domenica 21 giugno 2015

La vita degli altri.


All'ora in cui normalmente sto ancora portando le mie figlie a scuola,sono già seduta, gambe conserte, se così si può dire, sui cuscini del sofà nell'ampio luminoso, ma ora in penombra da tapparelle abbassate, soggiorno.
La casa è grande, moderna, arredata, si direbbe, "con stile".
Ma chi sia il responsabile dell'arredamento, questo lo riesco ad immaginare, o meglio a presumere, con una punta di malignità: non certo i padroni di casa. Questa casa perfetta è talmente pensata che non ammette nulla di personale, di vissuto o di reale, al di là degli oggetti dell'ordinario vivere, al di là delle fotografie alle pareti, per quanto anche quelle disposte secondo una logica estetica che sa di studiato e posticcio.
Qui c'è lo zampino di qualche arredatore interior designer o vattelapesca.

Comunque la cosa non mi infastidisce, né mi mette a disagio. Sarei più a disagio in un ambiente più personale, credo che mi sentirei più un'intrusa in questa intimità domestica che non è la mia.
Invece non mi faccio problemi a mettermi comoda incrociando le gambe sul comodo sofà immacolato.
Qui mi pare più un set di un film o una simulazione di ambiente di Mondial Casa.
Lei comunque dorme di là, e io mi accomodo a fare i cavoli miei.
Un tempo mi avrebbe fatto rabbia sapere che esistono bambini piccoli (in genere figli degli altri) che non occorre cullare per ore per indurli ad un sonno ipnotico quanto precario, bambini capaci di addormentarsi da soli nel loro lettino, capaci di comprendere che in quel momento l'unica cosa che vogliono è dormire, e capaci di fartelo capire senza scatenare l'Inferno.
Questa è Gaia: bambina perfetta in una casa perfetta; un anno di vita e tanta saggezza sulle spalle.
Un tempo mi avrebbe fatto rabbia, dicevo. Oggi posso dire che, dopo aver cresciuto le mie, nessun bambino altrui può farmi paura, o quasi. E' un plus valore, il mio.
Che volete, non è che mi faccia proprio impazzire la prospettiva di una fulgida carriera da bambinaia dei figli altrui, ma oggigiorno, e qui ci sta tutto un "signoramìa", nessun lavoro si rifiuta.

Sono a casa di altri con la mia impeccabile divisa da Alì Babà indosso, calzoni bracaloni di tela dalle discrete tonalità arancio-scarlatto, e atavica maglietta a mezze maniche che un tempo fu di un qualche celeste, ma che dopo una cinquantina di passate di lavatrice e stendino versa sull'indefinito color foschia-di fine-agosto; le mie infradito con velleità di scarpa da città giacciono disordinatamente a qualche metro da me; tanto per non smentire il fiabesco personaggio esotico che oggi impersono, siedo a gambe incrociate coi miei piedoni nudi sui bei cuscini candidi del bel divano a dieci posti di design.
La vetrinetta dei liquori ammicca ma io non cederò. Ho una certa dignità, pur tuttavia.
Davanti a me uno schermo televisivo grande quanto il reparto vestiario del mio armadio di casa. Roba che del mio televisore, questo ne fa otto.
Intorno pareti gialline, ocra e celestine, tinte disposte secondo un'apparente casualità, con l'elegante noncuranza e aritmìa di chi si può permettere un vezzo ardito perché sa di avere buon gusto.
Una casa arredata ad hoc per venirci a vivere da famiglia nella giusta fase della vita in cui ci si aspetterebbe ciò da una coppia che si è divertita abbastanza; me lo dicono e lo espongono a chiunque metta piede in casa, le foto alle pareti. C'è un'intera parete dedicata alle foto di coppia: primo piano di loro sorridenti, selfie di loro con bocche a culo di gallina, foto di coppia al mare di schiena, abbronzatissimi entrambi, con fisici scultorei e cappello di paglia molto réclame Coppertone; foto di coppia dei piedi, foto di coppia delle ombre sulla sabbia, foto di coppia dei controluce stagliati nel tramonto, foto di coppia sulla moto, foto di coppia in versione palestra e così via. Cornici monocrome di varie misure sparse ancora nell'insopportabile studiato apparente ordine casuale.
In un angolo, sistemata ad arte, una piccola libreria cuboidale con la collezione completa dei Quindici, che nessuno credo abbia mai consultato né lo farà.
Mensole in stile teca di cristallo con brutti oggetti inutili, ovvi regali di nozze di gente che ti vuole male.
Stampe moderniste e dipinti pseudo-etnici su altre pareti altrimenti vuote, probabilmente per valorizzare lo spazio e la luce.
Una libreria assortita a portata di visitatore; persino i libri al suo interno sono disposti in maniera esteticamente impeccabile al colpo d'occhio: Dan Brown al completo, Harry Potter al completo, la trilogia Millennium, Fabio Volo, Littizzetto, Stephen King... una libreria dai gusti molto personali, a quanto pare...
Mi scopro critica e, forse, polemica, e cerco di prender e le distanze da questi sentimenti malevoli.
Dopo tutto sono brave persone.
Dopo tutto non c'è niente di male nell'essere benestanti e nel desiderare cose ordinarie, nel possedere cose ordinarie e piacevoli all'occhio e al comfort, nel potersi permettere un televisore più grande del mio frigorifero messo in orizzontale.
Non è mica colpa loro, in fondo.
Forse anche io, in altre condizioni, reputerei legittima la "normalità", una benestante normalità patinata di design.
Non posso certo permettermi di fare la snob solo perché non ho mai avuto un salotto con divano, e nemmeno uno senza divano.
In fondo anch'io ho desiderato molte di queste cose, in passato, e nemmeno troppo passato. Poi ho rinunciato, ché si fa prima. Ma come la proverbiale volpe, mi son detta che è roba acerba.
Forse sono queste mancanze che mi impediscono di sentirmi in pace col mondo e col mio mondo?
Forse sono queste le condizioni necessarie per mettere al mondo una bambina così compassata e in pace col mondo?

Intorno il salotto è disseminato di oggetti pensati, progettati e realizzati, poi acquistati e regalati, in vista del gioco di infanti.
Naturalmente troppi per una sola creatura; basterebbero a una ludoteca.
Tricicli canori, bruchi a dondolo, elefanti a spinta, stazioni polifunzionali con pulsantiere a raggi gamma; giochi educativi, giochi ecosostenibili, giochi in legno di pino da foreste gestite in maniera responsabile, equa e solidale, giochi logici da impilare, da infilare o da incastrare; e poi libri sonori, libri elettronici con pagine luminose, libri con inserti mobili, libri tattili, libri-torri, libri-puzzle, libri musicali, libri smontabili, libri organici, libri mangiabili, libri per il bagnetto.
A Gaia i libri piace soprattutto lanciarli.
Però le piacciono molto gli incastri.
Snocciolo la mia completa scienza canora in fatto di filastrocche e canzoncine per bambini, mentre enumero le diverse formine di animali in legno che lei mi passa, e sembra apprezzare.
Mi poggia la testa sul petto e mentre io proseguo nelle mie vergognose esibizioni canore, lei si abbandona del tutto su di me e si assopisce.
Mi viene da pensare che ci possa essere una telecamera nascosta tra i faretti in acciaio inox stile post-industriale che si allineano sul soffitto. Sai che figura di merda se mi sentono cantare così?
Niente, oggi non è stata necessaria nemmeno la passeggiata per i campi per farla crollare.
Normalmente io spingo il passeggino e lei sta seduta, e facciamo su e giù, così, svariate volte per la stradina tra i campi, senza che a nessuno venga in mente di protestare, lagnarsi, o pretendere di esser presa in braccio. I figli degli altri non lo fanno.

Naturalmente in un quadro così perfetto non può mancare un nonno con un terreno agricolo che ti porta a vedere i conigli e i pulcini nella campagna appena fuori casa, e una nonna che abita al piano di sotto che sforna torte per amici e parenti. Ne ha fatta una anche per me, "per i tuoi bimbi", dice. "Bimbe!" Dico io, e non so perché mi attanaglia questo senso di tristezza generale, questa freddezza interiore, questa inadeguatezza.
Non so se sono io a sentirmi inadeguata a questo quadro perfetto di felicità esteriore, o se è il contesto a suonarmi inadeguato ad una ricerca di felicità differente, anche se poi inizi a dubitare che esista una strada diversa da questa, per sentirsi completi e in linea con il mondo, con la società, con gli standard di vita generalmente accettabili e accettati
O forse è semplicemente troppo difficile, ed io faccio una grande fatica a trovarvi all'interno la mia ragion d'essere, in questo stare con i figli degli altri che hanno tutto per arrotondare a fine mese e forse riuscire a pagare le scadenze di che cazzo ne so io, ché ogni mese ce n'è una.
In questo desiderare, e un po' invidiare, lo ammetto, la vita degli altri e insieme disprezzarla.
Essere e sentirsi completi significa davvero possedere tutto il desiderabile in termini materiali e posizione sociale, lavorativa, affettiva?

Lei si sveglia nel suo lettino e la sento chiaccherare, tranquilla, in autonomia. A dire il vero lo è già da un po', sveglia, mentre io ero qui che prendevo "appunti" riguardo la sua famiglia e la sua casa sul mio taccuino, come un entomologo fa con le formiche carnivore dell'Amazzonia.
E' lì che chiacchera in solitaria, pacifica da una buona mezz'oretta, è così che si svegliano i figlia degli altri.
La lascio alla nonna.
- Grazie, signora, è stata carinissima, e la torta era buonissima!
- Oh, bene, sono contenta che sia piaciuta. Erano contenti i bimbi?
- Bimbe.
Dico io

Il frigorifero è pieno di fotografie, ne è praticamente tappezzato, fotografie varie fatte alla cazzo di cane, ma con un evidente valore affettivo, riferito ad episodi o a persone significative in queste vite; ed è, credo, l'unico angolo della casa che mi sa davvero di autentico.
Passa più vita sui frigoriferi che sui divani di design.

10 commenti:

  1. Che bel post. In realtà son sempre belli i tuoi post, ma io non riesco mai a leggermi con calma come vorrei...comunque li sai, vero, che pure loro avranno le loro magagne? E poimagari pure Gaia è stata una belvetta prima di diventare così, e chissà quante altre fasi da belvetta passerà ;)

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  2. Ps supercool che ti presenti da Aladino! !!

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  3. Ma sì sì, lo so che non è tutto oro. Ma, non so... È che mi sento completamente fuori contesto... Ovunque! Non so da cosa dipenda questa tristezza dentro, a volte. Mah.
    No ma gaia (nome contraffatto per il blog ma che le sta benissimo) è davvero un incanto. Dimostrazione tangibile della bambina che dove la metti sta, e anche quando piange, non lo fa per davvero, è più un accenno.

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  4. mi è piaciuto tanto questo post! Forse anche perché ne avevo uno in bozza con lo stesso titolo...per parlare in pratica della stessa cosa, sebbene attorno ad un diverso aneddoto. Vorrei dire tanto ma per ora mi limito a questo punto: ho visto simili case, famiglie e contesti che hanno comunque originato bambine più complicate e meno compassate di quella!

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    1. Ahahah! Ci credo! 😃
      La mia era più l'amara constatazione di chi non ha nemmeno la soddisfazione di dire: sarò sfigata sì, ma almeno le mie figlie dormono!
      Detto questo ci tengo a Precisare Che sono del tutto consapevole e grata del tanto che ho.
      Solo che a volte prevale quella tristezza e quel senso di inadeguatezza alla vita che non riesco a dominare

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    2. Figurati, si capisce bene, nessun bisogno di precisare. Anzi vorrei dire che le espressioni "fuori contesto" e "inadeguata alla vita" le ho spesso usate per descrivere me. Perdonami se entro così a gamba tesa, è un po' che ti leggo e sempre con grande ammirazione, per quello che scrivi oltre che per come lo scrivi.

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  5. Sono un po' perplessa.
    La colpa dei tuoi attuali datori di lavoro è essere benestanti? Avere una bella casa? Una bambina "facile"? Una nonna che prepara torte?
    Io non ho una famiglia benestante: sono un'insegnante (molto) precaria, mio marito è un operario, viviamo in un piccolo appartamento per cui abbiamo stipulato un mutuo che finiremo di pagare quando avremo i capelli grigi. Ho cercato però di renderlo bello secondo i miei gusti, risparmiando per poter talvolta cedere al "design". Mia figlia è stata una neonata difficile (sebbene ora sia una bambina piuttosto facile), eppure non per questo guardo con astio chi ha avuto bambini che dormivano tutta la notte, o chi ha la fortuna di non dover segnare tutte le spese centellinando anche i caffè. I tuoi datori di lavoro non hanno altra colpa se non la fortuna, e, immagino, le capacità necessarie per avere buone carriere. Della loro vita tu non sai altro, eppure giudichi i mobili, i gusti letterari, persino le foto appese. In questo post risulti tu l'arrogante, non loro.
    Tati

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    1. Infatti sono brave persone e la bimba è adorabile. Nessuna colpa.
      Purtroppo in noi stessi a volte riconosciamo anche emizioni o sentimenti non proprio nobili, anche se non ne andiamo fieri. Almeno per me è così.
      Grazie per l'intervento

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    2. E purtroppo spesso leggiamo solo quello che troviamo scritto, senza coglierne il senso generale.
      Non c'è arroganza in chi analizza pubblicamente e senza filtri le proprie sensazioni.
      E ovviamente, in quanto immacolate, non ci sono colpe nelle case alla Mulino Bianco, ma a chi è attento non può sfuggire la nota stonata, che risuona come i tredici colpi degli orologi di 1984.
      T.

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