domenica 1 luglio 2012

Duetto monodico.

(Illustrazione di Roberta Angeletti)
Mi è venuto in mente l'altro pomeriggio, mentre portavo la pupa al mare. E pensavo: ma chi me lo fa fare di sfacchinare così per un due orette a rincorrerla su quella striscia di sabbia sporca e perennemente umida, martoriata dalle palette di frotte di bimbi affamati di estate, stipati su un dieci metri spiaggia artificiale, in una piscina livello ginocchio di acqua di mare piuttosto stagnante, chiusa dal frangiflutti perché le mareggiate non si portino via del tutto quel residuo di rena iperaffollata, mentre lei lascia pedate di sabbia sugli asciugamani altrui e tenta per l'ennesima volta di prendere il largo a piedi approfittando della mia momentanea distrazione, presa come sono dall'edificazione della sua personale fortezza silicea, e si rifiuta di darmi la mano mentre l'acqua le arriva già alla gola e la più piccola oscillazione della superficie basta per farle perdere il precario equilibrio e ha già la testa sott'acqua e beve sorsate d''acqua salata prima che io possa afferrarla per le ascelle ed estrarla ché non anneghi sotto il mio sguardo vigile.

E intanto siamo ancora sul pullman, e io già penso a dopo, e l'autista ha una guida disinvolta e sportiva, che fa sì che la pupa, che pretende di star seduta da sola, sul suo sedile di fianco al finestrino, venga sbatacchiata di qua e di là, e ad ogni curva e ad ogni frenata mi aspetto che decolli verso i posti in prima fila, e l'afferro per una caviglia suscitando le sue più sentite proteste: "No, mamma! E' mio il piedino! E' mia la poltrona!".

- Pronto, dove siete?
- Stiamo andando al mare, io e Mimi.
- Con chi?
- Da sole.
- Ah, e come andate?
- Lascio la bici alla stazione degli autobus e poi prendo il pullman fino a Marina. Vuoi venire con noi?
- A marina?
- ...
- Mh. No.

La verità è che non mi interessa nulla di farmi le vacanze ideali. Non mi interessa il mare ideale, la spiaggia ideale, spiaggiarmi unta d'olio abbronzante esponendo un corpo scolpito a fatica nei lunghi mesi invernali appositamente per la "prova costume" (ah! Dannato lessico pubblicitario!).
E tutto sommato non mi rammarico nemmeno di aver perduto le mie solitarie incursioni lampo munita di asciugamano e mattonazzo cartaceo, le mie lunghe sessioni di lettura sulla riva conciliate dallo sciabordio delle onde, interrotte solo dai miei frequenti tuffi per prender fresco, chè il sole sulla pelle non l'ho mai amato troppo, e il mare per me non è mai stato sinonimo di "tintarella".
Sono  felice quando la vedo entusiasmarsi di tutto, portarla a passare un pomeriggio, poche ore fuori città, misurare il proprio coraggio e la propria indipendenza avventurandosi nell'acqua bassa, via via sempre meno bassa, insozzarsi di sabbia fin tra i capelli e concludere il pomeriggio con un giro sulla "macchina di Aladino" (1 euro e 50 un giro in giostra? Ma dove andremo a finire? Ah, ai miei tempi...)

Non ho bisogno d'altro per stare bene, che di vederla stare bene. Ho smesso da tempo di pensare che potrei essere più felice di così, che la vita potrebbe essere più facile. So che non è vero, che ciò che possiedi non ti rende più soddisfatto, di te, della tua vita. Se mi è permessa una citazione un po' pulp, mai come ora sono più che convinta che davvero le cose che possiedi, a un certo punto ti possiedano, nella misura in cui senti di non poterne fare a meno, che la tua realizzazione è legata al loro raggiungimento, alla loro permanenza e mantenimento.
E davvero, sentire di essere indipendente da tutto, di potermene andare al mare con mia figlia anche senza bisogno di una macchina, due borse in spalla e lei a cavalcioni su un fianco, mi fa stare bene, in armonia con me stessa, in pace, senza nulla desiderare, nulla chiedere di più, un poco anche compassionevole verso chi non riesce a fare a meno delle comodità che si è sempre concesso, ed è lì ancora a lamentarsi dei parcheggi inesistenti e del prezzo di un posto prenotato in spiaggia con ombrellone e sdraio, e anche di chi si rifiuta di starci, corpo a corpo con questa umanità vociante, e un po' panzona, di asciugamani confinanti e pedate di sabbia in faccia, insalata di riso e cocomero al sacco, e se ne rimane ormeggiato a largo di calette irrangiungibili per i comuni mortali, a fare tuffi e sorseggiare drink da barche che solo il carburante per una giornata di relax ci parte lo stipendio mensile di un manovale.
Ne ho conosciuti, di questi ricconi, e non mi son sembrati più felici di me neppure con la loro attrezzatura da sub nella rimessa del barcone e la moto ad acqua con cui improvvisare spedizioni nelle grotte. A dirla tutta ricordo quella giornata in barca con quei ricconi come una giornata un po' penosa. Noi due ci guardavamo a disagio, sapendo che non era quello il nostro posto, che per quanto splendido quel mare dove ci avevano portato, non ce lo stavamo godendo come quando attraversammo Cape Corse in bicicletta, dormendo a sbafo nei camping a pagamento e mangiando fichi d'india sulla via.

Ed ecco com'è che ci ho pensato, proprio l'altro giorno mentre andavo al mare con la pupa.
Pensavo a quel ragazzo allegro e irriverente che girava per le strade deserte della città notturna con le mutande infilate in testa, per gioco e per raccogliere una sfida.
Pensavo a quelle corse sulla bici senza sellino lui davanti e io dietro, in piedi sul portapacchi, che schivava i passanti gridando loro in un italiano da flagello di Dio: "Non ce l'abbiamo i freni! Non ce l'abbiamo i freni!", il mocio in spalla, perché andavamo a pulire il pavimento del sottopassaggio della stazione, impiego ottenuto per procura di un tizio losco di nostra conoscenza che si pigliava tutti gli appalti di lavori del Comune e poi se li rivendeva a compensi da schiavista.

Pensavo anche allo schifo di quel sottopassaggio, al puzzo di piscio umano, a quel cinese che è passato sul pavimento bagnato a lavoro finito e tu che gli hai gridato, assai politically scorrect, e very pisan slang: "Oh, Cinese! Levati di 'ulo! La maiala de tu ma'!", ma anche all'orgoglio di chi a testa alta è fiero di fare bene anche il lavoro più degradante e alla spensierata noncuranza con cui spazzolavamo metri quadri di lastricato, fregandocene dell'oggi ed entusiasti per il domani.

Pensavo a quel ragazzo che era felice con nulla, e che metteva allegria intorno, che contagiava tutti col suo buon umore, che invitava tutti a casa sua, che fermava sconosciuti per strada offrendo loro da bere, nelle fredde serate di inverno, e portava in giro carrelli della spesa piedi di lattine di birra da due soldi, comprate all'Eurospin, e casa sua era sempre piena di voci e accenti diversi, e gente che rideva e tutti si sentivano a casa loro, sin dal primo momento in cui vi mettevano piede.

E pensavo a quel ragazzo che non si era mai curato dei soldi, sempre troppo poco dei propri diritti, che in nome di presunte amicizie finiva sempre per dare a fondo perduto, in tutti i sensi, e non ritirava neppure i vuoti a rendere, e non teneva mai il conto di quello che offriva, mai a mente ciò che prestava, e si curava sempre delle persone più che degli oggetti.

Pensavo a quel ragazzo che non aveva mai pudore di mostrarsi per quello che era, e che per questo tutti amavano, che non si faceva mai pensiero di essere fuori contesto, o di non essere all'altezza di situazioni, che era sempre sopra le righe e metteva chiunque a proprio agio, che ricordava tutti i volti e scordava tutti i nomi, a cui tutti confidavano guai e problemi, infelicità e dolori e a cui nessuno chiedeva mai come si sentisse, di cui tutti si accorgevano di sapere sempre troppo poco, che nessuno ricordava mai da dove esattamente venisse, e quale fosse la sua storia, ma che tutti affermavano di conoscere come un fratello.

Ma soprattutto pensavo a quel ragazzo che sapeva essere felice pur non avendo nulla, e che tutto ciò che aveva costruito intorno a sé l'aveva costruito partendo dallo zero assoluto, e senza sotterfugi né scorciatoie, e lo sapeva e ne era fiero, ma senza vantarsene.

E mi sono chiesta quand'è che hai iniziato a gettare la spugna, e a sentirti stanco.
Perché ora non abbiamo molto più di quanto non avessimo allora. Se possibile abbiamo meno soldi di allora, perché abbiamo sicuramente meno entrate.
Ma abbiamo della strada fatta insieme e molti bei ricordi, altri meno belli, e abbiamo una laurea e un'attività, e anche se ci sembrano insufficienti le abbiamo realizzate con le nostre forze e con l'aiuto di nessuno.
E anche se è una laurea che chiunque un poco sorride sotto i baffi quando dico in cosa, anche se non me la rivendo magari, so di averla conseguita con passione, amando tutto ciò che facevo mio.
E anche se è un'attività che conta più fatica di quanto non sia il rendimento e non è arredata da un interior designer, e non è nella guida verde del turista, e chissà se ce la sfanghiamo da questa crisi, l'hai inventata tu, da cima a fondo, con creatività e impegno, e presenza, e anche se dici di essere stanco e demotivato, lo so che la senti parte di te, e non te ne staccherai con facilità e non senza dolore.

E abbiamo portato piatti, infornato pizze, tagliato bistecche, servito vino, stappato bottiglie, annusato tappi, litigato con principali, ingoiato bile, asciugato bicchieri, spinato orate, mandato in culo colleghi, litigato ancora con clienti, ingoiato bile, lavorato fino a tardi, ballato a piedi nudi, collezionato sbornie, allineato voti sul libretto (io), smesso di fumare, ricominciato a fumare, smesso di fumare, smesso di bere (tu), macinato libri (io), preparato esami dopo le tre di notte (io e tu), riso per le repliche di Paperissima sempre alle tre di notte, dormito solo la mattina (soprattutto tu).

E ora abbiamo anche un'altra cosa che ci unisce, ed è questa bambina.
E non è giusto, io credo, non è così che deve essere, che un bambino porti pesantezza, e preoccupazione, e negatività. Un bambino dovrebbe portare nella vita di chi lo accoglie, energia e gioia, e fiducia e speranza. E pensare al futuro non dev'essere un'ossessione, dev'essere un progetto comune. Pensare al presente non dev'essere il sentore una sconfitta, dev'essere consapevolezza di un viaggio e soddisfazione e orgoglio di sapercene fregare di quel di più che non serve, che è solo un'illusione di felicità.

Ogni tanto vedo ancora quel ragazzo, anche se ormai è un uomo, ma lo riconosco ancora.
Per fortuna avevo solo creduto che fosse andato via.
E siccome ti vanti di non aver mai letto un libro "in tua vita", so per certo che non leggerai mai queste parole, ma mi piace che comunque tu qui dentro ci sia.

27 commenti:

  1. ...c'è un motivo per cui io vi invidio un po', sono fiera che facciate parte della mia vita tanto e vi amo oltre misura

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    1. Male per l'invidia (ma invidia DE CHE???). Bene per la fierezza. Mi sciolgo per l'amore!
      Minore di tre minore di tre minore di tre!
      <3<3<3

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  2. cara suster son cose che se hai messo qua dovevi sfogare e non te le puoi tenere sempre dentro, spero tanto che una di queste sere avrete l'occasione di leggere insieme queste parole. Daranno carica sicuramente e tanti spunti per ritrovare lo spirito dei ragazzi di allora.

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    1. In realtà scrivo per tenere a mente e non perdere per strada riflessioni che voglio conservare, e condividere, che in altro modo non potrei. Gli sfoghi li preferisco vis à vis!
      I ragazzi di allora erano due cazzoni, ma ogni tanto provo un poco di nostalgia per loro...

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  3. Mi sembra banale ogni commento.
    Ma chissà perchè, mi sembra di vedervi. Insieme, felici.
    Un abbraccio.
    Giuppy

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  4. Bello Suster questo post. I tuoi scritti sono sempre diachiarazioni d'amore, per tua figlia, il tuo compagno, la vita. Mi fa pensare ad un vecchio racconto che ho scitto. Parla di un piccolo uomo sul sellino di una grande, sbilenca, bicicletta rossa che pedala tra le strade fangose di una Cambogia lontana con una voce suadente come una filastrocca in bilico tra la supplica e la dolcezza, lenta come certe lingue orientali sanno essere. L'uomo è piccolo ma ama in maniera smisurata suo figlio e con la fantasia lo rende ricco, con i sogni lo afranca da una realtà m isera. Con l'amore lo lascia andare verso un futuro migliore ma senza di lui. Il potere dei sogni, dell'amore, della volontà è straordianrio e da quello che posso leggere è il collante di voi tre. Credo sia normale che a volte possa vacillare. Ha bisogno solo di una ricarcica. E' bello però pensare che siete l'uno la ricarica dell'altro.
    E' bello leggerti. Ti sento vicina.
    Raffaella

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  5. Prendilo per la mano, fallo sedere davanti al pc e fagli leggere questo post. Io faccio così con Lui e funziona sempre.
    Comunque quando dici che la felicità non dipende dalle cose che possiedi ma da chi ti riempie la vita, come per esempio un figlio, è la più vera verità!
    E l'immagine di te e la pupa che andate al mare con il pulman per il solo gusto di vederla divertirsi e felice è semplicemente stupenda!!!

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  6. No, no, ragazze: non accadrà mai. A me va bene così. Ognuno deve avere un proprio spazio inaccessibile alla propria metà. Io la penso così.
    Solo una volta mi disse: ma che ci scrivi in quel blog: posso leggere?
    Allora sbiancai. Ho aperto la pagina di Roba da gatti e gli ho letto un post idiota. Lui ha detto: "Che cazzate. Però è divertente." e la storia è finita lì! Ah ah!

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  7. Ed io da dove comincio?
    Leggendo dei vostri viaggetti al mare mi rendo conto di quanta ruggine ci sia dentro di me, di quanto io sia imbalsamata! Forse se avessi il mare come meta e non il parchetto del paese, sarebbe diverso... Ma d'inverno fa freddo e d'estate fa caldo ed ogni scusa è buona per rintanarsi in casa ( a leggerti :P ). E non c'è la scusa che sono tre, che anche con una sola ero così! Che poi strapparli dalle braccia della nonna è sempre stata la sfida più grande...
    Invidio la tua storia, non tanto per i contenuti (simpatici anche quelli) ma per l'essere stata vissuta insieme! Alla mia storia mancano quei momenti, quei ricordi condivisi, quelle cose su cui ridere insieme.
    Ma so anche che se ci fossimo conosciuti prima non ci saremmo incontrati; abbiamo passati diversi perchè abbiamo caratteristiche diverse.
    Una cosa ci unisce, la stessa di cui parli. La consapevolezza che avere ed essere sono due cose distinte.
    Lui ama il suo lavoro, lo svolge con passione ed onestà; forse per questo non è ricco! Ma di quello che abbiamo non ci manca nulla.
    La rabbia è tutta mia (lui dice che non serve niente esprimerla), nel vedere quanto vengano spremuti i piccoli imprenditori (che non conoscono malattia, ne sabati, ne rispetto da chi pretende tutto e subito, che dedicano il fuori lavoro a star dietro alle panzane burocratiche) dando per scontato che facciano tutti la bella vita, solo per il fatto di avere un'attività in proprio! Non che in questo momento dipendenti e precari siano messi meglio!!! Insomma, sembra proprio che i più tutelati siamo sempre quelli che possono permettersi il drink sulla barchetta. Magari è solo una mia impressione (ma ho le mie buone ragioni per pensare ciò).
    Detto questo, posso capire lo sconforto di quel ragazzo. Ci hanno insegnato che il lavoro nobilita l'uomo, ma sconforta anche me, quando questo lo rende simile alla bestia. Vivere per lavorare e non vedere nulla di promettente all'orizzonte. Anch'io cerco di pensare alle migliaia di fortune che ho, ma non ti nego che ultimamente mi assalgono alcune paure sul futuro dei miei figli, che oggi mi regalano grandissime gioie e soddisfazioni, ma che spero non debbano mai pagare pesantemente la mia scelta di metterli al mondo!
    un bacio a quel ragazzo!

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  8. Sei perdonata!
    No ma a me piace ricevere commenti così lunghi e articolati.
    Beh, paure sul futuro ne ho anche io, a tratti, ma fondamentalmente vivo più nel presente, e un poco anche di passato, il futuro non mi appartiene, se non nella misura in cui cerco di fare del mio meglio per porre oggi le sue basi, basi che, lo riconosco, sono più spirituali che materiali. Ma quello che vorrei dire è che io non ho mai rimpianto e mai seriamente rinfacciato ai miei di avermi messa al mondo, anche se non mi hanno mandato a scuola di danza a sei anni nè in vacanza studio in Inghilterra a quattordici, anche se non ho mai comprato scarpe da 500 euro e se ho fatto l'adolescenza con due sole paia di jeans per volta, anche se non mi sono mai potuta permettere anni sabatici in giro per il mondo o esperienze mistiche alla ricerca di me stessa in India, come molta gente che conosco, anche senza scomodare i poveri ricchi che vanno al mare in yacht. Ma togliendo tutto ciò sono consapevole del molto che mi hanno dato, dell'impronta di fondo, di come mi hanno mostrato come vivere bene la vita anche senza tutto ciò, in fin dei conti della lbertà che mi è stata regalata, che credo sia il massimo cui possiamo aspirare anche per i nostri figli: che siano sempre liberi. Da tutto.
    Poi il modo in cui lo facciamo credo sia indifferente.
    Un abbraccio a te e ai tuoi splendidi koala.

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  9. Che bellissimo post. Scusa se non riesco a dire di più.
    Mi rivedo in molte parti sai, ma ora mi sento così tradita che non riesco neanche a guardare in faccia i ricordi.

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    1. C'è chi si scusa per aver detto troppo e chi poco...
      Grazie. Ci son momenti bui e momenti grigi in ogni storia, comunque essa vada poi a concludersi. Io mi appello ai ricordi "spensierati" più che felici, chè felice è un concetto complicato, per tener presenti a me stessa le cose che amo, che ho amato, e per guardare sotto ai sedimenti di tanti anni di quotidianità non sempre esaltante. Ammiro ma non riesco ad essere come quelli che ogni giorno sanno, o affermano di saper, rinnovare gioiosamente le proprie reciproche promesse di amore e abnegazione incondizionate, che affermano di scegliersi ogni giorno. io invece oscillo tra certezze e ripensamenti, dubbi e umori discordi, rinnovati entusiasmi e intolleranze, momenti di esasperazione estrema e malcelata e passiva sopportazione. Poi qui finisco sempre per parlare degli aspetti meno esaltanti della vita insieme, e allora volevo pareggiare un po' i conti, ecco. Tutto qui.
      Un abbraccio.

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  10. Vi ho visti, anche attraverso la tua cartolina. Ed è una storia bellissima. Mimi è il futuro, non c'è altro da sapere.

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    1. Grazie cara. Lo penso anche io, anche se a volte pesno che il suo futuro è vioncolato in parte a me, alle mie scelte, alle possibilità che le potrò (potremo) offrire, e temo allora di non offrirle a sufficienza...

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  11. Quando ho aperto questa pagina, devo dirti la verità, il lungo post mi ha un po' spaventata, poi ho cominciato a leggere e non ho potuto smettere di leggere fino alla fine. E' un vero peccato che Lui non legga questa bellissima dedica. E anche Mimi, quando sarà in grado di leggere, sarà orgogliosa della sua mamma, ne sono sicura. L'indipendenza che hai raggiunto nonostante i sacrifici, è ancora più preziosa. Bellissimo post, se lo scrivessero diretto a me piangerei di commozione per giorni. Un abbraccio.
    Scusa la curiosità, ma qual'è la laurea che tutti ridono quando dici quale sia.

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    1. Sono felice di averti trasmesso simili emozioni. Più probabile in effetti che lo legga Mimi quando sarà un po' più grande, che già promette interessi affini a quelli materni, piuttosto che il padre. ma a me va bene così, sul serio. Avessi pensato che lui potesse leggere non avrei scritto nulla, probabilmente, e anche così penso di essermi spinta un po' oltre con le smancerie. Mi fa molto piacere il tuo apprezzamento.
      La laurea è in storia dell'arte. non è che tutti ridono, quando lo dico, ma sicuro che si chiedono "Come ti è venuto in mente di studiare una roba simile?", o forse non se lo chiedono neppure, sono solo io che nel momento in cui lo dico già presuppongo la risposta nell'altrui pensiero, perchè in fondo c'è un certo pudore di fondo nella scelta di una facoltà umanistica che chiaramente non offre grandi sbocchi professionali, nè al giorno d'oggi nè mai. E' lo scotto da pagare per seguire le proprie passioni!

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  12. Sono finita qui incuriosita dal nome, primo perchè mi ha fatto ridere e secondo perchè Pisa è una città che adoro (mi sono innamorata di un pisano e lì ci vive la sua splendida famiglia). E mi sono riconosciuta in te in tutto quello che dici sullo stare in spiaggia in modo "naturale" e sul non bisogno di tanti soldi per essere felici.
    E poi ho letto quel che dici del tuo uomo, e anche qualche commento, e va bene non voler fargli leggere il tuo blog, è giusto così, sono d'accordo sul non dover condividere assolutamente "tuttissimo", ma quella che hai scritto è una lettera d'amore, io quel pezzo lì lo copierei e glielo darei, magari in un momento speciale, perchè una lettera d'amore merita di essere letta dal suo destinario.
    In ogni caso complmenti per il tuo blog, lo inserirò nel mio blogroll e sarò contenta se passerai a trovarmi.
    piacere di averti conosciuta!

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    1. Allora benvenuta. Passerò senz'altro a ricambiare la visita, e a conoscerti meglio.
      Lettera o non lettera, ho capito ben presto, quando mi sono messa con lui, che le strade letterarie e poetiche con lui non andavano percorse: non c'è verso. Innamorata come si è innamorati solo ai primi giorni che ci si conosce, osai fargli leggere alcune poesie in cui riversavo tutto il mio traboccante entusiasmo per quella nostra "avventura", poi lo guardai perplessa, e non ho mai saputo quanto ne aveva capito. Probabilmente nulla.
      Ho passato poi 4 mesi in Spagna durante i quali scrivevo in un quadernino ogni giorno brevi appunti per lui, in stampatello, per facilitargli la lettura. Poi gli consegnai il quadernino finito, che non fu mai aperto.
      Capito con che caprone abbiamo a che fare? :(

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    2. Ah ah!! Ok mi hai convinta, il tuo è un uomo "di sostanza", non è sicuramente la letteratura ciò che vi lega :)
      e almeno sei sicura che non verrà mai a sbirciare in un eventuale diario segreto!

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  13. E' un periodo un po' cupo per molti.
    Anche il mio "ragazzo spensierato", mio compagno da 20 anni, ha preoccupazioni e a volte pensieri cupi che risucchiano felicità. Penso che un po' tutti si sentano tremare la terra sotto i piedi vedendo i tagli e la cattiva aria che tira.
    I bimbi sentono, anche io lo faccio presente al mio lui e a volte lo cazzio un po', vanno protetti. In fondo anche quando eravamo piccoli noi c'era crisi - sono cicliche - ma ne siamo usciti e per passare un pomeriggio spensierato basta la voglia di farlo (io però me lo ricordo quando andavo in cartoleria da sola alle elementari e cercavo di far spendere ai miei il mno possibile...). Lavoriamo perchè l'infanzia resti una stagione felice.
    Auguri alla tua piccolina!

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    1. (ah, è sottointeso che è una bellissima lettera d'amore - stavo leggendo i commenti - e capisco che certe affinità letterarie ci sono oppure non ci saranno mai. Anche avendo visto che è il compleanno della pupa, ho preso la tangente e ho focalizzato su quanto preoccupa me in questo periodo, che il peso di questa crisi ricada sui piccoli)

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    2. Io credo che questo periodo di crisi ricada un po' sugli umori di tutti. E' inevitabile. Io non ricordo la mia infanzia come un periodo di crisi, comunque è certo che non ce la passavamo proprio da emiri, nella nostra famiglia, essendo tanti figli e con due stipendi normali. Per fortuna credo che questo genere di preoccupazione tocchi i piccoli solo marginalmente, e nella misura in cui ci rendiamo meno disponibili all'ascolto dei loro bisogni, meno disposti all'allegria e al gioco, ma questo non accadrà, stai tranquilla. Io sono una mamma leonessa che difende con i denti e gli artigli il diritto di mia figlia ad un'infanzia serena. Vero è che lei ultimamente è un poco nervosa, e unito a tutto il resto, anche i suoi repentini sbalzi di umore hanno la loro incidenza sul mio, che stare a combattere da mattina a sera con una nana che urla a svuotapolmoni per qualsiasi cosa e niente (cit.) è anche una dura ginnastica per i nervi già tesi... ma saranno i due anni...

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    3. Una minore capacità di "accoglienza" è la ricaduta peggiore secondo me. Certo potrai ricordare che nel tuo piccolo aiutavi i tuoi a risparmiare - io la ricordo in questi termini, noi eravamo tre e mio padre si costruiiva una sua attività da zero, è ovvio che agli inizi sentivo la necessità di stare attenti alle uscite, non che mi abbiano mai detto nulla, i miei si sarebbero tolti un rene per non farci mancare nulla :) e non farci accorgere di nulla - ma è importante che ci sia soprattutto un clima sereno, sono sicura che lo garantirai. :) baci e sul bloggare come spazio di realizzazione hai ragione, purtroppo a volte si contende con le ore di sonno, io almeno faccio così, visto che il pisolino della pupa è un ricordo lontano...

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  14. e cosa è questa pausa così lunga??? siamo andate e tornate dal mare, siamo tornate alla vita reale, pensavo di venire qui a recuperare arretrati di post.... dove sei??

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    1. Oh, cara! Non è che non voglia, è che questo blog mi toglie un sacco di tempo (libero) ed io non ne ho poi molto... sì lo so che sembra una scusa, e nemmeno poi tanto originale, lo so che in confronto a voi madri che lavorate il mio tempo in esubero sembrerebbe ridondante, ma in effetti si riduce alle due ore pomeridiane in cui la mia bella dorme.
      In queste circostanze basta l'essersi posti obiettivi semplicissimi perchè il tempo già non basti più a far nulla, e allori tagli sul superfluo, che poi è ciò che più ami fare, ciò che ti fa sentire ancora viva, libera e feconda, ma devi dedicarti ad altro, o rischi di non andare più a parare da nessuna parte e ciò ti spaventa enormemente. E allora a presto, caro blog, ci rivediamo quando avrò più tempo per te (per me).
      Diciamo che poi le pause destabilizzano, e riprendere il filo è sempre difficile. Mare pure per noi, comunque, e rieccoci noi pure alla vita reale. Quella virtuale... latita un po'. Ti ho letta, comunque. A presto, cara amica.

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    2. eh pure io mi chiedevo che fine avesse fatto SuS, allora tutto bene, sei 'solo' presa dalla vita...pure noi, ma non c'e' fretta, no?, il blog e' sempre qui, noi siamo sempre qui. Buon mare!

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