venerdì 21 marzo 2014

Libri e malintesi. Il potenziale dell'equivoco.

Tra i libri presi in biblioteca questo mese per Mimi, ce n'è uno che a lei è piaciuto particolarmente, cosa che mi ha spinto a rinnovare il prestito per un altro mese, anche perché non ho proprio avuto il tempo di "esplorare" nuove proposte, in questi giorni.

Eccolo:


Titolo: Mr Peek e i malintesi allo zoo

Autore: Kevin Waldron

Editore: Campanila

Età di lettura: 4-5 anni

Voto: 7 1/2





E' curioso perché a una prima lettura giurerei che Mimi non ci abbia capito niente, e poiché io, assediata dalle richieste della piccola, non avevo tanta voglia di stare lì a spiegarle ogni passaggio, avevo dato per scontato che il libro fosse per il momento fuori dalla sua portata di comprensione, e avevo tutte le intenzioni di renderlo subito (tra l'altro all'inizio non aveva entusiasmato neppure me).

Invece a lei era piaciuto, per quanto continui a credere che non avesse afferrato la metà di quello che vi si raccontava, ovvero tutta la storia dei malintesi su cui si struttura la storia, ma, a quanto pare, c'erano buoni elementi perché il libro catturasse i suoi favori, e così la sera, liberateci dell'invadente sorellina, me lo ha riproposto, e allora ho potuto approfondire i motivi della storia e chissà che anche ai suoi occhi essa non abbia acquistato in spessore.
Ma comunque la storia è a grandi linee la seguente: Mr Peek è il guardiano dello zoo. Abita col suo figlioletto in una casetta all'interno dello spazio recintato del giardino zoologico e ogni mattina si alza, si veste e inizia i suoi giri quotidiani di ricognizione tra i recinti degli animali.
Una mattina però accade una cosa: un fatto insignificante a ben vedere, ma che da solo basta a cambiare il tono dell'intera sua giornata tingendo di grigio i suoi pensieri e il suo stato d'animo in un crescendo di negatività che coinvolge man mano tutti gli animali ospiti dello zoo.
Il fatto è che quella mattina a Mr Peek saltò via un bottone della casacca: evidentemente il guardiano dello zoo deve aver messo su un po' di pancia di troppo, constatazione che dà il via a una catena di riflessioni sulla propria presunta vecchiaia e inadeguatezza nello svolgere il proprio lavoro, riflessioni che vengono però da Peek formulate a voce alta (la solitaria vita di un guardiano di zoo porta spesso a parlare tra sé e sé), comportando una serie di equivoci per cui gli animali, sentendolo denigrarsi in terza persona, finiscono per credere che egli stia in realtà riferendosi a loro.
Naturalmente alla fine tutto si risolve per il meglio, grazie alla felice rivelazione, che arriva a metà libro da parte del figlio di Peek (ok, ora non mi ricordo il nome del ragazzo, fa lo stesso?): non è vero che la giacca fosse stretta a causa di un improvviso aumento della pancia del suo possessore, non è vero dunque che la vecchiaia lo stia incalzando così da vicino come egli crede, non è vero che lo attende un imminente pensionamento; tutti i dubbi e le ansie suscitati dall'episodio iniziale del bottone saltato vengono dissipate, e un nuovo giro di ricognizione tra le gabbie degli animali fa sì che anche loro possano vedere dissolte le preoccupazioni indotte dal precedente confabulare paranoico del guardiano.

Nel complesso un libro carino, con una nota di umorismo finale, che ribadisce una volta di più il tema generale del libro, ovvero di quanto sia facile, spesso, trarre conclusioni affrettate da quel che ci capita, quando invece fermandoci un po' di più a riflettere su quanto da noi fatto, potremmo facilmente venire a capo di piccoli problemi quotidiani senza farci precipitare in meditazioni dagli esiti catastrofici, senza dover andare a immaginare di complotti tesi ai nostri danni, individuando sempre le colpe di ciò che ci accade in qualcuno o qualcosa al di fuori della nostra diretta responsabilità.
Lo sa e se la ride, spuntando a sorpresa dietro a una roccia o o sbirciando da sopra una recinzione, il piccolo Peek, che segue a distanza le dis-avventure del padre, talmente preso dalle sue cogitazioni catastrofiste da non accorgersi che così facendo va gettando nel panico e nella depressione tutti quelli che gli sono intorno (gli animali dello zoo).

Dunque: il malinteso è la base di questo libro, e in fondo il malinteso è sempre stato una gran fonte di ispirazione per generare situazioni comiche ed esilaranti, dalla commedia classica in poi, si può quasi dire che l'equivoco e il malinteso siano il fondamento stesso della comicità, arrivando a generare a volte situazioni ribaltate e paradossali.
E però afferrarne il senso non è così immediato e istintuale come uno potrebbe credere.
Mimi, a tre anni, trova ancora una certa difficoltà a concepire il fatto che la parola a volte possa essere mirata a qualcosa di differente dalla comunicazione, e anzi che spesso essa si volga all'intento di stravolgere i fatti e la verità, stravolgendo il senso stesso della comunicazione.
Per esempio: guardiamo il film di Trilli, in cui una fata "nemica" di Trilli, fingendo di volerla aiutare, le dà un cattivo suggerimento, che si rivelerà distruttivo per la reputazione della nostra. Mimi continua a chiedermi ogni volta: "Ma allora mamma, lo vedi che è diventata buona, Vidia?" Proprio non si capacita del fatto che uno possa dire una cosa a parole con l'intento di ottenere il risultato opposto nei fatti.
E ugualmente la getta nella confusione più totale la fiaba de I vestirti nuovi dell'Imperatore, in cui i passaggi di finzione-dissimulazione arrivano a un livello difficilmente controllabile per lei, come una somma di troppe negazioni in un'unica frase ("Non vorrei che tu pensassi che io non sia in grado di vedere ciò che di fatto non vedo, perché in realtà non c'è").
E ugualmente qui, con Mr Peek, penso le sfuggisse, e forse ancora le sfugge un po' il senso di tutte quelle meditazioni negative del protagonista, anche perché forse troppo lontane ed estranee al mondo infantile in cui lei ancora è confinata, in cui gli unici cambiamenti fisici che ci si può aspettare che osservi su se stessa sono quelli legati alla propria crescita, che lei è abituata a considerare in maniera positiva.
Ma anche il fatto che gli animali sentano Peek parlare da solo e credano che invece si stia riferendo a loro è stato un concetto che non ha subito afferrato, e che mi è toccato sottolineare a ogni nuova pagina anche quando il libro, una volta assodato il meccanismo, glissava sulla ripetizione.

Però ha anche colto un altro significato della storia, ovvero il fatto che uno stato d'animo, negativo o positivo che sia, abbia il potere di condizionare e di influenzare gli stati d'animo di chi ci sta intorno, e di quanto quindi sia importante comunicare e affrontare i nostri malumori, senza lasciare che, rimuginandoci, prendano il sopravvento innescando una catena di nuovi malumori e incomprensioni.




(Animali felici dopo il chiarimento, giocano e si divertono insieme)

Quello che però credo che abbia fatto guadagnare molti punti al libro ai suoi occhi, è l'aspetto di ciclicità del racconto, che si ripete, rovesciandosi, e ripercorrendo i propri passi andando a chiudere la vicenda felicemente.
Punti anche alla mappa dello zoo in apertura del libro, che permette ai piccoli lettori di seguire passo passo il percorso seguito dal guardiano nei suoi consueti giri di ricognizione al'interno dello zoo.


Molto carina anche l'idea della biglietto d'ingresso valido per un lettore, che dà l'impressione di essere degli spettatori speciali della storia narrata:




Mimi si diverte molto a pagare il biglietto di ingresso prima di fare il suo ingresso nello zoo.
E ha capito che pensare sempre male degli altri, quando invece spesso dovremmo incolpare noi stessi delle nostre sbadataggini, non è utile a nessuno, nemmeno a noi stessi:



Questo è un suggerimento per I venerdì del libro.
Le altre recensioni sul blog alla pagina Libri di pupa.

La libreira di Mimi su anobii.
(E qui la mia!)

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