lunedì 29 febbraio 2016

Amata solitudine


Avere un compagno che saltuariamente si assenta per periodi più o meno lunghi ha i suoi pro e i suoi contro.
In genere, quando è a casa, riesco a vedere più facilmente soprattutto i pro del non averlo tra i piedi.
Gli aspetti negativi emergono solo dalle assenze più prolungate, e riguardano soprattutto le bambine e la difficoltà di gestire le loro (legittime) reazioni emotive alla distanza paterna.
Sarà che quando è a casa è incredibilmente, straordinariamente inattivo, ingombrante, intralciante, invadente gli spazi e i tempi altrui.
Sarà che nell'ambito dell'organizzazione familiare il fatto che lui sia presente o meno è un particolare assolutamente poco rilevante, non fosse per il fatto che c'è più bucato da infilare in lavatrice e più pasti da preparare, più piatti da lavare e via dicendo con le lamentazioni della casalinga frustrata.


venerdì 12 febbraio 2016

Libri: domande importanti

Io chi sono? Cosa ci faccio qui? Perché esisto?
Mimi ha iniziato a porsi domande di questo tipo molto presto, cogliendomi spesso alla sprovvista, e nell'imbarazzo di non avere una risposta adeguata alle sue richieste, a volte perché si trattava di domande volutamente destinate a non averne, che si confrontavano direttamente con la vertigine dell'infinità: del tempo, dello spazio, con il prima del prima e con l'oltre dell'oltre, con l'eterno, con l'infinito, e con la loro assurdità logica.
Sembrano domande troppo grandi per una bambina piccola. In genere pensiamo che i bimbi non se ne pongano di questa portata, non subito, almeno, perché i bambini, si sa, prendono per buono ciò che c'è, sono troppo presi ad imparare, prima, ciò che possono toccare, vedere, e che i loro perché riguardino solo il mondo contingente.
Forse troppo spesso li sottovalutiamo, senza renderci conto che loro, più di noi, devono spesso sentirsi come dei piccoli astronauti piovuti, non si sa come, in un mondo sconosciuto di cui stanno, con fatica, curiosità, entusiasmo, incredibile spirito di adattamento e intuito, gradualmente scoprendo regole e funzionamento.

E' di questo, forse, che parla Il bambino tra le pagine, delizioso albo illustrato di Peter Carnavas (un autore che credo valga la pena tenere d'occhio):




Titolo: Il bambino tra le pagine

Autore: Peter Carnavas

Editore: Valentina edizioni, 2015

Età: dai 4 anni


lunedì 8 febbraio 2016

Del perché non amo il carnevale

Immagino in parte sia dovuto al mio carattere di merda.
Come si può non amare il Carnevale? No, dico: la festa della spensieratezza, dell'irriverenza, della libertà espressiva, l'occasione per tutti di tornare un po' bambini.
Sarà che la mia ostilità risale proprio ai tempi gioiosi della mia infanzia, quando l'imperativo di divertirsi era legato indissolubilmente al concetto di "maschera figa", ed io, puntualmente, finivo in un angolo a vergognarmi della mia.
Sì, non c'è niente da fare: quando uno nasce storto, storto rimane.
In me è presente il velenoso seme del non-divertimento. Credo che in fondo tutto si riduca ad una mia cronica incapacità di lasciarmi andare, di staccare la spina e fregarmene.
Un po' come alle feste universitarie, quegli enormi coacervi di gente sfatta che periodicamente si ritrovavano nel garage di casa nostra, lunghi after-hour che si concludevano nella tarda mattinata del giorno dopo, quando gli ultimi superstiti si riprendevano dal loro momentaneo stato di incoscienza etilico, raccattavano i boccioni residui di vino scadente coi loro fondi di vino scadente, le ultime lattine di birra dell'Eurospin, e finalmente si levavano dai coglioni.
Io c'ero, ero sempre lì, in fondo era casa mia, malgrado il ruolo di padrone di casa buontempone toccasse sempre al beduino. Io ero quella che puliva alla fine, che raccattava durante, che mediava coi carabinieri e coi vigili sul far dell'alba, quella che si prendeva l'onere della responsabilità. Per cui ero anche quella che non sbragava mai del tutto. Ero quella che in un marasma di gente dall'attività neuronale praticamente azzerata, doveva mantener vivo un barlume di lucidità.
Di quelle feste ho sempre prediletto in effetti il momento in cui si sbaraccava tutto.