mercoledì 14 novembre 2012

Oggi abbiamo scioperato.

Care maestre, non ci siamo lasciate intimidire dal vostro legittimo scioperare: abbiamo scioperato anche noi.
Sciopero dei pensieri tristi, sciopero delle logoranti giornate casalinghe, sciopero della stagione grigia e fredda che si appropinqua, accorciando sempre più le nostre giornate, costringendo le nostre menti in un giro di melanconia e inquietudine.
Ce ne siamo andate là dove nacquero fiori dai cannoni, a vedere i prati e gli alberi tingersi di colori caldi e accesi, a tuffarci nell'oro e nei fruscii di una mattina luminosissima, marezzata di bagliori crepitanti sotto i nostri passi.




Il parco giochi pullulava di bimbi abbandonati da maestre scioperanti molto arrabbiate con il loro lavoro, di mamme e nonne molto incacchiate con le maestre, di baby-sitter grate per l'extra ma annoiate e molto intente a spiluccare nei loro cellulari.
Dopo una breve dose di salta-salta, abbiamo preso la strada secondaria dei nostri vagabondaggi in sordina, lontane dagli schiamazzi dei piccoli studenti della nursery school of english, in perfetta divisa blu notte e distintivo (le loro maestre no che non scioperano, ecco quanto vale la pena di pagare una retta di mille e rotti euro mensili!) e ci siamo immerse nell'autunno .


Mimi raccoglieva foglie grandi e piccoli e me le portava: "Tieni, mamma, ti ho p'eso un mazzetto di poglie piccole!"
E io annegavo ansie e malinconie nella macchina fotografica, e per un po' mi è riuscito proprio bene.



Tanto da concedermi persino il lusso di un autoscatto...
La stagione che passa, un altro anno che se ne va, l'animo già nostalgico di quanto abbiamo ora, perchè sai che non puoi congelare l'attimo.


Quest'anno sono successe tante cose dentro e fuori di me, come tutti gli anni del resto.
Si è aperto con un viaggio difficile ed è andato avanti con scelte e cambiamenti altrettanto difficili, tra dubbi e rinunce più o meno volontarie e consapevoli, desideri irrealizzati che si sono lasciati sfiorare per un soffio di tempo, e poi si sono allontanati, irreversibilmente, e ora ancora incompiuta la necessità di trovare un assetto stabile, per me, per lei, per noi come famiglia.


La guardo giocare e divertirsi con poco e mi chiedo se saprò restituirle mai tutta la gioia e la bellezza che sa elargirmi. Mi chiedo se saprò renderla felice come vorrei, se le mie scelte non la danneggeranno, se mai potrò amare altrettanto un altro essere, per il quale in questo momento mi sembra solo di provare una certa stizza, per l'essere venuto a scombinarci le carte in tavola quando mi sembrava ormai di avere raggiunto la pienezza e la pace dei sentimenti.


Una città che amo e che non mi stancherei mai di rimirare, in tutti i suoi cantucci, nei pezzi di vita che sciamano intorno a me, nelle splendide giornate che inopinatamente a volte ci regala, nel suo essere sempre a portata di piede, di mano, d'occhio, nella quale ho a lungo immaginato di poter nidificare.


L'incanto dell'autunno, del calore che ancora ti sorprende, a tradimento, quando ormai l'estate appena trascorsa inizia a sembrarti esser stata solo un miraggio, nel susseguirsi delle ultime giornate uggiose.


Vederla esplorare sicura i suoi spazi, quelli in cui è cresciuta, sapersi ormai allontanare da me senza timore di perdermi, perché ormai ha capito che anche se la lascio, torno da lei.
Senza di lei non posso stare. Mai mai.


Andiamo a caccia di gatti, schivi, guardinghi gatti del giardino, come quando lei aveva un anno e imparava a muovere i primi passi, inseguendo felini fuggiaschi al grido di "Ga!"


E poi rientriamo a fatica nel quotidiano della nostra città, avviandoci per quelle strade a noi note che ci conducono verso casa.

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