domenica 30 settembre 2012

Alla ricerca del pupazzo di neve nel bosco in una giornata di metà settembre.

Non è uno di quei giochini in cui bisogna scrivere chi è lui, chi è lei, cosa fanno, dove come e perchè, passando ogni volta il bigliettino al nostro vicino di tavola, e alla fine viene fuori l'inetavitabile frase assurda di inequivocabile sfondo pornografico.
Ora vi svelo l'arcano.
Il pupazzo di neve in questione è identificabile in un essere umanoide di colore blu con la testa a forma di fagiolo le cui capacità verbali sembrano limitate all'emissione di un unico suono, simile a quello che potrebbe produrre un fischietto per bambini, di quelli presenti in certi pupazzi di gomma morbida (tipo: SQECK! poniamo).

Il nome originario del nostro, indagando ho scoperto essere Iggle Piggle, ma noi lo conosciamo sotto le spoglie del suo adattamento arabofono Juju, ideato per la tv di lingua araba che la pupa è solita seguire insieme al padre la sera (unica attività che i due, padre e figlia, svolgono continuativamente insieme, e che quindi mi guardo bene dal censurare, anche perché li fa felici entrambi, e a me consente di svaccarmi sul letto e quivi collassare, oberata dal peso della giornata appena trascorsa, almeno finché Lei non viene a tirarmi fuori dalla mia trance per iniziare i terribili rituali della SUA nanna).
Intanto per la pupa continua ad essere semplicemente: Il-pupazzo-di-neve, e a noi va bene così.

Insomma, questo il cast al completo dello show televisivo da sempre più seguito dalla pupa, almeno dai 10 mesi in poi (mi pare esista anche su qualche rete italiana per bambini, ma non chiedetemi quale essa sia), e questa l'ambientazione delle loro mirabolanti quanto incomprensibili avventure quotidiane, un verdeggiante bosco di altifusti brulicante di inquietanti e grottesche creature:


Nell'ordine, nella versione da noi conosciuta: Nadif, affetto da sindrome OC e sempre indaffaratissimo a tirare a lucido qualche pietra; Juju, the protagonist; i tre Dumia Muthika, stupidi idioti che vivono dentro un grosso "coso" verde con le mutande sempre appese fuori ad asciugare e passano il tempo ad eseguire lunghissime nonché noiosissime performance musicali, perché lì dentro hanno un intero arsenale di strumenti; last but not least Reihana, la pupazza più amata dalla pupa, che suole andarsene in giro trascinandosi dietro il proprio letto, nel quale non manca di infilarsi a fine puntata, come a dire: lo show è finito, buona notte!
Insomma, è questo il fantastico Bosco dei sogni, signori! Come permettere a vostro figlio di perdersi una chicca del genere?
Tutto ciò per spiegare solo come mai la pupa, quando un paio di domeniche fa l'abbiamo portata in questo posto:


sia partita con le associazioni mentali (la somiglianza della location è spaventosa!) ed abbia deciso in maniera inoppugnabile che lei sarebbe andata a cercare il pupazzo di neve.

E visto che questo è un post strambo, di quelli che partono in un modo e finiscono in tutt'altra maniera, colgo l'occasione per dilettarmi in uno dei miei dilettanteschi esperimenti di collage fotografici.
Che iniziano così, con noi che decidiamo di andare a fare un pic-nic-grigliata, chè il tempo era bello e avevamo una coppia di amici in visita, di passaggio mentre andavano da Siviglia alla Romania, di passaggio si fa per dire, diciamo che hanno colto l'occasione di un ritorno da una vacanza per venirci a trovare dopo parecchio tempo che non ci vedevamo, ed è sempre bello, si sa, se solo le nostre organizzazioni non fossero sempre così caotiche, che partiamo carichi di roba semi-inutile e al momento clou ci accorgiamo di non avere l'accendino per fare la brace, e l'olio per condire e soprattutto il pane (cazzo Hasuna, ma te l'ho pure chiesto se dovevo prenderlo da casa, mi hai detto che l'avevate comprato! Ma io bensavo che l'avesse breso Ohlalà... Ma mi hai detto di non lo prenderé, perché sh'erà!...) Va be', sempre difficile capirsi quando si parlano quattro lingue in quattro e nessuno ascolta mai quello che dice l'altro...
Ma comunque è andata bene lo stesso eh!


Col beduino addetto alla griglia, io che scattavo foto, Mimi che assaggiava, le patate infilate sotto la brace ad arrostire, il bosco che faceva da colonna sonora e i franco-ispanici che non si risparmiavano dalle incombenze di cucina, e dalle chiacchere esilaranti in mistilingue, Mimi che chiedeva a tutti come si dice albero, shugiara, arbre, arbol e ripeteva con pronuncia impeccabile, chè sicuramente non ha preso da me la sua propensione per le lingue...



Poi ha deciso che aveva aspettato pure troppo, si è alzata decisa e ha detto: "Mamma, andiamo a cercare il PUPAZZO DI NEVE?" E per quanto pazzesca potesse essere la ricerca, come facevo a dirle di no?
Quindi, mollati gli altri, si va. Nel cuore del bosco (dei sogni!).

 

E cerchiamo, cerchiamo, e giriamo giriamo, e chiamiamo chiamiamo "Juju! Reihana!" A gran voce, ma nessuno risponde, e l'unico abitante che incontriamo è questo bacarozzo.


Ma lei è felice lo stesso, e ci chiacchera per una mezz'ora buona, lo stesso, chiamandolo nobilitativamente "scarabeo" e cercando di convincerlo a salirle sulla mano.
Poi ha trovato una scopa, e ha iniziato a pulire tronchi, da perfetta padrona di casa.

Solo che a furia di cercare, secondo me qualche indizio che il bosco fosse abitato da qualcuno è saltato fuori, come un'illuminazione, ecco là, la sedia nel folto del bosco!


E allora è partita la nostra maratona di sedute boschive, così:


A volte, come un segno divino, un'apparizione:


Altre volte mi hanno ispirato scatti di sapore un po' retrò, forse per via di quei rustici sedili da raduni elfici, forse per via della coloratissima maglia bislacca della pupa, che mi sa un po' di piccola figlia dei fiori, così scarmigliata e stratificata, d'altronde faceva freddino lassù, e non a caso il nome del luogo, Quattroventi, venti che ci hanno fruttato l'avvio a una serie di malanni catarrosi per i giorni a venire, malgrado la maglia e gli strati.



Ed è andata così, che questa ricerca infruttuosa di personaggi fantastici nel reale ci ha messo sulle orme di segnali di esistenza altrui, tutto sommato altrettanto irreali in un contesto così avulso dal quotidiano, che io alla fine ho potuto dire a lei che i suoi personaggi forse quel giorno erano andati anche loro, come noi, a fare una gita da qualche altra parte, ma eravamo pur riuscite a trovare i posti dove si riunivano per sedersi in circolo e chiaccherare un po', nelle loro lingue incomprensibili, fatte di squittii e trombette, da bravi pupazzi che sono.
E per quanto riguarda le sedie, l'ispirazione credo mi sia venuta da qui, chè le sedie poi, si sa, sono contagiose...

martedì 25 settembre 2012

Indovina chi arriva a casa?


Credo sia giunto il momento di parlarvi di Lia.
Non è il caso di procrastinare oltre: il momento è vicino. Lo annuncia da quasi un mese, minaccia di trasferirsi da giorni e continua a caricare su e giù dalle scale di casa pacchi di vestiti, coperte o pentolame, a seconda della necessità. Prima le porta qui, poi si accorge che le serve qualcosa e se la viene a riprendere. Ma con tutto ciò ancora non si è decisa a compiere il grande passo.
E un po' ne sono anche sollevata, per carità.
Ma facciamo un passo indietro: chi accidenti è mo', 'sta Lia?
Avevo detto che al posto di Master, nella camera accanto sarebbe arrivata un'altra inquilina.
Beh, non era un modo per annunciare facendo la vaga l'arrivo del nuovo pargolo (che poi ancora non sappiamo se sia una pargola o un pargolo), è che non avevo il coraggio di pronunciare il temuto sostantivo trilittere, un po' come fanno i personaggi di Harry Potter con Tu-sai-chi. Ecco, una specie. Un esorcismo, se vogliamo.
Tenete bene a mente l'immagine che ho scelto per illustrare simpaticamente questo post di sì ardua realizzazione.

Lia è al momento l'inquilina del piano terra del nostro palazzo.
Per ragioni logistiche il p.d.c. (padrone di casa) ha ben pensato, data una sua necessità di liberare quell'appartamento, di traslarla qui da noi, visto che il soggetto in questione risulta da alcuni anni alquanto moroso nei suoi riguardi.
Dunque. Chi ha il culo la fortuna di conoscermi personalmente ed è venuto almeno una volta in vita sua ospite anche solo per pochi minuti nella mia attuale dimora, sicuramente si sarà imbattuto in LIA, salvo eccezionalissimo caso di assenza del personaggio dal proprio consueto punto di osservazione, ovvero la finestra del pian terreno di fronte alla quale tutti i giorni almeno due volte al giorno sono costretta a passare ogni volta che esco o faccio ritorno alla mia abitazione.
Chi non si è imbattuto i LIA almeno una volta? Eppure: chi realmente può dire di averla vista, chi potrebbe descriverne la fisionomia, non dico con dovizia di particolari, ma anche solo approssimativamente, dire per esempio come ha i capelli?
Ve lo dico io: quasi nessuno in questo universo.

Come è possibile?

Di Lia si conosce solo la voce; una voce che non manca di interpellarti ogni qual volta ti venga la malaugurata idea di cacciare il naso fuori casa, anche solo per andarti a raccattare un paio di mutande che ti sono cadute dal filo del bucato mentre le stavi stendendo o ritirando.
Per dirla tutta, Lia è una gran scassaballe (vedi immagine), che non ha chiarissima l'idea del limite che intercorre tra i fatti propriamente suoi, e quelli del resto dell'umanità.
Ma per quanto riguarda l'immagine, in effetti potremmo dire che Lia la occulti bene, al di là della zanzariera della finestra perennemente aperta, perché, notte o giorno che sia, l'unica fonte di illuminazione che emana dall'interno della casa è quella proveniente dallo schermo televisivo perennemente acceso. Quindi, poiché il colore della pelle della nostra tende più alla tenebra che alla luce, potremmo dire che la sua sagoma si mimetizza bene in quella semioscurità, un po' come quella barzelletta razzista vecchia di secoli del nero che si morde le dita mentre mangia cioccolata di notte, o come cavolo era, boh.
Insomma, chiunque si sia avventurato in casa mia da che abito qui non può sicuramente affermare con decisione che Lia sia qualcosa di più dalla mera essenza vocale, poiché di lei non si riesce a scorgere mai molto più che una mano, che si allunga sotto la zanzariera di quando in quando per salutare la pupa che passa o per riscuotere pedaggi di varia natura (leggi: mi lasceresti una sigaretta/presteresti 10 euro/mica hai un po' di zucchero/caffè/un uovo/un biglietto dell'autobus e chi più ne ha ne metta).

Fin qui andrebbe pure bene, se la nostra prode non fosse anche una dannata impicciona e pettegola (vedi foto sopra).
Non una petulante vecchina del Maine, ma una placida matrona etiope intabarrata in ampie vesti colorate, spesso alle prese con hennè e treccine, molto spesso con elaborate preparazioni di pietanze esotiche, ma lei sostiene di non mangiare che un'insalata al giorno, e che però ingrassa lo stesso per via delle preoccupazioni (va be', trovatemi una persona sovrappeso che affermi di esserlo per colpa di quel che mangia e non per disfunzioni tiroidee o per metabolismo lento).

Lia è per riassumere in breve, colei che non manca mai nella vita di qualsiasi madre alle prese col suo adorato frugoletto: colei che su tutto sente l'impellente urgenza e il dovere morale di dire la sua, per quanto discutibile essa sia.
Ne abbiamo tutte una: c'è chi ha la suocera, chi l'amica impicciona, chi la vicina di pianerottolo, l'amica di famiglia, la donna delle pulizie... io ho LIA.

Lia è quella che il giorno in cui, io sofferente con un'ottava di tette, un ingorgo mammario da paiura, e una pupa neonata indiavolata e affamata, ha avuto il coraggio di dirmi:
- Ma perchè piange questa bambina?
- Eh... ha fame! (Io reprimendo gli istinti omicidi).
- Ma cosa dici! Lo sai: i Bambini piccoli NON HANNO MAI FAME!
- ... (E che le devo dire secondo voi?)

Lia è quella che quando la pupa stava mettendo i primi dentini (e per inciso, non ci faceva dormire) mi ha edotto sul motivo per cui la piccolina producesse tanta bava:
- Hai visto? Sbava.
- Sì, lo so: sono i denti.
- No, non lo sai. Non sono i denti: è che non le devi dare il ciuccio!
- ... (Ah!)

Lia è:
- Ciao, principessa! Fammi vedere le manine. Guarda qui che unghie sporche che hai! Ma non te le pulisce le mani mamma?
- ... (Ora la uccido)

Lia è:
- State uscendo?
- Ehm... sì.
- Ma dove la porti con questo freddo/questo caldo/ questo vento/questo sole/così tardi/così presto, o,(se non ha niente di meglio da obiettare) sempre in giro? Una bambina piccola deve stare a casa.

Oppure Lia è:
- Ssssh! Mimi, fai piano o ci scopre!
- State uscendo?
- (Uff!) Sììììì...
- Fammi vedere come ti ha vestito mamma? Ma quella giacca non è troppo pesante/troppo leggera/da maschio/troppo grande/troppo piccola? Oppure: Perchè non le hai messo le scarpe chiuse/i sandali/i calzini/o perchè glie l'hai messi/la sciarpa (magari a maggio)/il parasole?

O ancora:
- Mimi, stavolta facciamo piano che svegliamo LIA se no...
- State uscendooo???
- (Ma vaff...) Sì! Sì! Sì!
- Dove andate?
- (Ma che te frega?) A fare un giro...
- Andate al supermercato?
- No! (Mentre scappo).
- Puoi prendermi (articolo a caso), poi ti dò i soldi?

Insomma, voi, illusi, non credete di passarle inosservati. Non si scappa. Punto.
Pensate che Lia non dorme. NON DORME!
Cioè: è peggio di Cerbero, il guardiano degli inferi con cento occhi: lei ne ha solo due, ma NON LI CHIUDE MAI!
Tipo che se una volta per caso ci capita di rientrare verso mezzanotte da una cena con amici, lei...
- Siete tornati? Dove eravate con la bambina A QUEST'ORA?

No, ma non scherzo, lei dorme sì e no due ore a notte, e se non ci credete chiedetelo a lei:
-No, io non dormo mai: massimo massimo due ore, non sono mai stanca. E' per questo che guardo tanta televisione. L'altra notte non riuscivo a dormire e allora sono andata a fare un giro alla stazione alle 4 di notte. Oppure: sono andata a cercare lavoro alle 5 di mattina...

Sì, perchè poi Lia è perennemente in cerca di lavoro.
Non che non ci provi, poveretta, e su questo, devo dire, è abbastanza sfigata, e giusto per la solidarietà che intercorre a volte tra sfigati ancora mi sforzo di tollerare le sue frequenti ingerenze nei cazzi miei (Ieri non hai ritirato la posta! Chi è quel ragazzo che vi è venuto a trovare domenica? Ho visto che hai ricevuto un pacco...)
Dunque, Lia, visto che tanto la notte non dorme mai, lavora come badante, in genere.
Solo che l'ultima vecchietta con cui ha lavorato una volta l'ha chiusa nel cesso e si è rifiutata di aprirle la porta per sei ore... dai, non ridete! Lo so, anche a me fa ridere un sacco questo racconto, ogni volta che me lo ripete (Bwahahahahahaha! Scusate, mi è scappato!). Ma è anche un po' tragico.
In pratica la povera anziana era convinta che Lia la volesse uccidere, e così l'ha chiusa nel bagno, mentre da fuori la insultava pesantemente e minacciava di chiamare la polizia.
Alla fine la povera sventurata ha avuto un'alzata d'ingegno, forse dettata dalla disperazione. Le ha detto: è vero, voglio ucciderti, ho qui un coltello per tagliarti la gola. Forza, chiama la polizia!
La polizia è arrivata e Lia è stata liberata, ma... congedata (il mondo è ingiusto con le classi subalterne), con tante scuse da parte dei figli della vecchia paranoica, ma intanto senza lavoro.

Da allora continua ad annunciare imminenti impieghi, puntualmente disattesi:
- Mi presti cinque euro per comprare qualcosa da mangiare? Lunedì inizio a lavorare con un vecchietto, stavolta speriamo che va tutto bene... è un lavoro buono... sei giorni su sette... tutto in regola...
Insomma, poi la rivedo di martedì:
- Ma allora? Quel vecchietto?
- Eh! E' morto poverino!
Ma no! Che sfiga!

All'inizio pensavo la sfigata fosse lei, ma poi, al terzo vecchietto fatto fuori nel giro di pochi mesi (Lia, ma non avevi iniziato con quella maestra anziana e suo fratello paralitico? Ah, sì: il fratello è morto e lei è andata in ospizio), ho iniziato a maturare una maggior consapevolezza: non è che magari, fosse fosse, grattatina, è lei che porta un attimino rogna? (Vedi, ti prego, foto su).

A questo punto una domanda sorge spontanea: siete consapevoli, vero, di chi vi state mettendo in casa?

-sigh-

domenica 23 settembre 2012

Non aprite quel frigo. Ovvero: ma vaff...


Approfitto della circostanza straordinaria che la pupa stia leggendo librini con suo padre, il quale ha pure detto che oggi vorrebbe metterla a letto lei. Sorrido tra me un po' scettica, ma li lascio fare, sperando sinceramente in un successo, chè ultimamente le nanne sono diventate un supplizio per me, che vorrei scivolare nel sonno assai prima di quanto non riesca a far fare a lei.
Approfitto quindi dell'insperata pausa per aggiornare queste pagine con un'importantissima conquista della pupa. Come posso non tenerne traccia?
La pupa da un po' ha imparato ad aprire il frigo da sola, e ha anche preso l'abitudine di servirsi da sola, tipo che ieri l'ho sorpresa a divorare a mozzichi un pezzo di caciottina come fosse una Kinder Delice mentre incurante continuava a trafficare con i suoi pupazzi in fila sul bordo della vasca da bagno.
Tipo che ogni tanto mentre, tipo, io sto raccogliendo il bucato o facendo dell'altro, arriva trionfante brandendo il parmigiano e dicendomi: "Mamma, guadda: ho p'eso il pammiggiano!" "Brava, Mimi, bravissima. Ora mettilo a posto però eh!"
Insomma: fossi una mamma montessoriana sarei strasoddisfatta di me, anche se per la verità io non ho fatto niente per facilitarle il compito di fare da sola, e quella è testarda peggio di un mulo e quando si mette in testa di fare qualcosa da sola non c'è bisogno di incoraggiarla, ma non c'è nemmeno alcun modo per dissuaderla, se mai.
Ma insomma, so' soddisfazioni quest... 'Azz!
Ma cosa c'è qui? Dove cacchio mi sono seduta? Ma porc...!
NOOOOOOOO!

"Mimiiiiii! Chi ha spalmato la Rubiola sulla sedia?!"
"Pantumen!"

venerdì 21 settembre 2012

Forse dovrei smettere... dicono!


Ah, se non ci fossero i consigli premurosi del mio prossimo!

- Dovresti smetterla di mangiare tutte queste schifezze lo sai?
- Mh? Quali schifezze scusa? Queste sono solo deliziose tortillas di mais immerse goduriosamente in una salsina piccantissima e oltremodo succulenta!
- Va be', ma in quel tramezzino non c'è la maionese?
- Credo di sì...
- E il tonno! Che orrore! Non lo puoi mangiare nella tua condizione, fa malissssimo!
- ... (ciomp!)
- E i pomodori! Ma che ne sai se li hanno lavati bene quelli del bar? Eh? Che magari è un covo di toxoplasmosi!
- Va be', ormai l'ho finito. E poi, guarda, non è colpa mia: è lui che li vuole.
- Chi lui?
- Lui nella panza: io normalmente non le mangio, 'ste schifezze.

- Ma non dovresti smettere di bere caffè?
- Eh?
- No, dico: nel tuo stato, non dovresti smetterla di bere caffè?
- In Italia? In Italia il caffè è forse la bevanda più universalmente consumata.
- Ah ah. No, ma sul serio: guarda che poi il bambino viene fuori nevrastenico.
- Senti: con la pupa ho abolito la caffeina in qualsiasi forma mi si presentasse fin dal primo sentore del concepimento, mi è esplosa la testa di emicranie per un mese e mezzo prima che mi disintossicassi dalla mia dipendenza da questa meravigliosa sostanza psicoattiva, e a cosa mi è servito?
- A cosa?
- A un bel ciufolo! Quella indiavolata era e indiavolata è rimasta per i primi 26 mesi di sua vita. Quindi stavolta, fanculo! Mi ammazzo di caffeina quanto mi pare e piace!

- Non faresti meglio a smetterla di fare tanti sforzi?
- Quali sforzi? Convincere la pupa ad andare al nido senza massacrarmi i timpani a furia di sbraitare e usarmi come punch-ball per sfogare la sua isteria mentre tento disperatamente di infilarle i pantaloni?
- No, dico: le buste della spesa. Non dovresti caricartele per due rampe di scale, nella tua condizione. E pure le casse dell'acqua!
- Va be', allora fai una cosa: mettimi il frigorifero giù in giardino, così le vuoto direttamente lì sotto.

- Forse dovresti smettere di andare in bicicletta, nella tua condizione.
- Ahò, ma mica sono invalida eh! Che avete tutti con la mia condizione?
- No, va be'... Mi sembra che potrebbe essere rischioso andare in bicicletta per una donna incinta...
- Ma se nemmeno mi si vede ancora la panza!
- Certo, se ti metti quelle casaccone sformate, come ti si può vedere?
- Ma per caso devo smettere pure di vestirmi come mi pare?
- E se ti viene un capogiro mentre pedali?
- Se è per questo può venirmi pure mentre cammino. Ma non mi è mai venuto. Mi deve venire proprio mentre pedalo?
- E se qualcuno ti viene addosso e ti butta giù?
- Suppongo che mi farei male. Ma può succedermi pure quando non sono incinta, però...
- Sì ma ora è più rischioso.
- E perchè? Perchè ho un passeggero in più?
- No, nel senso: a un certo punto dovrai pur smettere di andare in bici. Non sei già un po'... avanti?
- Non è un po' presto per smettere di fare le cose?
- Con la pupa fino a quando hai portato la bici?
- Con la pupa? Lasciami pensare... Fino alla 39a settimana. Poi mi si è bucata una gomma e Hasuna si è rifiutato di aggiustarmela. Se era per me a partorire all'ospedale ci andavo pure in bicicletta!

(Quando sei incinta è importante avere la risposta pronta, se no coloro che ti amano non ti lasciano fare più vita!)

mercoledì 19 settembre 2012

Cose che non riguardano chi.


Non è stato facile per me fare questo outing, e dopo averlo fatto già me ne pentivo, ma tanto, questi segreti di Pulcinella prima o poi vengono a galla, come le bugie di Pinocchio (grazie per la metafora, pupa), solo che anzicchè avere le gambe corte e il naso lungo hanno la panza grossa, e anche se molti di voi non potrebbero vederla comunque, chè tanto può il potere della moderna tecnologia, che tanto dell'ignoto disvela quanto cela il palese, prima o poi sarebbe diventato un dribbling da poco il non parlarne, chè poca differenza sarebbe rimasta tra il non detto e la bugia palese.
Ma insomma, nei miei geni deve essere inscritta una certa renitenza alla gioiosa partecipazione, all'ostentazione di pance, all'euforia gravidica, alla pubblicazione di sfibranti e interminabili count-down, all'enumerazione e al conteggio di settimane e giorni che al normale utente non dicono assolutamente niente sul decorso di una regolare gestazione, e alla fremente condivisione di esiti di campioni di urine e inintellegibili ecografie uterine.
Una cosa mia essolomia.
Ma ora ve lo confesso pure, oltre a questo congenito pudore, che faceva puntualmente trasecolare le comari di quartiere quando tutt'a un tratto vedevano spuntare a mia madre da sotto a un maglione taglia XL una panza da settimo mese, senza che nessuno avesse avuto il più piccolo accenno di un'anteprima, a parte questa piccola tara genetica, dicevo, c'è di fondo che in realtà non è che mi sentissi proprio pronta.
Ma pronta a che?
Al confronto con gli altri.
Gli altri che ti chiedono: "Ma allora? L'avete voluto? L'avete cercato? " E le allusioni idiote, la frasi da copione, belle che imbastite: "Eh, ma tanto, al giorno d'oggi, se s'aspetta a star bene economicamente..."
Come a dire: la madre dei poveracci è sempre incinta. Incinta e pure un po' de coccio, se non le è bastata la prima.
O come mi disse all'epoca una mia conoscenza:  "Ma lo sapete che hanno inventato il preservativo, no?"
Perchè io, a dirvela tutta 'sto bambino lo volevo, ma lo volevo sapendo di non poterlo avere, di non potermelo permettere, e mi dicevo: "Stai buona, tu, che prima devi risolvere alcune cosette nella tua vita, e stai sempre a lamentarti già così."
E quindi diciamo che il mio principal censore sarei io stessa.
Vero è che finora, almeno qui sul web, non ho ricevuto che congratulazioni e festeggiamenti.
Ma siccome ora come ora, ve lo dico, io sarò pure incasinata, sprovveduta, imbranata, ma non al punto da non saper cosa voglio, e per ora so che di questo bambino nuovo io sono contenta, anzi, di più, sono felice, e quel che più conta, ce lo hanno insegnato fin da subito, è vivere felici e contenti, non importa con cosa, allora dicevo, pregherei chiunque smaniasse dal voler dire la sua in proposito dall'astenersi da qualsiasi commento del tipo e affini, chè la fantasia in questi casi è infinita, chè le risposte già ve le dò qui di seguito, anticipando le domande, e ad altro non risponderò.
  1. Sì che l'ho voluto, questo bambino.
  2. No che non l'abbiamo "cercato", come si suol dire in questi casi, ma neppure a quanto pare abbiamo fatto proprio tutto il necessario a chè non venisse. Tanto palese è che mi pare inutile starne ancora a parlare.
  3. No che non mi è bastata la prima.
  4. No che non me ne frega di farmi strada a gomitate nell'allettante mercato del lavoro precario odierno, se ciò che devo sacrificare sono i miei desideri più profondi.
  5. Sì che sono consapevole che non sono discorsi da una che, come me, non può vantare a monte della sicurezza di un partner magistrato o ingegnere nucleare. Ma a voi che vi frega?
  6. No che non considero la maternità un aspetto di serie B rispetto all'autorealizzazione professionale. Ma a voi che vi frega?
  7. Sì che sono sicura di quello che ho scelto di fare. Non avrei finito per dirlo qui.
  8. No che non mi spaventa ricominciare ora: per fortuna ho trent'anni, e non quaranta.
  9. No che non ritengo di toglier nulla a mia figlia, quanto piuttosto di offrirle uno dei doni più grandi che lei mai potesse sognare di possedere, per quanto forse se ne renderà conto tra un po' di tempo. E se non capite, probabilmente è perchè non avete avuto fratelli. Mi spiace tanto per voi.
  10. Sì che ci credo nella nostra storia. E' negli amori rose e fiori che non credo, non in quelli che continuamente sanno mettersi in discussione, e lo fanno. E, no, non ho mai pensato che l'arrivo di un bambino possa risolvere le divergenze di una coppia, se mai.
Ecco fatto.
Messi a tacere i miei fantasmi.
Non ho mai giudicato le scelte altrui e forse sembrerò paranoica e prevenuta e chissà quanto altro a scrivere tutto ciò, magari qualcuno dirà: "Ah ah, gli ormoni della gravidanza!"
Ma io non credo negli ormoni, credo nel diritto di ciascuno a non sentirsi giudicato. Evidentemente ho preferito mettere le mani avanti, e se qualcos'altro vi viene in mente che potreste dirmi, per favore, non ditelo. Chiedetevi piuttosto se ha un senso il farlo, o se non otterreste solo il risultato di ferire una persona che evidentemente ha fatto scelte diverse da quelle che fareste voi. Non è detto che tutti riusciamo a capire i mondi altrui, anzi, non è proprio dato il capirlo.
A buon intenditor.

Suster (oggi polemica)

martedì 18 settembre 2012

Torna roba da gatti: occhio a quei due!

Alquanto atterrita dall'ignoto, preferisco rifugiarmi nel noto... rispolverando la cara vecchia rubrica!

Quest'estate è sbocciato un amore.

Vuoi tu, Mimi...


Vuoi tu, Panzumen...


Sì, lo voglio.
Ok, puoi baciare lo sposo!





...E vissero per sempre felini e contenti...


Roba da gatti, la rubrica del martedì.

sabato 15 settembre 2012

Diario della mia maternità improvvisata. Parte seconda.

L'altra volta era novembre, la luce era grigia, il cielo coperto, faceva freddo, si entrava nell'inverno e c'era un poco da deprimersi. Pensavo che non avevo vestiti adatti, che mi mancavano un mucchio di cose, e che non avevo tempo per pensarci, che non ce l'avrei mai fatta.
Stavolta era agosto, un agosto popolato di anticicloni dai nomi infernali, le giornate erano sopravvivere al caldo e nulla più, nell'attesa spasmodica di un po' di fresco, penso che davvero questa volta non avrò nulla per l'inverno, ma me ne sbatto abbastanza. Una cosa per volta se ne verrà fuori.

L'altra volta mi ero mossa tardi, avevo aspettato due settimane prima che iniziasse a venirmi il sospetto, ero in ritardo su tutte le tabelle di marcia, e ovunque andassi mi sentivo dire: "Ma come ancora non ha..." segue imprescindibile misura di profilassi, o: " Ma come ancora non ha preso appuntamento per..." segue imprescindibile trafila burocratica per fissare data di improrogabile analisi clinica ed entravo nel panico, prendevo appuntamenti col magone in gola e mi chiedevo quanti soldi avrei speso per tutto ciò.
Stavolta mi sono mossa con lo stesso scattante tempismo: ho aspettato due settimane prima che iniziasse a venirmi anche solo il sospetto, sono in ritardo su tutte le tabelle di marcia, e ovunque vada mi sento dire: "Ma come ancora non ha...", ma ho imparato che non è poi così importante, e soprattutto che è tutto gratuito!

L'altra volta mi ero messa a cercare disperatamente casa: schiantandomi contro la realtà del fatto che non ce l'avremmo mai fatta, ad andare a vivere per conto nostro, mi sarei ben presto arresa alla risoluzione finale che avremmo sistemato questa, di casa, che l'avremmo resa "adatta".
Stavolta mi sono messa a cercare casa disperatamente, ben consapevole che non è affatto il momento giusto, che sarà difficilissimo, che è più un'utopia che una realtà, che da soli non ce la faremo, e che dovremo chiedere aiuto, per quanto mi pesi, ma stavolta voglio provarci per davvero, arrivare fino in fondo. Poi se non deve essere, non sarà.

L'altra volta mi accorgevo, stupita, di non essere più del tutto io: mi commuovevo per nulla, scordavo tutto, disdegnavo i dolci, controllavo il peso, e lo annotavo con cura una volta a settimana.
Stavolta non mi sento poi troppo diversa da come ero prima: continuo a commuovermi per cose che un tempo non mi avrebbero smosso nemmeno il sopracciglio, continuo a scordare tutto, anche dove sono diretta quando esco di casa, disdegno i dolci, ma in mancanza d'altro mi accontento, mi riprometto di controllare il peso ma non ho ancora avuto modo di mettere in pratica il proposito.

L'altra volta ero devastata dalla nausea, ero dimagrita mio malgrado di due chili in tre mesi, e questo era motivo di grande ansia, perché non mi era mai successo prima e non mi sembrava il momento adatto per cominciare, mi mancava il fiato al terzo scalino, avevo le occhiaie e la pelle lucida, la bocca impastata e le labbra secche, lo stomaco sottosopra, non riuscivo a bere acqua, mangiavo solo crackers e stracchino, e poi a un tratto mi disgustava, dovevo prendere il ferro e mi angosciavo, dovevo fare gli esami e mi pigliava l'ansia, dovevo chiedere informazioni e mi veniva il panico.
Stavolta ho reagito alla nausea di petto,cercato in giro pasticche di zenzero di cui pochi hanno sentito parlare e pochissimi possono testimoniare l'esistenza, non penso di aver perso chili né di perderli a breve, e in ogni caso so che quello sarebbe l'ultimo dei miei pensieri, mi manca il fiato al secondo scalino, ho le occhiaie e la pelle lucida, grondo sudore, ho la bocca impastata e le labbra secche, lo stomaco sottosopra, non bevo acqua, a meno che non sia ghiacciata, devo prendere il ferro ma temporeggio, penso agli esami da fare come a una seccatura necessaria e collaterale, non chiedo informazioni perchè ricordo tutto alla perfezione, o quasi.

L'altra volta sono stata attentissima a quel che mangiavo, e a quel che non potevo mangiare, e a quel che sarebbe stato meglio non mangiare. Niente roba fritta, condimenti elaborati, tonno meglio di no, che contiene mercurio, pesavo la pasta, comprai riso integrale e frutta biologica (è durata un mese prima che mi arrendessi all'evidenza che non riuscivo a mangiare niente di quel che avrei dovuto). Non prendevo più caffè, niente alcool, niente medicine, mi tenni la febbre per tre giorni ingollando pasticche fitoterapiche prima di cedere al paracetamolo. Mi dicevo: voglio fare tutto come si deve, almeno una volta nella mia vita, e mi tormentavo quando il mio corpo non collaborava.
Stavolta ho saccheggiato supermercati desertificati dall'esodo estivo, mi sono rifugiata nelle corsie con banco frigo per sfuggire alla canicola e passare quella mezz'oretta di goduria refrigerante, ho riempito carrelli di cornetti di mais al chili, olive ascolane surgelate, bastoncini di pesce fritti, bocconcini di mozzarella impanati, schiacciatine alle noci, al basilico, agli spinaci, al peperone, alla salciccia (queste le nascondo perchè non le veda il beduino), succhi di frutta ACE, ghiaccioli al limone con bastoncino di liquirizia, biscotti gelato al malto, pacchi di patatine, salatini, crackers al rosmarino, ho trangugiato pasti divorando pane a sazietà, ho spalmato formaggi spalmabili, ho addentato quelli che spalmabili non erano. Mi sono detta: passerà, nel frattempo, dovrò pur sopravvivere.

L'altra volta tornavo da lavoro sfatta e leggermente nauseata, collassavo sul divano in pieno giorno e dormivo fino all'ora in cui dovevo tornarci. Mi trascinavo esausta, entravo in servizio già disgustata dagli odori di olio fritto e condimenti vari di focaccine esposti al banco, mi sembrava impossibile arrivare alla mezzanotte. Ma ci arrivavo ogni sera, passavo il mocio maledicendo la candeggina e tornavo a casa alquanto sfatta per sprofondare in  un nuovo sonno comatoso fino alla mattina.
Stavolta ho passato giornate dormendo fino a tardi, sono rimasta in casa con la pupa perchè faceva caldo, facevo con lei il pisolino dopo pranzo, mi svegliavo più rincoglionita che mai e pianificavo il resto della giornata puntando al massimo risparmio energetico, uscivo per distrarmi dal mio stato di straccio umano, e dopo cena stavo 'na chiavica; mi addormento con lei pensando che un altro giorno è andato, e vai così. Passerà, passerà, prima o poi.

L'altra volta ho aspettato a lungo a dare la notizia. Mi dicevo che a Natale sarei tornata a casa e l'avrei annunciato ai miei. Temevo i giudizi altrui, non volevo mi si facessero domande, non sapevo come dirlo, mi sentivo piuttosto aliena, mi confidai soltanto con due amiche.
Stavolta... stavolta ho aspettato a dare la notizia, mi son detta: a settembre torno a casa e lo annuncio ai miei. Temo i giudizi altrui, non ho voglia mi si facciano domande, le solite domande del caso, non so come lo dirò, si può dire che l'esperienza non mi abbia insegnato proprio niente su questo punto. L'ho detto solo a un'amica. E ad Hasuna naturalmente. E a Mimi. E a una mamma di un'amichetta di Mimi dei giardini. E a una blogger. E a un agente immobiliare (veramente è stata Mimi a dire: "Nella mia panzia c'è il pate-llino!" Così mi è toccato dare spiegazioni all'attonito interlocutore). Ah, e a un'altra amica che è incinta. E a una coppia di nostri amici che stanno a Parma e aspettano un bambino. E a mia sorella. E a un'altra mamma del nido.
Sì, va be', stavolta sono un colabrodo, malgrado le intenzioni siano quelle di un tempo.

L'altra volta pensavo che per crescere un figlio servissero un mucchio di soldi, e tremavo di fronte al fantasma pannolino, pensavo a quanto materiale imprescindibile mi mancasse e a quanto costano i vestiti per bimbi piccoli e soprattutto, mi hanno detto, le scarpe.
Stavolta so per esperienza che i soldi servono sempre per vivere, ma che si può vivere anche con pochi soldi e, udite udite, persino con pochissimi! Che i pannolini se compri quelli giusti non ti costano più di 5 euro la settimana, sono quelle 20 euro al mese che non ti fanno la differenza, che il latte in polvere se lo eviti è pure meglio, che se la gente ti chiede cosa ti serve è inutile che tu gli dica "un seggiolone": nessuno te lo regalerà, pensando che sia una spesa troppo esosa, e invece ti chiederanno stupiti se non ti serva per caso uno sterilizzatore per biberon, ma sai che, no, lo sterilizzatore per biberon non ti serve, nè ti è mai servito nè mai ti servirà, e che in fin dei conti le cose essenziali son ben poche, e che quelle per fortuna ce le hai già, che i vestiti per bimbi costano uno sproposito solo se sei convinta di doverli comprare nei negozi per gente ricca, e che le scarpe se le prendi in saldo non costano più di quelle che hai sempre comprato per te stessa. Hai scoperto che i figli dei ricchi hanno bisogno di molte più cose dei figli della gente normale e questa è una intelligente forma di giustizia sociale.

L'altra volta ho perso il lavoro che ero incinta al quarto mese e mi sono messa insensatamente a cercarne un altro mandando curricula a tappeto, preparando concorsi e facendo colloqui ai quali mi sentivo rispondere: "Torni il prossimo anno, signora, la persona che stiamo cercando preferibilmente non deve essere incinta".
Stavolta continuo a mandare curriculum, moderatamente, preparo concorsi e fisso colloqui a cui mi sento comunque rispondere: "Torni il prossimo anno, signora, la persona che stiamo cercando preferibilmente non deve essere incinta".

L'altra volta ero impaziente e felice, sognante e incosciente, a tratti nel panico, danzavo sulle punte con l'immaginazione, chè con il corpo non sono mai stata capace.
Stavolta... beh, stavolta mi dico: in qualche modo si farà, non sarà peggio della prima. Non sono impaziente, non danzo sulle punte, cerco di tenere i piedi ben piantati per terra.

L'altra volta posso dire di non aver "pianificato" un bel niente, ma non ho avuto un solo momento il dubbio su cosa fare quando ho letto il risultato del test positivo.
Stavolta posso dire di non aver "pianificato" un bel niente, ma non ho avuto un solo momento il dubbio su cosa fare quando ho letto il risultato del test positivo.

In fondo non è vero che il tempo cambia le persone.


(Avete capito, no?)
(E questa sembro proprio io! -Tra qualche mese-)

giovedì 13 settembre 2012

Vento di settembre.

E insomma ci sono cascata.
E pensare che ho passato un anno a "non voler cantar vittoria" anche quando le crisi di abbandono al nido sembravano finalmente superate e puntualmente ci ricadevamo.
Poi me ne esco con quel "buon inizio"! Ma quale buon inizio!
Cioè: se ci dobbiamo riferire al nido, non si può dire che sia andato tutto liscio, per il resto, saluto festosa questo settembre che prelude già a un autunno come si deve, ché era proprio ora: via il caldo e l'afa, tra ieri e oggi raffiche di vento furibonde hanno definitivamente spazzato via quel residuo di cappa che faceva impallidire il cielo di un bianco lattiginoso e ora un sole schietto fa capolino di quando in quando tra un inseguirsi di nuvolazze e un azzurro sparato. Ma basta previsioni meteo ('azz! Ci casco sempre!)
Più facile così recuperare, almeno in parte, l'energia per fare (e per pensare? Uh, che spot era mai questo? Pane e Nutella mi sa... si può dire? No, non prendo soldi dalla Ferrero. Ah, allora ok).
Insomma, il primo giorno al nido era andato liscio, il secondo invece abbiamo lottato come belve feroci sul pavimento di casa con lei che schiumava rabbia e lacrime, si strappava i capelli in preda a una delle sue migliori crisi isteriche, mi faceva ostruzionismo in tutto, dall'infilarle le mutandine allo strigliarle i capelli (un'unica matassa infeltrita) e si spalmava moccio sulla faccia dandosi anche vigorosi schiaffi da isterica autolesionista.
Mia figlia sa essere una bambina dolcissima. Chi non la conosce bene però non può immaginare gli estremi di manifestazioni di rabbia fino ai quali è capace di spingersi.
Toh, ha perso la pazienza persino il padre, che si è affacciato serafico dalla porta del bagno mezz'ora dopo volendo fare il padre splendido che interviene laddove la mamma non sa più che pesci pescare.
Alla fine acchiappata di peso e caricata in bici ha dovuto calmarsi per forza di cose.
Cedere mi era venuta pure la tentazione, tanto più che le sue scenate mi hanno fatto arrivare in ritardo di un buon venti minuti. Ma cedere non sarebbe stata una mossa furba, e la scenata isterica sarebbe diventata la prassi. Ormai lo so.
Ma non è stato affatto bello, no.
Lo so io come mi si è stretto il cuore a vederla terrorizzata dalle nostre rispettive sfuriate e sola in un angolo, abbandonata come un pupazzo che ripeteva come un disco rotto: "Lasciami in pace Buia, io tto male!" Perchè continuano a colpirmi le sue dimostrazioni di autoconsapevolezza, la facilità con cui è in grado di esprimere e comunicare i propri stati d'animo, lei così piccola.
Ma via, voltiamo pagina.

All'uscita eccola lì, che gioca con il garage del nido ostentando indifferenza per il mio arrivo e salutandomi con un "Mamma! Ciao! Ti appettavo!", che mi fa sempre ridere. Che mi racconta di aver fatto pipì nel vadino due volte e che si precipita alla porta appendendosi al maniglione antipanico della scuola.
Poi è andata meglio.
Stamani mentre ero intenta a pittarmi gli occhi davanti allo specchio del bagno (non fateci l'abitudine, è che ogni tanto sento l'esigenza di vedermi un po' "sistemata") la sento che dice a Zorro: "Un piccione è entrato nella mia cada!" (Sì, va be', ma senti quante ne inventa. Penso io.)
Lei se ne viene e mi fa: "Mamma, vieni a vedere, che bellittimo il piccione che è entrato nella mia cada!"
Insomma, era proprio entrato un piccione in casa, accidenti! (Che fantasia questi bambini!)

Va be', ma potrei continuare a citare aneddoti sulla pupa, su tutto quel che inventa, racconta, esprime, comunica. E' che ancora non me ne capacito. Questo insieme di euforia per tutto ciò che le accade intorno, questo stupirsi di tutto, e di apparente noncuranza per i fatti strani del quotidiano, chè ti viene a dire che è entrato un piccione in casa come ti direbbe che le susine cadono dall'albero, anzi, pure con meno enfasi. "Mamma, ti dico una cosa impottante: le tudine cadono dall'albero!" Che va avanti da due mesi ormai co' sta storia delle susine che cadono. Dev'essere stata una rivelazione per lei. Magari le ha viste cadere dall'albero e ha intuito qualcosa di fondamentale per la comprensione di questo nostro mondo: che quelle susine che abbiamo in casa e che mangiamo sono quelle stesse che lei ha visto nascere e maturare sull'albero sotto casa. O magari ha intuito la legge della gravità, in anticipo sui tempi, almeno per età anagrafica, rispetto a quel geniaccio di Newton!
Chissà chissà.

Lei parla, indaga il mondo, si pone domande e si dà risposte, espone teorie, inventa relazioni, lavora sulle "s" e sulle "r", mi dice "Mamma, non mi chiamo più Yamin, mi chiamo Pincipessssa Yasss-min!", e anche: "I bambini chescono chescono e diventano GRRRAAANDI!" arrotondando quella "a" e arrotolando quella "r" come le pronuncerebbe un francese che dicesse, per l'appunto, la parola "grande".

E io nel frattempo macino ancora l'ennesimo post sul nido, sulle sfuriate isteriche e sulle parole della pupa, come se non ne avessimo già tutti abbastanza, e invece avrei da parlare di tante altre cose, e continuo a rimandare.
Eh, intanto devo presentarvi, a chi fosse curioso, la futura nuova inquilina della casa, cui avevo accennato avrei riservato una presentazione coi fiocchi.
E poi devo parlare anche di un'altra cosa, ma c'è tempo.

Mi godo settembre, le chiacchere della pupa, il rientro, burrascoso o no, al nido, il vento, il mal di testa (eh, quando c'è tanto vento mi viene) e le mie mattinate libere, che continuano a non bastarmi mai per fare tutte le cose che mi ero riproposta e che continuavo a rimandare a settembre, come gli scolari impreparati, tanto più che il nido è ancora aperto a orario ridotto, ed entro mezzogiorno mi tocca preparare il pranzo e andarla a riprendere affamata.
Ma paziento.
Però ho fatto la marmellata di tudine, approfittando del tempaccio di ieri pomeriggio, che ci ha impedito di uscire, e ho fatto una torta, mentre Mimi impastava farina e acqua, e faceva palline con il didò, e poi le infilava di soppiatto nell'impasto della torta (fortuna che me ne sono accorta in tempo), e faceva pure lei una torta con il didò e poi ci metteva le candeline e soffiava prima per se stessa, poi per mamma, cosa che mi ha fatto pensare che, ahimè, tra un po' ci risiamo pure. Ma va bene, quest'anno, mi sento pronta, a incignare come si dice qui, la trentina.

E poi ho preso una collana e un bracciale con il quadrante di un orologio a forma di cuore, per lei, che ama i gioielli e la ritrovo sempre adorna come un abete quando la vado a riprendere dal nido, e ho pensato che a casa non ha niente con cui farsi bella, e così ho anche riesumato due scatoline di cartone che mi ragalarono quando lei nacque, e che misi via infastidita dicendo, ma che cavolo ci dovrei fare? E invece ecco: i suoi primi portagioie. Lei che è così civettuola, a volte, e femminile, e vezzosa. Non io.
I figli, si sa, non fate l'errore di considerarli dei doppi dei genitori.









lunedì 10 settembre 2012

Un buon inizio...


Oh glorioso settembre.
Oggi mi veniva quasi da intonare inni di lode al mese che mi restituisce tutta intera la mia agognata libertà condizionata, come la chiamo io: il nido!

Sì sì: la pupa è fantastica. Sì: ce la siamo cavata bene, questi mesi insieme 24 su 24. Sì: è diventata mooolto più autonoma di quanto non fosse appena qualche mese fa ed è in grado di passare anche ore ad intrattenersi da sé, avvalendosi di un minimo apporto materno, leggendo i suoi librini e infastidendo i gatti, e, sì: stiamo anche riuscendo a lasciarci alle spalle la fase terribilis del capriccio matto che ha messo a durissima prova i miei nervi per alcuni mesi (Terrible two? Puah! Cioè: ah ah ah! Ve l'ho fatta!).

Ma. Tutti questi sì infatti preludevano a un "ma".

Ma: che sommo gaudio, che senso di pura libertà stamattina andarmene leggera per la città sulla mia sgangherata bici, rinfrescata dall'aria settembrina che dopo le ventate infernali agostane ha il sapore di una benedizione celeste,  a espletare noiose incombenze burocratiche che da prima dell'estate continuavo a rimandare perchè poco conciliabili con l'attenzione che pur tuttavia mi tocca riservare con un occhio e un orecchio a tutto ciò che, nel frattempo, mentre il commercialista parla, la pupa continua a fare/dire/baciare senza soluzione di continuità e senza modulazione di frequenza. E quindi mi stava dicendo...mamma le tudine cadono dall'albero!... Il reddito familiare... Lo tai mamma che le tudine cadono dall'albero? Eh, mamma? Eh, Pinocchio?... Sì amore, le susine... valore catastale...Tì Pinocchio, mamma, io vado nel Paete dei Balocchi, va bene?... sgrunt.
Così. Così sarebbe andata. Ma oggi ha riaperto il nido, signori, udite udite, e ho dovuto svegliare la pupa a scossoni alle 8:30, perché non dava segni di rinvenimento di sé, e vestirla incavolata, mentre mi diceva Mamma-bai-bia, in piedi sulla sedia mentre ingurgitava biscotti e si rifiutava di farsi districare gli intricatissimi capelli, con forcine incastonate a triplo nodo ed elastici incorporati nella matassa del crine.

Poi va be', per fortuna oggi non era giorno ordinario, ma intelligentemente era stato pensato come un primo giorno di flessibilità, in cui i genitori "se volevano", potevano fermarsi con i bimbi, oppure andare via per un po', e io ho optato per la seconda, giusto il tempo per permettere a lei di riambientarsi, ché malgrado gli interminabili "Quando riapre il nido?" di questa estate, oggi se n'è uscita con un "Mamma, non ci voglio andare al nido" ettepareva.

Però è stata brava.
Certo, si è rifugiata nell'incavo inguinale delle mie cosce ogni qual volta veniva avvicinata/interpellata da una qualche maestra/mamma/bidella; scappava via terrorizzata quando un compagnuccio un pochino più turbolento le si rivolgeva con quell'arroganza tipica dell'età con argomenti del tipo: "E' mio il triciclo!", ma ben presto ha iniziato ad effettuare giri sempre più ampi intorno all'individuo-mamma, che nel frattempo intratteneva (meraviglia delle meraviglie) una luuuunga conversazione con... un babbo (!!!), e inversamente a quanto fa uno squalo che, dicono, cinge d'assedio la preda, alla fine mi ha consentito la fuga in sordina.

Insomma: piuttosto contenta di noi. Di me che finalmente non mi guardo intorno spaurita (tipo così) come se fossi al cospetto di strane varietà antropologiche che non ho la minima idea della lingua che parlino o, boh, come trascorrano la loro esistenza.
Di lei che, malgrado faccia emergere un carattere piuttosto riservato e intimista piuttosto che socievole ed estroverso, riflessivo piuttosto che chiassoso e turbolento, ha saputo gestire a meraviglia la propria autonomia in assenza dell'appiglio genitoriale, dato che al mio ritorno l'ho trovata nell'atrio che sedeva composta e concentrata con un libro sulle ginocchia, leggendo ad alta voce e interpretando ad ampi gesti quanto "leggeva" nelle figure.

E va be', magari mi farebbe piacere vederla più a suo agio nella confusione, meno timorosa dell'approccio diretto, più disposta a far valere le proprie ragioni, meno incline alla ritirata strategica, e forse faccio l'errore di rivedere in lei le mie immense difficoltà a integrarmi nel gruppo, malgrado l'intensità dei rapporti che poi riuscivo a intessere con i singoli.
Ma so anche che crescerà ancora, e chissà quanti altri lati di sé esplorerà e tirerà fuori. So che lei non è me, e che la sua storia non è la mia, che lei non è destinata a ripercorrere i miei tragitti, anche perchè gode dell'apporto e del supporto non solo miei, ma anche della sua parte genitoriale maschile, che per fortuna nostra possiede un carattere drasticamente, antipodicamente orientato, proiettato verso le relazioni sociali, l'istrionismo, l'espressione esasperata di sè nel branco.
E quindi, se Dio vuole, tanto per dire, Mimi non si farà carico dei miei handicap comunicativi e relazionali, ma sarà un po' quel che vorrà essere.

Ecco le mie riflessioni di oggi, primo giorno di asilo, primo di libertà condizionata per me.

Giorno in cui ho effettuato anche finalmente (e a pochi giorni dal termine concesso) l'iscrizione al servizio refezione.
Tanto per inciso: se l'anno scorso ce la siamo sfangata dal pagare la retta mensile, quest'anno, chissà come, ci tocca un bel salasso di tot euro, che ci industrieremo di tirar fuori.
Va be', che ci vorrà. Si fanno un po' di sacrifici, che volete che vi dica?
Basterà tagliare sulle cene fuori: niente più ristorante per noi. Basta libere uscite serali. Niente più slow-food, macrobiotico, cucina vegana. Niente più baby sitter strapagate. Basta vacanze in alberghi di lusso e suite con vista mare. Un taglio pure ai week-end last minute in giro per l'Europa, e basta shopping selvaggio. Dovremo smettere di comprare vestiti di marca (basta Prada e Louis Vuitton, ora al massimo dispensario Caritas), e di cambiare guardaroba a ogni stagione. Pazienza se la mia immagine ne risentirà. Con grande fatica dovrò rinunciare anche al parrucchiere e all'estetista (accidenti: i miei punti neri!), e alle sedute di solarium. Ora che ci penso potremmo anche evitare di pagarci la colf per le faccende domestiche, e magari un bel gruzzoletto a fine mese verrà fuori.

Ok ora basta scrivere minchiate.

domenica 9 settembre 2012

La trasformista.

La pupa possiede poteri fuori dal normale.
Nella fattispecie la pupa si trasforma.
Lo dice lei stessa: "Mamma, mi sono taffommata".
"Ah, e in cosa?"
"Mi sono taffommata Pinocchio".
In effetti questa è una delle sue metamorfosi più frequenti: Pinocchio.
Ma non vi aspettate una trasformazione parziale o approssimativa: quando lei si trasforma, si trasforma proprio per bene, e rimane tale fino a quando non lo decide e non lo comunica ("Mamma, ora mi sono taffommata Heidi").

Quando si trasforma in Pinocchio, per esempio, automaticamente tutto il suo mondo si adatta al cambiamento: suo padre diventa ovviamente Geppetto (povero Hasuna), la sottoscritta cessa di essere semplicemente mamma e diventa "La mamma di Pinocchio" (troppa grazia aspettarsi di essere la fata turchina, ma tanto non ci tenevo minimamente, ché quella mi sta pure un po' sulle palle), Zorro diventa Piga'o (Figaro), il cane Gentile diventa Melampo (Eh, sì, un bel guazzabuglio tra personaggi del film Disney e quelli della fiaba originale), il peluche Amleto diventa Il Gatto e il povero Panzumen, non chiedetemi perchè, La Volpe.

Il bello è che può passare la giornata intera a correggermi, se io dico, per esempio:
- Mimi, lo vuoi un po' di succo?
Lei:
- Lo vuoi un po' di tucco, PINOCCHIO?
Oppure:
- Guarda, è tornato Buia (NdR. babbo, in arabo).
- Guadda: è tonnato Geppetto, Pinocchio.

- Buon giorno, Mimi, hai dormito bene?
- Hai dommito bene, Pinocchio? Eh, Pinocchio? Con Piga'o Pinocchio? Tì, Mamma-di-Pinocchio, ho dommito molto bene.

E insomma, così via.

Se un giorno si sente particolarmente propensa a un vezzo di vanità femminile, ecco che la vedi pavoneggiarsi allo specchio facendo ondeggiare il suo vestitino a fiori e dire:
- Guadda come tei bella, Tenerentola! Gudda che belle, mamma, le mie ccappette di chistallo!
Trattasi ovviamente delle scarpe da tennis lilla a fiorellini, con gli strap: di cristallo, e come no?

C'è poi Biancaneve, che ultimamente è un sembiante che ama prender piuttosto spesso, per quanto non arrivi ancora a far concorrenza al quotatissimo Pinocchio.
Allora va tipo così:
- Mamma, tono Biancaneve, oggi.
- Ah, sei Biancaneve. L'hai già mangiata la mela avvelenata?
- No, non l'ho mangiata anco'a. La mangio dopo.
- Bene! Così poi dormi per cento anni, finchè arriva il principe!
- No, mam-ma! Quella è 'Osappina! Tono Biancane-ve!

Oppure con molta nonchalance mi fa:
- Mamma mi tagli la mela avvelenata, peffavo'e?
Immaginate un po' che dialoghi da famiglia Addams.

Per finire qualche giorno fa, 40°C all'attivo, ma 50 percepiti, ve lo giuro, in casa nostra, lei praticamente nuda in giro per casa (ma anche io più o meno):
- Mamma mi p'endi la mantella, peffavo'e?
- La mantella??? Mimi ma sei pazza? Si muore di caldo! Che ci fai con la mantella: la sauna?
- Peffavo'e mamma, mi p'endi la mantella di Cappuccetto 'Otto? Peffavo'e mamma...
Ora siccome lei i per-favore e i grazie li dispensa a volontà, alla fine mi manca il cuore di non accontentarla, tanto in fondo, tempo di schiattare di caldo lì sotto la plastica, se la leva da sola, la mantella impermeabile "di Cappuccetto Rosso".
La perdo di vista per qualche minuto, dopo la sento chiamarmi dalla terrazza:
- MAMMAAAAA! MAMMAAAAA!
- Cosa c'è, dove sei?
La becco in cima alle scale che si accinge ad uscire di casa vestita praticamente come una maniaca esibizionista (mutande e impermeabile).
- Io vado dalla mia nonna, va bene? Che sta male. Buon viaggio!
(Se lo augura pure da sola).
Avoglia a convincerla del fatto che la casa della nonna è piuttosto lontana, e che non basta attraversare il bosco a piedi, lupo o non lupo.

- Ciao Geppetto! Tei tornato dal negozio del palegname?
Hasuna, di ritrono dalla macelleria, rimane interdetto sull'uscio di casa, poi mi fa:
- Le racconti troppe favole a questa bambina: sta diventando scema!

Mia madre invece ha le sue teorie degne di una nonna psichiatra in pensione:
- Non mi piace che l'assecondi in questo gioco! Ci manca solo farle venire una crisi d'identità a due anni!

I grandi talenti sono sempre incompresi: Maga Magò, Barbapapà, a lei fanno un baffo! Non è da tutti avere una figlia trasformista!

lunedì 3 settembre 2012

Chi viene e chi va.


Una stanza semivuota, fino a qualche giorno fa ingombra quasi completamente di pacchi e scatoloni. Ora un materasso spoglio su cui sedersi e guardare la parete nuda.
E' sempre un pochino più triste per chi rimane che per chi va via.
Ricordo i miei traslochi: un po' di malinconia nel momento di imballare gli ultimi scatoli, di staccare le ultime foto, di effettuare gli ultimi viaggi. Poi ti ritrovi in un altrove da render tuo, da personalizzare, ti appropri degli spazi, apri scatole e ritrovi oggetti noti, a cui urge trovare una collocazione nuova. Allora la sensazione predominante è di grande eccitazione e di una vaga euforia.
Non così per chi resta a fissare una parete vuota, che ancora ostenta i segni di un passaggio umano che tu ben conosci, un'impronta familiare che presto svanirà, impietosamente lavata via dall'inesorabile pennello bianco.
Intanto fuori sul terrazzo iniziano ad ammucchiarsi altri pacchi, altre cianfrusaglie, altra vita, e tu ti fai forza e cerchi l'energia per accogliere un'altra compagnia, per condividere i tuoi spazi, i tuoi tempi, sopprimi la stanchezza, l'intolleranza, il desiderio di autonomia e di legittima, esclusiva sovranità all'interno degli spazi domestici, e fai posto, ancora una volta, nella tua vita.
Non si può dire che mi manchi lo spirito di adattabilità.
Ciao Master.

sabato 1 settembre 2012

Estate in città. Istantanee.

E così è finito agosto. Non immaginate la soddisfazione di averlo liquidato, questo agosto di cicloni e anticicloni: caldo, più caldo, caldissimo, inferno, morte, poi finalmente temporali liberatori.
Ma bando alla meteorologia.
Quest'oggi volevo proporre delle valide alternative alla villeggiatura fuori città, per tutti quelli che invece in città ci passano tutta l'estate, o semplicemente i suoi mesi più caldi.
Un riassunto del nostro agosto, finché è stato possibile vivercelo ancora, prima delle mazzate luciferine.
Siete pronti?

  • Prima proposta: la via degli artisti.
Aggirarsi per le vie del centro di una piccola città come questa che basa la sua sussistenza prettamente sull'Università e sul turismo, può essere scoraggiante quando il caldo incalza e la stagione avanza. Lo shopping dei visitatori facoltosi domina la vita del Corso e voi disperate di imbattervi in una qualche attività umana di un certo interesse. La guida suggerisce di non gettare la spugna: artisti di strada girovaghi si riversano su queste calli per approfittare dell'afflusso turistico stagionale, e alzare un po' la posta in gioco. Potreste sorprendervi a realizzare, con scarsissimi progetti e investimenti, una piacevole passeggiata ricca di distrazioni e intrattenimenti imprevisti.




E pensare che eravate uscite di casa solo allo scopo di accattarvi quel monopattino di plastica che avevate visto a 15 euro! (Attenzione: il veicolo richiede un lungo periodo di rodaggio. Non dico che sia una delusione, ma non aspettatevi l'entusiasmo dimostrato per quelli visti ai giardini e appartenenti agli altri bimbi. L'entusiasmo si smorza con il possesso dell'oggetto).


...ma funziona bene da seduta improvvisata per assistere comodamente ad un concertino fuori programma.



Ed eccovi arrivati in fondo al percorso della nostra visita: qui dove lo sguardo spazia finalmente libero dalle angustie della strada e ruota in circolo intorno al piazzale delle Poste Centrali, mirabilmente ristrutturato dopo soli du.. tr.., aspè, cinque anni di cantiere! Azz', però! Ma ve bene, apprezziamo il risultato e non commentiamo oltre:



L'ideale per lasciar razzolare conducente e veicolo in rodaggio. Ma attenzione: pavimento accidentato e altamente abrasivo di gomiti e ginocchia (fecce, mani...).




  • Seconda proposta: turisti per in casa.
Pensavate che qui, nella piazza più turistica della città, e forse della regione, e mi azzarderei a dire una delle più turistiche del Paese, avreste forse trovato un po' di fresco e di ristoro dai bollori cittadini, approfittando di verdi aiuole artificiale abbondantemente irrorate da getti d'acqua automatici girevoli? beh, sbagliavate. Un cartello campeggiava nel bel mezzo del pratone del Battistero con su scritto "Vietato l'accesso al prato per ragione di interventi strutturali". Ottimo, direi. Potreste sbattervene con nonchalance e andarvi a piazzare proprio nell'oasi di ombra proiettata dall'elegante monumento, tutto traforato di bifore e pennacchi come un merletto di pizzo, ma di marmo (immagini a  seguire), e lasciare che i turisti più giovani esplorino e saggino il patrimonio storico e culturale della loro terra natia.


Nella totale assenza di altri visitatori, ché solo un pazzo si troverebbe qui sotto il sole battente alle undici di mattina, la vedrete sondare le distanze.


Diventando sempre più piiiiiccola al vostro obiettivo.


E poi tornare indietro con la stessa, concentratissima, determinazione.


Mentre fiumi di visitantes confluiscono qui da ogni parte del globo terrestre, a immortalarsi reciprocamente con una mano alzata verso la celebre torre campanaria (bizzarro, il genere umano!)...


...lei avrà raggiunto il confine ultimo, e così minuscola non vi era mai sembrata prima, a confronto con l'enormità.




(Mamma, hai visto come tono veloce?)

...ma chi ci abita qui?



(toc toc!)

Mamma, ci tono dei tigno'i che cantano!



Hai visto che porta grande? Secondo te sarà la casa di un gigante?
No, mamma, quetta è la Chiesa gande del tigno'e.
Ah! (Qui c'è lo zampino della nonna, però).

E ha tombini fioriti!




Salutate pure la vostra ombra: è ora di rientrare.

  • Terza proposta: dare da bere agli assetati.
Un'utile e piacevole attività per impegnare i vostri pomeriggi estivi, potrebbe essere il giardinaggio.
Munitevi degli strumenti idonei.



E fate attenzione a non rovesciare nemmeno una goccia d'acqua, prezioso liquido vitale.



Va be' se volete potete bere pure voi! A voi il ristoro di un sorso d'acqua...


A voi il ristoro di un sorriso.


Chissà quanta ne avrete versata nei vasi e quanta in terra al termine dell'operazione? Siamo clementi: diciamo 50 e 50!


Ah, vi siete messe le scarpe? Allora si va a fare un'altra gita!

  • Quarta proposta: prendere possesso degli spazi.
In cerca di frescura, potreste prediligere itinerari di relax che altrimenti siete soliti snobbare, a favore di altri un pochino più consoni al vostro spirito e gusto, ma...




Di necessità si fa virtù.
In assenza di altri pretendenti e occupanti, forse spiaggiati su lidi lontani, prendiamo possesso del castello, un castello dalle abnormi dimensioni, che però non ci spaventano: esploreremo i suoi vicoli.


Risaliremo le sue rampe...


Sfideremo i suoi tranelli.


Vivremo una vacanza di avventura, come una piccola, sculettante Indiana Jones!



E senza timori, giù! Lungo lo scivolo più grande che io abbia mai visto.


In attesa che il tempo si rimetta, studieremo presto per voi altri percorsi di visita.
Nel frattempo: buon inizio settembre!

P.S.
Evviva evviva! Ieri è nato Tebazziano, il nuovo cuginetto di Mimi! Ben arrivato!