mercoledì 28 ottobre 2015

Autunno molesto.

Sì sì, capisco perfettamente perché i giorni a cavallo tra ottobre e novembre vengono deputati da svariate tradizioni culturali al culto dei morti.
Interiormente per me questo periodo è assimilabile a una lenta discesa agli inferi. Sarà che non riesco mai a scindere del tutto i miei stati d'animo interiori dagli stati d'animo meteorologici.
Oggi per esempio veniva giù acqua a secchiate da un cielo cupo e uniforme. Sono venute giù secchiate d'acqua tutta la notte, una notte fredda e scrosciante che tu vuoi solo farti piccola piccola sotto il piumone, nella tua bolla di tepore e sonno, mentre dall'altra stanza provengono i respiri regolari delle tue bambine, che ogni tanto senti mugolare, oppure parlare nel sonno, o lamentarsi, perché da quando sei madre hai sviluppato questa cosa incredibile della coscienza notturna, che sei continuamente consapevole di quel che accade nel mondo dei vigili anche mentre dormi, e come le senti chiamare il tuo nome, ovvero quello di mamma, corrispondente al tuo ruolo nei loro confronti, sei già in piedi, alla faccia del piumone e della tua bolla di tepore umano, del tuo sonno ovattato dallo scroscio continuo dell'acqua fuori, sopra il tetto, tra i rami degli alberi e sulla tettoia della terrazza.

lunedì 19 ottobre 2015

Sulle virtù morali dello stracchino


Quando ero incinta di Mimi, i primi mesi sono stata malissimo.
Mi piacerebbe poter dire di aver vissuto alcuni passaggi salienti della mia vita in maniera diversa da quanto effettivamente io abbia fatto, mi piacerebbe anche poterne serbare ricordi differenti, non ancorati a disagio, paura, ansia, inadeguatezza, senso di smarrimento, ma piuttosto a gioia, come ci si aspetterebbe che dovrebbe essere accolta la notizia dell'arrivo imminente di una nuova vita.
Sarebbe tutto molto più poetico e romantico, come nelle pubblicità di Ikea o nelle commedie americane, quando una vomita un poco appollaiata sul bordo di un cesso, giusto per dire che è incinta, ma poi nella scena successiva se ne va in giro tutta giuliva a sperperare stipendi in un inutile e stupido shopping pre-maman.
Comunque recriminare su quanto è stato è abbastanza inutile, almeno quanto pensare di poter essere altro da quel che si è.

giovedì 8 ottobre 2015

Il criceto nella ruota.


A periodi ho la sensazione di star vivendo un eterno dejà-vu.
Della mia vita ho capito che ciclicamente ritorna su se stessa, si ripropongono le situazioni e le sequenze di eventi, e ciò che in questo mi risulta fastidioso è il fatto di non riuscire a sottrarmi a questo infinito ciclo, come se le mie scelte non dipendessero realmente da me, come se fossi soggetta ad un eterno fatalismo e come se in realtà niente cambi ne possa cambiare, malgrado il mazzo che uno si può fare.
Quello che di me ho a questo punto capito, è che a questo stesso ciclo sono soggetti i miei umori, e che a un periodo di grande positività, ottimismo, onnipotenza, ne seguirà prima o poi un altro di sconforto nero, di totale demotivazione verso la vita e che a nulla serve ricordarmi i grandi e piccoli traguardi raggiunti, le grandi fortune che ho e la mia gratitudine verso i doni della vita, in primis le mie figlie e bla bla bla.

lunedì 28 settembre 2015

Osservazione delle bambine nello spazio. Annotazioni empiriche.


Fenomenologia del comportamento cinetico delle bambine:

1. Poste tre (o numero maggiore) bambine ai giardinetti, le bambine tendono a occupare tutto lo spazio disponibile, sparpagliandosi.
2. Se lasciate libere di espandersi nello spazio il raggio di dispersione dei loro corpi sarà esponenziale, e la loro velocità di allontanamento direttamente proporzionale alla vostra incapacità fisica di star loro dietro (perché magari siete uscite coi sandaletti con le cinghie in cuoio e la suola piatta che vi segano il collo del piede e vanificano ogni tentativo di spostamento che somigli a una corsa)
3. Le bambine libere nello spazio risultano inerti a qualsiasi stimolo di natura acustica: urla indecorose della genitrice/affidataria, intimazioni, minacce et sim.

venerdì 25 settembre 2015

Re-flussi di coscienza di mezza stagione.


Settembre è un mese strano: hai ancora l'abbronzatura sulla pelle, e cerchi già gli scatoloni dei vestiti invernali per cambiare il guardaroba delle bimbe.
L'estate che fino a poco tempo fa era sfolgorante realtà, ora è come un sogno evanescente che ti chiedi se sia stato effettivamente, non più di una manciata di settimane fa, quando te ne andavi a zonzo in infradito per sentieri sabbiosi.

Stesse cose, stesse persone, stesse scuole, stesse routine, più o meno, stessa casa, come sempre.
Arriviamo a fine mese con la consapevolezza che a settembre, bisogna solo capire bene quando, si ricomincia esattamente dal punto in cui siamo rimaste.
Le bimbe alle rispettive scuole; quelle, per fortuna, quest'anno almeno, son rimaste le stesse, così che mi rimane ancora un buon annetto di tempo per abituarmi all'idea dei grandi passi venturi.

Ed è così faticoso rientrare nei ranghi dopo una parentesi di rilassatezza che era divenuta la tua quotidianità.

lunedì 21 settembre 2015

Béc tu scùl.


Più di un mese che non scrivo e cosa è successo in mezzo?
In mezzo vita di ogni giorno.
Settembre è ritornato e ha portato con sé un autunno impeccabile, dei più classici e convenzionali che ci si possa aspettare: pioggia, raffreddori e foglie secche. Puntuale come non mai, in tempo per il rientro a scuola.
L'aria più fresca, la mattina, quando esco in bicicletta con le bimbe, mi fa rabbrividire i piedi nelle infradito, che mi ostino a non voler dismettere, forse perché l'alternativa nel mio ampio arsenale di calzature sono gli scarponcini di pelle imbottiti...

domenica 16 agosto 2015

A Olivia


A Olivia che è nata. Non è roba di tutti i giorni, nascere, non è da tutti.
A Olivia che è stata attesa. Così tanto che il cielo era diventato fermo e non una foglia si muoveva più, solo le pale del ventilatore ci tenevano in vita, nell'attesa infinita di Olivia.
A Olivia che ora riposa tra chiacchericci e grida, e giochi rumorosi e dinosauri lanciati in aria, e ogni tanto riceve un triceratopo di gomma sulla testa, e allora anche lei dimostra di saper protestare, nel caso.
A Olivia ninna nanne di risate di bimbi e litigi, abbracci focosi e palpeggiate ovunque, e carezze maldestre sulla faccia, a Olivia che non è schizzinosa.

lunedì 3 agosto 2015

Quando in campeggio noi.

Una rinfrescata ci voleva proprio, no?
Personalmente non sono un'amante delle estati caldissime, ma, se proprio deve arrivare un anticiclone a spazzare via nella maniera più violenta possibile il caldo e l'afa che da settimane stazionavano sulle nostre povere teste, state pur certi che sarà proprio quel giorno che a me e al beduino verrà l'azzeccatissima idea di andarci ad accampare una notte in tenda sulla spiaggia, noi, le bimbe e coppia di amici children-free.
Non si tratta proprio di intuito meteorologico né di sfiga, più di incuranza e disprezzo per le previsioni ufficiali, ingiustificato senso di onnipotenza e una buona dose di insana indifferenza per la prospettiva di venirsi a trovare in situazioni di merda.
Comunque.

Comunque faccio prima a mostrarvi per immagini le fasi del nostro glorioso soggiorno.
Una collezione di sfighe che manco Fantozzi e Fracchia.

Armati di tutte le migliori intenzioni e dell'entusiasmo sufficiente ci rechiamo in loco sul far del crespuscolo, e subito piazzati i nostri alloggi campali, il beduino piazzate le sue immancabili canne da pesca, strumenti del Demonio, ci accingiamo al bivacco, le piccole razzolando brade, Mimi lasciandosi ammaestrare nell'arte del lancio dell'esca.


giovedì 30 luglio 2015

Pensieri fastidiosi come zanzare.

Ci siete? Siete sopravvissuti(/e) al terribile caldo?
Ma soprattutto, c'è davvero qualcuno che legge questi miei sproloqui notturni?
Mi chiedo spesso perché continuare a scrivere. Non che la risposta mi importi davvero. Credo che se una cosa la fai, e continui a farla dopo tanti anni per il puro gusto nell'esercizio di farla, non devi stare tanto a cercare altre motivazioni.
Appurato che l'esercizio della scrittura è per me qualcosa di endemico, il continuare a farlo pubblicamente ha però dei riscontri differenti, che hanno a che fare non so più se con il desiderio di comunicazione o con l'esibizionismo, o con la ricerca di consensi o approvazione. Non saprei. Quando inizi a scrivere in maniera tanto personale perdi un po' di vista il potenziale pubblico.
Io comunque mi metto dall'altra parte e penso che a distanza di anni continuo a seguire con estremo piacere alcuni blog di cui ho seguito se non la genesi, almeno i primissimi passi, l'evoluzione personale dei loro autori (che poi sono direi in tutti questi casi autrici), le loro storie, dentro e fuori la rete.
Il più delle volte è una frequentazione muta, una partecipazione a vite in un altrove che non è il mio quotidiano, finestre lasciate socchiuse su realtà non mie, ma che col tempo lo sono un po' diventate, almeno nella finzione letteraria, ché qui nella scrittura siamo tutti un po' personaggi letterari più che persone vere.
Ed ho un po' bisogno di questa partecipazione, ho un po' bisogno di quello spiraglio sulle ansie e speranze, delusioni e paure, tristezze e solitudini altrui. Ho bisogno, credo, soprattutto delle altrui solitudini, ché quando si scrive si sta sempre da soli, e si scrive a volte perché si è soli, ma comunque si è soli nel momento in cui si scrive, si è soli perché si scrive.

mercoledì 15 luglio 2015

Mamma è al lavoro.


La mattina sto andando a lavorare.
"Scusami se non ti ho risposto; ero al lavoro".
"No, a luglio lavoro, non partiamo".
"Mamma domani ci devi andare, a lavoro?"
Sì, suona sempre bene.
Non saprei dire perché ho questa dannata esigenza di definirmi una persona che lavora, di dichiarare al mondo che ho un ruolo produttivo nella società scongiurando le eventuali e possibili accuse implicite di: mantenuta, fancazzista, casalinga, tu-che-non-lavori, cosa-fai-nella-vita?

domenica 12 luglio 2015

I tempi che corrono.

Illustrazione di Michael Roher
Ai miei tempi i bambini guardavano un sacco di televisione. Ai miei tempi, io guardavo un sacco di televisione.
Io e i miei fratelli passavamo svariati pomeriggi d' inverno in casa a guardare la televisione.
Ma anche a giocare.
Ai miei tempi i bambini avevano un sacco di giocattoli. Noi, ai miei tempi, avevamo una cameretta piena zeppa di giochi e giocattoli, e siccome ci infarcivamo tutto il giorno di pubblicità, conoscevamo alla perfezione l'offerta ludica commerciale del momento, e la seguivamo, sempre secondo la disponibilità genitoriale e gli interessi personali.
Naturalmente se era bel tempo uscivamo; nessuno ci vietava di farlo né ci chiedeva quando saremmo rientrati. Almeno secondo i miei ricordi di bambina, i miei genitori, a quei tempi, erano perennemente a lavoro. C'è da dire che, ai miei tempi, noi costituivamo un'eccezione in un panorama di famiglie non parimenti permissive, ed eravamo considerati dei semi-selvaggi.

domenica 5 luglio 2015

Con gli occhi, con le orecchie, e con la sabbia tra le dita dei piedi.


Vorrei prendere in prestito i vostri occhi, e con quelli guardare il volo degli aerei, quando passano sopra le nostre teste, bassi, e per qualche secondo non si sente altro che il frastuono del motore, e le vostre vocine che ancora salutano un babbo lontano, che invece è già qui con noi da un po'.
Quegli occhi a cui non sfuggono i dettagli, quando camminiamo tra gli alti platani del parco e rimanete a guardare il percorso di un insetto tra le cortecce screziate, frastagliate come i pezzi scomposti di un complicato puzzle, quando vi fermate sul ciglio del marciapiede di colpo perché avete visto un fiore di malva e discutete sul colore, se sia viola oppure rosa; quando la pineta è la foresta incantata e il cespuglio dell'alloro è il rifugio in cui nascondersi per sfuggire al T-rex.

lunedì 29 giugno 2015

Dire, fare, forse baciare...


Le bimbe certi giorni mi stremano emotivamente.
Però, anche, mi colmano a livello affettivo; riempiono ed esauriscono il mio universo emozionale in un continuo interscambio di feedback, violenti e tenerissimi, e confesso che, almeno in questa fase della mia vita, non riuscirei, nemmeno se fossi disposta ad investirvi molto più di quanto non faccia in termini di tempo, energie e attenzione, non riuscirei a dirigere altrove da loro un equivalente di quella affettività. Un pochino è anche una questione di sopravvivenza, di respiro quasi, ché siamo la risultante di un equilibrio di elementi differenti, di cui quello affettivo è senza dubbio fondamentale, ma non l'unico.

Affettivamente sono un mezzo disastro, lo ammetto.

domenica 21 giugno 2015

La vita degli altri.


All'ora in cui normalmente sto ancora portando le mie figlie a scuola,sono già seduta, gambe conserte, se così si può dire, sui cuscini del sofà nell'ampio luminoso, ma ora in penombra da tapparelle abbassate, soggiorno.
La casa è grande, moderna, arredata, si direbbe, "con stile".
Ma chi sia il responsabile dell'arredamento, questo lo riesco ad immaginare, o meglio a presumere, con una punta di malignità: non certo i padroni di casa. Questa casa perfetta è talmente pensata che non ammette nulla di personale, di vissuto o di reale, al di là degli oggetti dell'ordinario vivere, al di là delle fotografie alle pareti, per quanto anche quelle disposte secondo una logica estetica che sa di studiato e posticcio.
Qui c'è lo zampino di qualche arredatore interior designer o vattelapesca.

lunedì 15 giugno 2015

Peter Pan, dove sei?


L'estate è il momento migliore per crescere. Sembrerebbe quasi sia fatta apposta.
Crescono in frondosità le chiome degli alberi e in intensità i verdi delle foglie.
Cresce l'erba nel vialetto di ingresso a casa e intorno alla rastrelliera delle biciclette, ché ogni volta sembra di andarla a ripescare dal profondo della steppa erbosa.
Crescono le giornate, cresce il caldo nelle ore di luce, cresce l'attesa e la stanchezza, l'euforia e l'impazienza di potersi finalmente fermare, in questa corsa frenetica lunga tre stagioni, quelle ordinarie, fatte di ordinario vivere.
Crescono le bambine, che, si sa, crescono sempre, come ti ricordano i conoscenti per strada quando ti fermi a salutarli, ché in una piccola città come questa in cui viviamo noi, per fortuna, ancora accade di incontrare strada facendo gente che conosci, anche più d'una volta al giorno, e ancora accade di fermarsi a scambiar reciproche osservazioni sul tempo che passa, misurato in centimetri sulla statura dei reciproci figli, o sulla loro verbosità, così che a volte finite per far parlare loro, levandovi dall'imbarazzo dei discorsi di circostanza. E allora aspettatevi di tutto, ché si può spaziare dall'astrofisica alle Winx nel giro di un unico periodo.

lunedì 8 giugno 2015

Contemplando l'estate incipiente.


E' arrivato prepotente giugno, e all'improvviso è già tutto un finire, un chiudere, un concludere, un'affrettata corsa verso il dopo.
Mi costringo alla scrivania a scrivere un post che inizio nella maniera più banale possibile, parlando del tempo. Il tempo che passa e le stagioni che si avvicendano.
E' la maniera più semplice e anche la più sicura quando ti assenti per tanto tempo e non sai nemmeno il perché.
E il perché è sempre quello: il tempo.
Il tempo che manca, che manca sempre, che non basta mai a fare tutto quello che vorresti, come vorresti, e ti senti sempre un pochino insoddisfatta.

venerdì 8 maggio 2015

Libri: la ricerca, la scoperta, il ritorno.

Ultimamente riesco a scrivere di libri più che di altro.E' comunque un modo per riordinarsi le idee quando da sola non glie la fai, e dunque: cosa hanno in comune i due libri che voglio presentare oggi?

Poco, si direbbe, a prima vista: una storia naive in tinte accese di bambine aviatrici e surreali regine; un  racconto poetico di equilibri precari, di voli e di spinte, giocato sulla continua interazione con l'immagine, sull'eleganza grafica di linee verticali e orizzontali, di una gamma cromatica ridotta e selezionata.

Due storie che però ho sentito accomunate da un denominatore unico: la ricerca dell'altro che ci si nega, il viaggio, la scoperta infine che quell'altro per noi c'è e c'è sempre stato, anche quando pensavamo di doverlo cercare altrove. 

La regina dei baci



Titolo: La regina dei baci

Autore: Kristien Aertssen (testo e illustrazioni)

Editore: Babalibri

Età: 2-6








venerdì 24 aprile 2015

Libri: io e l'altro. Che fatica!

Abbiamo per le mani due libri che ci piacciono un sacco, molto divertenti e alla portata di tutte le nostre età, ma che mi sono sembrati anche accomunati da un messaggio non tanto scontato né immediato, poiché affrontano in maniera brillante e scanzonata i temi dello stare insieme, dell'attenzione all'altro e della reciproca comprensione.

Eccoli:

Tartaruga in: I miei amici non mi lasciano dormire.Ovvero: meglio impopolari che insonni.




Titolo: Dormi dormi tartaruga.

Autore: Roberto Aliaga

Illustratore: Alessandra Cimatoribus

Editore: Logos

Età: dai 2 anni







giovedì 23 aprile 2015

Regole d'oro dei bambini per arrivare a scuola in orario (vademecum stilato dalle mie figlie)


Parte Prima: Il risveglio
  • Dal letto non ci si alza di propria spontanea volontà e non prima delle 8 a meno che non sia sabato o domenica.
  • Lunedì non vorrete andare a scuola perché siete stanche, martedì uguale, mercoledì pure, giovedì anche, venerdì idem.

giovedì 16 aprile 2015

C'è vita sulla terrazza.


Mi sveglio con la testa piena di sabbia.
Risultato di un pomeriggio con le bimbe in spiaggia.
Sabbia tra i capelli, sabbia sul cuscino, sabbia nei pensieri.
Testa pesante, occhi pesti, mattine luminose di primavera, pressione bassa, bambine lamentose, noiose, ostruzioniste.
Primavera si riaffaccia sempre faticosa, per quanto bella.
In primavera la mia casa si amplia, le pareti si fanno permeabili, il dentro lascia entrare un po' di fuori e il fuori ci accoglie tiepido e confortevole come un pezzo di dentro.
Tra qualche mese la mia terrazza sarà impraticabile per buona parte della giornata; le sue piastrelle esposte a meridione diventeranno incandescenti sotto gli implacabili dardi del sole estivo che la batteranno per svariate ore al giorno.
Ma ora è il momento più propizio che mai.