venerdì 19 dicembre 2014

Libri: due proposte per i più piccoli.

E' successo che al nido di Rania le maestre mi hanno coinvolto in un laboratorio di lettura con i bimbi, ed è successo che io mi sia talmente calata nel ruolo da essermi buttata a capofitto nella ricerca di libri adatti alla situazione.
In una mattina di pessimo umore e tristezze varie, dopo aver accompagnato a scuola le bimbe, mi sono diretta verso la biblioteca e mi sono infilata nell'area dei libri per l'infanzia.
Con mia grande soddisfazione ho scoperto una discreta quantità di nuovi titoli, recentemente acquistati dalla biblioteca e spulciando spulciando ho trovato alcuni che mi sono sembrati davvero perfetti per mio scopo.
Oggi vi presento questi due libri, a mio parere estremamente fruibili per bambini anche piccolissimi.
Io ho fatto per ora il test con la mia, che si avvicina ai ventun mesi, e il risultato è stato positivo, per quanto questi due libri siano un pochino più impegnativi rispetto a quelli finora prediletti da lei.

Sono davvero graziosi e piacevoli da leggere e da sfogliare, entrambi dotati di splendide e coloratissime immagini a pagina intera, un grande formato con copertina rigida e spesse pagine di carta ruvida, che la senti proprio sotto i polpastrelli.
Del resto trattasi di due case editrici sulle quali ho imparato a puntare, di quelle che stanno dando un contributo enorme al rinnovarsi della contemporanea letteratura per l'infanzia, senza dimenticare, anzi valorizzando le importanti lezioni del passato.
Temi semplici e quotidiani, alla portata dei bimbi che iniziano a scoprire il mondo intorno a loro, legati alla natura, quali sono l'alternarsi delle stagioni e del tempo meteorologico, del giorno e della notte, trattati in maniera chiara e comprensibile, ma anche originale, poetica e simpatica, un mondo animato da una natura personificata e partecipe, che introduce in una dimensione giocosa, da favola naive.

Ma veniamo al sodo:

lunedì 15 dicembre 2014

Un Dio pittore che narra storie (dialoghi illuminati con mia figlia)


Mimi tra le mie figlie è quella che rappresenta ai miei occhi l'incarnazione del pensiero speculativo.
Rania è quella istrionica, espansiva, che punta all'obiettivo immediato, quella che si riesce a esprimere attraverso la modulazione dei toni della voce più che dall'articolazione dei suoni.

Mimi ha un'emotività implosiva, a volte ne è succube, a volte le emozioni la devastano, altre volte la vedi che vorrebbe avvicinarsi e non sa come, che vorrebbe cedere e non riesce, che si sforza di mollare il passo, e non glie la fa.
Rania al contrario fornisce sempre la giusta risposta emotiva, quella che ti fa sbollire in quattro secondi la rabbia per un pasticcio combinato, perché quando la sgridi abbassa gli occhi e fa la contrita in un angolo, poi ti si avvicina remissiva e ti chiede di abbracciarla.
Mimi invece controbatte sempre, per la qualsiasi, e qualsiasi contrappunto si trasforma in guerra di logoramento di nervi; quando vorrebbe essere consolata si arrabbia e strepita, fa la voce grossa e tira botte; quando viene contraddetta pesta i piedi e fa l'isterica; quando non si sente considerata diventa molesta e ottiene il risultato opposto, che uno tende ad allontanarla ulteriormente.

Questo ormai l'ho capito, ma ciò non vuol dire che lo sappia gestire meglio. Anche se ci stiamo lavorando, entrambe.

venerdì 12 dicembre 2014

Anche le pulci lo sanno: il mondo delle pulcette.


Dato che ci troviamo in periodo natalizio, mi voglio impegnare a suggerire qualche buona idea regalo per i più piccoli, e siccome credo che il miglior regalo che si possa fare a un bambino sia un libro (poi una volta se ce la faccio vi esporrò anche le mie ragioni) colgo l'occasione di un altro venerdì per mettere mano al mio ottimo proposito.

Forse qualcuno di voi (per dirla alla Troy McClure) avrà casualmente letto la mia precedente presentazione del libro Nel Paese delle pulcette, dove tra l'altro, a proposito, rimandavo alle 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino (troppo sfiziose, ve le linko anche qui, va!).
Ad ogni modo, dopo quel primo incontro con Beatrice Alemagna, io lei non l'ho più mollata, anzi: mi sono messa alla ricerca disperata e disparata dei suoi meravigliosi libri, e certo non ho tralasciato le nostre amate pulcette.

domenica 7 dicembre 2014

Il ritorno del beduino.


Novembre ci ha riportato anche il Beduino a casa.
Anche nel vivere insieme o lontani si stabiliscono equilibri esistenziali che poi, ad ogni nuovo cambiamento vanno ritarati, e non è affatto semplice.

Ci si guarda e si sa che quello sguardo dietro la gioia e il sollievo di rivedersi dopo tanti mesi, si trascina dietro tutto un groppo di nodi mai venuti al pettine, che prima o poi toccherà sbrogliare.
Si sa che il rivedersi e lo stare insieme sarà ancora una volta un assetto temporaneo, cui seguiranno nuove separazioni e nuovi riassetti, nuove assenze da sforzarsi di colmare, quando sarai ancora una volta a tu per tu con le tue figlie, a dover gestire un'attesa cui non sai dare un termine preciso.
Sappiamo entrambi che non è una soluzione definitiva e sappiamo entrambi che al momento non abbiamo piani B, anzi, che non abbiamo affatto piani.

giovedì 4 dicembre 2014

Io le mie figlie e le emozioni in libertà.

Novembre è già finito da un po', subdolamente, senza farsi accorgere, trascinandosi dietro i codazzi di riflessioni sulla stagione che cambia, aprendosi con il culto dei morti e chiudendosi alle porte del Natale, e già nei supermercati rosseggiano insegne di Babbi rubicondi e scintillii che a me come ogni anno danno il prurito agli occhi.
Ma non è di questo che voglio parlare.
La mattina accompagno le bimbe a scuola, ciascuna al suo luogo di lavoro e ritorno pedalando nell'aria fredda ma non ghiacciata, che profuma vagamente di focolare e di paese, all'orizzonte tra pennacchi di nubi azzurrine ecco vicine, quasi a portata di mano, stagliarsi le montagne dietro i tetti delle case gialle.
Tutto ciò è quel che amo di questa stagione.
Mi dà un senso di calma e di sicurezza, come se mi dicesse: vai tranquilla che per quanto ti affanni a trovare soluzioni, la vita basterà sempre a se stessa. Come quando si era più poveri ma più felici, dicono, per quanto io non ci abbia mai creduto troppo. Attribuiamo un'idea di felicità a tempi andati in cui non abbiamo vissuto, che non baratteremmo volentieri per la nostra infelice superfluità, che pure riconosciamo come inadeguata, scomoda e insalubre.

venerdì 28 novembre 2014

Libri: il peso delle parole.



Titolo: La grande fabbrica delle parole

Autore: Agnés de Lastrade

Illustratore: Valeria Docampo

Editore: Terre di Mezzo

Voto: 10


Eccolo finalmente: l'ho inseguito tanto, come non mi capita spesso di fare coi libri.
L'ho cercato e corteggiato, l'ho atteso e fantasticato.
Infine è arrivato.
Ne avevo letto in rete, qualche tempo fa, e per prima cosa mi sono innamorata delle illustrazioni; incuriosita dal tema poi e dall'originalità dell'ambientazione, un Paese fantastico, ai limiti del metafisico, in cui le parole non si pronunciano mai a cuor leggero, dal momento che ognuna di esse per essere pronunciata deve prima essere acquistata, pagata in base al valore di mercato, poi ingoiata.
Immaginate dunque quale debba essere la cura e l'attenzione nella scelta del proprio eloquio da parte degli abitanti del Paese in cui sorge la Grande Fabbrica delle Parole.
Ovviamente, come in ogni Paese che si rispetti, tanto in quelli reali, quanto in quelli immaginari, vi sono disparità di condizioni sociali ed economiche, e anche qui c'è chi può permettersi di scialacquare in chiacchiere e luoghi comuni, chi invece è costretto a fare i conti con le sole parole che può permettersi, e puntare all'essenziale.

martedì 25 novembre 2014

25 marzo 2013.

La sera prima.

Il giorno in cui è nata Rania mi svegliai presto, alle 5 del mattino.
Mi svegliai con dolori all'addome, crampi sopportabili ma insistenti, che non mi lasciarono quasi alcun dubbio circa la loro natura.
C'è da dire che quella mattina scoccava per me e per la mia non-nata il termine di 40 settimane nette, non un giorno di più, non uno di meno, e forse forse qualcosa mi diceva che la cosa poteva anche accadere, quel giorno.

mercoledì 19 novembre 2014

Nostalgia del presente.



Il vecchio blog però l'ho lasciato ancora on line, e accessibile.
Non so che ne farò.
Sono un'inguaribile sentimentale in fondo.
Quando riapro quella pagina per avere accesso rapido ai miei vecchi contatti, mi prende un vago senso di malinconia. Non credo sia dovuta al blog.
L'ultimo post che pubblicai lì era una sfilza di fotografie primaverili scattate alle bimbe, più piccole di 8 mesi, che soprattutto all'età di Rania è tanta roba.
E guardando quelle foto, leggendo quelle parole, mi arriva la percezione di giorni sereni, felici, allegri, di una persona consapevole e soddisfatta del proprio tesoro, e ben piazzata nel tempo, nel giro eterno delle stagioni e poi degli anni, del volgere delle età della vita, delle generazioni infine che si susseguono.

lunedì 17 novembre 2014

Il viaggio ti salverà da questa palude dell'anima.

Ci sono giorni, ci sono periodi, che l'umor nero prende il sopravvento, e tu rimani prigioniera dei tuoi pensieri ossessivi, claustrofobici. Ti svegli con loro, ti accompagnano per l'intera giornata.
Non è che tu non veda il bello e il buono nella tua vita, non è che tu non sia grata per ciò che hai e ciò che hai ricevuto, non è che non ti basti.
Non è che vuoi di più. Non è niente di tutto ciò, è l'assenza di prospettive, il sentirti in trappola, l'insoddisfazione di te, il chiederti continuamente: "Potevo fare di più? Ho usato al meglio la mia vita? Il mio tempo finora?" E rifiutare di risponderti, perché la risposta è avvilente.
E' il tarlo subdolo dei potrei, avrei potuto, avrei dovuto, dei rimpianti che riempiono le fosse.
In mezzo, mischiata, c'è la paura, tacita, nascosta, perché guardarla in faccia ti fa ancora più paura, e allora eviti di farlo, la allontani, scacci quel pensiero.
La paura del domani, la paura di non trovare più strade percorribili, di non corrispondere alle aspettative, tue o di chi ti ama, di dover un giorno giustificarti di fronte a tua figlia, o alle tue figlie per ciò che non sei stata in grado di garantire loro, per aver chiuso vie di fuga anche a loro, per non aver saputo offrire orizzonti più vasti, e limpidi.

giovedì 13 novembre 2014

Assetti familiari. Post a contenuto informativo e puramente cronachistico.

Alcune cose sono cambiate nella nostra quotidianità, o stanno cambiando.
Niente di sensazionale, ma son pur sempre cambiamenti che ridefiniscono tempi, ritmi, e abitudini.
E mi danno la misura del tempo che trascorre, e di loro che crescono, della vita che evolve.
La prima cosa è che, anche se qui l'ho scritto solo en passant, arrivò la tanto attesa telefonata dall'Ufficio Servizi Educativi, ad annunciarmi che si era liberato un posto per Rania in un nido.
Le parole esatte furono: "telefono per darle una bella notizia" e prima ancora che esordisse con questa frase l'impiegata, io sapevo già perché chiamasse, e quindi la sua frase a effetto avrebbe anche potuto risparmiarsela per altre occasioni, ché a dire il vero io un po' quella telefonata me l'aspettavo prima o poi, e nemmeno con troppa ansia o impazienza, perché non sentivo urgente l'esigenza di liberarmi di mia figlia quel tot di ore necessarie a sbrigare faccende ordinarie e straordinarie.

mercoledì 12 novembre 2014

L'ora in cui dormono le asce.


La sera deponiamo l'ascia di guerra.
Quasi sempre cioè.
Prima ci sono ancora un po' di urlacci, e un po' di NO!
Prima c'è ancora qualche obbiezione, Vostro Onore.
Prima c'è magari "Dovevo tirarla io la catena! Ti avevo detto che dovevo tirarla io! Bwaaaah!".
Prima ci sono catene di Sant'Antonio di libri da leggere sul tappeto psichedelico in camera delle bimbe, e fare a botte e a chi grida più forte perché devo leggere Peppa Pig Una gita in treno o La casa dei gatti piccini piccini picciò secondo una, no invece, secondo l'altra, che schifo Peppa, leggimi questo, mamma, e ti tira fuori volume di storie di Principesse da 150 pagine, un'ora e quaranta di lettura per finirlo.

Prima c'è tutto questo rituale, che io non ho certo contribuito a mettere a punto, ché non son mai stata brava coi rituali e con le routine, con gli orari e con le tabelle di marcia, ma si è stabilito così da sé, per tentativi e un po' assecondando loro, che finita la cena mantengono quel quarto d'ora di stato di grazia in cui riescono a essere sufficientemente autonome da permettermi di lavare grossomodo i piatti e pulire la tavola.
A meno che la piccola non cominci a urlare.

martedì 11 novembre 2014

Modì et moi.


Al riparo.
Sotto il rumore di torrenti di pioggia scrosciante.
E' sempre rassicurante e piacevole sentire fuori la furia degli elementi quando sai di avere un tetto sopra la testa. Un tetto che per ora non dà segni di cedimento.
In stato di grazia ancora per la mattinata trascorsa: sono stata da Modì, e sono ancora piuttosto scossa.

La mostra, per chi volesse, è al solito Palazzo Blu (il solito perché già ne ho parlato qui, qui e qui. Non sono una grande frequentatrice di eventi culturali, ma ecco, quando mi schiaffano in faccia certi autori a due passi da casa, cerco di alzare un po' il culo dalla mia quotidianità e di andarmeli a vedere) almeno fino al 15 febbraio. Affrettatevi gente, che non sembra ma poi arriva in un attimo.

venerdì 7 novembre 2014

Due libri da non perdere (secondo me).

Venerdì del libro. Ce la posso fare.
Ieri pomeriggio visto il maltempo imperante su gran parte della penisola, e nella fattispecie qui, ho approfittato dell'occasione di una lettura ad alta voce per bambini notificatami dalla mailing-list della biblioteca comunale e ho portato le bimbe a fare un po' di esercizio intellettuale.
La lettura in realtà è stata un po' una pena, causa drappello di madri cialtrone con figli scatenati al seguito che hanno improvvisato una piccola performance da orda barbarica all'interno dell'area di lettura, rendendo vano qualsiasi tentativo di seguire.
Ma siccome non sono qui per lamentarmi dell'altrui ignoranza, che poi se gli fai notare che magari quello non è proprio il luogo in cui lasciar scatenare lo spirito apocalittico dei propri figli, che se uno non è in grado di gestirli se li tenga a casa propria, ti rispondono pure merda, che sono bambini, cosa vuoi pretendere da loro, siccome questo, dicevo dunque, lo metto solo per inciso, tanto per, e vado avanti.

Dunque in questa amena circostanza ho preso atto che siamo in ritardo sulla riconsegna di alcuni libri presi in prestito tempo fa, che mi riproponevo di segnalare qui, solo che poi non ho mai tempo e il tempo passa.
E allora prima di riconsegnarli ecco, ci provo (preambolo più che superfluo).

Due libri che mi hanno colpito per la resa grafica e l'essenzialità schietta del racconto, senza secondi intenti, senza velleità pedagogiche o messaggi sottesi, ma per il puro gusto di inventare storie partendo da elementi curiosi, e lasciando un po' che la storia si racconti da sé.

Sono questi due:




TitoloUn leone a Parigi

Autore/illustratoreBeatrice Alemagna

EditoreDonzelli Editore

Età di lettura: dai 2 anni ai 99 (poco adatto ai centenari)




venerdì 31 ottobre 2014

Confessioni di una madre un po' esaurita.

La saggia madre e i suoi esercizi di self-control
Le mie figlie sono in fase "rimpiangerai di averci messe al mondo".
Io sono in fase "credo di avere un pessimo ascendete sul vostro umore, datosi che solo quando siete con me date il peggio di voi".
Dicono che sia giusto così, che solo con chi amiamo maggiormente, e con chi siamo sicuri che ci amerà sempre e comunque, nella buona e nella cattiva sorte nella salute e nella povertà finché morte non ci separi, solo con questi fortunati ci sentiamo liberi di dare davvero il peggio di noi, di mostrare senza remore il nostro lato oscuro, di attaccare pippe mostruose.
A una madre poi non è dato liquidare il tutto con un "che bambine insopportabili!" "Eh, ma è colpa dei genitori" "I bambini d'oggi hanno tutto" "Ah, i buoni metodi di una volta".
Anche perché una madre sarebbe anche autolesionista a dirselo da sola.
No, una madre si interroga e si duole nel profondo di non aver saputo interpretare bisogni non chiari alla propria coscienza, insicurezze non espresse, o espresse male, parzialmente e in maniera emotivamente amplificata dai mezzi espressivi dell'età.

martedì 21 ottobre 2014

Con la testa piena di fiumi.

Solo per scrivere.
Solo per dire che sono viva.
Scommetto che erano tutti preoccupatissimi, i miei venticinque lettori (citazione: chi la sa?).
C'è chi dice di avere il blocco dello scrittore.
Esiste pure la paura del foglio bianco, e io la capisco tantissimo, eccome se la capisco.
Il foglio bianco da riempire è stato lo spauracchio dei miei compiti in classe, non tanto per il fatto di doverlo riempire, quanto per le aspettative di tutto quel bianco, in attesa di ricevere e mettere in riga i tuoi pensieri in maniera poi difficilmente emendabile, se non con asterischi e richiami, o cancellature a penna orrende, che comunque possono far ben poco perché se parti male poi non c'è modo di rientrare nel binario giusto; il pensiero e lo scrivere prendono una strada loro che come il percorso di un fiume puoi al massimo deviare, un pochino, a fatica, innalzando argini perché non tracimi, o sbarramenti, dighe di punti e a capo che poi formeranno laghi di pensieri quieti, pronti a riprendere magari da un punto più agevole.

martedì 7 ottobre 2014

Killing Teddy bear.


La mia maestra delle elementari era una vecchio stampo.
Tutta d'un pezzo, la mia maestra; ho la sua immagine stampata davanti agli occhi (no, va be', dico metaforicamente)come l'avessi vista l'altro giorno, camminare dritta come un fuso, effetto della sua cervicale dolorante, che la costrinse per un pezzo a casa quando io ero in quarta elementare, sulla strada che portava alla nostra vecchia scuola, che poi è sempre lì, sempre uguale, solo gli alberi che piantarono allora ora sono cresciuti, e sono più alti e frondosi.
Il fatto che io sappia che trattavasi di ligustri lo devo a lei.

domenica 5 ottobre 2014

Tendenzialmente nuvoloso, con locali schiarite.

O alle offerte imperdibili da Mondo Convenienza.

E poi è arrivata la pioggia.

Pioggia a secchiate a lavar via l'ultimo ricordo di un'estate che non ha mai ingranato del tutto.
A lavar via strascichi di stagioni finite, indugi di infradito e zeppe, ti dà uno scroscione e ti rimette in riga.
Mette per te un punto.
Magari domani tornerà il sole e la strada sarà di nuovo tutta asciutta, si potrà andare ai giardini e sulle altalene, dovrò tornare a negoziare con mia figlia l'opportunità di andare a scuola col vestitino sbracciato, a bretelline, e la gestione dei pomeriggi tra passeggiate al parchetto e cartoni animati in casa.

venerdì 26 settembre 2014

Libri e identità.

Era un po' che volevo riprendere a parlar di libri.
Prima del "trasloco" lo facevo a cadenze più o meno regolari.
Ora mi piacerebbe riprendere, ma non è facile.
Ci sono tantissimi libri di Mimi di cui mi piacerebbe parlare, e mi perdo un poco nel ricondurli a una logica di fili di discorsi da tirare e temi da affrontare.
Così per cominciare voglio rompere il ghiaccio con un libro apparentemente poco impegnativo, preso in biblioteca qualche giorno fa.


Titolo: Che cos'è un bambino?

Autore: Beatrice Alemagna

Editore: Topipittori

Età: per tutte le età.

Dell'autrice mi ero innamorata dopo i libri delle pulcette, dei quali, ovviamente, dopo il primo, abbiamo avuto i due sequel.
Quindi: ero a caccia di suoi libri da un po' per la verità.
Quello l'ho notato per la copertina, che mi sembrava rappresentasse il tema della multiculturalità.

Invece no: qui si parla, come esplicitamente dichiara il titolo, di bambini, in maniera semplice e poetica.

giovedì 25 settembre 2014

Giardino d'estate.


Il bello di questa casa è la luce.
Questa è la casa in cui abitiamo in affitto, da quando ormai dieci anni fa la trovai per caso, dopo un mese di ricerche e altre 32 visionate, e ci venimmo a stare, io e il beduino.
Allora non feci caso a questa cosa della luminosità, eppure avrei dovuto.
Ho abitato per un anno in un piano terra, devastato dall'umidità, assalito dalla muffa; gli armadi ne erano pieni, i vestiti messi una volta andavano di corsa lavati, mai riappesi alla gruccia, o te li ritrovavi maculati di verde e nero indelebilmente; i panni stesi poi impiegavano giorni ad asciugare. Avevamo uno stretto cortiletto su cui non batteva mai il sole, chiuso tra le mura di casa e la recinzione che ci separava dall'appartamento vicino; lì l'umido ristagnava e il bucato rimaneva perennemente bagnaticcio. In quella casa arrivava un unico raggio di sole al giorno, in inverno; filtrava da un piccolo lucernario a mezzaluna sopra l'uscio di casa, poco dopo l'ora di pranzo, e batteva preciso sullo schermo del televisore, proprio quando mi sedevo in poltrona a guardare Dowson Creek. Poi era la penombra, sempre e comunque.

martedì 23 settembre 2014

Sera del dì di festa.

Immagine rappresentativa domenicale.
Un'altra domenica è passata, e a dire il vero anche un'altro lunedì, ma non posso far altro che aspettare le ore più tarde del giorno, quando la mente è lenta e le membra stanche, per riordinare un po' certi pensieri che mi vengono durante i miei giorni con le bimbe, e se non mi addormento con loro, raccogliere e sviluppare quei pensieri diventa sempre più faticoso e difficile, e rischio di scontarlo con una bel collier di occhiaie livide e  flaccide sotto ciascun occhio per giorni e giorni a venire.
Le domeniche continuano ad essere una dura prova, ma sto imparando a gestirle.
Prima o poi passano anche loro, ed è già lunedì: dopo il prima sveglia-lava-e-vesti-corri-a-scuola la sera siamo tutte e tre talmente lesse che già sono in attesa di un nuovo sabato per recuperare.

giovedì 18 settembre 2014

Di noi tre.


Mimi ha cominciato la scuola da tre giorni.
Il primo giorno abbiamo passato il pomeriggio a casa di un'amichetta, dosato pessimamente le energie, mie e loro, siamo tornate talmente lesse che alle 9 dormivano loro e io rimanevo inebetita davanti alla tv con il commissario Montalbano senza capire niente.
Il secondo giorno ci ha detto la maestra Loredana di non metter loro il grembiule, perché a scuola fa caldo e i bimbi giocano molto e sudano. Il secondo giorno le ho messo quella maglietta rossa a pois che faceva parte dello stock di vestitini di marca smessi, usati pochissimo, arrivateci di recente dalla mamma della mia amica. Mimi è sempre nella classe dei rossi; basta che li vestiate di rosso, come a giugno, perché se no hanno caldo, ha detto la maestra Loredana, che delle due è quella più accomodante, e ora che Agata non c'è, se la sciala.

lunedì 15 settembre 2014

Sul lago.

Settembre è al giro di boa e ci regala scampoli d'estate che un pochino, almeno credo, rinfrancano quanti hanno sofferto le bizze dei trascorsi mesi di una stagione che si è detto esser stata "atipica".
Poi ci sono quelli che come me non riescono ad essere polemici persino con il meteo, e che in fondo, senza darlo troppo a vedere onde evitar pubblici linciaggi, hanno apprezzato il fresco, accolto di buon grado le giornate incerte, fatto buon viso all'arrivo di trombe d'aria in spiaggia, allargato le braccia di fronte al prospettarsi di una nuova ripassata di pioggia.
Un'estate ombrosa, un po' capricciosa, che ci rallegriamo di aver messo a frutto per quanto ci è stato possibile

Sul Lago Trasimeno

sabato 13 settembre 2014

Il garbo della guerriera.


Mi piace Mimi con  indosso quei pantaloni mimetici, che la fanno molto bimba underground, invece che coi soliti vestitini a fiori e ballerine rosa.

mercoledì 10 settembre 2014

La città arrampicata.

Cortona.


Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole. 


domenica 7 settembre 2014

Rientrare è un po' crepare.

Riproduzione fedele della nostra maison (noi stiamo all'ultimo piano).
Siamo tornate alla nostra dimora, nella città palustre, dopo i nostri misteriosi girovagare che mi hanno tenuta occupata per ben tre post, e neppure è detto che io abbia finito.
Siamo rientrate, dicevo, da più di una settimana, e a parte l'attesa un po' impaziente per il rientro a scuola che chissà quante altre persone come me in questo momento, malgrado ciò dicevo, l'approccio graduale è doveroso, per salvaguardare il mio fragile equilibrio psicofisico.
Un momento prima te ne stai sereno, a bivaccarti le giornate tra gite in luoghi remoti, studiandoti gli spostamenti in auto perché coincidano con i collassi diurni della pupetta. Te ne vai in giro col naso per aria e la coscienza sopita, lasciandoti intrigare dalla storia dei luoghi e dal susseguirsi di orizzonti variegati di indaco e turchino, ocra e giallo limone, arancio e cremisi, e tutto il tuo esistere ordinario ti sembra da lì estremamente lontano, trascurabile, e in fin dei conti non così faticoso come ti era sembrato standoci dentro fino a poco prima.
Il trucco è vivere sempre come se tu fossi in vacanza, in fondo non è difficile, dato che tu non lavori, ti dici.
E' che poi rientri ed eccole lì, le beghe noiose da espletare, le bollette nella cassetta della posta, le ricevute delle raccomandate scadute che non hai ritirato, le notifiche di multe del Comune di Olbia che hai già pagato due mesi fa, le faccende pruriginose lasciate in sospeso che ti eri detta, va be, poi a settembre con calma ci penso, i vari appuntamenti da prendere che non hai voglia, e soprattutto, sì va bene in vacanza da una vita perché no, ma qui occorre iniziare a metter mano con cautela al portafogli, che è bello sì andarsene a zonzo per rive e per calli, ma Dio lo sa quanto ho speso di benzina in un mese e mezzo di gironzoli.
Ah, il triste asservimento al dio Denaro.

venerdì 5 settembre 2014

Quel che è tra l'arrivo e la partenza.


Mio fratello quest'anno è andato in vacanza in Croazia. Da solo.
Poi, va be', è andato anche in Normandia con amici, ma tutto ciò non riguarda questo blog, comunque.
E comunque, in Croazia, dicevo, ci è andato da solo, e si è fatto un bel giro.
Gli dico: mandami delle foto.
E lui mi manda delle foto.
Dico: Wow! Scrivendo, non parlando, sul cellulare. Lo scrivo tanto per scrivere qualcosa, la reazione doverosa che chiunque si aspetta in risposta ad una propria condivisione, ma intanto vorrei dirgli e scrivergli qualcosa di diverso, perché questo pensarlo in giro su suolo straniero, la testa leggera, il cuore a zonzo, gli occhi affamati di cose nuove, mi smuove qualcosa dentro e richiama sensazioni sopite, di vite trascorse e cose vissute tipo millenni fa.

venerdì 29 agosto 2014

Approdo.

Sembra incredibile, ma: sono qui.
Qui che scrivo malgrado l'ora e la stanchezza del viaggio, delle valigie da disfare, delle euforie delle bimbe e dei litigi prima dopo e durante l'arrivo, il bagno, la cena e gli intermezzi vari ed eventuali.
Ho sgridato Mimi per mezz'ora perché sua sorella aveva strappato un bellissimo e raffinato libro pop-up donatole per il compleanno, così, oltre al danno ricevuto, è stata pure cazziata lei al posto della vandala. Ma avrebbe dovuto metterlo a posto, invece di asciarlo alla di lei mercé. Ah, le ingiustizie genitoriali!
Ma non divaghiamo, ché mi ero riproposta post breve e incisivo, e già sul breve avrei i miei dubbi.

Dicevo, da non crederci, riessere qui, a calcare il suolo patrio (di casa), dopo aver girovagato per suoli e case altrui, un po' in prestito, un po' ospiti e un po' senza fissa dimora.
Partimmo come Colombo verso ovest e siamo tornati da est.
Potremmo dire di aver fatto un piccolo giro del mondo a modo nostro, in più tappe e diversi mezzi, più che come Colombo, che malgrado le ottime intenzioni, non ci arrivò, direi come Phileas Fogg, o forse sarebbe più corretto come Magellano?
Sottigliezze.

domenica 17 agosto 2014

Tipologie di automobilisti in cui potreste imbattervi a Roma.

Nella mia città natia trascorriamo la restante parte dell'estate.
Mi era rimasta nell'immaginario l'idea di una Capitale deserta in agosto, quando i frutti dell'esodo vacanziero sono ormai maturi e pronti per il raccolto, un silenzio irreale rotto solo dal ciarlar delle cicale sui frassini ai lati delle grandi strade di percorrenza veloce, l'asfalto bollente che ti si squaglia sotto i piedi, semafori che reiterano i loro oziosi intervalli, e tu che segui in lontananza con gli occhi l'allontanarsi dell'ultima autovettura accompagnata dal rombo del suo motore che va perdendosi nell'etere prima che un'altra possa entrare nel tuo campo visivo e uditivo.

Niente di tutto ciò, neanche qui in periferia.
Un agosto piacevolmente fresco senza esagerare è seguito ai nubifragi di luglio, con solo qualche giorno di afa luciferina, e anche per strada una certa vita, traffico giusto un'anticchia meno che nella restante parte dell'anno (anche se forse parlo così per aver perso la dimestichezza con gli interminabili intasamenti pomeridiani delle vie consolari e delle altre grandi arterie dell'Urbe).
Niente di strano che il livello di stress automobilistico in questa città sia alto, e lo si deduce facilmente per una forestiera come me, per quanto cittadina di ritorno.

mercoledì 13 agosto 2014

La casa tra gli oleandri: il luogo sospeso nel tempo.

Sempre in ritardo lo scritto sulla vita, come è inevitabile che sia, per quanto ti dispiaccia sempre un po', ché vorresti poter fermare e raccontare quelle sensazioni fugaci, quelle impressioni dell'attimo, le luci sul mare al mattino, i colori dell'acqua e quelli delle rocce, l'annuvolarsi improvviso del cielo, e quell'isola che ti si staglia davanti al mattino come al crepuscolo, la linea dell'orizzonte dall'alto della collina dove sorge la casa tra gli oleandri, che ha ospitato le nostre vacanze marittime per due settimane, quell'isola farsi ai nostri occhi diversa nelle diverse ore del giorno e della sera, al mattino come al crepuscolo farsi cupa o stagliarsi nitida sul nostro orizzonte quando il cielo si faceva terso, e l'aria sottile.
Allora la vedevi acquistare profondità e tridimensionalità, e non c'è niente da fare, puoi scattare tutte le foto che vuoi, non riuscirai a riprodurla, quella tridimensionalità, che svelava all'improvviso la sua natura di proiezione ottica, di inganno prospettico, smascherando la finzione di quella tartaruga che tutte noi vedevamo in lei, Tavolara, vista dalla nostra terrazza.


giovedì 24 luglio 2014

Prima, dopo, durante. Ovvero: breve riassunto delle ultime vicende.

Disconnessa e vacanziera, non è la stessa cosa scrivere per archiviare sul mio pc appunti che la momento non posso condividere.
Ma ugualmente proverò.
Avrei voluto tante volte aggiornare il blog con le mie più che rocambolesche vicende.

Avrei voluto dire di come mi avventurai sotto tempesta d'acqua assieme alle bimbe a fare revisione alla cara vecchia Cayman (leggere qui per comprendere i miei timori a riguardo della possibilità che la cara vecchia Cayman passasse indenne tale revisione), e di come scoprimmo di aver smarrito in data e luogo non ben precisato il libretto di circolazione della stessa, motivo per cui ci siamo affrettati a richiederne copia in motorizzazione a pochi giorni dalla nostra partenza per lidi vacanzieri con biglietto già fatto di imbarco con vettura.

domenica 13 luglio 2014

Il kit del bravo arrangiatore di feste (compendio al post precedente).

Ecco a voi cari lettori una breve ed esaustiva rassegna di tutto ciò che vi occorre o meno per organizzare un party di sicuro successo. Seguite queste indicazioni e tutto andrà per il meglio (ripetete con me: "Tutto andrà per il meglio!")

Materiale necessario per la vostra festa di pre-compleanno con 18 giorni di anticipo:


Parco sotto casa. (Vedi voce "location") Vi faciliterà non poco il trasbordo di oggetti e cibarie. Se non ce l'avete non dovrebbe essere difficile procurarvene uno. Il contrario in ogni caso sarebbe più complicato, ovvero spostare la casa sopra il parco (sconsigliato).

mercoledì 9 luglio 2014

Come diventare una perfetta party-mama in pochi anni.

Tra le cose che impari quando diventi madre, una delle principali, se non addirittura, LA principale, è come si organizzano le feste per bambini.

Non è detto che voi dobbiate essere portati per farlo, e non è detto che vi debbano riuscire subito alla prima botta. Naturalmente c'è chi ci riesce, problemi loro, per quanto mi riguarda sto andando per tentativi specializzandomi di anno in anno, anche se poi la prima vera e propria festa di compleanno con gli amichetti è stata quella di quest'anno, evento clou, quaggiù in città, non si parlava d'altro da settimane, e abbiamo esaurito le prevendite quasi da subito.


lunedì 7 luglio 2014

Come un velier tra i flutti.

Estate. Scuola chiusa. Eventi di socialità e mondanità a livello genitoriale, quali festicciole di compleanno mi hanno portato a reiterare più volte conversazioni di circostanza sul più e sul meno, ma principalmente per sommi capi intorno alla mia attuale vita.
Si chiacchera, si staziona con un bicchiere di plastica in mano pieno o mezzo pieno di Fanta o di succo di frutta alla pesca,  privo dei fastidiosissimi pippoli di quello alla pera, ci si confronta, ci si conosce, o si fa finta di essere interessati a quello che gli altri hanno da dire o da raccontare, si evitano preferibilmente e possibilmente i resoconti di torte di nozze e sale parto cambiando strategicamente drappello di appartenenza e migrando verso drappello misto maschile (appurato che qui non si parlava di partite di calcio).

giovedì 26 giugno 2014

Incontri alieni.


Ieri pomeriggio ai giardini ho avuto un flash... (- Sicura che si scriva così? - Sì, certo. Flash, che si legge "flesc" - Non è che poi ci fai fare figuracce eh. - No, ma se insisti controllo. Ecco, vedi: "flesh" con la E significa "carne", ma io mica ci ho avuto una carne. Ho avuto un flash! - Ah, ok. Se lo dici tu sto zitta, guarda. -Ecco, brava, e fai bene.)

mercoledì 25 giugno 2014

Primo bilancio (pessimista e sfiduciato)

Malgrado gli ottimi propositi sto trascurando molto questo povero neonato e incolpevole blog.
Sto trascurando un po' troppe cose ultimamente.
I giorni si susseguono ai giorni e poi le settimane alle settimane.
Passano i pensieri e se non li acchiappi si disfano come volute inconsistenti di fumo.
Non è che non vorrei scrivere, al contrario, continuamente mi ripropongo di annotare pensieri che mi nascono così, dal susseguirsi dei giorni e dei momenti, pensieri profondissimi e quieti, pensieri stupidi e rumorosi, pensieri brevi, quasi massime di vita, pensieri che quando cominciano a dipanarsi non finiscono più e prendono vie traverse, rimbalzando di neurone in neurone, rotoloni Regina delle cellule cerebrali.

sabato 14 giugno 2014

Aggiornamento di stato.

Stato civile: è complicato.
Il social network più popolare di sempre ha sdoganato questa definizione da schiaffoni,e  io me ne approprio.
Datosi che ho nominato questo blog "Ho sposato un beduino" si dà il caso che in qualche modo alla fine una bizzarra concatenazione di cause-effetti abbian fatto di me una donna sposata, la qual cosa del resto non mi turba più di quanto non lo faccia ogni mattina svegliarmi con un paio di piedi taglia 25 piantati nelle costole e un altro paio più piccini che mi prendono a tallonate sugli zigomi.
Conservo di me una percezione ancora molto single, ma devo aver mosso a mia insaputa alcuni passi che mi han reso persona assai lontana da quello stato spensierato e gaio.

giovedì 12 giugno 2014

Incipit glorioso.

Un piccolo passo per l'uomo...
Ecco. Forse ora mi è un poco più chiaro cosa dev'esser stato per Armstrong e compagni (Neil, non Louis: vai alla pagina di wikipedia per disambiguazione) metter piede per la prima volta su quel suolo mai contaminato prima da orma di piede umano.
Nessuna traccia, nessuna direzione, nessun termine di riferimento, nessun niente di niente per poter dire: "Ecco, qui è dove..."
Qui è il nulla. Qui è l'origine. Qui è tutto ancora da fare.
Tanto è vero che dopo quella famosa passeggiata, il grande passo dell'Umanità, non mi pare che della luna se ne sia fatto poi molto.
Niente coltivazioni in serra, niente coloni pionieri, niente autostrade, niente gite di ricchi rampolli in moon-boots, niente parchi a tema.
Uno spreco totale.
Tutto inutile.

domenica 13 aprile 2014

Margherite.


Siamo state molto occupate, di recente.
Abbiamo viaggiato, molti chilometri di strada lasciandoci dietro la città nota, gli amici di scuola, le giornate di routine consolidata e rassicurante.
Siamo arrivate nella città delle origini, cose da sistemare, appuntamenti da fissare e faccende da sbrigare, nonne zii e cugini, una casa che non è la nostra, un prato appena fuori dal cancello, che dichiara primavera aperta, primavera imperiosa e ruggente.
Sono loro, le messaggere, le portavoci, profetesse di un felice annuncio.

domenica 30 marzo 2014

Cose che non saprei se avessi avuto figli maschi.

  1. I nomi delle fatine amiche di Trilli.
  2. Quanto costano i collant per bambina.
  3. Del prepotente ritorno editoriale delle storie di principesse in tutte le salse.
  4. Fare la treccia.
  5. La sterminata varietà di specie floreali che popola il mio quotidiano, o che può popolare il margine di un marciapiede cittadino.
  6. La trama de Il lago dei cigni.

mercoledì 26 marzo 2014

Conflitti interiori.

C'è una me che quando esce di casa la mattina, con una pupa a mo' di koala sul fianco e un'altra attaccata al braccio che si ferma a ogni gradino per costringerla ad ammirare i fiori bianchi del susino, c'è una me che maledice quelle dannate scale, e desidererebbe tanto abitare in una casa normale, in un condominio, magari, con atrio e tutto il resto, e ascensore, e magari anche pagare la pulizia delle scale, al limite, ma poter lasciare il passeggino nell'androne, invece che nella rimessina del sottoscala a portata di muffe e pioggia.

C'è una me che quando cammina per strada a volte sbircia nei giardini altrui, indugia sulle facciate delle villette bifamiliari, immagina vite al di là delle finestre con le serrande abbassate, protette da grate e sbarre che lasciano intuire un'urgenza di privacy legittima e motivata probabilmente dal possesso di beni sudati in anni di onesto e integerrimo lavoro ben retribuito, contributi pagati, contratti sicuri, entrate adeguiate al proprio tenore di vita.

lunedì 24 marzo 2014

La mia Primavera.

Inaspettatamente, il freddo è tornato, a tradimento, e così le nuvole, la pioggia, il vento, l'uggia e un po' di malinconia.
Primavera ufficiale, e io, ormai, la associo a te.
A te che sei arrivata assieme a lei, un anno fa, ed è già passato un anno...


E già passato un anno, e io, come al solito, mi sento un po' inebetita, un po' commossa, un po' agitata all'idea, e non so spiegarmelo proprio del tutto, questo mio stato d'animo, ma un pochino ci ero preparata, perché ricordo che già una volta è stato così.

venerdì 21 marzo 2014

Libri e malintesi. Il potenziale dell'equivoco.

Tra i libri presi in biblioteca questo mese per Mimi, ce n'è uno che a lei è piaciuto particolarmente, cosa che mi ha spinto a rinnovare il prestito per un altro mese, anche perché non ho proprio avuto il tempo di "esplorare" nuove proposte, in questi giorni.

Eccolo:


Titolo: Mr Peek e i malintesi allo zoo

Autore: Kevin Waldron

Editore: Campanila

Età di lettura: 4-5 anni

Voto: 7 1/2



giovedì 13 marzo 2014

A chi non piacciono le principezze?


Foto di gruppo.

Sì, lo so che vi ho già scassato abbastanza i cabasisi con questa storia delle principesse.
Figuratevi io che ci convivo ogni santissimo giorno.
Pensavo fosse "solo una fase", pensavo di riuscire, prima o poi, a saturarla, a sviarla, a distrarla, pensavo.
No, non è che io sia contraria alle principessa a priori, sia chiaro.
E' solo che... che due palle!

mercoledì 12 marzo 2014

Panni stesi: storia di un'ossessione.

Panni stesi in Libia
Ognuno, si sa, ha le proprie. Ossessioni, intendo. E chi non le ha se le va a cercare, perché senza ossessioni ci sentiamo forse quasi privati di un leitmotiv, di un filo conduttore a cui attenerci, che caratterizzi le nostre preferenze, le nostre scelte.
Quando ce ne accorgiamo, e la cosa si fa consapevole, invece che troncarla lì, come magari sarebbe il caso di fare, per non finire come quegli americani mangiatori di carta igienica e gommapiuma su cui hanno fatto addirittura un programma, la prima reazione è quella di portarla fino in fondo, l'ossessione.
C'è per esempio quella mia amica che collezionava maiali... Non ho mai saputo che fine abbia fatto fare a quel suo arsenale suino.
Per farla breve la mia ossessione, o una delle, sono i panni stesi.
Non sono una cleptomane specializzata in biancheria altrui, mi limito a rubarne l'immagine.

lunedì 10 marzo 2014

Domande a una commessa.


Anche Suster ogni tanto indulge alla debolezza dello shopping, questo Suster deve ammetterlo.
Anche Suster ogni tanto ha bisogno di vestirsi con indumenti che non superino la somma delle età delle sue figlie, e che immancabilmente non corrispondono più alla taglia che lei attualmente calza (perché, questo Suster deve rivelarvelo) oggi Suster è decisamente più slim di quanto non fosse 4 o 5 anni fa, oppure semplicemente sono i vestiti ad esser diventati più larghi, misteri della fibra di cotone.

A questo proposito ci sono cose che Suster non riuscirà mai a spiegarsi da sola, e per le quali ha sempre desiderato un giorno poter avere a disposizione una commessa di abbigliamento a cui spiattellare in faccia tutti i suoi amletici dubbi, e sentirsi per una volta rispondere la verità definitiva sull'argomento.
Chissà se mi sarà un giorno concesso di penetrare quei misteri occulti del customer-counselling che solo a pochi/e eletti/e è dato di conoscere.

venerdì 7 marzo 2014

Poesie di parole e immagini.

Rimango sempre incantata e stupita dal modo in cui i bambini riescano a recepire in maniera più che intuitiva, direi quasi istintuale, la poesia, e anzi a farne un loro naturale e innato codice espressivo, e per contro rimango sempre affascinata dalla capacità della poesia di comunicare loro in maniera tanto immediata e naturale, senza bisogno del tramite esplicativo di un adulto che interpreti per loro immagini e metafore, e ne disveli significati. In fondo è attraverso immagini e metafore che loro accolgono e si spiegano il mondo nel loro processo di acquisizione della realtà.

I bambini sono capaci di poesia, la creano ogni giorno e quindi niente di più naturale che la comprendano e siano capaci di penetrarne il senso senza intermediari.
La poesia è in fondo una capacità bambina, che normalmente negli adulti si affievolisce, o nel peggiore dei casi, si spegne, o si perde.

mercoledì 5 marzo 2014

Asparagus. La vera storia di un'angiosperma monocotiledone.


Dice il saggio: nella vita l'importante è lasciare sempre aperta la porta a nuove esperienze, ché per imparare qualcosa di nuovo non è mai tardi.

Prendete me, per esempio: fino a qualche anno fa non avevo mai comprato né cucinato degli asparagi.

Poi ho scoperto che potevo imparare a farli, e l'ho fatto, in un sacco di varianti.
Però non sapevo ancora che razza di pianta fosse l'asparago, anche se sapevo declinarne il nome al singolare, né dove crescesse né come si presentasse a un ipotetico cercatore di asparagi che andasse per campi a farne scorta.
Detto tra noi non immaginavo neppure che si potesse andare a raccoglierli per campi, o se, magari, non bisognasse coltivarli nell'orto, come, per esempio, i pomodori o le melanzane.
Insomma, sono queste aberrazioni dei tempi in cui viviamo, in cui cresci accompagnando tua madre al supermercato, e alla fine ti convinci che il cibo venga da lì, dal supermercato, dove a seconda dei reparti cresce di tutto, verdura, frutta, carne, pesce, panificati...

lunedì 3 marzo 2014

Pisa maremmonti*.

* (Da non confondersi con:"Pissa maremmonti":  tipica richiesta di un turista nordeuropeo intenzionato a violentare un'incolpevole pizza con l'orrido mix di vongole e funghi. N. d. R.)


Una delle cose che, l'avrò ripetuto fino alla nausea, perdonatemi, mi piace di più di questa città, è il fatto che, naturalisticamente, offra tanto, e tanta varietà. Di paesaggi, di altitudini, di colori e profumi, e tutto senza doverti spingere troppo lontano, così anche chi non è proprio abituato, come noi, a pianificare e programmare gite e passeggiate fuori porta, può permettersi il lusso dell'improvvisare.
E questo è tanto più vero quanto capitano stagioni bizzarre e imprevedibili come questo scorcio d'inverno, quando ti pronosticano tre giorni di pioggia ininterrotta, e invece ti accoglie la giornata più tersa e luminosa che mai ti saresti aspettato.

E allora non hai che da scegliere: mare, o monti?
Sono lì, li vedi dalla terrazza di casa, dietro i tetti delle case, fanno capolino ammiccanti e così nitidi da sembrarti ancor più vicini. Allora tu non hai che da prendere e andare.
Sì, va bene, dopo aver fatto mangiare la piccola, e vestito la grande, e infilato una dozzina di oggetti potenzialmente utili in borsa.
Alla fine vi muovete sempre molto più tardi di quanto vorreste, ma l'importante è che si vada.

martedì 25 febbraio 2014

Abbastanza vecchia.

Andare a prendere Mimi a scuola con la piccola nel passeggino, in una giornata di inatteso bel tempo, e, tanto per cambiare, essermi dimenticata il cellulare a casa, mi ha fatto una strana impressione.
Ritornavamo in tre, a passo di bambina, fermandoci di continuo a raccogliere fiori da cespugli e marciapiedi, stupendoci per i disegni delle nuvole e salutando la gru del cantiere, e nemmeno una foto da poter scattare col telefono da condividere con qualche ignoto di passaggio, nemmeno una sbirciata per vedere se mi fosse arrivato un messaggio da qualche amica per organizzare il pomeriggio, neppure una chiamata non risposta.

Eppure non ritengo di essere una tipa particolarmente telefonica e neppure particolarmente "social", possibile che davvero avvertissi tale senso di mancanza?
Mi è parso anche che infinitamente più concentrate sul presente e rilassate dovessero essere le giornate di una qualsiasi donna della mia età che andasse a recuperare la figlia di tre anni alla materna una trentina di anni fa, diciamo pure quando alla materna ci andavo io.
Quando tutto ciò era ben lungi dall'esistere o dall'essere anche solo immaginato in un qualche film su un futuro futuribile.
La cosa mi ha fatto sentire sufficientemente vecchia.

lunedì 24 febbraio 2014

Quel ca@@@ di riposino pomeridiano.

Eccoci lì, ancora e ancora e ancora, come tutti i pomeriggi.
L'ora del sonnellino della piccola, che non è un'ora precisa per la verità, ma che si colloca approssimativamente nel primo pomeriggio dopo pranzo.
A far dormire la grande ci ho ormai rinunciato.
Lei si è emancipata gradualmente da questa dipendenza, apparentemente tanto comoda per una madre, agli effetti distruttiva.

I nostri menage a trois prevedevano una prima fase in cui la piccola veniva prima sedata a suon di tetta (non è che la tramortivo dandogliela sulla testa, è lei che quotidianamente tramortisce me prosciugando ogni mia linfa vitale avendo mantenuto l'abitudine della poppata della buonanotte, conciliatrice di sonno e risucchiatrice di energie materne), e una seconda di "placcaggio stretto" o di corpo a corpo con la grande, in cui la mamma stringeva la figlia treenne in un abbraccio a tenaglia, di fatto impegnando con lei una lotta all'ultimo sangue, una morsa da boa constrictor che impegnava gambe e braccia e che alla fine non lasciava altro scampo alla vittima designata se non la resa, accompagnandola in un dolcissimo sonno coatto.

venerdì 21 febbraio 2014

Di libri, mostri e paure.

Dopo una retata in biblioteca, siamo praticamente sommerse da letture che ultimamente stentiamo a "consumare". La piccola fatina ha un approccio alla lettura, o piuttosto all'oggetto-libro, che scoraggia ogni altro componente della famiglia a tentare in sua presenza qualsiasi pacifica interazione uomo-libro, e ogni nostro (mio e di Mimi) tentativo in tal senso si è spesso trasformato in una lotta all'ultimo sangue per preservare l'integrità dei libri coinvolti e la fruibilità delle storie dall'inizio alla fine.

Quindi la povera primogenita aspetta invano il momento in cui la sorella viene messa a letto per presentare la sua pila di arretrati con tanto di interessi alle mie dovute letture serali, ma si trova immancabilmente davanti una non ben intendente mamma-zombie a cui si impastano le parole in bocca alla prima pagina prima di sprofondare in un osceno sonno bavoso, a cui provvidenziali ali di copertine rigide cartonate fanno da pietoso velo.

Intanto si avvicina il termine per la restituzione dei prestiti, quindi ne approfitto per segnalare qui, dell'ultima vagonata di libri, quelli che ritengo degni di menzione, se ci riesco e un po' per volta.

Iniziamo:


Titolo: Il mostro del sonno.

Autore: Maria Vago

Illustratore: Anna Laura Cantone

Editore: Edizioni Arka

Età di lettura: 4-5 anni

Voto: 8


giovedì 20 febbraio 2014

...E mentre lei dorme, noi... (suggerimenti utilissimi per svernare in casa con due bimbe)

Mi sento sempre un po' in soggezione a fare la parte di quella che dispensa suggerimenti sul web.
Comunque lo faccio, senza esagerare, ma mi capita, talvolta, di farlo. E volete proprio sapere il perché?
Perché a volte, anzi, più che a volte, cose che potrebbero suonare scontate non lo sono affatto. A volte le soluzioni più semplici per risolverti un pomeriggio o una mattina in casa, con una bambina piccola che ti dorme ancora quelle due volte al giorno, e una grande che qualcosa, poraccia, dovrà pur fare, le soluzioni più semplici, dico, sono quelle che si rivelano più azzeccate, e indolori, e che alla fine ti lasciano soddisfatta e convintissima di aver svolto un perfetto lavoro pedagogico, e lasciano lei soddisfatta e convintissima di aver svolto un perfetto lavoro di precisione e abilità. Sono quelle furbate che alla fine non ti costano niente, e lasciano tutti più felici, accrescendo a dismisura i livelli di autostima individuale all'interno del nucleo familiare.

Un pochino ci vuole che qualcuno ti dia la pista, ché se no capace che da sola non ci arriverai mai, se non hai mai letto la Montessori e nessun altro manuale ad hoc, e però vanti una discreta dimestichezza con un certo numero di blog scritti da persone come te, che ti dimostrano come a volte sprechiamo tante energie a fare e a combattere con loro che ci "impediscono" di fare, quando basterebbe, tanto semplicemente "lasciarli fare", offrire loro il beneficio del cimento, e tamponare il tamponabile, che al limite si risolve con una passata di straccio e via.
Detto questo, ecco due utilissimi suggerimenti su come intrattenere la figlia grande quando la piccola dorme, e tu, magari, nel frattempo ti attrezzi la cena, o il pranzo, o ti guardi tutti i contenuti speciali in inglese de La bella addormentata senza che lei ti assilli con cose tipo "Mamma, lo vedi che non si capisce cosa dicono, spegni! Mamma, è noioso questo Waldisne."

venerdì 14 febbraio 2014

Quando lei dorme.

Quando lei dorme la casa finalmente tace.
I gatti si stiracchiano in una macchia di sole sotto la finestra, il frigo ronza e niente più.

Quando lei dorme il pavimento è un campo di battaglia da cui raccogliere mori e feriti. Si ricompone un puzzle lasciato incautamente da una sorella maggiore che ora è a scuola, si infilano nello scaffale una decina di libri cartonati sparsi qua e là, si spazzano via brandelli minuscoli di scottex mezzi ciancicati, e anche i pippoli della pianta grassa in terrazza, prima che il padre scopra lo scempio scellerato.

Quando lei dorme una parte di te dice "No, lascia stare! Prendi piuttosto il libro che hai iniziato qualche giorno fa e vatti a sedere sul primo gradino, finché dura questo bel solicello, ché tanto la casa resta qui buona buona e aspetta che tu la riordini, solo per poi poter essere nuovamente rovesciata su se stessa", l'altra parte di te risponde: "Senz'altro, farò come tu saggiamente suggerisci, dò solo un colpo di scopa. E poi lasciami finire di sciacquare questi due piatti rimasti dal pranzo, e finché dura questo bel solicello, permettimi di stendere questi quattro pannetti che ho lasciato nel lavandino da lavare ieri sera." Lo sai che faresti bene ad ascoltarla, ma ogni volta ci ricaschi, perché quando lei dorme, non si sa come ti convinci che debba durare in eterno.

martedì 11 febbraio 2014

Manuale d'istruzioni per auto (quasi) d'epoca. Ovvero: la nostra Fiesta non deve finire.

Da quasi due anni possediamo una splendida Ford Fiesta Color verde-acqua marina, colore che a Mimi piace molto, e anche a me, non proprio di seconda mano, stando al libretto di proprietà, quanto piuttosto di sesta, anno di immatricolazione 1994, e per quanto riguarda il prezzo di acquisto, diciamo che l'ultimo proprietario aveva urgenza di svuotarsi la rimessa ove tale gioiello giaceva da alcuni anni pressoché inutilizzato.
Potremmo anche dire che, se non ci ha pagato perché ce la portassimo via, poco ci è mancato. Ad ogni modo possiamo ancora dire che l'autoradio che il Beduino ha avuto premura di installarvi prima ancora di fare il passaggio di proprietà, sopravanza il valore dell'intero veicolo all'infinito, se la matematica non è un'opinione, e se è vero dunque che zero per tutti è sempre zero.

Diciamo ancora una volta che in pratica abbiamo acquistato lo stereo per l'auto, e in seguito, ci siamo procurati un'auto in cui installarla.
Ma bando alle smancerie.

lunedì 10 febbraio 2014

Piccole innocenti scappatelle.

Pioggia pioggia e pioggia.
E' la stagione. Pazienza.
Un'insperata domenica di luce abbacinante e cielo cristallino, spazzato da un discretamente freddo vento di libeccio, mi spinge a portare fuori le bimbe, approfittando della pausa tra i giorni che ho sentito chiamare "vagoni" di un infinito treno di perturbazioni oceaniche.
Per altro posso dire che NON è stata una domenica pomeriggio rilassante, frustata in faccia dal vento a spezzarmi la schiena con la piccola fatina appollaiata sul fianco, a spingere Mimi in altalena, "più forte, non così forte! Più piano!! Non di lato! Davanti!!! Più in alto! NO, mi spingo da sola! Non sederti! Non vedi che vado troppo piano!!!"

Comunque sulla via del ritorno (per fortuna che sono uscita in macchina!), quella piccola è crollata in un subitaneo sonno da seggiolino-auto.

giovedì 6 febbraio 2014

Mimi e le piccole cose. Ovvero: la felicità è un pezzo di carta da imballaggio da scoppiare.

Pensavo a questa cosa, al fatto che parlo spesso degli aspetti "faticosi" del carattere di Mimi, che è testarda, incline alla drammatizzazione esasperata delle emozioni, lunatica, scontrosa, preda di soventi e devastanti escandescenze, ma... devo anche rendere onore agli aspetti invece che più apprezzo e che più mi inorgogliscono di lei, per quanto non possa certo arrogarmene il merito, se non entro certi circoscritti limiti.

Dunque, qualche tempo fa mi è capitato di assistere ad una scena ai miei occhi sorprendente e ai limiti della farsa. In effetti per qualche frazione di secondo ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a uno spettacolo inscenato per registrare le reazioni degli astanti, tipo una candid camera.

mercoledì 5 febbraio 2014

Associazione Genitori Anonimi.



Ciao, sono Suster ("Ciao, Suster!") e sono genitore da tre anni.
Tre anni e mezzo per l'esattezza. Tre anni, sei mesi, due settimane e quattro giorni.
Sì, va bene: conto ancora i giorni da quando è nata, lo ammetto.
Sempre meglio di quelli che continuano a oltranza a conteggiare l'età dei propri figli in mesi, anche quando quelli vanno già alle elementari a momenti, non so se mi spiego.
Quanto ha il bambino? Quarantasei mesi! Ah, bene, auguri alla puerpera!
Sì, insomma, non sono proprio un veterana, ma nemmeno una novellina, direi, e posso aggiungere con orgoglio che ne sono quasi fuori.
Intanto non mi faccio più venire i patemi d'animo a ogni nuovo appropinquarsi del compleanno di lei, non scrivo più cose melense col groppo alla gola, e ho smesso da tempo di celebrare ogni suo nuovo complimese annotando con dovizia di particolari i progressi compiuti.

lunedì 27 gennaio 2014

Nostalgia del divino Mercurio.


Sarà che sono antica, ma porca la miseria, neanche a volerlo fare apposta, mi chiedo come si possa evolvere sempre verso soluzioni meno funzionali.

Fatti: la pupa piccola raffreddata e catarrosa e con qualche linea di febbre da tre giorni. Pessimi giorni e notti da incubo. Lei tossisce, non mangia, non dorme, e non lascia dormire. In ogni caso si lamenta con voce tanto flebile e rassegnata che stringe il cuore.
Ora mi chiederete, quanto ha di febbre? Come fa ogni volta il mio bravo pediatra, a cui rispondo puntualmente in maniera approssimativa: "Non tanta, diciamo intorno ai 37°C" oppure "Eh, un bel po', saranno 38, 38 e mezzo, o anche 39!" E comunque aggiungo sempre, dopo una pausa: "Non l'ho misurata".

mercoledì 22 gennaio 2014

Il tesoro nascosto.

Sarebbe molto più facile se ogni volta che viene a trovarci qualcuno tu non facessi la scontrosa almeno per la prima ora e mezza, se non si dovessero aspettare ogni volta i tuoi tempi e i tuoi modi di avvicinamento, lasciarti decantare in camera, aspettare che tu arrivi da sola, quando senti che l'attenzione si è spostata da te ai discorsi "da grandi", e allora, piano piano, ti affacci, cercando di ricondurla su di te, per tappe, interferendo fastidiosamente.

Sarebbe infinitamente più facile se non si dovesse sempre star lì a corteggiarti, cercando il verso giusto dal quale prenderti, per tentativi, sondando strade, argomenti che possono far breccia nella tua voglia di comunicare e di concederti agli altri, quella voglia che si avverte fremere in ogni tua fibra, ma che tieni al guinzaglio, finché non lo decidi tu, finché finalmente non ti sentirai a tuo agio, finché non ti passa il malumore che forse neppure tu ti spieghi, di non riuscire a dominare la situazione, lo straniamento dovuto alla novità, al dover colmare lo scarto dall'ultimo incontro, riallacciare il rapporto.

martedì 21 gennaio 2014

Tre mondi.


M. C. Escher, Tre mondi, 1955

Specchio d'acqua, superficie, riflesso.
Ma l'acqua è anche volume, contenitore. L'acqua è anche fluidità, elemento mobile per eccellenza, fluttuante.
Fluttuano al suo interno creature guizzanti. Fluttuano le foglie morte sulla sua superficie. Fluttuano le immagini riflesse, restituendoci visioni ora nitide ora incerte, dissolvenze concentriche, tremolanti, ad ogni guizzo affiorante dalle profondità, ad ogni nuova foglia che atterra, volteggiando, sulla sua superficie.

giovedì 16 gennaio 2014

Il nostro 2013 in pics&links. Ovvero: l'ottima occasione per recuperare quello che speravate di esservi persi.

L'anno appena trascorso è stato strano.
Leggero e impalpabile, è scivolato via senza che nessuno ci facesse caso, lasciandomi anche poco tempo per fermarlo scrivendo troppo, ma significativo, importante, puntellato di nuove acquisizioni, prese di coscienza, crescita, momenti significativi, consolidamento di noi come famiglia.
Ho scoperto in me una forza che non credevo di possedere: la forza di sdrammatizzare, di affrontare, di andare avanti anche se ci sono stati passaggi faticosi, quando i rapporti a volte si complicano, la comunicazione diventa difficile, la rete delle relazioni si trasforma in un groviglio intricato di spini e rovi i cui è facile pungersi, graffiarsi...


martedì 14 gennaio 2014

M'Artedì. Alberto Savinio.


Alberto Savinio, Monumento marino ai miei genitori, 1950.

La settimana scorsa ho accolto il suggerimento di Polar Bear, e così eccomi qua con Alberto Savinio.
Apprezzo la scelta perché tra tutti gli artisti metafisici trovo sia il più ironico e dissacrante.

Ho trovato questo dipinto tardo: un ritratto dei suoi genitori, un ritratto che, fedele agli intenti della corrente metafisica, ha valore più simbolico che non affettivo o commemorativo.
Mi colpisce perché qui mancano gli elementi giocosi presenti in quasi tutte le opere dell'artista, che tende sempre a smorzare l'austerità e a buttare sul ridicolo molti temi classici della tradizione.
Invece qui mi sembra di avvertire come una tensione sotterranea, di coinvolgimento emotivo e di sacro, come tutto ciò che pertiene alla nostra infanzia, ancestrale, intoccabile, percorso da sottili conflitti inespressi.
Eppure, anche, la caricatura, il bozzetto, il grottesco.

lunedì 13 gennaio 2014

L'una e l'altra (un'apparente dualità).

Una funziona a carburazione lenta, dorme fino a tardi e si sveglia sempre di pessimo umore. Non vuole che si alzi subito la serranda, indugia a letto e a volte mugola che vorrebbe dormire ancora. Bisogna fare attenzione a come la si avvicina, altrimenti morde, e son dolori per le ore a seguire. Si procede cautamente, per tappe graduali, ed assecondando gli umori variabili e precari.
L'altra si sveglia all'alba, e appena sveglia è già a mille, inizia a vocalizzare e pigolare, cinguetta e gorgheggia, scalpita e freme per iniziare l'esplorazione del mondo intorno, distribuisce pernacchie e sputazzi, rimbalza e molleggia allegra su materassi e pance materne, annaspa tra le coperte finché non ti costringe ad alzarti, con lei. Ma non riesci mai ad arrabbiarti sul serio. Anche se non sono neppure le sei.

venerdì 10 gennaio 2014

Il lago dei cigni: Ciaikovskij in Bignami.

Come avevo accennato altrove, quest'anno la Befana è stata molto attesa, e colei che era attesa non ha disatteso alle aspettative in lei riposte, portandoci in volo un libro di cui Mimi si era innamorata in libreria, ma che la madre aveva di soppiatto ricollocato sullo scaffale in maniera truffaldina senza acquistarlo. Alto tradimento.
La delusione di lei una volta rincasate è stata tale e tanta, e il senso di colpa così bruciante, che ha poi dovuto per forza di cose rimediare.

E così è arrivato questo libro:

Titolo: Il lago dei cigni

Autore: Lesley Simms

Illustratore: Anna Luraschi

Editore: Usborne

Età: da 2 anni

Voto: 7 1/2


giovedì 9 gennaio 2014

Le cinéma. Storia di una prima volta.

Un'astinenza è stata interrotta. Un digiuno è stato sciolto. Non importa il come o il dove, l'importante è, ed è proprio il caso di dirlo, avere rotto il ghiaccio.
E non importa neppure che in mezzo a tutto quel ghiaccio io mi sia ampiamente rotta ben altro, in maniera metaforica, chiaro, trattandosi di attributi sessuali che di nascita non possiedo (un paradosso semantico dei nostri tempi, vedi te).
Comunque, l'importante, si diceva, è aver posto fine al lungo e doloroso esilio.
Un tempo portavo con scrupolosa metodicità quasi quotidiana, la mia pancia gravida a stazionare incastrata tra le poltrone malmesse di un piccolo cinema d'essai per durate di tempo variabili. La quasi totalità della mia cultura cinematografica la devo in effetti a quei nove mesi che precedettero la nascita di Mimi.
Poi l'orrendo baratro.

martedì 7 gennaio 2014

M'Artedì? Quasi dimenticavo!


Ray Caesar, Tea with me and he, 2013.

Allora, dov'eravamo rimasti?
Ah, già.
Ho saltato un appuntamento. Perdonatemi, del resto dubito che molti di voi che ancora mi leggete se ne saranno accorti. Ho tradito la rubrica prima ancora di cominciare. Il fatto è che ho avuto problemi a rintracciare le opere dell'artista segnalatomi da The Polite Polar Bear.
Che non sono ferratissima sugli artisti contemporanei l'avrete intuito.
Ecco il motivo che mi spinge oggi a riprendere in mano questa rubrica con un artista attualissimo, conosciuto dietro segnalazione di una mia cugina erudita, che sarebbe questo Ray Caesar, autore dell'opera di cui sopra.

domenica 5 gennaio 2014

Il bello delle feste (sì, sul serio).

Gennaio da che ne ho memoria è il mese che più mi sta sulle palle.
Infinito, lunghissimo, girgio e triste, freddo e noioso. Il lunedì dell'anno solare in pratica.
L'unica cosa di bello che ha, se proprio vogliamo giocare a fare gli ottimisti, è che una volta che ci sei arrivato non può fare a meno di passare, e poi tornerà solo tra altri 11 mesi.
Magra consolazione, visto che subito dopo ti attende febbraio, che forse è altrettanto tedioso, ma almeno ha la decenza di durare solo 28 giorni, 29 se proprio ti dice sfiga, ma comunque ti risparmia pur sempre quei 3-4 giorni di uggia che possono fare un po' la differenza, ed ecco: ti svegli ed ecco sei a marzo, e mentalmente lo associ già a uccellini che cinguettano e prati fioriti, e al profumo di mimosa che ti stordisce a ondate.
Ma torniamo a noi.