venerdì 29 luglio 2011

Vacanze è: tornare bambini


Ucchebella l'estate! Ma de che?
Da qualche anno a questa parte per me l'estate si riduceva a: afa asfissiante, città-forno, lungarni maleodoranti, vicoli deserti, pure maleodoranti popolati di sorci indisturbati, giornate di reclusione forzata in casa per non soccombere alla calura, sudate sui libri, serate a gocciolare sudore nei piatti della gente al ristorante, rientri post-lavorativi a ore sempre più assurde, aspettando la perenne ultima sigaretta dell'ultimo tavolo di buontemponi, rimasti in veranda a prendere fresco, odio patologico per la categoria umana del medio avventore estivo di trattorie tradizionali storiche, eco dei miei passi per le strade vuote di una città universitaria più che vuota almeno fino a settembre, la tesi che non finiva mai e gli orari estivi ridotti delle biblioteche che mi costringevano a levatacce mattutine, le sortite solitarie al mare nel giorno libero ad arrostirmi sui ciottoli della Marina, ritornando sempre un po' rintronata.
Poi l'anno scorso portavo il mio pancione a spasso in bicicletta per la città, con quel senso di arrogante orgoglio che talvolta accompagna le donne gravide, lo accomodavo al tavolino del bar all'imbrunire aperitivando con me a succo d'ananas, a leggere con me Guerra e pace nell'attesa, col mio sorrisetto da ebete stampato in faccia pensando chissà come sarà che farà a chi somiglierà e non vedo l'ora di vederla in faccia e avere una sua foto da attaccare in camera accanto alle altre.
Poi è arrivata, e io troppo impegnata a starle dietro per accorgermi che era estate, tempo di mare e gite e relax e letture.
Ottimista senza cognizione ho traslocato buona parte della mia biblioteca personale nella casa di villeggiatura affittata da mia madre in quel di Calci, ridente cittadina di media montagna nella provincia di Pisa, sede della celebre Certosa. Lì la mia permanenza è stata allietata da risvegli notturni con pianti allegati, esaurimenti nervosi miei, giorni a sballottare in giro una recalcitrante e molto incazzata pupa, passeggiate dall'esito tragico fino a giù in paese e ritorno con lei furibonda nell'ovetto, via vai di amici e familiari che si avvicendavano al mio fianco senza riuscire peraltro a domare la belva furiosa che avevo incautamente messo al mondo, libri accatastati sul ripiano del soggiorno a prendere fresco e polvere, intonsi, con mio gran disappunto. Se sono riuscita a finire Guerra e Pace è stato solo per accanimento testardo e recidivo della secchiona che ancora dimora in me, ancora non del tutto convinta a dover sloggiare dal mio corpo.
E' stata un'estate particolare, fresca, per fortuna, ma piuttosto devastante da tutti i punti di vista.

E poi, riecco l'estate, che porta a mia figlia il compimento del suo primo anno di vita e a me la novità di viverla con lei. Con lei un poco più partecipe e di piacevole compagnia.
Vacanze? Diciamo che le mie vacanze durano ormai da più di un anno: mi sono convinta a considerare la mia maternità indeterminata come un periodo di vacanza un po' faticosa, in cui ho l'opportunità di osservarla crescere, senza dovermi dividere tra lei e l'ansia di un lavoro quasi sicuramente non soddisfacente e non adeguatamente retribuito.
L'estate è diventata solo un'occasione per goderci di più il mondo insieme.
Girovaghiamo per i giardini spopolati di bimbi villeggianti altrove a conquistare castelli in miniatura fatti di scivoli pertiche ponticelli e rampe di scale, osserviamo formiche al lavoro sotto il sole di luglio e ci deliziamo del canto di spensierate cicale.
Poi, quando ci va, e il tempo lo permette, che quest'anno è un po' bizzarro, ci infiliamo in macchina e ci buttiamo in spiaggia.

Il mare con pupa è un po' diverso da come lo ricordavo in solitaria.
Certo: ho smesso di portarmi il solito libro in borsa, e in compenso mi accollo una bustona carica di secchielli, palette e formine, magari prendo meno sole, abolita la nuotata corroborante a largo, ma, credetemi, mi diverto molto di più.
La nostra spiaggetta prescelta si trova all'inizio del lungomare di Marina di Pisa, lungomare dalla storia lunga e travagliata, poiché le mareggiate si portano via la sabbia. Invano il Comune ha tentato di porre rimedio a questo accidente innalzando robusti frangiflutti di fronte alla linea di costa, e infine ha optato per sostituire la spiaggia sabbiosa con una gettata di ciottoli, piuttosto scomodi per la verità.
Solo all'inizio del lungomare è rimasta questa spiaggetta, bassa bassa, e tangenziale alla riva, una piscina d'acqua marina protetta dalla barriera scogliosa del frangiflutti, che non supera mai i trenta centimetri di profondità, perché sospetto si stia impantanando.
Insomma: non proprio la spiaggia ideale per chi voglia farsi delle gran nuotate; ideale invece per chi voglia portarvi bambini.
E infatti la nostra spiaggetta pare il giardino di un nido d'infanzia: una quarantina di bambini dai dieci anni in giù, con allegati genitori single o accoppiati, stipati in una quarantina di metri quadrati. Va da sé che si sta gli uni addosso agli altri, ma non importa, va bene così.
La pupa razzola, rotola, raccoglie la sabbia a piene mani e mi sfida guardandomi dritta in faccia, aspettando che le dica "No, in bocca no!", poi scuote la testa e ride. Gattona, striscia, si tuffa, ci si fa lo shampoo, poi galoppa sicura verso il bagnasciuga, senza curarsi se finisce, nera di sabbia com'è, su qualche asciugamano estraneo lungo il percorso, e la mamma arranca dietro.

La pupa in spiaggia guarda gli altri bambini correre e urlare, ride e urla pure lei come loro, poi mi chiede di prenderle le manine e corre con me sulla battigia, arraffa i giochi degli altri, si intrufola nelle architetture arenarie innalzate da operosi architetti in erba, entra e esce da fossati e buche.
- No, lui non può giocare con noi: è troppo piccolo!
- Guarda: ci ha distrutto tutta la fortezza! Portalo via!
Sono un disastro a mediare:
- Veramente è una bambina... dai, vi aiuto a ricostruire la fortezza. E' piccola, non vuole distruggere, vuole solo giocare con voi.
- Noi non vogliamo giocare con lei.
Lei intanto, incurante delle proteste degli ingegneri acquatici, dopo una rapida incursione in acqua, è tornata, sempre nera di sabbia e ora anche bagnata, a tuffarsi nella buca, demolendo argini sabbiosi e poderose muraglie.
- No, fermo! Gli dici di smettere?
- Oh, quante storie, dai, fate finta che lei era un mostro marino che arrivava e distruggeva tutto e voi ogni volta dovevate ricostruire da capo, no?
L'idea ha avuto un successo insperato.
- Ah ah ah! Mostro mostro! Vieni qua mostro!
- No vieni da noi, mostro!
E fu così che mia figlia divenne il mostro della spiaggia, e felice distrusse decine e decine di castelli e fortezze.
E io, che come madre forse devo ancora conquistare un minimo di credibilità, come inventrice di giochi non me la cavo affatto male.
Ecco forse perché per il resto della giornata uno stuolo di ragazzini mi è rimasto appiccicato alle calcagna.
- Voi domani tornate?
- Quando andate via me lo dici? Io sto là in quell'ombrellone.
- Quando vai via con la macchina mi fai ciao?
- Va bene, vedrò cosa posso fare.
- Ma il mostro quanti anni ha?
- Ma il mostro parla o ruggisce?
- Ruggisce, per ora.
E in effetti il mostro, manco avesse capito il ruolo che le era stato assegnato, ruggiva giulivo e soddisfatto scorrazzando per la spiaggia, seminando distruzione dietro di lei.
Ecco forse anche perché ero l'unica madre ad essere nera pure io di sabbia, e non di tintarella, da capo a piedi, mentre le altre, come diavolo facciano non saprò mai, si sporcano a mala pena la pianta dei piedi.
E poi, quando è l'ora di levare le tende, un rapido ultimo bagno a mare a togliere di dosso il rivestimento sabbioso del mostro, la avvoltolo in un asciugamano mentre lei mangia melone con gran gusto, raccattiamo i giochi in giro, salutiamo tutti, passiamo a fare una cavalcata rapida su uno dei cavallini della giostra ferma, che tanto c'è scritto: vietato salire e scendere dalla giostra mentre è in movimento, e la infilo in macchina stremata.
Ha la sabbia persino nelle orecchie.
Sulla via del ritorno stramazza nel suo seggiolino.

Bella l'estate, che fa tornare bambina un po' anche me.

Questo post partecipa al blogstorming


mercoledì 27 luglio 2011

Un buon non-compleanno.

E' stato un lungo compleanno.
Un compleanno che è durato una settimana intera e i cui strascichi io ancora mi porto dietro, anche oggi che il clima di fine luglio s'è messo in pioggia e io ripenso a come annaspavamo nell'afa l'anno scorso chiusi in camera con il nostro condizionatore accattato di seconda mano di 40 anni fa in funzione perché "la pupa se no soffre il caldo".
Una lunga settimana di mare e di montagna, di visite e di doni. Tutto troppo.
La pupa ha avuto ben tre torte di compleanno, infiniti canti di Tanti auguri con allegata candelina, ma non ha capito che suo compito era quello di spegnerla soffiandoci su, così che han dovuto provvedere di volta in volta mamma, nonna o chi di passaggio.



Ha ricevuto la visita dell'Amichetta di mamma, che è arrivata come un anno fa arrivò, carica di doni ed energia.


Ha cenato con i grandi, resistendo alle emozioni delle novità, dei tanti giochi nuovi, degli amici chiassosi di Mamma e Baba invitatisi in estemporanea, dei festeggiamenti e dei regali rateizzati, per non sovraccaricare un piccolo sistema nervoso già eccitatissimo.


 



Ha preso il telefono e ha chiamato Nonna: "Pronto, Nenne? Ma quando vieni a trovarmi?"


E Nenne è arrivata, a sorpresa, mentre noi eravamo ai giardini, semideserti in un sabato pomeriggio di luglio inoltrato...



Portando una candelina a forma di ranocchia...


 Nonna soffia...

  ... e brava Pupa!

Abbiamo celebrato quindi, nuovamente in compagnia delle nonna e degli zii inattesi, la conclusione del suo primo anno solare di vita nel corso di improvvisato pic-nic di compleanno.







 
E poi ancora a sperimentare le potenzialità dei regali ricevuti.



Spostandoli di qua e di là.





Regali che sembravano non finire mai....



No, è che abbiamo tanti amici... no, è che la pupa li conquista tutti.. o forse a tutti piace tornare un po' bambini e poter finalmente sfogare i propri desideri repressi di oggettistica ludica per l'infanzia.
E così, dulcis in fundo, la pupa ha gradito ricevere il generoso omaggio dei nostri vecchi amici di bisboccia alla sua formazione musicale...


Perchè di libri non se ne poteva veramente più!


Che poi dicono che la voglio far diventare secchiona come la mamma, e sai che vantaggio, di questi tempi!

Quella che è appena passata è stata una settimana impegnativa, molto impegnativa, e non oso pensare, se il primo è andato così, come potranno mai essere i successivi!

martedì 26 luglio 2011

Gatti in spalla e buone vacanze!

Con oggi Roba da gatti chiude i battenti e vi augura buone vacanze, a chi parte e a chi resta.

Un'idea per l'estate: i gatti da asporto!
  1. Cicerone: gatto-borsone Q8.
 Per chi viaggia comodo e essenziale. Cicerone si adatta a vacanze spartane e arrangiate, camping a scrocco, con levatacce all'alba per levare la tenda prima dei controlli mattutini, retate nei ristoranti all'ora di chiusura per spazzolare gli avanzi nei piatti prima che passino i camerieri a sparecchiare, viaggi in treno chiusi in un cesso maleodorante e frequenti cambi di vettura per dribblare il controllore, bagaglio a mano.

2. Bono detto Er Gatto, testimonial ufficiale zaini Invicta (anche in versione alemanna Herr Gatto).

Er Gatto, ovvero: IL gatto per eccellenza, adatto a tutte le stagioni.
Gatto a spalla, schienale ergonomico.
Per chi si prepara a tornare sui banchi di scuola, Er Gatto è un'alternativa accettabile a "Ho dimenticato il libro in vacanza" e "Me lo ha mangiato il gatto".
Potreste dire: "Il libro si è trasformato inspiegabilmente in un gatto" oppure "Che sbadato! Anzicché prendere il libro con i compiti delle vacanze, stamattina nella fretta ho preso Er gatto".
Credo che potrebbe funzionare.

Ci vediamo a settembre!

Rubrica del martedì: Roba da gatti (ultimo appuntamento della stagione).
Rubrica gemellata con: Cats on tuesday, roba da gatti around the world.


Per partecipare inserisci il tuo link entro la mezzanotte del prossimo martedì.

lunedì 25 luglio 2011

Prima... E poi...

Dunque, riepilogando:

Prima....


Poi...

E poi...



Poi ancora....


E poi...



E poi?...

Giuro che questa è l'ultima volta che rompo le scatole a tutti con questa storia della pupa che ha un anno!
Cuore di mamma: burro e zucchero.
Però ci voleva un breve ripasso fulmineo.
Questo sarebbe stato il post di lunedì scorso, ma con Hasuna non eravamo riusciti a farci una foto in tre.
E quindi ecco come si evolve nel volgere di poco più di un ciclo solare, la ben poco sacra famiglia.
Profana, profanissima famiglia!

PS.
Appurato che la bandana arancione è il fil rouge di tutte le mie apparizioni fotografiche da qualche anno a questa parte, sono stata molto accorta nel togliermela dalla testa nelle ultime esibizioni. Però forse un po' mi pento: dopo tutto fa anche lei parte della famiglia! Perdonami bandana!

sabato 23 luglio 2011

Pensieri di donna, un po' così

Io non so come una blogger "normale" gestisca la sua pubblicistica: so che la mia cartella "bozze" necessita un'operazione drastica di pulizia: cestinare o dare un senso ad abbozzi di pensieri non conclusi.
Dovrei dare una forma un po' più determinata agli argomenti che affronto, che se no poi rimangono lì per settimane e perdono di senso e attualità, e però non è facile stare dietro alla vita e al blog.
Il blog che nasce come memoriale, almeno nel mio caso, e che poi finisce per essere sempre più autoreferenziale, anche se non vorresti, perché, non c'è niente da fare, qui dentro è un mondo a parte, dove incontri, ti confronti, e prendi spunto, conosci anche persone, perché no, credete non sia possibile?
Sì, magari non potresti dire con esattezze che viso abbiano, e neppure, in molti casi, come si chiamino, con che voce parlino, con quale poi cantino, di che colore i loro capelli e via dicendo, per strada non le riconosceresti, sicuro, io no, che non sono fisionomista di natura, non riconoscerei per strada nemmeno il fruttivendolo, se lo vedo fuori posto, senza il suo banco della frutta e verdura davanti... eppure, dicevo, queste persone senza volto, con nomi strani e inventati, che parlano di sé e delle loro vite sconosciute chissà dove collocate, ti sembra a volte ti riescano ad ascoltare e a capire meglio di chi ti conosce da anni, meglio di chi vedi ogni giorno per strada, al bar, o di chi non vedi da anni.
Questo è un posto a sé, altrettanto reale e vivo, fatto di persone, che offre stimoli e aiuta a schiarire i pensieri. Qui la vita di fuori ci entra, sì, ma filtrata dalla scrittura e dal pensiero, decantata, analizzata, ed elaborata. Scrivere qui aiuta a ripensare con maggior distacco al vissuto di ogni giorno, o a quello del passato, a dargli un senso a volte, e anche a sentire che in qualche modo lo domini e lo amministri, lo hai in tuo potere.
Leggere gli altri ti evoca alla mente episodi sepolti sotto la polvere mnemonica degli anni, episodi magari anche di scarsa rilevanza, frivoli o dolorosi, divertenti o penosi, e ti fa venire voglia di ritirarli fuori e dire: "Ma guarda un po': anch'io!".
E poi a volte ti fa guardare le cose fuori di qua con altri occhi, ti fa riflettere mentre le vivi, ripensando a osservazioni e opinioni scambiate qui, che se no tu non ti ci fermeresti mai a pensare, ché siamo tutti un poco schiavi del nostro modo di pensare, abituati al fatto che sia così, dopo tutti quegli anni passati a costruirci con fatica un'identità, fatta di opinioni e posizioni, che alla fine non le metteresti neanche più in discussione, le dai come acquisite.
E invece no.
Si sente il bisogno di una propria evoluzione
sganciata dalle regole comuni
da questa falsa personalità.
E chiedo perdono, se cito sempre gli stessi autori, ma che volete, ognuno ha i suoi guru.
Detto questo, tenterò di arrivare al punto.

Vado al mercato con mia figlia, il sabato mattina: possibile che io non riesca mai a combinare niente di mattina? Tra sveglia, pappa, caffè, lavare e vestire me e lei, rassettare un poco casa con lei che mi si avvinghia al polpaccio urlando "Memme memme! (ora è in fase "e"), alternando un Valzer del "moscerrrino" a "I due liocorni", tentando di distrarla con la piscina gonfiabile mentre finisco di espletare alle mie abluzioni quotidiane, dovendola andare a ripescare zuppa e vestita, dalla piscinetta gonfiabile in cui ha appena compiuto una letterale "full immersion". In appena due ore riusciamo ad essere pronte e lei già è stanca per uscire, ma non demordo: passeggino e via, tanto per fare due passi eh? Niente shopping mercatistico che non ci serve niente, e non abbiamo i soldi, e la roba non sappiamo neppure dove metterla in casa.
E allora, mentre ci avviciniamo al piazzale del mercato e il via vai di gente si fa  via via più fitto, mi capita di incrociare "quella tizia" e di sorprendermi a pensare: "Io non ci andrei mai in giro vestita così".
Ah ah! Beccata! In flagranza di reato. Non eri tu che ti consideravi al di sopra di queste cose "da donna"? Eh, no , mia cara, non sei immune neppure tu, allora.
Che ne dici, magari "quella tizia" incrociandoti potrebbe pure aver pensato: "Mamma mia, guarda questa come si è vestita. Io non ci andrei MAI in giro vestita così".
E allora, chi se ne frega? A chi può fregare come ti vesti? Che ognuno esprima la sua personalità come meglio vuole e crede.
O non è pure questo considerarsi superiore a queste guerre tra donne, indice esso stesso del fatto che ne sei parte, che ne sei schiava?
Forse finché continuerò a volermi considerare "diversa", al di fuori da quei meccanismi, questa non sarà altro che la conferma al fatto che mi ci sento dentro, e allora cosa ci sarebbe di male? Non sono forse io una donna? Perché questo accanimento a voler sottolineare che "non sono come la maggior parte delle donne"? Che da piccola non guardavo quelle sfigate Candy Candy e Georgie ma al massimo Pollon e Carletto il principe dei mostri e non giocavo con le Barbie ma sbavavo dietro al castello dei Masters del mio amichetto Pierluigi? Che volevo un figlio maschio perché le femminucce, che palle, son tutte smorfiose e un po' stronzette? Che io quando uscivo con gli amici uscivo per divertirmi e fare un po' di casino e non mi mettevo mica in tiro, io, ché non dovevo rimorchiare nessuno, ché non avevo bisogno di sentirmi apprezzata dai maschi per alimentare la mia autostima. Che quando vado al mare non ci vado certo per la tintarella e chi se frega se ci ho un po' di panza e maniglie dell'amore (un po' o un po' tante). Perché io sono superiore. O almeno mi convinco di ciò.
Dunque sono schiava del pregiudizio.
Perché accettare passivamente quella coloritura negativa che si accompagna spesso all'essenza femminile? Sono io stessa vittima del mio pregiudizio, e quel che è peggio è che nella mia presunzione di esserne immune non lo vedo nemmeno.

Ok, incrocio altra gente: "Guarda che facce arcigne queste. Oh, ma distendetevi un po'! Rilassatevi mannaggia! Sorridete che c'è il sole in cielo e si sta da Dio stamani".
E poi penso: "Ma tu, vista da fuori come sei? Sei sempre gioviale e sorridente? Eh, no cara. Da fuori sei spinosa e scostante, e non so se e quante volte al giorno sorridi per strada ai passanti, che non si sa mai, potrebbero prenderti per un'adescatrice di uomini o, peggio, di bambini, o per una scema che ride senza motivo: -Cacchio avrà da ridere quella lì, con quella faccia da ebete."

Ecco un'altro drappello di gente: parata di passeggini con dentro bimbi intenti a masticare giochini di gomma o a indicare le stoffe colorate che pendono dai tendoni dei banchi, e suoni di lingue diverse dalle mie e volti sereni che ridono e parlano ad alta voce. Come siamo uguali nella diversità. Ovunque si ride e si scherza allo stesso modo, anche se si usano parole e gesti differenti. E i bambini nei passeggini fanno esattamente le stesse cose che fa mia figlia, anche se sembra che siano sempre un po' più tranquilli e non rompano le rotule come lei, ma magari invece no: saranno proprio come lei.
"Ma quanto chiaccherano queste, senti come strillano" fa una signora passando, riferita al drappello di donne con passeggini vocianti.
E allora mi chiedo, ancora: cos'è che ci mette così accanitamente le une contro le altre? Cos'è che ci fa continuamente osservare, giudicare, disapprovare "quella lì"?
Perché, donne, facciamo così?
No, perché credo che gli uomini in questo siano in generale più clementi con i propri simili, e se proprio devono proferire un giudizio lo fanno più volentieri, anche loro, su un'esponente del sesso opposto, lusinghiero o offensivo che sia.
E allora, se la smettessimo di confrontarci, screditarci, giudicarci, e per contro, sentirci giudicate? Perché magari nessuno ci giudica, ma se pure lo fa, chi se ne frega? Non stiamo bene noi con noi stesse? Non vi è mai capitato di strappare un sorriso di simpatia alle altre persone facendo qualcosa di insolito, magari qualcosa che lì per lì potrebbe risultare sconveniente o strano? Tipo parlare ad alta voce con vostra figlia nel passeggino e rispondervi pure da sole come una matta?
E' bello poter fare la differenza, senza stare a pensare come la cosa può essere recepita dagli altri.
Forse stiamo troppo sulla difensiva, noi donne. Forse noi mamme siamo ancora più sulla difensiva delle altre donne che non sono mamme. Forse ci sentiamo ancora più sotto il torchio del giudizio, eppure ci viene spontaneo e facile giudicare a nostra volta madri che non fanno come noi, anche senza malizia, si intende.
Io ho allattato, però fino a due anni mi sembra esagerato!
Io non ho allattato e non mi sento meno madre per questo!
Io allatto ancora mia figlia di tre anni, e rivendico il diritto di farlo per tutto il tempo che mi pare e piace!
Io non capisco quelle madri che lasciano i figli tutto il giorno all'asilo.
Io non concepisco quelle madri che si annullano per i figli.
Io non rinuncio alla mia identità di donna per essere madre.
Io non accetto chi mette il lavoro prima della famiglia.

Chi non è pronto a fare sacrifici sarebbe meglio che non faccia figli.

Io non capisco chi sceglie di fare un figlio e poi si lamenta perchè è stanca.
Io sono madre e rivendico il diritto di essere stanca.
"Le altre" non possono capire cosa vuol dire avere un figlio.
Guarda queste, fanno un figlio l'anno e non possono nemmeno mantenerlo.
Mettere al mondo un figlio senza sicurezza economica è da irresponsabili.
Mettere il benessere economico prima dei figli è da egoisti.
La gente ormai prima dei quaranta non fa figli.
Un figlio a vent'anni? Io non lo farei mai!

Io dico: che ognuno viva la sua vita e i suoi passaggi più significativi come meglio si adatta alla sua indole e al suo modo di essere.
Io dico che forse dovremmo sforzarci di giudicare meno e provare a immedesimarci di più in una vita diversa dalla nostra.
Farci accettare dagli altri per come la viviamo, mostrandoci senza timore di essere additati e biasimati è aiutare anche gli altri ad ampliare il proprio sguardo e uscire dai propri schemi mentali.
Che poi non è detto che la strada che abbiamo scelto noi sia la migliore in assoluto. E se invece non lo fosse? E se invece ci sbagliassimo?
E se quella signora arcigna oggi si è svegliata male perché ha un fratello all'ospedale e le è morto il cane ieri? E magari è una pasta di donna.
Che questo sia un promemoria prima di tutto per me.
Come al solito pensieri un po' alla rinfusa, non so se si è capito bene.
E comunque, nel web mondo, ho preso spunto da qui.
Io rimango sempre un poco fuori dal circuito, poco informata e sempre in ritardo: non partecipo, ma traggo ispirazione. Anche perché non riesco a tenere il filo. Ve ne sarete accorte.
Loro invece sì. Di quelle persone di cui vi parlavo prima, quelle mai viste e conosciute ma che mi piace ascoltar pensare, quelle blogger che sono anche loro donne e che mi suggeriscono sempre interessanti occasioni di riflessione, rimando agli articoli che mi hanno evocato questa.
Prendetevela con loro dunque.

Mamma è in pausa caffé: un grazie per le donne.
Cuor di carciofo: donne per donne. Provo a dire la mia.

giovedì 21 luglio 2011

Canzoni per bambini: La balena.


Allora, siccome con questa canzone ho frantumato los cojones a tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di frequentare me e mia figlia negli ultimi giorni, ho pensato bene di condividere con voialtri del web questo piacevole intermezzo video-musicale.
Trattasi di canzone riesumata da me durante il periodo di soggiorno pupesco presso casa della nonna: andare a scovare le musicassette Bimbo Mix Parade è affini ha generato mostri che nemmeno il sonno della ragione sarebbe capace di evocare.
Il risultato è stato una pupa completamente in fissa, che punta gli indici al cielo ballonzolando sul sedere ogni volta che si imbatte in una qualsivoglia riproduzione grafico-plastica di un esemplare di cetaceo, anche vagamente abbozzato o caricaturale: è il suo segnale in codice per attaccare con la colonna sonora.
L'ingegno multiforme della mamma è in seguito riuscito a scovare on line questo bellissimo video, e allora è stata davvero la fine. Il ballo del qua qua è stato definitavemnete scalzato dalla pole position, e ora la sola vista del pc, per lei, significa una sola cosa: "La balena".
Ecco dunque per voi il testo della canzone.
La balena
(sigla della trasmissione "Domenica In", interprete: Orietta Berti)

Com’è grande, com’è grossa la balena!
Porta undici trichechi sulla schiena,
ha un sorriso di sei metri, la balena
ed una cosa buffa in più:
la doccia che dal basso sale su!

Verso il polo dove vive la balena
per sei mesi il sole spunta a malapena
non esiste un trampolino, un’altalena
e bene o male esiste chi
non è felice di restare lì!
Un piccolo esquimese di stare in un igloo
e avere freddo non ne poteva più
con il pollice per aria
un ghiacciaio cavalcò
e un passaggio a chi passava domandò.

E la balena si fermò
ed a salire lo invitò
e quando al largo si trovò
“Dove ti porto?” domandò
“Voglio andare non so dove,
dove trovo non so che,
ma bisogno di pellicce non ce n’è”.

E la balena lo guardò
e senza dir ne’ sì ne’ no
dal polo nord si allontanò
e verso il caldo navigò.

La balena è un transatlantico
che non si ferma mai
senza elica o timone e marinai.
Col suo piccolo esquimese sulla schiena
è partita in un baleno la balena
è arrivata in Portogallo per la cena
e avanti tutta, a testa in giù
in rotta per il caldo, per il sud.

E se è vero, com’è vero certamente,
che c’è stato qualche caso precedente,
stare dentro è molto meno divertente
uno non vede mai dov’è
e allora dimmi tu che gusto c’è.

Ma a dorso di balena
vedi dove vai,
si fanno incontri che non speravi mai.
Per gabbiani, pellicani, cormorani e per le gru
è una grande portaerei tutta blu.

E la balena va e va
fin dove freddo non ne fa
guarda di qua, guarda di là
è un mare di curiosità.
Dallo Zorro delle Azzorre
per un pelo si salvò
e Canarie e canarini salutò.
E la balena continuò
e sempre avanti navigò
così alla fine si trovò
un’altra volta al polo nord.

Ma io so che non a caso si trovarono lassù
perché casa dolce casa è anche un igloo.
Applaudito dalle foche
ride il piccolo e fa ciao
abbronzato sembra un eskimo al cacao.

Sbuffa e parte la balena dove vada non si sa
forse è stanca
e a dormire se ne va.
Insomma, vi chiederete, questa che cavolo vuole, perché pubblica sul blog il testo di una vecchia sigla televisiva corredata da video con cartone animato?
No, è che... pensavo che... credevo... potesse... tornare utile a qualcuno ecco.
A qualche mamma, magari, una categoria a caso.
Non so: magari sarete di quelle che "televisione cartoni animati e computer mai e poi mai prima dell'età scolare!"
Siccome io non ci vedo nulla di male, ogni tanto le faccio vedere qualche video su internet, e pure qualche cartone animato per piccolissimi su Al Jazeera, così prende dimestichezza con l'arabo.
Poi, prese di posizione a parte, il video è davvero grazioso, e a lei piace da matti.
Almeno finché non si stanca, che anche i bambini si stancano alla fine.
La canzone poi è deliziosa, e, tanto per dire una banalità, canzoni così non ne fanno più, e se lo dico io, che dovendola cantare dalle dieci alle trenta volte a dì avrei tutte le buone ragioni per detestarla...
Quindi ecco il testo, per le più coraggiose che vogliono cimentarsi nella rocambolesca impresa di impararla, malgrado sia decisamente lunghetta... io ce l'ho fatta! (potere della reiterazione a oltranza).

E ora vi invito, chi volesse, a condividere anche voi una canzone per l'infanzia, con o senza video, va bene lo stesso!
Su che ho bisogno di rinnovare il mio repertorio canoro!

Ah, dimenticavo: il video del ballo del qua qua è qui:


martedì 19 luglio 2011

Roba da gatti. Forniture per ufficio

Articolo catalogo 7753. Gatto portatile da scrivania per ufficio/studio.

Gatto Ufficio Panzumen. Cat 2011 art. 7753
Nuova linea di design, componibile a seconda delle esigenze.
Posizionabile sulla destra o sulla sinistra del pc, pensato per i mancini.
Scegliete le finiture che preferite, e soprattutto l’organizzazione interna più congeniale a voi, per averlo sempre a portata di mano, anche in spazi ridotti.
Antistress, antifurto, antistatico, antistaminico: a prova di allergia.
Aiuta la concentrazione e solleva l'umore.
Decorativo, riqualifica il vostro interno ufficio, garanzia di successo sociale e sexy.
Reperibile in due versioni: estiva (slim) e invernale, con supplemento di pelo, taglia extra-large.
Autopulente, necessita pochissima manutenzione, autoalimentato senza cavi.
Risparmio energetico: utilizza fonti di energia alternativa e pulita. Rende scarti facilmente smaltibili.
Generatore autonomo di rumore bianco all'occasione.
Disponibile anche in versione plaid e scaldasonno.
Prezzo d'occasione alle prime 100 chiamate.

Larghezza: 10/20 cm. (margine di differenza stagionale stimato approssimato per difetto)
Lunghezza: 65 cm. (estendibile, coda esclusa)
Altezza: 40 cm. (da seduto)

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Rubrica del martedì: Roba da gatti.
Rubrica gemellata con: Cats on tuesday, roba da gatti around the world.


Per partecipare inserisci il tuo link entro la mezzanotte del prossimo martedì.
Ricordiamo che Roba da gatti sarà attivo ancora fino alla fine di luglio prima della pausa estiva.
Grazie.


lunedì 18 luglio 2011

Ricomincio da uno.

A ripensarci tutto questo percorso è incredibile.

Di quel giorno di un anno fa ho già raccontato più o meno tutto. E alla fine fa poca differenza come ciò sia avvenuto.

E' che, ricordando le parole di una lettera a me indirizzata parecchi anni or sono, la nascita, come la morte, rimane qualcosa di effettuale, ma misterioso, qualcosa che se ti fermi a pensare davvero a quel che significa, ci sarebbe da impazzirci dietro.
Dal nulla all'individuo. Dal non essere all'essere. Da nessuno a qualcuno. Dall'oblio alla coscienza.
Dallo zero all'uno.

E ora?
Ora si va avanti.
Partendo da uno.

domenica 17 luglio 2011

Make a wish. Combattere la nostalgia canaglia.

Quando cose di scarsissima rilevanza hanno il potere di illanguidirti le giornate di un luglio che volge in meglio, complice una brezza piacevolmente fresca e asciutta diligentemente preannunciata da tg e meteo, beh, allora sei inguaiata, perché non ne esci.
Stai lì a rivisitare momenti e immagini della tua notte più lunga e di tutto quello che è seguito, fino ad arrivare qua. Ricordi che riguardano me sola, dentro una stanza e tutto il mondo fuori na na na na na. O forse lei, sola dentro una panza?
E il beduino che non c'è, in missione a Roma, lasciandomi qui a svolgere in solitaria i compiti del week end con pupa, anche questo mi immalinconisce un po', pure se, finalmente, che bello, me ne sto un poco per i caz miei. Immalinconita.
E allora urge correre ai ripari.
Piccoli obiettivi, realizzabili con una manciata di impegno e forza di volontà.
Un desiderio la cui realizzazione dipende unicamente da me.
Ecco: vorrei fare qualcosa di bello per il primo compleanno di mia figlia.
Vorrei che lei si senta festeggiata.

Iniziamo con poco:

 
Colgo l'occasione per pubblicare questa brutta foto, così posso finalmente cestinarla.
Volevo pubblicarla qualche tempo fa, perché è una delle poche torte che saprei riprodurre a occhio e memoria, senza consultare manuali di cucina e appunti, perché è facile, e si chiama nel mio gergo "torta di Concetta", perché la ricetta me l'ha data Concetta per l'appunto, ma è una banalissima torta di mele, e allora magari è pure inutile riportarla qui, la scontatissima ricetta.

Domani ci mettiamo su una candelina  a forma di numero 1 e cantiamo tanti auguri i italiano e poi in arabo: Kulla am wa anti bichair, che metricamente non ci sta un piffero, ma pazienza.
E viene pure da Roma la mia amichetta d'oro, cosa volere di più?
E poi pupa scarterà i regali.
Che regali? Boh! Qualcosa le vorrai regalare a tua figlia per il suo primo compleanno, no?
Madre degenere che altro non sei! Lo so cosa stai pensando: ma se neanche sa che è il suo compleann...
E non appellarti a una facile etica anticonsumista, che va bene pure un calendario vecchio a lei per farsi prendere dall'entusiasmo, basta che glie lo impachetti ben bene. Eh, ma non ti provare a regalarle per davvero un calendario vecchio! Stai attenta a te.
Lunedi molli la pupa alla Master e vai a cercarle un regalo come si deve!
Come! E allora tutti i libretti che le ho comprato sabato scorso? E il set di secchiello e paletta per la spiaggia? E i gommoni/salvagenti/piscine gonfiabili come se piovesse che ha ricevuto dalle mie amiche/zie negli ultimi tempi?
No, ma quelli ormai... Non vale: deve esserci  almeno un pacchetto da scartare  quel giorno, dopo la torta.
Crea il rituale del compleanno.
Ecco cosa vorrei: creare a mia figlia il rituale del compleanno.
E il prossimo desiderio lo esprimerò per lei, mentre spegnerà la sua prima candelina, che forse lei non capirà se glie lo sussurro all'orecchio, di esprimere un desiderio mentre soffia. Lei no, che di desideri non ne ha ancora, le basta ridere quando suo padre la porta sulle spalle e le fa fare il cavallo pazzo, inseguendo la mamma per casa. Ed è felice.

Poi se riesco pure a concretizzare quella mezza idea che mi ronza per la testa della festicciola-scampagnata in luogo fresco domenica prossima, racimolando un manipolo di amici scampati all'esodo vacanziero, meglio ancora.
Ma andiamo per gradi, che devo ancora fare la torta, e non oso pensare al caldo che farà in casa dopo che avrò acceso il forno...

Mamma mia quanto la sto facendo lunga con questa storia. Non sono mai stata così in fissa per l'avvicinarsi del mio, di compleanno, nemmeno da piccola, giuro!

Desiderio espresso su invito di Owl, la mia amica blogger dal cuor di carciofo.