martedì 31 maggio 2011

Roba da gatti. That's amore

Zorro e Panza si amano.



Zorro e Panzumen sono i due fratelli reduci di una sfortunata nidiata di quattro. Un parto infelice, in un momento funesto.
Unici due sopravvissuti, abbiamo deciso di tenerceli in casa.
Si son molto uniti.
Quando Zorro non c'è, Panzumen gira come un ossesso per casa chiamando a gran voce il fratello.
Quando non c'è Panzumen, Zorro fa lo stesso.
Quando Zorro è scomparso per 15 giorni, Panzumen era triste, mogio, ed è dimagrito di qualche etto, pur non avendo perso completamente l'appetito, era anzi costretto a mangiare per due (ma era per colmare il vuoto lasciato dall'assenza fraterna!).
Quando Zorro è rimasto bloccato in cima ad un'altissima magnolia per due giorni a venti metri da terra, tenendo sveglio per due notti l'intero vicinato, Panzumen si è sentito in dovere di emularlo: è rimasto una mattina intera su un'acacia spinosa, a tre metri di altezza, ma troppo terrorizzato per scendere di qualche decina di centimetri e permetterci di raggiungerlo.
Quando Panzumen è particolarmente pieno d'amore, si lascia trasportare più del dovuto nelle sue effusioni fraterne.
Quando Zorro si scoccia delle avances amorose di Panzumen, parte l'azzuffatina.
Quando Zorro trova un nuovo posto in cui andarsi ad infilare, molto presto verrà raggiunto da Panzumen, che in genere, data l'esiguità di spazio di questi nascondigli scovati da Zorro, gli si piazza addosso, costringendolo a sloggiare, e a trovarsi un'altra sistemazione.
Quando Zorro torna in casa con l'ennesima cavalletta in bocca, Panzumen aspetta che lui la deponga in terra per sottrargli la preda.
Quando Panzumen torna a casa con l'ennesima lucertola in bocca, immancabilmente se la farà scappare sotto il mobile più vicino, e tutti e due rimarranno l'intera giornata a fare la posta a turno davanti a detto mobile, nella speranza imperitura che prima o poi la povera bestiola si deciderà a uscire allo scoperto.
Quando Zorro, spaparanzato paciosamente sul letto, ode provenire da qualche altra stanza il richiamo disperato di Panzumen che lo cerca, drizza le orecchie, poi la testa,e infine gli risponde con un flebile miao. Subito arriva trotterellando un felicissimo Panzumen, che inizia tutto contento a lisciare il pelo al fratello.
Insomma: Zorro e Panzumen si amano.

C'è così tanto amore in casa che viene quasi voglia di prenderne parte.


Questo post partecipa alla rubrica del martedì "Roba da gatti".
Per partecipare alla rubrica con la vostra roba da gatti segnalatemi qui sotto il link al vostro post.
Per trovare altra roba da gatti su scala internazionale puoi visitare anche Cats on tuesday.

Questa settimana, roba da gatti di:
  1. Owl
  2. goldberry 
  3. mafalda1980

domenica 29 maggio 2011

Il talento musicale della pupa e della mamma (come incoraggiare tua figlia quando ti accorgi che è una bimba-prodigio)

La pupa è un genio musicale.
Sì lo so che ora voi penserete che si tratta solo del giudizio poco obiettivo di una madre rintronata, ma lasciatemi il tempo di darvi ragione.
Dunque la pupa balla. Balla ogni volta che suona il cellulare a me o al padre (io ho un'allegra suoneria tipo jazz-manouche, ma anche un po' country se vogliamo, Hasuna una terribile tipo house o giù di lì; poco importa, lei ci balla su); balla sul seggiolino della bici, sollevando i gomiti e ondeggiando felice; balla per manifestare felicità ed entusiasmo quando la sera vede comparire il padre di ritorno da lavoro dietro il vetro della porta-finestra della cucina; quando è molto soddisfatta di sè, dopo aver superato un difficile ostacolo posto sul suo cammino gattonante, la pupa improvvisa rituali danze trionfali accompagnandole con ritmici schiocchi della lingua ed enormi sorrisi di vittoria.
La pupa canta, pure. Canta in un leggero falsetto su un'unica nota priva di varianti ogni qual volta il suo orecchio venga solleticato da un ritornello di suo gradimento. Quando al supermercato riconosce in sottofondo, dietro i Plimplòn e i ronzii dei banchi-frigo, provenire da qualche parte una melodia a lei nota, gentilmente offerta ai signori clienti dal signor Carrefour. Quando vuole richiamare l'attenzione di una madre troppo distratta, troppo presa da altri pensieri da dimenticarsi di inserire la colonna sonora durante le abituali galoppate in bici.
La mamma non può che prendere atto della sua inclinazione alla musica e incoraggiarla come può.
La mamma canta.
Il mio vasto repertorio canoro spazia dal Ballo del qua qua (che per un certo periodo è stata in testa alla nostra personale hit parade, va be' che era obsoleta già quando ero piccola io, ma su certe cose non tramonta mai il sole!) al Ballo di San Vito, dalla canzone di Cocco e Drilly a Yellow submarine, da Berta filava a Pinocchio dove vai (cavallo di battaglia della mia infanzia). Lei ascolta tutto molto attentamente: se qualcosa le piace particolarmente partecipa ballonzolando e ansimando a bocca spalancata come un cane in vena di feste, se qualcosa la annoia protesta risoluta, e mamma cambia disco.
Cerco anche in questo caso di coinvolgerla scegliendo delle canzoni il cui testo possa, almeno in parte essere accessibile anche  a lei (il metodo Montessori mi fa un baffo!). E quindi:
- Per MA-MA: Oh mamma mamma mamma sai perché mi batte il corazòn? Peccato che io faccia una gran confusione tra la versione originale (ho visto una muchacha) che non conosco, quella da stadio (ho visto Maradona), e quella pubblicitaria (non so se ne avete memoria: di quelle Morositas). Ma tanto alla pupa interessa solo il "mamma mamma mamma" che in ogni caso resta tale e quale.
-Per BA-BA: Barbara Ann dei Beach Boys (ah, no: era dei Regents in realtà), ma anche qui le conoscenze materne si fermano al ritornello, anzi, alla sola frase "Ba-Ba-Ba-Ba-Barbara Ann".
-Per GA-GA: a parte che questa allocuzione in genere sottintende una precisa richiesta (ovvero 44 gatti), io a volte ci provo con Radio Gaga, peccato che sui testi in inglese io non sia proprio ferratissima
 PA-PA: viva la pappa pappa col popopopopopomodoro.
-Per DA-DA: è stata dura. Ci ho provato con Da-da-um-pa, ma non mi convince gran che. Si accettano suggerimenti (per favore, evitare Trottolino amoroso Dudù dadadà).
- Per TA-TA: mi è venuta in mente solo la mitragliatrice del ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, ma anche questa fa abbastanza pena.
- Per LA-LA: mi rendo conto che ad andare a pensarci per bene ce ne saranno un'infinità di canzoni che fanno la-la. Personalmente utilizzo o il tormentone dei puffi quando vanno per puf-bacche (generazione degli anni '80, voi capirete a cosa mi riferisco), oppure Uh-lalla Uh-lalla questo è il ballo del moscerino.
- Per Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!: Immigrant Song (Led Zeppelin). Naturalmente, solo l'inizio, anche perché il seguito non lo so. Parto con la canzone quando lei parte con i migliori dei suoi urli, che Biancaneve in Shreck Terzo impallidirebbe a confronto ancor più di quanto già non sia di nome e di fatto.
 
Mi sono anche preparata per quando inizierà a utilizzare altra vocali diverse da A:
- PO-PO: c'è quella fantastica Pooooo-po-po-po-po-poooo-poooo (coro da stadio, anche detta Seven Nation Army dei White Strips).
- PI-PI: la sigla di Pippi Calzelunghe, che a dirla tutta è una delle sue preferite (in top-list).

Poi, boh! Anche qui se vi viene qualcosa in mente, i suggerimenti sono ben accetti. Come vi permettete di dire che la cosa vi sembra abbastanza demenziale? Ne riparleremo quando la pupa sarà più famosa di Brittaney Spears e di Farinelli messi insieme (immaginate che duetto?).

Tutto ciò accadeva fino a poco tempo fa.
Ora direi che ci siamo decisamente evolute.
Sono finalmente riuscita a trovare il testo completo di Nella vecchia fattoria, nella versione del Quartetto cetra. La pupa partecipa entusiasta con i versi che conosce, e ancora più entusiasta se l'esecuzione canora è accompagnata dalla rappresentazione teatrale interpretata dai suoi animali di peluche.

Ecco qua il testo, per la vostra gioia:

Nella vecchia fattoria ia-ia-o
Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o
C'è la capra-capra-ca-ca-capra
Nella vecchia fattoria ia-ia-o.

Attaccato a un carrettino
C’è un quadrupede piccino
L'asinel-nel-nel-nel-nel

Tra le casse e i ferri rotti
Dove i topi son grassotti
C'è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

Tanto grasso e tanto grosso
Sempre sporco a più non posso
C'è il maiale-iale-ia-ia-iale.

Sopra l'argine di un fosso
Alle prese con un osso
C'è un bel cane-cane-ca-ca-cane

Nella stalla silenziosa
Dopo aver mangiato a iosa
Dorme il bue-bue-bu-bu-bue

Ecco, sono rimasta un poco delusa, per la verità. Mancano all'appello una quantità consistente di animali fondamentali.
E così Suster ha aggiunto alcune strofe, che possono sicuramente interessarvi:

Nel pollaio chioccia e cova
Ha deposto quattro uova
La gallina-ina la-gal-lina.

Sul recinto appollaiato
strilla e canta a perdi fiato
C'è un bel gallo gallo-ga-ga-gallo

Starnazzando allegra e gaia
mentre razzola per l'aia
C'è anche l'oca oca o-o-oca

Trotterella sulla via
O riposa in scuderia
Il cavallo-vallo ca-ca-vallo

nella vecchia fattoria ia iaa ooo.

Va be la chiudo qui, che la sto facendo un po' troppo lunga.
Veramente, mi stupisco che programmi di pubblica informazione come Report o Annozero non si occupino di questioni di importanza fondamentale come queste, anziché innalzare gogne mediatiche!

E comunque:
Momento di estrema ispirazione compositiva (la piccola Beethoven)

venerdì 27 maggio 2011

Little Italy.

Buon giorno a voi, signore e signori; oggi la Suster è decisamente in coma profondo e non sa se e quando si ripiglierà, complice una pupa che stanotte ha iniziato a fare i numeri da circo alle 3 e mezza di notte, alternando ciclicamente la fase "pupa furiosa" con quella di "pupa gasata" (consulta leggenda).
E così stamani pubblico solo un nuovo post di partecipazione all'eccezionale contest di Pisa & Love

(Mi) immortali gli Italiani?
 
Little Italy.
 Irene ci ha preso gusto, e ora mi comunica che sta per sottopormi ad uno stalking spietato.
A quanto pare ha proprio deciso di accaparrarsi il megagalattico suster-premio.
Non posso che esserne lieta e lusingata.
 
Per conto mio rinnovo i miei più sentiti "Partecipate! Partecipate! Partecipate!".
 
 

mercoledì 25 maggio 2011

Italy with love. Non ingerire

Oggi ospito, signore e signori, la foto di Irene, che partecipa allo strepitoso contest di Pisa & Love
(Mi) immortali gli Italiani?

Italy with love. Non ingerire.
Irene dedica questa foto "a tutti quelli che hanno marciato a lungo e non hanno avuto la possibilità di rivedere i propri figli (triste e patriottico!)".


martedì 24 maggio 2011

Roba da gatti. L'impostore.

Un giorno che me ne andavo come sempre ai giardini, uscendo di casa con la pupa su un braccio, la reflex nell'altro, le chiavi della bici nella mano, è capitato che scendendo le scale, lei mi dicesse: "Ga".
Alzo gli occhi e chi ti vedo? Panzumen.

- Panzumen che fai lì?
E mi sembrava strano che lui, notoriamente piuttosto pigro e dotato di scarso spirito di avventura, si fosse inerpicato fin sul tetto della rimessa del negozio di elettronica sotto casa.
Avevo, come detto, la macchina fotografica a portata di mano, e così immortalo l'insolito evento.

 -Panzumen! Panzumeeen! qui, Panzumen! Insomma, mi guardi sì o no? Gatto scellerato, che fai, mi ignori?

 Dopo ripetuti richiami alza la testa, gli occhi... Celesti!

 - Panz... ma tu non sei Panzumen!

 L'impostore si volta...
 Perché attirato dai ripetuti richiamo è arrivato...


 ...il Panzumen originale!
E ora ti tocca sloggiare, impostore!
E non farti più vedere da queste parti!

Bravo Panzumen: difendi territorio e identità.

Dimmi tu se al giorno d'oggi, basta distrarsi un attimo, che chiunque crede di poterti sfilare la poltrona di sotto la coda!

(In realtà, se ci fate caso, nella prima e seconda foto lo si intravede avvicinarsi dietro il fogliame, sul tetto della casa retrostante. Ciò che il mio occhio non vide quel giorno, l'obiettivo fotografico lo rivela oggi.)

Questo post partecipa alla rubrica del martedì "Roba da gatti".
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Questa settimana:

lunedì 23 maggio 2011

PLIMPLON! Informazione di servizio

Allora io sto chiusa qua con le imposte della portafinestra ben sprangate, per non fare entrare la luce del sole, come un vampiro, e batto nella penombra sulla tastiera. Mi sembra di riessere a un anno fa (o erano due? Erano due, Suster. Acc'! Passa il tempo!), quando intenta a mettere al mondo quella che sarebbe stata la mia prima figlia (la mia tesi di laurea, eh, non vi spaventate), mi sottraevo alla calura estiva che minacciava di entrare dalla terrazza assolata esposta impietosamente a sud, nascondendomi anche allora dietro un'imposta ben chiusa, e intanto battevo alla luce artificiale di un lap-top parole parole parole.
E quest'ondata di caldo terribile mi riporta alla mente una consapevolezza: siamo quasi a giugno, ragazzi: l'estate è alle porte, e il mio fantastico contest sta per terminare!
Quindi affrettatevi gente! Se non l'avete ancora fatto: partecipate partecipate partecipate!
Mancano solo 10 giorni (ma mi sa che qui nessuno mi si fila).
Sono stata forse un tantino ottimista, ma è che vedo troppa pubblicità e mi hanno detto che l'ottimismo è il sapore della vita.
E comunque, riassumendo per i disattenti: in occasione dei 150 anni dall'unità d'Italia, perfino la scettica Suster si è lasciata prendere da una ventata di sano entusiasmo, e sperando di non scadere nella facile retorica ha proposto un "contest".
Dicasi contest, e come al solito correggetemi se sbaglio, una sorta di concorso indetto da un blog, con regole e premi specifici, cui altri sono invitati a partecipare liberamente. Non so perchè si utilizzi il termine inglese, credo che faccia più "figo", o sarà perché è questa la lingua in cui si esprime il web, anche se personalmente mi piacerebbe se anche noi, in occasione dei nostri 150 anni, facessimo un poco come gli Spagnoli, che "spagolizzano" il mouse in "ratòn" e l'hard disk in "disco duro".
E comunque, eccolo, il mio contest:

(Mi) immortali gli Italiani? 150 di questi scatti

Il titolo, dalle grandi speranze, credo sia stato immediatamente smentito nella realtà dalle adesioni di pubblico, piuttosto esigue, per usare un eufemismo.
Io comunque continuo ad essere fiduciosa, e lo sapete perchè?
Perchè l'ottimismo è il sapore della vita! Ah ah ah!
No, scherzi a parte: perché quando al Tg1 di parecchi mesi fa ho sentito l'interessantissima notizia che nel 2011 per commemorare il 150enario dell'Unità gli Italiani erano invitati ad esporre il tricolore alle loro finestre (con tanto di interviste super-interessanti ai passanti per strada), ho pensato: "Sì, voglio proprio vedere quanti saranno gli scemi che lo fanno per davvero" o qualcosa del genere, anche senza insultare quelli che poi l'han fatto veramente.
E invece poi mi sono dovuta ricredere di almeno due cose.
La prima:


 (Naturalmente se a qualcuno capitasse di riconoscere casa sua in una di queste foto vi prego di non denunciarmi subito subito per violazione della privacy; ricordatevi che ho una figlia piccola.)


 Questa foto, lo ammetto, è piuttosto bruttarella (più ancora delle altre se possibile), ma, anche se non si vede bene, ci sono ben quattro bandiere appese fuori: come fare a prenderle tutte in un sol colpo se no?

Quando invece sono passata dietro ai tue tizi che camminano in mezzo al vicolo, le mie narici e la mia persona sono state pervase da un inconfondibile aroma destabilizzante: mi sono affrettata a dribblarli o mi si sballava la pupa nel seggiolino della bici.
Ecco come immortalo gli Italiani.



E questa strada mi è piuttosto familiare: credo sia la più scalcinata della città, in assoluto, e indovinate un po' chi sono gli sfigati che ci abitano?
La sede stradale è più che deforme: è tutta un saliscendi, roba che se ci entri a più di 30 Km/h rischi di spaccarti entrambe le assi della macchina. Un giorno ci sono venuti degli operai del comune: oh, finalmente rifaranno il manto stradale, ho pensato. E invece, dopo una mattinata di lavoro, hanno messo il cartello che vedete qui sopra. Fantastico! Non tutto il male vien per nuocere: sospetto che il giorno in cui riasfalteranno la strada di casa mia, non perderanno certo l'occasione di ridipingerla tutta di coloratissime strisce blu.
Quando ci ho visto sventolare dietro la bandiera non ho resistito: made in Italy.

Ah, quasi dimenticavo: la seconda cosa.
La seconda cosa è che non ho pensato che quelli che avevano messo le bandiere fossero scemi, quando le ho viste, man mano, fiorire alle finestre. Tutt'altro: la cosa mi ha fatto sorridere, e mi ha fatto pensare che malgrado tutto, malgrado tutto, dai, non è poi così male, essere Italiani.
E, che mi frega, mi unisco a loro!
E' per questo che torno alla carica, a costo di rinnovare la mia figura da fessa.

Vi aspetto, eh!




PS.
23 maggio 1992: due Italiani


sabato 21 maggio 2011

Incombenze molto noiose (persino per me che scrivo, figuriamoci per voi che leggerete!)


Annaspando tra le quotidiane faccende di ordinaria amministrazione mi rifugio qui.

Com'è come non è, tutte le scadenze si ritrovano sempre a coincidere.
Moduli da riempire e documentazione da allegare si ammonticchiano senza che io riesca a trovare il tempo e il coraggio per iniziare solo a capire da che parte cominciare.
Allora, c'è da rifare l'iscrizione al nido. Quando scade il termine per la presentazione delle domande? Ma tanto che la faccio a fare: non me la prenderanno. Però falla, eh! Che almeno guadagni punti in graduatoria (sarà poi vero?).
E poi bisogna andare all'URP, al SICET, alla SEPI, all'USID... Che è 'sta roba? Cos'è, c'hai il singhiozzo? Ah, no: è per il contributo agli affitti, il bando dell'edilizia popolare (siamo noi i nuovi poveri!), la munnezza da pagare...
- Ciccionismo? Oggi puoi passare in banca?
- Oddio, Hasuna, come faccio! Con la bimba!
- Boia dé! Devo pagare le tasse!
- E io devo fare la spesa! Sono finiti i pannolini, il detersivo per i piatti e c'è il lavandino pieno di pentole incrostate, e l'acqua. A proposito: mi lasci la macchina?
- C'è da fare l'assicurazione. Quando hai tempo guarda su internet i preventivi.
- A proposito: a fine maggio mi scade la patente! Dove devo andare per rinnovarla?
- Non puoi rinnovarla se non hai gli occhiali, perché c'è scritto: guida con lenti.
- Appunto: ho le lenti (a contatto). Ti pare che senza occhiali non mi fanno rinnovare la patente? (però ora che mi fai venire il dubbio...). Andranno bene pure se gli manca una stanghetta?
- Dammeli, te li aggiusto io domenica. Però ricordamelo.
- Sì, me li aggiusti! Ma come fai, sono proprio spaccati! Sono stravecchi: tanto vale che me ne prendo un paio nuovo. Anzi, sai che faccio? Prendo una montatura farlocca al Carrefour e poi mi ci faccio montare le lenti dall'ottico.
Ecco, appunto: devo andare al supermercato.

Prima o poi pulirò anche il piano cottura, me lo giuro. Ma vedi che ho fatto bene a non pulirlo una settimana fa, quando me lo dicevo? Perché ora sarebbe di nuovo sporco. Economizza, Suster, economizza, ch'è tempo di crisi.
Prima o poi ce la farò anche a sistemare quel campionario di oggettistica assortita di discutibile utilità che continua ad ammonticchiarsi in cima al frigorifero. Uh, cos'abbiamo qui? Un tubetto di Vinavil! Fantastico! Un passaporto libico, una stecca di Rothmans vuota, un fornelletto per le zanzare, una molletta, due, tre, dieci mollette. Cavi vari. Fogli vari. Scontrini vari. Lasciamo perdere.

Prima o poi. Prima o poi come espressione è rassicurante: presagisce un poi. Sempre meglio di "devo fare questo o quello": presagisce fatica.
- Se vai dal tuo commercialista fatti dare i documenti da portare al CAF.
- Cosa serve?
Mannaggia, devo leggermi il bando. UFF!
Dunque il CUD, l'ISEE, ci risiamo con le sigle!
E due ore in fila alla sede dell'Unione Inquilini con la pupa insofferente che voleva pulire il pavimento con le ginocchia, e io che la sballottavo in braccio e cantavo Nella vecchia fattoria, sperando nel buon animo di qualcuno che mi facesse passare avanti, e lei che voleva a tutti i costi l'orrendo busto di Lenin che ristagnava in cima a uno scaffale a raccogliere polvere secolare.

In tutto ciò sono riuscita infine ad andare dalla mia dottoressa a farmi vedere il polso (dopo tre mesi di convivenza con la mia tendinite, che quasi quasi mi ci sono affezionata).
Prima o poi dovevo farlo.
Ha detto: tendinite. E mi ha prescritto un'eco. (Come volevasi dimostrare).
Nel frattempo sono riuscita a seminare il panico nell'anticamera di suddetta dottoressa.
"Signora mia, io sono buona e cara, ma quando il vaso è colmo, è colmo. Uno dà un braccio, e c'è chi si piglia la mano (no, era il contrario). Se sei educato tutti ti piazzano i piedi in testa!" E altre simili frasi da repertorio, snocciolate a volontà.
Chi le ha dette? Ma la Suster!
Non ci credete? Neanche io se me l'avessero raccontato.
E: "Non è possibile! Tutte le volte 4 ore di anticamera! E io ho la bambina piccola, e non posso stare qui un pomeriggio intero. E' da venerdi che ho prenotato! Chi è mi ha cancellato? Ah: no no no no! Io entro! Sono la prossima! E mi dispiace per lei signora, ma se la prenda con la persona che sta dentro. Perchè è stata DISONESTA! Questo è il mio nome in lista, il numero 4. Chi l'ha cancellato?"
Insomma, un delirio.
Il motivo di tutto ciò: qualcuno aveva osato cancellare il mio nome dalla lista d'attesa, e quando sono arrivata mi hanno detto che il mio turno era passato e ora toccava alla numero 5.
E credetemi, davvero: non sono una di quelle che amano litigare per ogni cosa, che nelle discussioni ci sguazzano, che colgono al volo l'occasione per attaccare turilla, direbbe il commissario Montalbano.
Tanto meno per il posto in fila dal medico, ma quella sala d'attesa è veramente esasperante: un covo di mastini inferociti. Io ogni volta me ne uscivo con le lacrime agli occhi per lo stress. E per l'attesa logorante con: il rappresentante farmaceutico che passa ogni due pazienti, il paziente a cui serve "solo una ricetta" e che poi sta dentro mezz'ora, i bambini che devono fare il vaccino che hanno la precedenza (ma a maggio? E non ce l'anno un pediatra, Cristo santo?), i furbi che telefonano alla dottoressa da dietro la porta del suo studio dicendo "Passavo di qua e , non è che posso fare un salto solo per ritirare l'impegnativa...". Ma sì, certo, venga pure! Tanto ci sono solo 17 coglioni in fila ad aspettare da due ore e mezza!
Suster in quell'anticamera ne ha viste di tutti i colori, ed è capitato anche che, dopo un pomeriggio di attesa, dovesse desistere e tornare a casa senza niente di fatto perché aveva lasciato la pupa alla Master, la quale a una certa ora doveva tornare a lavoro.
Finché non ha capito (ma nessuno glie l'aveva mai detto) come faceva quella lista d'attesa ad essere sempre compilata fino al diciottesimo paziente, anche alle 7 del mattino: gli ipocondriaci over 65 (i più pericolosi esemplari della specie umana in cui potreste imbattervi nella sala d'attesa di un medico di famiglia) si facevano iscrivere per telefono dalla dottoressa stessa giorni e giorni prima. Ok, buono a sapersi. Meglio tardi che mai. Lo faccio anch'io, alla faccia di chi ancora non lo sa, né, forse, mai lo saprà.
Ma poi arrivo ed ecco: il mio nome è stato rimpiazzato da  un altro in lista. Eccheccazzo! Stavolta ci sta la Suster furiosa, e divento verde di bile, e mi gonfio tutta e mi pulsa la vena sul collo.
"Lei ha anche ragione,che la colpa non è sua, ma vede: io passo. Cara signora, io passo, ha capito? Ho la bambina, ho la precedenza e passo: non mi interessa."
Brandendo mia figlia coma passe-partout, come la garanzia vivente delle mie parole.
La quale figlia credo che intanto si stesse vergognando un tantino di me, come sovente capitava a me da piccola di fronte alle pubbliche piazzate di mia madre.

Entro nell'ambulatorio sudata e accalorata.
La dottoressa è insolitamente gentile e accogliente. Sarà perchè ho ripetuto più volte, facendo bene attenzione a mantenere un tono di voce tale da poter essere udito anche da dentro, che "Non si preoccupi, tanto mi sono proprio rotta i coglioni di questa dottoressa: appena riesco, cambio medico, e non mi vedrà più qui, lei, e quella troia che è entrata al mio posto!"

Vedi perchè il mondo è dei prepotenti, di chi sgomita per entrare per primo, di chi alza la voce più forte. E nel caso ci butta dentro anche qualche parolaccia, che non fa mai male.

- Giacché ci siamo diamo anche un'occhiatina anche al seno, che vedo qui che c'è una storia di fibrocisti.
(Davvero?)
Accidenti al mio reggiseno con i piccioni colorati, ora ho perso tutta la credibilità che mi ero guadagnata con la mia colossale sfuriata, e mi tocca pure vergognarmi.

- Mh, sì, ci sono un po' di nodulini: meglio fare un'eco anche qui.
E mi prescrive pure quella.
C'è scritto: sospetta mastopatia fibrocistica, e la cosa non suona proprio bene.
Ma non è che la cara dottoressa si è voluta vendicare così delle mie minacce di cambiare medico?
Il dubbio mi viene, ma intanto ho l'appuntamento a luglio, e fino ad allora non saprò.
Ok, quando ho finito con CAF e CUD e URP e BOT e CCT, farò un salto anche alla ASL, e si cambia dottore.
Prima o poi lo farò. Uh, se lo farò!

venerdì 20 maggio 2011

Libri di pupa

Oggi è venerdì e molte delle mie blog-conoscenze sono solite dedicare questo giorno della settimana alla condivisione di uno o più libri.
Anche se Suster personalmente ha pensato tante volte di partecipare, ma poi non si è mai risolta, e tutto sommato preferisce non infilarsi pure in questa ennesima attività che poi le fa venire l'ansia da inadempienza e non è proprio il caso... anche se, dicevo, Suster bla bla bla, pure volevo segnalare a chi ancora non la conoscesse questa interessante e piacevole iniziativa.
Si tratta della rubrica "I venerdì del libro" proposta da HomaMadeMamma.

Pur non partecipando io assiduamente alla rubrica come vi ho detto, lo stesso colgo lo spunto di questo venerdì per parlare oggi di libri, e in particolare dei libri della pupa (naturalmente! Avevate qualche dubbio sul fatto che lei non c'entrasse qualcosa pure in questa nota odierna?)

Dunque: la pupa ha una piccola libreria personale.
Nel senso che ha una libreria cartacea e una virtuale.
Eccola.

Non credo che al momento le interessi molto la cosa, ma mi sembra carino che man mano che si va accrescendo la sua libreria cartacea, la mamma aggiorni di pari passo anche quella virtuale, almeno finché la piccola non potrà prendere in mano le redini della faccenda, e allora forse potrà apprezzare il minuzioso e accurato lavoro di catalogazione svolto in sua vece dalla madre in tanti anni di letture, perché si ritroverà raccolti qui tutti i libri libretti e libriccini della sua vita.
O forse alla pupa non interesserà niente di queste manie di incasellamento che son proprie della madre, e allora pazienza.
Però non posso negare che per me sia molto divertente curare la libreria on line della pupa sin dal suo primo nascere.
Posso però assicurare che quella cartacea è un vero successo!

Eccola qui, intentissima a leggere il catalogo dei libri della collana, anche se, come potete constatare...
... la sua lettura risulta poco credibile a un occhio esperto!

La libreria cartacea della pupa è sita a debita altezza, raggiungibile ovviamente da lei, vale a dire: sul mobiletto situato sotto al tavolo della cucina (non è che a casa nostra abbiamo tanti spazi adeguati al caso).
Ecco come, ad oggi, è strutturata la libreria della pupa:
Ho scoperto questa collana grazie a un dono della zia Gunchina (Cfr. Nel favoloso mondo di Suster): sono piccoli libretti quadrati di cartone che illustrano ciascuno una o più canzoni per bambini; presente in allegato il cd con la canzone in questione.
La zia ci aveva regalato questi due:

 La canzone dello Zecchino d'oro la conoscete tutti, immagino.
I disegni, spassosissimi, sono di Nicoletta Costa.
La pupa adora il ritornello, e in genere avanza la richiesta di una mia esecuzione a cappella durante le nostre galoppate in bici. Dico galoppate perché lei sul seggiolino della bicicletta, letteralmente galoppa; malgrado non abbia assistito mai a nessuna performance ippica in vita sua, si muove come una provetta fantina a ritmo di "in fila per 6 con resto di 2". Non saprei spiegare il curioso fenomeno: chissà, forse la reminiscenza ancora non del tutto svaporata di una sua vita precedente, da cavallerizza. Bah!
Tornando al libro, uno dei giochi più divertenti da fare con pupa è "Trova Zorro e Panza", che sono presenti praticamente in tutte le pagine, costituendo talvolta proprio i 2 di resto che, nel numero di 44, non entrano nelle colonne feline allineate per 6. Peccato che la reflex sia momentaneamente fuori uso, perché il fenomeno è davvero notevole e interessante. E comunque potete notare i due esemplari in copertina: Zorro, nell'angolo in basso a destra, Panzumen immediatamente sopra di lui, nella fila centrale sulla destra.

Questo libretto illustra tre canzoni non molto note al grande pubblico, ma che appartengono ad una raccolta di una musicassetta della nostra infanzia: "La papera", "La pulce", "L'orologio".
I disegni sono di Altan.
Inizialmente questo libro riscosse un successo assai maggiore dell'altro presso la pupa, perché le illustrazioni sono di gran lunga più semplici da decifrare, sintetiche e ben individuabili. La lettura continua e reiterata di questo libretto (che difatti è il più logoro e usurato di tutti) mi aveva talmente nauseato che sono corsa in libreria a cercarne di nuovi per ampliare un poco il nostro repertorio. La conseguenza di tale sconsiderato atto è che ora mi tocca leggerne a ogni giro ben quattro, anziché due, e il ciclo può ripetersi dalle quattro alle dieci volte giornaliere. Oltretutto sono canzoni brevissime, che ti entrano nel cervello e non ti escono più per tutto il giorno. C'è da uscirne pazzi, e non per niente una notte non riuscivo ad addormentarmi a causa del ritornello dell'Orologio che mi ronzava in testa ossessivamente.
Insomma: belli i libretti, ma dovrebbero recare la dicitura in neretto: "Usare con cautela: il prodotto può dare assuefazione e causare allucinazioni".

 Ecco quindi che mamma, temeraria, ha optato per l'acquisto di un'altra canzone "antoniana" e di un'altra canzone sui gatti (illustrazioni, sempre Nicoletta Costa), anche se stavolta la presenza di un coccodrillo, una giraffa, e un elefante indiano, amplia un poco la gamma di animali disponibili.
La pupa vede solo i "GA", e interrompe continuamente la canzone/lettura per puntare il dito verso tutte le rappresentazioni di quella specie animale, ripetendo "Ga, ga, ga", finché la mamma non le dà retta: "Sì, amore: ga! Miao miao!". E così via.

Vi stupireste se vi dicessi che ora anche la tartaruga si chiama "ga"? Be', non fa una pie-ga: la sillaba c'è anche in questa parola. Mi chiedo solo se la bimba abbia la coscienza che si tratta di due differenti bestie, molto diverse tra loro. Tutto sommato la cosa non ha grande importanza per ora.
Ve la ricordate la canzone cantata da Bruno Lauzi? La pupa la adora. E anche qui i disegni sono di Altan (che fantasia Kaori! Sono rimasta fedele all'impronta della prima tranche di libretti: squadra che vince non si cambia).

Ottime letture per i piccolissimi, che mi sento di consigliare vivamente alle mamme che hanno voglia di cimentarsi in continue esibizioni canore e versi ferini di ogni sorta.
Non avevo mai pensato all'importanza dell'educazione visiva. La pupa, se in un primo momento era piuttosto indifferente di fronte a rappresentazioni molto complesse e ricche di particolari, piano piano ha iniziato a distinguere i singoli elementi all'interno di immagini molto estese e particolareggiate. Punta il dito su un fiore, un pesce, una coccinella, un... gatto (nel caso dice "ga"), mi guarda sorridendo soddisfatta e ballonzolando sul sedere come se avesse fatto una grande scoperta. E in effetti l'ha fatta: ha capito che quel segno grafico corrisponde a un oggetto della realtà. Ha capito che rappresenta un essere animato. Ha capito anche che quell'essere animato presenta evidenti analogie con i suoi Zorro e Panzumen, che le si strusciano addosso tutti giorni.
Non è scontata la capacità di astrazione e estrapolazione dell'idea dall'immagine: se ci si pensa bene è incredibile che a questa età sia già così spiccata.

Lasciatemi solo un minutino ancora per illustrarvi un'altra collana di libri cartonati che trovo molto molto bella per i piccolissimi:
(Non sono riuscita a trovare il sito ufficiale della casa editrice, ammesso che ce ne sia uno, a cui rinviare, inserisco il link a un sito commerciale, a scopo puramente illustrativo).
La pupa ha questo:

Venite venite signore e signori,
entrate nel circo dai mille colori!

La mamma potrebbe trascrivervi qui l'intero testo de Il Circo dei Colori, per averlo ella memorizzato finanche nella punteggiatura a furia di ripeterne la lettura. Non male per esercitare una capacità mnemonica cerebrale che dopo i venti si dice si vada via via deteriorando.
La parte positiva è che la filastrocca è davvero ben scritta, cosa che non sempre capita; le corrispondenze con le immagini sono molto fedeli, e la pupa riesce a seguire alla perfezione le parole man mano che la mamma le indica col dito le varie figure, dimostrando un'attenzione di cui non l'avrei creduta capace.

La particolarità di questi libri è la presenza di buchi concentrici nelle pagine, fatti per poterci infilare il ditino, sollevare la pagina, sbirciare al di là, studiare l'irregolarità del contorno, immaginare la forma dell'oggetto rappresentato. La pupa ne è affascinata.
Qui, come da titolo avrete intuito, si imparano i colori: ogni pagina è dedicata a una diversa gamma dello spettro luminoso; si comincia dal rosa e si finisce con il nero e con il bianco. Trovo questa cosa molto intelligente: per quanto io non sappia dire se e quanto la pupa associ il nome di ogni colore al colore stesso, il fatto di racchiuderne ognuno in un universo a sé stante aiuta secondo me il processo di individuazione mentale del concetto di colore.
Oltretutto i libri coi buchi sono assai più economici degli Indistruttilibri (fattore non poco rilevante per me), diciamo di un buon 30 %, e hanno una rilegatura speciale a prova di bambino: impossibile strapparne via la copertina.
Promossi: 10 e lode.
E ora me ne procuro altri, perché, per quanto simpatici, Lucio il trapezista e il pagliaccio Sandrone iniziano a starmi un poco sulle balle!

giovedì 19 maggio 2011

La mer au printemps

Il mare in primavera...
ci sono stata:
 

 giocava con le impronte che lasciavano i miei piedi

 

 Non ama gli schiamazzi,

è selvatico,

 Poetico,

 Armonioso,
 Delicato...

...l'ideale per gattonare!

Questo post partecipa alla rubrica "Una stagione: la primavera" di Kosenrufu Mama.


(Vedi anche su questo blog: Una stagione: la primavera #1 

mercoledì 18 maggio 2011

Pasta e ceci

Dieci.
Dieci dita delle mie mani,
Dieci nel libro i piccoli indiani,
Dieci si dice le leggi di Dio,
Dieci è il mese in cui son nata io,
Dieci giornate resistette Brescia,
Dieci chilometri da Lucca a Pescia,
Dieci la maglia di Platini,
Dieci anni che vivo qui,
Dieci sarebbero una decina,
Dieci i mesi della mia bambina.


Essendo oggi la Suster in terrificante ritardo rispetto alle cose che si era ripromessa di fare, ed essendosi svegliata appena adesso dal suo sonnellino mattutino che il Cielo lo benedica finché dura, la protagonista di questo mio appunto, sarò succinta e  concisa come non mi avete mai conosciuto.
Cosa annotare sulla pupa di questo mese?
La pupa a 10 mesi:
  • gattoneggia felice per casa in mezzo ai gatti che bambineggiano;
  • ha iniziato a capire la dinamica del biberon: più lo sollevi e più l'acqua vien giù, ed è quindi in grado di bere quasi da sola utilizzando suddetto oggetto e poche nozioni fondamentali di fisica idraulica;
  • ha fatto i suoi primi tentativi di bere dalla tazza a forma di elefante, ma per ora rimandiamo;
  • si tira in piedi aggrappandosi a sostegni di varia natura, posti alla dovuta altezza, e passa con una certa agilità dall'uno all'altro sostegno (leggo che il termine specifico è "bordeggiare");
  • ha scoperto il piacere della lettura e possiede una discreta libreria (tenterò di parlarvene meglio a tempo debito);
  • sa scivolare da sola dallo scivolo alto, se la mamma la aiuta a posizionarsi a pancia sotto, e la cosa la diverte molto;
  • ha intavolato i primi rapporti sociali con coetanei, e la cosa non sempre si è rivelata facile (vi parlerò meglio anche di questo: i giardini forniscono una gran congerie di spunti e materiale di riflessione, meritevole di un capitolo a sé stante);
  • continua ad andare in bicicletta sul seggiolino con mamma, muovendosi a ritmo di "44 gatti";
  • a proposito: conosce tante nuove canzoni oltre al vecchio trito e ritrito "Ballo del qua-qua", oramai venutole a noia, e possiede anche diversi cd musicali;
  • conosce e riproduce i versi di alcuni animali. Nello specifico: cavallo, pecora e cane;
  • ha ampliato di molto il proprio vocabolario, che ora comprende termini quali: "Ga" (gatto); "Haba" (cane); "Baba" (babbo); "mamma" (c'è bisogno che ve lo spieghi?); "gnam gnam"; "Iaè" o "Ae", "Iaie" (aereo. Da casa nostra ne vediamo passare spesso, perchè l'aeroporto di Pisa è molto vicino al centro abitato);
  • capisce il significato delle seguenti parole (oltre a quelle che pronuncia): ciao, no, biscotto, cracker, pera, Zorro, Panzumen, acqua, altalena, bimbo, cane, cavallo, libretto, piccione, ed è probabile che al momento me ne sfuggano diverse;
  • ha deciso che la ricotta le fa schifo non le aggrada, il parmigiano invece le aggrada molto, ma la prima volta che glie ne ho dato un pezzettino, dopo due minuti e mezzo ha iniziato a riempirsi di macchie rosse in faccia e sul petto, e la mamma nel panico più totale l'ha portata di corsa alla guardia medica. Ha fatto prendere il primo spavento grosso alla mamma;
  • ha fatto il suo primo incontro ravvicinato con il mare (e con la sabbia): un successone!
  • investe molto del suo tempo nell'attività di riconoscere mamma e babbo nelle varie fotografie appese alle pareti di casa, e chiama pure "baba" suo nonno, per quanto io continui a spiegarle che quel baba lì è il mio, di baba (mamma però la riconosce sorprendentemente anche alla tenera età di 8 anni. Boh!);
  • ha abbandonato finalmente la carrozzina neonatale e possiede ora un fantastico lettino da grande;
  • ha subito un notevole incremento dimensionale, saltando a piè pari la taglia 9/12 mesi e calzando ora direttamente la 12. Sospetto che questo inspiegabile salto di crescita sia dovuto al così detto fenomeno del bonsai (più il vaso è grande, più la pianta cresce), indi per cui indissolubilmente legato al cambio di giaciglio, di cui sopra;
  • sta finalmente perdendo gli ultimi residui di maledetta crosta lattea, assai meno poetica dell'astronomica via lattea;
  • è affaccendata con l'emissione degli incisivi superiori (uno però giurerei quasi che ad oggi sia ufficialmente fuori, il destro, lei però non mi permette di effettuare accertamenti in loco in questo momento).
Il dieci non è uno dei numeri notevoli nella misurazione dell'età dei bimbi da zero a un anno, non quanto il tre, il sei e il nove, almeno, però se ci penso... cavolo ci stiamo avvicinando inesorabilmente all'anno! E questo significa che rimangono ben pochi pupa day da celebrare ancora. La cosa mi mette addosso un poco di malinconia.
Auguri pupetta!

martedì 17 maggio 2011

Roba da gatti. Le origini.


Chi sarà mai questa bambina bionda in vestitino di merletto e calzamaglia di lana, che tiene in braccio un gatto quasi più grande di lei?
E chi sarà mai questo paziente esemplare fulvo tigrato della specie felis domesticus?
E' Biscotto, gatto a dir poco leggendario, sul quale circolano mille e una storia.
Si narra ad esempio che Biscotto salisse a casa sua, sita all'ottavo piano di un condominio, prendendo l'ascensore, come tutti gli altri condomini. Come facesse non chiedetelo a me. Fatto sta che Biscotto era un vero e proprio signore.
Si racconta ancora che una volta se ne tornò da una delle sue epiche avventure metropolitane, recando seco un'affascinante gatta nera e bianca, che prese il nome di Insalata. Aveva finalmente deciso che era giunto il momento di metter su famiglia e per questo motivo portava a far conoscere alla sua famiglia colei che sarebbe diventata la madre dei suoi figli. Gentiluomo e responsabile. Fossero tutti così i maschi.
Si tramanda infine che Biscotto decidesse un bel giorno, al termine di un'estate di villeggiatura nella casa di famiglia sulle sponde del lago di Vico, che la vita di città proprio non faceva per lui, e che lui se ne sarebbe rimasto volentieri lì, tra i pini e i canneti, a scorrazzare con gli altri gatti del posto, a litigarsi teste di pesci e ad amministrare il proprio territorio di caccia. Non volle tornare con noi, si dice: preferì rimanere lì.
Fu il mio primo amore, Biscotto. Il primo gatto di cui io serbi memoria, e mi piace dire che fu anche la mia attenta e premurosa balia.
E' giusto quindi che io ve ne parli ora, principiando con questa rubrica felina.
Se avete avuto anche voi un primo amore con unghie retrattili, pelo lucido, orecchie a punta e pupilla a fessura, prego: vi invito a parlarmene presto su queste pagine.
I primi amori non si scordano mai. Quando fanno le fusa poi...

Per partecipare alla rubrica con la vostra roba da gatti segnalatemi qui sotto il link al vostro post.

Questa settimana:

sabato 14 maggio 2011

Amichetta

Avete presente quelle amicizie che si trascinano per una vita, che quando tutto cambia intorno a voi, loro sembrano immutabili?
Avete presente quando vi rincontrate dopo due, cinque, dieci mesi e vi sembra di esservi salutate l'altro ieri?
Avete presente quando una vostra telefonata ha mantenuto lo stesso invariato tono di tragica demenzialità di quando avevate dodici anni e vi chiedete come ciò possa essere possibile?
Avete presente quando, a pensarci bene, vi accorgete di quanto tempo è passato e vi chiedete quando ciò sia successo, e perché nessuno vi abbia avvertito?

Se avete risposto "sì" ad almeno uno di questi quesiti, complimenti! Allora potete capire.

Queste siamo noi due.

Amichetta vive a Roma, io a Pisa.
Lei ha un fratello maggiore, io tre fratelli e una sorella.
Lei nella sua vita ha avuto (nell'ordine): un pesce rosso, due criceti, e un cane; io miriadi di gatti (più varie ed eventuali bestie di passaggio).
Lei è uno spirito pratico; io no.
Lei una pilota provetta; io una pippa al volante e pericolo costante.
Lei, malgrado non lo ammetta, conosce alla perfezione tutte le strade di Roma e dintorni; io mi perdo pure per andare dal droghiere (ma senza drogarmi).
Lei ha avuto tanti fidanzati; io solo uno, e ci ho fatto pure una figlia.
Lei fa innamorare gli uomini; io sono simpatica (a volte).
Lei ha fatto il liceo classico; io pure, ma lei ha cambiato scuola in primo, e io no.
Lei ha studiato biologia; io... storia dell'arte! (E ti lamenti pure perché non trovi lavoro? Ma sei scema?)
Lei è sempre in forma e dice di essere grassa; io sono sempre stata piuttosto rotonda e ora che ho perso qualche chilo mi sento una strafiga.
Lei fa un sacco di cose creative e manuali; io ho i ferri per fare la maglia ma non ho mai imparato a usarli.
Lei mi riempie sempre di regali e attenzioni; io... va be' lasciamo stare.
Lei a scuola insultava i professori; io pure, però di nascosto.
Lei giocava a calcio con i maschi; io sono sempre stata una schiappa in qualsiasi sport.
Lei è intraprendente e prende decisioni tempestive; io tentenno e non mi risolvo mai.
Lei si chiama Amichetta, e pure io.
E poi le ho insegnato a dire in arabo "L'orso è sopra l'albero" e "Mio nonno ha tante mogli", e con questo siamo pari, direi.

Noi ci siamo mollate e riprese sempre, nel corso della nostra vita.
Noi quando siamo insieme retrocediamo a uno stadio pre-puberale.
Noi siamo molto diverse, ma poi in fondo in fondo mica tanto

A dodici anni (nel cortile di casa mia):
- Amichetta, guarda: la gatta ha partorito sotto la scala nel giardino dei vicini. Puoi scavalcare, tanto ancora non ci sono venuti ad abitare. Li hai visti?
- Ecco, ci sono... Ahi! Mi ha punto un'ape!

(per il saggio di fine anno)
- Allora tutti i tenori da questo lato, i contralti di qua.
- No, noi dobbiamo stare vicine, perchè io capisco quando devo attaccare quando sento Amichetta che fa Pa-Pa-Paa-Pa-Ra-Paa.
- Se ci mette lontane sbagliamo. (Ah! L'Adagio di Albinoni! Nostro cavallo di battaglia!)

A diciannove anni:
- Amichetta, che fai, ci vieni a lavorare con me in libreria? Mi ha detto Alvaro di chiamare un'amica.
- Ok.
(Non mi perdonerò mai di averti trascinato in quel luogo di negrieri! Ricordo la pizza mangiata a turno nel seminterrato e la canzone di Alex Britti a oltranza nello stereo! Queste sono torture degne di Guantanamo! Però prima o poi dobbiamo fare una crociera su una nave tutta gialla, me lo prometti?)

A ventuno anni:
- Amichetta va be' dai, ogni tanto potresti venire a trovarmi a Pisa.
- Ok.
(dopo dieci minuti)
SMS: Arrivo domani con il diretto delle 16.

- Amichetta ma l'hai più sentita Dani?
- No, non riesco a contattarla. Ma secondo te diceva sul serio quando ci ha invitato a Carloforte quest'estate?
- Ah, be': io ho preso già i biglietti. Partiamo il 20 luglio da Civitavecchia.
- ...

A ventotto anni:
- Dobbiamo dirti una cosa.
- ... (ho visto il terrore nei tuoi occhi. Come te l'abbiamo detto? Non ricordo più)
- Aspettiamo un bambino!
- ... (tipo faccia di chi pensa: "Ma mi pigliate per il culo?")
- Amichetta? Amichetta? Amichetta?
- ...

Poi sei arrivata all'Imperial bar con l'elefante gigante di Ikea... Maledetto elefante! Non si sa mai dove infilarlo!

Ti avevo promesso che ti avrei scritto un post.
In realtà mi rendo conto che ne servirebbero molti e molti per descrivere come si deve la nostra amicizia.
Non mi ci provo neanche.
Tu stasera stai festeggiando il tuo compleanno, cinque mesi prima di me, come sempre, e, per usare le tue parole, l'addio agli "enti", il passaggio agli "enta" e il trapasso verso la vecchiaia. Uh come la fai lunga!
Vorrei riuscire a dirti qui quanto vorrei essere lì con te, nella tua pseudo-cena con pseudo-brace e l'insalata di cus-cus che sembra stucco per muri, in fondo alla strada chiusa dove un tempo giocavamo noi bambini del quartiere, e ci avevano trovato quegli scavi archeologici, e diceva mia cugina che di notte ci andavano le streghe, e ora invece ci sta un bellissimo parco per portarci la pupa.
Ma non ci sono: sono qui a scriverti, in ritardo, gli auguri (ma non è colpa mia: è questo blogger che si è bloccato per due giorni e non ho potuto scrivere niente!).

E' bello sapere che c'è qualcuno con cui non mi devo giustificare, non mi devo spiegare, non mi devo scusare, non devo pensare "Pare brutto se non vado?".
E' importante sapere che c'è qualcuno che non pretende, non si aspetta, non ti giudica, non rimane male, non si offende, non sta a guardare quanto dà e quanto riceve.
Perché in quel caso vinceresti tu.

Cacchio! Mi sto autocommuovendo da me stessa medesima! Se sapessi come si fa ti allegherei al post anche il sottofondo musicale di Amico è di Baldan Bembo! Ti immagini che figata?

Va be', comunque il succo è che, per rubare il termine a un'altra blogger, quest'anno la nostra amicizia compie ben 18 anni (diciotto!), e ciò significa che fa il suo ingresso nella maggiore età.
Cioè: farebbe prima la pupa a raggiungere l'età che avevamo noi quando ci siamo conosciute che noi tornando ipoteticamente indietro nel tempo come Benjamin Button! (Gran film: non c'è che dire. Dieci bobine di morbidezza: altro che rotoloni regina!)
Quindi: dovremmo smetterla di fare le idiote. Niente più "Giochiamo a non t'arrabbiare" e "Ci potevo rimanere secca!" e altre cose simili che solo noi capiamo e che in effetti fanno ridere solo noi (che poi magari ci siamo pure dimenticate il significato originario).
Mo' basta! E' ora di diventare adulte!

Wahahahahahahahahahahahahahahahahahaha!
Scusa: mi sono ricordata la faccia del vecchietto che dormiva al cinema quando siamo andate a vedere Il re Leone!

Auguri amichetta! Resta così.



Daisypath Friendship tickers

mercoledì 11 maggio 2011

La pupa è mobile qual piuma al vento


C'è un motivo in effetti per cui Suster ultimamente si senta così devastata, che appena appena prova a mettere la testa sul cuscino sprofonda nell'oblio di un sonno senza sogni.
Il motivo è piuttosto piccolo di statura, ma decisamente non trascurabile.
La pupa ha perso il ritmo.
O forse sono io che devo ancora sintonizzarmi su quello nuovo, poiché quello vecchio non va più bene.
Fino a poco tempo fa lei dormiva tre volte al giorno, ed ero tanto ma tanto felice di essere riuscita a trovare la perfetta sintonia tra lo svolgimento delle attività quotidiane di ordinaria amministrazione domestica e la gestione di attività pupesche quali blitz ai giardini, giri in bici, giochi sul terrazzo, pappe e bagnetti, nanne comprese.
Ora è il delirio.

Eliminato l'ultimo sonnellino serale, perché era diventato sfibrante.
Lei, iperstimolata da un pomeriggio di attività pupesche, impiegava mezz'ora solo per calmarsi e predisporsi al sonno. I tentativi di metterla a letto erano continuamente frustrati da interruzioni di vario genere: telefoni che squillavano, gatti che destavano il suo improvviso interesse con miagolii, affilamenti di unghie su materassi o accomodamenti logistici, presa di coscienza altrettanto improvvisa della propria immagine riflessa dello specchio e/o della foto di mamma e babbo appesa sull'anta dell'armadio e/o del suo gatto di peluche. Nel qual caso lei si alza a sedere, punta il dito verso l'oggetto del suo interesse che le ha improvvisamente tolto il sonno e dice, a seconda dei casi: "Mamma/Baba" per la foto, "Ga!" per qualsiasi gatto vero o finto che sia.
Se mi diceva culo, l'ultimo sonnellino serale poteva durare dai 20 ai 40 minuti, permettendomi di intavolare uno straccio di cena per noi e per lei, se no era un continuo entrare e uscire da camera a recuperare ciucci e fare "Sccc" cullandola piano con la mano.

Eliminato questo sofferto ultimo sonnellino, la pupa arriva al dopo cena che è un fascio di nervi pronti a scattare alla minima contrarietà (una piccolissima botta in testa, una mia distrazione, o il vedersi privare da me di qualche oggetto "non adatto ai bambini al di sotto dei 3 anni"). In pratica non mi è possibile fare altro che starle appresso continuamente, e la cena viene lasciata in sospeso fino all'arrivo del padre, le cipolle mezze affettate sul tagliere, l'acqua della pasta che si prosciuga nella pentola, il contatore del gas che scorre.
Quindi bisogna rivedere anche gli orari dei rimanenti due sonnellini, distanziarli di più.
Impresa assai ardua. Ogni addormentamento è diventato un incontro di lotta libera, intervallato dalle solite pause gatto/foto/altro.

Una volta, esasperata dalla continua distrazione che le procurava la foto dei genitori appesa sull'anta dell'armadio, mi alzo e vado ad aprire l'armadio, in modo da nasconderle la vista di quella dannata foto di noi due. Torno al mio posto sullo sgabellino per continuare a tentare di farla dormire, e lei a un certo punto inizia a lanciare entusiastici gridolini puntando il dito verso l'armadio. Mi giro: dall'armadio lasciato aperto, spunta ora il muso peloso e la proboscide dell'enorme elefante di Ikea infilato lì dentro perché non si sa mai dove riporlo. Niente da fare: il sonno è ormai sfumato.

Non c'è giorno che sia uguale a un altro: gli orari dei sonnellini fluttuano come boe alla deriva, o poetiche piume nel vento.
A volte cerco di prenderla per sfinimento, e la trascino per sfiancanti interminabili ore ai giardini sotto il sole meridiano. Sfiancanti più per me che per lei, che ritorna più eccitata e irritabile di prima.
No: qua urge ritrovare il ritmo, quello giusto. Aggiustare ancora una volta il tiro.

C'è da dire che la pupa è cangiante, dotata di un umore multiforme e poliedrico.
Ad ogni nuovo risveglio può presentare, a turno, uno dei suoi alternativi stati d'animo, così riassumibili:

Pupa simpatica (un amore di pupa).
La pupa si sveglia felice e inizia a cinguettare come un fringuello. Chiacchiera a lungo nel suo lettino e ride da sola delle sue battute (Be be! Mamma! Iiiiiiiiiih! Ga!). Quando è stanca si tira in piedi aggrappandosi alla sponda del letto e sfodera un formidabile sorrisone a 2 denti.
Quando la pupa è in questo stato di grazia è in grado di intrattenersi a lungo da sola, giocando sul tappeto con i suoi giochi, a volte sfoglia qualcuno dei suoi libretti cartonati. Segue gattonando mamma che intanto è libera di svolgere le azioni di ordinaria amministrazione quotidiana. Arriva, sempre gattonando, ad affacciarsi alla porta del bagno mentre mamma si lava, con l'espressione divertita di chi ti sta facendo uno scherzo esilarante, e io allora faccio finta di spaventarmi, e lei ride di gusto. Se le dico "no no no" perché vuole scavare nella lettiera dei gatti, non si arrabbia, ma capisce e ritira le mani. Intanto fa no-no con la testa per prendermi in giro e la cosa la diverte sempre tanto.
La pupa in questo stato di grazia mangia tutta la pappa senza fare troppe storie, finché non è sazia; rimane anche un po' di tempo dopo aver finito sul seggiolone a giocare col cucchiaio o con qualche cracker o pezzo di pera. Quando la pupa simpatica è stanca, lo si capisce perché inizia ad emettere inconfondibili mugolii. Nel qual caso bastano pochi minuti di presenza materna, appoggiarle  la mano sulla guancia e qualche carezzina, e lei sprofonderà in un dolce sonno ristoratore.
    Pupa gasata. 
    Quando la pupa si sveglia in modalità gasata, sono gatte da pelare.
    La pupa gasata sembra sotto effetto di stupefacenti. Si sveglia e subito si drizza in piedi sul lettino, lancia il ciuccio tra le sbarre, e inizia a saltellare sul materasso, gridando a 10.000 decibel cose tipo "GAAAAAAAAAAA!". Se non viene subito arginata, inizierà a dare testate alle sbarre del lettino e allo specchio sovrastante, perché è molto eccitata dalla vista della bambina con la faccia da pazza che vede affacciarvisi dietro.
    Pupa gasata gioca anche da sola per brevi periodi, ed è bene in questi casi lasciare che sfoghi sugli oggetti circostanti la propria energia vitale: pupa gasata pulirà tutto il pavimento di casa con le ginocchia; rovescerà a terra i suoi libretti cartonati; si butterà di corpo nella sua scatola dei giochi e inizierà poi a disseminarli per casa; tenterà di soffocarsi infilandosi in bocca il suo gatto di peluche, che ne uscirà piuttosto bagnato; riuscirà nella proverbiale impresa di arrampicarsi, se non proprio sugli specchi, almeno sui vetri delle portefinestre; farà crollare la pila di scatole di scarpe che tenete accatastate in camera; approfitterà di ogni vostra minima distrazione per fiondarsi a piene mani nella ciotola delle crocchette di Panzumen e assaporarne un po' (ma quand'è che nei bambini si sviluppa il senso dello schifo?); troverà il modo di aprire la scatola di latta contenente i pastelli colorati che tenete sul comodino e se li caccerà in bocca, sorprendendovi con bluastre colate baviche vampiresche (ovviamente sono i pastelli acquerellabili con aggiunta di acqua/bava), che potrete pulire solamente permettendole di impadronirsi della confezione delle salviettine umidificate, che lei ovviamente si infilerà in bocca; si arrampicherà su tutte le sedie rischiando ogni momento di ribaltarsi lei e la sedia appresso; mentre tentate di preparare la cena inaspettatamente lei tenterà di aggrapparsi a una delle vostre gambe e, quando voi la leverete, ignare del suo coraggioso approccio da free-climber, cadrà faccia a terra molto mortificata e ferita nell'orgoglio, rischiando di passare senza nemmeno il sonnellino di mezzo, direttamente in modalità "pupa-furiosa", quindi urge fare attenzione.
    La pupa gasata trova il suo terreno ideale ai giardini, dove però occorre fare attenzione che non aggredisca qualche ignaro bambino più grande che ha osato portarle via la palla, dopo che lei l'aveva puntata da chilometri di distanza, gattonando sin dall'angolo opposto del parco solo per raggiungerla. Quindi bisogna sperare che la pupa si desti gasata dal primo o secondo sonnellino, non dall'eventuale ultimo (perché a volte si rende ancora necessario), altrimenti non aspettatevi di riuscire a metterla a letto prima di mezzanotte, o peggio.
    Potreste provare a calmare la pupa gasata con un buon bagno caldo (tiepido eh, non lessatela come un'aragosta!), o almeno così suggeriscono in genere i manuali per mamme impedite. Nel mio caso la pupa gasata farà il bagnetto rimanendo più tempo fuori dall'acqua che dentro, farà una marea di tuffi allagando il pavimento del bagno, rischierà, ogni volta che si tira in piedi, di rompersi la testa contro il rubinetto della vasca o contro il portasapone di ceramica, sguscerà via come un'anguilla quando, una volta sul letto, sarà arrivato il momento di asciugarla e vestirla, convinta che sia un gioco divertentissimo costringere mamma ad afferrarla per un piede un attimo prima che si catapulti di sotto. Non che non si possa fare, ma serve a poco. Pupa gasata mangia la pappa infilandoci dentro le mani, spiaccicandosela nei capelli e spernacchiando con la bocca piena (quindi, vedete: il bagnetto prima della pappa serve a poco, dopo la pappa penso si rischi la congestione). In ogni caso si farà grasse risate alle vostre spalle. Chiederà il biberon dell'acqua solo per poterlo agitare in aria annaffiando un metro quadrato di pavimento intorno a sé.
    Pupa gasata è distruttiva ma in fondo innocua. Il problema è non tirare troppo la corda, o si rischia di passare rapidamente al pericoloso livello successivo.
    Pupa furiosa. 
    Quando la pupa si sveglia in modalità Incredibile Hulk, sono cavoli amari.
    Pupa si sveglia furiosa in genere per qualche valido motivo: potrebbero farle male i denti, o aver fatto un brutto sogno, o esser stata svegliata di soprassalto da un gatto che le passeggiava sulla faccia. Chissà. Fatto sta che la pupa furiosa si sveglia e si mette subito a sedere, urlando come una forsennata. Quando mamma arriva, la trova in genere paonazza dallo sforzo urlatorio, accaldata e col viso inondato di lacrime. Vani saranno i successivi tentativi della mamma di far cambiare umore alla pupa furiosa.
    La pupa furiosa interromperà la lettura dei libretti cartonati chiudendoli di botto e sbattendoli sul pavimento alla meglio, alla peggio scagliandoli contro il più vicino muro.
    La pupa furiosa non è in grado di intrattenersi da sola, ma richiede la costante presenza della mamma che spesso stenta a capire cosa la sua piccola pupa furiosa le stia chiedendo con i suoi ripetuti "BE BE!" e "GA GA!" urlati a casaccio. La cosa comporterà nuovi inarrestabili eccessi di rabbia della pupa furiosa. La pupa furiosa odia nella fattispecie: farsi cambiare, farsi svestire e rivestire, farsi mollare sul pavimento anche solo per una frazione di secondo, farsi contraddire dalla mamma quando tenterà di scaricare la sua rabbia contro la spazzatura, o vedersi sfuggire dalle grinfie Zorro/Panzumen che si dileguano non appena la vedono appropinquarsi minacciosa.
    Quando la pupa furiosa ha fame e la pappa tarda ad arrivare, la pupa furiosa diventa una bestia infernale. Niente potrà più calmarla: nemmeno l'arrivo tardivo della pappa, generalmente in questi casi sempre troppo calda, perché non c'è stato tempo di raffreddarla a dovere. La pupa furiosa non ne vorrà più sapere: inconsolabile, si strozzerà con il primo boccone che tenterete di infilarle in bocca pur di farla stare zitta, e si calmerà forse solo una volta estratta dal seggiolone e munita di ciuccio. Dopo una mezz'oretta, durante la quale si tenta di distrarla con cartoni animati e il video del ballo del qua-qua, si può riprovare a darle qualche cucchiaio di pappa, ma senza insistere se si dimostra ancora incline ad esplosioni improvvise di collera.
    La pupa furiosa generalmente dorme abbastanza facilmente, per quanto all'inizio si ribellerà con forza alla proposta della nanna. L'ultima deflagrazione di rabbia ribelle sarà quella che la spomperà definitivamente, permettendo quindi alla mamma di metterla a letto con relativo agio.

    Pupa stanca (pupa non ti sopporto più).
    La pupa stanca è la peggiore delle pupe.
    Quando la pupa si sveglia già stanca è un casino: sarà lagnosa e ingestibile fino a prossima pausa sonno, che si auspica essere quella serale.
    Se la pupa si sveglia stanca già di primo mattino, capace che recupererà con il primo sonnellino, ma il più delle volte rimarrà intrattabile per tutta la giornata. La pupa stanca non appena si sveglia inizia a piangere nel lettino, senza nemmeno tirarsi su. Arriva la mamma e si accorge che è pupa stanca. Allora tenterà invano di farla dormire un altro po', ma pupa stanca a questo punto si ribella con vigore. Probabilmente ha: fatto la cacca e va cambiata/ fame ed è ora di mangiare/ troppo sonno e vorrebbe dormire ancora, ma non riuscendo a farlo, si irrita terribilmente.
    Comunque se non si riaddormenta subito, inutile insistere.
    La pupa stanca non gioca mai da sola, ha bisogno che la mamma le proponga delle idee, che in genere la annoiano presto. La pupa stanca chiede che le vengano letti a oltranza sempre gli stessi libretti, e si lagna se la mamma, esausta infine e nauseata dal lupo e i sette capretti, mette via con nonchalance i suddetti libriccini, tentando di distrarla con qualche gioco un po' più manuale. La pupa stanca in genere richiede l'ausilio del ciuccio, non ama essere manipolata, esige perpetua vicinanza fisica materna, non accetta i no, detesta non essere considerata, piange se un gatto le passa vicino facendole perdere momentaneamente l'equilibrio, piange se Panzumen si è sdraiato sul libro che lei stava guardando impedendole la visuale delle figure, piange se non ottiene subito ciò che chiede.
    La pupa stanca non è consapevole di essere stanca: molto spesso capita che si allontani gironzolando per casa gatton gattoni, ma poi, rendendosi conto di dover tornare indietro per raggiungere qualche obbiettivo ludico, o semplicemente le rassicuranti braccia di mamma, vien colta da panico e disperazione di fronte alla fatica della tremenda traversata, e allora occorre andarla a recuperare. Non possiede la piena padronanza dei propri movimenti: tenterà di alzarsi in piedi tenendosi alle sedie o ad altri appoggi simili, come la pupa gasata, ma perderà l'equilibrio e cadrà nove volte su dieci.
    Evitate di portare fuori a passeggio la pupa stanca, se non volete rischiare che vi distrugga fisicamente e nevralgicamente. E non sopporta troppo nemmeno le visite: se non volete far fuggire terrorizzati i vostri invitati ed evitare per voi situazioni stressanti in cui barcamenarsi tra una pupa stanca e una conversazione di circostanza, fareste meglio a disdire una visita in caso si verificasse in casa una pupa stanca. E' possibile gestire la pupa stanca impegnandola con attività tranquille, e non stancanti, quali, appunto, letture di libretti (ahimè, che tortura per la mamma!), batti manine, cavallucci vari, canzoni, o passare in rassegna i suoi peluches. Se tutto va bene, dopo un paio d'ore la si può tentare di far dormire.
    Questo non significa che dorma facilmente. La pupa molto stanca purtroppo si sveglia continuamente e con estrema facilità. Dimenticate di riuscire a farla addormentare direttamente nel lettino: la pupa stanca chiederà aiuto alla pupa furiosa e darà fiato ai suoi polmoni, si irrigidirà tutta rotolandosi sul materasso senza pace, malgrado gli sforzi della mamma di tenerla ferma e farla tranquillizzare. La pupa stanca vuole dormire in braccio. Dormirà, per carità, ma per riuscire a deporla nel giaciglio con successo si renderanno necessari dai 5 ai 10 tentativi. Se la cosa accade nottetempo, se cioè vi doveste trovare nella necessità di far riaddormentare una pupa stanca svegliatasi inspiegabilmente nel cuore della notte, la cosa potrebbe portarvi all'esaurimento nervoso nel giro di un paio d'ore di tentativi falliti.
    La pupa stanca anche una volta messa a letto, è soggetta a fremiti, sussulti, improvvisi scatti motori che non sempre ne compromettono il sonno, ma di certo, se è notte, comprometteranno quello della mamma, sempre con l'orecchio teso, pronta a scattare al volo a recuperare ciucci.
      Ecco queste sono, per sommi capi, le pupe che potrebbero destarsi ogni volta da quel lettino degli orrori. Compito della madre è quello di adoperarsi per fare in modo che pupa simpatica abbia sempre il sopravvento sulle tre perfide sorelle.
      Anche pupa gasata, al limite.
      Sono fiduciosa e ottimista: ce la possiamo fare!

      (Avevo iniziato questo post tantissimo tempo fa senza mai finirlo. Volevo cestinarlo, perché ormai troppo inattuale, ma poi, aprendo la bozza, non me la son sentita di cancellare le impressioni da me annotate di un tempo che poi non tornerà, e che si dimentica troppo rapidamente. Così l'ho aggiornato, l'ho finito, e lo pubblico oggi: mai cestinare istanti di vita con pupa)