giovedì 18 ottobre 2012

Il bello di questo "periolo"

Però poi ci sono anche tante cose belle, tanti bei momenti, che mi si dischiudono davanti agli occhi come boccioli inattesi, tra tante insicurezze, e sono quelle sensazioni che da tempo non provavo, che forse pensavo di non provare più o che avevo dimenticato di aver mai provato, momenti che si creano così su due piedi, senza programmi e senza averli messi in conto.
Come quello di fare dei progetti in due, costruire un futuro insieme, fantasticare su un obiettivo comune.
Come i nostri viaggi su e giù per il contado circostante la città, gli appuntamenti per vedere, confrontare fotografie con impressioni di prima mano, confrontare impressioni reciproche, interrogarsi con gli occhi di fronte a estranei, risalire in macchina e iniziare a raccontarsi a vicenda gli appunti presi mentalmente.
"Hai visto la cucina? Se ce la lasciano è buona."
"Hanno ripitturato da poco ma l'intonaco sotto è tutto fracico."
"Il giardino è bello ma la casa è un po' una tristezza."
"Hai sentito come gli puzzava l'alito al proprietario?"
"Non mi fido di questa agenzia, mi sembrano un po' furbastri."
"Rispetto all'altra, questa è più bella, ma non ha spazio fuori."
"Dice che va rifinita, ma solo per il tetto ci vorranno almeno 5000 euro!"
"Va bene, prendiamo l'altra casa più il giardino di questa, si può?"
"Lì magari ci mettiamo un'altalena, e una poltrona a dondolo."
"Quella stanza sotto è utile quando viene a trovarci tua madre."
"La camera dei bambini è troppo piccola"

Come se tutto fosse fosse possibile, già tutto in mano nostra.

Come sentire la tensione dello star per compiere un passo importante, il silenzio carico di attese e pensieri, che entrambi avvertiamo e non abbiamo modo di interrompere, quando sai che l'altro sa cosa ti ronza per la testa e sono più o meno gli stessi pensieri che ronzano in testa a te, e ti stringe la mano forte, o una carezza indugia sul ginocchio, a dire ci sono, siamo in due, e tu capisci.
E ritrovare complicità, e tenerezza, e sentirsi compresi, cercare un punto d'incontro, saper rinunciare alle proprie priorità.

Come quando di notte non si dorme in due, e ci si rigira e ci si rigira, illudendosi che sia colpa della posizione scomoda, del caldo, delle zanzare, del cuscino, ma poi dici: "Non dormi neanche tu?"

E decidere all'improvviso di passare una domenica diversa, prendere e andare, per una volta senza pensare a quanto spenderemo.

E avere una conversazione al telefono con mia madre più lunga di cinque minuti, e riuscire a dirle tutto quello che provo, e sentirmi finalmente appoggiata, sostenuta, aiutata.

E ricevere tante visite di amici e passare insieme giorni piacevoli, tranquilli, senza bisogno per forza di fare chi sa che, recuperare consuetudini allentate, incontrarsi per caso al supermercato e cercare una data comune per organizzare una sera insieme, ridere constatando che il primo week end disponibile per tutti e quattro sarà tra più di un mese, e fissare il promemoria sul cellulare, ché se non si fa così ci si perde di vista di nuovo, e la pupa intanto nel carrello protesta che si sta annoiando, allora rimaniamo così, che si cena insieme tra un mese e mezzo.

E il sole che torna ad affacciarsi dalla cortina di nuvole dopo i primi giorni di grigio e i primi freddi e ti scalda la pelle e il cuore.

E sentire la necessità di tenere traccia di questi momenti, di fissarli nella parola scritta, di scattare foto a casaccio, sapendo che ripenserai ad essi come ai momenti forse più belli della tua vita, e ti viene in mente una canzone triste che dice: supponiamo dei giorni a creare ricordi...

E sapere che tra di noi c'è già un'altra persona, che non si vede e non si sente ancora, ma che già esiste, e per una volta evitare di pensare al dopo, al come sarà, al ce la farò? Ma provare a godermi l'ora, questi ultimi istanti di noi tre, sapendo che dopo, ancora una volta, tutto cambierà in maniera irreversibile, e non sarà necessariamente più bello o più brutto, ma sarà diverso, e allora provare a mantenere dentro queste sensazioni, dell'attimo che precede, di quel che siamo e che non saremo più, senza rimpianti.

E trovarti in fila alle poste con due studentesse alle prime armi, l'accento smaccatamente cagliaritano, la testa piena di progetti e di argomenti accademici, le parole dense di entusiasmo per un mondo a loro nuovo e adulto, e rivedermi in loro, ma accorgermi che in fondo quei dieci anni che ci separano, si sono scavati una trincea che somiglia più a un'abisso, e che ci sono, eccome se ci sono, e che non sono passati inutilmente, ché per fortuna non sono più quella persona, e non lo rimpiango.

E gli occhi nocciola della mia bambina che ride e cresce e scherza e le sue parole inventate, le sue canzoni improvvisate, il suo modo esilarante di raccontarmi il contenuto dei suoi sogni e cosa ha fatto a scuola, le canzoni nuove che impara al nido e che tenta di insegnarmi.

E gli abiti di qualche taglia fa riesumati dal mio armadio per adattarsi alla mia nuova conformazione fisica, chè dopo tutto meglio che li sfrutto ancora che se no non li avrei più messi, e per fortuna che non li avevo ancora buttati.

E la pupa che dice: "Mamma, guadda come sono grrrande in questo periolo". E ancora la pupa che canta Tanti auguri a mamma per due giorni di fila, e quando poi è arrivato il momento di cantare se ne esce con "Tanti auguri a Pinocchio".

E accorgerti di quanto sia fuorviante l'insana abitudine di stilare bilanci ad ogni nuovo avvicendarsi di quella data fatidica, che sempre porta con sé un po' di malinconia e sconforto, quando ti sembra che i tuoi obiettivi siano andati persi per strada, e invece poi a guardare le cose da un'altra prospettiva pensi che è proprio così che avresti voluto festeggiare i tuoi 31 anni, con una bambina in braccio e un'altro dentro, e il tuo uomo accanto.









Nessun commento:

Posta un commento

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.