martedì 26 gennaio 2016

Appunti quotidiani.


Il gelo dei giorni passati ci ha portato un nuovo ciclo di malanni: siamo stati mali a turno, tutti quanti.
Rania, che continua a produrre quantitativi importanti di muco di tutti i colori, ha smesso di fare l'aerosol unicamente per esasperazione materna e ha il naso screpolato a sangue a furia di sfregamenti di fazzoletti.
Il beduino è stato letteralmente steso dall'influenza rantolante nel letto per la durata di tre giorni netti, incosciente del mondo circostante come solo un uomo sa fare. Un pomeriggio gli ho lasciato le bimbe per andare a una riunione, con l'accorgimento di lasciare cena pronta e il DVD di Pinocchio inserito. Sono ritornata di gran carriera intorno alle otto e ti trovo Mimi arrampicata sul lavandino intenta a tirar fuori piatti per apparecchiare la tavola per la cena, Pinocchio in stand by sul menù dei titoli, Rania vagante per la terrazza che mi cercava, lui sempre nel letto, sempre rantolante, sempre totalmente incurante delle proprie responsabilità paterne.
Va be'.

lunedì 18 gennaio 2016

Le cose che poi dimentichi.

Ché poi, si dice, dimentichi tutto.
Almeno finché non ti ricapita. Allora a un tratto ti ricordi di nuovo. Ah, già! Anche l'altra volta era andata così!
La nausea del primo trimestre, il fastidio per gli odori, la letargia.
L'ansia notturna, l'insonnia insensata.
Gli attacchi di fame, mangiare come un uomo e crollare alle nove di sera come un pupo.
Le manie salutiste, le spese improbabili al supermercato, le paste integrali, la verdura bio.
Gli hackeraggi della tua volontà alle buone intenzioni salutiste: la dipendenza dai cornetti di mais, le pringles alla paprika, la focaccia farcita della COOP mangiata di furia tra gli scaffali del reparto frutta e verdura.
I vestiti che non ti stanno più, i pantaloni slacciati, maglioni sformati.
I forum di gravidanza, le malattie esantematiche, la toxoplasmosi.
"E coi gatti come fai?" Li metto in quarantena. Li iberno. Li sopprimo. Secondo voi?
(No: continuo a pulirne la cacca dalla lettiera con la paletta. Ciò non comporta infezione da toxoplasma. Vi assicuro).

mercoledì 13 gennaio 2016

Giorni azzurri


E poi arrivano quei giorni azzurri, di cielo terso, dopo la sfuriata dei venti del nord, che tu pedali in bicicletta e i colori ti appaiono più vividi, e vorresti fermarti a fotografare tutto: i rami spogli degli alberi, le facciate delle case, le biciclette appoggiate ai muri, le strade e le persone che vi si aggirano, strette nelle loro sciarpe e piumini scuri, che contrastano con tutta questa luce. Sembrano tante formiche allo sbando.
Ho fatto un giro in centro, lasciate le bimbe (finalmente!) alle rispettive scuole, perché avevo faccende da sbrigare. Ho respirato l'aria fredda e mi sono riempita gli occhi di bellezza.
In quei giorni tutto diventa all'improvviso perfetto, splendente, cristallino, anche ciò che hai dentro.
Allora ami la città in cui vivi, i suoi scorci, i suoi vicoli, il suo essere sempre così vicina e familiare, la prevedibilità dei suoi abitanti, che hai imparato a conoscere e ad accettare, anche nei loro aspetti più ruvidi e spigolosi, anche nelle loro imperfezioni.

martedì 12 gennaio 2016

E buon anno!


Come sempre puntualissima nell'aggiornare il blog in tempo reale, per questa volta risparmierò ai miei venticinque lettori, se pure ce ne fossero tanti, la riflessione retrospettiva sul mio anno appena trascorso.
Del resto sono stata talmente incostante nello scrivere quest'ultimo anno che mi sembra giusto chiuderla così, e voltare pagina.
Lascerò un piccolo spazio vitale giusto per i buoni propositi, e prima di tutto mi ripropongo la costanza, tanto per restare in tema, anche se questa promessa, mi sa, parte male, e lo dico inaugurando il nuovo anno in data 12 gennaio.
Ma buongiorno! E come vi sono andate le feste?
Le mie, mmmh. Grazie a Dio il Natale passa: non è poi tutto questo dramma, e tu ti riguardi indietro dicendoti che scema, che ti ci sei fatta tante paturnie, quando si avvicinava, e come ogni anno ti fai prendere dalla malinconia.
Un po' come la laurea, che ci perdi le notti, i giorni, la salute, poi in venti minuti è tutto fatto e tu dici: beh, tutto qui?
Niente di apocalittico: quasi un giorno come un altro, ma a casa di tua madre, con le tue figlie che scartano i pacchetti ancora con la meraviglia negli occhi, chissà poi ancora per quanto e quando per loro inizierà ad essere una sorta di farsa anche quella fede finora indiscussa nel fantomatico mittente dei doni in barba bianca.