sabato 14 giugno 2014

Aggiornamento di stato.

Stato civile: è complicato.
Il social network più popolare di sempre ha sdoganato questa definizione da schiaffoni,e  io me ne approprio.
Datosi che ho nominato questo blog "Ho sposato un beduino" si dà il caso che in qualche modo alla fine una bizzarra concatenazione di cause-effetti abbian fatto di me una donna sposata, la qual cosa del resto non mi turba più di quanto non lo faccia ogni mattina svegliarmi con un paio di piedi taglia 25 piantati nelle costole e un altro paio più piccini che mi prendono a tallonate sugli zigomi.
Conservo di me una percezione ancora molto single, ma devo aver mosso a mia insaputa alcuni passi che mi han reso persona assai lontana da quello stato spensierato e gaio.

Se mi fosse passibile affiderei i gatti alle amorevoli cure di un'amica e partirei, così, su due piedi, con un borsone a tracolla e nessuna idea del dove, né del come, ma solo del perché: perché se stai troppo a lungo ferma in un luogo palustre come questo finisce che ti impantani e inizi a sprofondare, oppure finisci per mettere radici, e non ti smuovi più.
E così, devo aver aspettato un po' troppo. Ho queste due appendici che mi zavorrano qui, splendide, meravigliose appendici, appendici di cui andare orgogliosa e fiera, e infatti lo sono, piccole talee dall'esistenza autonoma, che per il momento hanno bisogno di me.
Sempre.
Di continuo.
Hanno bisogno di me con un'insistenza a volte esasperante.
Hanno bisogno a volte di contraddirmi, di sfinirmi, di rendermi la vita impossibile.
Hanno bisogno di starmi attaccate al polpaccio mentre cucino, o lavo i piatti.
Hanno bisogno di sentirmi nel letto accanto a loro quando dormono, se sgattaiolo via furtiva se ne accorgono manco avessero il radar, e lanciano l'allarme: allarme rosso allarme rosso! Tentativo di evasione! E io me ne ritorno mogia mogia, coda fra le gambe, nel mio pertugio, incastrata tra una scapola di una e la mandibola dell'altra, dicendomi, va be', per stanotte niente da fare, se ne parlerà domani, forse, per la libera uscita.
Passano i giorni insostenibilmente uguali gli uni agli altri, nella città palustre sempre uguale a se stessa, nelle nevrosi infantili da fronteggiare ogni giorno un po' più stanca.
Hanno bisogno di potermi urlare contro che vogliono fare come pare a loro, a volte, hanno bisogno di sottolineare il fatto che loro non sono me, e che io non sono loro.
Ma intanto dormiamo tutte e tre nello stesso lettone, bello grande per fortuna, così grande che ci stanno pure i gatti, volendo, e infatti ogni tanto qualcuno me lo sento passeggiare sugli organi molli dell'addome, dormiamo così, appiccicate tutte nell'afa di metà giugno, perché così siamo sicure di esserci sempre l'una per l'altra, malgrado gli urlacci diurni, che nessuno se ne scappi di sottecchi per uscire furtivo dalla camera e dedicarsi, si sa mai, a una qualche attività adulta serale.
Dormiamo in tre nel lettone, senza lenzuolo.
La mattina non rifaccio più i letti, tanto c'è poco da rifare.
Rania nel suo non ha praticamente mai dormito da che è nata.
Mimi ultimamente ha preso l'abitudine di migrare nottetempo nel nostro.
La mattina ci prepariamo a tempo record, ci squagliamo nella calura nel primo pomeriggio, è quello l'apice delle nostre liti furibonde da femmine isteriche.
Usciamo a smaltire nervosismi sul tardi, compriamo ciliegie e meloni che mangiamo in terrazza per cena, e poco più.
Cucino il minimo, pulisco il minimo, sporchiamo poco, andiamo a letto presto.

E il beduino in tutto ciò? Voi mi direte.
Il beduino è diventato il compagno a distanza che non avevo ancora mai avuto.
Mi ha fregato così, la vita, che lui ora è via, per lavoro, e io sempre qui, con due bambine piccole, a inventarmi giornate per tirare avanti.
E il bello di loro è che ti tengono sotto, sul pezzo, che non fai in tempo a fermarti e a pensare a quanto vorresti avere un cambio, a volte, e ad altre cose che è meglio non fermarsi a pensare, ché la vita va avanti, e tu ci sei in mezzo, e se ti distrai troppo, capace che ti perdi altri passaggi cruciali, e la prossima volta che ti svegli sei già una vecchia rincitrullita.

Noi tre secondo Joan Mirò.

11 commenti:

  1. Spero che il beduino torni, ma anche da sola, anche se tutto e' piu' pesante e incasinato, ce la farai xke' la tempra l'hai sempre avuta e il tuo essere indipendente sara' una grande risorsa.

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    1. La mia tempra si è rivelata essere di ricotta... vabbé.
      A farcela ce la faccio. Le mie bimbe sono favolose. Ogni tanto un po'rompicazzo, va be'. Si può dire???? ;-)

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  2. Accidenti Suster..ma questo distacco è temporaneo? Sappi che ti ritengo una mamma particolarmente in gamba. Non è da tutti mantenere un equilibrio psico-fisico in determinate situazioni, per giunta sola in compagnia di due bambine, e da quello che vedo le stai crescendo bene e in serenità. E questo vale tutto.

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    1. Non molto temporaneo. Diciamo permanente?
      Oh, poi la vita è un'incognita... anzi! Un'inKognita!!!

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  3. Tu e le tue grandi piccole donne, che squadra! Vi immagino sulla terrazza che vi sbrodolate il cocomero sui vestiti, le piccole coi piedini scalzi appiccicaticci e tu con mille pensieri e cose da fare...sei una forza della natura, tu! Beso

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    1. Addirittura! Che bello, è così che sembro da fuori? :-)

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  4. Immaginare di avere un cambio...quante volte lo immagino e invece sono 7/7 h24/24....a volte anche 25....ma non tornerei indietro!

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    1. O anche: tornando indietro probabilmente rifarei gli stessi identici passi fatti in passato. L'idea del tornare indietro e fare scelte diverse è un assurdo in termini.

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  5. E quindi l'unica alternativa alla lontananza sarebbe che tu ti trasferisca armi e bagagli là dove è lui? Tertium non datur?

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    1. Mi chiedi troppo. Facciamo un passo alla volta. Non sono una campionessa di programmi a lunga scadenza, e ora ella fattispecie sono un po' confusa... non si era capito eh? :-)

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  6. Per carità. L'attesa è una valida terza strada.:)

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