dell'oltre, con l'eterno, con l'infinito, e con la loro assurdità logica.
Sembrano domande troppo grandi per una bambina piccola. In genere pensiamo che i bimbi non se ne pongano di questa portata, non subito, almeno, perché i bambini, si sa, prendono per buono ciò che c'è, sono troppo presi ad imparare, prima, ciò che possono toccare, vedere, e che i loro perché riguardino solo il mondo contingente.
Forse troppo spesso li sottovalutiamo, senza renderci conto che loro, più di noi, devono spesso sentirsi come dei piccoli astronauti piovuti, non si sa come, in un mondo sconosciuto di cui stanno, con fatica, curiosità, entusiasmo, incredibile spirito di adattamento e intuito, gradualmente scoprendo regole e funzionamento.
E' di questo, forse, che parla Il bambino tra le pagine, delizioso albo illustrato di Peter Carnavas (un autore che credo valga la pena tenere d'occhio):
Titolo: Il bambino tra le pagine
Autore: Peter Carnavas
Editore: Valentina edizioni, 2015
Età: dai 4 anni
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lunedì 8 febbraio 2016
Del perché non amo il carnevale
Immagino in parte sia dovuto al mio carattere di merda.
Come si può non amare il Carnevale? No, dico: la festa della spensieratezza, dell'irriverenza, della libertà espressiva, l'occasione per tutti di tornare un po' bambini.
Sarà che la mia ostilità risale proprio ai tempi gioiosi della mia infanzia, quando l'imperativo di divertirsi era legato indissolubilmente al concetto di "maschera figa", ed io, puntualmente, finivo in un angolo a vergognarmi della mia.
Sì, non c'è niente da fare: quando uno nasce storto, storto rimane.
In me è presente il velenoso seme del non-divertimento. Credo che in fondo tutto si riduca ad una mia cronica incapacità di lasciarmi andare, di staccare la spina e fregarmene.
Un po' come alle feste universitarie, quegli enormi coacervi di gente sfatta che periodicamente si ritrovavano nel garage di casa nostra, lunghi after-hour che si concludevano nella tarda mattinata del giorno dopo, quando gli ultimi superstiti si riprendevano dal loro momentaneo stato di incoscienza etilico, raccattavano i boccioni residui di vino scadente coi loro fondi di vino scadente, le ultime lattine di birra dell'Eurospin, e finalmente si levavano dai coglioni.
Io c'ero, ero sempre lì, in fondo era casa mia, malgrado il ruolo di padrone di casa buontempone toccasse sempre al beduino. Io ero quella che puliva alla fine, che raccattava durante, che mediava coi carabinieri e coi vigili sul far dell'alba, quella che si prendeva l'onere della responsabilità. Per cui ero anche quella che non sbragava mai del tutto. Ero quella che in un marasma di gente dall'attività neuronale praticamente azzerata, doveva mantener vivo un barlume di lucidità.
Di quelle feste ho sempre prediletto in effetti il momento in cui si sbaraccava tutto.
Come si può non amare il Carnevale? No, dico: la festa della spensieratezza, dell'irriverenza, della libertà espressiva, l'occasione per tutti di tornare un po' bambini.
Sarà che la mia ostilità risale proprio ai tempi gioiosi della mia infanzia, quando l'imperativo di divertirsi era legato indissolubilmente al concetto di "maschera figa", ed io, puntualmente, finivo in un angolo a vergognarmi della mia.
Sì, non c'è niente da fare: quando uno nasce storto, storto rimane.
In me è presente il velenoso seme del non-divertimento. Credo che in fondo tutto si riduca ad una mia cronica incapacità di lasciarmi andare, di staccare la spina e fregarmene.
Un po' come alle feste universitarie, quegli enormi coacervi di gente sfatta che periodicamente si ritrovavano nel garage di casa nostra, lunghi after-hour che si concludevano nella tarda mattinata del giorno dopo, quando gli ultimi superstiti si riprendevano dal loro momentaneo stato di incoscienza etilico, raccattavano i boccioni residui di vino scadente coi loro fondi di vino scadente, le ultime lattine di birra dell'Eurospin, e finalmente si levavano dai coglioni.
Io c'ero, ero sempre lì, in fondo era casa mia, malgrado il ruolo di padrone di casa buontempone toccasse sempre al beduino. Io ero quella che puliva alla fine, che raccattava durante, che mediava coi carabinieri e coi vigili sul far dell'alba, quella che si prendeva l'onere della responsabilità. Per cui ero anche quella che non sbragava mai del tutto. Ero quella che in un marasma di gente dall'attività neuronale praticamente azzerata, doveva mantener vivo un barlume di lucidità.
Di quelle feste ho sempre prediletto in effetti il momento in cui si sbaraccava tutto.
martedì 26 gennaio 2016
Appunti quotidiani.
Il gelo dei giorni passati ci ha portato un nuovo ciclo di malanni: siamo stati mali a turno, tutti quanti.
Rania, che continua a produrre quantitativi importanti di muco di tutti i colori, ha smesso di fare l'aerosol unicamente per esasperazione materna e ha il naso screpolato a sangue a furia di sfregamenti di fazzoletti.
Il beduino è stato letteralmente steso dall'influenza rantolante nel letto per la durata di tre giorni netti, incosciente del mondo circostante come solo un uomo sa fare. Un pomeriggio gli ho lasciato le bimbe per andare a una riunione, con l'accorgimento di lasciare cena pronta e il DVD di Pinocchio inserito. Sono ritornata di gran carriera intorno alle otto e ti trovo Mimi arrampicata sul lavandino intenta a tirar fuori piatti per apparecchiare la tavola per la cena, Pinocchio in stand by sul menù dei titoli, Rania vagante per la terrazza che mi cercava, lui sempre nel letto, sempre rantolante, sempre totalmente incurante delle proprie responsabilità paterne.
Va be'.
lunedì 18 gennaio 2016
Le cose che poi dimentichi.
Ché poi, si dice, dimentichi tutto.
Almeno finché non ti ricapita. Allora a un tratto ti ricordi di nuovo. Ah, già! Anche l'altra volta era andata così!
La nausea del primo trimestre, il fastidio per gli odori, la letargia.
L'ansia notturna, l'insonnia insensata.
Gli attacchi di fame, mangiare come un uomo e crollare alle nove di sera come un pupo.
Le manie salutiste, le spese improbabili al supermercato, le paste integrali, la verdura bio.
Gli hackeraggi della tua volontà alle buone intenzioni salutiste: la dipendenza dai cornetti di mais, le pringles alla paprika, la focaccia farcita della COOP mangiata di furia tra gli scaffali del reparto frutta e verdura.
I vestiti che non ti stanno più, i pantaloni slacciati, maglioni sformati.
I forum di gravidanza, le malattie esantematiche, la toxoplasmosi.
"E coi gatti come fai?" Li metto in quarantena. Li iberno. Li sopprimo. Secondo voi?
(No: continuo a pulirne la cacca dalla lettiera con la paletta. Ciò non comporta infezione da toxoplasma. Vi assicuro).
Almeno finché non ti ricapita. Allora a un tratto ti ricordi di nuovo. Ah, già! Anche l'altra volta era andata così!
La nausea del primo trimestre, il fastidio per gli odori, la letargia.
L'ansia notturna, l'insonnia insensata.
Gli attacchi di fame, mangiare come un uomo e crollare alle nove di sera come un pupo.
Le manie salutiste, le spese improbabili al supermercato, le paste integrali, la verdura bio.
Gli hackeraggi della tua volontà alle buone intenzioni salutiste: la dipendenza dai cornetti di mais, le pringles alla paprika, la focaccia farcita della COOP mangiata di furia tra gli scaffali del reparto frutta e verdura.
I vestiti che non ti stanno più, i pantaloni slacciati, maglioni sformati.
I forum di gravidanza, le malattie esantematiche, la toxoplasmosi.
"E coi gatti come fai?" Li metto in quarantena. Li iberno. Li sopprimo. Secondo voi?
(No: continuo a pulirne la cacca dalla lettiera con la paletta. Ciò non comporta infezione da toxoplasma. Vi assicuro).
mercoledì 13 gennaio 2016
Giorni azzurri
E poi arrivano quei giorni azzurri, di cielo terso, dopo la sfuriata dei venti del nord, che tu pedali in bicicletta e i colori ti appaiono più vividi, e vorresti fermarti a fotografare tutto: i rami spogli degli alberi, le facciate delle case, le biciclette appoggiate ai muri, le strade e le persone che vi si aggirano, strette nelle loro sciarpe e piumini scuri, che contrastano con tutta questa luce. Sembrano tante formiche allo sbando.
Ho fatto un giro in centro, lasciate le bimbe (finalmente!) alle rispettive scuole, perché avevo faccende da sbrigare. Ho respirato l'aria fredda e mi sono riempita gli occhi di bellezza.
In quei giorni tutto diventa all'improvviso perfetto, splendente, cristallino, anche ciò che hai dentro.
Allora ami la città in cui vivi, i suoi scorci, i suoi vicoli, il suo essere sempre così vicina e familiare, la prevedibilità dei suoi abitanti, che hai imparato a conoscere e ad accettare, anche nei loro aspetti più ruvidi e spigolosi, anche nelle loro imperfezioni.
martedì 12 gennaio 2016
E buon anno!
Come sempre puntualissima nell'aggiornare il blog in tempo reale, per questa volta risparmierò ai miei venticinque lettori, se pure ce ne fossero tanti, la riflessione retrospettiva sul mio anno appena trascorso.
Del resto sono stata talmente incostante nello scrivere quest'ultimo anno che mi sembra giusto chiuderla così, e voltare pagina.
Lascerò un piccolo spazio vitale giusto per i buoni propositi, e prima di tutto mi ripropongo la costanza, tanto per restare in tema, anche se questa promessa, mi sa, parte male, e lo dico inaugurando il nuovo anno in data 12 gennaio.
Ma buongiorno! E come vi sono andate le feste?
Le mie, mmmh. Grazie a Dio il Natale passa: non è poi tutto questo dramma, e tu ti riguardi indietro dicendoti che scema, che ti ci sei fatta tante paturnie, quando si avvicinava, e come ogni anno ti fai prendere dalla malinconia.
Un po' come la laurea, che ci perdi le notti, i giorni, la salute, poi in venti minuti è tutto fatto e tu dici: beh, tutto qui?
Niente di apocalittico: quasi un giorno come un altro, ma a casa di tua madre, con le tue figlie che scartano i pacchetti ancora con la meraviglia negli occhi, chissà poi ancora per quanto e quando per loro inizierà ad essere una sorta di farsa anche quella fede finora indiscussa nel fantomatico mittente dei doni in barba bianca.
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mercoledì 23 dicembre 2015
Bambina nel tempo
- Mamma ti ricordi quando sei uscita e mi hai lasciato tutta sola per un sacco di tempo?
- Ma quando, Mimi?
- Quando sei uscita da sola con Rania. E hai detto che tornavi subito invece sei stata via tantissimo.
- Ah, quando sono andata a fare la spesa sabato mattina e tu ti eri appena alzata! Ma dai. Sono tornata appena ho finito di fare tutto. Tu stavi guardando Tom e Jerry... Non avrai aspettato tanto.
- Sì. Ho guardato Tom e Jerry e ho pianto tantissimo, perché tu non tornavi più.
- Ma su! Sono stata via solo un'oretta, non farla tragica, Mimi!
- Mamma, tu lo dovresti sapere che per una bimba come me che piange sola senza la mamma un'oretta è tantissimo! Non è come per voi umani.
Io mi scompiscio a volte.
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venerdì 18 dicembre 2015
Libri: cercare se stessi
Qualche buona idea per i regali di natale di quest'anno?
E va bene, per questa volta vi accontento.
Era da tempo che avrei voluto parlare di questi due libri, che, giunti per vie traverse e forse non da subito apprezzati come si conviene, circolano già da un po' in casa nostra.
Ve ne parlo nello stesso post perché questi due libri illustrati hanno in comune la tematica di fondo: la ricerca di sé e l'acquisizione della propria autoconsapevolezza, nell'unicità e nella specificità di ognuno.
Lo fanno apparentemente offrendo due punti di vista un po' diversi, forse divergenti: "io chi sono VERAMENTE?" O "io chi voglio essere? Chi voglio DIVENTARE?"
Il fatto è che, a ben guardare, la risposta univoca di cui si fanno portavoce le due storie, di personaggi in cerca di un'identità definita, è tutta nella rivendicazione della libertà di ognuno di essere ciò che è, nella maniera in cui meglio gli si adatta e passando attraverso le esperienze che gli permettono di conoscersi, accettarsi, piacersi.
Partiamo dal primo:
Titolo: Il pinguino verde, 2012
Autrice: Valentina Muzzi
Editore: Sinnos
Età: dai 2 anni
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martedì 15 dicembre 2015
Ci scrivo un post
![]() |
Immagine mentale di me in relax, presa in prestito da Yelena Bryksenkova |
Dimenticavo di avere un blog.
No, non è vero, non lo dimentico manco per cazzo.
Mi correggo: non lo dimentico neanche per sogno (detesto la volgarità gratuita).
Infatti stavo pensando di scrivere altro pippone su famiglia, il Natale, il crescere...
No, meglio di no, sono nauseata di me stessa persino io.
E poi quel giorno dovevo sistemare la libreria Billy scomponibile di tre metri e mezzo che non ho idea di dove entrerà nei nostri 50 metri quadri di casa, ma, ehi! Era in regalo sul gruppo FB Te lo regalo se vieni a prenderlo, e io me la sono aggiudicata, poi ho mandato il beduino a prenderla, tanto meglio: eviterò di spendere quei circa 200 € da Ikea (che non ho) per sistemare l'ammasso di scatole impilate a fianco dell'armadio nella camera delle bimbe.
martedì 24 novembre 2015
Poesia del quotidiano
I disegni di Mimi sono fantasie caleidoscopiche: figure allungate e fluttuanti, con lunghe vesti ondulate a fasciare gambe infinite, abiti drappeggiati di ghirigori, arabescati e arricchiti di decorazioni mai troppo ridondanti: fiocchi e pizzi, cuori e farfalle; trecce lunghissime o svolazzanti ciocche di capelli a riempire tutto lo spazio intorno come un'aureola dorata.
I disegni di Mimi sono una tavolozza di colori sapientemente scelti e accostati, una continua sperimentazione e contaminazione di tecniche, dal glitter allo scotch colorato, dal collage misto al frottage alla cera gocciolata.
I disegni di Rania per ora sono tentativi di tracciare volti umani, grandi cerchi irregolari all'interno dei quali prova a inserire con enorme difficoltà connotati incerti. Si demoralizza presto perché il risultato spesso non corrisponde alle intenzioni e mi chiede di farlo io.
Mimi ha una grande fiducia in sé e nelle sue capacità, e non emette quasi mai un giudizio negativo sulle sue creazioni, anche sulle più bislacche.
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giovedì 12 novembre 2015
Inside out. Emozioni sul grande schermo
Un tempo ero una blogger più assidua. Non più brava, non più figa, ma sicuramente più assidua.
Così riuscivo a concretizzare molte idee che mi passavano per la testa, come rubriche di cui nessuno sentiva l'utilità e pseudorecensioni di mostre che non interessavano a nessuno, e solo una volta che erano terminate, così, anche volendo, nessuno avrebbe potuto andarle a vedere dietro mio consiglio.
L'ho detto che ero più assidua, ma ciò non vuol dire che fossi più efficiente, né più al passo con l'attualità.
Perciò, perché smentirmi ora, solo perché ho cambiato indirizzo al mio blog e sono un po' più schiva?
Dunque da circa un mese a questa parte, da quando cioè sono stata al cinema con le bimbe a vedere l'ultimo film della Pixar, mi sarebbe piaciuto parlarne qui.
Ma i miei aggiornamenti sono sempre più sporadici e faticosi, e non ce l'avevo ancora fatta, a concretizzare questo proposito.
Fino ad ora! (Papparapààà!)
Ora che probabilmente il film non sarà più nelle sale, ma fa lo stesso.
D'altronde ci hanno spaccato le palle con Frozen fino al mese scorso, con vestiti di carnevale di Elsa, feste a tema, un merchandising spietato e cover di Let it go su YouTube. Potrò attardarmi un pochino sull'onda delle mie impressione tutto sommato ancora abbastanza fresche (tutto è relativo, signori miei. Considerate che negli ultimi cinque anni io sono entrata in un cinema in tutto quattro volte. Fate un po' voi).
martedì 10 novembre 2015
Oltre il reef
Siamo stati fuori, un paio di week end fa, per l'immaginario ponte dei morti, che ponte non era, poiché l'unico giorno festivo in questione cadeva di domenica, ma sono sottigliezze al giorno d'oggi, soprattutto per chi non ha cartellini da timbrare il lunedì mattina, come la sottoscritta. Sono i vantaggi della disoccupazione. Dunque un week end lungo in gita con zii e cugini (mio fratello e famiglia), graziato dal meteo che ci ha regalato giornate luminose di caldo sole, per quanto ventose, con buona pace dei miei meteoropatismi.
Genova ci ha accolto coi suoi svincoli micidiali e i suoi palazzi proiettati verso il cielo, la sua umanità cordiale, la carta da parati anni '90 della nonna e i terrazzini che danno su cortili vertiginosi, tagliati dai fili da bucato che ne spezzettano in forme irregolari il poligono di cielo soprastante.
La città dal sapore retrò, assediata tra mare e monti, col suo porto futurista e il suo colossale acquario, meta agognata e principe dalla nostra gita, ci ha ospitato per tre giorni e quattro notti.
La città mi ha un po' frastornata, con le sue distanze da città, i suoi marciapiedi stretti tempestati di cacche di cane, i percorsi tortuosi per arrivare a comprare la farinata buona, che ti sembra di tornare continuamente sui tuoi passi e non hai la minima idea di dove sei finita, e magari stai a pochi passi da casa.
mercoledì 28 ottobre 2015
Autunno molesto.
Sì sì, capisco perfettamente perché i giorni a cavallo tra ottobre e novembre vengono deputati da svariate tradizioni culturali al culto dei morti.
Interiormente per me questo periodo è assimilabile a una lenta discesa agli inferi. Sarà che non riesco mai a scindere del tutto i miei stati d'animo interiori dagli stati d'animo meteorologici.
Oggi per esempio veniva giù acqua a secchiate da un cielo cupo e uniforme. Sono venute giù secchiate d'acqua tutta la notte, una notte fredda e scrosciante che tu vuoi solo farti piccola piccola sotto il piumone, nella tua bolla di tepore e sonno, mentre dall'altra stanza provengono i respiri regolari delle tue bambine, che ogni tanto senti mugolare, oppure parlare nel sonno, o lamentarsi, perché da quando sei madre hai sviluppato questa cosa incredibile della coscienza notturna, che sei continuamente consapevole di quel che accade nel mondo dei vigili anche mentre dormi, e come le senti chiamare il tuo nome, ovvero quello di mamma, corrispondente al tuo ruolo nei loro confronti, sei già in piedi, alla faccia del piumone e della tua bolla di tepore umano, del tuo sonno ovattato dallo scroscio continuo dell'acqua fuori, sopra il tetto, tra i rami degli alberi e sulla tettoia della terrazza.
Interiormente per me questo periodo è assimilabile a una lenta discesa agli inferi. Sarà che non riesco mai a scindere del tutto i miei stati d'animo interiori dagli stati d'animo meteorologici.
Oggi per esempio veniva giù acqua a secchiate da un cielo cupo e uniforme. Sono venute giù secchiate d'acqua tutta la notte, una notte fredda e scrosciante che tu vuoi solo farti piccola piccola sotto il piumone, nella tua bolla di tepore e sonno, mentre dall'altra stanza provengono i respiri regolari delle tue bambine, che ogni tanto senti mugolare, oppure parlare nel sonno, o lamentarsi, perché da quando sei madre hai sviluppato questa cosa incredibile della coscienza notturna, che sei continuamente consapevole di quel che accade nel mondo dei vigili anche mentre dormi, e come le senti chiamare il tuo nome, ovvero quello di mamma, corrispondente al tuo ruolo nei loro confronti, sei già in piedi, alla faccia del piumone e della tua bolla di tepore umano, del tuo sonno ovattato dallo scroscio continuo dell'acqua fuori, sopra il tetto, tra i rami degli alberi e sulla tettoia della terrazza.
lunedì 19 ottobre 2015
Sulle virtù morali dello stracchino
Quando ero incinta di Mimi, i primi mesi sono stata malissimo.
Mi piacerebbe poter dire di aver vissuto alcuni passaggi salienti della mia vita in maniera diversa da quanto effettivamente io abbia fatto, mi piacerebbe anche poterne serbare ricordi differenti, non ancorati a disagio, paura, ansia, inadeguatezza, senso di smarrimento, ma piuttosto a gioia, come ci si aspetterebbe che dovrebbe essere accolta la notizia dell'arrivo imminente di una nuova vita.
Sarebbe tutto molto più poetico e romantico, come nelle pubblicità di Ikea o nelle commedie americane, quando una vomita un poco appollaiata sul bordo di un cesso, giusto per dire che è incinta, ma poi nella scena successiva se ne va in giro tutta giuliva a sperperare stipendi in un inutile e stupido shopping pre-maman.
Comunque recriminare su quanto è stato è abbastanza inutile, almeno quanto pensare di poter essere altro da quel che si è.
giovedì 8 ottobre 2015
Il criceto nella ruota.
Della mia vita ho capito che ciclicamente ritorna su se stessa, si ripropongono le situazioni e le sequenze di eventi, e ciò che in questo mi risulta fastidioso è il fatto di non riuscire a sottrarmi a questo infinito ciclo, come se le mie scelte non dipendessero realmente da me, come se fossi soggetta ad un eterno fatalismo e come se in realtà niente cambi ne possa cambiare, malgrado il mazzo che uno si può fare.
Quello che di me ho a questo punto capito, è che a questo stesso ciclo sono soggetti i miei umori, e che a un periodo di grande positività, ottimismo, onnipotenza, ne seguirà prima o poi un altro di sconforto nero, di totale demotivazione verso la vita e che a nulla serve ricordarmi i grandi e piccoli traguardi raggiunti, le grandi fortune che ho e la mia gratitudine verso i doni della vita, in primis le mie figlie e bla bla bla.
lunedì 28 settembre 2015
Osservazione delle bambine nello spazio. Annotazioni empiriche.
Fenomenologia del comportamento cinetico delle bambine:
1. Poste tre (o numero maggiore) bambine ai giardinetti, le bambine tendono a occupare tutto lo spazio disponibile, sparpagliandosi.
2. Se lasciate libere di espandersi nello spazio il raggio di dispersione dei loro corpi sarà esponenziale, e la loro velocità di allontanamento direttamente proporzionale alla vostra incapacità fisica di star loro dietro (perché magari siete uscite coi sandaletti con le cinghie in cuoio e la suola piatta che vi segano il collo del piede e vanificano ogni tentativo di spostamento che somigli a una corsa)
3. Le bambine libere nello spazio risultano inerti a qualsiasi stimolo di natura acustica: urla indecorose della genitrice/affidataria, intimazioni, minacce et sim.
venerdì 25 settembre 2015
Re-flussi di coscienza di mezza stagione.
Settembre è un mese strano: hai ancora l'abbronzatura sulla pelle, e cerchi già gli scatoloni dei vestiti invernali per cambiare il guardaroba delle bimbe.
L'estate che fino a poco tempo fa era sfolgorante realtà, ora è come un sogno evanescente che ti chiedi se sia stato effettivamente, non più di una manciata di settimane fa, quando te ne andavi a zonzo in infradito per sentieri sabbiosi.
Stesse cose, stesse persone, stesse scuole, stesse routine, più o meno, stessa casa, come sempre.
Arriviamo a fine mese con la consapevolezza che a settembre, bisogna solo capire bene quando, si ricomincia esattamente dal punto in cui siamo rimaste.
Le bimbe alle rispettive scuole; quelle, per fortuna, quest'anno almeno, son rimaste le stesse, così che mi rimane ancora un buon annetto di tempo per abituarmi all'idea dei grandi passi venturi.
Ed è così faticoso rientrare nei ranghi dopo una parentesi di rilassatezza che era divenuta la tua quotidianità.
lunedì 21 settembre 2015
Béc tu scùl.
Più di un mese che non scrivo e cosa è successo in mezzo?
In mezzo vita di ogni giorno.
Settembre è ritornato e ha portato con sé un autunno impeccabile, dei più classici e convenzionali che ci si possa aspettare: pioggia, raffreddori e foglie secche. Puntuale come non mai, in tempo per il rientro a scuola.
L'aria più fresca, la mattina, quando esco in bicicletta con le bimbe, mi fa rabbrividire i piedi nelle infradito, che mi ostino a non voler dismettere, forse perché l'alternativa nel mio ampio arsenale di calzature sono gli scarponcini di pelle imbottiti...
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domenica 16 agosto 2015
A Olivia
A Olivia che è nata. Non è roba di tutti i giorni, nascere, non è da tutti.
A Olivia che è stata attesa. Così tanto che il cielo era diventato fermo e non una foglia si muoveva più, solo le pale del ventilatore ci tenevano in vita, nell'attesa infinita di Olivia.
A Olivia che ora riposa tra chiacchericci e grida, e giochi rumorosi e dinosauri lanciati in aria, e ogni tanto riceve un triceratopo di gomma sulla testa, e allora anche lei dimostra di saper protestare, nel caso.
A Olivia ninna nanne di risate di bimbi e litigi, abbracci focosi e palpeggiate ovunque, e carezze maldestre sulla faccia, a Olivia che non è schizzinosa.
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