venerdì 31 ottobre 2014

Confessioni di una madre un po' esaurita.

La saggia madre e i suoi esercizi di self-control
Le mie figlie sono in fase "rimpiangerai di averci messe al mondo".
Io sono in fase "credo di avere un pessimo ascendete sul vostro umore, datosi che solo quando siete con me date il peggio di voi".
Dicono che sia giusto così, che solo con chi amiamo maggiormente, e con chi siamo sicuri che ci amerà sempre e comunque, nella buona e nella cattiva sorte nella salute e nella povertà finché morte non ci separi, solo con questi fortunati ci sentiamo liberi di dare davvero il peggio di noi, di mostrare senza remore il nostro lato oscuro, di attaccare pippe mostruose.
A una madre poi non è dato liquidare il tutto con un "che bambine insopportabili!" "Eh, ma è colpa dei genitori" "I bambini d'oggi hanno tutto" "Ah, i buoni metodi di una volta".
Anche perché una madre sarebbe anche autolesionista a dirselo da sola.
No, una madre si interroga e si duole nel profondo di non aver saputo interpretare bisogni non chiari alla propria coscienza, insicurezze non espresse, o espresse male, parzialmente e in maniera emotivamente amplificata dai mezzi espressivi dell'età.

Una madre filtra e disseziona momenti e passaggi comunicativi cercando di capire quale sia l'inceppo, dove sia il difetto, dove potrebbe migliorare, dove si è resa colpevole di aver innescato per l'ennesima volta gli schemi ripetitivi di un gioco di ruoli trito, nell'escalation delle isterie reciproche che culminano immancabilmente nell'urlo di Chen materno, a riportar nei ranghi la situazione, dopo quarantacinque minuti di tentativi vani di conciliazioni, approcci comprensivi, ostentata indifferenza, tentativi di depistaggio dall'argomento incriminato, tentativi di ragionamenti logici, brusche impennate autoritarie che dovrebbero tagliar corto, e intanto una climax crescente di decibel da entrambe le parti in causa.

Una madre cerca e trova dentro di sé giustificazioni a comportamenti a prima vista ingiustificabili, irritanti e intollerabili.
Se tua figlia è piccola, trovi questa giustificazione generalmente in un malessere fisico.
Oddio, che sarà? Forse starà mettendo i canini. Ma sì, i canini, sempre loro, quei maledetti.
Ma quanto ci mettono a spuntare?
O non sarà forse il cambio di stagione? La bassa pressione? L'ora legale o solare che sia? Avrà male da qualche parte? Forse la pancia? Avrà sonno? Fame? E' stanca. Magari il viaggio, il cambio di clima e di contesto. E' un po' scombussolata.
Ad ogni modo una madre si sente sempre in qualche modo responsabile diretta o indiretta di quel malessere.
Tua figlia passa le giornate avviticchiata a te a mo' di koala, si lagna in continuazione, non ti lascia fare mezzo passo senza reclamare la tua presenza.
In fondo in fondo sai che in qualche modo hai trascurato qualche suo fondamentale bisogno, che stai mancando di decifrare qualche loro codice occulto.

Rania: notti e giorni da harakiri. Difficile capire quando non ti ci trovi, e per fortuna i periodi così te li dimentichi in fretta, una volta superati.
Quando finalmente dopo due settimane di grandi triboli arriva il referto dell'urinocoltura che dichiara dentro di lei la presenza di un piccolo, invisibile, batterio dal nome Proteus e per di più Vulgaris, quasi quasi innalzi striscioni di vittoria, perché tu, madre, lo sapevi,l che qualcosa non andava, non doveva andare, per forza: mica si può accettare che tua figlia a un certo punto della sua esistenza svirgoli così, senza apparente motivazione plausibile, verso comportamenti difficilmente sopportabili e accettabili nel lungo periodo.
Una madre esulta in cuor suo di comunicare esito dell'esame al medico di sua figlia, e gioisce nel ricevere prescrizione antibiotica da somministrare alla pargola infetta, malgrado sappia che questo significa ancora un periodo non ben determinato di sbattimenti ed eventuali sfasamenti bioritmici della sua figlia minore.
Ma la causa esiste: è stata individuata e ora ce ne occupiamo.

Più difficile per una madre è prendere atto e rassegnarsi a convivere per il resto della sua vita con l'idea che sua figlia sia una vera e propria rompiballe.
E qui stiamo parlando dell'altra, di quella grande.
Una madre sa.
Una madre sa che quando sua figlia maggiore si lascia andare a escandescenze subitanee, quando attacca pipponi di due ore di orologio inventando pretesti ad hoc, quando si rende deliberatamente e coscienziosamente irritante a oltranza, e mette in pratica una spietata politica di opposizione a qualsiasi cosa voi possiate proporle/imporle/supporle, una madre sa che c'è poco da fare, potrà attuare tutte le più scaltre manovre strategiche che fior fior di pedagogisti hanno messo a punto per lei, il succo è che sua figlia continuerà a insistere fino al raggiungimento del suo scopo, e che quello scopo non sarà certo l'esser presa in braccio nel fare le scale, malgrado si renda perfettamente conto dall'alto dei suoi 4 anni dell'impossibilità di sua madre a intraprendere l'ascesa delle due rampe di accesso a casa propria con una bambina per braccio, per un totale di una trentina di chili, più le buste della spesa; il suo scopo non è montare per prima sulla bicicletta, prima della sorella, e nemmeno che la si aspetti mentre fa quattro volte lo scivolo sul corrimano degli ultimi tre gradini senza precederla sul vialetto, il suo scopo non è mettere tutti i pezzi del puzzle gigante della fattoria da sola senza essere aiutata ma pretendendo che la si assista impassibili; non è neanche uscire di casa alle 8 di mattina di un ottobre degnamente freddo con indosso solo un esiguo vestitino di tulle inguinale con roselline applicate e spalline di bretelle.
Niente di tutto ciò: questi sono solo i pretesti utili all'innesco; l'omicidio del granduca Ferdinando a Sarajevo, l'invasione tedesca della Polonia tradotte nel nostro microcosmo domestico.
Lo scopo della sua figlia maggiore, una madre questo lo ha capito da tempo, per quanto non sia ancora del tutto in grado di arginare il problema, è quello di rompere i coglioni.

Una madre sa che Mimi quando vuole è una perfetta rompipalle.

Purtuttavia, accade che una madre sia stanca, che si senta esaurita, svuotata, e che non sempre abbia voglia e tempo ed energie per ingaggiare l'ennesima battaglia di motivazioni e bracci di ferro per la qualunque, ché una madre sa che a volte la cosa, partendo da un pretesto insignificante, irrisorio, può degenerare e portare a esiti molto affaticanti per lei, come quella volta che urlarono entrambe per un'ora sulla terrazza di casa mentre si stendevano i panni e a momenti si aspettava che qualcuno venisse ad arrestarla, o almeno una visitina di guardie del vicino carcere.
Una madre al termine di questi scontri si sente distrutta, stanca come se avesse corso la Maratone di New York, esausta, fiaccata dalla scarica adrenalinica dei suoi feroci eccessi di rabbia e un filino depressa per la sgradevole sensazione di non essere in grado di dirigere i giochi, ma di essere lei il giocattolo nelle mani di una creatura di molto più inesperta nel manipolare la propria e l'altrui emotività, eppure tanto pronta a metterle alla prova, a testarne il funzionamento fino al limite.
Una madre sa che sua figlia smetterà solo una volta che lei avrà sbroccato.

Non importa quanto sarà in grado di resistere, di tergiversare, di mantenere la calma.
Potrà contare fino a dieci o anche fino a duecento, potrà fingere indifferenza o superiore distacco.
Sua figlia insisterà e aumenterà la dose fino a quando non la vedrà uscire fuori dai gangheri, non le vedrà pulsare la vena sul collo, rizzare i capelli, e sfoderare una forza fisica degna di un Hulk, tale da permetterle, volendo, di sollevare la figlia di peso e scaraventarla lontano da sé, perché quella figlia in quel momento le sarà odiosa, intollerabile la sua presenza, incomprensibile il meccanismo con cui metterla a tacere, vorrà solo non averla più tra i piedi.
Una madre farà e dirà cose delle quali non è fiera nemmeno nel momento in cui le farà e dirà, si lascerà andare ad una violenza verbale e di atteggiamenti, di modi come di contenuti che per partito preso afferma di aborrire, e nella totale incapacità di controllarsi si sentirà al contempo sconfitta.
Solo allora sua figlia smetterà.
Se sbroccherà dopo cinque minuti sua figlia romperà i coglioni per cinque minuti.
Se resisterà due ore, sua figlia romperà i coglioni per due ore.
Sua figlia vuole portarla allo sbrocco, e solo allora smetterà.

Una madre questo lo sa e non sempre ce la fa ad affrontare la propria sconfitta.

Per questo motivo una madre a volte evita di ingaggiare battaglia.
Lascerà che sua figlia vada a scuola con indosso quel ridicolo vestito rosa sintetico da principessa, dono infausto di qualche compleanno fa.
Lei non se lo aspettava, non credeva che la genitrice avrebbe ceduto tanto facilmente, ed ecco che è già in strada, il piumino sopra il ridicolo vestito rosa da principessa, con le maniche corte a palloncino, le calze di nylon leggere a schermare l'aria ghiacciata di un mattino d'autunno inoltrato.
Avrà freddo ma non lo darà a vedere. Chiederà solo che le vengano messi i guanti, quei guanti che il giorno prima rifiutava di farsi infilare.
Arriverà davanti al cancello della scuola e comincerà a sentirsi assolutamente inadeguata quando inizierà a vedere gli amichetti con indosso il grembiule a quadretti rossi, uguale per tutti, sopra i pantaloni di tuta e le scarpe da ginnastica.
Chiederà di tornare a casa a cambiarsi e solo allora il sadismo esausto della madre dispiegherà le sue ali proferendo la frase che nessuno vorrebbe mai sentir uscire dalle labbra di colei che lo generò: "Eh, no. L'hai voluto e mo' te lo tieni. Oggi rimani vestita così. Vediamo come ti senti a tuo agio ora ".

Quello che una madre non sa, è che dopo questo non è che tutti tutti i sensi di colpa siano proprio sopiti.
Immagina la giornata scolastica di sua figlia con indosso un abito chiaramente e platealmente fuori contesto. Immagina che questo potrebbe essere per lei un giorno assolutamente da dimenticare, forse il primo della sua piccola vita.
Ricorda se stessa quando aveva quell'età, e sa che per lei sarebbe stata una vergogna insopportabile portare per un giorno di scuola intero il marchio di una propria irragionevole testardaggine, a distinguerla dalla totalità dei suoi compagni di classe, tutti adeguatamente abbigliati alla normalità.
Non sa, una madre, se stavolta si sia comportata come una madre si deve comportare, ma sa che le proprie energie non sono infinite e se per impedirti di darti mazzate sui piedi devo finire per prendermele sempre sulla testa, beh... magari una volta che ci hai rimesso l'alluce, poi ci pensi per bene.

12 commenti:

  1. Oddio...capisco benissimo la sensazione e la situazione..mi capita molte volte di essere messa in difficoltà da mia figlia di 2 anni e mezzo che spesso mi sembra una 14enne..
    Ma il piu Dell volte mi rendo anche conto che cmq io avrei potuto evitarlo.. Nonostante la stanchezza e nonostante tutto...non vuole essere una critica, per carità , solo voglio dirti che ti capisco ma davvero a volte basta una chiave diversa e in un attimo cambia tutto in meglio...avere la forza di trovare sempre questa chiave diversa ...è quello il problema...

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    1. Anche io mi chiedo in continuazione come avrei potuto evitarlo. A volte tento strategie laterali e mi sento una gran dritta, però serve a poco perchè quel che ho capito è che lei cerca proprio lo scontro, se non trova il pretesto se lo inventa. Potrei fare migliaia di esempi. No, va be, decine. Ma a che serve in fondo...

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  2. Ti capisco.
    Tanto.
    Ma io quando si impuntano e sono solo capricci li mollo li. SOS TATA docet. Quando faccio così capiscono che hanno superato il limite e si riallineano alla svelta. Noi siamo i grandi e NOI sappiamo come si fa. Vuoi un vestito non adatto? Non lo metti. Punto. E senza tante spiegazioni.
    Non vuoi metterlo? Resti in mutande.
    A volte bisogna essere duri e non permettergli di spostare l'asticella del limite. I confini devono essere chiari. Il loro alvoro è metterci alla prova e spesso è durissima sentire urla disumane. Ma sono capricci. Io ai miei figli do tutto, per loro faccio tutto, ma non tollero quando vogliono prevaricare. Allora no. Mi armo di pazienza, accantono la stanchezza e punto i piedi, senza tante spiegazioni. Davvero: SOS Tata docet e funziona! Ti sono vicina.

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    1. Oddio, non è che io non abbia mai tenuto il punto, eh. Solo che delle volte quando capisco che sta per ricominciare una discussione infinita sento di non averne le forze, davvero.

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    2. E' proprio li che vogliono portarti, perchè poi la spuntano.. A volte vorrei morire piuttosto che affrontare una lite...

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  3. E invece hai fatto benissimo :) la prox volta la lezione l'avra' imparata oppure potrai ricorrere all'arma...io te lo dico x l'ultima volta perche' ricordi quella volta che non mi hai ascoltato...poi far scornare ogni tanto con le conseguenze delle loro scelte fa bene, non ha piu' 2 anni e le scelte le puo' prendere da sola...se non la mettono in pericolo basta lasciare fare, l'autocorrezione e' la via migliore secondo me....e poi e' un bel ricordo da portarsi dietro x quando sara' grande...anzi una bella foto ricordo famigliare ci vuole

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    1. Ah ah ah. Non ammetterà mai di aver sbagliato. Alla maestra ha detto che sono stata io a farla vestire così. In totale malafede!

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  4. Oh come mi immedesimo in questo post....spesso mi ritrovo alla sera in colpa per come ho trattato il grande, rompino pure lui...e' che spesso sono gia' stanca di mio, e lui ha una capacita' impressionante di portarmi all'esasperazione. Povero, lo capisco che e' difficile abituarsi a regole e limiti (pure io faccio fatica), ma che stress :( ma poi va meglio vero, quando crescono, vero?? So gia' che poi ricordero' solo il bello di questo periodo, ma nel frattempo scopro un lato del mio carattere che non conoscevo, e che non mi piace..la mamma cattiva :/

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    1. Va meglio? Non so... Sì in un certo senso sì. Nel senso che poi è più facile ragionarci a freddo. La situazione da queste parti è senz'altro migliorata rispetto a un paio d'anni fa.
      Le crisi sono più diradate ma non meno intense. Ti ho tranquillizzato?

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  5. Mi hai fatto troppo ridere...come ti capisco...non aggiungo altro...Paola

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    1. A volte ci si riesce a ridere su solo quando lo racconti. A viverlo è assai più stressante... Una guerra di logoramento di nervi. :-\

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  6. Dura, durissima.
    Ti sono vicina, ogni tanto ci passiamo anche noi!

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