lunedì 30 marzo 2015

Bimba.

E così, bimba, siamo arrivate a questo punto.
Al punto che se ti chiedo: "Quanti anni hai?" tu rispondi già: "Duie!" E fai cinque con la mano.
Al punto che dopo esserti spazzolata la tua coppetta di fragoline con la crema, proclami al mondo: "Ti'ìto!" e con gran solerzia raccogli cucchiaino, ciotolina, ti avvii al lavello e li riponi col garbo proprio dei "duie" anni al suo interno. E poi pretendi di lavarli.
Sì, certo che te lo lascio fare.
Del resto, come dirti no?
Come dirti no quando occhieggi alla lettiera dei gatti, e poi a me, e poi alla lettiera e mi chiedi: "Mamma, tatti cacca, no?" No, non hanno fatto la cacca, i gatti, è pulita. "Posso mamma, posso?" con la tua bellissima, sibilantissima Esse fischiante. Mi chiedi se puoi: come posso dirti di no?
Sì, magari a dirlo in giro alla gente si accappona la pelle, se sanno che ti lascio raspare liberamente con la paletta là dove cacano i gatti, ma tu te ne stai lì, tranquilla e composta, che smuovi la sabbietta e con garbo poi rimetti la paletta al suo posto, ti alzi e proclami: "Ti'ìto!"
Come resistere?

venerdì 27 marzo 2015

Gek Tessaro: canto i cavalier, l'armi, draghi e città.

Cosa vieta di dire la verità ridendo?
Lo scriveva Orazio, tanto e tanto tempo fa.
Cosa vieta di affrontare temi difficili con leggerezza?
E cosa vieta di fartici anche due risate, per una volta immaginando un finale alternativo delle vicende rispetto al copione noto propostoci dai manuali di Storia?
La Storia politica, si sa, parla soprattutto di guerre, delle loro cause e dei loro esiti, e dalla prospettiva storica esse sembrano, così, assolutamente sensate.
Eppure quando una guerra inizia sembra davvero difficile farsi una ragione del perché, di chi realmente può volere deliberatamente agire in maniera distruttiva contro altri esseri umani, a chi può giovare, chi la può desiderare se in essa la gente muore?
Mimi ha appena cominciato a porsi di queste domande, o forse ancora no, perché ancora non ne ha poste a me, che non avrei risposte soddisfacenti e rassicuranti sull'argomento; però ha iniziato a intuire che si tratta di un argomento gravido di angosce, quando capisci che può interessare anche te e le persone che ti sono care.
dato che il padre si trova attualmente in territorio non proprio pacifico, credo la cosa sia stata abbastanza naturale.
Comunque per ora abbiamo esorcizzato il mostro, o almeno tentato di farlo con questo libro, che è al momento tra i nostri favoriti serali (e seriali):




Titolo: La città e il drago

Autore: Gek Tessaro

Editore: Lapis

Età: Dai 3 anni


martedì 24 marzo 2015

Mamma cantastorie e le altre.

Dopo scuola, primavera pomeriggio.
Mimi ha un suo conteggio dei giorni che tiene conto della stagione e non del mese.
- Mamma, oggi è il due di primavera, giusto?
Il due o il tre di primavera ce ne andiamo, tre femmine in libera uscita.
Gelato, bicicletta, giro in centro.

Sono in modalità "Mamma-Pedala", come mi chiama Mimi.

- Mamma, guarda!
- Che? Cosa?
- Mamma! Bibli, mamma! Bibli!
- Ah. Ok. Dopo passiamo un attimo in libreria. Ma non prendiamo niente eh!

venerdì 20 marzo 2015

Insegnare a imparare e imparare a insegnare.


Parto da qui, dalla proposta di Genitoricrescono per questo mese: Imparare ad apprendere.
Mi incuriosisce e vado a leggermi l'articolo.
Come sempre riescono a stupirmi per l'acume e la lucidità con cui affrontano temi spesso triti e abusati, ma questa volta rimango un poco perplessa: l'argomento a prima vista mi appare trasversale e un po' troppo ricercato; non mi pare di avere molto da dire su questa faccenda, però... però, come spesso accade, gettato il seme si attende il germoglio, il seme è stato gettato, e da quello iniziano a tornarmi alla mente una serie di considerazioni, episodi, momenti che in qualche modo si dipartono tutti da quella stessa radice: la radice della parola "educare".
Educare all'ascolto.
Educare al bello.
Educare al vivere sociale.
La usiamo continuamente, e accorpa una varietà di aspetti vastissimi, tali da ricoprire l'universalità dello scibile e dello sperimentabile.
Ex-dùcere, condurre fuori, è un affare ben diverso dall'insegnare, questo lo sappiamo ormai: non è "imprimere un segno", è un "tirar fuori", è un eviscerare, non è un mettere, è un'estrapolare.
Compito dell'educatore dovrebbe dunque essere quello di aiutare lo sviluppo delle potenzialità dell'educando, che è operazione assai più complessa che quella di riempire di nozioni (che siano didattiche, etiche o comportamentali) una scatola cranica più o meno vacante.

mercoledì 18 marzo 2015

Sulla montagna del nord abbiamo cercato Elsa. Sintesi di un week end di fine inverno.

In questi scampoli di inverno c'erano un paio di cosette rimaste in sospeso che non avevo realizzato, un paio di propositi non esauditi, che stavano lì a prudermi, al centro della schiena, proprio lì dove non arrivi a grattarti.
Non è vero: io arrivo in ogni punto della mia schiena, anche quando devo spalmarmi la crema solare da sola. Però, malgrado il grattarsi, quel prurito ho preferito togliermelo una volta per tutte.
Una di queste cose era andare a trovare mia sorella, appollaiata sui monti del lontano nord, l'altra era portare Mimi sulla neve, come mi chiedeva senza soluzione di continuità già da novembre, affranta dal fatto che quaggiù, a 10 mt sul livello del mare se ci va bene, e non trattandosi del fiordo di Elsa, essa neve non scenda poi tanto di frequente.
Ma che ne sai della neve Mimi.
La neve mi piace tantissimo!
La neve è fredda.
Io non ho freddo, sono come Elsa.
La neve è bagnata e fa bruciare le mani.
A me non bruciano perché io ho il potere del ghiaccio nelle mani.
Non abbiamo l'abbigliamento adatto.
Mi porto il vestito di Frozen.

venerdì 13 marzo 2015

Principesse o no?


Era da un po' che mi proponevo di farlo.
E' giunto il momento di affrontare il mostro.
Tra i libri della nostra personale libreria casalinga ce n'è un buon numero etichettabili alla voce: "Principesse". Chissà perché poi.
Inizialmente non ero proprio entusiasta di questa smaccata predilizione di mia figlia per la suddetta categoria di personaggi.
Ma vincendo la mia recalcitranza e il mio snobismo, mi sono, per amor suo, forzata la mano.
E andiamo a vedere quindi oltre le etichette, perché le principesse non sono tutte uguali, e per fortuna non sono solo di marca Disney.

mercoledì 11 marzo 2015

Femminile plurale.

- Misericordia, Mimi! Scendi da quel povero Zorro!
Siamo tre donne, e su questo mi fermo spesso a riflettere.
Io che son cresciuta in mezzo a due maschi, con una sorella di molto più grande di me.
Io che indossavo pantaloni di tuta con le toppe sulle ginocchia.
Io ora mi trovo a dover crescere due donnine che non sono proiezioni di me, né tanto meno miniature a mia immagine e somiglianza.
Sono per ora due propaggini fisiche, ma libere di evolversi nello spazio ognuna secondo le proprie peculiarità e propensioni.

lunedì 9 marzo 2015

Primavera, piccoli soli e fiocchi di neve.

Avete presente i Denti di leone?


L'anno scorso avevo in mente un post-proposta... un pro-post se mi concedete il neologismo idiota. Passato? Bene, grazie.
Dunque poi smisi di scrivere per un po', e non se ne fece più niente.

mercoledì 4 marzo 2015

Oggetti della memoria.


Abbiamo messo una foto sulla lapide.
Abbiamo scelto una foto per la lapide.
Sono passati più di dieci anni, ormai, e alla fine, sì, alla fine, complice la morte, di recente, di un mio anziano zio, il più grande dei suoi fratelli, ci siamo risoluti a mettere questa foto sulla lapide.
Un tempo, forse, questa cosa, di scegliere la foto per una lapide, mi avrebbe rattristato.
Chissà. Ora non ricordo. E' passato tanto di quel tempo che proprio non riesco a farmi un'idea di quale potessero essere i miei sentimenti a riguardo, ma provo a ricordare, o ad immaginare; quel che ricordo è che la morte mi sembrava, fino a qualche tempo fa, una cosa ben distinta e divisa dalla vita.
E ora? Ora forse non la vedo più così.

lunedì 2 marzo 2015

Il lavoro che nobilita.


Però, questo lo devo confessare, in realtà non è stato tutto da buttare.
Sì, lo so, lo so, me ne esco come i proverbiali cavoli a merenda (ai miei tempi si diceva "Come le scorregge", ma scriverlo qui abbasserebbe il livello del mio eloquio): sto parlando del famoso lavoro in pettorina gialla, per voi che seguite le mie peripezie esistenziali e partecipate commossi.
Forse, è probabile, ma certo, è innegabile, la verità è che uno a un certo punto ha bisogno di partire da qualcosa, qualsiasi essa sia, e per farlo va bene anche un noiosissimo, per nulla gratificante, molesto lavoro in pettorina gialla, come il sandwich-man dei Simpson.