martedì 21 ottobre 2014

Con la testa piena di fiumi.

Solo per scrivere.
Solo per dire che sono viva.
Scommetto che erano tutti preoccupatissimi, i miei venticinque lettori (citazione: chi la sa?).
C'è chi dice di avere il blocco dello scrittore.
Esiste pure la paura del foglio bianco, e io la capisco tantissimo, eccome se la capisco.
Il foglio bianco da riempire è stato lo spauracchio dei miei compiti in classe, non tanto per il fatto di doverlo riempire, quanto per le aspettative di tutto quel bianco, in attesa di ricevere e mettere in riga i tuoi pensieri in maniera poi difficilmente emendabile, se non con asterischi e richiami, o cancellature a penna orrende, che comunque possono far ben poco perché se parti male poi non c'è modo di rientrare nel binario giusto; il pensiero e lo scrivere prendono una strada loro che come il percorso di un fiume puoi al massimo deviare, un pochino, a fatica, innalzando argini perché non tracimi, o sbarramenti, dighe di punti e a capo che poi formeranno laghi di pensieri quieti, pronti a riprendere magari da un punto più agevole.
Ma mai potrai far prendere loro un corso diverso perché anche i pensieri seguono l'andamento del pendio: partono da un movente che li suscita, che magari può essere un accadimento, un episodio, o anche solo una necessità interiore, un impulso, e poi prendono il via; hanno un letto loro dal quale non possono defluire tanto facilmente, a meno che non sopraggiunga una piena, e allora travolgono tutto e dilagano ovunque e non si capisce più niente di dove volevi arrivare. Ti sei perso e finisce là.
Altrimenti proseguono in genere il loro percorso ora turbolenti, tra rapide rocciose di ragionamenti accidentati, ora tra virtuosismi di cascatelle e arditi salti logici, ora divagando in ampie anse attraversano verdi valli di ricordi e chiassose metropoli di informazioni ridondanti, si intorbidano e si insozzano, tutto ciò che di vivo vi guizzava muore, o si trasforma in qualcosa di contaminato, luoghi comuni, opinione corrente, volgarità; ancora, a volte finiscono per impantanarsi, ristagnano in secche di stanchezza e rassegnazione, si insabbiano in dune di rovelli sterili, si perdono in paludi malariche di blaterazioni vane.

Ci sono pensieri carsici che seguono percorsi sotterranei, viscerali, cerebrali, invisibili per chi è abituato a prestare attenzione solo alla superficie dei discorsi, ma che poi a sorpresa risgorgan fuori come sorgenti cristalline e purissime, dure acque di pensieri di natura calcarea.

Alla vetta c'è un tentativo di pensiero, un pensiero incerto se ne vale davvero la pena o no; può sembrare esile alla fonte, ma ha dalla sua la naturale propensione a scorrere, la pendenza, e la gravità; a valle il pensiero si ingrossa, riceve affluenze di pensieri minori, oppure finisce lui stesso nell'alveo di un pensiero così vasto e importante, che non lo avresti mai sospettato, quando all'inizio non era che un timido rigagnolo, una sottilissima onda cerebrale di cui appena riuscivi a seguire il corso.

Arrivato alla foce finalmente il pensiero si distende, si allarga nel mare magno dei pensieri enunciati, per i quali non c'è più la necessità di essere sviluppati, si dissolve potremmo dire, rimescolandosi nelle acque comuni degli infiniti pensieri conclusi; i detriti e la fanghiglia si depositano sul fondale e molti si fermano a pescare sulle sponde di quel fecondo sbocco a mare.
A volte sfociano impetuosi e diretti, senza tergiversare, così come si son condotti finora, dritti all'obiettivo, altre volte si diramano in uno stillicidio di canalicoli, in delta di conclusioni tutte possibili e quasi timorose di concludersi in maniera univoca.
Ad ogni modo ogni pensiero ha un inizio e una fine, e poi ci sono spartiacque di pensieri che credo siano i confini logici tra l'infinita varietà degli argomenti su cui può liberamente scorrere il nostro pensare.

C'è chi dice di avere il blocco dello scrittore, dicevo.
Io credo di avere spesso un ingorgo.
Una confluenza di motivazioni, impulsi, emozioni e considerazioni a cui vorrei concedere la possibilità di seguire il proprio corso, di svilupparsi in un discorso fluente e più o meno continuo, fino all'approdo immancabile in una necessità più vasta, ad una motivazione ultima che dia loro una ragion d'essere, o almeno una certa sapidità salina.
In quel guazzabuglio di intenzioni, non riesco a tirar fuori gran che, e i miei pensieri finiscono con l'evaporare nella calura delle mie esitazioni. Rimangono sospesi vapori acquei che forse prima o poi torneranno sotto forma di piogge ristoratrici.

Pensieri a carattere torrentizio che quando poi si ingrossano per effetto delle precipitazioni autunnali devastano tutto il mio paesaggio interiore, e danno a chi li osserva da fuori un'impressione di grande desolazione.
Se invece sapessero, quelli che guardano, quanta forza propulsiva era all'origine di quei pensieri alluvionati.

Pensieri sulfurei, a volte attraversano zone salubri di me, e son capaci di arrecare ristoro all'anima, non solo mia ma anche a quella di chi vi si immerge, e di questo io a volte mi stupisco, perché poi sono anche pensieri maleodoranti a ben vedere.

Pensieri geyser che esordiscono con grandi sbuffi e che poi, puf! Svaniscono in una nuvola di vacuità.

Questo di oggi è un pensiero anarchico.
Per quanto io mi possa essere imposta di incanalarlo, ha preso percorsi che io non avevo affatto previsto.
Pensavo di voler raccontar qualcosa di me, e invece mi sono impantanata nella prima metafora in cui mi sono imbattuta.
Quel che riesce a liberarsi dal rimestio dei pensieri ingorgati è sempre un mistero.

Sappiate però che a volte usare la soda caustica per sciogliere l'ingorgo può dare l'effetto opposto.
Lo sa bene il mio lavandino (no, non è una metafora: ho il lavello ostruito da svariati mesi. Ripetuti recenti interventi chimici da me operati non hanno fatto che peggiorare la situazione creando un tappo di detriti solidificati in profondità).

Purtroppo l'unica soluzione è rimboccarsi ben bene le maniche e lavorare di ventosa finché non se ne viene a capo.

Illustrazione di Antonio Vincenti, presa qui

6 commenti:

  1. Mi piacciono questi tuoi scritti un po' criptici, cara Alessandra Manzoni :)

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  2. aaaah non mi parlare di ventose in questi giorni ;-)
    Comunque tu sei una poetessa, lo sai vero?
    La citazione ce la so, e' Manzoni! Ho vinto qualchecccosa?

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  3. Brave, secchioncelle che non siete altro! ;-D

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  4. a differenza di manzoni però ti si legge volentieri.... almeno io ti leggo volentieri, mentre il manzoni no :P

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    1. E' che il Manzoni ce lo fanno detestare a scuola. Immagina dei 15enni alle prese con i miei post. Mi farebbero nera. Povera me.

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