sabato 12 ottobre 2013

Io mamma scassamaroni e l'ingresso alla materna.

Un'altra settimana è andata, e devo dire che, ragionando a freddo, decantate le prime impressioni "sull'onda emotiva", non sta andando malaccio. La scuola dico. Ve l'avevo preannunciato o no che ci sarei tornata? Scommetto che eravate in ansia a non saperne più niente.
Mimi ci prova tutte le mattine, a dire che quel giorno è stanca, o che preferisce tornare alla scuola vecchia (al nido), che per la materna non è ancora abbastanza grande, che si era sbagliata.
Poi però, giunti al venerdì ha esaurito tutti gli argomenti e si lascia condurre docile argomentando di compagni che hanno fatto questo e quello, e consapevole del fatto che all'indomani la scuola è chiusa, perché non manco di farglielo sapere, che venerdì è l'ultimo giorno di travaglio, e poi c'è il week end, e credo che sia importante, questo scandirle il tempo della settimana che va esaurendosi, perché l'aiuta a guardare le cose nella giusta prospettiva, anche se l'idea vera e propria del ciclo settimanale credo continui a sfuggirle.


Ma dicevamo della materna, o per lo meno, io dicevo.
Dopo svariate incazzature solo parzialmente esternate e, con mio successivo pentimento, in parte esternate in presenza di lei, sto provando a farmi piacere la scuola.
E pur tuttavia voglio qui oggi condividere con chi avrà la pazienza di leggere queste righe, alcune di queste esternazioni, osservazioni che ho fatto, se vogliamo, tanto per capire se sono io che mi sto inesorabilmente trasformando nella mamma scassamaroni di turno, o se effettivamente alcune cose potrebbero essere fatte meglio in altra maniera.
Del resto è cosa comprovata che ad essere scassamaroni ci hai solo che da guadagnare.
Basta.
Basta col chiedere scusa al prossimo finanche della propria stessa esistenza (l'educazione da me ricevuto su questo versante ha prodotto danni irreparabili). Fare finta di non esistere per non rompere le palle altrui è atteggiamento che non paga, come ho constatato svariate volte in vita mia. Romperle invece sì.
Correggere ripetutamente la pronuncia errata del nome di mia figlia, chiedere ragione di qualsiasi cosa venisse data per scontato e puntualizzare con sarcasmo sul fatto che alle soglie di ottobre noi fossimo ancora ferme all'inserimento, ha dato risultati insperati, credo di esser salita non poco di considerazione agli occhi delle maestre come "mamma potenzialmente scassamaroni, maneggiare con prudenza".
Sarà una battaglia all'ultimo sangue.
Ma torniamo a noi:
  1. l'inserimento. Stu cazzo d'inserimento in pratica si riduce a cosa? A dilazionare nei giorni le ore di permanenza dei bimbi a scuola, come se questo fosse sufficiente a farli ambientare. Il risultato è che per inserire 24 ragazzini ci si impiega di fatto più di un mese, e gli ultimi malcapitati finiscono per iniziare con un ritardo notevole rispetto ai primi, che già hanno avuto un mese e più per socializzare e ambientarsi. Dunque: quale per loro il vantaggio? Lo svantaggio è quello di doversi inserire in un contesto già avviato, trovare il proprio spazio all'interno di gruppi già consolidati, e inoltre, doverlo fare in meno tempo, con maestre che (da quanto ho potuto constatare) si sono già rotte le palle e hanno meno pazienza che non all'inizio (almeno credo). Intanto una presunta mamma che lavora si fa il mazzo per tappare i buchi di una scuola che latita. Ma non è il mio caso quindi tacerò.
  2. Accoglienza. Quando io conosco una persona per la prima volta che faccio? Mi presento, no? L'accoglienza ricevuta da Mimi ha lasciato alquanto a desiderare. E' stata indirizzata in classe senza neppure che le venissero presentati i compagni (mi aspettavo un giro di nomi, come minimo. Boh!). Le maestre, come mi pare di aver già detto, nemmeno loro si sono presentate, ma va be, come pretendi di guadagnare la sua fiducia se nemmeno le dici come ti chiami? Per quanto riguarda me sarebbe stato carino tipo avere un foglio con su scritti i nomi di tutti compagni, come ricordo che fecero al nido, durante una riunione introduttiva che non si svolse a giugno, come hanno fatto qui, ma a settembre subito prima dell'inizio della scuola. Sarebbe stato anche carino se si fosse fatta una specie di giornata dell'accoglienza, con tutti i bimbi e tutti i genitori, così, tanto per conoscersi e conoscere insieme l'ambiente. Conoscenza reciproca, si chiama. Magari mi sbaglio eh, ma c'era proprio bisogno di "inserire" i bimbi a tre a tre? E i primi tre che sono entrati dove li hanno inseriti, in un'aula vuota? Non avrebbe avuto più senso partire con un gruppetto un po' più nutrito, tipo di dieci bambini, se proprio volevano dilazionare il numero spaventoso di ventiquattro?
  3. Comunicazione. Non so, magari mi aspettavo troppo, tipo degli incontri singoli, vis à vis, a tu per tu, tra le insegnanti e ogni singolo genitore (al nido la fecero, poi il fatto che non fosse prevista un dialogo vero e proprio, ma solo un monologo della maestra a cui mi veniva chiesto di ascoltare è un particolare), così, giusto per avere la possibilità di sapere di eventuali problematiche particolari, o semplicemente chi è il genitore bambino che si sta per prendere in consegna per tre anni. Invece dopo la famosa riunione di giugno tutto tacque. E sorvoliamo sul fatto che per partecipare alla famosa riunione di giugno fui avvertita il giorno stesso specificando l'urgenza della mia presenza, in un orario oltretutto scomodissimo, quello in cui lei usciva dal nido... ma comunque io all'epoca nemmeno avevo la certezza di avere ottenuto il posto e questo già da sé la direbbe lunga sull'organizzazione di tutta la faccenda. Dopo quella riunione dico, il nulla. Cioè, a inizio settembre nemmeno mi ricordavo più quand'è che mi sarei dovuta presentare con la pupa. Del resto immagino che la conoscenza reciproca non sia così fondamentale in questo genere di rapporti visto che a oggi, a tre settimane da quando abbiamo cominciato, le maestre continuano a non riconoscermi quando ogni giorno arrivo a riprenderla, e questa cosa mi fa pensare che forse non mi sono abbastanza impegnata a incarnare la parte della scassamaroni. Comunque ci è stato consegnato un utilissimo questionario dove abbiamo potuto comodamente delineare la storia clinica, emotiva e psicofisica dei nostri figli. Sono d'accordo: le crocette semplificano ogni cosa.
  4. Assemblea sindacale. Posto che la categoria insegnanti è una delle poche ormai a potersi avvalere ancora dei propri diritti sindacali, dichiaro qui tutto il mio rispetto per gli stessi (se no dove andremmo a finire? Più o meno dove siamo andati a finire oggi, tra precariato galoppante e disoccupazione alle stelle, esodati e fabbriche che traslocano all'estero durante le ferie dei dipendenti). Questo per rispondere a quanto fattomi notare un'amica (ex collega di lavoro precario oggi maestra) quando io inveivo contro i due giorni consecutivi di assemblea sindacale indetti a pochi giorni dall'inizio del nostro inserimento. Lasciando perdere i discorsi generali, nel mio caso particolare noi abbiamo iniziato la scuola di mercoledì, fatto due ore fino a venerdì, poi il week end, poi due giorni orario breve, poi due di assemblea sindacale, con ingresso alle 11, e finalmente, venerdì successivo, l'orario pieno. Mi viene da pensare: visto che avete ben due giorni di riposo settimanale, care maestre, ma farla di sabato 'sta cazzo d'assemblea? I diritti sindacali dovrebbero ben valere il sacrificio di una mattina libera, dico io. Ma è che parlo da ignorante e non addetta ai lavori, e così mi zittisco da sola, senza dare incomodo a nessuno di rispondermi che, lei non sa in che condizioni siamo costrette a lavorare e via dicendo.
  5. Anche se ho già espletato ampiamente le mie funzioni di madre scassamaroni come da proposito, ci sono delle domande a cui non riesco a dar risposta, che mi assillano e che sono più o meno le seguenti: perché alla scuola pubblica ci viene chiesto di pagare a parte, oltre all'intero materiale di ordinario consumo, anche due corsi extra di psicomotricità (cioè ginnastica, immagino) e di "musica e movimento" (cioè una specie di approccio alla danza, credo) mentre viene considerato normale che si impartisca a bimbi di tre anni un'ora di lezione di religione cattolica? Contraria.
  6. Poi: è normale che le maestre si perdano mia figlia, di modo che quando io arrivo per riprendermela la si cerchi ovunque per dieci minuti prima di accorgerci che era andata sul retro del giardino, dietro la scuola, inseguendo le sue fantasticherie? E' successo solo una volta ma è successo, e la cosa mi ha un pochino allarmato. La maestra ha minimizzato ridendo del fatto che a lei piace starsene da quel lato a guardare i bimbi più grandi della vicina scuola elementare. Mimi mi ha detto che invece c'è una principessa che dorme in un castello tra i rami di un albero in quel lato del giardino, e lei va a trovarla, standosene appollaiata (Mimi) tra i rami bassi di quell'albero (un ulivo per l'esattezza, e infatti lei non dice "un albero" dice "l'ulivo"). Va be', mia figlia ogni tanto si dissocia un po' troppo dalla realtà, ma tu, cazzarola, tu vieni pagata per tenerla d'occhio! E cazzarola.
  7. Poi: cara maestra, io ho enorme rispetto per il tuo ruolo, credimi (no, non sono ironica, sul serio. Poche persone ho amato in vita mia quanto le mie tre maestre di materna e elementari. A parte la maestra Paola che... ma lasciamo stare). Tu però, non permetterti mai più di proferire la frase "Me lo doveva dire che..." perché non è che ti sia proprio ammazzata per mettermi nella condizioni di dirti alcunché con largo margine di anticipo (vedi punti 2 e 3) e perché soprattutto non è vero un cazzo che "te lo dovevo dire". Io ho compilato il tuo questionario idiota, ho iscritto mia figlia al servizio refezione e lì da loro ho fatto richiesta anche del menù senza carne, e stop. Se volevi saperlo prima, me lo chiedevi prima, invece di arrivare al terzo giorno di inserimento senza saperlo. Io non ti "dovevo dire" un'amata minchia. E non ci provare nemmeno a dire che "forse non ha specificato bene sulla domanda", perché io sì che ho specificato bene sulla domanda, se non vi capite tra di voi, cazzi vostri. Ah, e un'altra cosa: visto che all'ufficio preposto nessuno s'è azzardato a chiedermi la ragione per cui avanzavo questa richiesta, immagino per motivi di privacy, non vedo perché tu pretenda di sapere il perché. Sono cazzi miei perché, tu stai al tuo posto che già non mi sei simpatica. Ecco. 
Basta. Mi sono sfogata abbastanza, direi. Anche se mi girano pure perché ieri non sono stati trovati i pantaloni che Mimi sostiene di essersi bagnata. Peccato che nessuna sapeva chi l'avesse cambiata e DOVE fossero andati a finire i pantaloni. Ma queste son piccolezze.
Le cose che davvero contano sono che lei ogni giorno mi dice: "Mamma ho imparato i nomi di altri due bambini". E me li notifica. Il che sta a indicare che ha chiaro in mente quali siano le priorità. La conoscenza reciproca, lo stare insieme, la condivisione e comunicazione di esperienze.
Meditiamo gente.


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