domenica 2 ottobre 2011

Prego, inserire pupa. Operazione in corso.

Come fosse una Mastercard... o forse dovrei dire Sustercard?
Wahahahahahaha! Mi sto scompisciando da sola! Che madre simpatica ed esilarante che sono! Certo, mia figlia è una bambina molto fortunata.
Pensa che palle se si ritrovava con una tipo la madre di Clarissa... o la madre di Anna Giulia...
Suster, ma di che minchia stai parlando?
E va bè, visto che insistete vi farò il resoconto dettagliato di questa prima settimana di inserimento al nido.
Contenti? Ok, fate sempre in tempo a chiudere la finestra: basta cliccare sulla X in alto accanto alla scheda "Blogger: Pisa&Love...". Però magari fate finta di aver letto tutto, mettete un commento tipo "Brava Suster" "Evviva la pupa!" ed io capirò. E non vi biasimerò! Promesso.

Per le altre (o altri, ma è poco probabile) coraggiose, ecco a voi:

Le sempre più tragicomiche avventure di Suster (e pupa) al nido!

Ecco, è andata così:

Lunedì.
Perplessità. Non appena varchiamo la soglia del luogo in questione, la maestra addetta alla pupa, che poi è anche la direttrice, come avevo intuito dal piglio organizzativo che la contraddistingue nel mucchio (Suster ha già individuato alcuni tipi riconoscibili: "la sciantosa", "la sciattona", "la sorriso-smagliante", "la zuccherosa", "la sbrigativa". Lista in progress), costei dicevo, si appropria immediatamente della pupa in questione, e mette in atto l'ormai arcinota tecnica del bombardamento di informazioni. La pupa viene subissata di "Guarda questo!", di "Andiamo a vedere" e di "Che bello!".
Tanta fatica per insegnare a tua figlia la meravigliosa arte della concentrazione ed ecco qui: ora mi toccherà portarmi via una pupa iperstimolata.
La mamma viene instradata in una stanzina apposita per mamme in via di inserimento pupi, dove si intratterrà per un tempo difficilmente stimabile sfogliando alternativamente un libro di Pennac trovato in una piccola libreria accanto a un piccolo divano, evidentemente destinati alle mamme in visita, e una serie di libretti cartonati per bimbi di età variabile trovati in una grande libreria evidentemente destinata ai bimbi, di cui si annota titoli e collane per poi eventualmente acquistarne in un secondo tempo.
Sempre perplessa per l'approccio della maestra, che mi è sembrata frettolosa, seccata, distratta attendo e tendo orecchio. Non mi sembra di sentirla piangere, e infatti quando poi arriva non piange. Ma piange dopo, quando viene portata di nuovo via e le vien detto che "mamma aspetta qui, la veniamo a trovare dopo".
Formulo una teoria sulla soggettività degli stimoli uditivi: il pianto dei bambini altrui risulta semplicemente fastidioso, altamente fastidioso, da infanticidio; quello della mia struggente (c'è però da dire che il suo pianto è assai meno sguaiato e più melodioso di quello degli altri bimbi. Lo riconosco per le modulazioni armoniche che dai toni più basse va in crescendo verso le note più acute).

Martedì.
Suster fa un incontro molto istruttivo. Primo esemplare di mamma: la mamma ansiosa.
Mentre la pupa continua le sue visite intermittenti alla stanzina delle mamme, ove presentasi sempre in lacrime lacrimose e pianto accorato, la mamma viene distolta dalla sua lettura di Pennac dall'arrivo di una mamma che definire ansiosa è riduttivo. La mamma, rispondente al nome di Mamma-di-Clarissa, sostiene di conoscerci già perché a quanto pare abbiamo partorito nella stessa corsia di ospedale a distanza di due giorni l'una dall'altra. Io fingo di ricordare, ma tanto ben presto scoprirò che il mio ruolo di interlocutrice con la mamma di Clarissa consisterà più o meno nell'annuire ogni tanto nelle pause del suo interminabile resoconto dei 14 mesi di vita di sua figlia, corredati da grandi patemi d'animo materni e interessanti inserti di gestione domestica. Quando poi Suster si accorgerà che Mamma di Clarissa sta piangendo non saprà se sia il caso di chiederle il perché, preoccupata di quale e quanta possa essere la risposta, ma tanto la domanda verrà considerata da lei come sottointesa e, sponte sua, l'addolorata madre racconterà alla Suster di come, appena giunte al nido, la bambina si sia letteralmente gettata tra le braccia della maestra (povera pargola oppressa dalle cure genitoriali!) senza rivolgere a lei più neanche un briciolo di attenzione, e questo l'ha fatta sentire tutt'a un tratto inutile (buaaaaa!), messa da parte (snif snif) e superflua (sigh sob).
E così, consolata Mamma di Clarissa, ("Ma no, devi essere contenta. Significa che lei è serena e sicura del fatto che tu non l'abbandonerai mai, sei una presenza stabile" e altre frasi standard) la nostra si accingerà a recuperare la pupa, che oggi sembra un pochino più acclimatata, o per lo meno così dice la maestra, che oggi mi appare pure un pochino meno scocciata e frettolosa, tanto da scambiare pure un paio di botta e risposta con la Suster stessa.
Mi viene in mente che non deve essere facile barcamenarsi tra madri ansiose come l'esemplare che ho davanti e i loro figli in lacrime, senza soccombere, e mi concedo una maggior clemenza nei confronti di queste maestre e del loro approccio aggressivo. Prevenire è meglio che curare. NOn lasciar spazio all'insorgere di lacrime è più facile che tamponarle poi, una volta alzata la diga.

Mercoledì.
Incontro con il secondo esemplare di mamma: la mamma moderna, anche detta la mamma "maschia".
Questa mamma, anche nota come Mamma di Anna Giulia, è forse un pochino meno temibile della Mamma di Clarissa. Non ti sfinisce con le sue paturnie, ma ti coinvolge rendenti tuo malgrado complice e alleata nel suo bislacco modo di vivere la maternità.
Questa mamma conosce e utilizza un nutrito campionario di frasi standard da conversazione, che snocciola e illustra come verità rivelate, e pensieri assai originali e innovativi: "Una volta la gente era più povera ma viveva meglio", "Un'estate così calda non si era mai vista", passando per "Con questa crisi non si arriva più a fine mese" e per finire con "Noi donne abbiamo una sensibilità che i maschi non hanno". Probabilmente ci sarà stato anche un "La mamma è sempre la mamma", ma non ne sono sicurissima, poichè anche qui la mia concentrazione funzionava a intermittenza.
Questa mamma ostenta una grande forza di carattere, una certa insofferenza verso il suo ruolo di madre, una impellente volontà di esternare la propria essenza di giovane dentro, frustrata dall'inattesa condizione di maternità (e malgrado i suoi quasi 40 anni dichiarati).
Nella situazione attuale, soddisfazione per essersi finalmente liberata del fardello della maternità full time, anche se sua figlia ha il doppio degli anni della mia e intanto già ne porta in grembo una seconda, gravidanza che afferma di non aver cercato e voluto e di aver accolto con cinque mesi di pianti accorati al pensiero che "ne arrivava un'altra". Costernata da tali e spiazzanti confidenze non credo di aver partecipato alla conversazione con asserzioni più strutturate di "Mh" e "Sìì?".
Malgrado a me non sembra di averla incoraggiata nella convinzione che condividessi la maggior parte delle cose che diceva, dava per scontato che invece fosse così e alla fine ho trovato più comodo non tentare di correggerla o interromperla, nè nella rievocazione delle notti di bisboccia in discoteca, amaramente rimpiante e vagheggiate, nè sul salvifico ruolo delle nonne a cui la bambina viene spesso e vlentieri sbolognata con gran sollievo materno, e nemmeno quando ha preso ad insistere sul tema "ai nostri tempi" che non si è capito bene quali dovessero essere dato che tra me e lei mi sembrava evidente che ci passassero una buona decina d'anni. Del resto mi sembrava anche evidente che non condividessimo, io e questo esemplare di mamma, nè provenienza anagrafica, né formazione, retroterra culturale  o storia familiare. Ma va be'.
Fortunatamente oggi mi viene concessa una mezz'ora d'aria, e felice e spensierata, scongiurando di incontrare per strada Mamma di Clarissa, che intanto quel giorno era stata mandata via prima di me, mi chiudo dietro alle spalle i pianti intermittenti della pupa durante le visite alla stanzina delle mamme, i discorsi della mamma moderna e intravedo il mio primo spiraglio di libertà, che utilizzerò oculatamente dividendomi tra un po' di shopping pupesco e una sessione ultrarapida di lettura su una panchina in piazza guardacaso "Martiri della libertà", sessione che mi consente di spantanarmi finalmente dall'empasse di pagina 13 del mio romanzo, sulla quale puntualmente ogni sera cede la mia concentrazione e la mia vigilanza.
Al mio ritorno, recupero una pupa veramente provata, stanca e sconsolata, con due occhi rossi e gonfi di pianto da far recedere dai ogni buoni propositi la madre più determinata di questo mondo.

Giovedì.
Essere arrivate con un piccolo anticipo rispetto ai giorni seguenti ha permesso secondo me alla pupa di prendere confidenza con l'ambiente in mia compagnia , mentre aspettavamo la Tata Lucia (così, guarda caso, si chiama la nostra maestra organizzatrice) che ancora non era giunta. Non saprei dire perchè alle educatrici questa cosa non va: la mamma non può giocare nel nido con la bambina. Riscontro eccessiva rigidità di talune posizioni, asempre per carità a mio umile parere.
Buono anche il fatto di arrivare all'orario di ingresso degli altri bimbi, e non in perfetta clausura e segretissima missione come i giorni precedenti.
La pupa parte in quarta dietro ai bimbi che vanno a giocare in cortile, ma quando si accorge che io non le tengo dietro, ma mi ritiro nello stanzino delle mamme in punizione, fa dietro front esibendo il volto della disperazione e dell'abbandono, modulando un perfetto lamento a salire su note medio alte. Questo è forse il giorno più sofferto per il distacco, lei però sarà serena al ritorno, poi.
Io invece mi sono sparata una sessione di mamme di Clarissa e Anna Giulia riunite in consiglio a discutere su parto e affini e a sparare a zero su questo o quel medico, mentre io risulto assai poco preparata sui nomi dei dottori che hanno seguito il mio, di parto, e persino sguarnita di ostetrica personale, oso affermare che tanto un medico vale l'altro e che non mi sono trovata male con i dottori dell'ospedale, pur non essendomi trascinata dietro la ginecologa privata. Ragion per cui vengo ritenuta per oggi un'interlocutrice poco valida e non più interpellata.
Con mia grande soddisfazione finiscono a parlare tra loro (non credo che una ascolti l'altra, perchè non riesco a immaginare una conversazione sensata tra questi due esemplari) e mi dedico alla lettura di un libro intitolato "Le domande dei vostri bambini" o qualcosa del genere, mediamente interessante, ma facilmente scorribile se si salta la maggior parte del testo (Pennac il giorno prima mi ha autorizzato a farlo) e si leggono solo le frasi evidenziate in neretto, perchè in fondo, su un argomento così c'era proprio bisogno di scrivere un libro?
Oggi ho diritto a un'intera ora d'aria, che mi brucio a parlare al telefono con un'amica che è mamma pure lei e che aveva voglia di chiaccherare di pupi stamani. Ecco come mi ingoia a poco a poco questo universo di madri loquaci. Fortuna che almeno sono sicura di non incontrare in giro la Mamma di Clarissa, la quale mi ha confidato che lei il tempo di attesa per andare a riprendere la pupa lo impiega a fare una preghierina presso la Madonna di Pompei, che è quella dove lei è stata battezzata e bla bla bla. Non c'è pericolo dunque di incrociarci.
La mia pupa ha giocato in cortile  coi bimbi che l'hanno spinta giù per la discesa su una macchinina. Si è ribaltata e invece di piangere ha riso come una pazza. Questo me l'ha raccontato la maestra. Lei mi ha raccontato qualcosa, ma con molti meno particolari. Mi ha detto "bebé" e poi "brrrr" e anche "Mmmmmm", ma non sono riuscita a capire dov'è che deve aver visto una mucca...

Venerdì.
La pupa a stare in mezzo ai bimbi moccicosi si è beccata di nuovo il raffreddore e stanotte si è svegliata ottocento volte rantolante e piangente, facendomi passare una notte horribilis. Telefono al nido per dire che non la porterò e la maestra sembra ben contenta e mi dice ci vediamo lunedì.

La pupa.
La prima settimana di inserimento si è dunque conclusa.
Pupa molto stanca, sfinita, ha dormito a oltranza per i due giorni successivi, raffreddore permettendo e in fin dei conti non mi pare che abbia preso male la nuova esperienza.
Sì va be', i pianti sono dovuti al fatto che la mamma non è lì con lei, e credo che sia difficile per lei spiegarsi il perché di questa immotivabile assenza, ma in sé andare al nido le piace.
Quando la mattina ci prepariamo e le dico che andiamo dai bimbi, scalpita ed esclama entusiasta: "Bebé!". Poi montiamo in bicicletta, pedaliamo adagio fino alla scuola, lei annota strada facendo sempre gli stessi riferimenti, l'albero, il giardino, l'arco... Abbiamo tutto un rituale, ancora, di canzoni: ci fermiamo e lasciamo la bici appoggiata al muro, accanto c'è la finestra di uno scantinato. Quella è "la cantina di un palazzone dove i gattini senza padrone organizzano una riunione...".
Noto in lei dei piccoli cambiamenti di comportamento, credo in parte dovuti alla nuova esperienza.
Malgrado sporadici attacchi di ansia da abbandono, anche in mezzo al giardino pubblico, quando all'improvviso arresta la sua corsa per chissà dove e si volta allarmata invocando il nome di colei che l'ha messa al mondo, mi sembra anche molto serena, e un po' più a suo agio in mezzo alla mischia di bambini. Il sonno, quello sì, è un problema, perchè il fatto di saltare il suo sonnellino mattutino la prova molto, e non l'aiuta certo a ben disporsi nei confronti del nuovo.
Mi intenerisce poi la gioia e l'entusiasmo con cui ritrova e saluta, al nostro ritorno a casa, gli oggetti noti e i giochi di tutti i giorni; persino i due gatti scocciatori ricevono grandi festeggiamenti a suon di "Ga" e "Nain!"
Il nido?
Vediamo un po', ecco cosa ho annotato in proposito:
La maestra: malgrado le attenuanti del caso la Tata Lucia continua a non convincermi troppo. Nel poco temp in cui l'ho vista in azione con la pupa ho notato che non parla realmente con lei. Monologa meglio, senza attendersi una risposta, e passa troppo rapidamente ad altro. Ho notato che non si accorge spesso e volentieri che lei sta, a suo modo, rispondendo a una sua domanda, o che richiama la sua attenzione su qualcosa (un gattino disegnato sul libro che la maestra le ha appena mostrato? "Nain! Nain!") e che a volte fraintende pure le intenzioni di lei (le dice "Ma" mostrando orgogliosa la sua mano, e quella risponde, catastroficamente "Sì, mamma è qui, ora noi la salutiamo e andiamo di là") Insomma: ma li ascolti i bimbi? Li osservi? O sono io madre a esagerare su questo punto?
La stanzina. Sarà per la compagnia non proprio entusiasmante, sarà perchè mi sembrava savvero di essere messa in punizione, io questa stanzina l'ho odiata, e la sto odiando.
Ma qual'è la sua funzione? Pedagogica? Pratica? Le maestre sostengono che questa stanza ha la funzione di un filtro col mondo esterno: un limite che al bambino è permesso valicare ma alla madre no, quello del nido, lo spazio dei bimbi. Rassicurante pensare che la mamma comunque rimane lì, non se ne va, ma se vogliono giocare con gli altri bimbi devono lasciarla lì e entrare soli. Può darsi, ma questo non riduce i pianti e le scene patetiche in cui la maestra è costretta a trascinare via un pupo recalcitrante e disperato. Ma va be'. La stanza è anche provvista di una gran quantità di giochi, finanche di una gran vasca con la sabbia, palette e formine, che però vengono utilizzate pochissimo, o quasi per niente, e solo allo scopo di distrarre momentaneamente i bimbi dalla presenza materna, prima di trascinarli via nel modo suddetto. La pupa ha subito assammarato tutto il pavimento e il gioco con la sabbia è stato repentinamente interrotto dalla Tata Lucia con grande disappunto di lei (e mio).
Le mamme. Oh santo cielo, direbbe mia madre. Non fatemi commentare. Quale mente perversa potrebbe concepire due personalità altrettanto disturbate di questi due esemplari da me coscienziosamente osservati e studiati per pura passione antropologica? ecco uno di quei curiosi casi in cui la realtà supera di gran lunga la finzione narrativa.
I bimbi. Con mio grande sollievo constato che a questa età nessun bambino ha ancora avuto il tempo di essere "guastato" da una prolungata e continuativa convivenza con il più squilibrato degli adulti, o almeno, ancora non ne dà mostra. Infatti i bimbi sono deliziosi. Non penso si possa parlare, a questo punto dello sviluppo della loro piccola personalità, di bimbi particolarmente prepotenti, prevaricanti, o smorfiosi. Non lo so, ma non mi è parso.
Il cortile. Devo assolutamente trovare il modo di rimediare allo stato di elevato decadimento dei murales di polli dipinti sul muro di cinta. Non si può vedere in quello stato! (possibile che nessuno ne venga esteticamente urtato?)
Gli armadietti. Posso con piacere constatare che il nome sulla targhetta dell'armadietto è stato scritto correttamente, anche se non ho capito che fine hanno fatto i cambi della pupa che avevo lasciato lì. La sacca per fortuna non è esposta alla vista dei visitatori, ma trovasi appesa nella sala interna, alla mercè del solo ludibrio privato delle nove maestre. Meno male.
Rituali. Mi piace l'importanza che qui si attribuisce ai rituali dei bimbi: il cambio delle scarpine all'ingresso, la distribuzione della frutta prima dell'attività... I rituali sono rassicuranti e aiutano i bimbi a riconoscere una routine che fanno propria, perché sanno già come comportarsi e cosa avverrà dopo. Peccato solo che i bimbi nuovi non vi vengano ammessi subito, decisione di cui mi sfugge in verità la motivazione, perché, sempre a mio umile, ignorante e profano parere, mi sembra un modo invece molto familiare di introdurli nel mondo e nelle abitudini degli altri bimbi. Perché escluderli? Perché impedirgli di riconoscersi in gesti usuali e allo stesso tempo aggreganti, che li farebbero sentire e vedersi parte di una comunità?

Nel complesso credo di aver come al solito idealizzato un po' troppo il senso di questa parola "inserimento", attribuendole forse più struttura e poteri di quanto in effetti non abbia. Chissà cosa mi credevo.
Niente di più di un banale procedimento meccanico:
"Inserire pupa prego. Operazione terminata: prego, estrarre pupa. Arrivederci e grazie."

14 commenti:

  1. Brava Suster!!! Evviva la pupa :)
    auhhuahuahu no in realtà ho letto proprio tutto!!!
    Il caso più disperato secondo me sono le mamme. Me le posso ben immaginare!Dopo aver letto tutto sono tornata su a pisciarmi dal ridere leggendo questo:

    "Certo, mia figlia è una bambina molto fortunata.
    Pensa che palle se si ritrovava con una tipo la madre di Clarissa... o la madre di Anna Giulia...
    Suster, ma di che minchia stai parlando?"

    dai..comunque..non è andata male in fin dei conti. Certo..le maestre dovrebbero essere più pazienti a capire i bimbi....ma almeno se sono frettolose e meno affettuose di te..tu rimani la leader dei suoi pensieri ;)

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  2. Ho letto tutto anch'io :)
    Che ti posso dire? La Pupa è molto fortunata ad avere una mamma come te, non solo perché sei la sua mamma ma perché sei intelligente, spiritosa e acuta.

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  3. Letto tutto! Sotto la lente d’ingrandimento!
    Premetto che non ho mai intrapreso l’avventura del nido, ma noto un comune denominatore coi miei pensieri! I perché!
    Perché no al rituale delle scarpine? Perché la stanzetta delle mamme? Perché l’impressione che la maestra non riesca a comunicare coi bambini e alla vasca della sabbia manchi solo il cartello “guardare non toccare?”.
    Credo che ad ogni perché (mio o tuo) corrisponda una spiegazione, più o meno logica, che a volte (non sempre) le maestre elargiscono; le mamme non devono stare negli stessi ambienti dei bambini per motivi igenici e perché i bambini non si “lasciano andare” nelle loro attività*. La stanzetta delle mamme mi sembra una specie di “fregatura” psicologica. E’ la prima volta che ne sento parlare!
    Io un po’ mi rammarico di essermi posta queste domande solo al terzo inserimento (o proprio a causa dell’esperienza maturata?) ma forse c’è un motivo anche per questo! Prima prendevo ciò che mi veniva proposto come unica e giusta possibilità. Da quando sono a conoscenza (seppur superficialmente) di altri metodi educativi (Montessori) mi chiedo se alcune cose possano essere fatte diversamente! Già modificare il termine inserimento in “accompagnamento” (e quello relativo agli anziani modificarlo in “accudimento, ci stà??) e dare la possibilità alle mamme di stare insieme ai bambini mentre prendono confidenza con i nuovi spazi, mi sembrerebbe meno “forzato”. Ma forse alle mamme lavoratrici questo tempo non è concesso e allora bisogna dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Tua sorella cosa racconta? (se non ho capito male lavora in questo settore?) So, per conoscenza diretta, che gli educatori non sono ben disposti nei confronti di genitori che, sempre più, pretendono di sapere tante cose e quindi viene innalzata una specie di barriera. Il classico cane che si morde la coda! Ecco, con le ultime due frasi fatte vado a fare compagnia alla mamma di Anna Giulia, non mancando di aggiungere “Ma che bel sole che c’è stato oggi! :D”
    Lunghezza commento proporzionale alla lunghezza post. Perdono.
    "Il terminale non rileva codice Pupa, reinserire in modo corretto. Grazie"

    *Durante una riunione, uno psicologo infantile, raffrontò il rapporto tra madre e figlio al rapporto tra due innamorati. Quando stanno insieme starebbero ore a sbaciucchiarsi, appiccicati, escludendo il mondo circostante e non riuscendo a vedere altro (era cominco il modo in cui lo raccontava!). Così il bambino, in presenza della madre, diventa languido, coccoloso, capriccioso (in senso buono) ma rimane inibito nel lasciarsi andare a svolgere attività con altre persone! Da qui la tipica frase “smette di piangere e diventa un altro bambino!”. Sarà vero?

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  4. Ciao Mel, grazie della paziente lettura, malgrado l'argomento esuli, io credo, dai tuoi attuali interessi. No, non è andata proprio male, e comunque non ho mai temuto di essere scalzata dal mio posto d'onore da qualche maestra, né ambisco a detenerlo in eterno, preferendo piuttosto che lei possa incontrare anche altrove nel mondo sicurezza e sostegno (non sono la mamma di Clarissa!)

    @Mafalda: ma grazie! Quanti complimenti! La pupa si farà delle grasse risate in mia compagnia. Almeno questo lo spero.

    @tri: grazie mille per il tuo commento strutturato e all'altezza del post ;).
    Dunque: con mia sorella ho parlato (le ho linkato questo post e lei mi ha commentato per telefono). Si è meravigliata molto del racconto, della stanzina, dell'approccio così brusco del distacco. da lei non funziona così (al nord siete avanti non c'è nulla da fa'!;))
    Me ne aveva già perlato e per questo forse anche mi immaginavo qualcosa di diverso da ciò che ho poi trovato. Lì è la mamma a introdurre il bimbo nel nido, a fargli conoscere l'ambiente, e solo in un secondo momento, quando questo ambiente non sarà più per lui un ambiente estraneo (dopo 1 o 2 settimane diceva), la mamma lascia il bimbo. Ma non rimane a portata di mano, chiusa in una stanzina,per chè che senso ha che lui sappia che la mamma c'è e non poter però stare con lei??? MI sembra il supplizio di Tantalo! Trovo la stanzina qualcosa di perverso, un'inutile sofferenza anche per le madri stipate a dover condividere angosce comuni e differenti, e inevitabilmente portate a confrontarsi e disapprovarsi, costrette a udire i pianti dei propri figli senza poter intervenire. E che è: un carcere cinese? Mia sorella mi ha detto di non essere cattiva con le mamme, e forse ha ragione (chissà quante ne ha dovute consolare lei, nel suo lavoro): giuro di non aver esagerato nel descriverle, anzi, ho tralasciato molti dettagli inquietanti! però in fondo chi sono io per decretare da quei brevi incontri la loro capacità di essere madri valide, se pur adulte un po' squinternate? Poi mi ha detto che la direttrice molto spesso ha da fare molte cose all'interno della scuola e pure non può evitare di accollarsi anche inserimenti, quindi spesso accade che sia di fretta, distratta, sbrigativa, come mi è parsa a me. semplicemente: ho avuto sfiga a capitare con lei, tra tre chances possibili.
    riguardo il termine "inserimento": lo sai che a me non mi resta in testa? Ogni volta che ne parlo mi viene in mente solo la parola "introduzione" al nido, e forse se ci pensi sarebbe molto più bella e sensata, o per lo meno, lascia più pensare che si parla di persone... (ti scriverei altro ancora, ma non la finiremmo più. Magari continueremo questo discorso in privato, perchè mi sembra di aver già sforato, con questa raffica di post su questo argomento!!)

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  5. Ecco tata Veronica. Che viene in aiuto di mamme disperate e contrariate dalle maestree distratte e angosciate che i propri figli non stiano bene al nido.
    Il distacco trà mamma e bimbo ci deve essere. Non solo perchè il bimbo va al nido ma perchè tale distacco fa si che il bimbo diventi grande, autonomo e possa affrontare il mondo,e scoprirlo. Tale distacco però deve essere precedudo dalla sicurezza che il Car griver(mamma o chi ne fa le veci non è solo la mamma che da sicurezza!)da al bimbo. L'importante ,per il bambino,per esplorare il mondo, è che sappia che per qualsiasi motivo ha una base sicura(il car griver)che lo possa consolare , rassicurare, proteggere.
    Questo meccanismo è innato in noi esseri umani,e nei mammiferi.Filogeneticamente ha origine nella preistoria quando i bimbi umani indifesi dovevano essere protetti dalle belve feroci(i bimbi che erano attacccati di più agli adulti vivevano gli altri venivano sbranati). Per di più e qui spiego megli quello che diceva lo psicologo di Tri.Questo meccanismo che si chiama sistema di attaccamento(il bimbo che si attacca alla mamma,) e il sistema di accudimanto (la mamma che sente che deve accudire il proprio bimbo per avere una progenie) nelle'età adulta diventa il prototipo rispetto al rapporto di coppia.Cioè il bimbo apprende i comportamenti della mamma e le sue risposte e questo nell'età adulta potrà influenzare il rapporto di coppia.
    Filogeneticamente questa traslazioe(amore coniugale simile all'amore filiale) nasce dall'esigenza che le coppie della preistoria dovevano rimanere unite per far in modo che i propri geni si trasmettessero(istinto innato in qualsisi Essere umano).
    Gli uomini rimanevano più tempo con le donne per paura che le donne trombassero di quà e di la, visto che per uno sviluppo sessuale il periodo fertile delle donne era nascosto.Le donne avevano bisogno dell'uomo per allevare i figli, visto che i cuccioli umani si sviluppano molto più lentamente di qualsiasi altro animale(l'uomo cammina a un anno,il cavallo cammina dopo poche ore).
    Quindi il sistema di attaccamento ed accudimento preserva la prole, facendo si che il bimbo sia attaccato alla mamma, e mantenendo il rapporto di coppia duraturo.
    La differenza che c'è però trà un rapporto di coppia e bimbo car grive è che il rapporto di coppia è reciproco(due persone che si amano possono alternativamente attivare il sistema di attaccamento o di accudimento).Il rapporto mamma bimbo e complementare(la mamma attua il sistema di accudimento il bimbo il sistema di attaccamento).
    Tutto questo pappone lo si può capire meglio nel libro ATTACCAMENTO ED AMORE GRAZIA ATTILI.
    ma veniamo a noi. le educatrici dovrebbero sostituire la mamma, essere quindi un car griver. Essere una base sicura sostitutiva. Per esserlo il bimbo si deve sentir sicuro trà le braccia dell'educatrice.Per far si che questo succeda la mamma inserisce il bimbo all'asilo. gli fa conoscere l'ambiente ma le deve essere permesso che qualora il bimbo si senta insicuro possa ritornare trà le sue braccia (sintomo che il sistema di accudimento ed attaccamento funziona!). Quando si vede che il bimbo gioca ed è tranquillo, sia di girare nell'ambiente sia di parlare con l'educatrice allora si allontana definitivamente la mamma.
    Certo forse questo è fantascenza perchè non si ha tempo. Però due o tre giorni per farli ambientare con la mamma secondo me occorrono(anche se le mamma son sempre frettolose per lavoro, anche se le educatrici son sempre spaventate di essere osservate da genitori curiosi di vedere come lavorano, anche se gli altri bimbi osservano i genitori e scoppiano in pianti irrefrenabili).
    Per questo forse si preferisce il distacco netto! Come dice il buon Bolwlby il car griver può essere qualsiasi adulto non per forza la mamma,se non c'è la mamma il sistema di attaccamento funzionerà lo stesso volente o nolente e a lungo andare il bimbo si sentirà sicuro.
    Buona notte a tutte e scusate le mie riflesioni.

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  6. Grazie zia Gunchina per aver trasposto in discorso teorico ciò che io espongo per via empirica. E' stato molto istruttivo.

    PS.
    Aggiornamento: in attesa di estrazione pupa.
    Esistono anche mamme normali. Chi l'avrebbe mai detto.

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  7. Brava Suster & Pupa!
    la parte sui rituali è proprio affine al mio pensiero...
    Un abbraccio a entrambe =)

    Ti invito al mio 1° anno di Blog, se ti va

    http://lamagiadelvento.blogspot.com/2011/10/il-1-compliblogsha-da-festeggiare.html

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  8. Grazie mille a tata Veronica per questo approfondimento.
    Mi colpisce molto la figura del car griver, ma come spesso capita, teoria e pratica non vanno molto d’accordo. Alla luce di queste nuove conoscenze ora capisco perchè mia figlia continui a dire che non vuole andare all'asilo. Anche oggi ha pianto per più di un'ora, abbattendo tutte le mie difese (l'ho tenuta a casa pur sapendo che è una cosa molto sbagliata!). In un ambiente dove in meno di due settimane è già stata morsicata due volte, può essere che non si senta affatto ... al sicuro!
    Non posso neanche prendermela più di tanto con la maestra perchè, con un rapporto 1 a 28 bambini, credo sia difficile avere occhi per tutti! O forse dovrei prendermela proprio con questa maestra che non è stata un buon car griver neanche per la prima figlia (temeva le sue urla di richiamo rivolte ai più monelli!)…
    Fu così che me ne andai, depressa e sconsolata, per la mia strada, chiudendo le orecchie e stringendo i denti, nella speranza che i compagni della piccola smettano di stringere i loro addosso a lei!
    Buonanotte. Sigh!

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  9. Scusate ma sono l'unica a non sapere cosa significa "car griver"? No perchè cercandolo su google ho ricevuto solo una correzione in "car Driver" ossia, come immagino sia chiaro, autista... uhm...

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  10. Non sono sicura, ma credo che il modo giusto di scriverlo sia "care giver" :-)

    Per me l'inserimento è stato in parte diverso, anche perchè si trattava di un piccolo nido privato, aperto da poco, e in pratica son stata lì con lei tre o quattro volte, dopo di che mi han detto: "Guarda, direi che se la cava benissimo", e così è stato.
    Accadeva quando mia figlia aveva otto mesi; ora ha passato i due anni, e qualche sera fa, andando a riprenderla, commentavo con l'educatrice che è più difficile portarla a casa la sera che al nido la mattina... e pare che non sia l'unica.
    Sulle mamme non mi pronuncio, normalmente le evito come la peste e se dico come mi comporto con mia figlia vengo sempre guardata come una pazza irresponsabile. Chissà, magari lo sono, però finora la bimba sta benone...

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  11. "Brava Suster" "Evviva la pupa!" di questo sono certa!!! mmmm, leggendo tutto e dico proprio TUTTO!!! mi viene in mente che potrei mettermi a scrivere il decalogo dei comportamenti errati nell'inserimento bambini piccoli al nido. e si, perchè le indicazioni per un buon inserimento ci sono, e tante, ma spesso, e mi sembra di non essre l'unica a dirlo, teoria e pratica non vanno a braccetto. comunque al di là di questo, possono succedere disavventure anche tra le migiori mamme e le migliori educatrici, ovviamente. vorrei inoltre fare i miei più particolari complimenti alla Pupa: quel bel febbrone è stata una gran bella mossa intelligente. ha aiutato tutti! ed ancora una volta mi convinco di quanto i bimbi siano colalboartivi!sai, mi viene in mente un libretto che lessi anni fa. mi sembra che il titolo sia "Manuele per bambini con genitori difficili". dovrei ritrovarlo... un piccolo trattato tra il faceto e il curioso che teorizzava come a volte i bimbi prendano in mano la situazione trovando soluzioni inaspettate. se ci penso bene ci sono punti in comune con la vostra storia....cara Suster anche io ho usato un tono allegro nel mio commento, ma ciò non toglie che sia stata colpita assai dal tuo racconto e che non riscontri delle inaduegatezze professionali che vorrei alemno mi fossero pedagogicamente supportate. continuerò a leggerti. ciao ciao

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    1. Sono davvero ammirata che tu abbia avuto la buona volontà di leggere tutto sto po' po' di roba!Il tono del tuo commento è adeguato a quello del post. E comunque sono d'accordo con te: il riderci su non esclude la possibilità di una critica costruttiva.
      MI piacerebbe leggere le tue indicazioni su un inserimento corretto. Però mi piacerebbe soprattutto conoscere quali debbano essere i comportamenti da evitare e quelli invece da seguire da parte dei genitori, poichè credo di avre fatto anche io alcuni errori, nel mio non sapere come destreggiarmi tra la mia bambina, il mio istinto protettivo, e la necssità di assecondare le maestre e le regole del nido...
      attendo fiduciosa.

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  12. oohhh, che porta magica hai aperto! è tanto che sto ragionando intorno alla prospettiva che proponi e volevo scriverci su. gli stimoli stanno nella mia esperienza, nella mia formazione, nella consulenza con i genitori, nelle cose che vivo tutti i giorni. quindi, centrato il bersaglio! grazie. mi piacerebbe riparlarne insieme, se vuoi. intanto ci penso meglio ed accetto volentieri suggerimenti!!! grazie. a presto

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  13. Felicissima di averti dato il giusto input.
    Davvero: se ne sentono tanti, di consigli, di giudizi, di opinioni, da mamme per mamme sui presunti errori dei genitori durante l'inserimento al nido.
    Ma un prontuario particolareggiato e completo, e soprattutto metodologicamente motivato che spieghi e dia indicazioni sul comportamento più corretto da adottare coi bambini in questa situazione ancora non l'ho trovato.
    sarà anche perchè non tutti i nidi adottano la stessa politica di inserimento, quindi è difficile fare un discorso generale. Però come al solito credo valga assai più l'esperienza pluriennale di chi coi bambini ci ha lavorato che quella univoca di una madre alle prese con le esigenze specifiche del proprio figlio. E poi saper ascoltare e osservare, cosa che non è di tutti.
    Ti leggerò con piacere, se e come ne parlerai.
    Tanto gli inserimenti sono un po' come gli esami: nella vita non finiscono mai!

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