venerdì 31 dicembre 2010

Incipit capodannesco

E così, siamo già al 31...
Mi accingo a passare questa prima notte di Capodanno con la pupetta: faremo scintille!

Già prevedo il nostro cenone con gli avanzi del pranzo di stamani, e, perchè no, anche della cena di ieri, io e mia mamma, con la pupa che si lamenta nell'ovetto finchè una di noi due non cederà e non la prenderà in braccio;
la conclusione della cena con lei sulle ginocchia che tenta con tutte le sue forze di tirarsi addosso il mio piatto mentre io tento con tutte le mie di sbucciarmi l'immancabile mela di fine pasto;
la serata a sballonzolare sul divano nel più volte frustrato tentativo di addormentarla, mentre in tv imperversa Frizzi, prima di lasciare il campo alle immancabili tristissime dirette tv di fine anno, o a qualche film in primissima visione tv (apprendo ora che daranno Herry Potter sulla RAI e Indipendence day su Mediaset: bene, mi sparerò una pera di Hogwarts e Voldemort, da preferirsi agli improbabili alieni che si fanno prendere a calci in faccia da uno Will Smith in versione Marines).

Poi: gli scoppi dei primi botti che echeggiano da fuori, qualche fuoco d'artificio in lontananza, qualche sms di amici inviato in anticipo per inviare auguri standard sempre più fantasiosi e arzigogolati, e anche un po' demenziali (ci sono 10 angioletti che giocano felici sulla loro nuvoletta....) evitando l'intasamento delle linee della mezzanotte, mia mamma che si appisola sul divano mentre l'innocuo topo Crosta si rivela essere il perfido seguace di Tu-sai-chi (questo Harry Potter è davvero avvincente!), io che resisto contro la palpebra calante dopo aver messo a letto la pupa, orecchio teso a cogliere eventuali segnali sonori di risveglio che immancabilmente si fanno sentire ogni 20 minuti, per le prime 2 ore dalla messa a letto, e che mi costringono infine  a rimanere in camera accanto a lei in modo da poter intervenire tempestivamente a tappare sul nascere con un ciuccio ogni dolente ritorno alla veglia della mia bella addormentata, e precludendomi così la possibilità di vedere per l'ennesima volta la conclusione di Potter.

Questa è a grandi linee la descrizione di queste mie ultime notti ordinarie trascorse nella casa materna, con poche varianti poco significative a seconda: variabilità del numero di fratelli di volta in volta presenti (presumo che stasera avranno entrambi di meglio da fare, trattandosi della notte di San Silvestro, e trovandosi ciascuno a festeggiare l'anno incipiente con i rispettivi amici); variabilità della programmazione televisiva (manco a dirlo, mi sono sparata una settimana di film di Sergio Leone senza averne visto nemmeno uno fino alla fine); variabilità del numero di risvegli della pupa e dell'ora del definitivo crollo della suddetta pupa; variabilità della mia resistenza al sonno, nella fattispecie durante la fase in cui mi sdraio sul letto della mia giovinezza, con lei che ronfa accanto nella carrozzina, per monitorare suoi eventuali risvegli repentini e lacrimosi: durante questa fase infatti può capitare di chiudere gli occhi e di riaprirli alle 4 di notte, ritrovandomi tutta vestita giacente supina con i piedi ove usualmente andrebbe la testa, e il capo viceversa dalla parte destinata ad accogliere i piedi, e tutta infreddolita spogliarmi al buio, invertire la posizione delle mie membra, e ficcarmi sotto i molteplici strati di coperte del letto.
In tutto ciò non può mancare la telefonata serale di rito di Hasuna, che in genere arriva dopo la mezzanotte, sempre se mi trova ancora sveglia, e a cui rispondo con voce pastosa emergendo dai miei torpori acciaccata e sonnolenta.

Ma stasera una novità sì che ci sarà... rullo di tamburi!
Niente telefonata: i'babbo ci raggiunge a Roma! Hip-hip, hurrà!
Certo hasuna come suo solito si organizza viaggi non proprio riposanti, che rasentano l'assurdo, partendo alle 9 di sera dopo aver chiuso il negozio, giungendo a Termini nel bel mezzo dei festeggiamenti per il nuovo decennio, dovendo prendere la metro sicuramente stracolma di gente urlante e ubriaca per arrivare fino a Rebibbia, dove probabilmente andrò a riceverlo.

Glie l'ho detto: Parti sabato mattina, che è meglio, come diceva puffo Quattrocchi.
Ma lui niente: Non me ne frega del Capodanno, io volio venire dalla mia molie e dalla mia filia (Hasuna parla un po' come Helmer di Futurama).
Allora, di fronte a cotanto traboccante amore, che gli vuoi dì?

Sono anni ormai che non entro più in fibrillazione fin da un mese prima per decidere cosa-fare-a-Capodanno, anni che non improvviso una partenza notturna il 31 dicembre per andare a festeggiare nella piazza di qualche città scelta un po' a caso fino all'una massimo, per poi vagare a vanvera per le strade ingombre di vetri rotti e di reduci barcollanti dei festeggiamenti, schiattando di freddo mentre aspettiamo che riapra la stazione, anni che ho disertato i ritrovi in casa di qualcuno a mangiare fino alla vergogna, perdere i pochi spiccioli che ho appresso in qualche gioco d'azzardo festivo, sparare il tappo dello spumante in testa a qualcuno allo scoccar della mezzanotte e accendere quattro candele romane e tre bengala tutti esaltati nello scambiarsi vicendevoli auguri di rito.

Non è che io sia contraria al divertimento altrui in queste situazioni.
E' solo che io fortunatamente mi sento ormai fuori dal tunnel del divertimento, tanto per inserire una citazione colta, e felice di poter considerare questa notte come una tra le tante notti dell'anno, a parte il suo implicito valore simbolico, e di poter dormire sonni tranquilli anche quando semplicemente me ne sto a casa con la mia bambina a vedere, o a non vedere Harry Potter.

Se poi mi raggiunge il mio uomo che non vedo da una settimana, beh, allora posso proprio dire di essere soddisfatta di come comincia questo nuovo anno, con tutta insieme riunita la nostra bella piccola familia.
Che volere di più?

A voi quindi i meno 10, 9, 8, i trenini conga, il mio amico Charlie Brown, i megaconcerti di fine anno, le mangiate a non poterne più, le magafeste a seguire e ballare fino all'alba, gli chalet in affitto per gli amanti della vacanza chic, i locali fighetti con consumazione a parte, gli strass e le paillettes, i baci collettivi, i maxischermi in piazza, le mutande rosse, mettersi in tiro anche se siamo sempre i soliti 4-5 amici, i torroni e i pandori dopo il brindisi, il burraco e il settemmezzo.
Buon divertimento a tutti.
Gli auguri ve li ho già fatti, ma visto che siamo arrivati fino in fondo, in questo ultimo post datato 2010, ve li rinnovo qui e tante belle cose:

lunedì 27 dicembre 2010

(Spero che abbiate passato un..)

Pupa in versione natalizia
Buon Natale!!!
In ritardo nella vita reale come nella virtuale, non posso che augurarmi che sia stato per tutti un Natale sereno, ricco se non nelle sostanze almeno nello spirito.
Però dal momento che le feste non sono finite qui, posso almeno permettermi di augurare a tutti coloro che passeranno di qui un nuovo anno prospero e fecondo, un Ferragosto caldo e senza ressa in spiaggia, una Pasqua senza indigestioni, una Pasquetta  asciutta e se vi risparmiate la gita forse vi risparmiate anche le 2 ore di coda ai caselli, una dichiarazione dei redditi senza tasse in più da pagare, una stagione delle pioggie senza alluvioni, una primavera senza allergie, un Sanremo senza Al bano (prima o poi), una tv senza reality, un'estate senza grande esodo, un rientro dalle vacanze senza stress, una festività senza servizi al telegiornale sui chili da smaltire, un film in tv senza pubblicità, un compleanno senza malinconia, una settimana intera senza sentir parlare di Berlusconi, un'abboffata senza rimorsi, un viaggio senza programmi, una passeggiata senza shopping, una sbornia senza postumi, una follia una volta al mese, ricordarsi di essere in fondo felici una volta ogni tanto.
la pupa e i suoi regali
Io per conto mio mi auguro di poter vivere al meglio ogni giorno che verrà con la mia pupa, in quest'anno che sta per iniziare con me mamma, di vederla crescere e imparare cose nuove, di saperla condurre attraverso i mesi e le stagioni che verranno insegnandole a stupirsi e ad apprezzare ciò che di bello e di unico ci può essere in ogni momento, di renderla partecipe sempre più della mia vita, imparando anche io a vivere questa esistenza nuova con lei a fianco, mentre prima c'ero solo io ed era un po' diverso, di riuscire a dare sempre il massimo per lei e di non esaurirmi.
pantofole di pupa con babbi Natale
 Sono molto emozionata per il futuro che ci aspetta, che si identifica solo virtualmente nel volgere del "nuovo" anno astronomico. In realtà sono impaziente di vedere che tipo di persona diventerà, come quando non vedevo l'ora che nascesse per sapere che faccia avesse, di che colore avesse gli occhi.


E poi: andare con lei la prima volta al cinema, portarla alle giostre, o i pomeriggi ai giardinetti, fare insieme il bagno al mare, giocare con la sabbia sulla spiaggia, leggerle una storia, portarla con me in bicicletta, vederla camminare, sentire le prime parole.
Un po' sono impaziente un po' no. Vorrei e non vorrei mi trema un poco il cuor...


E poi prepararci di nuovo ad aspettare un nuovo Natale, lei più alta di una spanna e con un anno in più di esperienza sulle spalle, che avrà riempito le pantofole di babbo Natale e non le starà più il vestitino rosso.
Ecco cosa mi aspetto da quest'anno, soprattutto,  poi tutto il resto si vedrà, in qualche modo ci arrangeremo.


Sono diventata troppo sentimentale?
Avete ragione: sarà il Natale.

giovedì 23 dicembre 2010

Pronti, partenza...

Ma come, di già si riparte?
Azz', mi pare di essere tornata l'altro ieri! Signora mia come vola il tempo! (e che cacchio, stavolta l'ho detto!)
Diciamo che fare le valigie (che oltre tutto mi stanno pure sulle palle perchè non saprei dire se si scrive con la "i" oppure no) è una di quelle cose che riescono a farmi venire l'ansia già da 4 giorni prima, e che la cosa s'è acuita da quando devo fare le valigie mentre mi destreggio con lei che: si è giustamente rotta le scatole di stare sotto la sua palestrina, che è bellissima sì, ma dopo aver ruotato a 360° intorno all'asse passante per il suo ombelico, l'ha rimirata ormai da tutte le possibili angolazioni e pretende un cambio di visuale; si è stancata di stare dentro la sua sdraietta con vibrazione e musica, la fantastica "baby-papasan" ricevuta in eredità da due cugine di secondo grado passate ormai ai tricicli, ed è anche normale che non ne possa più nonostante il terapeutico massaggio vibrante sia sicuramente rilassantissimo, dato che quando la levo di là le continuano a vibrare a fasi alterne varie membra del corpo; non ne può più stare nell'ovetto a guardare gli animali della sua giostrina che le ondeggiano davanti alla faccia e il naso dell'elefante ormai gronda saliva che pare abbia preso un colossale raffreddore.
Quindi capirete che fare le temutissime valigie (che poi in realtà è una sola, che così almeno lo so che valigia si scrive con la "i", altrimenti poi si pronuncia "valiga") in queste condizioni per me che già normalmente ci sclero, è veramente un'impresa più che ardua.
Infatti ci ho messo l'intera giornata. E che ci avrai mai messo dentro? Niente di eccezionale. Un paio di cambi per me e l'intero guardaroba suo, che tanto se continua a sbavare con questi ritmi le tutine se ne vanno a tre al giorno, e poi lei ora va verso i 6 mesi e già si passa alla taglia successiva, quindi porta via tutto che poi si passa alla cugina. E il latte in polvere che non lo porto? Ma se non lo portiamo poi magari va a male che qui c'è scritto di consumarlo preferibilmente entro 4 settimane dall'apertura... Acc: ecco perchè l'altra volta la pupa mi ha vomitato l'anima con il latte della coop, quello che avevamo aperto a luglio! E va be' portiamolo, anche se è un barattolone megagalattico che da solo occupa un volume equivalente a quello del mio intero bagaglio vestiario. E i pannolini? E le salviettine? E qualche giochino, che poi in treno come si fa se si rompe e io non so come intrattenerla. Ah: e non dimenticare i ciucci se no è un casino. E i biberon mi raccomando, quelli li prendo domattina che ci devo fare la pappa prima di uscire. Allora lo metto qui accanto al mega barattolo del latte in polvere così non mi scordo. E poi ci sono le gocce fluidificanti nasali la vitamina D la crema di mais e tapioca... sai che ti dico? Quella la lasciamo qui, tanto poi la compriamo a Roma, e anche i pannolini che non so dove metterli e chissenefrega anche la cremina per il culo e le salviette. Via la reflex: troppo ingombrante. Per immortalare il primo Natale in famiglia basterà la compatta della nonna. Dove ho messo il caricabatterie per il cellulare? E le chiavi di casa? Accidenti devo prendere una valigia più grande. Cavolo mi sto sicuramente scordando qualcosa di vitale importanza lo sento. Ah, ecco: un libro per il viaggio. Lo leggerò sicuramente immagino, con lei sulle ginocchia che mi si catapulta dal sedile.
Insomma, malgrado tutto, la prima fase è andata.

Ora mancava solo l'imbarco e la partenza.
Eh, sì, siamo andate in treno stavolta, mica frottole!
Grazie a Trenitalia e alla mia buona stella siamo arrivate sane e salve, e tutto sommato non è stato poi così traumatico come mi aspettavo, considerato che era il 23 dicembre e che abbiamo imbroccato in pieno l'esodo studentesco da nord verso il sud. Niente partenze intelligenti per noi, grazie.
E continuo a sottovalutrare la pupa, che pensavo mi avrebbe fatto vedere i sorci verdi come si suol dire, e che invece è stata eccezionale, solo un po', verso la fine, ha iniziato a perdere la pazienza, ma a quel punto anche io e non posso darle torto.
Magari la prossima volta niente ovetto, ma marsupio forever. Non avevo cosiderato che la situazione sull'intercity 505 delle ore 11.00 diretto a Roma Termini in partenza dal binario 4, sarebbe stata tanto costipata, e non sto parlando del mio intestino... (non so quanto ciò potrebbe interessare).
E non avevo considerato che il maledetto Intercity ha i vagoni con quei maledetti scompartimenti da sei passeggeri per volta, tutti ovviamente stipati in sei metri cubi di capienza, ognuno con almeno due valigie con la "i" al seguito, un pc sulle ginocchia, l'i-pod nelle orecchie, o impegnatissimi a passare l'evidenziatore sul manuale di chimica o di diritto privato. E io lì tutta scafata che intruppo con le ruote dell'ovetto contro i borsoni abbandonati lungo il corridoio, che dico scusi permesso o "Può spostare lo zaino?" e arranco trascinandomi dietro la borsa porta pannolini stipata all'inverosimile da cui esce una zampa del topo-carillon e pericolosamente sporge il mio portafogli, che mi spoglio uccidendo la tipa seduta nel sedile avanti al mio lanciandogli una manica del cappotto in un occhio, mentre ho appoggiato nel mio posto la pupa dormiente nel suo ovetto tutta imbacuccata con i soliti strati di pile e il piumino imbottito come se facessero -18 gradi, e invece si schiatta, e infatti io già che ci sono mi levo pure il maglione e lo appallottolo nello zaino, con il quale nel frattempo ho spiaccicato il passeggero seduto a fianco alla pupa.
Ok, la salita è andata, anche il carico del bagaglio, che per fortuna c'era Hasuna a portarmi la mega valigia, che manco dovessi andare oltre oceano, e l'immancabile busta con i 5 Kg di carne che mi ha costretto a portarmi dietro anche stavolta malgrado le mie rimostranze e i miei insulti accorati.


Insomma, sì, alla fine ce l'avevamo fatta, anche se sembravamo due profughe, io con la bandana in testa e gli occhiali sbilenchi e appannati, la pupa con una vistosa macchia di vomito sul giacchetto, i capelli da Rastaman vibration yeah positive (sì: la pupa ha una serie di dreadlock naturali sulla nuca), e dopo aver preso il biberon, con il latte che le usciva dal naso a causa del singhiozzo.
Siamo state sfrattate nel corridoio dai nostri bagagli che occupavano tutto lo spazio disponibile all'interno del cubo di 1 mq a noi spettante, e, datosi che nello scompartimento accanto c'erano diversi posti liberi, abbiamo fatto anche 'u tentativ' di trasferirci di là, ma già a Livorno è salita un'altra valangata di profughi stracarichi di altrettante valigie delle più svariate forme e dimensioni, ma per lo più mastodontiche, e così ce ne siamo tornate mogie mogie nel corridoio.
Che non è poi tanto male. Se non fosse per gli scassapalle che ogni 2 minuti e mezzo devono passare per andare al cesso, oltre a quelli che, va be', devono scendere, che vuoi farci poveretti? Ma poi ci sono anche quelli che vanno a fumare davanti alle porte quando il treno si ferma e quelli che devono parlare al telefono e vogliono farsi sentire da tutto il treno, e quindi lo percorrono in tutta la sua lughezza mentre  strillano "Sì guarda, il treno è pienissimo, c'è gente pure nei corridoi! Sì arriviamo stasera ti chiamo appena arrivo!". E poi c'è il tizio di Chef Express col carrellino delle cibarie, e poi ci sono quelli che inseguono il tizio con il carrellino perchè quando è passato erano al cesso o a fumare o a parlare al cellulare. E poi ci sono infine quelli che fanno su e giù tutto il tempo solo perchè gli va.
E io intanto sto lì seduta sul sedile pieghevole del corridoio, con la pupa sulle ginocchia che miracolosamente si è riuscita ad addormentare, anche se ha la testa tutta storta e mi sta sbavando tutta la maglietta, e guarda, mi sto perfino leggendo due righe di Memorie di Adriano, tanto perchè non sia stato vano l'averlo portato, oltre che per far vedere agli altri passeggeri che mamma acculturata sono, nonostante tutto. Sono lì, e ogni due minuti e mezzo devo ruotare di 90 gradi per far passare uno di questi rompicoglioni e poi tornare in posizione, perchè se no mi si spezza la schiena, che il sedile  pieghevole non ha ovviamente schienale e per appoggiarmi devo volgere le spalle al finestrino, anche se in questo modo le mie ginocchia andranno sicuramente entro pochi minuti ad ostacolare il passaggio di un altro folle inseguitore del carrellino di Chef Express. E poi ci ho uno spiffero d'aria dritto dritto dietro l'orecchio, ma non importa.


Tutto sommato ce l'abbiamo fatta.
E siamo sopravvissute anche alla ressa della discesa, dopo l'arrivo a Roma Termini, che si sa che la gente in questi casi impazzisce, anche se il treno poi non prosegue e si ferma qua, non c'è pericolo che rimangano a bordo e che si ritrovino a Cassino. Ma loro devono scendere assolutamente il prima possibile e per far questo ti tagliano la strada, ti spintonano, ti azzoppano a colpi di trolley sul calcagno, ti scavalcano come ti chini a raccattare il ciuccio della pupa che intanto hai imbragato nel marsupio, mentre ti accingi a fare il primo viaggio per scendere i due pezzi dell'ovetto smontabile.
Mentre risalivo a prendere la rimanenza del mio bagaglio, mi sono offerta solerte di aiutare una tipa a scaricare la valigia dal vagone, e quella manca poco mi azzannava alla gola. Scusi signora, non glie la tocco più la sua valigia, se la tenga ben stretta va!
Comunque siamo arrivate. E puntuali.
E non ci siamo perse nessun pezzo, che già è tanto.
Per la realizzazione di questo post volevo ringraziare tanto le ferrovie dello Stato che ci stanno seguendo... ops! Trenitalia.
E i signori passeggeri naturalmente.
Ah! E Chef Exprss che ci porta gli snack a bordo a prezzi proibitivi.
Continuate così ragazzi. (Rastaman vibration, yeah! Positive!)
(immagine gentilmente concessa da Trenitalia.it)

martedì 21 dicembre 2010

Luoghi da visitare. Rubrica settimanale (forse).

Aver bazzicato un poco in giro per i blog altrui, mi ha un poco gettato nello sconforto: ma dove trovano tutte queste mamme creative e iperattive il tempo per abbellire e curare così bene i loro diari on line?
Sono rimasta colpita e affascinata dalla quantità di idee e spunti trovati in giro per il web: rubriche settimanali di lettura, pagine dedicate a ricettari e lavori manuali da fare col pupo, bricolage, idee per la casa, decorazioni natalizie, lavori a maglia, biscotti allo zenzero... ne ho viste abbastanza per vergognarmi un po' del mio spoglio stupido blog.

Io annaspo e arranco giorno dopo giorno nelle più banali e umili faccende, e arrivo a sera senza aver cavato un ragno dal proverbiale buco, mi affanno a tenermi al passo con i giorni che passano, strappo ore al tanto agognato sonno per aggiornare queste pagine virtuali con le cretinate che mi capitano, e al massimo mi dedico alla lettura serale del libro sul mio comodino (virtuale pure quello perchè non ce l'ho), che è sempre il solito Memorie di Adriano da più di un mese, senza riuscire a progredire di più di mezza pagina al giorno (non me ne voglia la Yourcenar, ma proprio mi cade la palpebra) tornando indietro ogni due righe perchè intanto mi accorgo di aver creato le ultime tre frasi nel mio cervello, mischiandoci elementi estranei alla trama, tratti dalle visioni oniriche della mia mente che si sovrappongono alla veglia, e alla fine arrendendomi al sonno, mi ritrovo immancabilmente con il suddetto libro sulla faccia e gli occhiali di traverso e buonanotte, domani è un altro giorno.



Niente recensioni letterarie da parte mia dunque per ora: sono in stand-by intellettuale.

In realtà avrei un sacco di idee da mettere in pratica, a volte sono per strada con la pupa e prendo appunti mentali,  scrivo nella mia testa post che non prenderanno mai vita autonoma.
Ma ora basta, da oggi ho deciso che voglio deliziare i miei numerosissimi lettori della rete con una nuova fantastica rubrica, dove  illustrerò i luoghi da me visitati degni di nota. Tanto per non parlare solo dei miei pomeriggi elettrizzanti con la pupa.
Non vi aspettate il deserto del Kalahari o le foreste pluviali della Malaysia: si va molto più vicino. Per quelli c'è già Licia Colò, Geo & Geo, Alberto Angela e National Geografic, e poi vuoi mettere le mie fantastiche foto di San Piero a Grado innevata (vedi sotto)?
In assenza di spostamenti della Suster causa inverno particolarmente inclemente e pupa a seguito, magari andrò a riesumare ricordi di luoghi da me precedentemente visti. Non se ne abbiano a male i miei fan.
Per ora vi racconto della giornata di ieri, domenica.

Dunque, ieri domenica, giornata non proprio splendida, così, anche se avevamo pensato inizialmente di portare un po' in giro la pupa, quasi ce la stavamo ripensando.
Poi però è intervenuta via telefono la mia così detta suocera dalla Libia, la quale, dopo aver intrattenuto una lunga conversazione con me di cui credo di aver capito solo salam aleicum, poi tutta una serie di H più o meno aspirate in successione sparsa, ripassato il telefono al figlio, lo ha rimproverato aspramente dicendo all'incirca (e qui traduco): Ma come, oggi non lavori e sei a casa? Sbagliato! Devi portare tua moglie a mangiare fuori e la bambina a fare una passeggiata.
Certo in Libia ora mi sa che fanno una quindicina di gradi in più rispetto a qui. Però la cara donna aveva ragione. Basta: siamo usciti.
i luoghi dove si mangia
Siamo andati a mangiare da un tizio che conosceva Hasuna, a San Piero a Grado.
Ora io di pesce non ci capisco una mazza perchè non ne vado pazza, quindi ho preso un primo di terra: dei maltagliati ai funghi porcini che erano ottimi. Consiglio di gustarli mentre la pupa si agita e manda strillettti seduta sulle vostre ginocchia, e attenti a che non vada a cozzare con la testa contro il bordo del tavolo come è successo a me, troppo fiduciosa nelle sue capacità di tenersi eretta col capoccione che le ciondola di qua e di là.
Giacchè avevo già smezzato con hasuna il carpaccio di spada con radicchio, che era l'antipasto, la frittura di verdurine che mi sono pigliata a seguito non mi ci stava già più, ma ce l'ho fatta entrare, mentre tra un broccoletto e una zucchina impastellata trotterellavo per la sala fortunatamente vuota e facevo bubù settete allo specchio con lei che si sbudellava dalle risate.
Quindi alla fine stavamo a morì, e abbiamo portato le nostre panze a fare una passiata nei dintorni.
le ruote per tutti i tipi di terreno
Post nevicata faceva un gelo che non vi dico e non c'era un'anima manco a pagarla.

nella neve con pupa
 La pupa ovviamente è entrata a questo punto in stato letargico.

Lei era ben impacchettata nel suo ovetto con un multistrato di pile e fodera impermeabile a chiudere il tutto dato che lì per lì s'è messo pure a piovere.

Nonostante ciò la pupa oggi ha il raffreddore, naso intasato e respira come un cinghiale asmatico, motivo per cui continua a svegliarsi ogni quarto d'ora. Povera!

E' stata anche l'occasione per provare le famose gocce nasali prescritte dal pediatra Z. e qui sorge dal mio profondo una domanda: ma come si mettono ste gocce?

No perchè io per reclinare la pupa in maniera da poterle introdurre quell'inquietante tubicino nelle narici ho dovuto ingaggiare una battaglia all'ultimo sangue, ho avuto i timpani perforati dalla sue grida disperate e come se non bastasse credo che la medicina le sia finita tutta in bocca...

pupa incellofanata
Ma torniamo a noi.
 Ora vi parlo di San Piero a Grado, e se non ve ne importa potete anche sorvolare e far finta che avete letto tutto.
Qui entra in gioco non solo la mia formazione storico artistica, ma anche il mio recente tentativo, fallito, di ottenere l'abilitazione di guida turistica, seccata all'esame della Provincia con 0 risposte su 4 domande estratte a sorte dal cilindro. Cosa volete: ero al settimo mese di gravidanza, avevo casa sottosopra che la stavamo rendendo un pochino più accogliente in vista della nuova pupa in arrivo, e mi ero preparata in meno di una settimana.
Ma tant'è.




San Piero a Grado si trova a 7 Km da Pisa in direzione del mare, dove un tempo si trovava la linea di costa, che ora a causa dei depositi fluviali si è spostata di altri 8 Km.
A questo deve il suo nome la Basilica di San Piero, eretta nel IV secolo, che originariamente sorgeva in prossimità del porto (gradus, appunto).
Basilica di San Piero a Grado
La peculiarità di questa chiesa è la sua forma insolita con due absidi ( per i non addetti ai lavori, sarebbe il culo della chiesa, come ho spiegato ad Hasuna).
Perchè?
Perchè all'origine la facciata sorgeva sul lato ovest (verso il mare), ma un cedimento del terreno nel XII secolo la fece crollare, a questo punto l'entrata fu posta sul lato nord. Il progetto era di costruire un corpo centrale molto più grande, a cui si accedesse da nord, mentre la chiesa originaria sarebbe diventata il transetto (corrispondente al braccio più corto della pianta a croce latina). Per questo motivo al posto della facciata rovinata fu costruita un'altra abside contapposta e simmetrica alla prima. Poi, come spesso succede in Italia, il progetto fu abbandonato e la chiesa restò così, un troncone mozzo di una grande opera mai realizzata...
Vale la pena visitare l'interno perchè è decoarto da affreschi che risalgono al XIII secolo, realizzati per il Giubileo del 1300 dall'artista lucchese Deodato Orlandi. Noi comunque non siamo entrati, anche perchè la chiesa era chiusa.
Mi ripropongo però di visitarla quanto prima, se no che figura ci faccio?
Comunque maggiori informazioni le troverete su questo sito, che è molto ben fatto e presenta una bella galleria fotografica dove si vedono anche gli affreschi nell'interno.
Basta! Ho fatto abbastanza la secchiona.
Vi lascio con la visuale di Marina di Pisa in un tardo pomeriggio di metà dicembre, perchè dopo tutto questo abbiamo pensato bene di andare a farci un giro sul lungomare, tanto per vedere se davvero il mare d'inverno è come un film in bianco e nero visto alla tv. A me non è sembrato.
Mi è piaciuto molto l'effetto della poca neve residua sugli scogli dei moli e dei frangiflutti, e i loro colori contro il cielo carico e scuro. Altro che film in bianco e nero. Ecco qua.
Marina di Pisa, neve sugli scogli

Marina di Pisa, crepuscolo sul lungomare
Dato che ci ho messo ben tre giorni per scrivere questo post, non so se manterrò il proposito di illustrare un itinerario a settimana.
In ogni caso continuate a seguirmi e non ve ne pentirete (Yeah!).

sabato 18 dicembre 2010

Tanti auguri pupa! (e io mamma)

La mamma col bambino, di Felicia Giaquinto
Sono una madre poco sollecita.
Almeno per quanto riguarda il postare sul blog i complimesi della mia pupetta.
 A mio discarico posso dire che se non ho tempo di mettermi a scrivere cretinate qui è perchè sto appresso a lei per la maggior parte della mia giornata, mentre nelle restanti 2 o 3 ore al giorno in cui lei dorme, in genere lavo tutine per un buon 80 % del tempo.
 Vita elettrizzante direi...
 Ma comunque: scusa il ritardo pupetta, e Auguri per i tuoi 5 mesi di vita!


E auguri anche a me, mamma da cinque mesi, o forse di più, dato che mamma lo oro già dal momento in cui ho saputo che lo sarei diventata. Concetto un po' arzigogolato, ma se ci pensate bene è così.
L'anno scorso di questi tempi serbavo ancora il mio segreto tra me, Hasuna e due amiche che avevano avuto l'anteprima esclusiva. A Natale avevo deciso che l'avrei annunciato a casa. Il pensiero mi atterriva, le nausee mi annientavano, le energie mi abbandonavano, avrei dormito, se possibile, 16 ore al giorno.

Un infortunio per me provvidenziale capitato alla voluminosa titolare della pizzeria dove lavoravo da quando mi ero presa la tanto agognata laurea in storia dell'arte, mi aveva permesso di riposarmi un po', ma ancora stavo tutt'altro che bene. Fino a quel momento il bambino potenziale che si andava formando nel mio utero manifestava la sua esistenza solo attraverso segnali assolutamente non piacevoli.

Come se non bastasse un'incursione domenicale di me e Hasuna sui monti pisani innevati mi aveva procurato un raffreddore con febbre che avevo tentato di curare, dato il mio stato gravidico incipiente, solo tramite robaccia omeopatica, senza grandi risultati, dato che il viaggio in macchina sull'Aurelia a bordo del nostro Atos scalcagnato e non revisionato, oltretutto nemmeno assicurato (ma non ditelo troppo in giro) si era trasformato in una lentissima agonia per me gravida.

A pensarci ora sorrido, all'idea che la pupa era già lì, in auge, anche se io ancora non sapevo che fosse lei, perchè avremmo fatto la nostra reciproca conoscienza solo sette mesi più tardi.
E forse poi mi commuovevo anche per questo.
A dir la verità pensavo di essermi rincretinita tutt'a un tratto, dato che il viaggio Pisa-Roma, me lo son fatto quasi tutto a piangere, dicendo ad Hasuna che era per il raffreddore, e invece era per le canzoni nello stereo, che va be' commuoversi per De André quando dice:
E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre
ma commuoversi con Caparezza mi sembra davvero eccessivo...

Ma forse è come dice De André:
Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno un confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

 E quindi: grazie pupa, che mi hai aperto orizzonti emotivi finora insondati, e mi hai introdotta in una dimensione esistenziale del tutto nuova, a cui ancora un poco stento ad adattarmi, ma che mi appartiene ormai irrevocabilmente...
Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente.

(La canzone è Ave Maria, tratto dall'album La buona novella di fabrizio De André)

P.S.
Ho datato il post il 18 alle 23:58, poichè a quell'ora nasceva la pupa, anche se non c'era la neve e faceva caldo, ma insomma: son pur passati 5 mesi!

venerdì 17 dicembre 2010

Neve in città (la prima neve della pupa!)

L'avevano detto in tv: neve anche a bassa quota.
Nell'alta Toscana nelle provincie di Pisa Lucca e Livorno, nevicate abbondanti previste tra domani e dopodomani.
Ma io sono la solita Santommaso...

E così stamani è stata un po' una sorpresa quando Hasuna mi ha detto: Nevica.
E io: Ma che!
No, no, nevicava proprio.
E' che non ci sono abituata. Nella mia vita avrò visto la neve forse 20 volte in tutto, contando anche le spruzzate notturne in città che al mattino già non c'era più niente a parte qualche cummuletto marroncino qua e là ai lati dei marciapiedi e sotto le auto parcheggiate.
Ma mai così in pieno giorno.

Io e la pupa ci siamo alzate alle 9 (se c'è una cosa che non posso rimproverare alla mia pupetta è di non essere eccessivamente mattiniera), e solo perchè Panzumen aveva schiantato in terra il telecomando dello stereo... Maledetto Panzumen... che poi ecco come mai scompare (il telecomando, non Panzumen: Panzumen ricompare sempre, dietro qualche vetro che fa la danza del lemure ubriaco per farsi aprire) e a me tocca sentire all'infinito la stessa canzone perchè non posso togliere la modalità repeat...

Io e la pupa ci siamo alzate alle 9 e dalla finestra della cucina c'era la solita visuale, con i soliti tetti color cotto, le solite cime dei soliti alberi, le solite antenne televisive, i soliti cavi penzolanti della luce o del telefono. Visuale urbana della solita semiperiferia della mia solita piccola città adottiva, sotto un cielo insolitamente lattiginoso.

Un minuto dopo tutto era diverso.





La pupa non sembra molto sorpresa della sua prima neve, neppure troppo interessata.
E' la mamma ad essere più stupidamente entusiasta....
Del resto per la pupa tutto è ogni giorno ugualmente nuovo, in linea di massima.
Zorro invece sembra abbastanza incuriosito e indeciso sul da farsi.
In due minuti passati sulla terrazza deve essersi ibernato le zampe, e per oggi credo che romperà di meno per uscire!

giovedì 16 dicembre 2010

E Cinque!

Era da un po' che volevo scrivere un post in cui aggiornare i progressi della pupa di questo mese.
Colgo l'occasione del fatto che tra due giorni la pupetta compie ben 5 mesi, ed entra dunque ufficialmente nel sesto di sua vita, poco più di un anno da che so della sua esistenza.

Niente scontatissimi Uccomevolailtempo please, anche perchè quest'anno qui che si avvia alla conclusione per me non è affatto volato, e alcuni giorni anzi sono stati pesanti come macigni, lenti come macine di un mulino (rende molto l'idea questa metafora no?) e io ero un chicco di grano che ci stavo schiacciata dentro senza via di scampo.

Beh, in fin dei conti, sono fiduciosa e speranzosa in un futuro sempre più leggero ed etereo, e in un nuovo anno molto più divertente di questo, ora che la pupa interloquisce e interagisce sempre più, esplora se stessa e gli altri, il mondo e i propri limiti, spingendosi spesso e volentieri all'estremo di essi.


Ora chiacchera, grugnisce, ringhia, manda gridolini, si scompiscia dalle risate, fa gli scherzi, comunica in una miriade di modi differenti. Afferra tutto ciò che è alla sua portata, caccia tutto in bocca, si rotola, striscia, sprofonda ancora con la faccia nel materasso, si arrabbia e strilla finchè non la tiri sù.
Poi vuole mettersi in piedi, ma non glie la fa, punta i piedi e mamma la sostiene, si butta in avanti con la testa e il più delle volte a questo punto rigurgita, la metto a sedere e lei si butta ancora di lato.
Faccia in giù e ri-piange.


Insomma, molto faticoso starle dietro.
Ma sta migliorando: ora riesce a sostenere la testa per un po' prima di  sprofondare faccia in giù, e da questa posizione guarda i faccioni delle bestie sul suo tappeto molto interessata.
E prima o poi riuscirà a sollevarsi da sola mentre è nell'ovetto e a catafiondarsi di sotto...
Per questo un poco temo i mesi che mi aspettano, ma in realtà li attendo con impazienza e non vedo l'ora di poter giocare e parlare con lei in modo un poco più costruttivo e meno soliloquiale.

E poi ci sono le volte che durante il suo sonnellino pomeridiano si sveglia prima di essere completamente sazia di sonno, e si capisce perchè invece di iniziare a chiaccherare e ruggire e esercitarsi sugli acuti, la sento che si lamenta piano. Allora vado lì, le rimetto il ciuccio, e con qualche carezzina sulla testa e bacini sulla fronte si riaddormenta, nascondendo la faccia nel suo pile con Winny the Phoo, mentre io mi sciolgo di tenerezza come una scema.
E allora mi rendo conto di due cose: che stiamo imparando davvero a comunicare, o forse sono io che sto imparando a capirla, cosa vuole quando e perchè, e se ripenso ai primi mesi e alle giornate passate con lei in braccio urlante e piangente, paonazza in viso dal pianto e io distrutta fisicamente e psicologicamente frustrata dalla mia incapacità di essere all'altezza del mio ruolo di madre, se ci ripenso ora, mi rendo conto di quanta strada abbiamo fatto finora.
La seconda cosa è: che nonostante ancora perdo la pazienza e mi sento talvolta ancora un tantino oberata dal doverle stare sempre appresso e nello specifico dal non potermi occupare di niente al di fuori di lei, la verità è che non riesco più a farne a meno, di lei, a considerare me stessa senza considerare insieme anche lei, a esporre agli altri qualcosa che riguarda me senza parlare alla prima persona plurale, a starle lontana per più di un'ora senza sentirmi in ansia (anche se credo che questo sia dovuto al fatto che Master non può tenermela per più di un'ora al giorno, visto che poi deve tornare a lavoro), e forse solo adesso inizio a sentirmi un po' più mamma di quanto non lo fossi fino a poco più di un mese fa.
E' vero, me lo dicevano tutti: dopo i tre mesi, vedrai, andrà meglio.
Ma a parte che uno ci crede fino a un certo punto, e solo perchè a una qualche speranza dovrai pure attaccarti per non suicidarti, come il naufrago che si dice: prima o poi qualcuno dovrà pur passare di qui...
Ma poi la cosa più importante e che, pur credendoci, quei dannati primi 3 mesi sembrano non passare mai!
I 3 mesi più lunghi della mia vita, a ripensarci.
Dopo si migliora: ora posso dirlo anche io.
E ne sono davvero sollevata.
Allora, parlando di progressi: sappiate che la mia pupetta ha raggiunto (quasi) tutti gli obiettivi elencati nel mio manuale per mamme impedite, e cioè:
  • (a cinque mesi vostro figlio dovrebbe sapere) tenere ferma la testa quando è in posizione verticale (ma questo già lo sapeva fare anche prima);
  • sollevare il torace appoggiandosi sulle mani;
  • fissare l'attenzione su un oggetto piccolo;
  • emettere gridolini di gioia;
  • prendere un oggetto e rigirarselo tra le mani;
  • tenere la testa in asse quando è a sedere;
  • voltarsi da una parte;
  • portare il peso sulle gambe se è messa in piedi;
  • balbettare combinando vocali e consonanti;
  • cercare un oggetto caduto o cercare di prendere qualcosa lontano dalla sua portata;
  • protestare se gli portate via qualcosa.
E va bè, ho un po' riassunto e rielaborato, anche perchè era un po' noioso riportare tutto, ma alcune cose nel manuale per mamme impedite non ci sono, e le aggiungo io.

Allora la pupetta a 5 mesi quasi compiuti sa anche:
  • chiudersi "a panino", quando è messa a sedere;
  • fare il verso della tigre, o della bambina del film L'esorcista (il verso che Master chiama esci-da-questo-corpo);
  • afferrare la testa di Panzumen e metterla in bocca;
  • esercitarsi sugli acuti;
  • mangiare una banana (in realtà è più quella che sputa che quella che mangia, però le piace!);
  • tenere il biberon da sola;
  • mettere e togliere il ciuccio da sola;
  • giocare con la slot-machine della sua paestrina Chicco (non so se ciò sia un bene...);
  • spernacchiare;
  • dare calci alla palla (non sempre però);
  • sganasciarsi dalle risate quando Master fa finta di morire colpita da un suo calcio in faccia;
  • scompisciarsi quando mamma canta e balla La Bamba;
  • ridere quando vede la gente per strada;
  • ridere quando vede se stessa nello specchio;
  • afferrare il cucchiaio con la mano quando la imbocco;
  • provocarsi il vomito ficcandosi due dita in gola;
  • giocare con il pesce-termometro quando fa il bagnetto;
  • scalciare e protendersi verso il biberon quando è ora della pappa;
  • tirare la barba al babbo;
  • trotterellare sulle ginocchia di mamma (o di Master) divertendosi molto.
Le nuove cose che impara sono sempre di più e sempre più varie, tanto che mi risulta anche difficile ricordarmele tutte e riassumerle qui in maniera efficiente.
Ma tanto per farsi un'idea...

martedì 14 dicembre 2010

E invece...

Pensavo che quest'anno mi sarei anche potuta risparmiare la seccatura e la faticaccia di tirare fuori quell'alberello sbilenco che in un impeto di entusiasmo natalizio comprai 5 anni or sono, quando lo stipendio (misero) che pur percepivo da cameriera qual'ero e che per lo più non avevo il tempo di spendere, potevo permettermi di scialacquarlo in minchiate, anche considerando il fatto che non avevo una figlia a cui badare e l'avvenire si apriva ricco di opportunità davanti a me (sì, come no, ma chi ci crede?).

No, scherzi a parte: non ho mai avuto una carriera brillante improvvisamente stroncata dalll'arrivo della mia pupetta. Ho sempre fatto più o meno la cameriera, mentre tiravo avanti i miei studi da storica dell'arte, che certo mi preparavano un futuro brillante, ma intanto imparavo a portare i piatti ai tavoli giusti e a spinare il pesce. E a venderti 2 Kg di fiorentina alla modica cifra di 60€, in questo, sì, ero un portento, ma in fondo credo che se uno può permettersi di sputtanare in qualche boccone di 'arne i soldi che io guadagnavo in due giorni di lavoro, beh, ben gli stava pagarla sì salata e non mi rimanevano gran che di sensi di colpa, anche se sapevo che in realtà la politica del ristorante dove lavoravo era quella di gonfiare un poco il peso delle bistecche...

Ma comunque: io non ho mai speso 60€ per una bistecca, ma dicevo che una volta a Natale comprai in un negozio di casalinghi e oggettistica varia questo alberello sintetico più le palle colorate, luci e fili argentati e per tutto ciò spesi circa 40 € e tutta contenta lo montai a casa, dove vivevamo all'epoca con due tizi non troppo simpatici, due fratelli di Lecce studenti a Pisa, che passavano le loro giornate chiusi in camera e uscivano solo per pranzare e andare in bagno, e allora la vita in casa d'inverno per me che di pomeriggio studiavo e la sera andavo a lavoro era molto triste, con questi due che c'erano ma come se non ci fossero, che è meglio a questo punto sapere di essere da soli, piuttosto che sapere che in casa tua c'è gente che non ha il minimo interesse di scambiare anche solo mezza parola con te e se può ti evita, e più si avvicinava Natale e più mi veniva la malinconia, e allora con questo alberello montato e le lucine colorate e le palle di plastica, sembrava un po' più festa e un po' più casa, anche se poi non le accendevo quasi mai, le luci, perchè sapevo che i due tizi ci-sono-ma-non-mi-vedi non amavano gli sprechi inutili di elettricità, motivo anche per cui i termosifoni si accendevano solo di sera, quando io e Hasuna ovviamente eravamo tutti e due a lavoro...

E questa è la storia del nostro alberello.
Da allora ho continuato a montarlo per Natale, anche se in realtà poi il Natale vero e proprio lo andavamo a passare nella mia città natale, da mamma, che a casa ha già predisposto tutto per creare un perfetto clima natalizio, e in confronto il mio alberello qui, ogni volta issato su trespoli di incerta stabilità, o relegato in terrazza, alla mercè delle intemperie perchè in casa proprio non eravamo riusciti a trovare lo spazio sufficiente, che già era tanto se non eravamo costretti a uscire noi di casa e ogni movimento richiedeva lo slalom gigante tra il tavolo il frigo e la cucina senza aggiunta di alberi finti a funzione puramente decorativa, e anche su questo punto ci sarebbe poi da discutere...

Insomma, ritornando a noi: credevo proprio che quest'anno mi sarei risparmiata questa fatica, e il lavoro di fantasia per creare lo spazio idoneo ad ospitarlo senza dover smontare mezza cucina, spostare il microonde sopra il frigo o appendere la tv al soffitto. Tanto, mi dicevo, la pupa è ancora piccola, quanto glie ne può fregare dell'albero? Meglio approfittarne ora che ancora non è in grado di ricordarsene per poi rinfacciarmelo per il resto della sua vita: tu il mio primo Natale me l'hai fatto passare di schifo, non mi hai fatto nemmeno l'albero!
E poi: chi ce l'ha l'energia mentale per pensare pure a questo? E in quale parte della mia giornta ce lo incastro il montaggio e l'addobbo dell'abete posticcio? Mentre la pupa strilla legata all'ovetto che vuol essere presa in braccio e io impazzisco a cercare di farlo stare dritto visto che da quando il vento lo abbattè in terrazza il nostro povero alberello rimase monco del tre piedi che lo sosteneva e ogni volta da allora è una sfida trovare il modo di tenerlo in piedi?
No no: niente albero quest'anno. Chi me lo fa fare. Che poi a chi glie ne frega niente in casa? Hasuna è pure musulmano. E Master è comunista! Basta: non ci penso più.

Poi: domenica. Noi quattro a casa, un amico a pranzo ci porta le foto del suo viaggio in Africa, io appresso alla pupa che scalpita, poi la metto a letto. Pomeriggio di sole con 4°C fuori, cielo terso e noi ci riproponiamo di andare a fare un giro da qualche parte appena lei si sveglia. Poi ancora chiacchere e cioccolata calda e la pupa continua a dormire (maledetta, sempre così: quando deve svegliarsi allora sì che se la dorme!) e fa buio presto ormai non si esce più, restiamo qua si sta tanto bene! E poi Hasuna ha acceso la famosa stufa a legna e si sta tanto divertendo a bruciare la carta che io accumulo per la raccolta differenziata nel corso dell'intera settimana.

Sapete che si fa?

Si fa l'albero!




E vi dico una cosa: la pupa si è divertita tantissimo!
E anche noi.
E ora quando lei strilla che è nervosa e non sai più come rigirartela basta piazzarcela davanti: si gasa da matti, inizia a scalciare e a lanciare urletti di entusiasmo, spippola con le palline colorate e con i rami del frondoso abete. E poi ride.

E va bene faccio ammissione di colpa: non sottovaluterò più il potenziale dello spirito natalizio. E nemmeno quello della mia pupa, che uno pensa che non capisce, e invece capisce tutto, e partecipa.
E la festa se non è per i bimbi per chi è?

sabato 11 dicembre 2010

Sì viaggiare... ma anche NO!

Accidenti! Sono due giorni che tento di scrivere un post, ma gravosi impegni pupeschi mi hanno impedito finora di portare a compimento il proposito.
Comunque: finita parentesi romana, risiamo a Pisa. Viaggio da panico, un'ora e mezza a girare sul raccordo intasato, cercando a tentoni una "scorciatoia" per non dover percorrere a passo più che da uomo da bradipo i 15 Km che ci separavano dall'uscita Aurelia-Civitavecchia, tornando sui nostri passi dopo essere usciti a Flaminia, Cassia e un'altra che non abbiamo capito bene che era, evitato di farci ributtare sul raccordo (sempre più intasato) percorrendo in retromarcia lo svincolo che immetteva nel fatidico GRA e poi, beffa delle beffe, finendoci di nuovo allo svincolo successivo. E lasciamo stare le ben più gravi infrazioni commesse, che è meglio non divulgare troppo i propri misfatti.
Fortuna che una volta fuori da questa claustrofobica situazione ce la siamo cavati in 2 ore e mezzo di viaggio (e questo forse non lo dovrei dire, perchè significa una velocità media molto elevata!).

Certo col nostro fedele Atos non sarebbe stato possibile....per l'occasione ci eravamo fatti prestare un bel macchinone da lunghe percorrenze dal solito amico Kamis, cosa che ha reso il nostro viaggio di sicuro più confortevole, ma non più rilassante per me che ero dietro con la pupa legata al suo ovetto e una cavolo di musica Jazz manouche sparata nelle orecchie da due casse grosse come l'ovetto stesso situate rispettivamente una dietro la mia testa, l'altra sul sedile tra me e la pupa, a mo di bracciolo divisorio.
Anche la pupa non deve aver gradito, dato che c'è andata di lagna tutto il tempo del viaggio, mentre in genere se lo fa in letargo. Insomma: grande mal di testa per me, prima di riuscire a convincere il padre, nonchè guidatore, a mettere qualcosa di più "conciliante". Ce la siamo cavata con Jarabe de Palo, un cd di 10 anni fa e un po' noiosetto, ma meglio del sincopato ritmo delle schitarrate del suddetto manouche.

Che dire di questa permanenza romana improvvisata e fulminea? Intanto mi sono stressata meno all'idea di dover fare le valige per tre (si sa che gli uomini, o almeno il mio, delegano spesso questa incombenza alla loro metà pratica ed efficiente, cioè quella femminile, dato che spesso e volentieri non saprebbero da dove tirar fuori i calzini, chissà poi perchè, ma forse un motivo c'è...), dato che l'ultima volta avevo oculatamente lasciato metà del mio bagaglio vestiario accasadimamma, e contando di rimanere solo un paio di giorni, per la pupa me la son cavata con 4 body, 3 tutine intere, una spezzata per uscire, un vestitino per la domenica, la giaccavvento, due coperte, cuscinetto, ovetto, la parte inferiore del trio, latte in polvere, biberon, pannolini, salviettine, qualche giochino, roba che lei da sola occupava un buon 3/4 della valigia e 2/3 della capienza dell'auto, dove un altro sesto era occupato dalle buste di carne che babbo-macellaio non manca mai di portare come presente alla mia famiglia quando ci rechiamo lì.

Che poi i due giorni sono diventati 4, perchè durante il viaggio di andata una sinistra spia del quadro di guida segnalava arancione e lo schermo del computer di bordo (aò, io non lo so come si chiamano questi aggeggi, non ho mai guidato un'auto che ti segnala i guasti su uno schermo) ci comunicava il seguente inquietante messaggio: Avaria al motore, controllo dispositivo.
E che vor dì?
Fatto sta che un po' ci siamo cacati sotto, ma dato che siamo arrivati sani e salvi, abbiamo pensato bene di portare una volta a Roma, l'auto di Kamis dal meccanico, il quale ha congedato il nostro intrepido Hasuna, inesperto dei meccanici della Capitale, con un: ti chiamo io domani mattina per dirti il preventivo e l'auto la riprendi domani pomeriggio. E invece: come era prevedibile non solo il tizio non ha chiamato l'indomani mattina (martedi), ma si è anche reso irreperibile fino alla mattina del giorno dopo, e infine rintracciato da uno scalpitante Hasuna... gli ha chiseto ben 1400 euro di lavori!
Beh, credo che il nostro meccanico furbone abbia preso un bel granchio.
Magari ha visto Hasuna straniero e un po' provincialotto, con la macchina targata PI e quell'aria da amicone semplicione, o forse con quel macchinone da sborone l'ha preso per uno spacciatore tunisino o per un pappone chissà. Ovviamente non ha avuto un centesimo (a parte 40 € per il disturbo, pure!).

NO NO NO! Non l'ho finito il post!

S'è solo svegliata la pupa e io volevo salvare, e invece: ho pubblicato. Beh... se volete il seguito, lo saprete alla prossima puntata...

Anzi no, eccomi qua di nuovo, con lei nell'ovetto a spernacchiare, tanto la sua consueta crisi di pianto sul fare della sera se l'è già fatta ed è stata abbastanza rapida stavolta. Eh, ma la serata non è mi'a finita! Finchè non la metto a letto.
Comunque: l'avrete capito, risiamo a Pisa e anche stavolta è andata, almeno fino a Natale.
Intanto la permanenza in Capitale ci ha dato l'occasione di portare pupa al centro commerciale di Porta di Roma e lei contro ogni mia aspettativa s'è molto divertita a vedere le luci e le decorazioni dei negozi, i colori della merce esposta e la gente variopinta che girava con carrelli stracolmi. Meglio così. Certo non ha preso dalla mamma, che nella lista delle 10 situazioni che le fanno drizzare i capelli e accapponare la pelle, tra i pranzi di nozze e le code in autostrada mette lo shopping selvaggio natalizio.

E così, constatata questa passione della pupa per le luci di Natale, oggi giretto in centro con lei a vedere le solite bancarelle del solito mercatino natalizio, che vendono da anni le solite merci per lo più inutili. Giretto inutile, nel senso che non ho fatto acquisti, ma del resto penso che quest'anno limiterò drasticamente l'aspetto consumistico della ricorrenza, non foss'altro per ragioni economiche, ma anche perchè me falta la gana, tanto per sfoggiare un po' di conoscenze linguistiche.
Solo Città del sole mi ha attratto irresistibilmente, ma ne sono uscita un po' intristita e un po' scandalizzata dopo aver constatato che il più misero pupazzo non costava meno di 30 €. SOB

Comunque è stato un bel giro e il tempo era splendido: una di quelle giornate invernali in cui il freddo pungente rende l'aria tersa e i colori delle cose più brillanti.

Mi dice così Bentornata la mia città di adozione...



martedì 7 dicembre 2010

Al parco coi babbagalli

Oggi finalmente il tempo è stato clemente.
Io e la pupa ci siamo fatte due lunghe passeggiate, approfittando del cielo limpido che era una bellezza e della temperatura mite, quasi primaverile, ha detto il TG.
La prima l'abbiamo fatta in mattinata, per supermercati, e quartiere, passando in pizzeria e pasticceria, a comprare cose per casa, pizza e dolcetti per pranzo, la seconda l'abbiamo fatta nel primo pomeriggio, la pupa l'ho messa nell'ovetto e ben presto è entrata in uno stato catatonico irreversibile. Che bellezza aver mandato in pensione il marsupio! Era ora! Iniziava ad essere veramente una cosa assai faticosa trasportare pupa appesa alla panza...
Comunque, dove ho portato la pupa? Ma al parco dell'Aniene, ovvio! Fantastica riserva naturale urbana nella periferia profonda, Casal de'Pazzi! Che poi sarebbe dove sono nata e cresciuta. Che il mio quartiere non sarà poi il massimo, ma la cosa bella che ha sono i parchi, che si sprecano, e ora che lei inizia ad essere un pochino più gestibile di quanto lo fosse appena un mese fa, inizia ad essere godibile anche portarcela a fare tour fotografici.
Ma la sorpresa più bella che ho trovato in questa uscita con pupa, ve la faccio vedere subito, ecco qua:





Ecco a voi i babbagalli dell'Aniene!

Non sono bellissimi?

Peccato che la luce era poca, il cielo si andava velando di foschia e la visibilità non era il massimo.

In più avevo con me solo la macchinetta compatta che non fa foto eccezionali soprattutto nelle grandi zoommate, però... me la sono cavata.









Ed ecco cosa ho prodotto in mezza giornata di cimento fotografico:

il veicolo

il veicolo su strada

la passeggera

i passanti
  

Eccovi alcuni squarci di natura sub-urbana ritagliati dalla nostra passeggiata:
orizzonti sub-urbani

luci nel tramonto
riflessi suburbani

incontri di architetture suburbane

Ritagli di crepuscolo (suburbani?)
Beh, insomma. Non sarà la riserva naturale del Ruwenzori, ma un po' di bello l'ho trovato anche a pochi passi da casa.

Non so poi se sono riuscita a esprimerlo qui, comunque sai che vi dico? Uno ci prova!