martedì 11 gennaio 2011

Ancora Suster e i treni. (Non sempre la tariffa più cara è quella che corrisponde al servizio migliore)

Scommetto che non vedete l'ora di sapere com'è andato il viaggio di ritorno... non è vero?

Ah, davvero non vi interessa?

Beh, come non detto: un resoconto rapido rapido ve lo farò comunque, ma tranquilli, non voglio certo ripetermi e diventare noiosa, quindi eviterò di dilungarmi sulla fase dei bagagli, che quando credi di aver finito, e sei appena riuscita a chiudere la valigia senza far saltare la cerniera montandoci sopra di peso, ti volti, ed ecco lì dimenticata l'ennesima pila di vestitini pupeschi nuovi nuovi, regali natalizi di varia origine e provenienza, che devo assolutamente riuscire a infilare in qualche tasca laterale (pensavo che sarei partita con molta meno roba che all'andata, ma evidentemente sbagliavo di grosso).

Sorvolerò anche sulla fase del carico dei miei ingombranti beni sul treno, visto che, cambiando i protagonisti e la stazione di partenza, la scena non è stata poi tanto diversa da qualla svoltasi all'andata.
Solo, se vogliamo, anche un po' peggio, pure senza la busta di 10 Kg di carne del babbo macellaio.

Com'è stato questo possibile? Direte voi. Lo è stato perchè ho speso 12 euro in più per prenotarmi un viaggio sul treno Eurostar Freccia Bianca, che rispetto all'Inter City dell'andata ci mette mezz'ora in meno, solo che in seconda classe ti fa viaggiare tutti stipati come bestiame diretto al macello.

E così io e pupetta ci siamo incastonate nel nostro minuscolo spazio vitale dal quale saremmo emerse solo 2 ore e 25 minuti dopo. Perchè dal nostro ingresso in vettura fino a tutti i successivi 145 minuti non ci saremmo più potute muovere. La disposizione era questa: la borsa dei pannolini di fianco a me sul sedile, lo zaino sotto le mie gambe, che non vi dico che comodità, valigia e ruote del passeggino ficcate a forza nel capientissimo porta bagagli sovrastante (e qui per fortiuna c'era il Ciccio ad aiutarmi se no mi usciva l'ernia), ovetto strategicamente infilato nello spazio tra il mio sedile e quello retrostante, pupa adagiata sulle mie ginocchia, che poi coll'andar del tempo è diventato: pupa spalmata sulla mia pancia con sopra la coperta di pile di Winny the Pooh e una temperatura interna della sottostante mamma stimata intorno ai 45 gradi.

Quindi: alle 18.00, dopo 10 interminabili minuti impiegati solo per prendere posto e augurarmi che il sedile di fianco al mio rimanesse vacante per potermi in parte disimpegnare (speranza presto disillusa), finalmente il treno lascia la stazione di Roma Termini.
Pupa relativamente tranquilla, che gioca amenamente col suo topo musicale e dimostra un interesse assai spiccato per le viti del tavolino pieghevole antistante, proiettando improvvisamente e inaspettatamente la capoccia contro lo spigolo del suddetto con grande patema d'animo mio.

Alle 18.25 -Oddio, mancano ancora 2 ore di viaggio!- penso tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il mio cellulare per controllare l'ora, manovra che richiede da parte mia una buona dose di contorsionismo.
Pupa alquanto incacchiata. Si è stufata e lo dimostra come meglio può. Intanto io mi raccomando a San Gerardo Maiella patrono delle mamme, a san Cristoforo protettore dei viaggiatori e visto che ci sono anche al famoso Morfeo, dispensatore di sonno, perchè renda pesante la palpebra alla mia vispa frugoletta e la faccia cadere in uno stato letargico di almeno un'ora.
Mentre io estraggo dalla borsa del cambio, che occupa un buon terzo del mio sedile, ogni sorta di divertenti intrattenimenti per pupe, quali palle, orsi e sonagli vari, lei li schifa sistematicamente, punta i piedi, si rovescia all'indietro e tenta un'incursione nel sedile accanto al mio. Riesco infine a conquistarne l'attenzione sfoderando l'oggetto da lei più agognato, quanto evitato da me causa pericolo soffocamento da cleenex appallottolati in gola: un pacchetto di fazzoletti dream che lei si caccia subito in bocca.

Alle19.00, a furia di centrifugarla sulle mie ginocchia, mi era venuto un crampo al polpaccio e lei finalmente ronfava sulla mia pancia, ciondolando la testa sulla sinistra e sbavandomi anche un po' la maglia.
Intanto sento le mie gambe liquefarsi sotto il pile di Winny the Pooh, e i miei vestiti appiccicaticci di sudore mio e di lei aderire fastidiosamente alla mia pelle.
E qui me la sono cavata per un'altra oretta, prima che si svegliasse, malgrado gli scossoni e i fischi occasionali del treno, tanto era stanca dalla giornata trascorsa tra eventi familiari, passeggiate con nonna per permettere a me di combattere in pace con i miei bagagli e partenze che hanno interferito con le sue abituali ore di nanna.
Durante quest'ora inizio a maturare il pensiero di quanto sarà ardua la discesa, con tutto il mio carico, senza il valido aiuto di mia madre e mio fratello,  e con la consapevolezza che il treno poi avrebbe continuato per Genova, e che quindi urgeva un piano. 


Alle 20.00, minuto più minuto meno, lei si sveglia emettendo tutta una serie di graziosi mugolii, e io guadagno un'altra decina di minuti proponendole subito subito il biberon: idea geniale portarmelo appresso già pronto!


Alle 20.15 siamo a Livorno, e io riesco a coinvolgere nell'operazione di scarico dei bagagli i due studenti un po' secchioni seduti di fronte a noi, che per tutto il viaggio mi hanno ammorbato ripetendosi vicendevolmente e incessantemente  lezioni di storia romana e filosofia del diritto. Ora, giustamente, mi risarciranno così.
Scherzo: sono stati carinissimi, e io proprio ingrata. Se non mi avessero aiutato loro, probabilmente ora starei tornando con la pupa da Genova Brignole, dopo aver passato una notte in stazione.
Invece no: mi hanno disincastrato il mio quintale di valigia e le ruote dell'ovetto dal portapacchi per gnomi, mi hanno trasportato buona parte del carico fino alle porte e infine giù sulla banchina, dove mi sono finalmente ricongiunta con Hasuna e la mia amica Bri, che ci cercavano dalla parte opposta del treno, giacchè io avevo detto loro che eravamo nell'ultimo vagone, e invece si vede che nel frattempo senza che io me ne accorgessi il treno si era girato, ed ecco: eravamo diventati il primo vagone.
Quando si dice: gli ultimi saranno i primi...


E quindi, cari amici vicini e lontani, io e pupa siamo arrivate sane e salde, visto che nel frattempo ci eravamo praticamente saldate l'una con l'altra, nel processo di liquefazione svoltosi sotto la coperta di Winny Pooh.
E, magia delle magie, ci attendeva una cena pronta, una casa linda, due gatti quasi snelli (subito ho acciaccato la coda al povero Zorro che mi veniva tra i piedi), un'assortimento di cioccolatini artigianali (grazie Bri), una piacevole serata., una pupa che il giorno dopo avrebbe dormito a oltranza, per recuperare gli strapazzi di una giornata passata tra cerimonie e ferrovia.


Buoni propositi per il nuovo anno: imparare a viaggiare leggera.

Una città piovosa ci accoglie rovesciando su di noi acqua a secchiate.


La pupa è sulla buona strada per diventare una bimba da battaglia e io sono uscita incolume da un'altra delle mie mirabolanti imprese.

Da Suster è tutto. Passo e chiudo.

1 commento:

  1. Ora non so perché mi sono messa a leggere questa roba stravecchia, proprio adesso che si avvicina la data fatidica di un nuovo temuto viaggio in treno. Argh! A presto il resoconto.

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