venerdì 7 marzo 2014

Poesie di parole e immagini.

Rimango sempre incantata e stupita dal modo in cui i bambini riescano a recepire in maniera più che intuitiva, direi quasi istintuale, la poesia, e anzi a farne un loro naturale e innato codice espressivo, e per contro rimango sempre affascinata dalla capacità della poesia di comunicare loro in maniera tanto immediata e naturale, senza bisogno del tramite esplicativo di un adulto che interpreti per loro immagini e metafore, e ne disveli significati. In fondo è attraverso immagini e metafore che loro accolgono e si spiegano il mondo nel loro processo di acquisizione della realtà.

I bambini sono capaci di poesia, la creano ogni giorno e quindi niente di più naturale che la comprendano e siano capaci di penetrarne il senso senza intermediari.
La poesia è in fondo una capacità bambina, che normalmente negli adulti si affievolisce, o nel peggiore dei casi, si spegne, o si perde.


Poi ci sono anche quegli adulti che miracolosamente la mantengono in qualche modo intatta, e riescono a regalarcela di nuovo, essenziale e pura come quando la parlavamo tutti i giorni, ad ogni nuova pioggia primaverile, ad ogni nuovo riempirsi di gemme dei rami spogli del susino sotto casa, ad ogni nuovo tramonto del sole, che va a riposarsi dietro il mare, quando il significato delle cose intorno ci si palesava nelle cose stesse, senza che dovessimo andarcelo a cercare in complesse concatenazioni di cause-effetti.

Ecco, il mio stupore ingiustificato nei confronti della poesia, che io da adulta diseducata ad essa continuo ad apprezzare e a interiorizzare soltanto dopo un attento processo di astrazione dei significati dalle parole e di associazione delle immagini, il mio stupore si palesa ancora di più quando metto Mimi davanti a libri che di poesia sono intrisi, poiché è la poesia stessa il loro oggetto.
E lei non li elabora: li assorbe. Lei non li interpreta, lei li "parla".

Ecco quali libri, questo mese, dalla biblioteca comunale abbiamo attinto:

Titolo: Una volta, un giorno.

Autore: Giusi Quarenghi

Illustratore: Simona Mulazzani

Editore: Franco Cosimo Panini


Stupore esponenziale per questo libro, stupore in tante declinazioni.

Trovo sorprendente intanto come qui l'immagine e la parola siano talmente armonici e coesi da essere quasi complementari l'un l'altra, ché ti vien quasi da domandarti quale delle due sia venuta prima, un po' come la storia dell'uovo e della gallina.
Mi stupisco poi di come queste immagini e queste parole, apparentemente estremamente semplici e quotidiane, possano racchiudere in sé tanta complessità, ché a una prima occhiata rimango un tantino confusa e mi dico: Aspè, lasciami ragionare. Il senso lo colgo, dietro all'apparente nonsenso di queste figure, che sembrano fantasticherie di bambino, che guarda con occhi sognanti il mondo e lo reinterpreta. Ma Mimi riuscirà a capirlo? Magari no, ma chi lo dice che la poesia debba parlare a tutti allo stesso modo?

D'altronde, si sa, il poeta getta l'input, e lascia gli altri ad arrovellarsi sul senso reale della poesia per i secoli a seguire. Guarda Dante, che con "feltro e feltro" ha fatto ammattire fior fiori di critici. A lui son bastate due parole, e gli altri ci han consumato fiumi d'inchiostro.
Ma tornando a noi. Il senso della poesia è quello che ciascuno trova dentro di sé, lasciandosi suggestionare dalle immagini che la poesia suscita in lui.

Allora qui abbiamo un piede che si affanna a girare dietro a una ruota, un fischio che insegue imperterrito la corsa di un treno, un occhio che vola e vola, attaccato alle ali di una farfalla. Tutto questo ripetersi di gesti che cercano un senso del loro agire, mi sembrava caricassero la narrazione di un'attesa, la svolta esistenziale degli oggetti, che conferisse al loro eterno movimento una ragion d'essere. E infatti, finalmente, un giorno.
Gli elementi si mescolano e la monotonia del fluire delle cose, il tedio di un inverno infinito di pioggia, si risolve nella trasformazione in qualcosa di diverso, e in generale, nella bellezza, nella bellezza fine a se stessa.
Così lontano mi aveva portato il mio elucubrare su questa poesia prima di trovare questa meravigliosa recensione, che di meglio non potrei mai scriverne, quindi a questo punto potrei anche fermarmi qui.

Resta il dubbio su quanto Mimi abbia colto, su cosa abbia capito, se in definitiva sia stata in grado di apprezzare questo libro.
- Mimi ti è piaciuto questo libro?
- Sì, moltissimo.
- E cosa ti è piaciuto di questo libro?
- Mamma, -mi dice col tono di chi debba fornire una risposta scontata a un'interlocutore un po' scemo- ma mi è piaciuto tutto! E' un mondo bellissimo! Che splendido questo mondo, vero, mamma!
Si porta le braccia al petto, ride e fa una mezza piroetta.

Allora è vero che la poesia per raccontare la bellezza non ha bisogno di interpreti, ma di chi la sappia sentire.



Titolo: L'albero e la bambina.

Autrice e illustratrice: Arianna Papini

Editore: Fatatrac

Collana: Grandi Albi.

(Il sito è attualmente in allestimento, questo il link al blog della casa editrice)

C'era una volta un albero che sognava di volare.
Quale desiderio più assurdo, e quanto più triste la sua mancata realizzazione, per una creatura che passa l'esistenza ben ancorata a quella terra che la nutre, e senza la quale non potrebbe certo sopravvivere. Eppure quell'albero serbava memoria di un tempo lontano in cui anch'esso, in una vita ancora in fieri, da seme, aveva volato, trasportato nel becco da una cornacchia in volo.
E così viveva la sua vita infelice, finché un giorno una piccola bambina non venne a rivelargli una verità spiazzante e insieme ovvia: "io so volare con la testa".
Proprio così: a chi sa usare l'immaginazione nulla è precluso.

Lo sa bene anche Mimi, quando mi dice: "Mamma, lo vedi il gigante?" "No, non lo vedo, dov'è?" "Lo devi vedere con il pensiero, non con gli occhi".
E davvero, come l'albero della storia, in questi frangenti rimango un po' turbata, percossa e attonita, nel trovare in un individuo tanto piccolo una tale capacità di sintesi e una tale forza evocativa nello spiegare un concetto complicato come l'immaginazione.
Per questo non mi sono neppure domandata, stavolta, se lei avesse compreso il significato di questo libro, che è, ovviamente, l'importanza dei sogni, un inno al potere dell'immaginazione che sa librarsi come una canzone, come le parole di una filastrocca, che non ha bisogno di logica, di regole che la appesantiscano e la blocchino nel suo libero fluire.

Una nota particolare a queste illustrazioni meravigliose:





Titolo: Se vede una scala Ninetta curiosa

Autore: Alfa Beta.

Illustratore: Svjetlan Junaković

Editore: Carthusia

Avevo già avuto modo di conoscere questo libro in casa di qualche conoscente, e ne conservavo un buon ricordo, quindi l'ho preso quasi a scatola chiusa.
Trattasi in questo caso, più che di una poesia, di una filastrocca, molto simpatica e originale, per nulla scontata malgrado la si possa includere tra le tantissime riproposizioni e varianti dell'alfabeto figurato.
Protagoniste qui sono le parole, e la loro capacità di rappresentazione: un gioco a evocare immagini che in un rapido susseguirsi di lettere si concretizzano sui gradini di una scala.
Ninetta come tutti i bambini è una bambina curiosa, curiosa di conoscere, di scoprire e di inventare mondi attraverso il gioco. In questa scoperta dell'alfabeto, l'accompagna il nonno, mostrandole forse come sia facile, attraverso le parole, e lasciandosi condurre dal loro libero susseguirsi come passi che tracciano il percorso su una scala immaginaria, costruire storie.
Il libro è stato ideato e distribuito in collaborazione con Emergency, ed è proprio un volontario dell'associazione quell'anonimo autore che si firma Alfa Beta, e che lo dedica "ai piccoli pazienti della clinica Pediatrica d Emergency nel campo profughi di Mayo" (qui la pagina del promo).
Un motivo in più, forse, per apprezzare questo libro, curatissimo nella grafica e nei dettagli, se finanche la quarta di copertina  è scritta in forma di filastrocca:


Nel complesso un bell'albo illustrato piacevolissimo da leggere e sfogliare anche grazie alle fantasiose e ironiche immagini del bravo Svjetlan Junakovic, di cui si dice:
Non può proprio fare a meno di metterci la vita, l'allegria, l'energia travolgente di chi ama far ridere. [...] Senza mai rinunciare, nello spazio ridotto del foglio, alla "bella materia", ricca e palpitante.
Ecco per esempio:



E per finire:


Titolo: Una casa che mi piace.


IllustratoreSvjetlan Junaković

Editore: Carthusia


Visto che mi era piaciuto tanto quello precedente, ho scelto un nuovo titolo di questa collana (Rime al quadrato)
Il tema di questo librino è, come facilmente si evince sin dalla copertina, la casa, intesa in tutte le sue possibili accezioni: la casa è contenitore, luogo di accoglienza e intimità, di incontro e unione, rifugio da un fuori ostile ed estraneo, insieme di persone e ambienti in cui ci riconosciamo e riconosciamo una nostra identità, famiglia.
La casa, viene qui spiegato, ha una sua struttura e una logica. E' costituita da muri finestre, ha un tetto che la ricopre, ha una porta che mette in comunicazione il dentro con il fuori, ha tanti ambienti al suo interno, ciascuno con una sua logica e una sua ragion d'essere, ciascuno con una sua funzione specifica, pensato in relazione alle fondamentali necessità quotidiane della vita, il dormire, il mangiare, lo stare insieme, il relax, la pulizia personale, lo svago.
Però la casa in sé e per sé non basta perchè ci si senta davvero "a casa". La casa è tale quando è fatta anche di persone, di persone vicine e care, e di persone che passano, che vi entrano e ve ne escono, che tornano o che rimangono, persone con cui sentire di poter condividere i nostri momenti.
Il senso è quello di far riflettere i bambini sull'importanza della famiglia e sul diritto di tutti di sentirsi accolti "come a casa", pensato per promuovere l'attività dell'associazione Onlus casaOz :
"un luogo di accoglienza per i bambini malati e le loro famiglie".
Ho trovato però il testo un pochino meno immediato e più complesso del precedente, e ho naturalmente indagato per capire quanto Mimi avesse colto (l'ho vista a un certo punto un po' distratta dal corso della lettura).
- Hai capito cosa dice questo libro?
- Eh, sì, parla di una casa bellissima con tanti giochi dentro e tanti libri. Come la nostra, mamma.
- E' bella la nostra casa?
- Sì. Io la amo tanto la mia casa! Ci sono tantissimi giochi! E tanti libri e poi ci sono pure... tante cose da mangiare!
(Ah, meno male)
- E soprattutto, ci sono le persone a cui vuoi bene, vero?
- Sì, ci sono i miei gattoni! Zorro, e Pannina!

In fondo l'ho sempre pensato che una casa senza gatti non è una vera casa.

Per quanto riguarda le illustrazioni (stesso artista del libro precedente), continuo a trovarle davvero geniali e saporite.
Le mie preferite:






Mi sono un po' dilungata ma ne è valsa la pena: belli davvero tutti.
Buone letture a chi vorrà approfittarne.

Suster per: I venerdì del libro.
La nostra personale raccolta in: Libri di Pupa.

Ci trovi su Anobii come: Libri di Mimi
E ci sono anch'io: Sus Suis


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