venerdì 29 novembre 2013

Sentori (sinistri) di Natale alle porte.

Un paio di settimane fa ho acquisito coscienza di una verità sconcertante: eravamo appena a metà novembre,e già un abete doverosamente addobbato sbrilluccicava nella vetrina del negozio di fiori sotto casa (una botique di lusso del mazzolino dal nome inverosimilmente scherzoso "Siamo al verde"). Ovvero: eravamo già in pieno periodo natalizio.
Orrore e sgomento.
Oddio, ho pensato, ora non potrò più navigare per i blog senza venire sommersa da idee per realizzare un perfetto calendario dell'avvento, e affini.
Mimi per conto suo ha iniziato a fantasticare e a vaneggiare entusiasta di montagne di principezze e di Babbo Natale che viene a trovarci a casa di nonna insieme a Cenerentola e non so che altro.
Io intanto prendevo mentalmente nota nell'intento di azzeccare qualche desiderio senza però dare nell'occhio, perché non fosse chiaro il diretto rapporto di dipendenza tra il desiderio dell'oggetto e l'ottenimento dello stesso. Non mi è mai piaciuta questa cosa di inculcare nei bambini l'idea di una lista dei regali da ricevere. Nessuna letterina a Babbo Natale, dicevo.

giovedì 21 novembre 2013

Lavoro di squadra.

Mimi innalza torri altissime. Rania le butta giù.
Mimi edifica fantasmagorici castelli pericolanti di architravi sospesi nel vuoto, sovraccarichi di cuspidi, ridondanti di guglie e trifore.
Rania li rade al suolo. E disperde i pezzi.
Mimi apparecchia luculliane colazioni sull'erba ipotetica del pavimento di piastrelle; dispone piatti, imbandisce tovaglie, distribuisce porzioni, allestisce coreografie di portate.
Rania agguanta e arraffa, porta tutto alla bocca, sbava e si sdraia nel bel mezzo del pic-nic, portando devastazione e carestia.
Mimi organizza raduni principeschi di personaggi di fiaba, inventa storie, mette in piedi dialoghi, promuove eventi, divulga proclami a tutte le fanciulle del regno.
Rania si presenta non invitata al ballo del re seminando il panico tra i presenti, rapisce Cenerentola e stende Biancaneve con un rovescio. Morti e feriti.

mercoledì 20 novembre 2013

Houston, per la verità ne avremmo quattro o cinque...

Houston, per prima cosa, ci sono le bimbe a casa. Cioè, la grande è a casa da circa una settimana, con sentenza... ehm... diagnosi di otite batterica e antibiotico due volte a dì più gocce auricolari. E pure la piccola, perché è più comodo, e si fa prima, che si ammalino a coppia; dalla varicella in poi, mi sa che d'ora in avanti funziona così.
Ma ne stiamo uscendo, Houston, non ti preoccupare, malgrado poi il codazzo di cacarella e disturbi gastrici vari dovuti al bibitone antibiotico. Comunque una faticaccia, Houston, tu sapessi.
C'è la piccola che si sveglia ogni giorno in un lasso di tempo compreso tra le cinque e le sette meno un quarto del mattino. No, dico, per lei arrivare alle sette è una macchia sulla sua immacolata reputazione di scassapalle ante-albam.
Ma ci stiamo abituando anche a questo, Houston. Del resto, siamo una squadra ben addestrata ed equipaggiata.

martedì 12 novembre 2013

La risposta esatta.

Mettiti il cuore in pace: per loro sbaglierai sempre.
Qualsiasi cosa tu faccia sbaglierai.
Sbaglierai sempre e comunque.

Sbaglierai, fidati. Sbaglierai, in un verso o nell'altro, ma sbaglierai.
Perché tormentarti, perché sprecare energie preziose nella ricerca estenuante della formula perfetta.

Sbaglierai. E punto.

Sbaglierai quando non presterai abbastanza attenzione ai bisogni di tuo figlio/a. I bambini vanno ascoltati, hai capito? Devi saperti mettere alla loro altezza, non carponi ma in punta di piedi, devi decifrare i loro bisogni. Se non ascolti quel che hanno da dirti non sarai mai in grado di fornire loro le risposte giuste. Sbaglierai. Se non hai già sbagliato. Ma sicuro che lo hai fatto.

domenica 10 novembre 2013

Vietato fare pipì in piedi.

- Mamma! Vieni a vedere la mia città!

- Oh! Che bella città, Mimi.

- Vedi? Ci ho messo anche il cartello stradale.

- Ehm... sì, vedo. Bene!

- Dice: "Vietato fare pipì in piedi".

sabato 2 novembre 2013

Memoria familiare.

In rete a volte nascono dialoghi. Frammentari, va bene, il più delle volte insulsi.
Però capita anche la volta che per caso ti imbatti in un momento di riflessione profonda di qualcuno e ti infili sulla sua lunghezza d'onda. E ti accorgi che quello che vorresti poter dire è assai più di quanto sia possibile e lecito postare su una bacheca altrui di Facebook.
E allora apri il blog e clicchi: nuovo post.
Poi fai un respirone e ti auguri che tutti continuino a dormire per almeno un'altra mezz'oretta, il tempo sufficiente per dire quanto ti preme, in questo giorno che nasce grigio e piovoso, e si tira dietro umori di melanconia e un fondo di inquietudine esistenziale.

Di fronte alla morte ho sempre assunto atteggiamenti di forte pudore.
Come molti della mia generazione non l'ho mai avuta in gran familiarità, e detestavo le rituali andate al cimitero, a "far visita" a gente morta che per lo più non avevo mai conosciuto.
Ancora oggi non vado volentieri a "trovare" mio padre al cimitero. Vuoi per la difficoltà logistica della cosa, vuoi perché il luogo dove il suo corpo giace, così spersonalizzato e lontano da ogni fermento di vita presente mi trasmette un senso di desolazione e smarrimento. Saperlo lì mi rattrista, e allo stesso tempo non sento la necessità di far visita a quel che resta di ciò che fu, un tempo, il suo corpo.