mercoledì 2 febbraio 2011

Nel favoloso mondo si Suster: Master.

Mi sono accorta che nel parlare del mio favoloso mondo, ho sempre tralasciato di parlare di uno degli elementi fondanti che lo costituiscono, così vorrei rimediare e renderle omaggio con questo post.

Oggi vi parlo di Master.

Io e Master ci siamo conosciute nell'estate del nostro sbrago totale, quando il massimo delle nostre serate era bivaccare in piazza in compagnia di una buona scorta di bottiglie di Moretti e un manipolo di debosciati dediti alle più svariate attività: suonatori di chitarra e tamburelli, giocolieri, danzatori di pizzica (quelli non mancavano mai, come ti sbagli?), cose così, un po' freak, un po' ma-andate -a-lavorare-piuttosto-che-non-far-dormire-la-gente, un po' ammazziamo il tempo quando si smonta da lavoro e sono le 2 di notte, e a luglio città universitarie come questa si svuotano di un buon 60 % dei loro abitanti, e a chi rimane piglia la depressione, e allora tocca reagire in qualche modo.
Ma torniamo a noi.
Allora non era raro che persone che io non avevo mai visto prima (o magari sì, li avevo visti, ma è risaputo che Suster non ha memoria fotografica, e in più non è fisionomista manco se s'impegna) mi apostrofassero in uno dei seguenti modi:

- Ah, tu sei la sorella di Marinella, vero? Si vede: siete uguali!

oppure:
- Ciao, io conosco tua sorella.
- Davvero?
- Sì, lavora al bar Tal dei tali, è un'amica di Diego.
- Mh, no mia sorella vive a Roma, non lavora in un bar, non conosce Diego.

o anche:
-Ciao! Allora oggi sei di riposo?
- ...
- Oh, scusa ti avevo scambiato per la ragazza del bar... sei sua sorella, vero?

Insomma, cose così.
La cosa iniziava a farsi un po' insistente e iniziava anche a mettere a dura prova i miei nervi già abbastanza provati dalle serate afose al ristorante dove lavoravo a servire g-nocci e spagetti ai turisti tedeschi.
Iniziavo a mettere in dubbio tutto ciò che fino a quel momento avevo creduto di sapere sul mio proprio conto.
Forse che avevo davvero una sorella di cui non avevo saputo niente fino ad allora?
Possibile che altrimenti una delle mie sei sosia sparse per il mondo vivesse a mia insaputa proprio nella mi stessa città?
Avevo fino a quel momento vissuto una vita parallela cambiando identità dal giorno alla notte come Mr. Jeckill o Tyler Durden?

Però non me ne crucciavo più di tanto e continuavo a vivere la mia solita vita senza stare a cercare troppe risposte.
La risposta mi giunse una sera di quelle, mentre posavo la mia bicicletta scalcagnata sul limitare della piazza dove eravamo soliti trascorrere le nostre nottate stonate, dirigendomi verso il luogo dei nostri ritrovi notturni, e mi vedo venire incontro una pazza coi capelli ricci tutti sparati in aria, che ballava a piedi scalzi sul marmo della gradinata della chiesa di S. Stefano dei Cavalieri, e mi urla: "Sorella!"
Io rimango un po' perplessa, lì per lì, ma poi mi son detta: beh, perchè no?
E così ho incontrato Master.

Poi, tra una bevuta e un'altra, le serate in trenta persone sul terrazzo di casa nostra, le spiaggiate che si decideva di partire alle tre di notte e ci si svegliava a mezzogiorno col sole a picco e tanto mal di testa, non starò a raccontarvi com'è che siamo finite a vivere insieme, anche con Hasuna, ma senza la pupa che ancora aveva da venire, e con due gatti diversi da quelli attuali, che pure loro ancora non era giunto il tempo.
Io Suster, tu Master.
La situazione domestica quel primo anno degenerò, e non c'era modo di porvi un freno: le cene in casa nostra includevano sempre almeno una decina di commensali, le nostre riserve alimentari si esaurivano a velocità esorbitante, la cucina era sempre piena di piatti e pentole da lavare e si andava un giorno sì e l'altro pure al supermercato. Oltre a due o tre ospiti fissi che vivevano da noi in pianta stabile, c'erano sempre almeno una ventina di persone che gravitavano intorno alla nostra abitazione alternandosi senza mai lasciarla vacante, e il luogo ove noi tre abitavamo si trasformava a seconda dei casi in bisca, rifugio per sfollati, taverna full-time, mensa caritas, luna-park, piano-bar, ritrovo dei giovani artisti, convegno di amanti clandestini, circolo ricreativo, cabaret, party-kebab, happy-hour-house e quant'altro.

Le padrone di casa erano molto provate da questo eccesso di affetto e vicinanza dimostrato dai loro amici, che inspiegabilmente si moltiplicavano di giorno in giorno, e le cose non migliorarono quando Suster rimase un mese con il braccio ingessato e Master a letto con le costole incrinate per una caduta da bicicletta (queste due si infortunavano pure in contemporanea).
Con le due padrone di casa fuori uso la situazione divenne presto insostenibile: festini organizzati in casa a loro insaputa, gente che si dava direttamente appuntamento da noi, gente che pernottava bivaccando direttamente sul terrazzo per non perdere la priorità acquisita...
Finchè un bel giorno non siamo esplose e abbiamo cacciato via tutti e ripristinato un minimo di vivibilità.
Questa la parte svalvolata della nostra vita insieme.

Ma Master è stata anche quella che ha aspettato pazientemente tutto il giorno nella hall dell'ospedale mentre io aspettavo la pupa che nascesse, a luglio che col bene che ti voglio facevano 40 gradi e si sudava anche stando fermi  stravaccati su una sedia di ospedale a sventagliarsi con un volantino informativo sull'epidurale, e Master impavida e imperterrita è rimasta lì, fiduciosa, andandonesene solo a notte fatta, spossata, sfinita, e per ironia della sorte un'ora prima che mi portasssero finalmente in sala parto.

Master è anche colei che rende possibile la mia ora d'aria una volta ogni tanto, quando inizio a non poterne davvero più della mia deliziosa prigione chiamata pupa, tenendomi la pargola nel pomeriggio mentre io me ne posso andare in libera uscita ad alleggerire la testa e a ricrear lo spirito intorpidito di tanta routine.

Master è colei a cui ho affettato una caviglia la sera prima che la pupa nascesse, avendo lasciato in corridoio sporgere da un cestino colmo di arnesi da lavoro, la lama della sega da legno che avevo utilizzato per tagliare le mensole destinate alla cameretta, mai realizzata, della bambina.

Master sopprorta le mie sfuriate, i miei sfoghi, i miei esaurimenti, la mia raccolta differenziata, la pipì dei gatti sui suoi piumoni, le sveglie della pupa vociante al mattino presto dopo essere andata a letto alle due di notte causa lavoro, la casa mezza ingombra di sdraiette e seggioloni e altri discretissimi accessori pupeschi, le mie fissazioni ecologiste, come la bacinella piena d'acqua che lascio sistematicamente nella vasca dopo il bagnetto della pupa, per poterla riutillizzare per lavare le tutine e che rimane lì per giorni e giorni a venire.

Ma ora, cara Master, perchè non ti monti troppo la testa, veniamo alle note dolenti, che ognuno di noi ha il suo lato oscuro.
Quello di Master è questo: Master distrugge tutto. Master di secondo nome fa Katrina: due giorni fa giocando con la pupa è atterrata a volo d'angelo sul nostro letto ed è partita una zampa (del letto). Sospetto che l'abbia fatto di proposito per vendicare la caviglia che le ho segato sei mesi fa.

Ora siccome l'arte di arrangiarsi non è estranea a Suster, e siccome che ci avevamo giusto giusto in corridoio una base di cemento per ombrelloni, che avevamo utilizzato per far stare dritto il nostro striminzito albero di Natale e che poi era rimasta là dato che nessuno aveva voglia di spostarla, fate un po' due più due e vedete secondo voi come ho fatto a rimediare una protesi al letto zoppo.
Solo che adesso con la base in cemento montata al posto della zampa originaria, è rimasto un po' traballante, e sono due notti che dormo con una lieve pendenza del materasso che fa sì che praticamente mi ritrovo a testa in giù e mi sveglio più rincoglionita che mai.
Master invece sono due giorni che si macera nei sensi di colpa e che mi ripete: "Midispiacemidispiacemidispiace..." (mi ha persino telefonato per ribadire il concetto).
Io ora la faccio un poco cuocere nel suo brodo (può sempre tornare utile, hi hi!) e intanto la sputtano un pochino qui.
Se no  a cosa servono le sorelle?

4 commenti:

  1. che belle queste amicizie così..sono favolose e sono quelle che rendono speciale la nostra vita!!!!

    RispondiElimina
  2. sono un disastro mi dispiace...ScusaScusaScusa

    RispondiElimina
  3. @CiuccioRock: Ma grazie! Sei molto cara. farò onore al tuo premio oin un post appossito, se riesco ad aggiornare il blog in questi giorni pazzeschi di pupismo estremo...

    @Finalmente: hai proprio ragione! e ogni tanto bisogna ricordarsi di rendere loro omaggio...

    @Master: scusi non la conosco, si può sapere cosa vuole nel mio blog?

    RispondiElimina

Che tu sia un lettore assiduo o un passante occasionale del web, ricevere un commento mi fa sempre piacere, purché inerente e garbato.
Grazie a chi avrà la pazienza e la gentilezza di lasciarmi un segno del suo passaggio.